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Giulia

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  1. Ciao, Eris ❤️ Scusa il ritardo. Questo sogno sembra essere una bellissima esperienza di contatto con tua Zia. Riguardo al concetto di simbolismo, non mi sbilancio in favore di una interpretazione rispetto ad un’altra perché sei tu la persona più qualificata ad interpretarli, anche fra quelli che ti sono già stati proposti. Mi viene da dire che alcuni, come le fiaccole nel buio, il portone, i gradini che sali e i cuscini bianchi possano essere dei veri e propri archetipi nel segnare quella che a noi umani appare un’ascesa verso il piano del puro spirito dove, in base alla mia esperienza personale, i nostri cari trapassati detengono la loro identità personale e sono sempre vicini a noi, pronti ad aiutarci. Quella delle mille fiaccole accese é una scena che ho visto in sogno poco dopo la morte di mia nonna 27 anni fa e che, per combinazione, ho ricordato solo poche ore prima di leggere il tuo post in relazione ad un mio sogno di contatto di stamattina. Mi aveva colpito nel mio caso la folla oceanica in mezzo alla quale mia nonna si trovava, al buio, con una fiaccola accesa anche lei.
  2. Mi ricordo di te, Beauty. Anche per me funziona così. Gli esercizi di simulazione che ho proposto per me funzionano in particolare mentre mi sto addormentando o riaddormentando dopo un micro-risveglio. Anche se non conducono a un’OBE ma a un sogno vivido sono in genere pregni della conoscenza che sto cercando in quel momento, sia che si tratti di una nozione a 360 gradi che semplicemente per guidarmi il giorno dopo. Dopo un po’ trovo che non mi servono più. La tutela di cui parli la osservo anch’io, molto strettamente.
  3. Buon giorno. Tutto ciò detto, reputo importante, prima di andare a sollecitare attivamente esperienze di OBE, fare chiarezza circa le proprie convinzioni, siano esse consce o subconsce, sul soprannaturale, eliminando dal proprio immaginario tutto ciò che non ci convince e non ci appartiene. A differenza di Freya, cha ha lavorato molto su questi concetti, io ho scelto tanti anni fa di non teorizzare circa il numero di piani o livelli che esisterebbero al di là della dimensione fisica, né sul numero di corpi che esisterebbero al di là del corpo fisico. Lo stesso dicasi per i loro rispettivi nomi. Questo in quanto ho potuto constatare che, oltre il corpo e la dimensione fisica, identificare ed etichettare vari corpi e vari strati dell’essere umano in base alle mie cognizioni terrene costituiva, almeno per a per me, un esercizio logico-razionale che mi avrebbe distratto dai miei propositi. Per esempio, ho potuto constatare che oltre il corpo e la dimensione fisica, i concetti di tempo lineare e spazio tridimensionale non hanno solidità e anche i concetti di “dentro” e “fuori” hanno poco senso. Infine, non mi sento a mio agio nel parlare di livelli, quasi ad esprimere un giudizio sulle limitazioni del piano fisico rispetto alla dimensione in cui risiederebbero gli spiriti disincarnati o mai incarnati, e il nostro stesso Io Superiore, in quanto sono giunta a considerare il piano fisico quale emanazione del mondo spirituale. Quando parlo di per mondi sottili intendo l’essenza di ogni cosa, lo spirito, la materia prima che permea il contenitore e il contenuto di tutto ciò che esiste, costituendo così un campo di energia intelligente. Tale campo è fluido, è potenziale allo stato puro, prescinde dai concetti di tempo lineare e spazio tridimensionale e costituisce un ponte diretto fra noi e il mondo, fra il nostro mondo interiore e quello esteriore, fra il nostro piccolo io immerso nel mondo fisico e il nostro Vero Io o Io Superiore partecipe di ogni cosa. Esso riflette come uno specchio le nostre aspettative profonde, aspettative cui è possibile accedere e che è possibile modellare tramite il potentissimo strumento dell’immaginazione. Per cambiare la frequenza del nostro stato di coscienza, renderlo più malleabile e in grado di focalizzarsi sui mondi sottili, esistono vari strumenti, alcuni dei quali sono sotto il nostro diretto controllo: esempi concreti di tali strumenti sono la meditazione e la preghiera. L’immaginazione che agisce in armonia con l’Amore incondizionato, regola prima del creato, combinata con una sana autostima, stato d’animo, aspettativa, concentrazione, obiettivi definiti, consapevolezza dell’enorme potenziale del momento presente e tecniche mirate, può permettere a tutti l’accesso ai benefici che i mondi sottili hanno in serbo per noi, indipendentemente dalle OBE. Gli ingredienti accessori importantissimi, ma spesso ahimè trascurati, sono la pazienza, la coerenza e la perseveranza nel perseguire gli obiettivi. Sempre indipendentemente dalle OBE, faccio riferimento alla torcia di cui parla Anita Moorjani nel presentare una metafora della propria esperienza di NDE, riportata in un post precedente. Abbiamo tutti in mano una torcia per poter illuminare ciò che di misterioso e sacro il nostro Vero Io sta cercando di creare nella nostra esistenza terrena e tramite essa. Si tratta di qualcosa di grande, potenziale allo stato puro, che il nostro piccolo io immerso nel quotidiano è in grado di riconoscere, anche se in modo a volte intermittente. Si tratta di qualcosa che, se perseguito in armonia con la regola prima dell’Amore, con un senso di sana autostima e fiducia nella nostra bussola interiore, può offrirci tutta una serie di benefici e permetterci di scrivere il nostro personale “manuale di istruzioni” per il compimento della nostra missione di vita, che è un tutt’uno con il nostro grande sogno. Chi usa il manuale di istruzioni confezionato da altri potrebbe ritrovarsi a trasportale un inutile fardello, ragion per cui cerco di fare poco riferimento alla teoria, e molto alla pratica. le esperienze fuori dal corpo sono un fenomeno del tutto naturale, quanto essere svegli, meditare o sognare: capire qualcosa in più sulla loro natura non significa per me affiliarsi a una corrente esoterica od occulta, ma solo approfondire la conoscenza di uno stato di coscienza che è alla portata di tutti. Le OBE sono uno dei tanti modi in cui si possono esplorare i mondi sottili e possono rientrare, con la pratica e la perseveranza, sotto il nostro controllo. Proprio ciò che ci appassiona di più e colpisce piacevolmente il nostro immaginario ci offre i segnali per trovare e seguire la nostra strada e realizzare i nostri sogni. Ribadisco che, a mio parere e in base alla mia esperienza personale, nessun male può venire dagli spiriti disincarnati, che, liberi ormai dall’Ego e dal guscio fisico, sono perfettamente consapevoli della regola prima dell’amore. Noi e le persone, le attività e le cose che ci sono care esistiamo oltre il tempo e lo spazio e pertanto abbiamo degli strumenti semplicissimi, ma spesso in gran parte inutilizzati, per renderli a noi percepibili. L’unico antagonista che possiamo temere quando ci avventuriamo dal piano fisico sui piani sottili siamo noi stessi: nella fattispecie il nostro Ego, pronto a boicottarci in tutti i modi per impedirci di scoprire che non siamo solo un corpo fisico e non ne siamo prigionieri. In realtà, stiamo solo facendo finta di esserlo per avere la gioia di scoprire il contrario. Come già anticipato, uso il termine corpo astrale per definire il veicolo tramite il quale la mia coscienza al di là del piano strettamente fisico: un corpo non vincolato dalle leggi dello spazio e del tempo, libero di fare le cose che (in armonia con la legge universale dell’amore) noi ci limitiamo a pensare o a sognare e, durante le OBE, solido e concreto quanto il corpo fisico nel rapportarsi all’ambiente astrale e agli spiriti disincarnati, anch’essi ugualmente solidi e concreti. In base alla mia esperienza, pertanto, il veicolo astrale può rendere per esempio assolutamente tangibili i contatti con i trapassati: se da una parte, secondo alcune teorie, esso non è più necessario dopo la morte del guscio fisico, sicuramente, in base alla mia esperienza, resta un abito che un trapassato può indossare a piacimento per incontrarsi con i propri cari. Circa i luoghi in cui si svolgono questi incontri, almeno nel mio caso, talora l’ambientazione è quella di casa mia o di altro ambiente terreno familiare, talora è un luogo decisamente paradisiaco e altre volte ancora sembra trovarsi per così dire a metà strada. Ecco perché non mi soffermo a teorizzare sull’esistenza di vari corpi al di là di quello fisico e preferisco limitarmi, ogni volta che posso, a parlare semplicemente di corpo e spirito. Riguardo al timore diffuso di poter rimanere “chiusi fuori” dal corpo fisico durante un OBE, aggiungo che in genere sento il corpo astrale vincolato a quello fisico da una sorta di “elastico psicologico” che mi ricorda che la mia residenza “ufficiale” e qui sulla terra nel corpo fisico e mi sollecita a rientrarvi quanto prima. Ci sono stati però eventi mistici di contatto con i defunti o Maestri Spirituali in cui questo vincolo psicologico è venuto meno. Mi sono tuttavia liberata dalla paura di essere chiusa fuori dal corpo diversi anni fa, quando nel bel mezzo di un’esperienza di OBE in cui ero, come spesso accade, in compagnia di mio padre defunto in quella che mi si presentava come la versione astrale della cucina di casa sua, squillò improvvisamente il telefono, che non avevo staccato poiché non si trattava di un’esperienza programmata. A quel punto, lo squillo risvegliò il corpo fisico, nel quale riapprodai dolcemente e senza scosse, senza danno alcuno. Comincio con la mia esperienza personale nell’indurre lo stato di mente sveglia in corpo addormentato, che è la situazione in cui siamo in grado di avere un’OBE. Come già detto altrove, ho sofferto di paralisi del sonno (mente sveglia in corpo addormentato) per circa 15 anni prima di comprendere di avere da quello stato la facoltà di accedere al mondo non fisico con la mente sveglia e con tutta la chiarezza di percezioni che ne conseguiva. È stato solo quando sono andata a vivere da sola che ho potuto concentrarmi più a fondo su queste esperienze e ricordo che stavo leggendo il libro “Viaggi dell’anima”, che credo fosse di Umberto di Grazia anche se non ne sono certa (visto che non è più in catalogo). Il libro parlava dell’argomento in modo non molto appetibile per me, ma mi aveva comunque ispirato. Il primo episodio fu spontaneo all’età di 29 anni, quando ero pienamente immersa nella vita lavorativa che mi richiedeva anche lunghi viaggi in autostrada il venerdì e il lunedì. Ricordo di aver scritto all’autore, che non mi aveva risposto. L’esperienza di sentire le gambe e le braccia che mi volavano via in modo incontrollato mi aveva naturalmente scioccato. Nel periodo di circa dieci giorni che seguì, cominciai a guardarmi intorno e a procurarmi altri libri più specifici. Evidentemente l’episodio era legato alle paralisi e il libro che in quel momento (1990) mi aiutò maggiormente fu “I miei viaggi fuori dal corpo” di Robert Monroe. Ero guidata da una brama di conoscenza di cosa c’è oltre il corpo e il mondo fisico e anche quella di incontrare persone defunte, in particolare mio nonno che era morto 4 anni prima della mia nascita, e quindi nei weekend che seguirono mi dedicai attivamente alla sperimentazione. Già allora avevo il sospetto che la lettura a cui mi stavo dedicando subito prima del primo episodio spontaneo di distacco non fosse una coincidenza, ma venisse dalla stessa fonte che provocava le paralisi spontanee. Poiché mi metteva a disagio fare queste cose di sera, con il buio, scelsi inizialmente i pomeriggi di sabato e domenica per i miei primi esperimenti. Queste le tecniche che usavo per indurre lo stato di mente sveglia in corpo addormentato di pomeriggio: - Meditazione finalizzata ad addormentare il corpo tenendo sveglia la mente con il proposito di ripetere l‘esperienza (e l’obiettivo di incontrare mio nonno) tramite l’immaginazione creativa. - Sincronizzazione delle onde cerebrali sulle onde delta mentre tenevo la mente sveglia e concentrata sul mio obiettivo. Oggi per farlo basta scaricare un mp3 da internet, ma nel 1990 le cose non erano altrettanto facili. Avevo acquistato un apparecchio chiamato Neutralizzatore Karnak, che permetteva, tramite le cuffie di cui era dotato, di sincronizzare le onde cerebrali sulla frequenza desiderata. L’avevo sperimentata su tutti i parenti e amici che si erano prestati all’esperimento e in tutti la frequenza delta induceva immediatamente il sonno. Lo stato di mente sveglia in corpo addormentato induceva una vibrazione nella testa, che presto imparai a sfruttare immediatamente per staccarmi dal corpo ed esplorare la versione astrale del mio monolocale sito nella periferia di Lodi. Le prime esperienze non furono positive in quanto non controllavo il fenomeno. Esempi: - Ho incontrato un paio di volte nel la versione astrale del mio monolocale una donna in tutto simile a me, ma vestita di nero, con unghie e rossetto di un rosso molto vivido che mai avrai scelto, che cercava o di strangolarmi, o di stringermi alla vita (che è sempre stato un punto in cui non tollero di essere toccata), spaventandomi. Dopo una breve lotta dovevo recedere e tornare nel corpo. Riconobbi istantaneamente in quella donna una parte di me (all’epoca la chiamavo sub-personaltà) che ostacolava i miei obbiettivi e che pretendeva che mi accontentassi di una esistenza puramente terrena. Non mi lasciai fermare. - Una volta, mentre stavo staccandomi dal corpo, ho sentito la mia stessa voce lamentosa, che mi richiamava dal corpo fisico, dicendomi “Non andare. Resta qui a piangere con me”. Questo auto-boicottaggio era ancora più insidioso e preciso, perché mi fece temere di essere impazzita. Dovetti dormire per una settimana intera con la luce accesa prima di riprovarci. - Altro aspetto negativo era che alle prime non ero in grado di controllare il corpo astrale: in alcune occasioni, la mia ricerca di mio nonno mi capitava di darmi il comando di andare altrove e finivo per attraversare a razzo tutti i piani e il tetto della palazzina in cui vivevo con il timore di farmi male; in un’altra occasione ero come un palloncino che andava semplicemente a galleggiare sotto il soffitto, oppure gravitava a qualche centimetro da terra, con una visione molto chiara di quella leggera polverina che si trovava sotto il letto. - Infine, mi capitava a volte di addormentarmi semplicemente senza ottenere nulla. Compresi che, prima di cercare mio nonno (che le mie idee dell’epoca collocavano in alto sopra di me), mi conveniva usare questa nuova capacità per esplorare la versione astrale di casa mia, che si trovava in una palazzina nella prima periferia di Lodi di fronte alla caserma dei vigili del fuoco. Ecco le prime esperienze: - Cominciai ad esplorare le capacità del corpo astrale. Mi divertiva infilare la mano astrale attraverso il cuscino, il materasso o il muro. Avevo il terrore di vedere il mio corpo, ma avevo l’audacia di starci vicino e una volta sentii distintamente il suono del mio respiro, che era il tipico respiro di una persona che dorme. - A volte vedevo il mio appartamentino con i muri divisori, a volte senza muri, come se fosse un unico locale. - Non avendo il coraggio di guardare il mio corpo fisico, notai che però la versione astrale del mio monolocale era dotata di specchi. Mi piaceva specchiarmi con il corpo astrale (è una cosa che ho sempre fatto poi negli anni). All’epoca, abitavo da poco in Lombardia e mi trovavo a 40 km dai miei colleghi ed amici. Mi sentivo sola ed ero solo all’inizio della mia nuova avventura. Le prime immagini che lo specchio astrale mi rimandò erano quelle di me, ma con un viso che riportava lividi o cerotti, e una volta mi vidi con i capelli scompigliati e addirittura i bigodini, che nel fisico non portavo. Compresi che quello era uno strumento importante per valutare il mio grado di soddisfazione della vita e non l’ho più abbandonato. Man mano che iniziavo a controllare le OBE, e trarne insegnamenti spirituali, le immagini che gli specchi astrali mi rimandavano erano sempre più belle, più belle che nella realtà fisica. In particolare ricordo due casi singolari occorsi molti anni dopo. 1) Una volta mi vidi con un solo occhio al centro della fronte, e lo trovai bellissimo; 2) una volta, mentre stavo facendo la chemio, mi vidi con fluenti capelli lunghi, ma notai un velo rosso sugli occhi che intesi come un segno della paura che provavo in quel periodo e che dovevo superare per star bene. - Il mio appartamento astrale era molto più bello che nella realtà. Per esempio una volta mi affacciai nella zona giorno, dove era collocata una poltrona di mia proprietà (l’appartamento era già arredato) dei colori miei preferiti, verde e blu. Al posto della poltrona c’era un divano semicircolare dei medesimi colori e c’era una luce intensa, anche se era notte e avrebbe dovuto essere buio. Un’altra volta mi affacciai alla finestra, dalla quale sul piano fisico si vedeva una strada di cemento che separava due file di autorimesse: sul piano astrale vidi invece un fantastico giardino, ricco di vegetazione e con una fontana al centro. - Ci sono poi altri episodi che ho raccontato in altri post, ma quando cominciai a controllare il corpo astrale e le OBE, ripresi la ricerca di mio nonno: i primi incontri avvenivano con me che tendevo la mano astrale e la sua che veniva incontro alla mia e me la stringeva. Ma la cosa più importante è che, con questi primi contatti in astrale arrivarono i primi sogni di mio nonno vivo, che mi mostrava come aveva partecipato al proprio funerale, e mi raccontava episodi che mi furono confermati da parenti solo in un momento successivo. Oggi, che ho più esperienza, posso indicare altri metodi per produrre lo stato di mente sveglia in corpo addormentato: - Programmazione: ho sempre programmato le mie OBE volontarie, anche con elenchi scritti dei miei obbiettivi da ripassare più volte prima di andare a dormire, per evitare di essere distratta, una volta libera dal corpo fisico, da altri obbiettivi che potrei incontrare. - La tecnica della sveglia o del sonno interrotto: questa non l’ho inventata io, ma è ampliamente usata anche per ottenere sogni lucidi (sogni in cui si è consapevoli di sognare): consiste nel puntare una sveglia per un orario che sia 4 o 5 ore dopo l’addormentamento, quando la mente è più fresca ma il corpo ha ancora bisogno di dormire. Quando suona la sveglia ci si alza, e si resta svegli per una mezz’ora a rivedere il proprio programma e a leggere, scrivere o guardare materiale che ci aiuta a rafforzare l’obbiettivo. Tecnica NON indicata per chi soffre di insonnia. - Sogni lucidi: esistono tante tecniche per ottenere un sogno in cui si è consapevoli di sognare. Io uso questi sogni come trampolino per l’OBE, semplicemente dandomi dei comandi finalizzati ad aumentare la mia lucidità. - Esercizi di simulazione (che utilizzo tutt’ora per avere sogni mirati). Ne vorrei proporre un paio per iniziare. ESERCIZIO DI SIMULAZIONE 1: Elementi che propongo di utilizzare in apertura e in chiusura di tutti gli esercizi che proporrò Per tutti gli esercizi di meditazione associati al tema OBE, propongo di preferire senz’altro un locale chiuso e non un luogo all’aperto, scegliendo con cura occasioni in cui siamo assolutamente certi di non essere disturbati o interrotti da telefonate, notifiche, bambini, animali domestici o altro. Cominciamo sempre l’esercizio facendo una breve rassegna dei motivi per i quali siamo grati, contenti o soddisfatti di noi stessi, della giornata, della settimana o del periodo che stiamo vivendo, oppure dei contributi da noi dati nelle varie aree della nostra esistenza. Se necessario, potremmo addirittura tenere una specie di agendina della gratitudine destinata espressamente a questo scopo. Spesso, infatti, tendiamo a dare per scontate le cose buone che facciamo, soffermandoci invece su quello di noi e della nostra vita che ci lascia scontenti, non sembra funzionare, ci ferisce o ci preoccupa. Essere duri con se stessi equivale ad esserlo anche nei confronti di Dio e dell’Universo, di cui noi siamo la forma di personificazione più diretta che conosciamo. Come possiamo predisporci a fare qualcosa di nuovo e di bello esibendo un atteggiamento ostile verso noi stessi, immensamente amati dal Sommo Creatore cui stiamo facendo appello, dalla Fonte Prima a cui stiamo attingendo? Indipendentemente dal tema delle OBE, è estremamente utile fare questa rassegna anche solo mentalmente, a inizio e fine giornata, perché è proprio grazie all’amor proprio che liberiamo il nostro potenziale creativo inutilizzato, innalziamo le nostre difese immunitarie, ci rilassiamo e diamo il meglio di noi. Se siamo alle prime armi e le nostre condizioni e abitudini lo consentono, privilegiamo per questo esercizio la posizione seduta, con la schiena in posizione eretta e le piante dei piedi ben appoggiate sul pavimento. Questo ci permetterà di rilassarci con un rischio minimo di addormentarci. Se invece desideriamo appunto prepararci, anche grazie a questo esercizio, a un sonno ristoratore, possiamo tranquillamente eseguirlo in posizione sdraiata. Se infine decidiamo di svolgere l’esercizio dopo alcune ore di sonno oppure all’alba, quando siamo ancora parzialmente immersi nella quiete della notte, prepariamoci ad essere sorpresi da quello che potrebbe essere l’ingresso in un’esperienza onirica di una nitidezza e lucidità inusitate. Per ottenere uno stato di quiete, cominciamo a focalizzarci, possibilmente a occhi chiusi, sul quieto flusso del respiro. Inspiriamo ed espiriamo profondamente e con calma. È importante impostare un respiro regolare che porti in equilibrio il sistema nervoso autonomo, che è quello preposto al controllo delle funzioni corporee involontarie e viscerali. A tal fine, respiriamo in modo tale che l’inspirazione abbia una durata uguale a quella dell’espirazione, contando per esempio fino a 6 secondi quando inspiriamo e fino a 6 secondi quando espiriamo. Se 6 secondi sembrano troppi, si può provare a cominciare con 5, oppure con 4. Concentrandoci sul numero di secondi di inspirazione ed espirazione, avremo già ottenuto lo scopo di focalizzare la mente su qualcosa, che è appunto uno degli obiettivi della meditazione, al fine di allontanare il chiacchierio della mente e favorire il rilassamento e la concentrazione. Se eventuali pensieri estranei all’esercizio dovessero intromettersi nella nostra mente in questa fase, guardiamoli in modo distaccato come se fossero delle navi che solcano il mare all’orizzonte, o nuvole bianche che attraversano il cielo sereno e spariscono poi naturalmente dal nostro campo visivo. Riportiamo quindi l’attenzione sul respiro, finché non ci sentiremo in un quieto stato di rilassamento. Con la pratica, basteranno tre cicli di inspirazione ed espirazione per predisporci all’esercizio. Durante questa fase che introdurrà tutti gli esercizi che desidero proporre, assicuriamoci che eventuali tensioni presenti nel nostro corpo si sciolgano. Lo stesso vale per qualsiasi pensiero ostile diretto verso l’esterno: proprio come dicevo riguardo a eventuali sentimenti di insoddisfazione o inadeguatezza che proviamo nei nostri riguardi, ogni tipo di sentimento negativo diretto verso altre persone, cose o situazioni genera tossine che intorpidiscono il nostro spirito e boicottano i nostri obiettivi. Come per le tensioni e le rigidità del corpo, visualizziamo eventuali tensioni di carattere emotivo sciogliersi e dileguarsi nella luce. Mentre ispiriamo ed espiriamo profondamente all’inizio di ogni esercizio, concentriamoci su qualsiasi area del corpo che possa trovarsi in uno stato di rigidità o tensione. Ispirando, immaginiamo l’aria come un flusso di sottile energia liquida del colore o dei colori di cui sentiamo il bisogno che, entrando dal naso, raggiunge la testa, il collo, le spalle, le braccia, il tronco, la schiena, l’addome, le gambe e i piedi, e porta a ciascuna parte del corpo uno stato di grande rilassamento e pesantezza. Per il loro ruolo ai fini del rilassamento e del ponte che creano fra spirito e materia, propongo a chi non ha un’idea precisa sul colore da scegliere un verde o verde/azzurro nella tonalità delicata che troviamo nell’acqua in natura. Come per le tensioni e le rigidità del corpo, visualizziamo eventuali tensioni di carattere emotivo sciogliersi al passaggio di questa energia liquida delicatamente colorata. Espirando, immaginiamo l’energia liquida che lascia il corpo portandosi via qualsiasi tensione, rigidità, stress o preoccupazione. A tal fine, immaginiamo non lontana da noi una sorta di apertura nel pavimento simile a un tubo di scarico. Durante ogni espirazione, immaginiamo questo liquido colorato che porta via ogni tensione e, riversandosi in questa apertura, fa defluire tutto l’esubero di energia che ci provocava disagio, andando ad irrorare qualsiasi area dell’universo che di questa energia ha invece bisogno. Diamo alla testa, al collo, alle spalle, e a qualsiasi altra parte dell’organismo che sentiamo in tensione, il permesso di lasciarsi rilassare da questo flusso di energia liquida e delicatamente colorata, cui attribuiamo un’altra meravigliosa proprietà: al suo passare ci riempie di amore e comprensione per tutto e tutti coloro che ci circondano e, grazie a questo grande e incondizionato amore, ci tutela e ci sostiene, sigillandoci in un solido guscio protettivo che lascia entrare solo amore, ovvero il sentimento che vibra in sintonia con noi. Se ancora non lo abbiamo fatto, chiudiamo gli occhi, sentendo le palpebre piacevolmente pesanti, come tutto il resto del corpo, ed entriamo nel vivo di questo particolare esercizio. Se in questa occasione ci stiamo semplicemente familiarizzando con quella che diventerà una routine per tutti gli esercizi che proporrò, limitiamoci a questo punto a trascorrere qualche minuto in un quieto stato meditativo, osservando e percependo la luce e il colore che emanano da noi, circondandoci di un alone di energia, fatto di amore, pace e sicurezza. È proprio questo il guscio protettivo di cui parlavamo prima: una sorta di involucro fatto di amore, armonia e sicurezza, che emana e lascia entrare solo energie affini a questi sentimenti. Alla fine di questa e di eventuali altre sedute meditative incentrate su un ampliamento del nostro stato di coscienza, salvo che nel caso che l’esercizio ci abbia consentito di scivolare nel sonno, è essenziale, prima di ritornare alla nostra vita quotidiana, visualizzare il campo di energia che ci circonda ritirarsi e tornare a noi: richiamiamo a noi la nostra luce sigillandoci in essa come in una bianca tuta protettiva, che ci fa sentire pieni di amore, gratitudine e vitalità, che diffonderemo piacevolmente nell’ambiente attorno a noi, nei nostri pensieri e sentimenti verso gli altri, nel nostro dialogo interiore e nei nostri sogni ad occhi aperti, ma invulnerabile alle energie pesanti che inevitabilmente gli animi più sensibili sono i primi a percepire. Se non lo abbiamo già fatto, apriamo gli occhi e stiracchiamoci come faremmo dopo un sonnellino. ESERCIZIO DI SIMULAZIONE 2: Non siamo soltanto un corpo fisico Dopo aver rilassato la mente e il corpo con la meditazione, con il fine di sentirsi pieni di amore e salvaguardati da un guscio di energia che ci protegge e ci ristora, immaginiamo di alzarci dal luogo in cui siamo seduti o sdraiati e di raggiungere un altro punto del locale o dell’ambiente in cui il nostro corpo riposa. Sentiamo il pavimento sotto i piedi e, se ci fa piacere, immaginiamoci scalzi, in modo da percepire ancora meglio la sensazione che questo provoca sotto la pianta dei piedi. È fresco? Ruvido? Liscio? A piastrelle? Di legno? Di pietra? Facciamo affidamento, per questa fase, sulla nostra memoria circa quello che si trova in questo ambiente a noi familiare, consapevoli, tuttavia, che il luogo in cui ci muoviamo è su un piano diverso da quello fisico e potrebbe fin da subito rivelare delle piccole diversità. Al nostro passaggio, immaginiamo di toccare le cose che si trovano sul nostro cammino. Se per esempio ci stiamo dirigendo con l’immaginazione verso una porta, tocchiamo il muro o i mobili che si trovano sul nostro percorso. Soffermiamoci a percepire sotto le mani ciò che tocchiamo: eventuali oggetti, scaffali, soprammobili e così via. Per questo tipo di esplorazione va bene qualsiasi gesto che rafforzi la consapevolezza che ci stiamo effettivamente muovendo e spostando con un veicolo simile ma diverso da quello fisico, che in questo momento riposa in tutta sicurezza. Il mezzo con il quale ci muoviamo è in grado non solo di percepire con il tatto, ma anche con la vista, l’udito, l’odorato, il gusto e l’intuito. Raggiunta la porta, tocchiamone lo stipite, la maniglia e, se è chiusa, prendiamo atto del fatto che non è necessario aprirla, perché essa è fatta della stessa energia del corpo con il quale ci stiamo muovendo e può (se lo desideriamo) essere comodamente attraversata. Prima di dirigerci in un’altra stanza, immaginiamo di voltarci a guardare il nostro corpo rilassato: notiamo come questo sia circondato da un guscio di luce e amore che ne emana e lo protegge sempre. Quindi procediamo. Ora usiamo questa tecnica per visitare un po’ tutta la casa o l’ambiente in cui ci troviamo: camminando tranquillamente, visitiamo ciascun locale, toccando le maniglie e aprendo o attraversando le porte, facendo un giro e passando in rassegna le varie cose che vi si trovano. Facciamo caso a ciò che maggiormente attira la nostra attenzione. C’è qualcosa fuori posto o che non ci aspettavamo di vedere? Avviciniamoci a una finestra e scostiamo la tenda: se nella realtà fisica non ce n’è una, immaginiamola pure del colore e della foggia che preferiamo e, se nella realtà fisica ci sono una persiana o delle imposte chiuse, immaginiamole trasparenti e guardiamo all’esterno. Cosa vediamo? Che paesaggio si presenta ai nostri occhi? Prendiamo mentalmente nota di tutto, specie se differisce dal paesaggio che ci saremmo aspettati di vedere. Infine, portiamoci nella stanza che sentiamo più speciale per noi, anche se si tratta di quella in cui il nostro corpo sta tranquillamente riposando. Questo luogo potrebbe diventare una sorta di centro operativo per tutti i nostri futuri esercizi di meditazione. Una volta raggiunto questo luogo, immaginiamo che, dietro a una tenda che in qualche modo si mimetizza con l’ambiente, si trovi una porta della cui esistenza non eravamo al corrente: tocchiamola, guardiamola con attenzione e notiamo che ha una maniglia speciale. Come si presenta questa porta? Essa si apre facilmente oppure potrebbe già presentarsi aperta. Se abbiamo già avuto delle esperienze in cui ci trovavamo ad esplorare il piano astrale, poiché risulta immateriale per noi e immette in un altro ambiente che non sapevamo esistesse. Forse sospettavamo già dell’esistenza di questo portale e annesso locale, ma adesso possiamo constatare che esiste davvero e che, ogni volta che lo attraverseremo, la sua realtà e tangibilità aumenteranno, grazie al potere creativo dell’immaginazione rafforzata dalla ripetizione. Entriamo ed ispezioniamo con attenzione l’ambiente. Una persona a noi amica potrebbe a questo punto avvicinarsi a noi e presentarsi: il suo ruolo è quello di facilitare la nostra esperienza e farci da guida, in questa prima visita ed eventualmente anche in quelle successive. Potrebbe illustrarci ciò che vediamo, darci delle spiegazioni, rispondere alle nostre domande o limitarsi semplicemente a metterci a nostro agio. Oppure potremmo proseguire la nostra esplorazione da soli. Questo locale/ambiente potrebbe immetterci in un paesaggio o altro luogo che ci è vagamente familiare. Potrebbe essere un giardino, un parco, un pianerottolo che conduce a un altro appartamento o un corridoio che conduce a delle stanze sconosciute. Potrebbe espandersi a vista d’occhio o avere una dimensione più intima, ma per qualche verso attirerà la nostra attenzione. In altre parole abbiamo scoperto un luogo che, indipendentemente dal proprio aspetto (che in sedute successive potrebbe essere lo stesso oppure mutare o arricchirsi), ci invita ad essere esplorato. Fermiamoci per un attimo ad assaporare il senso di libertà e gioia che questa scoperta porta con sé. Magari sediamoci per un attimo per fare mente locale e fissare nella memoria la certezza che in questo luogo tutto nostro potremo tornare ogniqualvolta lo desidereremo, consapevoli che ogni visita renderà più solido e concreto questo nostro spazio. Quando ci sentiamo pronti, salutiamo la persona che ci ha fatto compagnia, se ne abbiamo trovata una, e ripercorriamo la strada a ritroso, fino a tornare al luogo in cui il nostro corpo riposa. A meno che non ci siamo nel frattempo addormentati, rifacciamo tre respiri profondi: a ogni respiro sentiamo l’energia dello stato di piena vigilanza riempire ogni cellula del nostro corpo, facendoci sentire freschi, svegli e in uno stato di piena consapevolezza e attenzione. Apriamo gli occhi e stiracchiamoci come faremmo dopo un sonnellino. Soffermiamoci un attimo a fare mente locale sul fatto che tutto ciò che abbiamo esperito in questo esercizio è avvenuto indipendentemente dal corpo che riposava seduto o sdraiato: abbiamo fatto visita a un ambiente che, pur assomigliando a quello fisico ed essendo ad esso collegato, era in realtà diverso, più fluido, più amichevole. Non abbiamo avuto bisogno dei sensi fisici per visitarlo, perché esso esiste indipendentemente dalla realtà materiale e fa parte dei mondi sottili di cui facciamo parte anche noi e noi abbiamo la capacità di arricchirlo. Si tratta di un mondo familiare che però sfugge alle leggi della materia, perché qui tutto ciò che è in armonia con la regola prima dell’amore è possibile. Quando ci muoviamo in esso, sentiamo un profondo senso di appartenenza e di protezione e così sarà tutte le volte che lo rivisiteremo in futuro. Una volta terminata la meditazione secondo le indicazioni già prospettate alla fine dell’esercizio 1, prendiamo nota di qualsiasi dettaglio attinente all’esperienza appena avuta che riteniamo valga la pena appuntare e ricordare. In particolare registriamo nel modo più dettagliato possibile che sensazioni abbiamo provato rendendoci conto di non essere solo un corpo fisico, ma di avere un veicolo immateriale in grado a propria volta di muoversi e interagire con l’ambiente. Nota: potrebbe essere necessario familiarizzarsi con questo esercizio per gradi, limitandoci le prime volte a muoverci nella stanza in cui ci troviamo, per poi espandere gradualmente l’ambito di esplorazione. Fare troppo subito non è produttivo. Se ci sembra di fare troppo, lasciamoci guidare dalle nostre sensazioni personali. Un momento importante, una volta impratichitici con questo esercizio, sarà quello di riuscire a immaginarci in un punto lontano dal luogo in cui il nostro corpo riposa e riuscire a camminare o galleggiare da quel punto mantenendo le distanze nei confronti del corpo stesso, senza permettere alla nostra consapevolezza di lasciarsi “risucchiare” da esso. Questa versione breve dell’esercizio è inoltre particolarmente indicata la sera, prima di andare a dormire. Mentre ci addormentiamo, potremmo limitarci a simulare un’esplorazione della camera da letto o di un’altra stanza della casa. Questo è un ottimo esercizio per chi è stanco alla fine di una giornata, ma desidera stimolare sogni significativi, sogni lucidi o viaggi astrali: non richiede grande impegno e rafforza in modo regolare e costante la consapevolezza che non siamo soltanto un corpo fisico. N.B. Alla base delle mie conoscenze attuali è anche lo studio approfondito della Legge di Attrazione, sdoganato in Italia nel 2006 in modo lacunoso e materialistico, come un qualcosa di tenuto nascosto da tempo immemorabile da parte dei potenti. Nulla di più falso. Per chi desiderasse approfondire il tema, consiglio i libri dei coniugi Esther e Jerry Hicks, guidati da un gruppo di Guide Spirituali di nome Abraham. La Legge di Attrazione funziona sempre. Se passiamo il nostro tempo a pensare il fallimento, attireremo e manifesteremo il fallimento.
  4. Questo é tutto molto interessante, Black Sam. La mia opinione é che non é necessario conoscere elaborazioni teoriche per evolversi. Un conto é la semplificazione fine a se stessa, un conto é la semplificazione che si sceglie di utilizzare per lasciare al praticante la libertà di costruirsi le proprie conoscenze tramite le proprie esperienze dirette, anziché imporgli modelli precostruiti da chi magari delle OBE sa poco o nulla, e a cui tale approccio potrebbe risultare pesante e controproducente. Parto dalla premessa che noi siamo emanazione fisica del Divino, siamo infatti parti del Divino che creano la propria realtà. E' dunque naturale che con minore o maggior determinazione chi é attratto dalle OBE cerchi la comunione con il divino. Prospettare a chi é interessato alle OBE come premessa la possibilità di incagliarsi in dimensioni inferiori può essere un interessante esercizio intellettuale, ma per alcuni potrebbe comportare disfattismo fin da subito, e il disfattismo viene appunto da i mondi inferiori. Non mi é mai capitato di specificare che bisogna conoscere l'inferno per poter ascendere, poiché le persone che mi chiedono consigli per poter avere le OBE si trovano di solito all'inferno di esperienze umanamente orribili e hanno l'urgenza di vedere cosa c'è oltre. Per il resto ho sempre sottolineato l'importanza di non usare queste esperienze per un fine ludico. D'altro canto sottolineo come le OBE possano esse stesse costituire un movimento orizzontale, verticale o a 360 gradi che va a integrare e arricchire le esperienze della vita quotidiana, portando il praticante a trascenderle con una visione più completa e più vicina al Divino di cui siamo parte e per cui proviamo nostalgia. Anche qui noto delle verità, miste a giudizio e disfattismo. Per questo mi piace aiutare le persone a comprendere i loro sogni, se lo richiedono e solo se lo richiedono. Non so da quali tue esperienze vengano tali giudizi. Ribadisco che chi si rivolge a me per un consiglio lo fa per l'urgenza dettata da situazioni di vita o con la sana curiosità di conoscere. Non é alla ricerca del potere o di sopraffare il prossimo. Tutt'altro. Fare loro dei discorsi sulla volontà luminosa al di là della forma é una cosa che faccio, ma con terminologia più semplice. La multidimensionalità dell'argomento é qualcosa che ne scaturisce, magari con anni di esperienza non solo nell'ambito delle OBE, ma di vita. Non mi piace bloccare le persone con questi discorsi. E' un po' come dire: "Se vuoi imparare l'abc, sappi che poi dovrai imparare il teorema di Pitagora e laurearti successivamente in neuroscienze." Limitarsi ad avere una manciata di esperienze potrebbe essere comunque lo spunto per approcciarsi alla vita in modo diverso. Ecco un'ultima dichiarazione dettata dal disfattismo, e il disfattismo, lo ripeto, viene dai mondi inferiori, dall'Ego nella dizione che ho definito sopra. Riprendo il discorso di eggregora, o forma-pensiero, perché mi interessa. Ne ho trovate alcune sul piano astrale che mi sono state molto utili. Prendiamo Lewis Carroll, pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson (Daresbury, 27 gennaio 1832 – Guildford, 14 gennaio 1898) e il suo libro Attraverso lo specchio e ciò che Alice vi trovò. Accuse di pedofilia a parte, gli viene anche attribuito il consumo di funghetti psicoattivi. Ad ogni modo, lo specchio di Alice mi é stato utilissimo in astrale e l'ho usato spessisimo non solo per specchiarmi e vedere il mio corpo astrale, ma come portale verso altre dimensioni: ogni volta che attraverso uno specchio la mia lucidità aumenta. Prendiamo Le cronache di Narnia (titolo originale in inglese: The Chronicles of Narnia), una serie di romanzi di fantasia scritta da C. S. Lewis. Il leone la strega e l'armadio mi é stato di spunto per creare un altro portale: l'armadio. Solo una volta non ha funzionato, forse perchè avevo sonno, e in quel caso mi sono ritrovata fra gli abiti che vi erano appesi. Appunto, Freya. Lo trovo l'ufficio complicazioni. Non dubito che per alcuni sarà utile, ma per molti sarà demotivante.
  5. Questo é esattamente quanto ho concluso alla fine del post: due pezzi di un puzzle più grande di noi, con la precisazione che quando io parlo di corpo astrale mi riferisco unicamente al veicolo con cui la mia coscienza si muove durante le OBE. Non mi stavo riferendo ai bambini di 12 anni che vengono sul forum ad imparare ad avere le OBE e che potrebbero anche giudicare pallosi questi discorsi. Mi riferivo a chi si approccia alla ricerca della verità con lo spirito di apertura, di meraviglia e di innocenza di un bambino. Non potrei mai di edulcorare ciò che apprendo e sto apprendendo: é una questione di integrità morale.
  6. Ciao, Freya. Grazie per il video. Oltre al video, mi sono anche presa il tempo per approfondire il pensiero dei neo-gnostici Steiner e Gurdjieff. Pur trovando nel video delle conclusioni a cui sono giunta anch’io, devo specificare che, dopo un migliaio di OBE, esperienze mistiche e sogni di natura spirituale mirati tutti ad ottenere una conoscenza diretta delle cose con un atteggiamento alla San Tommaso, ne ho ricavato un approccio diverso alla ricerca, e sono giunta a conclusioni che sono tutte improntate alla meraviglia e alla gioia che tutto il Creato rappresenta agli occhi di Dio e del nostro Io Superiore che viene da Dio. È bene sapere che ci sono teorici chiaroveggenti come Rudolf Steiner che collocano proprio nel corpo astrale entità spirituali che nella storia dell’umanità si sarebbero contrapposte come nemiche alle entità che intendono solo far progredire l’umanità, ossia le entità luciferiche nell’epoca lemurica, e le entità arimaniche o mefistofeliche nell’epoca atlantica. è bene sapere che lo stesso dichiarava che oggi giorno le entità asuriche (molto più difficili da contrastare) si sarebbero stabilite nell’anima cosciente o Io, per estirpare pezzo per pezzo parti di Io. Ugualmente utile può essere sapere che il neo-gnostico Gurdjieff distingueva 21 tipi di idioti, dove termine "Idiota" era inteso nel senso greco originario di essere egocentrico che limita la sua attenzione a ciò che gli è proprio, e di conseguenza si disinteressa di ciò che è pubblico, vale a dire comune a tutti, che gli idioti comporrebbero i gradini di una scala spirituale che va dall'Idiota ordinario fino all'Idiota n. 21, che è Dio, e che vedesse i diversi gradi di Idioti in rapporto con altrettanti ostacoli particolari da superare sul cammino della liberazione dalle diverse forme di egoismo e di egotismo. Per me il corpo astrale è semplicemente il veicolo che la mia coscienza usa durante le OBE, per raggiungere la conoscenza diretta, e non occasione per soffermarmi su entità oscure o ostacoli. Prendiamo il Vangelo di domenica scorsa, 25 giugno 2023: Mt 10,26-33 In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: Delle tre frasi che ho evidenziato in grassetto io ho conosciuto per esperienza diretta: 1) Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze (per quanto nessuno è profeta in patria) 2) Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura Ma fin dall’infanzia ho guardato con sospetto chiunque si avvalesse del terrorismo psicologico per annunciare la Buona Novella. Certo, si racconta che anche Gesù amasse scandalizzare persone cristallizzate in rigide teorie, ma sicuramente non lo faceva con i bambini. È per questo che ho cercato da me stessa fin da subito la conoscenza, aperta a tutto ciò che man mano imparavo, e nel mio caso le OBE sono state il mio strumento decisivo per conoscere ciò che va oltre i sensi fisici, e che mi ha portato anche a intuizioni, esperienze mistiche, e oggi a sogni i cui contenuti costituiscono la mia guida spirituale. Per questo ritengo che chi si avvicina alle OBE con animo innocente e desideroso di conoscenza spirituale, consapevole che potrà avvicinarsi alla verità di cui ha personalmente bisogno per arricchire la propria vita, e non per paura di perderla, si arricchirà. In base alla mia conoscenza acquisita con l’esperienza e le testimonianze che le supportano, Dio è in tutto il Creato, in ciascuno di noi, anche nei rettili, e li guarda con meraviglia come un qualcosa di incredibile bellezza. In base alla mia conoscenza le OBE possono condurci a conoscenze che riguardano anche le nostre scelte prenatali (a me è successo) e alla scoperta che in ciascuna vita c’è un disegno che il nostro Io Spirituale ha scelto, sebbene non consapevole delle effettive difficoltà che la vita terrena comporta, per poter co-creare insieme a Dio. Il 17 settembre 1975, Dannion Brinkley, un uomo di 25 anni dal passato ben poco edificante, fu colpito da un fulmine mentre parlava al telefono, fu dichiarato morto per 28 minuti, per poi risvegliarsi coperto da un telo in corridoio, in attesa di essere spostato in obitorio, dopo una esperienza di NDE. Nel corso della sua esperienza, uno degli esseri di luce che gli aveva parlato telepaticamente, aveva detto: “Voi esseri umani siete realmente eroici. Voi che andate sulla terra siete eroi ed eroine, perché fate qualcosa che nessun altro esser spirituale ha il coraggio di fare. Andate sulla terra per co-creare assieme a Dio.” “Gli esseri umani sono potenti esseri spirituali designati a creare il bene sulla terra. Questo bene non è in genere compiuto con azioni ardite, ma con singoli atti di gentilezza tra le persone. Sono le piccole cose che contano perché sono le più spontanee e mostrano chi siete veramente.” “Chi voi siete è la differenza che Dio fa. E quella differenza è l’amore” (libera traduzione da Saved by the Light di Dannion Brinkley e Paul Perry, HarperOne). Questa potrebbe essere un’altra sfaccettatura o modo di vedere l’IO dei neo-gnostici, anche se l’insegnamento si presenta in modo diverso, con un approccio diverso, tranquillizzante e rincuorante. Concordo che necessiti un approccio spirituale per beneficiare delle OBE e che le risposte che ciascuno troverà saranno soggettive, diverse e commisurate alle esigenze personali di ciascuno. Da questo approccio scaturirà un rapporto intuitivo con letture e pensieri di altre persone che aiuteranno il praticante, durante il percorso, a arricchire la propria vita. Ciascuna verità costituirà i pezzi di un puzzle di cui per ora non abbiamo la a visione completa. È per questo che desidero offrire degli spunti per poterle praticare senza lasciarmi prendere dalla sfiducia.
  7. Ciao, Freya. Abbi pazienza con me. Io non so di cosa parli. Potresti fare degli esempi di iniziazione, evoluzione orizzontale e verticale? Sí, parli di cose che vengono dai piani superiori, mentre io dico che vengono dalla nostra comune sorgente divina di cui siamo parte. Non ci vedo una grossa differenza di vedute. Ma questo a parte mi viene da chiederti degli esempi. Se no non capisco.
  8. Grazie, Freya Intanto specifico che, se ho fatto riferimento a privilegi e riti di iniziazione, é stato semplicemente perché ho consultato il significato del termine “esoterismo” che a me non piace, secondo cui un ristretto numero di individui avrebbe accesso a determinate cose (con riti di iniziazione e simili) che io invece considero accessibili a tutti coloro che hanno l’interesse e la passione per desiderarle e perseguirle. Poi ho ripensato al termine evoluzione verticale che non comprendo, e adesso mi parli di evoluzione orizzontale. Si presume che dietro ci sia una dottrina di qualche natura. Magari potrebbe essere utile un link. Io comunque mi muovo nelle mie OBE ormai al di là del cosiddetto piano astrale, dove i termini orizzontale e verticale potrebbero avere ancora un senso, e noto che tutte le creture sono parte della stessa fonte divina e ad essa hanno accesso. Non mi ispiro a dottrine particolari se non al cristianesimo delle origini, che non é arrivato fino a noi, laddove si parlava chiaramente del concetto che non esistono discriminazioni orizzontali e verticali, anzi.
  9. Bene, Freya. Credo che ci siamo chiarite, per quanto sono ancora curiosa circa tutti vari corpi e le loro funzioni, quando avrai tempo. Per esempio, per quanto ne so, il corpo eterico é quello che sopravvive alla morte per circa tre giorni e consente in quei primissimi momenti e anche nella fase OBE delle NDE, di avere percezioni precise della realtà fisica, cosa che nelle semplici OBE per me non succede, ragion per cui trovo inutili le proposte di esperimenti tipo quello di leggere un cartello. Lo stesso dicasi per le OBE che insorgono automaticamente al fine di sfuggire a un trauma. Anche in quei casi si registra una percezione più precisa della realtà fisica. Ritengo, come ben sai, che le tue parole siano il frutto di ricerche ed esperienze molto approfondite, condotte con grande perseveranza e passione, laddove io mi sono dovuta muovere senza internet e senza interlocutori fino al 2002. Credo di poter concludere che le persone vibrazionalmente sintonizzate esclusivamente sul piano materiale non abbiano interesse alcuno a coltivare le OBE a fini spirituali, che sono le uniche di cui mi interesso. Per riassumere le mie conclusioni dopo 30 anni di esperienze, vedo che abbiamo punti di vista per alcuni aspetti diversi. I tuoi sono sicuramente meritevoli di approfondimento per i non addetti. Per riassumere invece la mia angolazione, faccio una piccola sintesi, prima di arrivare alle OBE: per me tutto ha un’essenza spirituale, anche le cose. Distinguo semplicisticamente l’io terreno dall’Io Completo o Io Spirituale o Spirito (che considero termini analoghi). Ritengo lo Spirito parte della Fonte Divina e ritengo che tutti possano riallacciare i rapporti con tale Fonte anche durante la propria esistenza come esseri incarnati. Ritengo che anche il peggior farabutto possa avere una NDE e vedere anche se momentaneamente il quadro completo, secondo l’analogia dell’interruttore acceso proposta da Anita Moorjanie e ricavarne una evoluzione spirituale. Di conseguenza non aderisco al concetto che esistano persone privilegiate dalla nascita (ma potrei sbagliarmi) e non sono mai stata attratta dal concetto che per raggiungere certi scopi occorrano riti e iniziazioni (per quanto anche in questo potrei sbagliarmi). Ritengo che il Divino o entità benevole possano intervenire nella vita dell’uomo ed aiutarlo. Ritengo che spiriti incarnati e disincarnati non siano separati dalla morte del corpo fisico e che il contatto con persone care defunte sia una cosa automatica, che non viene necessariamente da una parte o da un’altra. Ritengo che ció si possa tranquillamente raggiungere con le OBE ma concordo che persone spiritualmente involute potrebbero non giovarsi delle OBE.
  10. Grazie. Freya. Ti chiedo di pazientare e di spiegarmi esattamente cosa tu intendi per spirito in relazione a cosa tu intendi per anima e sviluppo animico. Non sono concetti che fanno parte del mio background e quindi ho più difficoltà a comprenderli. Ti chiedo anche gentilmente di spiegarmi cosa significa evoluzione verticale. Allo stesso modo, ti prego di parlare dei vari corpi e di spiegare in particolare il concetto di corpo solare. Io per convenienza mi sono sempre riferita a corpo fisico, astrale ed eterico. Nel frattempo, faccio un piccolo passo in dietro, e aggiungo per completezza un concetto che avevo già espresso in una discussione sulle OBE, arricchendola e integrandola per questo thread: Riguardo a questo, io punto molto sulla preparazione di un'OBE e cerco di non lasciarla al caso (salvo che in circostanze di forza maggiore). Le mie prime esperienze sono state le uniche in cui mi sono auto-boicottata. Ma mi interessa molto il discorso sull'evoluzione verticale, sui corpi/piani sottili, sull'evoluzione animica che tu fai, per chiarire a me stessa dove collocare quelle prime esperienze secondo questo inquadramento.
  11. Grazie infinite, Freya, per aver accettato di partecipare, specie in considerazione del fatto che il pubblico che ci legge parte da ragazzini di 12 anni, che sono i più propensi a voler usare questo tema a scopo ludico, con tutte le conseguenze negative che ne possono derivare. Come sai io non ho un background italiano, ma anglofono, per cui la considero un'ottima cosa che ci sia almeno una persona che esprima considerazioni diverse dalle mie, perchè chi ci legge é appunto italiano. Questa tua prima affermazione, inoltre, coincide con quella degli spiritualisti britannici, che dedicano la loro preparazione e il loro operato a consentire la comunicazione fra defunti e viventi. I medium spiritualisti non evocano mai i defunti, ma si limitano a parlare di quelli che riescono a percepire. Se ne parla anche nella letteratura vetero- e neo-testamentaria con l'espressione che nel N.T. é discernimento degli spiriti (διακρισεις πνευματων, "diakriseis pneumaton"), discorso molto ampio nel quale preferisco non entrare. Personalmente ho avuto centinaia di contatti con defunti, parenti e amici, in questi giorni soprattutto professori e insegnanti. Non dubito minimamente della loro identità, perchè mi offrono riscontri. Magari faccio eccezione, ma sospetto che, se non avessi una passione enorme per l'argomento, e il bisogno urgente di controllare il fenomeno, magari non ne avrei affatto. Come sai io mi esprimo in modo estremamente semplicistico in varie aree di mio interesse perchè le complicazioni non mi aiutano, ma per portare un esempio di quello che intendo (e che potrebbe essere di natura esclusivamente mia personale) vorrei richiamare un caso di OBE in cui ero stata tentata di usare il mio potere, non per fare del male, ma per pretendere una risposta da persona a me ostile, e come ciò mi fu impedito da creature angeliche, non con la forza, ma con la potenza dell'amore: https://www.cosenascoste.com/topic/156-esperienze-di-obe-significative/page/2/#comments Altra osservazione di tutto rispetto, Freya ❤️ Io mi limito ad aggiungere che ho dei ricordi antichi (diciamo così), avuti in almeno due distinte occasioni. Il primo era un ricordo prenatale in cui ero consapevole di alcune grosse sfide che avevo accettato di accollarmi insieme ad alcuni altri, ma vedevo le cose da un punto di vista assolutamente gioioso ed entusiasta e non vedevo l'ora di venire al dunque. Al momento di venire al mondo mi sono sentita terribilmente presa in giro e avrei voluto tornare indietro, tanto il mio dispiacere per la povertà spirituale in cui mi ero andata a cacciare. Nell'altro, invece, ricordavo esattamente il mio arrivo a casa dalla clinica in cui ero nata e l'enorme amore dei miei genitori e delle mie nonne (essendo tra l'altro prima figlia e prima nipote). Prima di questo ricordo, c'era stata la consapevolezza di cosa sia una revisione di vita, cosa che non ho mai sperimentato in toto perchè non ho mai avuto una NDE. Nella seconda parte di questa esperienza ricordo di aver visto un esercito di creature angeliche che andavano incarnandosi in ogni luogo della terra, in numero sempre maggiore, tutte vestite allo stesso modo in un'uniforme mimetica molto chiara, quasi rosa, che le rendeva anonime. Questo esercito di creature incarnate spiritualmente più sveglie può sicuramente ricollegarsi al concetto di allevamento di esseri opportunamente sedati, dove con sedazione posso intravedere similitudini con il mio concetto di amnesia. Il concetto di amnesia lo ricavo anche dalla letteratura sulle NDE. Difficilmente viene concesso a chi ha queste esperienze e vede le ragioni a monte della propria incarnazione, ricordarle dopo l'evento, come se il ricordo potesse nuocerci o intralciarci. E' un fatto che trovo di nuovo molto ingiusto, sebbene mi sia dato di vederne degli sprazzi ogni tanto. Io non so molto sui vari mondi sottili che ho io stessa evidentemente attraversato in quel migliaio di OBE che ho avuto, e spero di imparare da te. Da parte mia posso solo dire che, in base a quanto ho letto fino ad ora, il tempo così come lo intendiamo noi esiste nella vita terrena e anche sul piano astrale, ma al di là di questo, tutto (per esempio vite multiple vissute) viene visto come contemporaneo, incluse le vite future, dalle quali possiamo ricevere insegnamenti nel qui e ora. John Lerma, medico di medicina palliativa che ha pubblicato due libri su esperienze a letto di morte, incluse NDE, parla del caso di un ufficiale delle SS che, ricattato dal suo comando con la minaccia di uccidere la moglie e i figli se non avesse acconsentito ad eseguire gli ordini, aveva ucciso un numero imprecisato di ebrei, conducendoli nelle finte docce e poi chiudendo la porta dietro di sè, fino a quando aveva aspirato volontariamente del gas, al punto di procurarsi un disturbo poi rivelatosi negli anni fatale ai polmoni, per il quale aveva ricevuto addirittura una medaglia. Non aveva mai rivelato neanche alla moglie i crimini di cui si era macchiato, una volta fuggito in Venezuela. In prossimità della morte era stato in stato comatoso per 48 ore e al risveglio raccontò al Dottor Lerma una terribile esperienza di premorte, della durata soggettiva di centinaia di anni, durante la quale, schiacciato dal senso di colpa, era rimasto chiuso in una caverna con altri spiriti abominevoli come lui, ignorando gli inviti della luce amorevole che vedeva brillare di fuori. L'esperienza va avanti con la sua scelta di uscire dalla caverna per sfinimento, l'offerta di essere perdonato per i suoi crimini scegliendo fra la semplice accettazione oppure il rivivere tutto il male fatto come se fosse stato fatto a lui. Lui sceglie la seconda opzione. Ho citato questo come esempio della differenza nella percezione del tempo a seconda dei casi e come si possa essere attaccati da creature malvage. Attendo con ansia le tue delucidazioni. ❤️
  12. Provo a riprendere il filo facendo delle ulteriori precisazioni. In primo luogo desidero osservare che il termine “allucinazione” viene spesso usato per convenienza o per ignoranza per definire percezioni extrasensoriali che non sono ancora state inquadrate dalla scienza. Nel caso delle OBE, ho avuto modo di teorizzare negli ultimi 30 anni, che tutti, volontariamente o meno, abbiamo accesso ai mondi sottili o invisibili, alla realtà che alcuni definiscono “non-fisica” e che spesso, nel linguaggio di tutti i giorni, definisco semplicemente “spirituale”. Per me le OBE sono una via preferenziale per accedere a tale dimensione in modo più netto e distinto di quanto le mie percezioni ordinarie mi consentano, innescando così un processo di apertura anche nel quotidiano alla realtà più ampia di cui faccio parte. Tale apertura ha innescato in me un contatto sempre più profondo con il mio Io Spirituale, portando a nuove esperienze e nuove intuizioni. Riprendendo il discorso sui comuni denominatori che segnano anche le esperienze di OBE, anche se preferisco prescindere dalla moltitudine di credo religiosi e filosofici che esistono e sono esistiti, non posso ignorare che tutte le religioni, che per definizione hanno il compito di tracciare la via di collegamento fra noi e il soprannaturale, il sacro e il divino, hanno al proprio centro un preciso principio: l’amore per il prossimo, detto anche da molti la “regola d’oro”. Enrico Peyretti (Torino, 1935), attivista italiano, intellettuale, impegnato nella ricerca per la pace e nel movimento per la nonviolenza, ha pubblicato nel 2006 una raccolta di 30 formulazioni rintracciate nelle religioni e nelle sapienze di tutta l’umanità, di tale regola d'oro, frutto dell’universale esperienza umana nella ricerca del vivere pacifico e felice. Ne cito solo alcune a titolo esemplificativo: ≪Ecco la somma della vera onestà: tratta gli altri come vorresti essere trattato tu stesso. Non fare al tuo vicino ciò che non vorresti che egli poi rifacesse a te≫. (Induismo, Mahabarata). ≪Non fare a nessuno ciò che non piace a te≫. (Bibbia ebraica, Tobia, 4,15). ≪Ama il prossimo tuo come te stesso≫. (Legge ebraica in Levitico, 19,18; cfr anche 19,34). ≪Sicuramente questo e il massimo della bontà: non fare agli altri ciò che non vorresti che essi facessero a te≫. (Confucianesimo, Analetti 15,23). ≪L'uomo buono deve compatire le cattive tendenze degli altri; rallegrarsi della loro eccellenza; aiutarli se sono in condizioni di necessita; considerare i loro successi come i suoi propri e cosi i loro insuccessi≫. (Taoismo, Thai-Shang, 3). ≪L'uomo dovrebbe comportarsi con indifferenza nei confronti di tutte le realtà mondane e trattare tutte le creature del mondo come egli stesso vorrebbe essere trattato≫. (Giainismo, Sutrakritanga I.11.33). ≪Non ferire gli altri in modi dai quali anche tu ti sentiresti ferito≫. (Buddhismo, Udana-Varga 5,18). ≪Buona e soltanto quella natura che non fa agli altri ciò che non é buono per lei≫. (Zoroastrismo, Dadistan-i-Dinik 94,5). ≪Tratta l'inferiore come vorresti essere trattato dal tuo superiore≫. (Seneca, Lettere a Lucillo, lettera 47, sul trattamento umano degli schiavi). ≪Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro≫. (Gesù di Nazareth, Vangelo secondo Matteo 7,12; cfr anche Vangelo secondo Matteo 22,39 e Vangelo secondo Luca 6,31). ≪La legge trova la sua pienezza in una sola parola: amerai il tuo prossimo come te stesso≫. (Lettere di Paolo ai Galati 5,14 e ai Romani 13,9). ≪Quanto vuoi che non sia fatto a te, anche tu non fare ad altri≫. (Didache, insegnamento cristiano della fine del primo secolo, 1,3). ≪Nessuno di voi e un credente fino a quando non desidera per il suo fratello quello che desidera per se stesso≫. (Islam, dagli hadith (detti) del Profeta Muhammad, in Detti e fatti del Profeta dell’Islam raccolti da al-Buhari, a cura di V. Vacca, S Noja e M. Vallaro, Utet, Torino 1982, cap. II; e in 40 Hadithe di an-Nawawi, in H. Kung-K.J. Kuschel, Per un'etica mondiale. Dichiarazione del Parlamento delle religioni mondiali, Rizzoli, Milano 1995, pp.78-79). Ecco dunque alcuni esempi storici di quella “regola prima”, di quello che personalmente ritengo un patrimonio di valori derivanti da un’unica matrice al di là del tempo e dello spazio, grazie alla quale la nostra bussola interiore acquisisce autonomia e autorità. Quando si é pienamente consapevoli di tale regola prima, ci si rende conto automatomaticamente che fare del male ad un'altra persona equivale a farne a se stessi. A mio parere il bonus che deriva dal far nostro questo principio é l’estrema semplicità del tema che sto proponendo, in base al quale, una volta individuate e acquisite alcune indicazioni precise tratte dalle circostanze che viviamo e adattate al nostro personale sentire, e una volta individuati gli strumenti a noi più congeniali per realizzare quelli che sentiamo essere i nostri più intimi desideri, questi ci possano guidare e indirizzare verso la realizzazione di ciò che desideriamo, ivi incluse le OBE ed altre esperienze transpersonali basate su percezioni extrasensoriali. Un altro aspetto comune che ho notato in chi si rapporta al soprannaturale, al sacro e al divino é l’atteggiamento reverenziale che tende a collocare ciò che il nostro piccolo io immerso nella realtà quotidiana non comprende (e considera quindi magico, misterioso o insondabile) in alto, sopra di noi, nell’aspettativa conscia o inconscia di ricevere dall’Alto aiuto, consiglio e protezione. Dalle OBE ho imparato a cercare questi segnali in mezzo a noi. Ritengo in ogn caso molto importante identificare i pensieri e gli atteggiamenti dettati dall’Ego (nella dizione di cui ho già parlato), che verso ciò che si presenta insondabile o misterioso preferisce usare atteggiamenti come il vittimismo, la sfiducia, la competizione, la rabbia, l’odio, se non addirittura il ricorso e fantomatiche forze oscure con le quali idealmente far del male ai propri simili. Una volta individuati tali pensieri, fondati in base alla mia esperienza sulla paura e su altri meccanismi volti a identificare nella realtà materiale l’unica esistenza reale cui dare valore, ho avuto modo di estirparli man mano che si presentavano, al fine di dirigere la mia attenzione verso i sentimenti e ai principi che regolano invece a parer mio la realtà ivi inclusi i piani sottili. È importante per me rammentare quotidianamente a me stessa che non esiste un dualismo fra fisico e spirituale, ma che questa realtà fisica é emanazione di una essenza spirituale, ed é con essa sempre indissolubilmente intrecciata. Se chiedessi a qualcuno di immaginare una scena che esemplifichi in modo ideale l’aspettativa positiva, il senso di appartenenza, di sicurezza, di gioia, di felicita… Ciascuno a modo suo, in base al proprio vissuto e al proprio sentire, immaginerebbe un qualcosa di diverso ma comunque di speciale. Questa visualizzazione, che in base alla mia esperienza può essere di vari tipi, e non necessariamente visiva, può costituire una finestra su ciò che di sacro e insondabile siamo in grado di cercare e raggiungere comunque anche adesso, se solo riusciamo a capire che cos’é. In base alla mia esperienza, aver chiara questa idea è sempre stato lo strumento vincente per imparare ad avere le OBE ed altre esperienze transpersonali che includessero percezioni extrasensoriali, traendo da esse l’insegnamento che mi permettesse di vivere al meglio la vita fisica. Sempre nell’ottica di gettare una luce positiva e ottimistica sulla soggettività delle percezioni extrasensoriali, desidero riprendere un caso di NDE. Anita Moorjani (47 anni all’epoca dei fatti) era una paziente terminale in coma quando arrivò all’ospedale il 2 febbraio 2006. Nel corso degli ultimi quattro anni, un linfoma aveva devastato il suo corpo e, nonostante i suoi tentativi di essere positiva e di applicare in tal modo la cosiddetta legge di attrazione, il male aveva inesorabilmente continuato a progredire. Al suo arrivo in ospedale, i medici avevano detto a suo marito che era troppo tardi per fare qualsiasi cosa e che ormai le restavano solo poche ore di vita. Fu allora che l’esperienza di premorte di Anita comincio, cosi come da lei deliziosamente descritta nel libro Morendo ho ritrovato me stessa. Ecco come Anita, consapevole dell’inadeguatezza delle parole, cerca di descrivere con una metafora la propria esperienza: ≪Immagina un enorme e buio deposito. Tu vivi lì e per vedere hai a disposizione solo una torcia. Tutto quello che sai sul suo contenuto e ciò che vedi attraverso il fascio di luce della tua piccola torcia. Potresti trovare quello che cerchi oppure no, ma ciò non significa che la cosa che stai cercando non esista. É lì, ma tu non l’hai illuminata con la tua luce. E anche se lo fai, potrebbe essere difficile distinguerla. Forse ne hai un’idea ben chiara in testa, ma spesso vaghi inutilmente alla sua ricerca. Riesci a vedere solo ciò su cui si sofferma la tua torcia, e identifichi ciò che già conosci. La vita terrena e proprio così. Siamo consapevoli solo di quello sui cui focalizziamo i nostri sensi in ogni istante, e riusciamo a comprendere soltanto ciò che ci è già familiare. Ora, immagina che un giorno qualcuno accenda un interruttore. Per la prima volta, in una subitanea esplosione di luce, suoni e colori, vedi l’intero deposito e scopri che non ha nulla a che fare con quello che avevi immaginato. Le luci lampeggiano, dardeggiano, risplendono e lanciano scintille rosse, gialle, blu e verdi. Vedi colori che non conosci, altri che non avevi mai visto prima. La musica riempie la stanza con un caleidoscopio di fantastiche melodie mai sentite. Luci al neon pulsano e ondeggiano in un arcobaleno color amaranto, giallo limone, vermiglione, uva, lavanda e oro. Trenini elettrici corrono lungo i binari su, giù e attorno agli scaffali stipati di scatole, pacchi, fogli, matite, vernici, inchiostri dai colori indescrivibili, scatolette di cibo, confezioni di caramelle multicolori, bottiglie di soda effervescente, cioccolato di tutti i tipi, champagne e vini provenienti da ogni angolo del mondo. All’improvviso fuochi d’artificio esplodono nell’aria diffondendo fiori scintillanti, cascate di fuoco freddo, braci sibilanti e giochi di luce. Vieni quasi travolto dalla vastità, complessità, profondità e ampiezza di ciò che accade attorno a te. Non riesci a vedere dove finisce lo spazio e sai che ce n’e molto di più di quanto lasci supporre questo torrente di luci e colori che tenta i tuoi sensi e le emozioni. Ma nasce in te la forte sensazione di fare parte di qualcosa di vivo, infinito e fantastico, di un arazzo in divenire che va al di là di ciò che si può vedere e sentire. Capisci che quella che un tempo consideravi la tua realtà in effetti non è che un minuscolo granello nella meravigliosa vastità che ti circonda. Vedi come tutte le diverse parti siano correlate, come giochino il proprio ruolo in relazione l’una con l’altra, come tutto sia perfetto. Scorgi tutto ciò che è presente nel deposito e che non avevi mai notato prima, di cui non avevi mai nemmeno sognato l’esistenza, in un simile dispiegamento di colori, suoni e materiali splendidi. E invece e tutto lì, insieme a quello che già conoscevi. Ma persino gli oggetti familiari rientrano ora in un contesto nuovo, perciò anch’essi sembrano sconosciuti e stranamente surreali. Anche quando l’interruttore viene spento, niente può privarti della comprensione e della chiarezza, della meraviglia e della bellezza, o della fantastica vitalità dell’esperienza. Nulla potrà mai cancellare la consapevolezza di ciò che si trova nel deposito. Ora sai cosa racchiude, come raggiungere ogni cosa e ciò che è possibile ben oltre i limiti della tua piccola torcia. Rimani con un senso di timore reverenziale per quello che hai vissuto in quei momenti di accecante lucidità. La vita assume un significato diverso, e le tue nuove esperienze si manifestano a partire da questa consapevolezza≫. (Anita Moorjani, Morendo ho ritrovato me stessa. Viaggio dal cancro, alla premorte, alla guarigione, My Life, 2013.) Si tratta naturalmente di una metafora, che non si riferisce a una semplice OBE, ma a una NDE. Nel racconto della propria esperienza Anita parla anche di come si sentiva avviluppata in ≪un oceano di amore incondizionato e accettazione≫. Altri, che hanno ugualmente vissuto una esperienza di premorte, hanno descritto tale senso di amore incondizionato che li avvolgeva come più grande di quello di tutte le mamme dell’universo messe assieme (Si vedano in particolare le esperienze di premorte di Dianne Morrissey nel 1977 e Kathi Beasley nel 2004.). Altri, cui Anita non fa eccezione, si sono soffermarti sulla gioia dirompente di poter riabbracciare, anche se solo temporaneamente, i propri cari creduti morti e persi per sempre. Ritengo che questa metafora affronti proprio il concetto di soggettività riscontrato nelle percezioni extrasensoriali, e nelle OBE nello specifico. Nel mio caso le OBE mi hanno consentito di rendermi conto, di fatto, di far parte di una realtà più grande e di natura spirituale, in cui tutto è interconnesso, di avere innumerevoli contatti con i miei cari defunti (tradottisi poi in una grande propensione a reincontrarli in sogno), di esplorare la coscienza divina e ricevere costante aiuto spirituale nella vita di ogni giorno. Altre persone avranno obbiettivi diversi ed esperienze diverse, percorrendo strade diverse dalla mia. Questo è logico. Ho notato comunque che, affidandomi alla Regola Prima e alla Legge di Attrazione (secondo cui noi tendiamo a manifestare ciò su cui ci concentriamo maggiormente e con aspettativa), ho sempre raggiunto in un modo o nell’altro il mio obiettivo, grazie a quella che considero un’espansione della coscienza. Ritengo questa ulteriore premessa fondamentale per comprendere qualsiasi cosa io dica sulle OBE.
  13. Ciao, Freya 🤗 Avevamo cominciato questo thread insieme ai primi di aprile. Senza un interlocutore trovo purtroppo inutile continuarlo. Nel mio caso la motivazione é un’altra. Mi sono sempre fatta guidare dalle mie esperienze personali, più che dalle letture, e in culture diverse da quella italiana ho trovato sempre ampia dimostrazione che, mettere a confronto le esperienze, per quanto soggettive ma spesso accompagnate da riscontri, ha consentito di creare tecniche valide per molti. É in questo contesto che nascono associazioni come IANDS ed altri centri di ricerca che raccolgono centinaia di migliaia di esperienze per studiarle, raffrontarne e trovare i denominatori comuni. É un peccato che in Italia esista una mentalità che osteggia questo tipo di approccio e preferisca spiegare le cose in maniera convenzionale e idiota.
  14. Ricapitolo alcuni concetti prima di arrivare alla prima tecnica: l'INCUBAZIONE. In base alla mia esperienza personale, i cosiddetti viaggi astrali o esperienze fuori dal corpo, detti anche OBE o OOBE (dall'inglese out-of-the-body experiences), si verificano, spontaneamente o volontariamente, quando la mente si sveglia (o rimane sveglia) mentre il corpo fisico dorme. La sensazione è quella di ritrovarsi pienamente svegli e svincolati dal corpo fisico. Sono stati riportati casi più rari in cui questa evenienza si verifica mentre il corpo fisico è sveglio. Si tratta di esperienze spontanee che avvengono in stati di meditazione profonda, mentre si è impegnati in attività di tipo automatico o in occasione di circostanze traumatiche: ma non è questa la fenomenologia di cui tratto in questo post, che si occupa solo di fenomeni controllabili e ottenibili con l’allenamento e la buona volontà. Come già spiegato altrove, mi sono resa casualmente conto di questo fenomeno quando mi capitava di essere fisicamente molto stanca ma mentalmente molto vigile, come può capitare non solo dopo interminabili ore di studio o di impegno mentale, ma anche durante un sonnellino pomeridiano oppure quando si va a dormire dopo un’attività fisica spossante. Si tratta tecnicamente di situazioni in cui la mente è decisamente meno stanca del corpo e si sveglia nel corpo addormentato, oppure il corpo si addormenta mentre la mente (sovrastimolata) è ancora sveglia, tant’è che in inglese, parlando di OBE, è stata appunto coniata l’espressione mind awake - body asleep (mente sveglia - corpo addormentato). In queste circostanze in cui fisiologicamente il cervello è in gran parte disconnesso dalle percezioni cui si ha normalmente accesso durante lo stato di veglia, la coscienza è libera sganciarsi dal mondo fisico e di spostarsi, in uno stato di totale vigilanza, su altri piani e in altre dimensioni, senza mai perdere il proprio vincolo con il corpo fisico. Secondo quanto ci dicono spesso le persone che hanno avuto un’esperienza di NDE o coloro che comunicano dall’Aldilà, e in base alle mie stesse esperienze, tutti e tutto avrebbero una propria dimensione o versione astrale o sottile: tale dimensione sottile sarebbe percepibile sul piano terreno e sarebbe parte di quella dimensione altra, che in genere sfugge ai sensi fisici in stato di veglia e che chiamiamo spirituale o non-fisica. Tale dimensione astrale, che avrebbe una propria esistenza parzialmente indipendente dalla dimensione fisica, si modificherebbe e si muoverebbe con molta più fluidità e facilità in risposta ai nostri pensieri e funzionerebbe talora autonomamente anche quando siamo svegli. Ad esempio, mi è capitato più di una volta, mentre ascoltavo qualche conferenza un po’ noiosa o ero io stessa leggermente assonnata (e dunque vicina allo stato di dormiveglia) di vedere gli spettatori accanto a me muoversi, girarsi, guardarsi intorno, rivolgersi al proprio vicino, mentre la loro controparte fisica era pressoché immobile ad ascoltare il relatore. Mi è anche capitato, in stato di profondo rilassamento, di vedere mio marito o mio figlio chinarsi su di me o svolgere delle attività in casa, mentre la loro controparte fisica si trovava altrove. Più recentemente, mentre mi trovavo in studio a scrivere al computer, mi capitava di vedere con la coda dell’occhio la mia cagnolina (che, avvicinandosi ai vent’anni, passava più tempo a sonnecchiare che a girare per casa) entrare e uscire da questa stanza come avrebbe fatto normalmente quando era più giovane, mentre in realtà stava dormendo o riposando nella stanza attigua. Per quanto ho potuto constatare, le esperienze fuori dal corpo sono fenomeni del tutto naturali, quanto essere svegli, meditare o sognare: capire qualcosa in più sulla loro natura non significa necessariamente affiliarsi a una corrente esoterica od occulta, ma solo approfondire la conoscenza di uno stato di coscienza che è alla portata di tutti. Le OBE sono uno dei tanti modi in cui si possono esplorare i mondi sottili e possono rientrare, con la pratica e la perseveranza, sotto il nostro diretto controllo. Ho cercato di affrontare le basi dell’argomento esperienze fuori dal corpo illustrando tutti gli aspetti di cui, in base alla mia esperienza, è importante essere al corrente prima di indurre una vera e propria OBE. Con gli esercizi di simulazione, che vorrei presentare di pari passo con le argomentazioni teoriche, cercherò invece di offrire delle tecniche mirate che, se perseguite con tenacia e perseveranza, anche solo pochi minuti al giorno, potranno non solo familiarizzare l’interessato con cautela con l’esperienza in sé, ma con il tempo anche permettergli di indurla. Ho notato nella mia vita come proprio ciò che mi appassiona di più e colpisce piacevolmente il mio immaginario mi offra i segnali per trovare e seguire la mia strada e realizzare i miei sogni. Questo significa per molti che chi è attratto dall’argomento viaggi astrali ha probabilmente un motivo profondo per portare avanti tale ricerca. Ho potuto constatare, nella mia esperienza, come nessun male possa venire dagli spiriti definitivamente disincarnati, che, liberi ormai dall’Ego e dal guscio fisico, sono perfettamente consapevoli della regola prima dell’amore e di come nuocere al prossimo significhi nuocere istantaneamente a se stessi. Ad ulteriore tutela e rassicurazione circa le sinistre fantasie diffuse sui viaggi astrali, ho potuto constatare quanto una delle regole chiave che anima il Mondo dello Spirito sia quella secondo la quale i simili si attraggono e che dunque il bello attrae il bello, il buono attrae il buono, e l’animo innocente può solo attrarre amore e protezione. A questo proposito, preciso ancora una volta come la voce “Ego”, così come da me utilizzata, non si riferisce al significato che il temine ha comunemente in psicologia, quale consapevolezza di sé e della propria identità in generale, a prescindere dal fatto che crediamo o meno nella continuità della vita dopo la morte, ma a quella parte di noi che, oltre a essere preposta alla tutela della nostra sicurezza dalle aggressioni che possono arrivare dal mondo materiale, ci tiene ancorati, in modo anche subdolo, al piano terreno. In base alla mia esperienza e alle mie ricerche sull’argomento, noi, le persone, le attività e le cose che ci sono care esistiamo oltre il tempo e lo spazio e pertanto abbiamo degli strumenti semplicissimi, ma spesso in gran parte inutilizzati, per renderli a noi percepibili. L’unico antagonista che io abbia mai incontrato quando mi sono avventurata dal piano fisico sui piani sottili ero me stessa: nella fattispecie il mio Ego, pronto a boicottarci in tutti i modi per impedirci di scoprire che non siamo solo un corpo fisico e non ne siamo prigionieri. Sono consapevole che altri praticanti qui sul forum, grazie anche alla loro generosità, abbiano avuto incontri con energie dense provenienti da altri spiriti incarnati. Tornando all'Ego, trovo importante snidare i suoi puerili depistaggi e andare avanti sulla strada che il nostro Spirito ci indica in ogni momento e con ogni mezzo. In particolare, vedo l’Ego come una sorta di abito che indossiamo quando nasciamo e che ci serve solo nel corso della vita incarnata. È un qualcosa che a mio parere non ha una coscienza, ma solo delle funzioni, prima fra tutte quella di tenere viva l’illusione che siamo soltanto un corpo fisico. Esso ha ogni interesse a boicottare la nostra ricerca nel campo del soprannaturale. Se non ci riesce distogliendoci dallo scopo con ostacoli che impoveriscono la motivazione e inducono al pessimismo, sul fluido piano astrale potrebbe alzare la posta, cercando di convincerci che non ne vale la pena o che è troppo difficile se non impossibile. Ho constatato che almeno nel mio caso le tecniche di boicottaggio sono puerili e che, una volta identificata, tale forma di auto sabotaggio cesserà, salvo che nel caso di chi, per motivi specifici, ami indulgere in queste situazioni. A prescindere dalle varie forme di indottrinamento che ci arrivano dalla società, ho ipotizzato che l’amnesia a causa della quale tendiamo a non credere alla natura spirituale della vita ma alla separazione portata dalla morte e da altre forme di allontanamento è dovuta alla decisione presa, al momento di nascere in questo mondo, di far finta di essere solo creature materiali, per avere la gioia di scoprire il contrario, gioia che esseri mai incarnati danno per scontata. Ho constato che la fase ipnagogica e la fase ipnopompica del sonno, che viviamo tutti indistintamente e quotidianamente, costituiscono entrambe un trampolino per l’OBE, un’opportunità che ha solo bisogno di essere coltivata. Se da una parte la fase ipnagogica può essere utile sia per “incubare” un’esperienza astrale (cosa che affronterò presentando degli esercizi di simulazione) che per passare direttamente dalla veglia ad uno stato di OBE, la fase ipnopompica si presta a facilitare queste esperienze grazie al fatto che siamo più riposati ma non ancora completamente svegli e possiamo facilmente indurre uno stato di mente sveglia in corpo addormentato, oltre ad avere spontaneamente accesso ad altre esperienze di tipo mistico o (più prosaicamente) paranormale. Come già detto in apertura, invito praticanti e persone alle prime armi a condividere le proprie riflessioni ed esperienze, con la precisazione che questa non è la sede opportuna per discutere della veridicità o meno del fenomeno, e quindi qualsiasi polemica in proposito sarebbe fuori luogo.
  15. Non é necessario che tu debba vedere te stessa. Anch'io ho il terrore di vedere il mio corpo, e l'unica volta che me ne é stata data l'occasione ho visto solo l'impronta del mio corpo sul letto. Al contrario mi specchio in specchi astrali. Questo é più accettabile ed anche educativo per me. Quando avevo le paralisi, mi limitavo ad alzarmi dal letto e andare dove volevo andare, senza pensarci su.
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