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Nero

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Blog Comments posted by Nero

  1. Il 17/3/2023 at 09:05, Pandora ha scritto:

    a me non piace siano oggetto di body shaming, piuttosto.

    Perchè uomini con difetti brutti in politica ne abbiamo avuti ma tutti zitti. Per loro la valutazione fisica no.

    Cioè io nella mia testa la valutazione fisica la faccio, negli uomini. Ma non si fa pubblicamente.

    Le donne, invece.

    Non è vero.

    Le caratteristiche fisiche, gli atteggiamnti, le posture maschili sono sempre state un vero e proprio cavallo di battaglia da parte della satira, e anche della semplice polemica politica - da Hitler e Mussolini e Stalin ad Andreotti, Spadolini, Craxi, poi Berlusconi, Renzi e Di Maio, per citare gli esempi più a portata di mano o addirittura emblematici. Per non parlare dei presidenti americani, specialmente durante le campagne elettorali.

    Forattini, di questa satira visiva ed estetica, ne ha fatto un'arte, oltre che una vera e propria sintesi politica: le caratteristiche non sono solo fisiche - non sono solo "body" - ma anche specchio dell'anima, o almeno specchio, manifestazione di un modo di essere e pensare. Lo sono in negativo, così come lo sono, o vorrebbero essere, anche in positivo, esibite come prova di sé - l'esempio più macroscopico fu il Mussolini mascellone, con le mani sui fianchi, a torso nudo che spalava fieno, il Mussolini impettito con fare militaresco, o con le ghette, o cavallerizzo e pilota. Quanto fu emblematico (profetico) il raffronto tra il fuhrer pallido e glaciale e il duce tutto chiacchiere e distintivo, ripresi e rappresentati nei loro incontri?

    Quando negli anni scorsi abbiamo visto la nostra Giorgia cambiare atteggiamento, assumere la camminata da cow-boy - mancavano solo le pistole ai fianchi - era evidente un messaggio politico, la rappresentazione di un personaggio che non era più la militante ma la ducetta, che voleva esibire tigna e determinazione. 

    Ma anche i capelli biondo metallizzato e le giacchette di Armani sono un manifesto politico - "sono una pasionaria, urlo, sono ducetta, ma non sono una dei centri sociali, e comunque sono conforme ai salotti buoni". Tanto quanto il Salvini in giacca e cravatta, che ha abbandonato le felpe e le mutande del Papeete, e anzi adesso si fa vedere perfino con gli occhiali.

     

  2. 5 ore fa, Pandora ha scritto:

    il modello economico industriale liberista, sta precipitando sui diritti sociali della popolazione, sull’occupazione. sulla capacità di sostentamento del nucleo familiare singolo, che questo sia composto da singoli coppie o famiglie con figli.

    Non si può  fingere di non vedere che non esiste welfare per aiutare le madri lavoratrici, per venire incontro ai bisogni dei più deboli, per garantire un futuro ai giovani

     

    Ma certo, il mondo non si è fermato con la fine della seconda guerra mondiale, né con l'avvento della repubblica.

    Capitalismo era prima, capitalismo ha continuato a esserci dopo. Nel bene e nel male. E ha continuato, continua a esserci la necessità di un'opposizione al sistema, o almeno di correttivi e di buon governo. Per dirla col vecchio linguaggio socialista, c'era prima del fascismo - e durante, ovviamnte - e ha continuato a esserci dopo, la necessità, diciamo anche l'evidenza del conflitto di classe. 

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  3. No, i conflitti, un secolo fa, erano perfino più feroci, sanguinosi e - sul piano sociale - più plateali e indiscutibili. La dittatura fascista e il modo col quale si era affermata ne sono l'espressione più evidente.

    I conflitti oggi, e comunque nelle democrazie, sono semmai più regolati. La democrazia liberale stessa è fondata proprio sulle regole di una società che si presuppone conflittuale, ma pacificamente e secondo un criterio grosso modo di giustizia, come sta a dimostrare la nostra Costituzione.

    Il cambiamento che c'è stato in un secolo di storia, nella società, è un fenomeno diverso, sovrastante la politica o i regimi, o almeno parallelo. Cercare una relazione meccanica di causa-effetto - la politica che determina i comportamenti - è illusorio e semplicistico. Tuttavia una relazione c'è, necessariamente. La politica è il relativo regime, hanno o mettono radici in un certo humus sociale, s'intrecciano e lo governano, mentre ne sono anche in parte governati, favoriti o ostacolati. Il familismo così connaturato alla società italiana, per esempio, fu un fattore di segno sostanzialmente opposto al militarismo e al bellicismo mussoliniano, che presupponeva invece un popolo di guerrieri e di madri spartane. Come era opposto il segno cattolico al neo-paganesimo nazifascista. Come era opposta la natura ancora prevalentemente agricola della nostra economia, rispetto a un bellicismo non più fatto di baionette ma di carri ed arei, e di potenza industriale.

    Quando Pasolini parla delle lucciole, cioè del tempo in cui in campagna nelle notti d'estate si vedevano le lucciole, rimpiange un mondo, e una natura, non un regime. Io stesso ho visto le lucciole in campagna, ma non mi è mai venuto in mente di associarle al sindaco democristiano o socialista del paesello, sebbene un rapporto molto indiretto a pensarci bene potevo anche trovarlo - la cura del territorio, la conservazione della natura, per esempio. Ma questo è un pensiero di oggi, dato che un secolo fa la natura non esigeva in modo così perentorio di essere preservata. Le lucciole erano insomma un "fenomeno naturale" scontato, ma non per questo privo di fascino e degno di essere ricordato con emozione.

    Ma il piccolo mondo antico non è fatto solo di lucciole, ma anche di retaggi ancora più antichi, arcaici. ll paternalismo, il padre e il marito padrone, per esempio. Gli aborti clandestini. La religione delle processioni e della superstizione. La mentalità classista e padronale. Le scarpe rotte e la miseria. La mortalità infantile, per cui di sette figli ne morivano quattro. L'analfabetismo. Ognuno di questi aspetti aveva anche, o almeno può essere ricordato come se avesse avuto anche un lato positivo, come la semplicità di vita o il calore umano, ma rimane comunque un piccolo mondo antico, di bellezza illusoria, dovuta solo alla facoltà mentale di adattarsi anche ai drammi e alle tragedie, ossia alla vita difficile e al dolore - il dolore fisico, per esempio, al quale generazioni di nostri padri e nonni erano abituati alla rassegnazione.

    Rimpiangere questo (piccolo?) mondo antico e averne nostalgia, pensando di restaurarlo con la politica, non solo è illusorio, ma soprattutto è stupido. E sotto certi aspetti, criminale.

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  4. Il racconto bellissimo è appunto l'idea irreale che ne hanno i nostalgici del fascismo.

    Là dove non è irreale - specialmente per ciò che riguarda i rapporti personali, la vita spicciola quotidiana - c'entrava poco col fascismo, ma erano  tempi diversi, meno tecnologici, ma anche meno complessi, o perfino arcaici o semplicemente agresti, in un'Italia ancora molto contadina.

  5. Tra mezze frasi e occhi furtivi, nei vicoli frustati dal vento si sussuranno voci e ipotesi su chi sia veramente quella regina, forse un vecchio cacciatore venuto dall'ovest, o  o la figlia di una contessa fuggita col suo amante, per nascondersi dalla vendetta dello zar. La leggenda, come tutte le leggende, si nutre dell'incertezza, e tra le colline che si confondono col biancore del cielo e un lago che sembra un mare, anche un uomo può diventare donna, o una donna uomo, perchè questa è soltanto la favola del desiderio, della delusione e del destino.

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