Al tempo in cui mi sono iscritto a CN, era tutto un incantesimo effervescente di 5 stelle, e di poetica commozione per le gesta dei "meravigliosi ragazzi" che sembravano costituire le truppe capitanate da Beppe Grillo. Qui in CN sparivano perfino misteriosamente i messaggi che non si allineavano a questo entusiasmo.
Era un movimento 5stelle fatto di trovate improbabili, alcune decisamente comiche, un minestrone adatto a essere applaudito in piazza, dove i "portavoce" sembravano una genialata almeno pari a un parlamento da aprire come una scatoletta di tonno. Senza dimenticare la cazzata epica del non-statuto. Tutto un grazioso spettacolino, culminato con il patetico streaming del quale è pietoso dimenticare i protagonisti.
Il minestrone ha continuato a credersi un arrosto fino alla costituzione del governo con la Lega, accompagnato della figura di Giuseppe Conte come presidente del consiglio prestato dalla società civile. Questo governo basato su un contratto vidimato da un notaio ovviamente non ha funzionato, ma Giuseppe Conte sì. Una figura normale, un uomo normale, diciamo pure un classico democristiano, un professore del sud, che nella propria normalità perfino troppo accondiscendente è riuscito tuttavia a trovare indigeribile la Lega di Salvini. Ma il fallimento di quel governo non è la nota più importante, quanto invece lo è la normalizzazione del Movimento, con la perdita di potere di Grillo e Casaleggio, e la liquidazione di tutto l'armamentario delle cazzate inventate per distinguersi. Il fatto è che con Conte si è scoperta l'acqua calda, e cioè che per fare politica e governare serve un partito, fatto come un partito.
Mandiamo avanti veloce il film, arriviamo all'attualità. A queste elezioni europee il M5s è al 10 per cento. Non è poco, è tantissimo. Tantissimo in assoluto, sono milioni di voti. Tantissimo per un partito senza una linea ideologica che faccia da guida e attrattiva per un voto di opinione - a parte qualche frangia tenace che ancora riesce a intravedere i meravigliosi ragazzi. Milioni di voti, depurati dalla quota consistente che già da tempo l'aveva abbandonato per appoggiare Giorgia o per alimentare l'astensione.
Milioni di elettori che adesso sembrano prendersela con Conte. Ma dovrebbero invece interrogarsi su se stessi, su cosa sono e cosa vogliono dalla politica, una volta messe in soffitta le cazzate strampalate e l'epopea del meravigliosi ragazzi. Devono interrogarsi anche per rendere possibile il compito di Giuseppe Conte, che deve immaginare e proporre una linea, per dare un senso al "suo" movimento- una linea politica non può prescindere dai propri elettori, che devono sì essere convinti, ma devono averne in sé i presupposti.
Quelli dei 5s sono milioni di voti - dai tempi del 34 per cento - in movimento, che hanno sconvolto il panorama politico. I voti dei qualunquisti, degli sfasciacarrozze, dei fascistoidi hanno già trovato casa - o vivacchiano nell'astensione - rimangono gli altri, e ne basta una parte per cambiare i giochi. E Conte lo sa, o almeno è in grado di saperlo e di capirlo. Però, per fare un buon leader ci vogliono buoni elettori - così si scoprirebbe che il 10 per cento non è poco ma è tantissimo.