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A che punto siamo col COVID?


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https://portale.fnomceo.it/elenco-dei-medici-caduti-nel-corso-dellepidemia-di-covid-19/

Si allunga purtroppo il triste elenco dei Medici caduti nel corso dell’epidemia di Covid-19.

A partire da marzo li riportiamo qui, sul Portale FNOMCeO, che resterà listato a lutto in loro memoria, in un triste elenco che viene via via aggiornato. In allegato, i dati sui contagi. Un monito, una lezione per tutti.

“I morti non fanno rumore, non fanno più rumore del crescere dell’erba, scriveva Ungaretti – commenta il presidente della FNOMCeO, Filippo Anelli -. Eppure, i nomi dei nostri amici, dei nostri colleghi, messi qui, nero su bianco, fanno un rumore assordante. Così come fa rumore il numero degli operatori sanitari contagiati, che costituiscono ormai il 10% del totale. Non possiamo più permettere che i nostri medici, i nostri operatori sanitari, siano mandati a combattere a mani nude contro il virus. È una lotta impari, che fa male a noi, fa male ai cittadini, fa male al paese”.

“Nell’elenco – spiega il Presidente – si è deciso di includere tutti i medici, pensionati o ancora in attività, perché per noi tutti i medici sono uguali e uguale è il cordoglio per la loro perdita. Alcuni dei medici pensionati, inoltre, erano rimasti o erano stati richiamati in attività; alcuni di loro avevano risposto a una chiamata d’aiuto. Perché non si smette mai di essere medici, lo si resta sino in fondo e per tutta la vita”.

Manfredo Squeri † 23 03 2020
Già medico ospedaliero, attualmente responsabile del reparto di Medicina nella Casa di Cura Piccole Figlie di Parma convenzionata con SSN

Carlo Amodio † 05 04 2020
Radiologo, ex primario di radiologia

Edited by mario61
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1 ora fa, cincin ha scritto:

Si, ci voleva. Perché le notizie possono cambiare dal giorno alla notte se pubblicate da un sito complottista piuttosto che da un sito non complottista. Per poter dire la mia ho necessità di leggere la pagina che hai letto tu.

Cosa hanno sbagliato? Premettendo che qualsiasi cosa hanno sbagliato é comprensibile quando non conosci l'agente infettante e l'infezione che stai combattendo? Chi avrebbe dovuto combattere la pandemia se non i medici che studiano da una vita microrganismi e infezioni?

Potresti farmi un esempio di sito complottista? Perché io ad esempio ricordo la Repubblica che riportava impietosa le parole di Draghi "non ti vaccini, ti ammali e muori", oppure "il green pass da garanzia di trovarsi fra persone non contagiose", che sono risultate poi essere delle falsità assolute. La repubblica dunque è complottista?

Se il criterio per distinguere un sito complottista da uno che non lo è, è il fatto che riporti la verità o dia spazio e risalto a personaggi moralmente decenti beh, buona fortuna.

Edited by Freya
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i paranoidi hanno paura dei complotti e dei complottisti  e gli anticomplotti e anticomplottisti sono anch'essi dei paranoidi.

Io non sono paranoide nè schizoide  quindi non mi interessano complotti, complottisti , anti complotti e anti complottisti, terra piattisti e terra globalisti e via dicendo.

I fatti sono fatti e le dichiarazioni sono dichiarazioni:scripta manent!

Se qualcuno pensa che la Terra sia un pianeta libero e creativo dove ogni essere umano ha la possibilità se vuole di realizzare il meglio di sé senza interferenze lo pensi.

Io dico il contrario  e lo affermo storicamente e attualmente.

Non cerco colpevoli o innocenti , al massimo posso parlare di responsabilità e di casualità.

Però posso dire questo: chi governa questo mondo tratta le persone buone come lui è  stato trattato da Qualcuno che l' ha buttato fuori da un luogo che non era più il suo.

Il fatto è che molte persone buone non c'entrano un c....o con quella storia  e non amano esserne coinvolte.

Se ,tanto per fare un esempio ,Satana  e i suoi sono stati buttati fuori e precipitati qui,non è una ragione sufficiente perché loro si mettano in testa di essere i re della Terra e di poter trattare come cani, usare e abusare tutti quelli che secondo loro assomigliano un poco a Dio essendo buoni o abbastanza buoni!!!

Su questo non ci piove e la Terra è davvero un mondo satanico e ribelle  quindi si merita buttafuori ulteriori: virus o guerre, disastri naturali casuali o meno , asteroidi, crisi finanziarie ed economiche ecc ...fino a quando i Re del Mondo la piantano di vendicarsi sul meglio di una specie e di un pianeta che non centra un c....o con le loro disavventure.

Per me la Terra è come il paesaggio visto da un treno su cui io sono seduto in senso contrario alla direzione del treno stesso.

Quindi non mi fa un baffo!

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ogni giorno ha la sua previsione sbagliata .... o giusta

SARS-CoV-2 induce la sintesi di IgG4 per eludere il sistema immunitario?
https://www.preprints.org/manuscript/202308.0776/v1
Per combattere le infezioni, il sistema immunitario ha sviluppato una varietà di strategie innate e adattive. Allo stesso modo, per garantire la loro permanenza all'interno dell'ospite, i virus hanno sviluppato sofisticati meccanismi per eludere il sistema immunitario, generando infezioni croniche che raramente vengono eliminate.
Proponiamo che quando SARS-CoV infetta il sistema respiratorio, la proteina virale ORF8 induca la produzione di IL-6, alterando così il normale fenotipo dei linfociti Breg. Queste cellule sintetizzano quindi elevate quantità di anticorpi IgG4. Questo anticorpo ha un debole potenziale neutralizzante in vitro rispetto agli anticorpi IgG1, IgG2 e IgG3. Studi recenti hanno confermato che un cambiamento di classe da IgG3 a IgG4 era collegato a una ridotta capacità degli anticorpi specifici per lo spike di innescare la deposizione del complemento e la fagocitosi cellulare anticorpo-dipendente.
Utilizzando questo meccanismo di tolleranza mediato da IgG4, SARS-CoV-2 evita di essere rilevato e attaccato dal sistema immunitario. In altre parole, il nostro sistema immunitario viene dirottato e costretto a "tollerare" o "ignorare" il virus, permettendo così un'infezione cronica.
La tolleranza indotta da IgG4 potrebbe produrre una scarsa risposta immunitaria contro SARS-CoV-2 quando questi pazienti subiscono una reinfezione; il virus potrebbe infettare le cellule per lungo tempo, causando un'infezione cronica.
Tale meccanismo di evasione mediato da IgG4 indotto da SARS-CoV2 è notevolmente simile a quello sviluppato dalle cellule tumorali per evitare la sorveglianza immunitaria e l'attacco. I ricercatori hanno studiato il melanoma maligno e hanno scoperto che l'IgG4 specifica per il tumore veniva prodotta localmente nei tessuti tumorali.
L'anticorpo IgG4 è significativo e necessario per l'evasione immunitaria del cancro, secondo un altro studio. Cellule B con alte concentrazioni di IgG4 sono state trovate sia nei campioni di siero dei pazienti che nelle cellule maligne in una coorte di persone con cancro esofageo. Sia l'aumento della malignità del cancro che una prognosi sfavorevole erano altamente correlati con livelli più elevati di IgG4, che sembrano essere collegati a una crescita del cancro più aggressiva.
È stato riscontrato che, quando si lega ai recettori Fc presenti in alcune cellule immunitarie in vitro, l'IgG4 può competere con l'IgG1; le normali risposte immunitarie contro le cellule tumorali, come la citotossicità cellulare e del complemento e la fagocitosi cellulare, che sono mediate dagli anticorpi IgG1, sono inibite come risultato di questa competizione.
La somiglianza tra il nostro meccanismo proposto per l'evasione immunitaria mediata da IgG4 da parte di SARSCoV-2 e quello sviluppato dalle cellule tumorali suggerisce che i virus sono più complessi di quanto si creda normalmente e ciò potrebbe avere implicazioni terapeutiche sia per il trattamento delle infezioni virali che per il cancro.

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qualche previsione sbagliata ci è poi pure scappata sui vaccini ...

Casi clinici di ipertensione polmonare acuta dopo il vaccino mRNA COVID-19
https://www.preprints.org/manuscript/202308.0669/v1
Segnaliamo due casi di ipertensione polmonare ad esordio acuto in maschi adulti precedentemente sani entro tre settimane dalla somministrazione della seconda dose del vaccino Pfizer (BNT162b2) mRNA COVID‐19 proveniente da lotti diversi.
Entrambi i pazienti hanno manifestato l'improvvisa insorgenza di grave affaticamento e dispnea durante lo sforzo con test PCR COVID-19 negativo.
La diagnosi è stata posta mediante ecocardiografia transtoracica seriale nel primo caso e sia mediante ecocardiografia transtoracica che cateterizzazione del cuore destro nel secondo.
L'ipertensione polmonare è una malattia grave caratterizzata da danni alla vascolarizzazione polmonare e flusso sanguigno limitato attraverso le arterie ristrette dal cuore destro a quello sinistro. L'insorgenza dei sintomi è tipicamente insidiosa, progressiva e incurabile, portando a scompenso cardiaco destro e morte prematura.
L'insorgenza improvvisa di ipertensione polmonare sarebbe prevedibile solo in caso di pneumonectomia chirurgica o embolia polmonare massiva con compromissione di almeno il 50% della vascolarizzazione polmonare.
Riteniamo che questi siano i primi casi segnalati di ipertensione polmonare ad insorgenza improvvisa in assenza di emboli polmonari e rappresentino un vaccino mRNA COVID-19 come possibile causa primaria di ipertensione polmonare.
La tempistica di 2-3 settimane dopo la seconda dose e i sintomi simil-influenzali suggeriscono un meccanismo immunomediato.

Edited by mario61
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9 minuti fa, mario61 ha scritto:

qualche previsione sbagliata ci è poi pure scappata sui vaccini ...

Casi clinici di ipertensione polmonare acuta dopo il vaccino mRNA COVID-19
https://www.preprints.org/manuscript/202308.0669/v1
Segnaliamo due casi di ipertensione polmonare ad esordio acuto in maschi adulti precedentemente sani entro tre settimane dalla somministrazione della seconda dose del vaccino Pfizer (BNT162b2) mRNA COVID‐19 proveniente da lotti diversi.
Entrambi i pazienti hanno manifestato l'improvvisa insorgenza di grave affaticamento e dispnea durante lo sforzo con test PCR COVID-19 negativo.
La diagnosi è stata posta mediante ecocardiografia transtoracica seriale nel primo caso e sia mediante ecocardiografia transtoracica che cateterizzazione del cuore destro nel secondo.
L'ipertensione polmonare è una malattia grave caratterizzata da danni alla vascolarizzazione polmonare e flusso sanguigno limitato attraverso le arterie ristrette dal cuore destro a quello sinistro. L'insorgenza dei sintomi è tipicamente insidiosa, progressiva e incurabile, portando a scompenso cardiaco destro e morte prematura.
L'insorgenza improvvisa di ipertensione polmonare sarebbe prevedibile solo in caso di pneumonectomia chirurgica o embolia polmonare massiva con compromissione di almeno il 50% della vascolarizzazione polmonare.
Riteniamo che questi siano i primi casi segnalati di ipertensione polmonare ad insorgenza improvvisa in assenza di emboli polmonari e rappresentino un vaccino mRNA COVID-19 come possibile causa primaria di ipertensione polmonare.
La tempistica di 2-3 settimane dopo la seconda dose e i sintomi simil-influenzali suggeriscono un meccanismo immunomediato.

La cosa comica è la quantità di persone che sono state OBBLIGATE A FIRMARE un foglio di presa visione dei possibili rischi, senza neanche conoscerli (come ha sempre sostenuto chi non si voleva vaccinare), dal momento che iniziano a uscire fuori adesso. 

E tutto il teatrino delle infamate sui no vax appresso. 

Una vergogna da far vomitare. 

Edited by Freya
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.... il vero problema è che nulla o quasi del Covid è prevedibile

Insufficienza venosa e acrocianosi nel long-COVID lungo: disautonomia
The LANCET August 12, 2023DOI https://doi.org/10.1016/S0140-6736(23)01461-7
Tra i fenomeni enigmatici è emerso un caso peculiare che fa luce su un allarmante sintomo che colpisce le persone con long COVID: l'inquietante trasformazione delle gambe in sfumature di blu.
Al centro di questa indagine si trova il caso di studio di un uomo di 33 anni la cui battaglia con il long COVID ha svelato una sorprendente trasformazione nelle sue estremità inferiori.
Acrocianosi, un termine medico che denota l'azzurro delle mani, dei piedi, del naso e delle orecchie, è emerso come tema centrale in questo calvario del paziente.
In una svolta imprevedibile, le sue gambe si sarebbero gradualmente trasformate in sfumature di rosso e blu dopo minuti di ortostatismo, con le vene che diventano straordinariamente prominenti. Nel giro di dieci minuti, la trasformazione diviene pronunciata, accompagnata da una travolgente sensazione di pesantezza e prurito.
Tuttavia, un ritorno a una posizione non eretta riporta rapidamente le sue gambe al loro colore originale.

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Questo caso particolare ha implicazioni significative per la comprensione del long-COVID e dei suoi effetti sul corpo.
Al paziente è stato successivamente diagnosticata con sindrome da tachicardia posturale ortostatica (POTS), una condizione caratterizzata da an aumento anormale della frequenza cardiaca in piedi.
"Questo è stato un caso eclatante di acrocianosi in a paziente che non l'aveva sperimentato prima della sua infezione da COVID19. I pazienti che sperimentano questo potrebbero non rilevare che può essere un sintomo di long-COVID e disautonomia.
Allo stesso modo, i medici potrebbero non essere consapevoli del legame tra acrocianosi e long-COVID."
In effetti, questa scoperta serve come un significativo promemoria della natura intricata e sfaccettata del long-COVID.
Tra le sue vittime c'è il sistema nervoso autonomo, responsabile della regolazione delle funzioni vitali come la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca; e gli aspetti della disautonomia vanno oltre questa specifica condizione, intrecciandosi con vari altri disturbi a lungo termine come la fibromialgia e l'encefalomielite mialgica, comunemente noti come sindrome da stanchezza cronica o ME. 
Gli sforzi instancabili del team hanno prodotto sviluppi innovativi, compreso un test domiciliare progettato per aiutare le persone che manifestano sintomi di disfunzione autonomica.
Questo test funge da faro di speranza per coloro che combattono non solo il long-COVID ma anche la sindrome da stanchezza cronica, fibromialgia e diabete di tipo 1 e 2; fornendo alle persone un mezzo per rilevare i primi segni di disfunzione autonomica, l'Università di Leeds consente ai pazienti di assumersi la responsabilità della loro salute e chiedere un intervento tempestivo.

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L'illusione e le implicazioni del messaggio COVID-19 "basta seguire la scienza".
https://theconversation.com/the-illusion-and-implications-of-just-following-the-science-covid-19-messaging-210786
2 agosto 2023

In un recente numero speciale del British Medical Journal ( BMJ ), i commentatori hanno chiesto la responsabilità della risposta del Canada al COVID-19 sotto forma di un'inchiesta pubblica indipendente.   https://www.bmj.com/canada-covid-series
Durante la pandemia di COVID-19, era comune sentire i politici dire che stavano "solo seguendo la scienza" quando spiegavano le loro politiche. Sebbene questo possa sembrare un modo prudente per affrontare una crisi di salute pubblica, la nostra ricerca suggerisce che tali affermazioni possono essere fuorvianti sia per la scienza che per il governo.
Tali affermazioni rischiano anche di danneggiare la credibilità degli stessi esperti scientifici che sono cruciali per un'efficace risposta di salute pubblica.

Decisioni e "scienza"
Le prove scientifiche e la consulenza dovrebbero essere un elemento chiave del processo decisionale dei leader eletti in un'emergenza sanitaria pubblica. Tuttavia, ciò non significa che le prove scientifiche debbano essere l'unico contributo a tali decisioni o che i consulenti scientifici siano responsabili di tali decisioni. Eppure questo è stato il modo in cui la retorica del "seguire la scienza" è stata spesso inquadrata dai politici in Canada, Australia e Regno Unito durante la pandemia.
Questo messaggio implicava che esistesse qualcosa come "la scienza" e che potesse dire ai politici cosa fare. Ma come abbiamo visto più volte nel contesto del COVID-19, le prove scientifiche (e l'interpretazione degli esperti su di esse) sono spesso contestate , in continua evoluzione e non sempre comprensive delle esigenze specifiche dei diversi gruppi di popolazione.
La scienza può guidare le decisioni, ma non è una palla magica che detta cosa dovrebbe essere fatto .

Politica e prove in evoluzione
Anche se la scienza potrebbe fornire risposte inequivocabili, ci sono validi motivi per cui non dovrebbe essere l'unica considerazione nel processo decisionale della salute pubblica. Nelle democrazie rappresentative, i politici sono eletti per prendere decisioni che bilanciano molteplici priorità e interessi, comprese le prove scientifiche, ma anche gli impatti economici, i budget, l'etica, l'equità, i limiti di tempo e l'opinione pubblica.
Questo è uno dei motivi per cui i governi dello stesso paese o regione con accesso alle stesse prove scientifiche e consigli hanno preso decisioni diverse sull'affrontare la diffusione del COVID-19. I governi hanno lottato con - e sono giunti a decisioni diverse su - questioni come bilanciare i benefici del contenimento del virus della chiusura delle scuole con le implicazioni per il benessere dei bambini e la partecipazione al lavoro dei genitori.
Ma non è così che i governi dovrebbero lavorare nelle democrazie mature come il Canada. La convenzione di responsabilità ministeriale significa che i politici eletti, e non i loro consiglieri, prendono decisioni e sono responsabili nei confronti dell'elettorato. Affermare o sottintendere che le risposte politiche sono prescritte dai consulenti può confondere il pubblico su chi è responsabile delle decisioni e rischia di indebolire il rapporto tra funzionari pubblici e politici.

Messaggistica e diffidenza
Fuorviare il pubblico sul ruolo dei consulenti scientifici nel processo decisionale può anche minare la fiducia del pubblico nei consulenti scientifici, in particolare quando le decisioni politiche cambiano inevitabilmente o sono controverse.
All'inizio della pandemia, il messaggio "basta seguire la scienza" dei leader eletti implicava che le prove scientifiche e i consulenti fornissero risposte dirette a domande complesse. Man mano che la pandemia si evolveva e le prove scientifiche, i pareri degli esperti e le decisioni politiche inevitabilmente cambiavano (e divergevano tra le giurisdizioni), le restrizioni alla salute pubblica sono state accolte con confusione pubblica , frustrazione e persino  vetriolo spesso diretto ai consulenti scientifici che sono stati presentati come il volto pubblico di quelle decisioni.
In Canada, la sfiducia che ne è derivata è stata potenzialmente aggravata dalla mancanza di trasparenza riguardo al processo decisionale del governo, che ha impedito ai cittadini di comprendere fino a che punto i pareri scientifici informassero le decisioni politiche.
Sebbene non possiamo essere certi dei motivi, i sondaggi dell'opinione pubblica mostrano che la fiducia nei CMOH federali e provinciali del Canada come fonti affidabili di informazioni su COVID-19 è diminuita costantemente tra il 2021 e il 2023. Una tale erosione della fiducia tra i consulenti scientifici e il pubblico ha implicazioni per la capacità dei governi di gestire le emergenze sanitarie pubbliche sia croniche che acute.
La fiducia e la credibilità associate all'essere un medico imparziale che rappresenta l'interesse pubblico è fondamentale per il ruolo dei CMOH, ma diventa vulnerabile quando questi funzionari sono lasciati a prendersi la colpa delle decisioni dei politici.
È nell'interesse dei politici mantenere rapporti di fiducia con i loro alti funzionari della sanità pubblica e tra questi funzionari e il pubblico. La fiducia è importante non solo per gestire la prossima pandemia , ma anche per affrontare le principali sfide di salute pubblica del nostro tempo, comprese le disuguaglianze sanitarie, l'epidemia di oppioidi e la minaccia esistenziale del cambiamento climatico.
I politici dovrebbero rendersi conto che deviare la colpa sulla "scienza" nei loro messaggi è una soluzione a breve termine che può comportare rischi a lungo termine e concentrarsi invece sulla creazione di messaggi più trasparenti su come, perché e da chi vengono prese le decisioni.

Edited by mario61
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Long COVID è devastante e tutt'altro che raro.
https://www.salon.com/2023/08/13/long-is-devastating-and-far-from-rare-as-infections-rise-again-why-are-we-still-ignoring-it/
L'11 maggio 2023 si è conclusa la dichiarazione federale di emergenza sanitaria pubblica per COVID-19. Solo pochi mesi dopo, e i casi stanno già ricominciando a salire in tutto il paese. Questa decisione è stata presa nonostante la scienza emergente che circonda il long-COVID che potrebbe rivelarsi uno dei maggiori problemi di salute del 21° secolo, presentando un rischio reale che una pandemia secondaria di malattie croniche sia trascurata.
Mentre le cose sembrano tornare alla normalità per la maggior parte delle persone, quelli con long-COVID stanno ancora soffrendo e questa sofferenza probabilmente continuerà indefinitamente se non si fa nulla per cambiare rotta.
Come riportato in precedenza, un modello scientifico allarmante si sta rivelando in aree di ricerca che si intersecano, il che suggerisce che il long-COVID potrebbe essere collegato a malattie neurodegenerative come il Parkinson, probabilmente innescato da un'infezione iniziale da COVID.
https://www.nature.com/articles/s41572-021-00280-3
Tuttavia, a causa della scadenza del Public Health Emergency Act, la ricerca e il monitoraggio del COVID sono diventati più difficili. Copertura per test, tracciamento dei contatti, finanziamenti per la ricerca, segnalazione dei dati: è stato tutto buttato fuori dalla finestra, insieme a quel poco di precauzione COVID rimasto.
Eppure ogni infezione da COVID mette ancora un  individuo a rischio di sviluppare long-COVID lungo – che, secondo i dati, è sempre più probabile tra i meno vaccinati e più volte si contrae il virus.
https://www.nature.com/articles/s41591-022-02051-3
Non è chiaro se alcune varianti COVID abbiano un potenziale maggiore di causare long-COVID lungo, ma ciò che è chiaro è che i pazienti spesso riportano sintomi che si allineano con quelli che attraversano le fasi prodromiche (subcliniche) di varie malattie cerebrali; il che significa che questi stanno molto probabilmente vivendo le prime fasi della neurodegenerazione.

Prendiamo, ad esempio, lo stadio prodromico del morbo di Parkinson , che può durare decenni prima del Parkinson clinicamente diagnosticato. Prima che emergano deficit motori diagnosticabili, i pazienti con Parkinson prodromico (sebbene la pratica standard in medicina non possa riconoscerli ufficialmente come tali) riferiscono sintomi come perdita dell'olfatto, disfunzione autonomica (POTS, ipertensione, ipotensione, ecc.), perdita di sensibilità nella pelle (neuropatia delle piccole fibre), problemi gastrointestinali, disfunzione urinaria, anomalie visive (alterazioni microvascolari retiniche), depressione/apatia, disturbi del sonno, cambiamenti ormonali e microcoagulazione ( microcoaguli di fibrina amiloide), tra gli altri.
Questi sintomi sono spesso riconosciuti solo retrospettivamente in relazione alla neurodegenerazione, dopo una diagnosi ufficiale di Parkinson, e sono correlati all'aumento del rischio di malattie cardiovascolari , diabete e alcune malattie autoimmuni .
Eppure oggi, i pazienti con Parkinson prodromico non possono ancora essere diagnosticati fino a quando non sviluppano i caratteristici deficit motori del morbo di Parkinson clinico. Questo preclude loro trattamenti e terapie che potrebbero prevenire o ritardare la progressione della malattia, o almeno alleviare la loro sofferenza. Invece, i loro sintomi vengono respinti e trascurati a causa della mancanza di un meccanismo biologico sottostante rilevabile. In sostanza, viene detto loro che i sintomi sono nella loro testa o
non sono correlati a una condizione più grave.      
I parallelismi tra i primi sintomi del Parkinson delineati sopra e i sintomi riportati dai pazienti long-COVID sono innegabili.
Questo è un chiaro fallimento della comunità medica, poiché lascia i pazienti con una sensazione di smarrimento, senza una linea d'azione. 

C'è una ragione per cui questa scienza non è ampiamente discussa. L'iper-politicizzazione di COVID, provocata dall'allora presidente Trump all'inizio della pandemia, unita ad anni di stanchezza pandemica, ne ha fatto una questione in gran parte intoccabile.
Questa soppressione della scienza sta avvenendo a tutti i livelli di governo e su entrambi i lati politici, ma per ragioni diverse.
I politici non hanno alcun desiderio di lanciare più allarmi su COVID e questo rende il long-COVID un problema che nessuna delle parti vuole affrontare. Meglio assicurarsi il seggio per il prossimo ciclo elettorale, placare i propri elettori, quindi aggiungere al paniere di innumerevoli problemi che il nostro Paese sta già affrontando.
Anche molti medici potrebbero non essere consapevoli quando si tratta di long-COVID.
Anche il governo degli Stati Uniti e le istituzioni internazionali non sono  riuscite ad affrontare adeguatamente il COVID lungo; il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), il NIH e l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) hanno tutti firmato la fine dell'emergenza sanitaria pubblica causata dal COVID-19.
Ovviamente, il mondo vuole che il COVID finisca, ma volere che qualcosa sia vero non lo rende tale.

Questo è problematico su due fronti.
In primo luogo, considerando la tendenza di COVID a mutare e il fatto che solo il 20% della popolazione statunitense è aggiornato sui propri vaccini, in determinate circostanze potrebbe ancora verificarsi un'ondata di morti.
In secondo luogo, anche se l'infezione iniziale da COVID non è più una grave minaccia, il long-COVID può ancora svilupparsi anche dopo un'infezione minore in individui altrimenti sani.

Dopo la pandemia di SARS-1 del 2003, molti sopravvissuti hanno riportato problemi di salute mentale a lungo termine e stanchezza cronica, i cui sintomi sono stati ampiamente ignorati e in gran parte liquidati come disturbo da stress post-traumatico (PTSD).
Sebbene nessuno sembri aver esaminato specificamente se la SARS-1 aumentasse il rischio di Parkinson, gli studi dimostrano che il long-COVID di oggi condivide le tendenze con il lungo SARS di due decenni fa.
Gli errori del passato vengono attualmente rifatti con il lungo COVID.
La combinazione di inettitudine istituzionale e burocrazia, la politicizzazione e la polarizzazione del dibattito sul COVID e l'affaticamento della pandemia hanno impedito alla scienza molto seria e legittima sui potenziali pericoli a  lungo termine dell'infezione da COVID che porta a problemi neurodegenerativi di entrare nella discussione principale.

Le proiezioni indicano che il long-COVID avrà un enorme impatto negativo sulla forza lavoro e sull'economia, costando all'economia miliardi di salari persi . Con una stima di 16-34 milioni di americani che soffrono di long-COVID, la carenza di manodopera è un'area di reale preoccupazione, poiché le possibilità di tornare alla piena occupazione dopo un'assenza di sei mesi a causa di infortunio o malattia sono di circa il 55%. Estendi quel tempo a un anno e le probabilità scendono al 32,2% e dopo due anni scende a meno del 5%.
KFF Health News ha riferito che, con oltre un milione di richieste ancora non elaborate, la Social Security Administration (SSA) ha identificato circa 40.000 richieste di invalidità che "includono l'indicazione di un'infezione da COVID a un certo punto". La gravità degli effetti a lungo termine del COVID dovrebbe quindi essere una questione di interesse nazionale dal punto di vista economico, se non per il mero interesse della salute pubblica.

La più grande frustrazione è che stiamo ancora lottando con una definizione uniforme di long-COVID.
Molti virus possono farlo." Questi tipi di condizioni sono in genere curabili. 
Una diagnosi basata sull'esclusione richiede dai 3 ai 6 mesi: è un sacco di tempo per essere sofferenti e potenzialmente incapaci di lavorare senza qualificarsi per la disabilità.
Da un certo punto di vista, il long- COVID è una malattia di esclusione... Non c'è alcun biomarcatore per dire: 'questo è esclusivo del long-COVID'... e una diagnosi basata sull'esclusione richiede dai 3 ai 6 mesi, un sacco di tempo per essere sofferenti e potenzialmente incapaci di lavorare senza qualificarsi per la disabilità. 

Ci sono due sottotipi di "long-COVID".
Uno rientra nella categoria delle complicanze post-COVID. Ad esempio, problemi respiratori dovuti a cicatrici polmonari.
L'altro è il long-COVID in un senso più preoccupante: una condizione di sintomi cronici che non possono essere ricondotti a una fonte sottostante. È questa diagnosi per esclusione che ha il potenziale per essere le prime fasi di una malattia neurodegenerativa. 
Se il COVID lungo ha un impatto neurologico , allora sarà molto più difficile da trattare di quanto la politica attuale vorrebbe farci credere; ciò significherebbe che l'infezione acuta da COVID è probabilmente l'ultima delle nostre preoccupazioni. Significherebbe che la terapia fisica non farà molto per affrontare tali sintomi COVID di malessere post-sforzo. Significherebbe che un discreto numero di pazienti non si riprenderà a sufficienza per tornare al lavoro.
Significherebbe che da 5 a 10, forse 20 anni, da oggi, COVID esigerà il suo vero prezzo, quando esploderanno malattie simili al Parkinson .
Se avessimo saputo negli anni '90, ad esempio, quello che sappiamo ora sul virus Epstein-Barr che causa la sclerosi multipla, avremmo fatto molto di più per evitare che ciò accadesse".
 

Long COVID ha bisogno di un team multidisciplinare ... Ma il sistema sanitario non lo vuole. Se possiamo depoliticizzare il Long COVID e usarlo per trasformare la medicina in ciò che dovrebbe essere per le persone quando hai una malattia che trascende uno o più organi, allora almeno potremmo iniziare a prenderci cura di questi pazienti ora".
Mitchell Miglis di Stanford e Christopher Gibbons di Beth Israel Deaconess sono entrambi clinici e ricercatori che studiano la disfunzione autonomica. Si sono concentrati sul legame presunto tra sinucleinopatie del sistema nervoso periferico, neuropatia delle piccole fibre e disfunzione autonomica (in particolare POTS).
Poi c'è Birgit Högl dell'Università di medicina di Innsbruck, in Austria, una clinica e ricercatrice che si occupa del disturbo del comportamento del sonno REM (movimento rapido degli occhi) e dei relativi biomarcatori. Questo disturbo del comportamento del sonno è un forte predittore di una malattia simile al Parkinson in via di sviluppo. Responsabile della clinica del sonno, è coinvolta in studi clinici su larga scala in corso che esplorano la relazione tra COVID, disturbi del sonno e malattie neurodegenerative.

Allo stesso modo, una recente ricerca su Lancet's Infectious Diseases ha rivelato che il farmaco metformina, un farmaco per il diabete, è un trattamento efficace per prevenire l'infezione da COVID grave e il long-COVID. I risultati hanno mostrato che "il trattamento ambulatoriale con metformina ha ridotto l'incidenza di long-COVID di circa il 41%, con una riduzione assoluta del 4,1%, rispetto al placebo". Lo studio conclude affermando: "La metformina ha benefici clinici se utilizzata come trattamento ambulatoriale per COVID-19 ed è disponibile a livello globale, a basso costo e sicura".
Dovrebbero essere compiuti sforzi per rendere questo farmaco noto e prontamente disponibile al pubblico. Tuttavia, lo stato di non emergenza di  COVID rende ancora una volta questo un compito difficile. Poiché la metformina dovrebbe essere utilizzata immediatamente dopo un test COVID positivo, abbiamo bisogno di un sistema in atto che incoraggi il monitoraggio continuo delle infezioni da COVID e allo stato attuale, non esiste quasi alcuna infrastruttura per incoraggiare l'automonitoraggio.

Abbiamo bisogno anche di migliori messaggi sulla salute pubblica; il pubblico deve iniziare a conoscere il long-COVID in modo produttivo e sostenere un cambiamento di strategia. Lo stato attuale delle cose sta lasciando che molti di questi pazienti si sentano abbandonati, mentre la retorica che circonda l'argomento sta generando la convinzione generalizzata che molti di questi siano "ipocondriaci" piuttosto che malati di una condizione debilitante.
Le prove indicano che, almeno in alcuni casi, il long-COVID è principalmente una malattia del cervello.
Ammettere questo è il primo passo per adottare un approccio proattivo e pienamente informato alla vita in un mondo con COVID endemico; al momento, è fondamentale prestare attenzione allo scenario peggiore: il long-COVID lungo può essere una condizione neurodegenerativa e un precursore della malattia di Parkinson (o simile). Diamo un'occhiata a questo come se le nostre vite dipendessero da questo.

Edited by mario61
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On 8/9/2023 at 7:49 AM, passworld said:

 800 milioni di casi e circa  7 milioni di morti che sono totalmente a carico dei responsabili che l'hanno causata  e degli inconpetenti che l'hanno gestita.

Ma se è stato profetizzato, anzi questo è niente. ¹⁵ Furono sciolti i quattro angeli pronti per l'ora, il giorno, il mese e l'anno per sterminare un terzo dell'umanità. [apocalisse] {Sesta Tromba} Utile ancora sorprendersi?

 

On 8/9/2023 at 5:00 PM, cincin said:

Quindi mi stai dicendo che i medici che studiano da una vita sono una massa di incoNpetenti e che tu avresti fatto meglio? A saperlo, mannaggia.

Al di là dell'argomento del topic io penso che studiare anche mille anni con paraocchi serve a poco.

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È una questione di algoritmi:

non avevano quelli giusti per gestire la pandemia.

La Svizzera, ad esempio, seguiva un piano anti pandemico preparato e testato 15 anni prima.

Dunque, inadeguato allo scopo.

 

Algoritmo

 Per algoritmo si intende una successione di istruzioni o passi che definiscono le operazioni da eseguire sui dati per ottenere i risultati.

 

Non solo la Svizzera ma tutti i paesi del mondo, si sono trovati in difficoltà per questo!

 

 

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LE ACCUSE DI FRANCESCO ZAMBON SULLA NON ATTUAZIONE DEL PIANO PANDEMICO
https://www.repubblica.it/cronaca/2021/05/09/news/zambon-301710349/?ref=search
Anche Francesco Zambon, ex funzionario Oms, allontanatosi a seguito di pressioni dall’organizzazione, sottolineò che il nel nostro paese non fu attivato il piano pandemico con tempestività.
“L’Italia aveva un piano nazionale pandemico, seppur datato al 2006 e mai aggiornato – disse Zambon in un’intervista a la Repubblica -. Ma c’era. Ecco, io penso che da gennaio al 21 febbraio si potessero fare tante cose che non sono state fatte.
Piuttosto che donare le mascherine, era necessario stoccarle, verificare il magazzino italiano, formare il personale sanitario.
L’Italia non si sarebbe salvata dalla pandemia, ma avremmo potuto ridurre di molto i danni. Ma non è stato soltanto un problema italiano. Il fronte più importante è quello internazionale”.

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Idem per la Svizzera.

D'altra parte, siccome ogni stato faceva la sua politica statistica,come detto da OMS,non è stato possibile usare algoritmi validi internazionalmente e quindi non è stato fatto nessun piano anti pandemico comune.

Solo misure generali condivise ideate seguendo il virus e le statistiche.

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Disinformazione COVID-19 sui social media da parte dei medici negli Stati Uniti
JAMA Netw Open. 2023;6(8):e2328928. doi:10.1001/jamanetworkopen.2023.28928   15/8/2023
https://jamanetwork.com/journals/jamanetworkopen/fullarticle/2808358

Circa un terzo degli oltre 1.100.000 decessi confermati correlati a COVID-19 al 18 gennaio 2023 erano considerati prevenibili se fossero state seguite le raccomandazioni di salute pubblica.
La diffusione da parte dei medici della disinformazione sul COVID-19 sui social media e su altre piattaforme basate su Internet ha sollevato preoccupazioni professionali, di salute pubblica ed etiche.

In questo studio è stato scoperto che medici provenienti da tutti gli Stati Uniti e che rappresentano una vasta gamma di specialità mediche hanno diffuso disinformazione COVID-19 su vaccini, promosso trattamenti medici privi di prove scientifiche, contestato l'efficacia dell'uso delle maschere e altro (affermazioni non comprovate, ad esempio, origine del virus, bugie del governo e altre teorie del complotto).su grandi social media e altre piattaforme online e che molti avevano un'ampia portata in base al numero di follower.

I risultati di questo studio suggeriscono la necessità di una valutazione rigorosa del danno che può essere causato dai medici, che detengono una posizione di fiducia unica nella società, propagando disinformazione; sono necessarie linee guida etiche e legali per prevenire la propagazione della disinformazione.

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L'infezione da SARS-CoV-2 innesca risposte infiammatorie pro-aterogene nei vasi coronarici umani
https://www.biorxiv.org/content/10.1101/2023.08.14.553245v1   15/8/2023
I pazienti COVID-19 presentano un rischio più elevato di infarto del miocardio (IM), sindrome coronarica acuta e ictus fino a 1 anno dopo l'infezione da SARS-CoV-2.
Mentre la risposta infiammatoria sistemica all'infezione da SARS-CoV-2 probabilmente contribuisce a questo aumento del rischio cardiovascolare, rimane sconosciuto se SARS-CoV-2 infetti direttamente il sistema vascolare coronarico e le relative placche aterosclerotiche per promuovere localmente l'infiammazione.
Qui, riportiamo che l'RNA virale SARS-CoV-2 (vRNA) è rilevabile e si replica nelle lesioni aterosclerotiche coronariche analizzate durante l'autopsia da pazienti con COVID-19 grave.
SARS-CoV-2 si localizza sui macrofagi della placca e mostra un tropismo più forte per le lesioni arteriose rispetto al corrispondente grasso perivascolare, in correlazione con il grado di infiltrazione dei macrofagi.
L'infezione in vitro dei macrofagi primari umani evidenzia che l'ingresso di SARS-CoV-2 è aumentato nei macrofagi carichi di colesterolo (cellule schiumose) e dipende, in parte, dalla neuropilina-1 (NRP-1).
Inoltre, sebbene la replicazione virale sia abortiva, SARS-CoV-2 induce una robusta risposta infiammatoria che include le interleuchine IL-6 e IL-1β, citochine chiave note per innescare eventi cardiovascolari ischemici.
Complessivamente, tali dati stabiliscono che SARS-CoV-2 infetta i macrofagi nelle lesioni aterosclerotiche coronariche, con conseguente infiammazione della placca che può promuovere complicanze acute e rischio a lungo termine di eventi Cardio-Vascolari

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Covid è di nuovo in aumento, quindi cosa succederà?
BMJ 2023 ; 382 doi: https://doi.org/10.1136/bmj.p1885 (15 agosto 2023)

È ragionevolmente certo che siamo entrati in un'altra ondata di covid-19. Ma quali sono le implicazioni?
Tutte le indicazioni indicano che la prevalenza ha raggiunto il livello più basso questo giugno/luglio dall'estate del 2020. I decessi settimanali con covid sul certificato di morte di quel periodo sono al livello più basso registrato dall'inizio della pandemia. 
Ma dall'inizio di luglio 2023, i ricoveri ospedalieri giornalieri con covid sono aumentati (più che raddoppiati al 4 agosto rispetto a quattro settimane prima), e anche il numero di pazienti in ospedale principalmente a causa di covid è raddoppiato in quel periodo.
Mentre il 2022 ha visto tre enormi ondate di covid-19 entro agosto, guidate da diverse varianti di Omicron (BA.1 a gennaio, BA.2 a marzo e BA.5 a luglio, picchi del 6-8% di prevalenza), seguite da altre due onde in ottobre e dicembre, il 2023 è stato finora più tranquillo. Gennaio ha visto un'alta prevalenza dall'ondata invernale 2022/'23 (picco del 4% di prevalenza) e un'ondata più piccola nel marzo 2023 (probabilmente circa il 3% di prevalenza del picco), ma poco altro fino ad ora.
In assenza di eventuali mitigazioni, ciò è probabile perché le varianti da BA.5 (principalmente ceppi BQ e XBB) non sono state sufficientemente diverse da guidare ondate molto grandi in presenza di una popolazione altamente vaccinata e altamente precedentemente infetta.
Le varianti attualmente in aumento nel Regno Unito sono ancora sottoceppi XBB Omicron e da sole non c'è motivo di pensare che causeranno una grande ondata.
Tuttavia quasi tutti gli under 50 non ricevono una dose di vaccino da 18 mesi e la maggior parte degli under 75 da un anno.
Anche la protezione da precedenti infezioni diminuirà in assenza di una grande ondata per diversi mesi. È quindi probabile che questa ondata stia colpendo una popolazione più suscettibile rispetto alle ultime, e questo potrebbe essere sufficiente per provocare una grande ondata questo settembre, se abbinata al ritorno a scuola e al lavoro e a più tempo trascorso all'interno, dove il virus si diffonde più facilmente .
Data la protezione dai vaccini e dalle infezioni pregresse, è improbabile che questa ondata provochi un forte aumento dei ricoveri ospedalieri o dei decessi. Tuttavia, qualsiasi aumento del carico ospedaliero è una cattiva notizia, date le liste d'attesa record per la diagnosi e il trattamento e le attese costantemente elevate negli ospedali per il ricovero.
Anche l'infezione non è innocua semplicemente perché sta causando un minor numero di ricoveri ospedalieri: il Long-Covid rimane un problema significativo che danneggia la vita delle persone (ad esempio a causa della stanchezza persistente o della nebbia del cervello), oltre a portarle fuori dalla forza lavoro.
Ci sono due preoccupazioni principali.
Il primo sembra, purtroppo, abbastanza plausibile: una ripetizione della crisi senza precedenti del NHS dello scorso inverno di covid, influenza e virus respiratorio sinciziale che ha colpito nello stesso periodo, specialmente con i 50-65enni che ora non ricevono né l'influenza né il vaccino covid questo autunno.
Il secondo è meno probabile ma avrebbe un impatto maggiore: un altro evento simile a Omicron in cui emerge una nuova variante, molto diversa dai ceppi precedenti, quindi la nostra protezione conquistata a fatica è molto meno protettiva. Date poche, se non nessuna, mitigazione in tutto il mondo e una sorveglianza molto inferiore, una tale variante potrebbe diffondersi molto prima che ci rendessimo conto che era un problema.
L'attuale variante in crescita nel Regno Unito (EG.5.1 o "Eris") non è quella variante. 19 Tuttavia, negli ultimi due giorni è apparsa una nuova variante, ancora senza nome, in Israele e Danimarca, che ha attirato l'attenzione di molti esperti perché presenta così tante nuove mutazioni, alcune associate da tempo a una maggiore forma fisica e alla fuga immunitaria, e altri completamente nuovi. 
Finora, abbiamo solo tre sequenze sebbene la diffusione geografica significhi che si è verificata una trasmissione comunitaria.
È ancora del tutto possibile che questo svanisca, o perché i suoi ospiti non infettano nessuno o perché, nonostante la sua novità, non supera gli attuali ceppi XBB dominanti. Tuttavia, questo dovrebbe fungere da promemoria del fatto che senza aumentare la sorveglianza e di fronte all'immunità in calo, stiamo viaggiando verso l'inverno più vulnerabili e senza controlli.

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Combattere l'infezione da pan-coronavirus da parte dell'indometacina attraverso l'inibizione simultanea della replicazione virale e della risposta infiammatoria
iScience https://www.cell.com/iscience/fulltext/S2589-0042(23)01708-X   15/8/2023
Esaminando una libreria di agenti antivirali ad ampio spettro sicuri per l'uomo, abbiamo identificato che l'indometacina può contemporaneamente inibire sia l'infezione da pan-coronavirus che la risposta infiammatoria innescata dal virus (è il più potente potenziatore della risposta dell'interferone).
Il potenziale terapeutico dell'indometacina può essere ulteriormente aumentato combinandolo con farmaci antivirali orali o interferone-alfa.

Trattamento precoce di COVID-19 da lieve a moderato; uso di antinfiammatori non steroidei e indometacina
BioMed 2023, 3(1), 177-194; https://doi.org/10.3390/biomed3010015  10 March 2023
Tra i vari farmaci antinfiammatori non steroidei, l'indometacina sembra avere le migliori caratteristiche per contrastare i meccanismi fisiopatologici utilizzati dal virus per peggiorare la malattia.
L'indometacina è una molecola che appartiene alla classe dei FANS che è stata immessa sul mercato a metà degli anni '60 e quindi è stata utilizzata per circa 60 anni. Ha una potente azione analgesica, antipiretica e antinfiammatoria, superiore all'acido acetilsalicilico e alla maggior parte degli altri FANS entrati successivamente in uso, e ha un costo estremamente contenuto. Oltre 45 anni fa era in assoluto il farmaco antinfiammatorio più utilizzato con molteplici indicazioni quali patologie osteo-articolari e, in particolare, pericarditi acute (post-virali e uremiche) e miocarditi (post-virali); poiché il dosaggio in queste patologie è piuttosto elevato (50 mg per via orale 3 o 4 volte al giorno dopo i pasti), per evitare l'effetto collaterale più frequente, cioè la gastrite con mal di stomaco, è sempre associato alla protezione gastrica.
Nello studio un gruppo di pazienti è stato trattato il prima possibile (<72 h dall'insorgenza dei sintomi).
Il trattamento di base per tutti i pazienti consisteva in indometacina da 75 a 100 mg al giorno (75mg per le persone di peso ≤70 kg e 100mg per 71kg e oltre), Cardioaspirin (100mg) 1 compressa al giorno, omeprazolo 20mg 1 compressa al giorno e l'integratore alimentare Esperivit Q100 2 compresse al giorno (corrispondenti a una dose totale giornaliera di 200 mg di esperidina, 200 mg di quercetina, 100 mg di vitamina C). 
Tale trattamento è stato somministrato fino a 4 giorni dopo la scomparsa dei sintomi o fino alla giorno del ricovero.
Nei pazienti che hanno visto peggiorare le loro condizioni cliniche tra i giorni 7 e 10 dall'inizio del trattamento, al trattamento di base sono stati aggiunti azitromicina e/o eparina a basso peso molecolare a dose profilattica e/o betametasone, secondo il giudizio clinico.
L'azitromicina (500mg/dì) è stata prescritta a pazienti con sospetta superinfezione batterica ed è stata preferita tra gli altri antibiotici a causa delle sue proprietà immunomodulatorie e antivirali per l'infezione da SARS-CoV-2.
L'eparina a basso peso molecolare è stata utilizzata per la profilassi di eventi tromboembolici in pazienti con infezione respiratoria acuta e ridotta mobilità.
Il betametasone (da 3 a 4 mg al giorno in base al peso e allo stato clinico) è stato utilizzato in caso di peggioramento dei sintomi respiratori. Anche questo trattamento è stato effettuato in accordo con la Raccomandazione AIFA 
I risultati di questo studio hanno mostrato una significativa riduzione della durata dei sintomi e dei ricoveri nel gruppo, indicando l'efficacia dei farmaci utilizzati quando sono stati somministrati tempestivamente alla prima insorgenza dei sintomi.

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20 ore fa, mario61 ha scritto:

Covid è di nuovo in aumento, quindi cosa succederà?
BMJ 2023 ; 382 doi: https://doi.org/10.1136/bmj.p1885 (15 agosto 2023)

È ragionevolmente certo che siamo entrati in un'altra ondata di covid-19. Ma quali sono le implicazioni?
Tutte le indicazioni indicano che la prevalenza ha raggiunto il livello più basso questo giugno/luglio dall'estate del 2020. I decessi settimanali con covid sul certificato di morte di quel periodo sono al livello più basso registrato dall'inizio della pandemia. 
Ma dall'inizio di luglio 2023, i ricoveri ospedalieri giornalieri con covid sono aumentati (più che raddoppiati al 4 agosto rispetto a quattro settimane prima), e anche il numero di pazienti in ospedale principalmente a causa di covid è raddoppiato in quel periodo.
Mentre il 2022 ha visto tre enormi ondate di covid-19 entro agosto, guidate da diverse varianti di Omicron (BA.1 a gennaio, BA.2 a marzo e BA.5 a luglio, picchi del 6-8% di prevalenza), seguite da altre due onde in ottobre e dicembre, il 2023 è stato finora più tranquillo. Gennaio ha visto un'alta prevalenza dall'ondata invernale 2022/'23 (picco del 4% di prevalenza) e un'ondata più piccola nel marzo 2023 (probabilmente circa il 3% di prevalenza del picco), ma poco altro fino ad ora.
In assenza di eventuali mitigazioni, ciò è probabile perché le varianti da BA.5 (principalmente ceppi BQ e XBB) non sono state sufficientemente diverse da guidare ondate molto grandi in presenza di una popolazione altamente vaccinata e altamente precedentemente infetta.
Le varianti attualmente in aumento nel Regno Unito sono ancora sottoceppi XBB Omicron e da sole non c'è motivo di pensare che causeranno una grande ondata.
Tuttavia quasi tutti gli under 50 non ricevono una dose di vaccino da 18 mesi e la maggior parte degli under 75 da un anno.
Anche la protezione da precedenti infezioni diminuirà in assenza di una grande ondata per diversi mesi. È quindi probabile che questa ondata stia colpendo una popolazione più suscettibile rispetto alle ultime, e questo potrebbe essere sufficiente per provocare una grande ondata questo settembre, se abbinata al ritorno a scuola e al lavoro e a più tempo trascorso all'interno, dove il virus si diffonde più facilmente .
Data la protezione dai vaccini e dalle infezioni pregresse, è improbabile che questa ondata provochi un forte aumento dei ricoveri ospedalieri o dei decessi. Tuttavia, qualsiasi aumento del carico ospedaliero è una cattiva notizia, date le liste d'attesa record per la diagnosi e il trattamento e le attese costantemente elevate negli ospedali per il ricovero.
Anche l'infezione non è innocua semplicemente perché sta causando un minor numero di ricoveri ospedalieri: il Long-Covid rimane un problema significativo che danneggia la vita delle persone (ad esempio a causa della stanchezza persistente o della nebbia del cervello), oltre a portarle fuori dalla forza lavoro.
Ci sono due preoccupazioni principali.
Il primo sembra, purtroppo, abbastanza plausibile: una ripetizione della crisi senza precedenti del NHS dello scorso inverno di covid, influenza e virus respiratorio sinciziale che ha colpito nello stesso periodo, specialmente con i 50-65enni che ora non ricevono né l'influenza né il vaccino covid questo autunno.
Il secondo è meno probabile ma avrebbe un impatto maggiore: un altro evento simile a Omicron in cui emerge una nuova variante, molto diversa dai ceppi precedenti, quindi la nostra protezione conquistata a fatica è molto meno protettiva. Date poche, se non nessuna, mitigazione in tutto il mondo e una sorveglianza molto inferiore, una tale variante potrebbe diffondersi molto prima che ci rendessimo conto che era un problema.
L'attuale variante in crescita nel Regno Unito (EG.5.1 o "Eris") non è quella variante. 19 Tuttavia, negli ultimi due giorni è apparsa una nuova variante, ancora senza nome, in Israele e Danimarca, che ha attirato l'attenzione di molti esperti perché presenta così tante nuove mutazioni, alcune associate da tempo a una maggiore forma fisica e alla fuga immunitaria, e altri completamente nuovi. 
Finora, abbiamo solo tre sequenze sebbene la diffusione geografica significhi che si è verificata una trasmissione comunitaria.
È ancora del tutto possibile che questo svanisca, o perché i suoi ospiti non infettano nessuno o perché, nonostante la sua novità, non supera gli attuali ceppi XBB dominanti. Tuttavia, questo dovrebbe fungere da promemoria del fatto che senza aumentare la sorveglianza e di fronte all'immunità in calo, stiamo viaggiando verso l'inverno più vulnerabili e senza controlli.

A leggere questo ultimo aggiornamento mi sembra di capire che non dovremo abbassare la guardia perché tutto potrebbe precipitare senza che ce ne accorgiamo.

18 ore fa, mario61 ha scritto:

Combattere l'infezione da pan-coronavirus da parte dell'indometacina attraverso l'inibizione simultanea della replicazione virale e della risposta infiammatoria
iScience https://www.cell.com/iscience/fulltext/S2589-0042(23)01708-X   15/8/2023
Esaminando una libreria di agenti antivirali ad ampio spettro sicuri per l'uomo, abbiamo identificato che l'indometacina può contemporaneamente inibire sia l'infezione da pan-coronavirus che la risposta infiammatoria innescata dal virus (è il più potente potenziatore della risposta dell'interferone).
Il potenziale terapeutico dell'indometacina può essere ulteriormente aumentato combinandolo con farmaci antivirali orali o interferone-alfa.

Trattamento precoce di COVID-19 da lieve a moderato; uso di antinfiammatori non steroidei e indometacina
BioMed 2023, 3(1), 177-194; https://doi.org/10.3390/biomed3010015  10 March 2023
Tra i vari farmaci antinfiammatori non steroidei, l'indometacina sembra avere le migliori caratteristiche per contrastare i meccanismi fisiopatologici utilizzati dal virus per peggiorare la malattia.
L'indometacina è una molecola che appartiene alla classe dei FANS che è stata immessa sul mercato a metà degli anni '60 e quindi è stata utilizzata per circa 60 anni. Ha una potente azione analgesica, antipiretica e antinfiammatoria, superiore all'acido acetilsalicilico e alla maggior parte degli altri FANS entrati successivamente in uso, e ha un costo estremamente contenuto. Oltre 45 anni fa era in assoluto il farmaco antinfiammatorio più utilizzato con molteplici indicazioni quali patologie osteo-articolari e, in particolare, pericarditi acute (post-virali e uremiche) e miocarditi (post-virali); poiché il dosaggio in queste patologie è piuttosto elevato (50 mg per via orale 3 o 4 volte al giorno dopo i pasti), per evitare l'effetto collaterale più frequente, cioè la gastrite con mal di stomaco, è sempre associato alla protezione gastrica.
Nello studio un gruppo di pazienti è stato trattato il prima possibile (<72 h dall'insorgenza dei sintomi).
Il trattamento di base per tutti i pazienti consisteva in indometacina da 75 a 100 mg al giorno (75mg per le persone di peso ≤70 kg e 100mg per 71kg e oltre), Cardioaspirin (100mg) 1 compressa al giorno, omeprazolo 20mg 1 compressa al giorno e l'integratore alimentare Esperivit Q100 2 compresse al giorno (corrispondenti a una dose totale giornaliera di 200 mg di esperidina, 200 mg di quercetina, 100 mg di vitamina C). 
Tale trattamento è stato somministrato fino a 4 giorni dopo la scomparsa dei sintomi o fino alla giorno del ricovero.
Nei pazienti che hanno visto peggiorare le loro condizioni cliniche tra i giorni 7 e 10 dall'inizio del trattamento, al trattamento di base sono stati aggiunti azitromicina e/o eparina a basso peso molecolare a dose profilattica e/o betametasone, secondo il giudizio clinico.
L'azitromicina (500mg/dì) è stata prescritta a pazienti con sospetta superinfezione batterica ed è stata preferita tra gli altri antibiotici a causa delle sue proprietà immunomodulatorie e antivirali per l'infezione da SARS-CoV-2.
L'eparina a basso peso molecolare è stata utilizzata per la profilassi di eventi tromboembolici in pazienti con infezione respiratoria acuta e ridotta mobilità.
Il betametasone (da 3 a 4 mg al giorno in base al peso e allo stato clinico) è stato utilizzato in caso di peggioramento dei sintomi respiratori. Anche questo trattamento è stato effettuato in accordo con la Raccomandazione AIFA 
I risultati di questo studio hanno mostrato una significativa riduzione della durata dei sintomi e dei ricoveri nel gruppo, indicando l'efficacia dei farmaci utilizzati quando sono stati somministrati tempestivamente alla prima insorgenza dei sintomi.

Ben vengano i farmaci a mitigare i sintomi della covid anche se, a mio avviso, la vaccinazione è da mettere al primo post.

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Enoxaparina per COVID-19 sintomatico gestito in ambito ambulatoriale: un'analisi individuale a livello di paziente degli studi OVID ed ETHIC
Thrombosis Research  18 August 2023 https://doi.org/10.1016/j.thromres.2023.08.009
- analisi aggregata di due studi randomizzati (studi OVID ed ETHIC) che studiano la tromboprofilassi con enoxaparina per pazienti COVID-19 sintomatici ambulatoriali.
- l'esito primario di efficacia (ricovero non pianificato o morte per tutte le cause entro 30 giorni) non ha mostrato una differenza significativa tra enoxaparina e gruppo standard di cura, nessuna tromboprofilassi 
- l'esito secondario di efficacia (tromboembolia venosa e arteriosa) ha mostrato un'incidenza inferiore nel gruppo enoxaparina, sebbene non statisticamente significativa 
- nessuna evidenza di un vantaggio clinico della somministrazione di enoxaparina profilattica in pazienti ambulatoriali sintomatici, ma clinicamente stabili con COVID-19.

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non solo .... Irrigazione nasale salina e gargarismi in COVID-19: una revisione multidisciplinare degli effetti sulla carica virale, sulla dinamica della mucosa e sugli esiti dei pazienti
Frontiers in Public Health, 16 June 2023 Sec. Infectious Diseases: Epidemiology and Prevention
Volume 11 - 2023 | https://doi.org/10.3389/fpubh.2023.1161881

Con le inesorabili varianti di SARS-CoV-2, sono necessarie ulteriori strategie di mitigazione del COVID-19.
L'irrigazione salina orale e nasale (SI) è un approccio tradizionale per le infezioni/malattie respiratorie. 
Anche i pazienti con COVID-19 possono trarne beneficio, poiché è stato riscontrato che l'irrigazione salina del naso e della gola riduce la carica virale nasofaringea, accelera la clearance virale e allevia i sintomi del COVID-19.
Altri meccanismi possono comportare l'inibizione della replicazione virale, la riduzione del bioaerosol, il miglioramento della clearance mucociliare, la modulazione dell'ENaC e le risposte dei neutrofili.
Complessivamente, i piccoli studi indicano un potenziale beneficio dell'irrigazione salina su trasmissione, ospedalizzazione, necessità di ossigeno, ricovero in terapia intensiva e/o mortalità; la conferma in grandi studi è giustificata.
Non abbiamo riscontrato alcun danno e quindi raccomandiamo l'uso di SI, come misura igienica sicura, economica e facile da usare.
Considerando l'attuale alto tasso di mutazione e le onde COVID-19 meno sensibili all'immunizzazione, il risciacquo con solu zione salina orale e nasale può essere preso in considerazione per la prevenzione e come intervento precoce nell'infezione , in aggiunta all'attuale protezione standard, tra cui l'uso della maschera, il distanziamento e l'igiene delle mani.
La nebulizzazione salina può essere presa in considerazione nei pazienti che non possono eseguire l'irrigazione salina o con segni o sintomi del tratto respiratorio inferiore: il bioaerosol rilasciato non contiene virus vivo.
Se ne consiglia l'uso regolare secondo necessità, fino a 2-3 giorni dopo la risoluzione dei sintomi, con un minimo di 10 giorni di irrigazioni nasali e gargarismi salini ripetuti e ripetuti fino a ogni 3 ore in caso di COVID-19/polmonite moderata.
Idealmente, l'irrigazione nasale e i gargarismi sono combinati, poiché possono essere interessati sia il naso che la gola, e vengono avviati non appena si sviluppano i sintomi comuni e/o viene diagnosticata la positività al COVID-19. 
Sulla base della nostra analisi e della più ampia esperienza pratica cinese, qualsiasi concentrazione compresa tra 0,9 e 3,0% sembra essere adatta, mentre sono preferiti volumi grandi e ripetuti.
La tecnica che può essere utilizzata a casa si pratica mescolando mezzo cucchiaino di sale e bicarbonato di sodio in una tazza di acqua bollita o distillata (c 250cc) e poi mettendolo in una bottiglia per il risciacquo dei seni nasali.

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