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  • L'Ego è codardia pura


    Diego

    Queste sono le parole di Osho che come sempre danno ottimi spunti di riflessione, buona lettura:
    La codardia non è una parte essenziale dell’ego, è l’ego nella sua totalità. Ed è inevitabile che sia così, poiché l’ego vive nella paura costante di venire smascherato: dentro è vuoto, non ha sostanza, è pura apparenza, non realtà. E quando una cosa è solo apparenza, miraggio, è inevitabile che al suo centro ci sia paura.

    Sarà più facile comprenderlo in un contestodifferente. Tu vedi la luna, vedi la sua bellezza, la sua luce fredda. Ma i primi astronauti rimasero scioccati, perché nell’avvicinarsi alla luna non videro alcuna luce. La luna era solo una distesa piatta e brulla – priva di vegetazione, priva di vita – nuda roccia. Ma dalla luna, quando guardarono la terra, rimasero senza fiato: la terra emanava una luce bellissima.

    In confronto a quella luce, la luna e la sua bellezza non sono niente; poiché la terra è otto volte più grande della luna, la sua luce è otto volte più intensa, argento puro. E gli astronauti sapevano che era completamente falso, eppure lo vedevano. Non c’era… ma è un fenomeno strano: quando erano sulla terra, vedevano la bella luce argentea che brillava dalla luna; ora erano sulla luna, che era solo nuda roccia, e tutta la bellezza radiava dalla terra.

    E conoscevano la terra, avevano vissuto tutta la vita sulla terra, e non avevano mai visto nulla del genere. Per vedere il riflesso della luce solare, hai bisogno di distanza.
    Anche la terra emana luce: un po’ della luce solare che arriva viene assorbita dalla terra, ma la maggior parte viene riflessa. Quella luce riflessa può essere vista solo quando si è molto lontani dalla terra, altrimenti non la si può vedere.

    L’ego è un fenomeno non esistenziale – le persone che sono separate da te possono sentirlo, possono vederlo, possono venirne ferite. La tua sola preoccupazione è che non si avvicinino troppo. Ognuno tiene l’altro a debita distanza, perché permettere a una persona di avvicinarsi troppo significa aprire le porte della propria vacuità.
    L’ego non esiste.

    Ma sei così identificato con l’ego che percepisci la morte dell’ego, la scomparsa dell’ego, come la tua stessa morte. Non è così, al contrario, quando l’ego è morto, allora conoscerai la tua realtà, la tua essenza.

    L’egocentrico è di sicuro un codardo. Non può permettere alcun tipo di intimità – amicizia, amore… neppure cameratismo. Adolf Hitler non permise mai a nessuno di dormire nella sua stanza. Dormiva sempre da solo, chiudendo a chiave la porta. Non si sposò mai, per un semplice motivo: se sei sposato devi lasciare entrare la donna nella tua stanza – e non solo nella stanza, ma anche nel letto.

    Troppo intimo, troppo pericoloso. Non aveva amici. Teneva sempre le persone il più lontano possibile; non ci fu una persona, in tutta la sua vita, che gli appoggiasse mai la mano sulla spalla – non avrebbe permesso una tale intimità.
    Qual era la paura? Perché era così spaventato? La paura era che, nel momento in cui avesse permesso tale intimità, la sua grandezza – ‘il grande Adolf Hitler’ – sarebbe svanita.

    Ci si sarebbe trovata davanti una creatura minuscola, un pigmeo, senza alcuna eccezionalità – quella era tutta per i posteri, faceva parte di una vasta montatura propagandistica.
    Più una persona è centrata nell’ego e più deve rimanere sola. Rimanere soli è triste, ma uno deve pagare. Per far apparire reale un ego che non esiste devi pagare – con l’ infelicità, con il dolore, con l’angoscia.

    E comunque, anche se riesci a tenere lontani tutti, tu sai benissimo che è solo una bolla di sapone – basta il tocco di uno spillo, e svanirà.
    Napoleone Bonaparte è stato uno dei più grandi egocentrici nella storia dell’egocentrismo, ma venne sconfitto; vale la pena considerare il motivo della sua sconfitta.
    Quando era piccolo, aveva solo sei mesi, la balia lo lasciò solo in giardino per entrare in casa a fare qualcosa, e un gatto selvatico gli saltò addosso. Ora, un bimbo di sei mesi… il gatto dev’essergli sembrato un leone.

    Le cose sono sempre relative, dipende dalle proporzioni, e per quel bambino si trattava di un enorme leone. Il gatto voleva solo giocare, ma per il bambino fu un grande shock, e lo shock andò molto in profondità… una volta adulto combatté in molte guerre: era un grande soldato, era capace di lottare con un leone – ma aveva paura dei gatti. Nel momento in cui vedeva un gatto, perdeva tutto il suo coraggio, improvvisamente diventava un bambino di sei mesi.

    Il fatto era noto al comandante inglese Wellington; altrimenti tra Wellington e Napoleone non c’era paragone. E questa fu l’unica battaglia in cui Napoleone venne sconfitto. Wellington mise settanta gatti davanti all’esercito, e quando Napoleone vide settanta gatti – uno era abbastanza per il poveretto – ebbe un collasso nervoso. Si limitò a dire al suo luogotenente: “Prendi in mano tu l’esercito. Io non sono in condizione di combattere, e non sono neppure in condizione di pensare. Questi gatti mi hanno ucciso”.
    E ovviamente venne sconfitto.

    Gli storici che affermano che fu sconfitto da Wellington hanno torto. No, fu sconfitto da un trucco psicologico. Fu sconfitto dai gatti, fu sconfitto dalla sua infanzia, fu sconfitto da una paura che non poteva controllare.
    Venne tenuto prigioniero su un’isoletta, Sant’Elena. Non erano necessarie le manette, poiché l’isola era molto piccola e non c’ era modo di andarsene.

    Il primo giorno andò a fare una passeggiata accompagnato dal medico personale: dopo il collasso nervoso e la sconfitta gli era stato assegnato un medico. Camminavano su un sentiero molto stretto e dall’altra parte arrivava una donna, carica di un gran fascio d’erba. Il sentiero era strettissimo, qualcuno doveva tirarsi da parte. Sebbene il medico fosse inglese, urlò alla donna: “Si tiri da parte! Lei non sa chi sta arrivando. Anche se è stato sconfitto, non importa: è Napoleone Bonaparte”.

    Ma la donna era così ignorante che non aveva mai sentito nominare Napoleone. E così rispose: “E allora? Che sia lui a tirarsi da parte! Dovreste vergognarvi! Io sono una donna e sto portando un carico molto pesante… e dovrei essere io a tirarmi da parte?”.
    Napoleone prese per mano il medico, si tirò da parte e disse: “Son finiti i tempi in cui anche le montagne si spostavano davanti a Napoleone… la bolla di sapone è svanita. Devo cedere il passo a una donna che trasporta erba”.

    Nella sua sconfitta riusciva a vedere cos’era accaduto: per tutta la vita aveva represso una paura. La teneva nascosta, e ora il segreto era svelato, la paura esposta.
    Napoleone non era nessuno.

    È questa la situazione di un grande egocentrico.
    Non pensare dunque che la vigliaccheria sia una parte essenziale dell’egocentrismo, è l’egocentrismo nella sua interezza. L’ego è vigliaccheria. Ed essere privi di ego significa essere privi di paura – perché ora nulla ti può essere tolto, neppure la morte può distruggere qualcosa di te. La sola cosa che può essere distrutta, in qualunque persona, è l’ego.

    L’ego è così fragile, così sempre sull’orlo del baratro – può morire in ogni momento – che le persone che vi si sono aggrappate, dentro di sé tremano in continuazione.
    Lasciare andare l’ego è l’atto più straordinario che un uomo possa compiere: mostra il meglio di te, dimostra che sei più di quello che appari, dimostra che in te c’è qualcosa di immortale, indistruttibile, eterno.

    L’ego ti rende codardo.
    L’assenza di ego ti trasforma in un esploratore impavido dell’eterno mistero della vita.

    OSHO: “The Osho Upanishad” # 44


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