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Confronto (serrato) tra utenti con vedute diverse su viaggi astrali, obe, paralisi, vibrazioni ecc.ecc.


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Secondo me comunque, molta della fiducia che si ripone in questo tipo di esperienze dipende dal modo in cui si verificano.

Ad esempio, se andassi a letto con l'intento di sognare tizio e caio, o di vederli in obe, e poi li vedessi, non mi fiderei molto. È ovvio che l'autoconvincimento può produrre circostanze oniriche di ogni genere, se si ha una certa volontà. E pure che in paralisi è facile vedere ciò che si vuol vedere, sempre per via dello stesso meccanismo. Io presumo che quando si parla seriamente di una certa esperienza di questo tipo, si abbia già scartato l'ipotesi di essersi suggestionati da soli, o almeno si sia consapevoli che seppur esista questa possibilità, sia piuttosto limitata.

Anche per questo motivo io, tranne rari casi, vado a dormire senza aspettarmi niente, non forzo nè paralisi nè obe. Faccio il vuoto e mi pongo nella maniera più passiva possibile, tranne rarissimi casi in cui mi do da sola l'input per sognare qualcosa. In questo modo so che le eventuali esperienze non saranno condizionate da me e dalla mia mente.

 

Edited by Freya
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23 ore fa, occhibianchi ha scritto:

L’esigenza dell’esperienza interiore non è affatto la condivisione, ma l’accrescimento interiore, condividerla è solo un vezzo

Scusami, @occhibianchi, ma dopo più di 20 anni spesi a dedicare il tempo libero al supporto alle persone a lutto, trovo che la condivisione sia importante per tutti coloro che hanno bisogno di avere un conforto circa la sopravvivenza dei propri cari.

Inoltre anche confrontarsi su questi temi mi sembra importante se gli interlocutori sono interessati a condividere. Anche questa potrebbe essere una sorta di fratellanza, se non si dá retta agli interlocutori interessati solo a distruggere la condivisione, a negare o mettere in discussione ciò che per noi è evidente.

P.S. Prendo nota che non hai negato l’importanza della condivisione a prescindere. Mi scuso per aver generalizzato.

Edited by Giulia
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59 minuti fa, Giulia ha scritto:

Scusami, @occhibianchi, ma dopo più di 20 anni spesi a dedicare il tempo libero al supporto alle persone a lutto, trovo che la condivisione sia importante per tutti coloro che hanno bisogno di avere un conforto circa la sopravvivenza dei propri cari.

Basandomi sulle esperienze che ho letto, non mi sembra che proprio tutti abbiano contatti con i defunti durante le Obe.

Ma anche se talvolta alcuni li hanno avuti, se questa esperienza non viene supportata dall’accrescimento interiore di cui stava parlando Occhi, secondo me, da profana, diventerebbe fine a se stessa e rischierebbe di trasformarsi in semplice spiritismo.

Però magari sbaglio io eh.

59 minuti fa, Giulia ha scritto:

e una sorta di fratellanza, se non si dá retta agli interlocutori interessati solo a distruggere la condivisione, a negare o mettere in discussione ciò che per noi è evidente.

Beh. Chiunque ha il diritto di opinione a patto che rispetti gli interlocutori e non cerchi di prevaricare o denigrare tout court un argomento.

Alla fine ciò che è scontato per alcuni non è per forza scontato per altri, soprattutto su questi temi impalpabili, sempre tenendo toni e modi di reciproco rispetto.

Ma fermo restando che domandare è lecito e rispondere cortesia, non si è ovviamente sempre obbligati a rispondere a tutto e ai dubbi di tutti, soprattutto se questo implica l’essere trascinati dentro OT che rischiano di diventare 3D paralleli, facendo perdere di vista i veri obiettivi di una discussione, è sempre possibile richiedere lo splittamento di un 3D.

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Il 28/2/2023 at 11:53, Pandora ha scritto:

In poche parole: si è presenti a se stessi.

 

E' che se non ti funziona una parte del corpo e una parte del cervello, a me sembra difficile considerare vera l'espressione ''presenti a se stessi'', perchè te stesso lo sei quando tutto funziona nella media delle tue funzioni; durante le paralisi, che sono comprese, non a caso,  nelle  ''dissociazioni'', no, non tutto funziona.

Noi ci sentiamo noi stessi quando riusciamo ad integrare contemporaneamente delle informazioni; diversamente, no: tanto è vero che esiste la sindrome dell'arto fantasma: cioè il cervello fa di tutto per ripristinare il senso di integrità, nega l'amputazione:  il ''se stesso'', non  riconoscendosi, cerca di preservare l'identità del soggetto attraverso l'allucinazione.

 

Edited by malia
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31 minuti fa, malia ha scritto:

E' che se non ti funziona una parte del corpo e una parte del cervello, a me sembra difficile considerare vera l'espressione ''presenti a se stessi'', perchè te stesso lo sei quando tutto funziona nella media delle tue funzioni; durante le paralisi, che sono comprese, non a caso,  nelle  ''dissociazioni'', no, non tutto funziona.

Noi ci sentiamo noi stessi quando riusciamo ad integrare contemporaneamente delle informazioni; diversamente, no: tanto è vero che esiste la sindrome dell'arto fantasma: cioè il cervello fa di tutto per ripristinare il senso di integrità, nega l'amputazione:  il ''se stesso'', non  riconoscendosi, cerca di preservare l'identità del soggetto attraverso l'allucinazione.

 

Dovremmo chiederci cosa identifichiamo con la parola me stesso: una parte del corpo? Una parte del cervello? Tutto il corpo? 
o ancora, è sbagliato identificarsi con la propria coscienza? E se non è sbagliato, dove collochiamo la nostra coscienza, nel cervello, in un arto? 
Se non siamo la coscienza, allora cosa di noi va in astrale? Di certo non il corpo, ancor meno il cervello. 

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21 ore fa, Pandora ha scritto:

Ma anche se talvolta alcuni li hanno avuti, se questa esperienza non viene supportata dall’accrescimento interiore di cui stava parlando Occhi, secondo me, da profana, diventerebbe fine a se stessa e rischierebbe di trasformarsi in semplice spiritismo

Sono d’accordo, infatti il termine spiritismo lo considero un po’ obsoleto: dalla paralisi del sonno sono passata alle evidenze, allo spritualismo e infine ad un atteggiamento improntato alla spiritualità. Per me le paralisi sono diventate il trampolino di lancio per le OBE, che inevitabilmente hanno portato ad un accrescimento interiore, per il quale trovo di vitale importanza la condivisione.

Per esempio in vari gruppi di discussione come questo, ho fatto esperimenti con altri interlocutori che hanno portato a riscontri.

É vero, non tutti hanno di queste esperienze: di qui il mio sforzo negli anni ad insegnare a chi ne fosse interessato come liberarsi dalle presenze sinistre che si possono vivere in paralisi per arrivare a vivere esperienze che portano a toccare con mano la nostra natura spirituale.

21 ore fa, Pandora ha scritto:

è sempre possibile richiedere lo splittamento di un 3D.

Non comprendo. Sto dicendo che le paralisi del sonno possono essere l’inizio di un percorso molto interessante. A volte basta la semplice curiosità a fare da traino. Se ci si limita a considerarlo un disturbo del sonno che comporta esperienze allucinatorie rimane a parer mio una strada senza uscita.

21 ore fa, Pandora ha scritto:

Beh. Chiunque ha il diritto di opinione a patto che rispetti gli interlocutori e non cerchi di prevaricare o denigrare tout court un argomento

Quando parlavo di interlocutori interessati solo a distruggere forse ho generalizzato: mi riferivo ai troll che denigrano e agli scettici che irridono.

 

Il 28/2/2023 at 16:12, Freya ha scritto:

Ad esempio, se andassi a letto con l'intento di sognare tizio e caio, o di vederli in obe, e poi li vedessi, non mi fiderei molto. È ovvio che l'autoconvincimento può produrre circostanze oniriche di ogni genere, se si ha una certa volontà. E pure che in paralisi è facile vedere ciò che si vuol vedere, sempre per via dello stesso meccanismo. Io presumo che quando si parla seriamente di una certa esperienza di questo tipo, si abbia già scartato l'ipotesi di essersi suggestionati da soli, o almeno si sia consapevoli che seppur esista questa possibilità, sia piuttosto limitata.

Io al contrario punto molto sulla preparazione, perché sono convinta che noi siamo molto di più di un corpo fisico e una mente che si autosuggestiona e che può trovarsi in uno stato di paralisi del sonno a percepire presenze inquietanti. L’unica che ho incontrato, non in paralisi ma giá in OBE, era una mia submodalitá terrena che cercava di bloccarmi, addirittura mettendomi le mani addosso e cercando di strangolarmi. Per fortuna, nonostante la giovane età, ho avuto l’intuizione che si trattava solo di una parte di me che cercava di sabotare il mio desiderio di andare oltre il piano fisico a vedere cosa c’era.

Il 28/2/2023 at 11:53, Pandora ha scritto:

Fermo restando che l’EEG sia identico a quello della veglia in entrambi i casi,

qui sta parlando proprio delle paralisi coscienti, non dei comuni sogni deliranti del sonno REM.

L’unico EEG che ho fatto a 34 anni ma durato una mezz’ora indicava che da sveglia avevo una inusuale presenza di onde theta.

In stato di paralisi, per quei 15 anni che sono durati quei fenomeni prima di capire a cosa mi potevano portare, ero perfettamente sveglia con la mente e non ho mai percepito presenze, perché troppo terrorizzata e unicamente in cerca di un modo per svegliare il corpo.

8 ore fa, occhibianchi ha scritto:

Dovremmo chiederci cosa identifichiamo con la parola me stesso: una parte del corpo? Una parte del cervello? Tutto il corpo? 
o ancora, è sbagliato identificarsi con la propria coscienza? E se non è sbagliato, dove collochiamo la nostra coscienza, nel cervello, in un arto? 
Se non siamo la coscienza, allora cosa di noi va in astrale? Di certo non il corpo, ancor meno il cervello. 

Mi sono fatta l’idea che, fin tanto che siamo fisicamente in vita e nel normale stato di veglia (non in meditazione ad esempio) il cervello agisca come una sorta di valvola a riduzione, come un imbuto che ci impedisce di percepire la realtà per tutto quello che é, di conoscere il futuro, di leggere nel pensiero di tutti e così via. 

In base alle mie osservazioni, quando il corpo fisico sta dormendo e si sogna, ma sopratutto se si ha un’OBE, questa sorta di imbuto si allarga, permettendo alla coscienza, non più distratta dal piano fisico, di percepire in maggiore o minor misura, realtà non fisiche, al di fuori dello spazio tridimensionale e del tempo lineare. Al risveglio i ricordi saranno comunque filtrati dal cervello, come capita anche a chi, clinicamente morto, ha una NDE, con attività cerebrale inesistente, con esperienze mistiche ed ineffabili e la sensazione di aver compreso tutto, che restano in gran parte precluse al ricordo dopo la rianimazione.

lo stato di paralisi del sonno, invece, si potrebbe considerare uno stato intermedio: il corpo dorme, la mente é sveglia, ma la coscienza si trova a metá strada fra la percezione fisica e quella non fisica.

Quindi in astrale direi che chi percepisce i fatti che si verificano nella sfera dell'esperienza individuale sia la coscienza.

 

 

Edited by Giulia
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Il 1/3/2023 at 21:35, occhibianchi ha scritto:

Dovremmo chiederci cosa identifichiamo con la parola me stesso: una parte del corpo? Una parte del cervello? Tutto il corpo? 
o ancora, è sbagliato identificarsi con la propria coscienza? E se non è sbagliato, dove collochiamo la nostra coscienza, nel cervello, in un arto? 
Se non siamo la coscienza, allora cosa di noi va in astrale? Di certo non il corpo, ancor meno il cervello. 

Parto dalla fine. Il cervello è corpo: 1,3 kg gi grasso attraversati da impulsi elettrici.

Quando ''vado in astrale'', visto che ho memoria di quell'esperienza (altrimenti nessuno starebbe qui a parlarne), e visto che dei ricordi se ne occupano i neuroni che sono nel cervello e quindi nel corpo, posso affermare che quando i neuroni si organizzano per rispondere ai vari stimoli che poi formano il ricordo, si trovino ad una distanza tale da processare gli stimoli ricevuti. Tu sai dire da dove provengano gli stimoli ''in astrale''?

Cita

è sbagliato identificarsi con la propria coscienza?

Identificarsi al 100%, si. Per me è sbagliato. Pensare di avere percezione di una percentuale, no, non è sbagliato.

Cita

E se non è sbagliato, dove collochiamo la nostra coscienza, nel cervello, in un arto? 

In nessun posto in particolare: per me è formata e si modifica nel tempo in modo fluttuante per una serie di dati; modifica, ed è modificata da vari stimoli e dal ricordo (stimolo) dei vari stati di essa stessa.

 

Cita

cosa identifichiamo con la parola me stesso

Per me è una media ponderata delle varie percezioni delle oscillazioni della coscienza di se'.

 

Poi io uso semplificazioni e/o espressioni che vengono usate, come mezzo per  comunicare, ma non la vedo così semplice come la faccio quando scrivo nel forum; le uso perchè è comodo (perchè poi ritorna in termini di utilità) per comunicare, farsi capire, capire gli altri: io non penso di stare lì a parlare col morto o a dare una pacca in testa ai  leoni di Venezia così come la racconto; nello stesso tempo penso che questo tipo di semplificazione/comunicazione e' l'unica possibile, mi piace perchè ci si intende.

 

Ora tutto questo discorso contorto sul perchè  io continui a sostenere l'ipotesi allucinatoria. Per farla molto ma molto breve, è perchè credo che anche la coscienza ha un ricordo di sè, e subisce l'influenza di questo ricordo. Per me Tornado l'ha vista giusta, anche sui sogni finti lucidi.

 

 

Edited by malia
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10 minuti fa, malia ha scritto:

Parto dalla fine. Il cervello è corpo: 1,3 kg gi grasso attraversati da impulsi elettrici.

Quando ''vado in astrale'', visto che ho memoria di quell'esperienza (altrimenti nessuno starebbe qui a parlarne), e visto che dei ricordi se ne occupano i neuroni che sono nel cervello e quindi nel corpo, posso affermare che quando i neuroni si organizzano per rispondere ai vari stimoli che poi formano il ricordo, si trovino ad una distanza tale da processare gli stimoli ricevuti. Tu sai dire da dove provengano gli stimoli ''in astrale''?

Identificarsi al 100%, si. Per me è sbagliato. Pensare di avere percezione di una percentuale, no, non è sbagliato.

In nessun posto in particolare: per me è formata e si modifica nel tempo in modo fluttuante per una serie di dati; modifica, ed è modificata da vari stimoli e dal ricordo (stimolo) dei vari stati di essa stessa.

 

Per me è una media ponderata delle varie percezioni delle oscillazioni della coscienza di se'.

 

Poi io uso semplificazioni e/o espressioni che vengono usate, come mezzo per  comunicare, ma non la vedo così semplice come la faccio quando scrivo nel forum; le uso perchè è comodo (perchè poi ritorna in termini di utilità) per comunicare, farsi capire, capire gli altri: io non penso di stare lì a parlare col morto o a dare una pacca in testa ai  leoni di Venezia così come la racconto; nello stesso tempo penso che questo tipo di semplificazione/comunicazione e' l'unica possibile, mi piace perchè ci si intende.

 

Ora tutto questo discorso contorto sul perchè  io continui a sostenere l'ipotesi allucinatoria. Per farla molto ma molto breve, è perchè credo che anche la coscienza ha un ricordo di sè, e subisce l'influenze di questo ricordo. Per me Tornado l'ha vista giusta, anche sui sogni finti lucidi.

 

 

Si, penso anche io l’abbia vista giusta Tornado. 

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20 ore fa, malia ha scritto:

Parto dalla fine. Il cervello è corpo: 1,3 kg gi grasso attraversati da impulsi elettrici.

Quando ''vado in astrale'', visto che ho memoria di quell'esperienza (altrimenti nessuno starebbe qui a parlarne), e visto che dei ricordi se ne occupano i neuroni che sono nel cervello e quindi nel corpo, posso affermare che quando i neuroni si organizzano per rispondere ai vari stimoli che poi formano il ricordo, si trovino ad una distanza tale da processare gli stimoli ricevuti. Tu sai dire da dove provengano gli stimoli ''in astrale''?

Identificarsi al 100%, si. Per me è sbagliato. Pensare di avere percezione di una percentuale, no, non è sbagliato.

In nessun posto in particolare: per me è formata e si modifica nel tempo in modo fluttuante per una serie di dati; modifica, ed è modificata da vari stimoli e dal ricordo (stimolo) dei vari stati di essa stessa.

 

Per me è una media ponderata delle varie percezioni delle oscillazioni della coscienza di se'.

 

Poi io uso semplificazioni e/o espressioni che vengono usate, come mezzo per  comunicare, ma non la vedo così semplice come la faccio quando scrivo nel forum; le uso perchè è comodo (perchè poi ritorna in termini di utilità) per comunicare, farsi capire, capire gli altri: io non penso di stare lì a parlare col morto o a dare una pacca in testa ai  leoni di Venezia così come la racconto; nello stesso tempo penso che questo tipo di semplificazione/comunicazione e' l'unica possibile, mi piace perchè ci si intende.

 

Ora tutto questo discorso contorto sul perchè  io continui a sostenere l'ipotesi allucinatoria. Per farla molto ma molto breve, è perchè credo che anche la coscienza ha un ricordo di sè, e subisce l'influenza di questo ricordo. Per me Tornado l'ha vista giusta, anche sui sogni finti lucidi.

 

 

In effetti è un po' contorto, non risponde alla domanda di occhi.

Ammesso che secondo te sia possibile staccarsi dal corpo, che cosa è per te questa cosa che si stacca?

Edited by Freya
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19 ore fa, Freya ha scritto:

In effetti è un po' contorto, non risponde alla domanda di occhi.

Ammesso che secondo te sia possibile staccarsi dal corpo, che cosa è per te questa cosa che si stacca?

Secondo me è possibile fare l'esperienza di una parte che si stacca. La sensazione è proprio netta e anche andando oltre il momento del distacco ho la sensazione di essere altrove.

Credo che non ci sia una parte che si stacca ma la percezione di coscienza diversa, più o meno come credo che non sia il tempo a passare ma noi che ci muoviamo sull'asse del tempo, per farla molto breve.

Non so se c'è del sarcasmo nei post successivi, non solo tuo,  a quello che hai scritto: ho il limite di non riuscire a cogliere le battute.

Quello che avviene nell'intestino condiziona i processi mentali. E' un aspetto su cui io non faccio battute quando parlo ''seriamente'' di queste esperienze.

Edited by malia
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1 ora fa, malia ha scritto:

Credo che non ci sia una parte che si stacca ma la percezione di coscienza diversa

Sono d’accordo. Ci sarebbe da fare un lungo discorso su ciò che la coscienza é in grado di percepire quando il corpo dorme e non è sintonizzato sul piano fisico.

Secondo William Buhlman la coscienza esplora, con veicoli diversi, dal più grossolano molto simile al fisico, ad altri veicoli o corpi energetici via via più sottili, tramite un viaggio “interiore”, le diverse aree energetiche di quello che chiama universo, inclusa quella fisica. Anche se la sensazione è distintamente quella di “uscire” dal corpo, lui descrive queste esperienze come viaggi interiori, e invita i suoi lettori a imparare controllarli volontariamente.

Questo tipo di spiegazione mi piace, perché mi ha liberato dal timore di rimanere “chiusa fuori”.

Presumo che la realtà che percepiamo durante la paralisi del sonno sia il primo strato più grossolano che incontriamo al di là del piano fisico.

 

Edited by Giulia
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1 ora fa, Giulia ha scritto:

Sono d’accordo. Ci sarebbe da fare un lungo discorso su ciò che la coscienza é in grado di percepire quando il corpo dorme e non è sintonizzato sul piano fisico.

Secondo William Buhlman la coscienza esplora, con veicoli diversi, dal più grossolano molto simile al fisico, ad altri veicoli o corpi energetici via via più sottili, tramite un viaggio “interiore”, le diverse aree energetiche di quello che chiama universo, inclusa quella fisica. Anche se la sensazione è distintamente quella di “uscire” dal corpo, lui descrive queste esperienze come viaggi interiori, e invita i suoi lettori a imparare controllarli volontariamente.

Questo tipo di spiegazione mi piace, perché mi ha liberato dal timore di rimanere “chiusa fuori”.

Presumo che la realtà che percepiamo durante la paralisi del sonno sia il primo strato più grossolano che incontriamo al di là del piano fisico.

 

Quindi per te durante il viaggio astrale si compie un "viaggio interno", mentre alla morte ci si distacca veramente dal corpo?

Nel senso, come concili le tue esperienze coi defunti con il concetto di "viaggio interiore"? Non è la stessa cosa a staccarsi durante il viaggio astrale e la morte? Se sì, e si tratta di un viaggio dentro di sé, come si possono percepire poi i defunti, che dovrebbero appunto stare nella loro "dimensione interiore"?

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1 minuto fa, G.a.b.r.i.e.l ha scritto:

La telepatia come viene considerata? Trasmissione di dati o un viaggio? Il resto viene ricostruito dal cervello/ coscienza.

Per me è trasmissione di dati. Non avviene nessuno spostamento di coscienza. Ma ognuno dirà la sua.

Edited by Freya
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Il 28/2/2023 at 08:17, Freya ha scritto:

Abbi pazienza, ma ciò non è vero.

Durante una paralisi è possibile, almeno per quanto mi riguarda:

- accorgersi di essere in paralisi, quindi accedere alla memoria di esperienze passate 

- ricordarsi che il fenomeno durerà poco e cercare di mantenere la calma e avere pazienza, quindi formulare pensieri lucidi e ragionevoli

- mettere in pratica lezioni/insegnamenti/ tecniche apprese in passato (mi è capitato di voler recitare una preghiera a mente, o di fare appello alla mia capacità di osservare il pensiero per non essere invasa dalle sensazioni), quindi di nuovo accesso alla memoria

- prendere decisioni (ad esempio decidere di uscire dal corpo), quindi è possibile agire secondo una propria volontà

In alcuni casi le differenze con lo stato di veglia sono praticamente assenti a livello di coscienza, l'unica differenza sta nell'impossibilità di muovere il corpo. 

Eh 🤔 ma io avevo specificato chiaramente che durante la paralisi  non è possibile accedere attivamente alla memoria, ma tu fai riferimento alla memoria passiva 🤨 

Non si prende nessuna decisione, tu credi che sia così, ma non è vero.  Durante la paralisi la mente è come congelata, non si è nello stato di veglia,  non c'è lucidità, non c'è ragione.  

La decisione di uscire dal corpo non è lucida e ragionevole, è semplicemente una follia, ma credi veramente di potere uscire dal corpo ? 🤔  

Un fenomeno che si verifica durante la paralisi, è la sensazione di dilatazione del tempo, la paralisi può durare pochi secondi, ma al malcapitato può  sembrare un tempo molto lungo.  

Su un un gruppo facebook dove descrivevo l'esperienza di Claudia Koll, un tizio mi ha risposto che una volta ha avuto la paralisi e ne è uscito tirando un paio bestemmie 😂 

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1 ora fa, tornado ha scritto:

Eh 🤔 ma io avevo specificato chiaramente che durante la paralisi  non è possibile accedere attivamente alla memoria, ma tu fai riferimento alla memoria passiva 🤨 

Non si prende nessuna decisione, tu credi che sia così, ma non è vero.  Durante la paralisi la mente è come congelata, non si è nello stato di veglia,  non c'è lucidità, non c'è ragione.  

La decisione di uscire dal corpo non è lucida e ragionevole, è semplicemente una follia, ma credi veramente di potere uscire dal corpo ? 🤔  

Un fenomeno che si verifica durante la paralisi, è la sensazione di dilatazione del tempo, la paralisi può durare pochi secondi, ma al malcapitato può  sembrare un tempo molto lungo.  

Su un un gruppo facebook dove descrivevo l'esperienza di Claudia Koll, un tizio mi ha risposto che una volta ha avuto la paralisi e ne è uscito tirando un paio bestemmie 😂 

Va bene tornado. Siamo pazzi e deficienti. Sai tutto te.

Grazie per la dritta, ma io non bestemmio.

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6 ore fa, malia ha scritto:

Secondo me è possibile fare l'esperienza di una parte che si stacca. La sensazione è proprio netta e anche andando oltre il momento del distacco ho la sensazione di essere altrove.

Credo che non ci sia una parte che si stacca ma la percezione di coscienza diversa, più o meno come credo che non sia il tempo a passare ma noi che ci muoviamo sull'asse del tempo, per farla molto breve.

Non so se c'è del sarcasmo nei post successivi, non solo tuo,  a quello che hai scritto: ho il limite di non riuscire a cogliere le battute.

Quello che avviene nell'intestino condiziona i processi mentali. E' un aspetto su cui io non faccio battute quando parlo ''seriamente'' di queste esperienze.

Per prima cosa volevo scusarmi con te per il sarcasmo utilizzato, non era ne il momento ne il luogo opportuno.

Il problema è probabilmente lo stesso che evidenziavi all'inizio: il linguaggio comune. Per questo tipo di esperienze non possiamo fare affidamento sulla scienza, al momento, quindi per comprenderle ed integrarle in noi stessi dobbiamo necessariamente affidarci alla Tradizione, questi sono avvenimenti che sono sempre esistiti nella storia umana ed in tutte le culture, da quella sciamanica a quella aborigena, per non parlare ovviamente di quella buddhista o di quella indù, passando per quella cristiana, sono molte le citazioni anche nella bibbia.

Fare affidamento alla tradizione richiede soprattutto uno sforzo di umiltà, dobbiamo spogliarci del nostro ego, uscire dalla convinzione di sapere tutto noi, spogliarci di quello che crediamo di sapere e analizzare quello che ci è stato tramandato nel tempo; questo nell'ottica di sviluppare un linguaggio comune e di comprendere, altrimenti avremo il linguaggio di malia, il linguaggio di occhi, il linguaggio di Giulia e continueremo a non capirci.

La tradizione ci spiega abbastanza chiaramente, senza mezzi termini, che è la coscienza ad abbandonare il veicolo fisico (con cui interagisce con il piano fisico) per entrare in un altro veicolo, quello astrale (mezzo per interagire con il piano astrale) proprio come facciamo noi quando scendiamo da un'utilitaria per entrare in un fuoristrada, noi non siamo il veicolo, ma scegliamo il veicolo adatto per quello che dobbiamo fare.

Può non piacere, si può non essere d'accordo, ma questo è il funzionamento.

La tua deduzione del muoversi sull'asse del tempo è eccezionale, ed hai ragione anche per quanto riguarda l'intestino (e il discorso andrebbe esteso anche all'alimentazione in generale).

 

 

1 ora fa, tornado ha scritto:

Eh 🤔 ma io avevo specificato chiaramente che durante la paralisi  non è possibile accedere attivamente alla memoria, ma tu fai riferimento alla memoria passiva 🤨 

Non si prende nessuna decisione, tu credi che sia così, ma non è vero.  Durante la paralisi la mente è come congelata, non si è nello stato di veglia,  non c'è lucidità, non c'è ragione.  

La decisione di uscire dal corpo non è lucida e ragionevole, è semplicemente una follia, ma credi veramente di potere uscire dal corpo ? 🤔  

Un fenomeno che si verifica durante la paralisi, è la sensazione di dilatazione del tempo, la paralisi può durare pochi secondi, ma al malcapitato può  sembrare un tempo molto lungo.  

Su un un gruppo facebook dove descrivevo l'esperienza di Claudia Koll, un tizio mi ha risposto che una volta ha avuto la paralisi e ne è uscito tirando un paio bestemmie 😂 

allora, personalmente ho la sensazione di essere su un forum che riguarda strettamente il paranormale, quindi se parliamo di esperienze particolari non ha molto senso dire che queste esperienze non esistono, non credi? In un thread dove si parla di viaggi astrali, ti sembra sensato dire "ma credi veramente di potere uscire fuori dal corpo?".

Qualche giorno fa Giulia ti ha chiesto se avessi mai avuto un'obe, una domanda che hai sorvolato. Io ho una discreta memoria e ricordo molto bene quando sono entrato in questo forum che raccontavi le tue esperienze extracorporee ed anzi davi consigli in merito, anche a me, poi invece scoprii su un altro forum che frequentavamo entrambi che alla stessa domanda di Giulia avevi risposto: no.

A me non interessa se hai fatto oobe o no, ma se non le hai fatte dare pareri su una cosa che non hai mai esperito mi sembra quanto meno superficiale, ed è per questo che dicevo all'inizio della conversazione che se non le hai sperimentate non puoi capire, ma lo dico perché anche io all'inizio pensavo non esistessero, ma quando ne hai esperienza non hai più dubbi in merito.

Oltre questo mi chiedo come tu possa parametrare le esperienze altrui o con quale criterio tu decida se siano esperienze autentiche o meno, addirittura decidere cosa si possa fare o meno durante una paralisi del sonno, non avendo sperimentato e forse nemmeno praticato l'esperienza ed il suo evolversi.

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17 ore fa, Freya ha scritto:

Quindi per te durante il viaggio astrale si compie un "viaggio interno", mentre alla morte ci si distacca veramente dal corpo?

Nel senso, come concili le tue esperienze coi defunti con il concetto di "viaggio interiore"? Non è la stessa cosa a staccarsi durante il viaggio astrale e la morte? Se sì, e si tratta di un viaggio dentro di sé, come si possono percepire poi i defunti, che dovrebbero appunto stare nella loro "dimensione interiore"?

Questa é una domanda più che legittima, Freya.

Io preferisco riferirmi al concetto di Buhlman perché, da spirito incarnato quale io sono, mi presenta le cose in maniera meno paurosa di come le vivevo prima.

Resta il fatto che sappiamo da infiniti resoconti medianici e di NDE che i concetti di dentro e fuori sono appannaggio del piano fisico e aggiungerei astrale più vicino al fisico (incluso quindi lo stato di paralisi del sonno) come anche i concetti di tempo lineare e di spazio tridimensionale. Chi sopravvive alla morte portando con sé il ricordo di una NDE, riferisce spesso, ad esempio, di vedere le cose a 360° (vedere le cose contemporaneamente sopra, sotto, di lato, di dentro e di fuori) e di esperienze e conoscenze che hanno difficoltà a veicolare con le parole presenti nei nostri dizionari.

Ecco che espressioni come “telepatia” o “trasmissione di dati” o “viaggio” potrebbero essere modalità diverse e individuali di parlare di un qualcosa che é più grande di noi.

Per quanto riguarda la morte del corpo fisico, come dicevo a proposito del misterioso movimento delle coperte riferito da @occhibianchi, ci sono stati degli esperimenti di pesatura del corpo dei morenti, che al momento del trapasso hanno registrato un calo di peso minuscolo, si parla di 21 grammi: se questo fosse il peso in termini fisici di ció che chiamiamo spirito disincarnato, resta il fatto che il suo distacco definitivo dal corpo fisico ne determina la cessazione della vita e la decomposizione, ma anche la liberazione dal cervello che, come dicevo in un altro post, ha secondo il parere di molti studiosi il compito di agire come valvola a riduzione, filtrando in modo più o meno ristretto la nostra percezione della realtà in vita.

A proposito del movimento delle coperte, vorrei citare qui un post dell’utente Fan che ho trasferito dal vecchio forum:

Anche se scritto in linguaggio ottocentesco, sembra descrivere il modo in cui uno spirito disincarnato potrebbe attingere ad un fluido universale per rafforzare il proprio potere di muovere gli oggetti fisici.

Tale fluido é descritto anche in ambito spiritualistico, a proposito della cossiddetta medianitá fisica: lo spirito comunicante attinge dal corpo del medium e delle persone presenti l’ectoplasma con cui é in grado di presentare per esempio la propria figura o di parlare con voce simil-fisica.

Purtroppo devo interrompermi, ma desidero più tardi completare il discorso con un riferimento a Gregg Braden e alla fisica quantistica, per parlare di un campo energetico intelligente che racchiuderebbe il tutto, sempre nell’ottica di stanare queste presenze inquietanti che si manifestano ad alcuni durante la paralisi del sonno. (Rif. https://fracieloeterra.org/en/how-i-came-to-the-realisation-that-my-early-passion-for-romantic-science-fiction-is-deeply-connected-to-my-interest-in-afterlife-research/)

Edited by Giulia
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2 ore fa, Giulia ha scritto:

Questa é una domanda più che legittima, Freya.

Io preferisco riferirmi al concetto di Buhlman perché, da spirito incarnato quale io sono, mi presenta le cose in maniera meno paurosa di come le vivevo prima.

Resta il fatto che sappiamo da infiniti resoconti medianici e di NDE che i concetti di dentro e fuori sono appannaggio del piano fisico e aggiungerei astrale più vicino al fisico (incluso quindi lo stato di paralisi del sonno) come anche i concetti di tempo lineare e di spazio tridimensionale. Chi sopravvive alla morte portando con sé il ricordo di una NDE, riferisce spesso, ad esempio, di vedere le cose a 360° (vedere le cose contemporaneamente sopra, sotto, di lato, di dentro e di fuori) e di esperienze e conoscenze che hanno difficoltà a veicolare con le parole presenti nei nostri dizionari.

Ecco che espressioni come “telepatia” o “trasmissione di dati” o “viaggio” potrebbero essere modalità diverse e individuali di parlare di un qualcosa che é più grande di noi.

Per quanto riguarda la morte del corpo fisico, come dicevo a proposito del misterioso movimento delle coperte riferito da @occhibianchi, ci sono stati degli esperimenti di pesatura del corpo dei morenti, che al momento del trapasso hanno registrato un calo di peso minuscolo, si parla di 21 grammi: se questo fosse il peso in termini fisici di ció che chiamiamo spirito disincarnato, resta il fatto che il suo distacco definitivo dal corpo fisico ne determina la cessazione della vita e la decomposizione, ma anche la liberazione dal cervello che, come dicevo in un altro post, ha secondo il parere di molti studiosi il compito di agire come valvola a riduzione, filtrando in modo più o meno ristretto la nostra percezione della realtà in vita.

A proposito del movimento delle coperte, vorrei citare qui un post dell’utente Fan che ho trasferito dal vecchio forum:

Anche se scritto in linguaggio ottocentesco, sembra descrivere il modo in cui uno spirito disincarnato potrebbe attingere ad un fluido universale per rafforzare il proprio potere di muovere gli oggetti fisici.

Tale fluido é descritto anche in ambito spiritualistico, a proposito della cossiddetta medianitá fisica: lo spirito comunicante attinge dal corpo del medium e delle persone presenti l’ectoplasma con cui é in grado di presentare per esempio la propria figura o di parlare con voce simil-fisica.

Purtroppo devo interrompermi, ma desidero più tardi completare il discorso con un riferimento a Gregg Braden e alla fisica quantistica, per parlare di un campo energetico intelligente che racchiuderebbe il tutto, sempre nell’ottica di stanare queste presenze inquietanti che si manifestano ad alcuni durante la paralisi del sonno. (Rif. https://fracieloeterra.org/en/how-i-came-to-the-realisation-that-my-early-passion-for-romantic-science-fiction-is-deeply-connected-to-my-interest-in-afterlife-research/)

Certamente, dentro e fuori, come dissi in un altro post, sono concetti che non hanno molto senso in relazione alle esperienze di natura spirituale. Tuttavia, secondo me, parlare di "viaggio interiore" può dare vita a una serie di fraintendimenti che poi, alla fine, riducono il viaggio astrale ad essere concepito come una sorta di fantasiosa avventura allucinatoria prodotta dal cervello e/o dai meccanismi psichici. 

Questo penso avvenga perchè comunemente per "interiore" si intende esclusivamente la nostra propria interiorità psichica, il mondo della personalità, mentre il corpo astrale si situa ad un livello ancora più interno (?- dopo spiego come la penso io), ed è ciò che determina la vita psichica nella sua interezza. 

Per alcuni questa progressiva interiorità viene tradotta meglio in termini di elevazione, cioè il piano astrale sarebbe un piano in cui la materia è differente, più raffinata rispetto a quella fisica. Certamente non credo sia opportuno parlare di corpo astrale come un qualcosa che "sta" dentro il corpo fisico, come verrebbe da pensare parlando di "viaggio interiore". Credo di poterne parlare con una certa cognizione, potendo vedere i corpi sottili da molti anni. 

Quel che si palesa a me (ma anche ad altri che ho avuto la fortuna di conoscere) quando osservo il corpo astrale, non è di certo un bagliore interno al corpo, ma una serie di nubi luminose disomogenee che si estendono ben oltre il corpo fisico, avvolgendolo. Osservando questo fenomeno posso intuire che il viaggio astrale è determinato dalla consapevolezza dello spostamento della coscienza all'interno di questa sostanza. Essendo composta da diversi tipi di luce con consistenza, grandezza e colore differenti, posso anche ipotizzare che le percezioni saranno differenti a seconda delle "sezioni" in cui si sposta la coscienza, e quindi non esista un solo tipo di viaggio astrale, ma tanti differenti viaggi con altrettanti livelli di consapevolezza. Essendo dei veri e propri contenitori di "impressioni", che filtrano la luce dei piani superiori in una maniera predefinita a seconda del soggetto, penso anche che durante le paralisi, la nostra psiche, venendo a contatto diretto con queste "nubi" (non si è del tutto fuori dal corpo, ma si è comunque scollegati da esso) ed essendo in una condizione di mezzo, ne traduca il contenuto nell'unica maniera possibile ed automatica in quel momento, ovvero come fa durante il sonno normale, dando origine alla sensazione di "estraneo malvagio", "persona che girella nella stanza", "peso sulle gambe", e così via. Ovvero viene attuata una trasposizione dei contenuti sottili direttamente sul piano fisico, che quindi vengono distorti in qualcosa di pauroso. In entrambi i casi comunque, cioè sia nel sonno normale che durante la paralisi, si tratta di una traduzione più o meno parziale dei dati contenuti in questi involucri. Non dico che non esistano casi in cui si è di fronte a vere e proprie illusioni, perchè ovviamente esistono anche quelle( cioè scambiare delle forme presenti nella stanza per qualcos'altro), ma ritengo che molte volte  il fenomeno sia di natura diversa. 

Questo accade anche in alcune esperienze extracorporee vere e proprie. In molte tradizioni ad esempio si parla del guardiano della soglia o di una figura simile. Esso non sarebbe altro che l'insieme di tutta l'energia sottile che ostacola il viaggio, assumendo forme mostruose. Entrare nel dettaglio comunque sarebbe lungo e complesso. 

Ora, io, quando osservo i corpi sottili, li colloco per forza in una dimensione fisica, almeno a livello visivo, quindi riesco a inserirli in un certo spazio, altrimenti non potrei percepirli. Tuttavia mi rendo conto che lo spazio in cui sono non è quello fisico, ma non è neanche interiore. Semmai riesco a collocarli in uno spazio anteriore, che credo sia il termine più giusto, almeno per quel che mi riguarda. Ovvero sono posizionati "prima" del piano fisico. Non sono nè dentro nè fuori, ma in una dimensione antecedente. Anche per questo motivo, spesso i contenuti psichici dell'essere umano presentano caratteristiche simili. Questa dimensione "antecedente" è un grande contenitore da cui vengono riversate informazioni di natura collettiva e filtrate poi soggettivamente dai singoli veicoli astrali. 

Per questo, secondo me, parlare di viaggio interiore è fuorviante, perchè porta a pensare che tutto si fermi alla singola percezione distorta di uno stimolo psichico, ma oltre questo c'è un intero "regno" che rimane fuori dalla questione, quando invece è il protagonista principale. 

Quando muoriamo le condizioni evidentemente sono molto diverse. In questo caso ovviamente non ho mezzi per affermarlo con certezza, ma penso che una volta svincolati del tutto dal piano fisico, si possa accedere a modalità percettive proprie del piano astrale, in cui sopra, sotto, dentro e fuori sono termini che non hanno senso. 

Edited by Freya
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19 ore fa, occhibianchi ha scritto:

Per prima cosa volevo scusarmi con te per il sarcasmo utilizzato, non era ne il momento ne il luogo opportuno.

Il problema è probabilmente lo stesso che evidenziavi all'inizio: il linguaggio comune. Per questo tipo di esperienze non possiamo fare affidamento sulla scienza, al momento, quindi per comprenderle ed integrarle in noi stessi dobbiamo necessariamente affidarci alla Tradizione, questi sono avvenimenti che sono sempre esistiti nella storia umana ed in tutte le culture, da quella sciamanica a quella aborigena, per non parlare ovviamente di quella buddhista o di quella indù, passando per quella cristiana, sono molte le citazioni anche nella bibbia.

Fare affidamento alla tradizione richiede soprattutto uno sforzo di umiltà, dobbiamo spogliarci del nostro ego, uscire dalla convinzione di sapere tutto noi, spogliarci di quello che crediamo di sapere e analizzare quello che ci è stato tramandato nel tempo; questo nell'ottica di sviluppare un linguaggio comune e di comprendere, altrimenti avremo il linguaggio di malia, il linguaggio di occhi, il linguaggio di Giulia e continueremo a non capirci.

La tradizione ci spiega abbastanza chiaramente, senza mezzi termini, che è la coscienza ad abbandonare il veicolo fisico (con cui interagisce con il piano fisico) per entrare in un altro veicolo, quello astrale (mezzo per interagire con il piano astrale) proprio come facciamo noi quando scendiamo da un'utilitaria per entrare in un fuoristrada, noi non siamo il veicolo, ma scegliamo il veicolo adatto per quello che dobbiamo fare.

Può non piacere, si può non essere d'accordo, ma questo è il funzionamento.

La tua deduzione del muoversi sull'asse del tempo è eccezionale, ed hai ragione anche per quanto riguarda l'intestino (e il discorso andrebbe esteso anche all'alimentazione in generale).

 

 

allora, personalmente ho la sensazione di essere su un forum che riguarda strettamente il paranormale, quindi se parliamo di esperienze particolari non ha molto senso dire che queste esperienze non esistono, non credi? In un thread dove si parla di viaggi astrali, ti sembra sensato dire "ma credi veramente di potere uscire fuori dal corpo?".

Qualche giorno fa Giulia ti ha chiesto se avessi mai avuto un'obe, una domanda che hai sorvolato. Io ho una discreta memoria e ricordo molto bene quando sono entrato in questo forum che raccontavi le tue esperienze extracorporee ed anzi davi consigli in merito, anche a me, poi invece scoprii su un altro forum che frequentavamo entrambi che alla stessa domanda di Giulia avevi risposto: no.

A me non interessa se hai fatto oobe o no, ma se non le hai fatte dare pareri su una cosa che non hai mai esperito mi sembra quanto meno superficiale, ed è per questo che dicevo all'inizio della conversazione che se non le hai sperimentate non puoi capire, ma lo dico perché anche io all'inizio pensavo non esistessero, ma quando ne hai esperienza non hai più dubbi in merito.

Oltre questo mi chiedo come tu possa parametrare le esperienze altrui o con quale criterio tu decida se siano esperienze autentiche o meno, addirittura decidere cosa si possa fare o meno durante una paralisi del sonno, non avendo sperimentato e forse nemmeno praticato l'esperienza ed il suo evolversi.

Io non ho mai capito perchè bisogna prendere per buono quello che dice la tradizione. Se tutti  i ''maestri'' avessero preso per buono quello che diceva la tradizione conosciuta  all'epoca in cui sono vissuti non ci sarebbe stato quel corpo di tradizione che abbiamo oggi, perchè saremmo rimasti  alla tradizione dell'età della pietra. Io non ce l'ho questo sentimento di ''eh, ma se lo dice la tradizione, è così''.  Io penso in modo diverso. Io penso così: io ho sempre fatto tantaa esperienza; prendo atto della tradizione, vedo che ci sono cose che possono essere ricondotte ad un sentire comune, bene,  vuol dire che non sono sola sulla percezione di questo o quello,  ma se ci sono cose con cui non sono in accordo le dico, le condivido, perchè mi auguro che altre persone leggendomi, si riconoscano in quello che dico io. E  mi auguro che se ne sbattano della tradizione se prendere in considerazione la tradizione volesse dire: è così e basta, come hai detto tu qui:

Cita

Può non piacere, si può non essere d'accordo, ma questo è il funzionamento.

Tu ne fai una questione di umiltà (a prendere per buono quello che dice la tradizione), io una questione di avere il coraggio di quello che si dice, quando con quello che si dice sono cose diverse da quelle dette dalla tradizione (termine con cui peraltro si intende millenni e millenni di contributi di persone diverse, che passano attraverso mode, culture, censure, botte di fortuna, ecc).

 

Non sento di condividere l'esempio della coscienza che scende dall'utilitaria per salire su un fuoristrada, perchè dopo esperienze di condivisione con il tutto, la mia idea è questa: ogni percezione di entrata, uscita, prima o dopo, alto o basso, corpo materiale o astrale, ecc sono tutte sempificazioni, colori messi al posto di sfumature, riduzioni di un totale.  Capisco la sensazione, capisco l'utilità della semplificazione (non uso il termine semplificazione per sminuire), ma non voglio fare mia la ''teoria'' dei diversi corpi, se non appunto per quel tot dovuto alla  volontà di condivisione.

 

Non sono d'accorto sul fatto che in una discussione sul paranormale, sulle OBE come in questo caso, qualcuno non possa contribuire dicendo: non credi veramente di uscire fuori dal corpo?

Ridurre la discussione a chi fa esperienze e a chi ci crede... per me è una miseria, veramente.

 

EDIT. Io mi chiedo perchè nel forum in cui alcuni dialogano con il sè superiore, arcangeli, demoni, spiriti guida, bombe a mano, ecc, poi....respingano il dialogo  con qualcuno che semmai scrive con punti di vista diversi. Non ce la vedete una specie di incongruenza?

Edited by malia
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41 minuti fa, malia ha scritto:

Io non ho mai capito perchè bisogna prendere per buono quello che dice la tradizione. Se tutti  i ''maestri'' avessero preso per buono quello che diceva la tradizione conosciuta  all'epoca in cui sono vissuti non ci sarebbe stato quel corpo di tradizione che abbiamo oggi, perchè saremmo rimasti  alla tradizione dell'età della pietra. Io non ce l'ho questo sentimento di ''eh, ma se lo dice la tradizione, è così''.  Io penso in modo diverso. Io penso così: io ho sempre fatto tantaa esperienza; prendo atto della tradizione, vedo che ci sono cose che possono essere ricondotte ad un sentire comune, bene,  vuol dire che non sono sola sulla percezione di questo o quello,  ma se ci sono cose con cui non sono in accordo le dico, le condivido, perchè mi auguro che altre persone leggendomi, si riconoscano in quello che dico io. E  mi auguro che se ne sbattano della tradizione se prendere in considerazione la tradizione volesse dire: è così e basta, come hai detto tu qui:

Tu ne fai una questione di umiltà (a prendere per buono quello che dice la tradizione), io una questione di avere il coraggio di quello che si dice, quando con quello che si dice sono cose diverse da quelle dette dalla tradizione (termine con cui peraltro si intende millenni e millenni di contributi di persone diverse, che passano attraverso mode, culture, censure, botte di fortuna, ecc).

 

Non sento di condividere l'esempio della coscienza che scende dall'utilitaria per salire su un fuoristrada, perchè dopo esperienze di condivisione con il tutto, la mia idea è questa: ogni percezione di entrata, uscita, prima o dopo, alto o basso, corpo materiale o astrale, ecc sono tutte sempificazioni, colori messi al posto di sfumature, riduzioni di un totale.  Capisco la sensazione, capisco l'utilità della semplificazione (non uso il termine semplificazione per sminuire), ma non voglio fare mia la ''teoria'' dei diversi corpi, se non appunto per quel tot dovuto alla  volontà di condivisione.

 

Non sono d'accorto sul fatto che in una discussione sul paranormale, sulle OBE come in questo caso, qualcuno non possa contribuire dicendo: non credi veramente di uscire fuori dal corpo?

Ridurre la discussione a chi fa esperienze e a chi ci crede... per me è una miseria, veramente.

 

EDIT. Io mi chiedo perchè nel forum in cui alcuni dialogano con il sè superiore, arcangeli, demoni, spiriti guida, bombe a mano, ecc, poi....respingano il dialogo  con qualcuno che semmai scrive con punti di vista diversi. Non ce la vedete una specie di incongruenza?

L'ultimo post di tornado non è oggettivamente utilizzabile per un dialogo. Sono affermazioni perentorie in cui lui dice che sostanzialmente non ho capito niente delle mie esperienze personali. Non vedo come si possa dialogare con questi presupposti. Non è semplice scetticismo eh, non confondiamo le cose. Lo scetticismo va benissimo, se posto in un contesto di discussione costruttiva. Io, personalmente, in quell'atteggiamento non vedo niente di costruttivo, non sono neanche critiche, sono cose che lui ha stabilito a priori, inamovibili. Perché una persona dovrebbe perderci del tempo?

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1 ora fa, malia ha scritto:

Io non ho mai capito perchè bisogna prendere per buono quello che dice la tradizione. Se tutti  i ''maestri'' avessero preso per buono quello che diceva la tradizione conosciuta  all'epoca in cui sono vissuti non ci sarebbe stato quel corpo di tradizione che abbiamo oggi, perchè saremmo rimasti  alla tradizione dell'età della pietra. Io non ce l'ho questo sentimento di ''eh, ma se lo dice la tradizione, è così''.  Io penso in modo diverso. Io penso così: io ho sempre fatto tantaa esperienza; prendo atto della tradizione, vedo che ci sono cose che possono essere ricondotte ad un sentire comune, bene,  vuol dire che non sono sola sulla percezione di questo o quello,  ma se ci sono cose con cui non sono in accordo le dico, le condivido, perchè mi auguro che altre persone leggendomi, si riconoscano in quello che dico io. E  mi auguro che se ne sbattano della tradizione se prendere in considerazione la tradizione volesse dire: è così e basta, come hai detto tu qui:

Tu ne fai una questione di umiltà (a prendere per buono quello che dice la tradizione), io una questione di avere il coraggio di quello che si dice, quando con quello che si dice sono cose diverse da quelle dette dalla tradizione (termine con cui peraltro si intende millenni e millenni di contributi di persone diverse, che passano attraverso mode, culture, censure, botte di fortuna, ecc).

 

Non sento di condividere l'esempio della coscienza che scende dall'utilitaria per salire su un fuoristrada, perchè dopo esperienze di condivisione con il tutto, la mia idea è questa: ogni percezione di entrata, uscita, prima o dopo, alto o basso, corpo materiale o astrale, ecc sono tutte sempificazioni, colori messi al posto di sfumature, riduzioni di un totale.  Capisco la sensazione, capisco l'utilità della semplificazione (non uso il termine semplificazione per sminuire), ma non voglio fare mia la ''teoria'' dei diversi corpi, se non appunto per quel tot dovuto alla  volontà di condivisione.

 

Non sono d'accorto sul fatto che in una discussione sul paranormale, sulle OBE come in questo caso, qualcuno non possa contribuire dicendo: non credi veramente di uscire fuori dal corpo?

Ridurre la discussione a chi fa esperienze e a chi ci crede... per me è una miseria, veramente.

 

EDIT. Io mi chiedo perchè nel forum in cui alcuni dialogano con il sè superiore, arcangeli, demoni, spiriti guida, bombe a mano, ecc, poi....respingano il dialogo  con qualcuno che semmai scrive con punti di vista diversi. Non ce la vedete una specie di incongruenza?

Il mio pensiero era riferito al concetto dì linguaggio comune, se si vuole stabilire un dialogo su un linguaggio comune, ossia universale, la base è quella della tradizione (per inciso, tutti i maestri, dai più antichi ai più moderni, hanno utilizzato la tradizione come base perché è l’unico punto immutabile nel tempo e nello spazio), ma se tu preferisci possiamo basare la discussione sul linguaggio di Malia, ci vorrà un po di sforzo di tutti ma si può fare. Ma non si può chiamare linguaggio comune, sarebbe una mistificazione, è un linguaggio legato prettamente alla tua soggettività. 


non vedo incongruenze, tu esprimi concetti con il tuo punto di vista basati sulle tue esperienze, tornado no, con te è possibile un dialogo, con lui no. 
 

poi voglio dire, non si deve essere d’accordo su tutto, sono certo che sia io che te riusciremo a farcene una ragione. 

edit: 

chiedo scusa, una piccola aggiunta postuma inerente all'utilità della tradizione con un esempio:
 

prendiamo per assodato che tu abbia imparato a realizzare il cappotto termico da un tuo mentore, che tu conosca il protocollo corretto: materiale coibente da usare, posa in opera, ancoraggio ecc ecc, e che con il tempo anche tu sia diventata esperta nella realizzazione del cappotto termico; ora, se sentissi parlare dei tuoi carissimi amici del campo edile riguardo un loro cantiere in cui devono effettuare questa lavorazione e gli sentissi dire delle amenità assolute, non gli daresti un consiglio vista la tua esperienza per evitargli eventuali perdite di tempo, perdite economiche dovute ad eventuali rimborsi? insisteresti nel cercare di aiutarli anche dopo le loro iniziali rimostranze o gli daresti ragione solamente perché anche loro hanno diritto di dire il loro punto di vista?

la tradizione è il corretto protocollo da seguire, si può fare diversamente? ma certo che si! si ottengono risultati anche senza seguire il protocollo? molto probabile! ma non seguendo il protocollo ci sono maggiori rischi e non si otterrà mai ed in nessun modo il risultato ottimale.

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21 ore fa, Freya ha scritto:

Certamente, dentro e fuori, come dissi in un altro post, sono concetti che non hanno molto senso in relazione alle esperienze di natura spirituale. Tuttavia, secondo me, parlare di "viaggio interiore" può dare vita a una serie di fraintendimenti che poi, alla fine, riducono il viaggio astrale ad essere concepito come una sorta di fantasiosa avventura allucinatoria prodotta dal cervello e/o dai meccanismi psichici. 

Questo penso avvenga perchè comunemente per "interiore" si intende esclusivamente la nostra propria interiorità psichica, il mondo della personalità, mentre il corpo astrale si situa ad un livello ancora più interno (?- dopo spiego come la penso io), ed è ciò che determina la vita psichica nella sua interezza. 

Per alcuni questa progressiva interiorità viene tradotta meglio in termini di elevazione, cioè il piano astrale sarebbe un piano in cui la materia è differente, più raffinata rispetto a quella fisica. Certamente non credo sia opportuno parlare di corpo astrale come un qualcosa che "sta" dentro il corpo fisico, come verrebbe da pensare parlando di "viaggio interiore". Credo di poterne parlare con una certa cognizione, potendo vedere i corpi sottili da molti anni. 

Quel che si palesa a me (ma anche ad altri che ho avuto la fortuna di conoscere) quando osservo il corpo astrale, non è di certo un bagliore interno al corpo, ma una serie di nubi luminose disomogenee che si estendono ben oltre il corpo fisico, avvolgendolo. Osservando questo fenomeno posso intuire che il viaggio astrale è determinato dalla consapevolezza dello spostamento della coscienza all'interno di questa sostanza. Essendo composta da diversi tipi di luce con consistenza, grandezza e colore differenti, posso anche ipotizzare che le percezioni saranno differenti a seconda delle "sezioni" in cui si sposta la coscienza, e quindi non esista un solo tipo di viaggio astrale, ma tanti differenti viaggi con altrettanti livelli di consapevolezza. Essendo dei veri e propri contenitori di "impressioni", che filtrano la luce dei piani superiori in una maniera predefinita a seconda del soggetto, penso anche che durante le paralisi, la nostra psiche, venendo a contatto diretto con queste "nubi" (non si è del tutto fuori dal corpo, ma si è comunque scollegati da esso) ed essendo in una condizione di mezzo, ne traduca il contenuto nell'unica maniera possibile ed automatica in quel momento, ovvero come fa durante il sonno normale, dando origine alla sensazione di "estraneo malvagio", "persona che girella nella stanza", "peso sulle gambe", e così via. Ovvero viene attuata una trasposizione dei contenuti sottili direttamente sul piano fisico, che quindi vengono distorti in qualcosa di pauroso. In entrambi i casi comunque, cioè sia nel sonno normale che durante la paralisi, si tratta di una traduzione più o meno parziale dei dati contenuti in questi involucri. Non dico che non esistano casi in cui si è di fronte a vere e proprie illusioni, perchè ovviamente esistono anche quelle( cioè scambiare delle forme presenti nella stanza per qualcos'altro), ma ritengo che molte volte  il fenomeno sia di natura diversa. 

Questo accade anche in alcune esperienze extracorporee vere e proprie. In molte tradizioni ad esempio si parla del guardiano della soglia o di una figura simile. Esso non sarebbe altro che l'insieme di tutta l'energia sottile che ostacola il viaggio, assumendo forme mostruose. Entrare nel dettaglio comunque sarebbe lungo e complesso. 

Ora, io, quando osservo i corpi sottili, li colloco per forza in una dimensione fisica, almeno a livello visivo, quindi riesco a inserirli in un certo spazio, altrimenti non potrei percepirli. Tuttavia mi rendo conto che lo spazio in cui sono non è quello fisico, ma non è neanche interiore. Semmai riesco a collocarli in uno spazio anteriore, che credo sia il termine più giusto, almeno per quel che mi riguarda. Ovvero sono posizionati "prima" del piano fisico. Non sono nè dentro nè fuori, ma in una dimensione antecedente. Anche per questo motivo, spesso i contenuti psichici dell'essere umano presentano caratteristiche simili. Questa dimensione "antecedente" è un grande contenitore da cui vengono riversate informazioni di natura collettiva e filtrate poi soggettivamente dai singoli veicoli astrali. 

Per questo, secondo me, parlare di viaggio interiore è fuorviante, perchè porta a pensare che tutto si fermi alla singola percezione distorta di uno stimolo psichico, ma oltre questo c'è un intero "regno" che rimane fuori dalla questione, quando invece è il protagonista principale. 

Quando muoriamo le condizioni evidentemente sono molto diverse. In questo caso ovviamente non ho mezzi per affermarlo con certezza, ma penso che una volta svincolati del tutto dal piano fisico, si possa accedere a modalità percettive proprie del piano astrale, in cui sopra, sotto, dentro e fuori sono termini che non hanno senso. 

Freya, sono orgogliosa di poter parlare di queste cose con te. Il mio riferimento a William Buhlman (che ci ha scritto un libro intero) era semplicemente per evidenziare l’idea che ha dato “a me personalmente”, al mio io terreno, più sicurezza nell’affrontare queste esperienze, nelle quali sono stata più volta boicottata dai guardiani di cui parli, a cominciare dal mio corpo fisico, che in una delle prime esperienze astrali, mentre ero ancora mezza dentro e mezza fuori, mi ha richiamato con voce lamentosa dicendo “Non andare. Resta qui a piangere con me”. Esperienza più terrificante di quanto io possa spiegare a parole.

Anche Greg Bradden, che non ho ancora avuto il tempo di citare, parla di grande contenitore.

Sebbene il termine “antecedente” richiami giocoforza l’idea del tempo, come giustamente osservi siamo obbligati a percepire e descrivere le cose secondo connotati fisici. Io uso spesso il termine “oltre”, ma non escludo il concetto di tempo a priori, quando si parla di questi argomenti, perché sono cresciuta in una tradizione che mi dice che “prima era il nulla” e molte esperienze di NDE confermerebbero questa tesi.

Domani cercherò di leggere bene tutto, perché credo che stiamo venendo al nocciolo della vecchia strega e la cosa mi intriga molto.

 

Edited by Giulia
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22 ore fa, Freya ha scritto:

L'ultimo post di tornado non è oggettivamente utilizzabile per un dialogo. Sono affermazioni perentorie in cui lui dice che sostanzialmente non ho capito niente delle mie esperienze personali. Non vedo come si possa dialogare con questi presupposti. Non è semplice scetticismo eh, non confondiamo le cose. Lo scetticismo va benissimo, se posto in un contesto di discussione costruttiva. Io, personalmente, in quell'atteggiamento non vedo niente di costruttivo, non sono neanche critiche, sono cose che lui ha stabilito a priori, inamovibili. Perché una persona dovrebbe perderci del tempo?

Infatti nessuno ci obbliga a perdere tempo ed energie con chi riteniamo non utile, o con post che non riteniamo utili.

Ma nel momento in cui dici: Tornado, questa cosa non la puoi dire perché (segue una serie di motivi....) stai già dialogando, cioè la tua attenzione è stata già catturata e stai reagendo. Non c'è niente di costruttivo, ok, in questi casi, ma neanche niente di distruttivo. In questo genere di discussioni siamo come fantasmi che tornano come in un loop sulla scena del crimine, a ripetere le stesse cose dopo anni e anni in cui le abbiamo ripetute sempre uguali;  se ci pensi, non ci siamo spostati di un millimetro dalle nostre posizioni. Il fatto di rimanere puntualmente impigliati in questo genere di discussioni vuol dire che dentro di noi ci sono cose non  risolte. E il fastidio che proviamo verso chi ha opinioni diverse, o chi nega le nostre esperienze, o chi nega la nostra capacità di distinguere le esperienze, è solo problema nostro. Non è Tornado il problema.

Una cosa che ho imparato dalle OBE, in cui mi trovavo di fronte a personaggi non esattamente inclini al dialogo in modo costruttivo, visto che me menavano e basta, è che ero io, il problema.

 

Edited by malia
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8 minuti fa, malia ha scritto:

Infatti nessuno ci obbliga a perdere tempo ed energie con chi riteniamo non utile, o con post che non riteniamo utili.

Ma nel momento in cui dici: Tornado, questa cosa non la puoi dire perché (segue una serie di motivi....) stai già dialogando, cioè la tua attenzione è stata già catturata e stai reagendo. Non c'è niente di costruttivo, ok, in questi casi, ma neanche niente di distruttivo. In questo genere di discussioni siamo come fantasmi che tornano come in un loop sulla scena del crimine, a ripetere le stesse cose dopo anni e anni in cui le abbiamo ripetute sempre uguali;  se ci pensi, non ci siamo spostati di un millimetro dalla nostre posizioni. Il fatto di rimanere puntualmente impigliati in questo genere di discussioni vuol dire che dentro di noi ci sono cose non  risolte. E il fastidio che proviamo verso chi ha opinioni diverse, o chi nega le nostre esperienze, o chi nega la nostra capacità di distinguere le esperienze, è solo problema nostro. Non è Tornado il problema.

Una cosa che ho imparato dalle OBE, in cui mi trovavo di fronte a personaggi non esattamente inclini al dialogo in modo costruttivo, visto che me menavano e basta, è che ero io, il problema.

 

Io mi riferivo esclusivamente all'ultimo scambio fra me e lui, non quello prima. Per il resto sono d'accordo con te, ma per quanto mi riguarda l'affermazione di Tornado mi rimane piuttosto indifferente, proprio per questo non ho sentito il bisogno di rispondere per filo e per segno, ma andare avanti con serenità scambiando opinioni con altre persone.

 

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