Roberto Vecchioni: «Perché Springsteen a Ferrara non ha fatto sapere che era con chi stava soffrendo?»
«Non avere rimandato il concerto è accettabile», ha detto il cantautore da Gramellini. È inaccettabile avere ignorato quel che è accaduto in Emilia-Romagna: «Me lo sarei aspettato dall’ultimo rocker del mondo, ma non dal più grande per cuore e per anima»
«Io che sono un centesimo di Springsteen probabilmente non avrei fatto il concerto, ma bisogna stare attenti a sperare ideale e reale». «L’ideale è che l’umanità è una gran cosa meravigliosa che è sopra a tutto e quindi sarebbe stato un gran bel segno rimandare il concerto. Il reale è altra roba. Il reale sono quelle 70mila persone (un po’ meno di 50 mila, in realtà, ndr) che volevano vedere passare il re. Come nei racconti di Kafka, il re sarebbe passato una volta sola nella vita, potevano vederlo solo in quel momento, sapendo che si poteva fare perché era abbastanza lontano» dalle zone alluvionate.«C’erano centinaia di persone che avevano lavorato, avrebbero guadagnando i soldi forse di un mese, due mesi, operai, eccetera».
E quindi, conclude Vecchioni, «è anche accettabile questa cosa», ovvero il fatto di avere tenuto il concerto «L’inaccettabile è non sapere in che realtà sei. Me lo sarei aspettato dall’ultimo rocker del mondo, ma non dal più grande, il più grande per cuore e per anima. Lui che ha detto sempre nella sua vita che l’umanità è tutta uguale, che il dolore è per tutti, avrebbe potuto far capire non solo all’inizio del concerto, ma anche ogni tanto, canzone per canzone, che era con chi stava soffrendo. Perché non è successo non è dato saperlo».
A margine della presentazione milanese del musical Lazarus, da sarà da oggi a domenica 28 maggio al Piccolo Teatro Strehler, è stato chiesto a Manuel Agnelli, che tra le altre cose dal vivo ha rifatto più volte State Trooper, che ne pensasse della scelta di Bruce Springsteen di fare comunque il concerto a Ferrara.
«Penso che troppo spesso ci si dimentica che i musicisti sono professionisti seri», ha detto Agnelli, nelle parole riportate da Repubblica. «Dietro un evento del genere c’è il lavoro di centinaia di persone. Un investimento economico e organizzativo enorme, con persone che rischiano di perdere un sacco di soldi. In più è un’occasione di arricchimento per il territorio e anche, detto con la leggerezza che ci vuole, di distrazione. In una situazione tragica, un concerto può aiutare».
E non aver detto nulla in merito a quanto accaduto? «Lo capisco. Qualunque cosa avesse detto, sarebbe stata strumentalizzata e avrebbe generato polemiche inutili». Il problema semmai è un altro: «L’unica cosa che davvero non mi è piaciuta è che non abbia devoluto l’incasso alle vittime dell’alluvione. Mi ha stupito, dal Boss non me l’aspettavo».
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