Li mortacci vostri
C'era una volta una buca. Piccola, non più di due metri. Quella, di Roma, a cui sono più affezionato, la prima volta ci sono finito dentro con la Mini, andando a iscrivermi all'università.
Sta all'angolo di una strettoia che è la confluenza di due superstrade e un sottopasso, quindi conosce il mondo, è quasi cosmopolita, ma non si dà arie, mi accoglie sempre con uno schizzo di pioggia, una botta, una gomma spaccata. Festosa.
Per qualche tempo ho cercato di non frequentarla troppo, ma non c'era modo, e continua a non esserci, di evitarla, lei accovacciata nell'angolo a sinistra, a destra un montarozzo di sanpietrini sconnessi, se cerco di passarci in mezzo li prendo tutt'e due, quindi scelgo, e scelgo lei, da sempre. E ogni volta la saluto come la prima volta, quando la ruota della Mini ci si schiantò dentro, facendo cadre lo specchietto retrovisore - "li mortacci vostri !"
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