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SauroClaudio

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Everything posted by SauroClaudio

  1. Qui vi riporto una comunicazione sconvolgente, IL RACCONTO DI UN SUICIDA, vi riporto solo la seconda parte, cioè quella relativa all'ALDILA'
  2. Siamo al di fuori delle leggi umane, qui in terra, ovviamente, ogni mascalzone va perseguito...
  3. Ma è esattamente quello che dice anche A, "capirete quello che capirete". Del resto lui non poteva rivolgersi ad un "target ben definito", ma si è trovato a parlare a coloro che partecipavano alla seduta, ed alcuni di questi certamente hanno capito, e poi il messaggio è stato divulgato da Giorgio Di Simone attraverso il libro "Rapporto dalla dimensione X" che comunque, nonostante i concetti spesso difficili, pare sia giunto alla 18° edizione. Al di la di tutto, quello che interessa capire, è un superamento del dualismo inferno - paradiso, bene e male intesi in senso assoluto,e passare ad un altra concezione che è evolutiva, cioè lo Spirito percorre l'universo per conoscerlo, percorre l'ALTRO DA SE, perchè anche questo è creazione di Dio, ed in tal modo scopre Dio in se stesso. E'una concezione evolutiva, non è una concezione statica come quella della Religione Cattolica e di altre. Io credo che questo sia estremamente importante, perchè la concezione che ai dell'esistenza, la proietti sugli altri, e non vedrai più in Bil Gates o in Soros, tante per fare un esempio, delle anime luciferine (come dice Alessandro Meluzzi), ma delle persone che semplicemente sono all'inizio del loro percorso, e per un insieme di motivi hanno concepito delle idee completamente errate. E' questo il concetto di fondo: il superamento del dualismo ed un concetto evolutivo dove ognuno recepisce quello che può, ed in questo, ovviamente, non c'è nessuna colpa.
  4. ENTITA A ED ESPANSIONE DELL’UNIVERSO Domanda: fisicamente l’universo è sempre in espansione? Risposta: ècco qui ci incrociamo con il problema dell’infinito. Ci sono due ordini di problemi che scaturiscono dall’universo: - Quello di un universo che si espande continuamente, che cresce, che lievita continuamente - E quello dell’universo nella sua infinitezza, data da sempre ed esistente cioè a priori di ogni possibile eventuale espansione. Se l’universo si espande va ad occupare uno spazio universale prima non occupato. Allora dovremmo domandarci cosa potrebbe mai esserci in uno spazio non occupato dell’universo? Sarebbe uno di quei problemi classici che si mordono la coda. La realtà è che l’universo è infinito, quello così detto materiale, fisico. Quando si parla di universo che si espande, si intende quello organizzato, ed a questo punto entriamo in un problema di logica. Quando affermiamo che è l’universo organizzato che si espande, noi presupponiamo implicitamente, che un universo che si espande senza essere organizzato, non è universo. Per universo-organizzato qui non si intende quello fisico-astronomico. Questo è un falso prodotto della falsa logica. Un problema che presuppone una logica data ed un metodo dato, cioè a dire: le cose sono perché se non sono non esistono, e per essere esse devono essere strutturate alle leggi (e qui per leggi si intendono quelle umane). Allora dal punto di vista della conoscenza fisica dell’universo, ciò che non è organizzato e riferibile al piano della logica umana (ed in primo piano della logica aristotelica) non è concepibile o ammissibile. Ora questo è completamente falso. Il presupposto è falso. Allora l’universo in espansione soggiace alle due logiche, quella aristotelica e quella galileiana. Quando la scienza si estende oltre il piano della logica formale, cioè oltre il piano della conoscenza accettata secondo i suoi metodi, si parla di non esistente. Un universo che si espande ha un senso logico per l’uomo, perché va ad occupare spazi vuoti e si sottintende la limitatezza dell’universo stesso. In questa misura ovviamente è molto più facile far scomparire Dio, perché tutto rientra nelle leggi della scienza umana, e naturalmente Dio stesso resta intrappolato in questo tipo di logica. Ora, il fatto che l’universo invece preesiste all’espansione, può derivare dallo stesso processo induttivo della logica umana. Infatti un universo che si espande come potrebbe farlo senza presupporre il piano del suo ampliamento? Siccome non si parla di compressione dell’universo, ma di espansione, si deve presupporre che non esista un contenitore, ovvero che il limite non sia assoluto. Allora l’universo non si espande nel nulla, ma secondo un piano dell’universo stesso, cioè in se stesso. Se è così l’universo è infinito e l’espansione è puramente fittizia, non è altro che un modo di essere dello stesso universo infinito che ha le caratteristiche dell’espansione solo secondo la logica matematica dell’uomo, mentre da un punto di vista dello stesso universo ciò diventa un pseudo problema. La realtà è che pur potendosi colmare quelli che possono essere identificati come spazi vuoti, la dizione “spazi vuoti” è fasulla, inquantochè è vuoto solo perché non contengono quel tipo di universo organizzato. Ma il principio del sussistente e dell’esistente è pur esso un principio di realtà. In termini di realtà, uno spazio, benché vuoto da un punto di vista fisico astronomico, è sempre realtà, per il solo fatto di esistere. Quindi il discorso sul funzionamento di un universo strutturato, nel senso di essere organizzato a qualsiasi livello, è un problema veramente molto, molto banale. La riduzione è però importante dal punto di vista ideologico. Perché limitare l’universo in senso fisico, significa limitarlo in tutti gli altri sensi, e significa veramente spostare l’immagine di Dio. In un universo fatto a somiglianza della scienza dell’uomo, Dio non trova posto, né è possibile ovviamente inserirvelo. E’ possibile inserire Dio come principio di infinito, soltanto se si presuppone un universo infinito, in cui la modalità dell’eventuale espansione, sia soltanto uno dei modi di apparire o di essere della realtà universale.
  5. Vi riporterò un brano che avevo posto sul Forum precedente: CONSIDERATE LA VOSTRA SEMENZA FATTI NON FOSTE A VIVER COME BRUTI MA PER SEGUIR VIRTUTE E CONOSCENZA Questa frase di Dante che mi è balzata all’occhio in un dipinto, sintetizza non solo l’essenza, ma anche il fine della vita. Che significato avrebbe il “non vivere come bruti”, se tutto si concludesse con una morte completa, cioè se tutto questo sforzo finisse nel nulla?? E che significato avrebbe il “seguir virtute e conoscenza” se la finalità fosse il niente??? Ecco che di fronte a questa frase si aprono le porte dell’infinito, si apre ciò che l’ateismo vorrebbe negare, e cioè una continuità oltre la morte. C’è da dire che questa continuità si renderebbe necessaria proprio da un punto di vista concettuale, perché l’uomo è l’unico “animale” che muore con delle domande irrisolte. E chiaramente, a qualsiasi domanda irrisolta che si può considerare una causa, deve corrispondere un effetto, e cioè la risposta alla domanda. Questo ragionamento molto semplice, ma difficile da eludere, presuppone che una risposta alla domanda ci sia nel post-mortem, cioè oltre la vita fisica. Altrimenti verrebbe a cadere, con la morte dell’uomo, proprio il principio di causa-effetto che è riconosciuto universale anche dalla fisica. Ma questo è solo un piccolo aspetto di ciò che l’uomo è, dal momento che egli uomo è in grado di vede l’universo e di porsi delle domande sulla finitezza e sull’infinitezza. E come potrebbe vedere l’universo se l’universo non fosse già in lui?? Forse non ve lo sete mai chiesto, ma noi siamo proprio uno specchio dell’universo, uno specchio della bellezza e della bruttezza, uno specchio dell’infinito che stà fuori di noi ma deve necessariamente stare pure dentro di noi altrimenti non potremmo neppure porci la domanda su tale infinito. Quello che Margherita Hack temeva, o perlomeno voleva negare, era il Big-Bang perché secondo lei rispecchiava la Genesi Biblica del mondo. Cioè che la Hack voleva sostenere, e lo ha fatto fino alla fine della sua vita, era l’infinitezza dell’universo ed il suo non essere mai nato. Sperava in tal modo di negare Dio come se questo fosse una risposta alla finitezza e giustificasse un origine. In realtà la Hack, sostenendo l’infinitezza e la non origine esprimeva soltanto la sua infinitezza e la sua non origine. Paradossalmente questo concetto così semplice dell’infinitezza e della non origine è stato poi ripreso da un “personaggio” particolare che ha usato questi concetti proprio per dimostrare l’esistenza di un Dio o Forza che stà alla base del tutto e che noi percorriamo su una distanza infinita, discoprendo il significato dell’esistenza un po alla volta. La musica che ascoltate è in voi, il bello che vedete è in voi, il paesaggio che ammirate è in voi. Si, certamente, anche gli animali vedono e sentono, ma non interiorizzano. La bellezza di un tramonto per loro non esiste. Gli animali non sanno fissare le stelle e porsi la domanda dei significati. Ed è proprio questo aspetto, cioè i significati, che non stanno nel cervello o nelle reazioni biochimiche cerebrali, ma provengono da un oltre, da qualcosa che stà nell’uomo ma è anche fuori dell’uomo. Mi vien da ripetere con Gibran””voi non siete rinchiusi nel corpo, né confinati nella case o nei campi, ciò che siete è uno spirito, che avvolge la terra e muove nell’etere
  6. Ma è chiaro, supera completamente altre dottrine ed altri medium, ma ogni spirito parla secondo la sua evoluzione. Non è poi vero che alcune dottrine profinano la stessa cosa, molti dicono cose simili, anche se non uguali, ma è naturale che non siano uguali. Ad esempio ne IL PROFETA di K.Gibran potrei trovarti 100 punti che dicono la stessa cosa, anche se in forma un po diversa, ma il messaggio è lo stesso. Te lo pongo sotto il commiato de IL PROFETA.
  7. Vorrei prima rispondere a Pandora, no l'Entità A non ha mai dato profezie avverate, avvertimenti esatti, dimostrazioni sovrannaturali, io credo che questo sia stato voluto. Tieni però presente che la voce di A è completamente diversa da quella del medium Piancastelli, è stata fatta analizzare più volte ed è completamente diversa proprio da un punto di vista medico -legale, l'ha analizzata anche l'Istituto Medico Legale di Torino che è il più qualificato ed ha detto che non potrebbe essere quella di Piancastelli. Inoltre faccio presente che attraverso la Trance di Piancastelli non si è manifestata solo l'Entità Andrea (così ha voluto farsi chiamare), ma altre 200 entità, anche se in forma molto sporadica, ed ancora più diverse, le trovi sul dischetto che è allegato al libro RAPPORTO DALLA DIMENSIONE X di Giorgio Di Simone. Inoltre è stato eseguito un EEG durante la Trance che ha dimostrato che ci sono solo onde ALFA, cioè senza pensiero, e questo credo che sia già un fatto sovrannaturale. Riguardo alla domanda di Menkalinan, lascio in sospeso. Se volte crederci credeteci e non vi farà per nulla male, se non volete crederci è uguale, non vi farà per nulla male. Avevo spiegato i motivi della negazione.
  8. Qesta comunicazione è eccezionale. Qui Andrea racconta la sua ultima esperienza di morte. Come siamo lontani dalle religioni ufficiali !!!
  9. In linea con Andrea, con Gibran e con Ubaldi: RICORDI DELLA MIA VITA E DI UNA POSSIBILE REINCARNAZIONE Ho voluto raccontare la mia vita perché non è una vita comune, ma si differenzia dalle altre per molte particolarità, in particolare i miei primi ricordi di infanzia. Sono nato in una famiglia rigidamente cattolica, composta dai miei genitori, dai miei due fratelli e da mia nonna paterna, inizialmente anche dal fratello di mio padre. Sono nato in un paese di montagna alto 1106 metri, Bosco Chiesanuova. Prima di raccontare i ricordi della mia vita precedente voglio raccontare alcuni ricordi di questa vita. I miei primi ricordi di questa vita risalgono alla primissima infanzia; il mio primo ricordo in particolare mi riporta ad una croce che si trovava in paese ma sulla strada che saliva verso Piazza Borgo. Ricordo che tentavo di scalare dei gradini altissimi, tre gradini alla cima dei quali c’era una croce che tutti chiamavano Il Cristo. Il Cristo si trovava su una curva dove mia mamma andava spesso e si tratteneva nel parlare con una donna che sarà poi la mia maestra delle elementari. Dimenticavo, anche mia madre era maestra, mio padre era farmacista, mio zio era dentista, mia nonna rimasta vedova ancora nel 1915, ha tenuto in piedi la farmacia (mio nonno era farmacista) fintanto che non si è laureato mio padre in farmacia. Mio padre era il secondo di cinque fratelli, dei quali uno morto giovanissimo e di cui racconterò in seguito. Poi c’era mio zio Giuliano, il primo dei fratelli, medico condotto, mia zia Dorotea che insegnava musica, lo zio Ginepro, dentista, che nei primi sette anni della mia vita abitava con noi, il fratello mancante, Ugo, era morto a 23 anni poco prima di laurearsi in Giurisprudenza, e per una causa banale, una caduta dalla bicicletta. Ritornando al primo ricordo, i gradini del Cristo che io scalavo, devo dire che mi sembravano altissimi e non sono riuscito per diverse volte a raggiungere la croce, poi un bel giorno l’ho raggiunta e questo mi ha dato una grande soddisfazione. Ma in tutto questo tempo i gradini erano diventati mano a mano più bassi, ero io che crescevo. Quando li vedevo altissimi probabilmente non sapevo camminare, è probabile che avessi alcuni mesi forse nove o dieci. Così come ricordo quando ho imparato a camminare sul piazzale davanti a casa con mia madre che mi teneva con delle bretelle. Mi ha detto poi che ho imparato a camminare ad un anno. Già a quel tempo iniziavano ad emergere altri ricordi, ricordi di una vita precedente. Pertanto oltre ad avere ricordi lontanissimi di questa vita, emergevano gradatamente ricordi di un'altra vita dove non esistevano auto, ma solo cavalli e carrozze (o meglio carri, nel mio caso). Ho cercato più volte di dare dei termini temporali a questa lontanissima vita, ma non sono mai riuscito nel mio intento. Potrei dire che questa lontana vita è stata relativamente breve, infatti ricordo le cure di mia madre che mi portava dei decotti, ricordo che mi ero ammalato gravemente ed andavo continuamente soggetto a svenimenti. Ricordo la mia camera, povera con un letto molto alto ed un piccolo quadro della madonna che portava sotto una piccola acquasantiera. Ricordo la contrada in cui abitavo con le case disposte ad L ed un gruppo di stalle di fronte per cui si potrebbe disegnare come L\. Erano tre case su un lato e quattro case sull’altro lato e tre stalle di fronte. Ricordo il nome di mia madre, Giulia e di mio padre, Stefano, il mio nome come quello di adesso Claudio. Mia madre era premurosa con me e sentivo il suo amore; mio padre lo sentivo più distante, anche se spesso molto affettuoso. La mia vita precedente sembra essersi svolta in una contrada del nord’Italia, penso il Veneto, vicino a dove sono tutt’ora (il dialetto, la struttura delle abitazioni, i luoghi mi ricordano la Lessinia) Una piccola contrada, ma con le case stipate di gente. Tutto il lavoro verteva sull’allevamento del bestiame, mucche e pecore. Ricordo che aiutavo mio padre a mungere le mucche e le pecore, e poi lo aiutavo a fare il formaggio ed il burro. Dentro la stalla avevamo un grande camino e dentro un pentolone sostenuto da tre grosse catene di ferro Le mucche erano circa dieci, le pecore forse di più, due cavalli erano in fondo alla stalla. Ricordo la stalla tutta nera per il fumo e le grossi travi di legno che sostenevano le pietre del tetto. Ricordo le forme di formaggio allineate lungo la parete di fondo. Ricordo che una volta mio padre mi disse che il formaggio non doveva essere acido, pertanto in giornata bisognava mungere le mucche e far bollire il latte per poi aggiungere il caglio. La domenica si andava a messa, in un paesino poco distante dove c’era una chiesetta, dentro un grande crocifisso sul fondo, una madonna di lato all’altare, dei quadri della via crucis sulle pareti, pochi banchi semplici. Il paesino era in mezzo alle colline ed ai boschi, dei grandi pascoli ondulati dietro la chiesa. Il paesino non era tanto più grande della nostra contrada, ma le case erano tenute meglio, almeno alcune. Nonostante il lavoro in stalla, che peraltro era modesto perché mio padre si faceva aiutare dagli altri tre figli più grandi di me, (avevo pure una sorella che era la più vecchia di tutti i fratelli, penso avesse vent’anni, e di lei ricordo il nome : Teresa, mentre degli altri fratelli il nome mi sfugge), mi rimaneva molto tempo per giocare con gli amici, i giochi più vari, dal cianco, al nascondino, alla vecia, a salire sugli alberi, ed a far pipì su chi passava sotto ecc . Quello che mi è rimasto particolarmente impresso è un inverno molto freddo in cui ha fatto talmente tanta neve che avevamo difficoltà perfino a farci il sentiero per andare in stalla. E’ stato un inverno che è durato moltissimo, la neve si è sciolta verso metà maggio, abbiamo dovuto razionare il fieno per gli animali, e mio padre ha dovuto andare a comprarne da uno che ne aveva in deposito. Quell’inverno abbiamo patito la fame, restavano solo poche patate prima che si sciogliesse l’ultima neve. Poi ricordo la mia malattia. Per la prima volta persi coscienza mentre giocavo con un amico. Mi ritrovai a letto ed i miei avevano chiamato un medico della zona, un omone grande e grosso con dei grossi baffi. Ricordo che faceva a mia madre delle domande, poi ho saputo che svenendo mi ero fatto addosso cacca e pipì. Mi prescrisse dei decotti e dei sali, ma il tutto mi risultava schifoso. Poi gli episodi di perdita di coscienza si intensificarono, avevo perso anche l’appetito, un forte mal di testa mi attanagliava continuamente, infine cominciai a non vederci da un occhio, poi sempre meno anche dall’altro. Mia madre mi era sempre vicina e mi cantava delle canzoni. Poi non ricordo più nulla. Molti ricordi sono vivissimi, per altri ho dovuto fare uno sforzo per ricordare, non direi che si sono affievoliti. Anche la domanda relativa al luogo, è cioè se sono sicuro che il tutto sia avvenuto in una contrada del Veneto e magari invece si trattasse di altro luogo e di altra nazione, è del tutto appropriata. Anche la lingua, il dialetto, potrebbe essere stato diverso, ed io sin da piccolo posso averlo tradotto a livello inconscio in quello che era il mio dialetto di adesso. Del resto parecchi aspetti della lingua non mi tornavano. Ho fatto l’esempio delle pigne che chiamavamo cotai, ma in nessun paese della Lessinia è rimasto questo termine per le pigne. Quello che eventualmente mi aveva fatto supporre un paese della Lessinia erano i tetti ricoperti con grosse pietre e così pure le stalle, salvo alcune che erano ricoperte di paglia. Pure le case erano di pietra salvo alcune stalle che erano di legno. Devo dire che non ho fatto studi approfonditi se in altre zone si usassero le pietre per coprire le case e le stalle, ma so che questa è una caratteristica abbastanza originale della Lessinia. Devo dire che ho girato in lungo ed in largo tutte le contrade della Lessinia ma non ho trovato niente che assomigliasse alla mia contrada della mia presunta vita precedente . Certe contrade come ad esempio i Biancari presso Bosco Chiesanuova erano abbastanza simili, ma era diverso tutto il contesto attorno, i pascoli e le montagne. Un altro particolare significativo sta nel fatto che non mi sono mai state raccontate storie di streghe o di folletti. L’unica cultura che ho ricevuto è stata quella religiosa, un po’ da parte dei miei genitori, ma soprattutto del parroco alla domenica, che ci leggeva il Vangelo. Inoltre il parroco veniva spesso nella mia contrada con un lungo tabarro nero ed un cappello nero, faceva visita nelle case per raccogliere le offerte, e spesso si fermava in qualche casa dove radunava i bambini che dovevano fare la prima comunione. Lo ricordo robusto, alto, con un pò di pancia. Non aveva paura ad addentrarsi da solo nei boschi per raggiungere le contrade intorno al paese. Mi sembrava molto attaccato al denaro, tanto che spesso ha avuto da discutere con mio padre per l’offerta. Ricordo molto bene mia sorella Teresa, la più vecchia dei miei fratelli. Era sempre lei che andava a prendere l'acqua al pozzo, ed una volta riempito il secchio lo tirava su come se fosse una piuma. Portava spesso un grembiule e lo ripiegava per raccogliere le mele. In questo senso i miei fratelli la aiutavano, salivano sull'albero e gettavano le mele nel grembiule. Per la legna avevamo un capannone di legno sul retro della casa che mio padre aveva costruito molti anni prima. Però ricordo che quando andavamo a raccogliere la legna (ed i boschi non mancavano) per trasportarla la legavamo con delle specie di spaghi, forse con delle corde di juta, dopo la si accatastava nel capannone. Una delle cose strane che posso rilevare attualmente, sta nel fatto che a quel tempo non si parlava di streghe, di folletti o di gnomi. Questo te lo dico perchè avendo lavorato a Velo Veronese come medico, si parlava delle antiche tradizioni e delle antiche credenze nelle streghe e negli gnomi, tanto che una maestra del luogo aveva perfino fatto una commedia. Al contrario nella mia vita precedente tutte queste cose non mi risultano, i miei genitori non mi hanno mai parlato di streghe o di gnomi. La vita era estremamente semplice ed anche le costruzioni mentali di personaggi fantastici non esistevano. Si era piuttosto molto legati alla chiesa ed al Vangelo, alle prediche del parroco, ma che non avrebbe comunque mai tirato in ballo streghe o gnomi o pratiche magiche (o almeno non l’ha mai fatto). Quella che posso testimoniare è la grande semplicità di quella vita, basata su poche cose, sostanzialmente sulla sopravvivenza e senza costruzioni mentali fantastiche, che forse ci siamo inventati dopo. Già che ci siamo volevo raccontarvi qualche altra cosa. La figura del parroco era quella che mi colpiva di più. Anche se aveva sempre uno o due curati, veniva sempre da solo nella contrada e soprattutto per benedire e farsi pagare la benedizione. Comunque, dagli abitanti della contrada questa era vista come una cosa normale. Chiedeva le offerte a chi sapeva che poteva darle. Ad esempio mio padre era considerato un ricco, nella nostra stalla si faceva molto formaggio, non solo dal latte delle poche mucche che avevamo, ma il latte veniva portato anche dalle stalle vicine. Il costo del latte a quel tempo era abbastanza basso, ma il costo del formaggio era abbastanza alto. Per questo vi ho riferito che vi era stata una discussione fra il parroco e mio padre, relativamente all'offerta per la benedizione della stalla. Nonostante mio padre fosse molto religioso, e ricordo la sua preghiera prima di ogni pasto, non era un bigotto, era molto realista, e questo lo si notava dai suoi discorsi chiari e semplici. Ma la figura del parroco era del tutto particolare. Lo ricordo quando arrivava anche in inverno con la neve alta e con i suoi stivaloni di pelle che gli arrivavano fin sopra il ginocchio. Passava in mezzo ai boschi, dove c'era meno neve. Lo ricordo quando arrivava all'alba (molto spesso anch'io mi alzavo molto presto per dare una mano in stalla) con il suo tabarro nero che si stagliava contro la neve. Ricordo questa figura imponente che ripartiva al tramonto, e percorreva il sentiero che portava al paese e la sua figura si stagliava contro il colore rosso del cielo. Quando era in contrada, si faceva ospitare per il pranzo da varie famiglie. Molte volte lo abbiamo ospitato anche noi. Ricordo, che quando c'era lui, la preghiera per il pranzo era più lunga. Tirava fuori il suo libro delle lodi, e recitava una lode, poi seguiva mio padre con il suo solito pater-noster. La mia contrada era nel bel mezzo di una valle, non saprei dirti quanto fossero alte le montagne che la circondavano. C'erano però anche degli spazi piani intorno alla contrada che venivano utilizzati prevalentemente per il pascolo. Noi avevamo però di lato alla casa un bell'orto grande, dove coltivavamo le patate ed il cavolo cappuccio. Questi servivano per fare minestroni molto buoni, perchè mia madre usava anche parecchio burro.. Il paese invece si raggiungeva salendo lungo una dorsale, e talvolta d'inverno se c'era la neve alta era difficile raggiungerlo. Quel famoso inverno che ha fatto un sacco di neve siamo stati alcuni mesi chiusi nella contrada senza raggiungere il paese. Le patate che aveva prodotto mio padre hanno fatto sopravvivere anche altra gente che era rimasta senza nessuna scorta di cibo. Mi pare di avervi detto tutti i miei ricordi. Devo dire che questi ricordi non hanno turbato la mia vita da bambino e da adolescente. Da quando mia madre mi ha detto (avevo circa cinque anni) “Non parlare con nessuno di queste fantasie, neppure con i tuoi fratelli e tanto meno con i tuoi amici, ti prenderebbero per matto”, io ho chiuso questi ricordi in un angolo della mia anima, quasi non fossero neppure miei, anche se altri particolari sono emersi in seguito. Pertanto all’inizio io ho vissuto questi ricordi, quasi non fossero neppure miei, ma mi fossero capitati per caso; del resto allora non avevo un senso critico. Cresciuto in un ambiente rigidamente cattolico, ho fatto il chierichetto fino a 12 anni, e per me allora esisteva solo il Paradiso, l’Inferno ed il Purgatorio. Allora non mi sarei mai posto la domanda di una possibile reincarnazione. Infatti quando ad 11 anni nel mese di Maggio il parroco di Bosco lesse la visione dell’inferno che ebbero i tre pastorelli di Fatima, con i diavoli in mezzo alle fiamme che rosolavano le anime come mortadelle su una griglia, io feci un ragionamento quasi schizofrenico e dissi fra me “Io sono una di quelle anime” Questo mi fece star male moltissimo, per diverse notti mi sono visto all’inferno rosolato dai diavoli, e devo dire che in quelle notti ho dormito molto male. Eppure avevo altri ricordi, di un'altra vita, ma questi non mi dicevano ancora nulla, tali ricordi erano relegati da una parte e ciò che dominava in me era la cultura cattolica ortodossa che mi era stata data. Solo successivamente, verso i 15-16 anni cominciai a pormi delle domande e cioè perché avevo tali ricordi? Cominciai a pensare che fossero veramente miei, che dietro di essi ci fosse qualcosa di reale, di realmente vissuto. Si era risvegliato in me quel senso critico che prima non avevo avuto. Più tardi lessi libri sulla reincarnazione e trovai molti riscontri. Comunque non ne parlai con nessuno a parte un amico che era molto aperto e che ha creduto che tali ricordi non fossero fantasie, ma una possibile vita precedente che avevo vissuto. Riguardo al periodo in cui si è svolta questa mia presunta vita precedente, ho il ricordo che mi era capitata in mano una moneta datata 1634, ma questo è un ricordo un po confuso e non preciso. E’ probabile che la mia vita precedente sia da far risalire alla fine del 1800 quando il dialetto veneto si era ormai largamente imposto sul dialetto cimbro (sempre che io da bambino non abbia trasformato inconsciamente un'altra lingua nel mio dialetto, e questo è possibile) E’ significativo che io non ricordi il nome dei miei due fratelli maschi e neppure dei miei amici, ma solo le loro fisionomie.. Pur avendo riferito questa mia presunta vita precedente ad alcuni parapsicologi, questi non diedero grande importanza alla cosa, anzi bollarono il tutto come “ fenomeni dell’inconscio”. Eppure io sono certissimo di quei ricordi ed in particolare della mia malattia, del canto di mia madre, del suo piangere a volte mentre mi bagnava con l’acqua della piccola acquasantiera. E' probabile che certi sogni possano ricordare una vita precedente. Nel mio caso è stato diverso, i ricordi sono emersi a poco a poco fin dalla primissima infanzia. Paradossalmente non ricordo di aver fatto sogni della mia vita precedente, e questo è abbastanza strano, perché ho avuto una morte dolorosa. Ricordo mia madre che mi era vicina e mi cantava delle canzoni. Capivo che soffriva per il mio stato, ma io pensavo che sarei guarito anche se le forze mi abbandonavano un po alla volta, e ci vedevo sempre meno prima da un occhio poi anche dall'altro. In questa vita da piccolo non ho mai fatto esperienze simili. Qualche volta mi sono ammalato di tonsillite e mi hanno fatto delle punture di penicillina, ma tutto si è risolto in poco tempo. A tre anni e mezzo sono stato travolto da una macchina che faceva retromarcia. Fortunatamente mi è passata solo sopra una gamba e mi ha procurato una ferita. Ho dovuto stare a letto per alcuni giorni per quella ferita, e ricordo il Dott. Pizzoli che veniva a medicarmi con la tintura di iodio che mi bruciava terribilmente. Ma il Dott.Pizzoli era una persona distinta, non era l'omone che avevano chiamato nella mia vita precedente dopo che ho perso conoscenza la prima volta. Intendo dire che i ricordi frà questa vita e quelli della vita precedente sono ben distinti e non posso fare confusione. Successivamente la mia vita si è svolta in modo normale, come quella di tutti gli altri ragazzi. A 23 anni abbandonai definitivamente la Religione Cattolica, e questo è significativo, perché l’abbandonai dopo aver fatto un pellegrinaggio a Lourdes, dove mi ero pure prestato come barelliere. Il solo vedere tutto quel mercato di articoli religiosi e tutte quelle taniche di acquasanta quasi ad ogni angolo mi dava il voltastomaco. Non ho mai trovato un posto meno spirituale di Lourdes. Ma non divenni un ateo convinto, tanto che mi diedi alla lettura di Carl Gustav Jung. Con il suo Inconscio Collettivo potevo spiegare anche i miei ricordi di una vita precedente, ricordi che forse avevo carpito dall’Inconscio Collettivo, però qualcosa non mi convinceva. Era la chiarezza e la forza di certi ricordi che difficilmente si potevano far risalire ad un inconscio sia pur collettivo. Ed allora pensai che in noi ci potesse essere una forza che sopravvive alla morte e che può rivivere in un altro corpo. Nel 1977 mi ero già laureato in medicina e mi si presentò l’occasione di fare un corso di ipnosi. A Verona c’era un buon centro di Ipnosi Medica, diretto da Guantiero Guantieri, e così mi iscrissi. Alla fine del primo anno pensai di fare con un amico del corso un ipnosi regressiva. Così potei verificare di persona se i miei ricordi erano reali o non frutto della mia immaginazione. Emerse tutto quello che avevo ricordato oltre a parecchie altre cose che non avevo ricordato spontaneamente in particolare un pellegrinaggio ad un santuario che avevo fatto prima di ammalarmi. Si andava a piedi a quel santuario ogni anno, e quell’anno (forse avevo nove anni o dieci o undici chi lo sa?) avevano pensato di portare anche me. Ricordo solo che la strada è stata molto lunga, e poi un vago ricordo della cerimonia religiosa. Ma quello che mi rimase più impresso era la salita, quanta salita!! Mi sono chiesto tante volte perché solo io avevo tali ricordi. Poi ho letto il libro di Stevenson che aveva raccolto in tutto il mondo i ricordi di oltre mille bambini che ricordavano vite precedenti. I ricordi non erano legati alla cultura, alla tradizione, alla religione, ma del tutto indipendenti. Per questo il famoso Stevenson ha pensato di scrivere un libro, prendendo in considerazione i casi più eclatanti e praticamente inconfutabili: “ Reincarnazione 20 casi a sostegno” Nel 1977 entrai come medico condotto a Velo Veronese, e li mi interessai anche della medicina popolare. Nel 1980 mi sposai, ed ho avuto tre figli dalla consorte con la quale vivo ancora ora. Nel 1984 mi stabilii anche come medico a Badia Calavena, dove abito ancora ora e dove esercito come medico di famiglia (a 64 anni.) Facendo una valutazione critica di questi miei ricordi come medico, nella mia vita precedente credo di essere morto intorno ai 10-12 anni per una malattia che probabilmente era un tumore cerebrale e che mi causava continue crisi epilettiche. Sono morto con un dolore fortissimo alla testa e con mia madre che mi cantava delle canzoni e che cercava di consolarmi ( anche se sicuramente era disperata). Ricordo moltissime cose prima della mia malattia anche nei minimi dettagli. Incredibilmente non ricordo di aver fatto sogni che riguardassero la mia vita precedente . C'è un episodio significativo che collega questa vita alla mia vita precedente : intorno ai cinque anni, andavo insieme agli altri bambini all'albergo Bellavista per guardare Lascia o Raddoppia (era il 1956), ma spesso invece di fermarsi a guardare la televisione, si giocava, noi bambini a nascondino. Nel tentativo di nascondermi in una siepe insieme a mio cugino Gabriele, siamo saliti su un asse sotto la quale c'era la fogna dell'albergo Bellavista , ebbene l'asse si è rotta, ed io insieme a mio cugino siamo precipitati nella fogna. Mi cugino è riuscito ad aggrapparsi al bordo ed è risalito subito, ma io sono precipitato completamente. Stavo per annegare nella fogna, tanto che persi coscienza ed in quell'attimo mi sembrava di essere nel letto della mia vita precedente (va a capire il perchè !!). Subito però sono arrivati i soccorsi che mi hanno tirato su dalla cacca, e mi hanno accompagnato a casa. Ricordo mia madre che mi ha spogliato completamente sul marciapiede, mi ha poi fatto un bel bagno e mi ha profumato abbondantemente. Questo episodio mi ha convinto ancora di più che i miei ricordi si riferissero ad episodi realmente avvenuti e non a costruzioni mentali inconsce di un bambino. Ma questa convinzione è avvenuta molti anni dopo, quando si è risvegliato in me il senso critico che ho detto. Da ragazzo, verso i 20 anni mi appassionai di parapsicologia e mi abbonai alla rivista “Luce ed Ombra” del CIP di Bologna. Lessi anche “Rapporto dalla Dimensione X” di Giorgio di Simone sulle comunicazioni dell’Entità Andrea che si erano prolungate per oltre 50 anni. Tramite il CIP di Bologna e grazie alla prodigalità di Riccardo Cesanelli sono riuscito ad avere molte cassette delle sedute medianiche nelle quali si è manifestata l’Entità Andrea. Queste cassette le ho potute poi registrare e mettere su YouTube. Il concetto di Andrea è un concetto evolutivo, noi siamo su questa terra per fare esperienze, ed una volta morti le trasformiamo in idee semplici. Dopo un certo numero di incarnazioni riusciamo a conoscere completamente la materialità, e lo spirito (che è un campo di forze) passa ad altri piani dell’universo appunto per conoscerli. Questo concetto ha trovato il mio pieno consenso, ma più volte mi sono chiesto perché nella vita precedente sono morto così giovane. Con una vita sana, all’aperto, mangiando broccoli e patate non avrei dovuto morire di un tumore cerebrale. I broccoli, per giunta, sono anche antitumorali, ricchi di gruppi S-H, lo dicono i testi. Ed allora perché mi si è sviluppata una malattia così grave?? E’ una domanda a cui non sono mai riuscito a dare risposta. _________________________________________________________________________ Questo giorno è terminato. Un solo istante, un attimo di riposo in seno al vento, ed il mio desiderio raccoglierà saliva e polvere per un altro corpo. Un solo istante, ed un'altra donna mi partorirà. Solo ieri ci siamo incontrati dentro un sogno. Alla mia solitudine avete offerto canzoni, e con i vostri desideri abbiamo eretto una torre nel cielo. Se nella fioca memoria dovessimo ancora incontrarci , potremmo conversare e mi porgerete una canzone più profonda. E se le nostre mani si incontreranno in un altro sogno, insieme erigeremmo un'altra torre nel cielo. K. Gibran
  10. IL TEMPO NON ESISTE IN SENSO ASSOLUTO Quando l’Entità A dice che il tempo non esiste si riferisce chiaramente ad un tempo inteso in termini assoluti. E’ chiaro che nel relativo il tempo esiste, infatti noi nasciamo, diventiamo adulti, invecchiamo e moriamo. Però se noi rapportiamo questo tempo al tempo di un altro che nasce, diventa adulto, invecchia e muore, il tempo si annulla, non importa se la velocità è diversa, è la LEGGE che non cambia. Mentre questo avviene a livello umano tutto l’universo intorno continuerà a ruotare con lo stesso identico ritmo. E non possiamo conferire al ritmo il concetto di tempo, in quanto gli elementi fondamentali, nel ritmo restano tutti identici, per cui un apparente mutazione è solo un apparenza. Ma poste queste premesse voglio riferire in toto tutto il discorso di A relativo al tempo. Eccolo: IL TEMPO NON ESISTE Quando parliamo di velocità dell’universo, noi intendiamo soltanto attività, moto. Parlando di moto viene spontaneo riferirsi al tempo, e analogamente quando parliamo di velocità ci riferiamo al tempo. Nell’universo esiste una velocità uniforme, una velocità costante, e ciò come nel caso della vita, per la quale non ci si può chiedere se essa sia più veloce o meno veloce di un'altra, dato che evidentemente la velocità della vita è uguale per tutti, in quanto il processo di sviluppo al quale il fenomeno vita è costretto a soggiacere per giungere alla morte è quello che è. Né ci si può riferire a fenomeni collaterali, per cui vi è chi muore prima e chi muore dopo, chi cresce prima e chi cresce dopo; a noi interessa soltanto il fenomeno di sviluppo in cui la velocità è sempre la stessa. Quando noi poniamo di fronte due nebulose nelle stesse condizioni di esistenza, con le stesse possibilità di sviluppo, esse per diventare pianeti, impiegheranno ad esempio un miliardo di secoli. Ma in virtù dell’uguaglianza, ambedue impiegheranno per compiere il ciclo un tempo x inesistente, dato che si tratta di un periodo che raffrontato ad un tempo soggettivo ad esse nebulose, finisce con l’essere annullato, perché la prima può rispecchiarsi soltanto nel tempo dell’altra e viceversa. Quando noi diciamo “moto universale” o tempo universale”, intendiamo il principio ritmico costante dell’universo, che si trasforma ad una velocità costante.Ma noi vediamo il tempo nel brevissimo periodo della nostra vita. La fisica ci dice che nulla viene distrutto, ma tutto si trasforma, e che l’elemento ritorna ad essere quello che era.Gli elementi più semplici dell’universo restano uguali a se stessi. L’elemento “uno” dell’universo, può diventare l’elemento “uno” circondato da una grande spirale e può così apparire come un “uno” più grande e diverso, ma se togliamo la spirale esso rimane l’”uno” originale. Il principio dell’universo è che nulla si trasforma realmente, ma che tutto resta identico, immutabile, costante, per cui la trasformazione apparente è la somma di elementi immutabili, statici, e non sostituzione per una trasformazione vera e propria. Quando noi vediamo una somma di elementi, non dobbiamo dire che si tratta di un elemento diverso, ma possiamo essere ben certi che si tratta della somma di più elementi. Immettendo al loro posto fisso tutte le cose noi eliminiamo il concetto di tempo.Immaginiamo di avere una scacchiera ed immaginiamo che l’universo sia diviso in tanti quadratini, come una rete topografica. Poniamo al loro posto l’1, il 2 il 3 e via di seguito. Esistendo un ritmo di spostamento ciclico costante, avremo che l’1 scatta al posto del 2 e che contemporaneamente il 2 passerà al 3 e poi al 4 come se i quadratini si rincorressero. Avremo quindi che l’1 diverrà l’1 + 1, e poi ancora l’1 + 1 + 1, formando cioè tre elementi semplici. Contemporaneamente sopraggiungeranno altri 1, in virtù di frantumazioni universali che procedono all’infinito, per cui l’1 diverrà l’1 elevato alla N. E quando questo si frantumerà tutte le unità riprenderanno il loro cammino. Non possiamo parlare di frantumazione specifica dato che nell’universo vi è un esistenza eterna, per cui dobbiamo immaginarci come un serbatoio eterno formato da questa energia che alimenta continuamente l’1, in modo che esso passi al 2 come in una scala divergente. Immaginiamo ora un quadratino singolo, ed immaginiamo che esso sia un elemento infinitamente piccolo dell’universo. Che cosa significa elemento infinitamente piccolo dell’universo? Supponiamo con un concetto assurdo che esso non possa essere ulteriormente frantumato (mentre ogni più piccolo corpuscolo può frantumarsi all’infinito, in virtù del concetto dell’infinitamente piccolo).Poiché esso diventi più grande cosa deve avvenire? Che altri corpi si aggreghino ad esso, per ingrandirlo nello sviluppo universale. Ciascuno dei corpi che si aggrega al primo avanza con la stessa velocità, per cui esso diventa di infinita grandezza senza aver subito bruschi sobbalzi di velocità. Né esiste un tempo, in quanto noi non diciamo “1” e solo dopo un certo intervallo aggiungiamo “+ 1” e poi ancora “+1”. Ma nel ritmo “1+1+1” formiamo un certo numero senza che esso abbia avuto interferenze. Per questo motivo al ritmo non si può applicare il concetto di tempo, perchè l'attimo successivo è esattamente uguale al precedente e quella che muta è solo l'apparenza. E così noi abbiamo la materia, la quale si avvolge, si moltiplica, pur conservando la sua identità. Ed in questo fenomeno non vi è un tempo, , ma soltanto uno sviluppo ritmico. Ed anche quando si realizza un fenomeno diverso esso è sempre nel ritmo.Ad un certo momento potrà formarsi un sistema planetario, con ritmo eternamente identico. Vi è accelerazione? Si, vi può essere accelerazione, vi potranno essere dei fenomeni diversi, ma questi si verificheranno sempre in un quadratino o sfera isolata, mentre intorno l’universo continuerà a ruotare identicamente. E la materia stessa, restando concretizzata ha un suo ritmo particolare. I tempi e le velocità che vanno a formare in seno ad una particolarità universale, non sono dati isolatamente dallo sviluppo particolare, ma sono la conseguenza dei ritmi costanti che la circondano. Ossia le velocità diverse che possono esistere, non si sono formate da sole, ma sono la conseguenza dell’isolamento in confronto a tempi costanti. Consideriamo ancora un'altra possibilità: se è vero che fra ogni elemento vi è la distanza di “1”, possono aversi un altro corpo, un'altra esistenza, un altro fenomeno di vita universale, più lontano, per cui la distanza invece di essere “1” sia ad es. “4”, e quindi il rapporto e l’armonia possono essere gli stessi? Questo ragionamento non può reggere, perché esso annulla l’esistenza dell’elemento “1”. Noi dovremmo immaginare un elemento così grande, rispetto a quello più piccolo, da conservare inalterati i rapporti, nonostante la maggiore distanza. Ma le grandezze universali sono tutte identiche è né può concepirsi un tempo, perché gli elementi sono semplici e l’elemento universale è l’”1” che solo in aggiunta ad altri può dare un apparenza relativa. Quando noi diciamo “tempo universale” dobbiamo raffigurarci questo spostamento a scacchiera, in virtù del quale resta annullato il tempo in quanto il ritmo è costante. Si potrebbe eventualmente dire che esiste un “tempo universale” rispetto ad un “non tempo”, così come si dice che c’è il bianco perché esiste il nero, che vi è la luce perché esiste il buio.
  11. Purtroppo non ho letto la tua precedente comunicazione. Cero che se sei a livello di materializzazzioni sei fortemente medianica ma sei rimasta legata ad una concezione fortemente dualista, bene e male intesi come assoluti, diavolo ed angeli, inferno e paradiso. Mi stupisce solo che tu, pur essendo fortemente medianica, non riesca ad intravedere neppure un minimo di futuro. Il dualismo va superato perchè siamo tutti su una strada di infinito e dove il bene ed il male non sono che dei relativi, poichè ricorda, ""il cattivo non è che il buono torturato dalla sua stessa fame e dalla sua stessa sete -Gibran". Non si tratta di perdere la fede ma di convertirla in una fede più ampia. Nessun uomo può commettere una colpa tanto grande da meritarsi una pena eterna perchè dovrebbe essere infinito come Dio stesso. Invece l'uomo è limitato, direi fortemente limitato, e chi fa il male è il più limitato di tutti anche se ha cento miliardi in banca. Una volta morto egli prenderà coscienza del'inutilità di quei cento miliardi, e del male che ha fatto, certamente ne soffrirà anche molto, ma non sarà mai una pena eterna. Egli ne uscirà, e dopo aver completamente capito cercherà di rimediare a tutto il male che ha fatto. Dio ha dato a tutti questa possibilità di rimediare. Hai detto che preghi molto, ma ricorda, la miglior preghiera è andare a trovare l'ammalato, e certamente andrai a trovare l'ammalato che conosci, ma verifica fino a che punto lo accetti. Ti do un consiglio, leggi "IL PROFETA" di Gibran e troverai scritto "il dolore non è che il guscio che racchiude la vostra comprensione del mondo". Buona lettura.
  12. Questa comunicazione di Andrea è estremamente interessante perchè all'inizio dice cos'è veramente l'inconscio, e successivamente fa una sintesi di tutto il suo messaggio. Pertanto nessun INCONSCIO COLLETTIVO alla Jung, ma un inconscio che è solo di natura psichica e che si concretizza come INTROIEZIONE DEL DIVIETO. Anche lo spirito si serve dell'inconscio per trasmettere e per recepire segnali, ma lo spirito non diventa mai inconscio cerebrale, caso mai il segnale che lancia lo spirito potremmo chiamarlo SUPERCONSCIO, che ha una funzione esattamente opposta all'INTROIEZIONE DEL DIVIETO, caso mai analizza ciò che è stato vietato e se positivo ed utile manda dei segnali, segnali che lo spingono l'uomo a superare il divieto per acquisire esperienza, e quindi ai fini evolutivi. Mi piace poi quando dice che di fronte alla morte del corpo lo spirito farebbe "salti di gioia"...
  13. Ma cosa significa "solo attraverso l'interiorità possiamo trovare Dio in noi stessi??" Ve lo spiega Andrea in questa comunicazione che spiega L'ESPERIENZA DELLA MATERIALITA'.
  14. In questa comunicazione Andrea vi parlerà di ciò che è veramente lo spirito e di ciò che è veramente l'universo e del rapporto che esiste fra spirito ed universo. Ascoltatelo con attenzione perchè ne vale la pena. C'è un punto che forse vi lascierà perplessi e cioè quando dice "nessuno potrà togliermi l'esistenza, neppure Dio".Questo è un punto che verrà discusso in un altra discussione, cercherò di porla, se la cosa vi fa piacere. Ma qualche commento mi piacerebbe averlo. Al commento di A faccio seguire anche se solo per iscritto tutto "Il commiato de IL PROFETA", visto che anche A parla di maestri.
  15. Qui l'Entità A parla della genesi del mito nell'umanità. Come al solito sono concetti completamente nuovi che non troverete su nessun testo di psicologia o di filosofia( tanto meno di Parapsicologia)
  16. Volevo dirti che non esiste una "dottrina degli spiriti", quello di Andrea è un caso unico, nessun altro spirito nelle comunicazioni medianiche ha detto le cose che ha detto Lui, il concetto di "percorrere la materia per conoscerla" che poi è un percorrere "l'altro da se" per conoscerlo ed in tal modo "discoprire Dio in se stessi", è un concetto unico nel suo genere, e nessun altro, non dico spirito, ma pure filosofo ha elaborato un simile concetto. Pure il concetto di Dio è unico nel suo genere, ma ti pongo, nel sito che ho posto in Parapsicologia, come interpreta Dio l'Entità Andrea.
  17. Per intanto pongo questo, dove l'Entità a (Andrea), illustra le autentiche motivazioni per le quali siamo venuti in terra e perchè lo Spirito non intenda essere riconosciuto:
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