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La leggenda della regina del vento


Nero

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"Dunque - disse, dall'angolo in ombra - sei arrivato qui non sai come, un bel viaggio per uno che non sa nemmeno perché si era messo in cammino".

"Sì, è vero, un bel viaggio, ma quando ho visto il fumo ho capito che questa casa di pietra era abitata, e ho trovato te"

Il vecchio non rispose, il ragazzo sentì che tramestava, poi il cigolìo della sua sedia che si mescolava col sibilo del vento. Non volevo apparire scortese, ma non sapevo come fare conversazione, i vecchi si sa sono scorbutici.

"Che fai qui solo, non hai figli, non hai nemmeno una vacca nella stalla, anzi non hai neanche una stalla,, questa casa potrebbe essere una chiesa in attesa di pellegrini, se le persone che si perdono si possono chiamare pellegrini"

"Dici? - gli occhi del vecchio brillavano nella penombra - Allora ti racconterò una storia, una leggenda che gira da queste parti da tanti anni".

Il ragazzo sorseggiò la sua tazza di vino - "Scommetto che è una faccenda di lupi e di tormente di neve ..."

"No, pellegrino, è la leggenda della regina del vento, o almeno così la chiamano giù a Bargosyn"

Dal buio arrivava solo il respiro corto e leggero del vecchio, sovrastato dal sibilo del vento.

"La regina stava in una casa come questa, una casa di pietra, dove uomini, chiamiamoli viaggiatori, arrivavano senza sapere come, guidati dal vento. La regina si dice che fosse bellissima, ma segnata da una fattura di morte. Tutta la storia è una storia di morte. La fattura decretava che la regina sarebbe morta di piacere, quando gli uomini ai quali concedeva il proprio corpo riuscivano a farle scoppiare il cuore. Ma ogni maschio che non riusciva avrebbe visto a mano a mano il corpo della regina avvizzire, diventare repellente fino al punto da non suscitare più il desiderio, e questa rinuncia sarebbe costata la morte, quando sarebbero fuggiti dalla casa durante una tormenta di neve che si sarebbe levata d’improvviso, fosse inverno o estate.”

Il ragazzo svuotò la tazza con un lungo sorso, che gli fece bruciare la gola e annebbiare gli occhi.

Il vecchio scansò con la mano una ciocca di capelli che gli era scesa sugli occhi. Due meravigliosi occhi trasparenti, del colore della pioggia. Una mano candida e leggera si posò sulla sua spalla. Quasi una carezza.

“Si è alzato il vento più forte dal Baikal, viaggiatore. Puoi rimanere qui, stanotte”

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5 Comments


Recommended Comments

No beh. È che mi aspettavo che la regina fosse una regina, chisseloaspettava dal vecchio. Ma del resto, si dice che l’eta’ sia solo colpa dell’anagrafe che non si fa i fatti suoi.

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Tra mezze frasi e occhi furtivi, nei vicoli frustati dal vento si sussuranno voci e ipotesi su chi sia veramente quella regina, forse un vecchio cacciatore venuto dall'ovest, o  o la figlia di una contessa fuggita col suo amante, per nascondersi dalla vendetta dello zar. La leggenda, come tutte le leggende, si nutre dell'incertezza, e tra le colline che si confondono col biancore del cielo e un lago che sembra un mare, anche un uomo può diventare donna, o una donna uomo, perchè questa è soltanto la favola del desiderio, della delusione e del destino.

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beh, a quei tempi erano cose rare per le quali serviva una potente magia circondata dal mistero della trasmutazione alchemica, ai nostri tempi logici e razionali che hanno abbandonato le divinità e le favole, invece, basta concentrarsi intensamente e desiderarlo tantissimissimo

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