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SauroClaudio

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Everything posted by SauroClaudio

  1. Tutto è sfera poichè la sfera esprime il concetto di infinito...
  2. G.a.b.r.i.e.l le motivazioni per le quali lo spirito entra in una prigione incarnandosi, A, le spiega bene; oltretutto in questa comunicazione è spiegato come ha avuto origine l'inconscio, cosa che non aveva fatto nè Freud e nè Jung:
  3. Tutte le comunicazioni di A si basano sulla reincarnazione:
  4. Poi ho letto il libro di Stevenson che aveva raccolto in tutto il mondo i ricordi di oltre mille bambini che ricordavano vite precedenti. I ricordi non erano legati alla cultura, alla tradizione, alla religione, ma del tutto indipendenti. Per questo il famoso Stevenson ha pensato di scrivere un libro, prendendo in considerazione i casi più eclatanti e praticamente inconfutabili: “ Reincarnazione 20 casi a sostegno” Nel 1977 entrai come medico condotto a Velo Veronese, e li mi interessai anche della medicina popolare. Nel 1980 mi sposai, ed ho avuto tre figli dalla consorte con la quale vivo ancora ora. Nel 1984 mi stabilii anche come medico a Badia Calavena, dove abito ancora ora e dove esercito come medico di famiglia (a 64 anni.) Facendo una valutazione critica di questi miei ricordi come medico, nella mia vita precedente credo di essere morto intorno ai 10-12 anni per una malattia che probabilmente era un tumore cerebrale e che mi causava continue crisi epilettiche. Sono morto con un dolore fortissimo alla testa e con mia madre che mi cantava delle canzoni e che cercava di consolarmi ( anche se sicuramente era disperata). Ricordo moltissime cose prima della mia malattia anche nei minimi dettagli. Incredibilmente non ricordo di aver fatto sogni che riguardassero la mia vita precedente . C'è un episodio significativo che collega questa vita alla mia vita precedente : intorno ai cinque anni, andavo insieme agli altri bambini all'albergo Bellavista per guardare Lascia o Raddoppia (era il 1956), ma spesso invece di fermarsi a guardare la televisione, si giocava, noi bambini a nascondino. Nel tentativo di nascondermi in una siepe insieme a mio cugino Gabriele, siamo saliti su un asse sotto la quale c'era la fogna dell'albergo Bellavista , ebbene l'asse si è rotta, ed io insieme a mio cugino siamo precipitati nella fogna. Mi cugino è riuscito ad aggrapparsi al bordo ed è risalito subito, ma io sono precipitato completamente. Stavo per annegare nella fogna, tanto che persi coscienza ed in quell'attimo mi sembrava di essere nel letto della mia vita precedente (va a capire il perchè !!). Subito però sono arrivati i soccorsi che mi hanno tirato su dalla cacca, e mi hanno accompagnato a casa. Ricordo mia madre che mi ha spogliato completamente sul marciapiede, mi ha poi fatto un bel bagno e mi ha profumato abbondantemente. Questo episodio mi ha convinto ancora di più che i miei ricordi si riferissero ad episodi realmente avvenuti e non a costruzioni mentali inconsce di un bambino. Ma questa convinzione è avvenuta molti anni dopo, quando si è risvegliato in me il senso critico che ho detto. Da ragazzo, verso i 20 anni mi appassionai di parapsicologia e mi abbonai alla rivista “Luce ed Ombra” del CIP di Bologna. Lessi anche “Rapporto dalla Dimensione X” di Giorgio di Simone sulle comunicazioni dell’Entità Andrea che si erano prolungate per oltre 50 anni. Tramite il CIP di Bologna e grazie alla prodigalità di Riccardo Cesanelli sono riuscito ad avere molte cassette delle sedute medianiche nelle quali si è manifestata l’Entità Andrea. Queste cassette le ho potute poi registrare e mettere su YouTube. Il concetto di Andrea è un concetto evolutivo, noi siamo su questa terra per fare esperienze, ed una volta morti le trasformiamo in idee semplici. Dopo un certo numero di incarnazioni riusciamo a conoscere completamente la materialità, e lo spirito (che è un campo di forze) passa ad altri piani dell’universo appunto per conoscerli. Questo concetto ha trovato il mio pieno consenso, ma più volte mi sono chiesto perché nella vita precedente sono morto così giovane. Con una vita sana, all’aperto, mangiando broccoli e patate non avrei dovuto morire di un tumore cerebrale. I broccoli, per giunta, sono anche antitumorali, ricchi di gruppi S-H, lo dicono i testi. Ed allora perché mi si è sviluppata una malattia così grave?? E’ una domanda a cui non sono mai riuscito a dare risposta. _________________________________________________________________________ Questo giorno è terminato. Un solo istante, un attimo di riposo in seno al vento, ed il mio desiderio raccoglierà saliva e polvere per un altro corpo. Un solo istante, ed un'altra donna mi partorirà. Solo ieri ci siamo incontrati dentro un sogno. Alla mia solitudine avete offerto canzoni, e con i vostri desideri abbiamo eretto una torre nel cielo. Se nella fioca memoria dovessimo ancora incontrarci , potremmo conversare e mi porgerete una canzone più profonda. E se le nostre mani si incontreranno in un altro sogno, insieme erigeremmo un'altra torre nel cielo. K. Gibran
  5. Bomba H e Fusione Nucleare controllata Ed eccoci così giunti a parlare della bomba-H e della fusione nucleare controllata. Dall'atomo si può ottenere energia per due vie, la fissione (reattore nucleare - bomba-A) e la fusione (il Sole e la bomba-H). Nel primo caso (fissione) si sfrutta la frantumazione di atomi molto pesanti (come l'uranio 235 e il plutonio) in frammenti più leggeri. Poiché la massa totale dei nuclei prodotti è minore di quella del nucleo iniziale, la differenza di massa è convertita in energia secondo l'ormai celebre formula E = MC2, attribuita comunemente ad Einstein, anche se già se ne "parlava" ai tempi di Newton e Leibniz. Nel secondo caso (fusione) si sfrutta la combinazione di nuclei di atomi molto leggeri. Anche qui la massa totale dei nuclei prodotti è minore della somma delle masse dei prodotti di partenza. La differenza di massa e convertita, come nel primo caso, in energia. Ma come già accennato, qui le cose si complicano. Mentre, infatti, nella fissione è sufficiente che un neutrone penetri nel troppo complesso nucleo dell'atomo dell'uranio 235 (già sovraccarico di neutroni) perché si scardini tutto l'edificio del nucleo e si liberino altri neutroni, a loro volta in grado di provocare la fissione di altri nuclei di uranio, in un processo a catena che si estrinseca in un finimondo come nella bomba-A di Hiroshima o in un disastro come a Chernoby1, nella fusione si incontra subito un grosso ostacolo. I nuclei degli atomi leggeri che si vogliono far fondere, come del resto tutti gli altri nuclei atomici, posseggono carica positiva e quindi si respingono fra loro. Per avvicinarli al punto di farli fondere occorre ‑dicono i fisici‑ aumentare la loro energia cinetica. Bisogna, cioè, aumentare la temperatura del sistema. Per questa ragione gli scienziati, che hanno venduto la loro anima ai militari (i quali pretendono da loro armi sempre più distruttive) hanno pensato di creare, ed hanno creato, un ordigno di sterminio ancora ‑solo all'inizio di questa follia‑ mille volte più potente della bomba‑A: la bomba‑H, per l'appunto. E in che modo? Semplicemente utilizzando una bomba‑A come innesco di una considerevole massa di materiale "fusionabile" come lo potrebbe essere una miscela dei due isotopi dell'idrogeno, deuterio e trizio. Il ragionamento fatto è elementare. La bomba‑A sviluppa una quantità enorme di calore il quale può aumentare l'energia cinetica dei nuclei degli elementi che si vogliono far fondere, fino al punto di far loro superare la forza di repulsione che si oppone alla loro collisione. Ma non è il calore che provoca la fusione! Ebbene, dopo aver esordito all'inizio di questa chiacchierata sul Sole con la "pesante" affermazione che Herschel aveva ragione e dopo averlo compianto per il suo naufragio nel mare dell'ignoranza, ora Boscoli vuole fare una affermazione ancora più "pesante": “Penso, infatti, con la presunzione che sia difficile smentirmi, che ancora una volta l'ignoranza, la grande padrona dell'umanità, abbia vinto una sua battaglia prendendosi gioco di tutti coloro che, dall'umile uomo delle pulizie al più eccelso degli scienziati, hanno avuto a che fare con questo infernale ordigno. Perché sono sempre più convinto che NESSUNO di coloro che giurano essere il CALORE a provocare il fenomeno della fusione, compreso Edward Teller, l'ineffabile apostolo della bomba H, ha ancora capito come e perché funziona questa graziosa meraviglia energetica dei XX secolo. In effetti la bomba-A, innesco della H, non sprigiona solo calore, ma anche una enorme ventata di neutroni e raggi gamma. E' assurdo pensare che gli uni e gli altri fungano da semplici spettatori del fenomeno e che l'unico vero attore e mattatore dello spettacolo sia il calore. Qui ci troviamo di fronte ad un paradossale scambio della causa con l'effetto, spiegabile soltanto col fatto che partendo da premesse errate non si possono ottenere risultati giusti. Se invece prendiamo in considerazione l'ipotesi che i raggi gamma e i neutroni “facciano qualcosa", allora possiamo cosi visualizzare un andamento più logico del fenomeno con la seguente sequenza: I raggi gamma provenienti dalla bomba‑A reagiscono col deuterio assorbendo energia e liberando neutroni e protoni. Questi ultimi, essendo allo stato nascente, possono reagire col trizio per dare elio 4 ed altra energia. Ma nello scoppio della H si ha anche liberazione di neutroni i quali, reagendo col deuterio, possono rigenerare il trizio consumato e fornire altre radiazioni gamma al sistema in reazione. E poiché, infine, introducendo direttamente del trizio nella bomba si incontrano problemi di schermatura, perché è radioattivo, e problemi criogenici, perché bisogna mantenerlo liquefatto ad almeno 250 °C sotto lo zero, lo si può ricavare allo stato nascente utilizzando la reazione fra i neutroni prodotti dall'innesco (bomba A) e il litio‑6, preferibilmente aggiunto sotto forma di deuteruro di litio. Come schema finale si ripropone quanto già ho mostrato precedentemente. fusion3 by Claudio Sauro, su Flickr Se si trattasse soltanto dell'arma nucleare, a questo punto si potrebbe dire che il fatto che tecnici, scienziati e politici non abbiano capito un... acca della bomba H lascia del tutto indifferenti. Ognuno è libero di tenersi le proprie convinzioni: pare infatti che l'uomo, indipendentemente dalla cultura che ha, ci provi un gusto matto a convivere col resto della propria ignoranza ‑enorme montagna rispetto al mucchietto delle sue cognizioni‑ e che anzi la difenda come se fosse un tesoro, tenendola con tutte le forze al riparo da qualsiasi novità. Ma legato al Sole e alla bomba H c'è purtroppo un altro grande problema, quello del controllo della fusione nucleare, a torto definita "termonucleare". La risoluzione di questo problema rappresenta il sicuro soddisfacimento della fame energetica di tutta l'umanità. Controlliamo la fusione per salvare il pianeta Terra. Non si può continuare in eterno a far buchi nel suolo per estrarre carbone, petrolio e uranio bruciandoli ognuno a modo suo e inquinando quella misera pellicolina di aria che avvolge il nostro pianeta e che viene selvaggiamente maltrattata come se fosse una discarica abusiva e non controllata invece del più importante deposito di sostanze come l'ossigeno e l'azoto così indispensabili al mantenimento della vita animale e vegetale del pianeta stesso. Per questo l'arrivare al controllo della fusione nucleare è un problema urgente e che dovrebbe ottenere la priorità su tutti gli altri e parallelamente soltanto allo studio e alla ricerca di fonti energetiche alternative, come il vento e il Sole. Purtroppo i fisici che dovrebbero occuparsi seriamente di questo problema restano, per la maggior parte, tenacemente abbarbicati all'idea che SOLO IL CALORE possa permettere loro di raggiungere l'agognata meta. Abbacinati dal modello di un Sole impossibile e forti della falsa esperienza acquisita con lo scoppio della H, non recedono di un palmo dall'idea che per far fondere tra loro i nuclei di elementi leggeri, come il deuterio e il trizio, sia necessario spingere la miscela di questi due isotopi a temperature dell'ordine di almeno cento milioni di gradi. E all'ombra di questa idea che si ritiene completamente errata, si vanno costruendo enormi "cattedrali nel deserto” i vari TOKAMAK ed altre diavolerie del genere, mentre le date non di entrata in esercizio di simili dispositivi, si badi bene, ma soltanto di verifica della fattibilità scientifica della fusione"termonucleare" si vanno sempre più allontanando a causa dell'insorgere di sempre nuove difficoltà. Quando nel 1984 Boscoli pubblicò (a sue spese naturalmente) il suo modesto lavoro sulla fusione nucleare, con la ancor più modesta pretesa di invogliare qualcuno dei "big" della fisica a tentare ANCHE la via alternativa che suggeriva, non trovò nè consensi nè, come almeno sperava, dissensi sui quali. discutere. Ha sperperato un altro piccolo patrimonio in spese postali per inviare la sua pubblicazione praticamente in tutto il mondo, dall'Italia alla Svizzera, dall'America alla Russia, dall'Inghilterra al Giappone, e senza mai arrivare al di là delle vaghe promesse fatte da qualche "big" di 1eggere appena possibile ed esaminare con calma" il suo lavoro. Ma che cosa chiedeva ai grandi artefici della fisica moderna? Dei finanziamenti? No! La costruzione di qualche grosso apparecchio per verificare la validità delle sue idee? No! Chiedeva soltanto di tentare l'esperimento, fattibile con le loro apparecchiature, di aggredire una miscela di deuterio e trizio, contemporaneamente con raggi gamma e neutroni. Continuava intanto a tenere acceso il fuocherello della speranza di riuscire a vedere qualcosa nel suo laboratorio, procedendo nella costruzione artigianale e hobbystica di quelle piccole attrezzature che da anni aveva progettato per tentare una modesta via di approccio ad un mini programma di ricerche sulla fusione. I lavori procedevano purtroppo sempre più a rilento per il continuo peggiorare delle sue risorse economiche, il suo entusiasmo stava lasciando inesorabilmente il posto al più nero sconforto, già meditava di distruggere tutto quanto aveva fino ad allora costruito e di andarsene a gettare la lenza nel vicino, maleodorante canale della bonifica, quando, dopo trentadue tormentati mesi dalla data della mia pubblicazione, quasi "per caso" una copia della sua Nota è capitata nelle mani di Roberto Monti, già noto ai lettori di Seagreen e Frigidaire per la coraggiosa offensiva da lui sferrata contro uno dei tabù forse più fanaticamente difeso dai suoi sostenitori: la Relatività Einsteiniana. Erano le 13 del 10.2.87. Ventidue ore dopo, Boscoli e l'entusiasta amico Monti stavano discutendo del futuro della sua idea che era piaciuta molto a Monti al di là di qualsiasi mia ottimistica aspettativa. E' passato un altro anno. Ha ripreso a lavorare attorno ai suoi progetti. Ha ritrovato, grazie a Roberto ed agli amici della Redazione di Seagreen, quel coraggio e quella grinta che credeva ormai irrecuperabili, anche se la sua situazione economica permane tutt’altro che florida 22 marzo l988! Un'altra conferma: l'esperimento del Nevada Il ventidue marzo scorso, i giornali italiani hanno riportato una notizia "BOMBA" pubblicata il giorno precedente sul "New York Times": "Due anni fa, nel campo prove nucleari collocato nel sottosuolo del deserto dei Nevada, un segretissimo esperimento di fusione nucleare ha avuto luogo con successo". A titolo di cronaca si fa notare che questo esperimento, realizzato probabilmente nel marzo '86, segue a distanza di una ventina di mesi l'arrivo nei principali laboratori scientifici americani di alcune copie della NOTA SULLA FUSIONE '”ERMONUCLEARE" da Boscoli pubblicata nel giugno dell'84. Ma in che cosa consiste l'esperimento del Nevada? Gli americani hanno fatto esplodere una bomba-A in caverna ed hanno fatto arrivare su un bersaglio costituito da palline di deuterio-trizio posto ad una qualche distanza dalla bomba-A, probabilmente in una seconda caverna attigua, il fascio delle radiazioni emesse nello scoppio della bomba-A. Queste, che sono inevitabilmente costituite da raggi gamma e neutroni, anche se i giornali parlano solo di raggi X, viaggiando molto più velocemente dell'onda d'urto termica dell'esplosione, sono arrivate prima di questa sul bersaglio che ha subito la fusione nucleare, certamente registrata dai sensori degli strumenti di controllo collocati al riparo in una zona più sicura. Subito dopo è arrivata la caldissima onda d'urto che ha distrutto tutta l'attrezzatura usata. Ma ormai l'esperimento era stato fatto! Lo conferma il Nobel Carlo Rubbia in una intervista concessa a Franco Foresta Martin del "Corriere della Sera", pubblicata il 13 maggio 1988. Questa notizia, che lo si voglia ammettere o no., è LA CONFERMA più lampante che Boscoli potesse andare a cercare della giustezza delle sue idee. La "FUSIONE” infatti, del deuterio e del trizio nell'esperimento del Nevada è avvenuta. per opera delle radiazioni gamma e dei neutroni generati dalla A, PRIMA ANCORA CHE ARRIVASSE L'ONDA DI CALORE! Si teme però che molti degli "addetti ai lavori", sia in Italia che all'estero, non abbiano capito niente dell'esperimento americano, se non hanno letto il suo lavoro o se, dopo avergli si e no dato un'occhiata, l'hanno cestinato e se ne sono dimenticati. Si può capirlo dai commenti che, per esempio, il "Corriere della Sera" riporta nella stessa notizia da me citata: "L'esperimento statunitense ‑scrive il giornale‑ non è del tutto ortodosso, come hanno fatto rilevare gli scienziati, in quanto è impensabile ricorrere allo scoppio di bombe atomiche per ottenere la fusione". Ma dalle bocche di quali "scienziati" possono essere uscite simili puerili baggianate? Certamente da chi, ancora legato all'idea del CALORE, di FUSIONE NON SA E NON HA ANCORA CAPITO UN BEL NIENTE!
  6. ATOMO ENERGIA UOMO Se dovessimo rappresentare in un solo insieme queste tre entità, l'atomo, l'energia, l'uomo, le rappresenteremmo forse con quanto espresso in un foglio del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci. Egli in piccolo spazio disegna come si può costruire un buon acciarino. Su una superficie solida dimensiona una grossa molla ad arco e delle leve, onde con piccolo ma continuo sforzo si possa sommare energia. All'estremità della molla in adatta sede fissa una pietra focaia ed un'altra più grande la fissa rigida sulla base dell'acciarino; il tutto perché, ad un piccolo spostamento dell'arresto, possa dare, in un istante, tutta l'energia immagazzinata, e formare nello sfregamento delle due pietrine una scintilla. Di lato vi è una scrittura speculare non del tutto comprensibile, ma allo specchio appare il pensiero di quel grande uomo di un tempo. E' la sublimazione del pensiero, è l'arte. Non si ferma al meccanismo, vivifica l'insieme e lo porta in un'altra dimensione, immaginando un colloquio vero e proprio tra la pietra e l'acciarino. Facendo quasi poesia scrive: Disse la pietrina all'acciarino "Perché mi percuoti? Perché mi strascichi?" Rispose l'acciarino "Stai buona, stai al sacrificio vedrai che da te nascerà una scintilla, che farà cose meravigliose!". La pietrina stette al sacrificio e con la scintilla si accese un gran fuoco. Ma non si fermò nemmeno qui il pensiero di Leonardo ed ancora aggiunge "Questo vale ... per chi si dedica alla ricerca". Non si limita, attivo, ad organizzare e controllare le forze dei materiali per concentrarle in. un punto, non si limita contemplativo a fare della poesia facendo parlare la pietra; ma da grande filosofo, ne trae analogie e la fa diventare massima per se stesso e per gli altri. Come cioè si debbono allo stesso modo elaborare e controllare "con sacrificio" le forze della psiche onde conoscere la natura ed il misterioso che la compenetra e ci compenetra. Quella elaborata scintilla la fa diventare stella di per se stesso e per tutti i solitari navigatori del pensiero. Nella storia dell'uomo c'è sempre stato uno "strascicare" per stare nell'analogia dell'acciarino, uno "strascicare" intellettivo continuo per capire cos'è l'ultima essenza delle cose, che cos'è l'energia, chi è l'uomo. Anticamente Democrito pensa ad un quid indivisibile che deve comporre tutte le cose e lo chiama atomo. Dopo migliaia di anni l'uomo nell'analizzare la materia scopre un "chemi", un segreto, scopre che c'è un quid indivisibile che chiama, ricordando il filosofo antico, "atomo". All'inizio di questo secolo, ecco che, penetrando sempre più nell'infinitamente piccolo, si accorge che non solo quell'ipotetico "ATOMO" che aveva fondato si rompe, ma anche tutte le particelle che lo compongono. Il Premio Nobel Rubbia, che studia da alcuni anni lo sfasciarsi degli atomi e delle particelle subatomiche dice che "queste ultime incontrandosi ad alta energia, alcune, spariscono senza una logica, ed altre appaiono senza sapere da dove e perché". Dice che vi è un mistero curioso oltre l'atomo, un mondo sconosciuto. Ritornando all'atomo ipotizzato dall'uomo del ventesimo secolo, cerchiamo almeno di averne una certa misura. Dire che ha un diametro circa pari a 1/5000 della lunghezza d'onda della luce è poco, dire che un atomo di ossigeno pesa gr. 0,00...26 [ = 16/(6.2*1023) ] e' niente, ma forse esprimere in misura 1'energia che questo racchiude ce lo fa conoscere meglio. Cercheremo con un calcolo di esprimere questo pensiero. L'equivalenza fra massa ed energia è diventata con l'era atomica realtà, la formula ipotizzata da Leibniz nel 1700 oggi è diventata legge. Quindi con D Mc2 = D E considerando la massa di atomo di ossigeno eguale a 2,6*10-23 gr ne ricaviamo che 2,6*10-23*9*1020 gr*cm2/sec2 = E cioè 2,6*9*10-3 gr*cm2/sec2 = 23,4*10-3 gr*cm2/sec2 = 23,4 mgr*cm2/sec2 . Debbo decomporre 100 atomi di ossigeno per avere un'energia [forza viva, ovvero massa per velocità al quadrato] pari a quella di 2,34 gr che si muovono alla velocità di 1 cm/sec. Una cosa trascurabile, si potrà dire, eppure dalla decomposizione totale di 100 atomi non otteniamo energia maggiore, l'equivalente dell'energia che possiede la mia penna dopo uno spostamento di 1 cm in 1 secondo. Considerando invece di decomporre un grammo di ossigeno o di qualsiasi massa, noi possiamo invece osservare l'immensità del1'energia racchiusa calcolando la trasformazione di un grammo massa. Abbiamo che: M = 1 e quindi 1*9*1020 gr*cm2/sec2 = E , e cioè un'energia che potrebbe essere paragonata a quella posseduta da una nave di 90.000 tonnellate dopo uno spostamento di 105 cm in un secondo, e cioè di 1 Km in un secondo! [si rammenti che la velocità compare al quadrato nell'espressione dell'energia]. L'infinitamente piccolo che diventa immenso. Se pensiamo poi che in un cm di aria vi sono 50 milioni di miliardi di miliardi di atomi, il nostro pensiero si smarrisce allo stesso modo di quando guardando il cielo pensiamo al numero senza fine delle stelle. Sempre di più 1'atomo appare medio proporzionale tra l'infinitamente grande delle stelle e le quasi stelle, e 1'infinitamente piccolo delle particelle atomiche e subatomiche. Se in relazione alle stelle l'uomo diventa nulla, in merito invece all'infinitesimo di particelle atomiche e subatomiche che le compongono diventa infinitamente grande. In un secondo, in un palpito del suo cuore 100 milioni di miliardi di miliardi di atomi trasmettono parte della loro energia che diventerà in lui vita e pensiero. E qui vorrei condurre il nostro pensiero in un viaggio nell'interno di una foglia . Ecco il microcosmo ivi racchiuso alla lente del nostro intelletto si spalanca a noi come un cielo stellato e quelle meravigliose perle o stelle che ci sembrano quasi tutte simili, sono invece mondi sconosciuti, sono l'atomo del carbonio, dell'ossigeno, dell'idrogeno, dell'azoto e molti altri. Tra questi l'atomo del carbonio con accanto l'ossigeno, ecco che entrato nella foglia sussulta e per mezzo della luce del sole diventa parte del fluido vitale, giocando quasi con l'ala della luce si trasforma insieme ad altri atomi in dolce nettare, in una meravigliosa collana di perle; forma il "glucosio" lasciando uscire dagli stami l'amico ossigeno che per lungo tempo gli fu accanto. Ecco il nostro atomo chiave delle sostanze viventi, diventa alimento, zucchero, nella fragoletta colta nel bosco da un bimbo, diventerà parte intrinseca delle sue cellule e migrando nel sangue busserà alla porta di una cellula nervosa e diventerà, forse, sempre in un gioco stupendo e misterioso, ricordo e quasi pensiero. Ecco il bimbo a sua volta gioca, corre, ride, piange e nel suo tumulto di nuovo il nostro atomo di carbonio ritorna assieme ad altro atomo di ossigeno, e dai polmoni del piccolo esce all'aria, libero come un tempo. Passerà dopo anni forse in un'altra foglia, in una farfalla, ancora in altre piante e ancora nel torrente sanguigno di una rondine, in quello di una gazzella, in quello di un altro uomo. forse nell'ala di un gabbiano diventerà penna per il suo volo. Viviamo di luce, dell'energia del sole. Quanto ci accomuna la conoscenza di questo gioco degli atomi! Tutti gli esseri viventi, dai microorganismi, dal filo d'erba, dalla formica all'elefante all'uomo sono in continua elaborazione dell'energia proveniente dal sole. E' la risposta di ogni essere vivente alla luce del sole. Tutta l'energia vitale che l'uomo elabora sulla terra proviene dal sole, diciamo vitale intendendo 1'energia proveniente dalla sua alimentazione ed illuminazione. Anche quella proveniente dal metano e petrolio è il residuo di quella energia non del tutto decomposta contenuta negli esseri viventi vegetali ed animali vissuti tanti milioni di anni fa. Dal 1946, quando iniziò l'era atomica con lo scoppio della bomba atomica ad Hiroscima, iniziò anche lo sfruttamento del1'energia dell'atomo. Quante meraviglie ha prodotto la scintilla intellettiva dell'uomo, stando al "sacrificio" è riuscito a scoprire quella scintilla elettrica racchiusa nella materia ed elaborarla in modo sublime. Ne ha prodotto macchine di ogni tipo che aiutano 1'uomo nel lavoro e perfino nel calcolo come nei computer. E' riuscito ad elaborare quell'energia a tal punto, che ormai in ogni abitazione abbiamo una televisione a colori che ci trasmette immagini da qualsiasi angolo della terra e dello spazio. Combinando gli atomi in vario modo ha prodotto materiali e materie plastiche che competono con quelle naturali. Ancora ha prodotto farmaci per alleviare le sofferenze dell'uomo ed altre infinite cose. Se oggi una astronave naviga nello spazio è frutto della somma di mille pensieri di mille scintille scaturite tutte dalla forza del pensiero dell'uomo. Ma come quando l'uomo accendendo il primo fuoco si è scottato e magari ha incendiato la sua dimora, così oggi similmente, ma in proporzione più grande, si è inquinato di prodotti di scarto, di prodotti chimici, di onde elettromagnetiche, di tecnologie, di farmaci, di veleni, rimanendone prigioniero. Navi di prodotti di scarto navigano in cerca di approdo. Purtroppo lo sfruttamento dell'atomo e della sua energia, ci lascia e ci lascerà sicuramente ancora profonde ferite, ma, siamo ottimisti, e con il controllo dell'energia a fusione nucleare avremo energia pulita sufficiente per tutta 1'umanità. Su questa fusione atomica dell'idrogeno nel 1974 abbiamo realizzato a misura d'uomo una esperienza e siamo riusciti ad ottenere risultati meravigliosi. Ci è costata tempo e paura, ma abbiamo intravisto che questa sarà sicuramente una strada per ottenere energia pulita ed a misura d'uomo*. Sono sfuggiti all'uomo moderno due mostri anabolici: l'inquinamento e la sofistificazione che insediandosi nella vita e nel1'atomo assieme alle radiazioni atomiche ci ammalano e ci distruggono in compagnia di quell'arpia che è la fretta che ha cacciato la poesia della vita. Nei prati i fiori, tra le messi le spighe, si protendono verso l'alto, e la luce dell'infinito si precipita a riempirli di una vita meravigliosa, che sarà cibo ed energia per l'uomo. Perché sciuparli? Nel nuovo millennio l'uomo tornando alla natura distruggerà quei mostri e l'energia dell'atomo pulito costruirà ancora infinite meraviglie e le ferite dell'umanità, come le guerre non saranno che purtroppo molto tristi incidenti dì percorso. Speriamo che questo diventi monito per un impegno per un futuro migliore. Ma 1'atomo di oggi così apparentemente ben studiato ci riserva ancora delle sorprese. In studi di avanguardia, il Prof. Louis Kervran dell'Università di Parigi, riprendendo quanto aveva sperimentato nel 1830 Vauquelin, ha confermato che avvengono a livello biologico delle trasmutazioni; elementi atomici che si trasformano in altri a debole energia. Una eresia per lo studioso moderno, ma le prove che lui ed altri descrivono ci lasciano affascinati. Ancora una volta la natura, sorniona, stupisce e ci dice che non la si può vincere, se non ci si fa simili ad essa. "Natura non vincitur, nisi paretur". La stessa pianta nel suo misterioso laboratorio riesce a trasformare l'azoto in silicio e viceversa, come può trasformare il calcio in potassio ed in altri ancora. Studi erano già stati fatti anche nel 1800, ma le tabelle sperimentali caddero dimenticate e si pensò che fossero esperienze sbagliate e quindi era ridicolo rifarle. Nel 1966 il Prof. Baranger ha dimostrato che nelle pietre ferruginose il ferro sotto l'azione di microorganismi poteva trasformarsi in manganese, e che nei semi di germoglio il ferro aumenta ed il contenuto di manganese sparisce. Lo stesso scienziato Teilhard de Chardin, conosciuto particolarmente per i suoi lavori in paleontologia, afferma che "il mondo della roccia è un mondo più elastico e più mobile di quanto non potesse sospettare la scienza di ieri. Oggi sappiamo che anche i minerali delle rocce più solide si trovano in trasmutazione permanente...". La natura compie, nella sua miriade di elaborazioni in silenzio la tessitura con la luce del sole degli atomi ed anche la loro trasmutazione, quella che la tecnologia moderna crede da sola poter fare. Abbiamo più volte ammirato la nascita di un fiore, abbiamo scorto con fatica a livello di una foglia staccata l'ultimo pulsare di vita e ci siamo chiesti tanti perché. Come riuscirà il liquido a salire nel capillare di una foglia? In qual modo la luce si piegherà a produrre quei composti? Decomponendo in modo controllato dei piccoli pezzi di foglia di spinacio, di mais, di ortica, di ricino e di riso siamo arrivati dopo un anno ad analizzare delle spirali vere e proprie che fanno a nostro avviso uno dei punti più interessanti nella conoscenza della morfologia vegetale. Un tempo erano chiamate tracheidi e si credevano composte di cellulosa e lignina, mentre sono a nostro avviso idrosilicati, che non solo servono al trasporto d'acqua ma devono avere nella produzione del glucosio una parte importante, senz'altro vere e proprie fibre ottiche naturali. Sarà bello conoscere la sintesi dell'azoto, dell'aria e dei rifiuti per ottenere quegli amminoacidi, che tanto sono preziosi per la vita di tutti gli esseri viventi. Ma ancora più bello sarà conoscere quelle trasformazioni biologiche che a livello atomico sono tanto discusse oggi. Con la lente dell'intelletto l'uomo entrerà nell'infinitamente piccolo e sempre di più apparirà la mano di quel Misterioso distante che tanto ci avvolge con la sua ala iridata. Abbiamo fatto un cenno all'atomo e all'energia nel suo insieme e ... l'uomo? L'Uomo era sempre presente in ognuna delle nostre considerazioni sulla materia e sulle cose, mentre le ordinava e presidiava; era l'energia del suo pensiero, la più nobile. Che cosa è questo essere uomo? Un misterioso spirito, un'anima, un quid che presiede su un insieme di miliardi di miliardi di miliardi di atomi ( 1027 ) che aggregati in meravigliosi arabeschi in vario ed irripetibile modo, fanno da organo, da arpa, alla sua fantasia, alla sua libertà di pensiero. Riuscirà forse a conoscere dove abitano le nubi e le condurrà al suo dominio ed avviarle alla loro casa: ma non riuscirà a togliere il chiavistello a quella porta della totale conoscenza di tutte le cose. E' quel meraviglioso "quid" che sa trarre dalla natura il Bello, vedi l'Artista, che sa scrutare tra le cose il Vero, vedi lo Scienziato, che sa trarre tra gli uomini il Bene, vedi il Santo. E' quello che è seppure in piccola cosa ognuno di noi; è quel "quid" che dirige atomi ed energia con libertà verso il disordine o verso l'ordine, verso il finito o verso l'infinito. Chi dipinge su telaio i rubati arcobaleni in volto umano, non è di più di chi foggia sandali per i nostri piedi, non è di più di chi volge in musica il murmure del tempo, non è di più di chi scrutando la natura fa scaturire la luce, non è di più di chi si china con amore a sollevare il fratello caduto nella polvere.
  7. ASPETTI MINORI DELLA LEGGE UNIVERSALE Per il principio di unità e dualità che abbiamo già visto, l’universo è un binomio ed un trinomio ad un tempo e ritrova unità nel monismo delle sue equivalenze Accanto a questi aspetti principale della legge ne abbiamo degli altri minori, in cui l’unità ancora si suddivide e si distingue. Le facce del poliedro sono infinite e la legge è veramente inesauribile. Un poliedro con facce infinite sostanzialmente è una sfera, e questa esprime nel miglior modo il concetto di infinito pur restando nel relativo. Se noi supponiamo che un testimone percorra la superficie di questa sfera senza avere punti di riferimento, possiamo pensare che tale testimone sia indotto a credere di trovarsi su una superficie infinita. Soltanto assumendo un movimento diverso, e cioè alzandosi verso l’alto perpendicolarmente alla sfera potrebbe capire che si trovava su una superficie finita. Tale sfera verrebbe ad esprimere il principio delle unità collettive e pure quello dei cicli multipli e nell’aspetto concettuale quello delle leggi multiple. Organismo di forme, organismo di forze, organismo di leggi. Abbiamo il principio di divisibilità e ricomposizione che si ritrova nell’universale possibilità di analisi e di sintesi. Il principio di riunificazione, in cui si equilibra il principio di suddivisione. Un principio di differenziazione, per cui l’evoluzione avviene dal indistinto al distinto, dall’indifferenziato al differenziato. Un altro principio che la legge di evoluzione implica è quello della relatività, poiché solo ciò che è relativo può evolvere. Il principio del minimo mezzo regola l’economia dell’evoluzione, evitando dispendio inutile di forze. Il principio di causalità garantisce il concatenamento nello sviluppo fenomenico, derivando l’effetto causa, lega in stretta connessione i momenti successivi del divenire Parallelo al principio di causalità è quello di azione e reazione: osservate questo dualismo attivo reattivo nei fenomeni sociali, che non progrediscono rettilinei, ma per una via tortuosa di spinte e controspinte, che vi ricorda il percorso dei fiumi. Ogni posizione, ogni conquista, ogni affermazione è portata fino alle ultime conseguenze fino all’abuso; l’uomo in perfetta incoscienza non sa arrestarsi che là dove la legge di reazione eleva una diga. Ma anche la reazione giunge poi sino all’abuso, fin là dove la stessa legge eleva una nuova contro diga e respinge l’impulso L’uomo assolutamente ignaro e passivo di fronte alla legge, è del tutto incompetente a guidarsi da sé Credete voi che siano i governi, i parlamenti che guidano i popoli? No essi non sono che un esponente. E la storia va avanti da se sapientemente, guidata da forze occulte che la legge contiene e par forze occulte non intendo la Grande Finanza che può servire sicuramente da mezzo, ma dallo SPIRITO, è LUI che dirige il mondo. Da La Grande Sintesi di Pietro Ubaldi
  8. Devi berne almeno 4 litri, sopra si parla di 2 litri nella persona adulta.
  9. ANNULLATO IL CONCETTO DI TEMPO: Quando parliamo di velocità dell’universo, noi intendiamo soltanto attività, moto. Parlando di moto viene spontaneo riferirsi al tempo, e analogamente quando parliamo di velocità ci riferiamo al tempo. Nell’universo esiste una velocità uniforme, una velocità costante, e ciò come nel caso della vita, per la quale non ci si può chiedere se essa sia più veloce o meno veloce di un'altra, dato che evidentemente la velocità della vita è uguale per tutti, in quanto il processo di sviluppo al quale il fenomeno vita è costretto a soggiacere per giungere alla morte è quello che è. Né ci si può riferire a fenomeni collaterali, per cui vi è chi muore prima e chi muore dopo, chi cresce prima e chi cresce dopo; a noi interessa soltanto il fenomeno di sviluppo in cui la velocità è sempre la stessa. Quando noi poniamo di fronte due nebulose nelle stesse condizioni di esistenza, con le stesse possibilità di sviluppo, esse per diventare pianeti, impiegheranno ad esempio un miliardo di secoli. Ma in virtù dell’uguaglianza, ambedue impiegheranno per compiere il ciclo un tempo x inesistente, dato che si tratta di un periodo che raffrontato ad un tempo soggettivo ad esse nebulose, finisce con l’essere annullato, perché la prima può rispecchiarsi soltanto nel tempo dell’altra e viceversa. Quando noi diciamo “moto universale” o tempo universale”, intendiamo il principio ritmico costante dell’universo, che si trasforma ad una velocità costante.Ma noi vediamo il tempo nel brevissimo periodo della nostra vita. La fisica ci dice che nulla viene distrutto, ma tutto si trasforma, e che l’elemento ritorna ad essere quello che era.Gli elementi più semplici dell’universo restano uguali a se stessi. L’elemento “uno” dell’universo, può diventare l’elemento “uno” circondato da una grande spirale e può così apparire come un “uno” più grande e diverso, ma se togliamo la spirale esso rimane l’”uno” originale. Il principio dell’universo è che nulla si trasforma realmente, ma che tutto resta identico, immutabile, costante, per cui la trasformazione apparente è la somma di elementi immutabili, statici, e non sostituzione per una trasformazione vera e propria. Quando noi vediamo una somma di elementi, non dobbiamo dire che si tratta di un elemento diverso, ma possiamo essere ben certi che si tratta della somma di più elementi. Immettendo al loro posto fisso tutte le cose noi eliminiamo il concetto di tempo.Immaginiamo di avere una scacchiera ed immaginiamo che l’universo sia diviso in tanti quadratini, come una rete topografica. Poniamo al loro posto l’1, il 2 il 3 e via di seguito. Esistendo un ritmo di spostamento ciclico costante, avremo che l’1 scatta al posto del 2 e che contemporaneamente il 2 passerà al 3 e poi al 4 come se i quadratini si rincorressero. Avremo quindi che l’1 diverrà l’1 + 1, e poi ancora l’1 + 1 + 1, formando cioè tre elementi semplici. Contemporaneamente sopraggiungeranno altri 1, in virtù di frantumazioni universali che procedono all’infinito, per cui l’1 diverrà l’1 elevato alla N. E quando questo si frantumerà tutte le unità riprenderanno il loro cammino. Non possiamo parlare di frantumazione specifica dato che nell’universo vi è un esistenza eterna, per cui dobbiamo immaginarci come un serbatoio eterno formato da questa energia che alimenta continuamente l’1, in modo che esso passi al 2 come in una scala divergente. Immaginiamo ora un quadratino singolo, ed immaginiamo che esso sia un elemento infinitamente piccolo dell’universo. Che cosa significa elemento infinitamente piccolo dell’universo? Supponiamo con un concetto assurdo che esso non possa essere ulteriormente frantumato (mentre ogni più piccolo corpuscolo può frantumarsi all’infinito, in virtù del concetto dell’infinitamente piccolo).Poiché esso diventi più grande cosa deve avvenire? Che altri corpi si aggreghino ad esso, per ingrandirlo nello sviluppo universale. Ciascuno dei corpi che si aggrega al primo avanza con la stessa velocità, per cui esso diventa di infinita grandezza senza aver subito bruschi sobbalzi di velocità. Né esiste un tempo, in quanto noi non diciamo “1” e solo dopo un certo intervallo aggiungiamo “+ 1” e poi ancora “+1”. Ma nel ritmo “1+1+1” formiamo un certo numero senza che esso abbia avuto interferenze. Per questo motivo al ritmo non si può applicare il concetto di tempo, perchè l'attimo successivo è esattamente uguale al precedente e quella che muta è solo l'apparenza. E così noi abbiamo la materia, la quale si avvolge, si moltiplica, pur conservando la sua identità. Ed in questo fenomeno non vi è un tempo, , ma soltanto uno sviluppo ritmico. Ed anche quando si realizza un fenomeno diverso esso è sempre nel ritmo.Ad un certo momento potrà formarsi un sistema planetario, con ritmo eternamente identico. Vi è accelerazione? Si, vi può essere accelerazione, vi potranno essere dei fenomeni diversi, ma questi si verificheranno sempre in un quadratino o sfera isolata, mentre intorno l’universo continuerà a ruotare identicamente. E la materia stessa, restando concretizzata ha un suo ritmo particolare. I tempi e le velocità che vanno a formare in seno ad una particolarità universale, non sono dati isolatamente dallo sviluppo particolare, ma sono la conseguenza dei ritmi costanti che la circondano. Ossia le velocità diverse che possono esistere, non si sono formate da sole, ma sono la conseguenza dell’isolamento in confronto a tempi costanti. Consideriamo ancora un'altra possibilità: se è vero che fra ogni elemento vi è la distanza di “1”, possono aversi un altro corpo, un'altra esistenza, un altro fenomeno di vita universale, più lontano, per cui la distanza invece di essere “1” sia ad es. “4”, e quindi il rapporto e l’armonia possono essere gli stessi? Questo ragionamento non può reggere, perché esso annulla l’esistenza dell’elemento “1”. Noi dovremmo immaginare un elemento così grande, rispetto a quello più piccolo, da conservare inalterati i rapporti, nonostante la maggiore distanza. Ma le grandezze universali sono tutte identiche è né può concepirsi un tempo, perché gli elementi sono semplici e l’elemento universale è l’”1” che solo in aggiunta ad altri può dare un apparenza relativa. Quando noi diciamo “tempo universale” dobbiamo raffigurarci questo spostamento a scacchiera, in virtù del quale resta annullato il tempo in quanto il ritmo è costante. Si potrebbe eventualmente dire che esiste un “tempo universale” rispetto ad un “non tempo”, così come si dice che c’è il bianco perché esiste il nero, che vi è la luce perché esiste il buio.
  10. NCHE NEL RELATIVO L INFINITO TROVA LA SUA UNITA ESPRESSIVA NELLA SFERA Claudio Sauro·Sabato 8 aprile 201730 letture Claudio Sauro 5 Novembre 2008 Anche nel relativo l’infinito trova la sua attività espressiva nella sfera. La sfera infatti è un poliedro, ma nel quale gli angoli soni infiniti. Ogni punto della sfera è esattamente equivalente a qualsiasi altro punto ed è rappresentato dall’1. Né si potrebbe concepire un numero più grande dell’1, dal momento che non avrebbe alcun senso e sarebbe semplicemente la somma di elementi semplici 1+1+1 ecc. Se disegniamo una linea su tale sfera ci renderemo subito conto che non può trattarsi di una retta ma di un tratto di sfera composto da infiniti angoli. Pure se disegniamo una figura quale un triangolo sferico, ci renderemmo subito conto che non può trattarsi di un triangolo, perché a parte i tre angoli che balzano all’occhio, le tre linee che congiungono questi angoli (evidenti) sono composte da infiniti angoli. In sostanza qualsiasi figura si possa disegnare, sarà composta da infiniti angoli. La tendenza verso l’infinito, pertanto, non riguarda la sfera in toto ma qualsiasi suo punto. Oltretutto una sfera è facile da immaginare, mentre se immaginiamo un'altra funzione più semplice, che abbia tendenza all’infinito, ci risulta estremamente difficile. Una retta ad esempio. Una retta infinita, che non abbia né principio, né fine ci risulta estremamente difficile immaginarla. Comunque anche un tratto di retta è costituito da infiniti punti, per cui possiamo dire con certezza che qualsiasi funzione relativa esprime il concetto di infinito proprio perché l’elemento fondamentale che costituisce la realtà universale è l’1 al quale concettualmente non possiamo attribuire nessuna funzione di grandezza materiale. Comunque ritornando alla nostra sfera, possiamo immaginare un punto, un soggetto, che la percorra. Immaginiamo la terra, perfettamente liscia, e quindi priva di punti di riferimento, e noi che la percorriamo in lungo ed in largo. Ebbene potremmo girarla migliaia o milioni di volte e restare nella convinzione di trovarci su una superficie infinita. Soltanto un moto diverso, e cioè verso l’alto ci farebbe prendere coscienza della realtà. Vedendo la sfera dall’alto, ci renderemmo subito conto che si tratta di una superficie finita. In matematica troviamo dei paradossi: infatti essa ci dice che quanto maggiore è il raggio, tanto minore sarà la curvatura della circonferenza. In realtà per la sfera, per qualsiasi sfera non possiamo applicare questo concetto, perché qualsiasi sfera, pur diminuendo il raggio ha curvatura costante, qualsiasi sfera concettualmente è sovrapponibile a qualsiasi altra sfera. Possono diminuire certamente le dimensioni, ma può abbassarsi pure il punto dell’osservatore, ed allora ecco che la sfera riacquista la sua dimensione originaria. Ed anche un osservatore infinitamente piccolo che percorresse la superficie di un neutrone avrebbe la sensazione di trovarsi su una superficie infinita Inoltre la sfera è la figura tridimensionale con il minimo rapporto superficie/volume: ciò spiega perché a tale forma tendono molti oggetti fisici, dalle gocce di liquido ai corpi celesti. Ad esempio, le bolle sono sferiche perché la tensione superficiale tende a minimizzare l'area a parità di volume. E così sappiamo che tutti i corpi celesti tendono ad avere superficie sferica. Dalla matematica sappiamo che la superficie sferica è espressa dalla formula A=4(P GRECO) R2, mentre il volume è espresso dalla formula V =4/3 (P GRECO) R3 ma pure sappiamo per certo che con l'aumentare del raggio, il volume della sfera cresce più della superficie. Infatti il rapporto fra queste due quantità è r/3. Ora questo risulta un paradosso avendo una simile variante in quanto le espressioni per calcolare il volume e la superficie restano costanti. Ciò vorrebbe dire che ogni qualvolta riduciamo ad un terzo il raggio della sfera, diminuisce il volume di tre volte rispetto alla superficie, oppure viceversa ogni qualvolta triplichiamo il raggio di tre volte aumenta il volume di tre volte rispetto alla superficie. Ma questo è in aperto contrasto con le formule che ci portano a calcolare superficie e volume e che restano costanti. Dal momento che se ciò fosse vero anche il calcolo delle superfici e dei volumi dovrebbe essere espresso da delle variabili. Ma questo problema si pone solo quando ci rapportiamo ad una sfera più grande, mentre se restiamo nel singolo tutte le formule restano invariate. Ma quando noi ci rapportiamo facciamo un operazione che non ha valore per la singola sfera. Infatti noi rapportiamo l’1 all’1+1+1, cioè ad una somma di unità che si esprimono semplicemente in fase sequenziale. Ma una somma di unità non possono far variare le costanti fondamentali, perché tutto deve rapportarsi sempre all’1 che è l’elemento universale. Pertanto se è pur vero che con l’aumentare del raggio il volume della sfera cresce più della superficie, ciò resta semplicemente come dato teorico, mentre la sfera resta sostanzialmente con le sue caratteristiche fondamentali. Ad esempio se immaginiamo una persona infinitamente piccola che percorra la superficie di un neutrone, essa si troverebbe nelle stesse condizioni di un gigante che percorre la superficie di una sfera grande come una stella gigante. Entrambi crederebbero di trovarsi su una superficie infinita e potrebbero percorrerla all’infinito e tutti i calcoli relativi alle singole due sfere resterebbero invariati. Il rapporto r/3 ci dice semplicemente che l’universo si muove per unità triplici, cioè abbiamo 1+1+1 ed una volta raggiunto il 3 passiamo ad una nuova sequenza trina. In modo molto banale, anche nel relativo per fare un esempio, possiamo considerare la realtà come, materia, vita, psichismo. Oltre lo psichismo si salta ad un altra frequenza trina.
  11. ANCHE LE PULCI DORMANO E SOGNANO. Tempo fa, in un Post che avevo fatto sul sonno e sul sogno avevo detto: “”Del resto il sogno è una cosa talmente misteriosa che sfugge a qualsiasi definizione logica, e questo proprio perché il sogno è illogico, si sviluppa secondo una non logica e non è definibile attraverso nessuno schema. Uno degli aspetti più straordinari è che il sonno ed il sogno è comune in tutte le specie viventi. Si è visto addirittura che moscerini che restano 10 ore senza dormire muoiono; ma come stabilire se sognano; lo hanno stabilito alcuni ricercatori nel valutare la reattività dei prismi oculari alla luce ultravioletta ( anche quando il moscerino dorme il prisma dell’occhio acquista una leggerissima motilità che è stato visto non essere dovuta alla luce che impatta sul prisma); insomma anche i moscerini sognano e chissà cosa sognano. Ma quello che ancora più paradossale è che i tempi di sogno dei moscerini ricalcano quello degli esseri umani, cioè circa il 20% sul sonno totale. E chissà poi cosa sogneranno le formiche? E le api?” Questo brano l’avevo inserito in un Post dove facevo alcune considerazioni sulla teoria delle stringhe. Ora credo di avere quasi la certezza che sognano anche le pulci del mio gatto (tutte le pulci intendo). Questo lo deduco dal fatto che il gatto dorme tranquillo senza mai grattarsi per circa due ore, ma poi improvvisamente si sveglia e comincia a grattarsi disperatamente. Il punto è che non si gratta solo dietro le orecchie, ma anche sulla pancia, sul sedere ecc. Intendo dire che tutte le pulci si svegliano nello stesso momento pertanto sembrano si trasmettano per via telepatica un segnale che le induce al risveglio, ma mi rendo conto che questa è un ipotesi un po azzardata, è più probabile abbiano un intelligenza di gruppo o collettiva come le formiche. Si addormentano nello stesso tempo ed hanno lo stesso tempo di sonno, per cui esaurito quel tempo di sonno che è uguale per tutte si svegliano insieme pungendo insieme anche il mio gatto. Qui potremmo fare una disquisizione sulla soggettività del tempo che è soggettivamente diversa da una specie all’altra anche fra gli insetti. E’ chiaro che l’insetto non si pone la questione del tempo a livello conscio, ma lo avverte soggettivamente a livello inconscio. E’ probabile che la vita conscia (se così si può chiamare) che vivono gli insetti di qualsiasi specie sia molto più simile alla vita inconscia che hanno durante il sogno. Insomma è possibile che gli insetti ricordino il sogno molto meglio di noi, quasi ci fosse una continuità fra conscio ed inconscio. L’intelligenza collettiva la possiamo trovare anche in molti animali superiori ed io direi anche in parte nell’uomo. Ricordo quando era a Velo Veronese la danza delle rondini prima che partissero per l’Africa. Era uno spettacolo veramente incredibile, migliaia di rondini volteggiavano sopra il monte Stolzer con un ritmo perfetto e con una sincronicità che non oso definire assoluta. Poi partivano tutte insieme, ma per chi mai facevano quella danza?? Secondo quale logica possiamo giustificarla?? Se poi scendiamo nel mondo più piccolo troviamo molte analogie, ad esempio i moscerini in gruppo possono essere decine di migliaia, ma anche quelli danzano con un ritmo perfetto. Le finalità di questo ritmo ancora ci sfuggono. Forse per risultare più imprendibili da insetti più grandi come le mosche, o meglio i tafani, visto che le mosce non mangiano i moscerini. Ma una densità simile potrebbe giustificare che cerchino di salvaguardare il gruppo, insomma, se qualcuno viene mangiato pazienza, ciò che conta è che il numero resta pressochè costante. E per le rondini come la mettiamo?? Ballano per non farsi prendere dai falchi?? Il punto è che a Velo non c’erano falchi, questi si trovano molto più in su verso il Monte Carega. E gli storlini (Sturnus Vulgaris) li avete mai visti ballare?? Talvolta sono decine di migliaia ed ondeggiano ballando con un ritmo perfetto. Il punto è che in pianura non ci sono uccelli predatori, ed allora per chi ondeggiano in modo perfetto?? Si mantengono sempre ondeggiando ad una perfetta distanza in modo da non scontrarsi mai anche se sono decine di migliaia. Certo possiamo invocare anche per gli storlini un intelligenza di gruppo, e certamente , come tutti gli animali dormono e sognano. Ma non tutti gli animali che abbiamo nominato finora hanno un intelligenza di gruppo. L’intelligenza molto spesso si mantiene anche singolarmente per qualsiasi specie. Avete mai visto una formica solitaria che va ad esplorare il territorio. Talvolta si allontana anche di 10 metri dal formicaio e come farà a non perdersi. Con un cervello che è tre milioni di volte più piccolo del nostro, deve immagazzinare nel suo viaggio di ispezione talmente tante cose, non solo ma pure memorizzarle. Ditemi voi, come farà? Anche questo rientra nei sistemi infiniti.
  12. Ma quarda un po, Hamas è stata allenata ed istruta dal Qatar, e probabilmente e dal Qatar che ha ricevuto la maggior parte delle armi: https://www.geopolitica.info/qatar-diventa-major-non-nato-ally/
  13. L'ho sempre detto che i "buchi neri" sono stelle supercompresse, anche Hawking stesso lo ha ammesso alla fine della sua vita. Quindi nessun "orizzonte degli eventi", questo ce l'hai quando muori. Però tieni presente che anche le stelle supercompresse non possono andare oltre una certa soglia. Perchè se la compressione supera al centro il miliardo di atmosfere, secondo calcoli fisici e matematici, gli atomi si toccano, cioè cariche opposte si toccano, cioè in pratica la stella esplode. Inoltre, sempre secondo calcoli fisici e matematici, anche in stelle supercompresse i FOTONI sfuggono, perchè privi di massa, pertanto i così detti "buchi neri" si dovrebbero rendere visibili, perchè nella parte esterna la compressione è molto minore, e l'enorme flusso di protoni che sale in superficie, dovrebbe agitare le molecole causando una temperatura non indifferente. In pratica il "buco nero"sarebbe luminoso, ma tu hai mai visto la foto di un buco nero?? Dovremmo averne tante ormai. Invece mi pare che lo stesso Zichichi sia in difficoltà: egli mostra la fotografia di un presunto buco nero che emette luce nel rosso e nell'infrarosso, ma mi pare che sia l'unica foto che sono riusciti a fare.
  14. Anche il SEGRETO MILITARE immagino che se lo siano inventati loro.
  15. Forse mario61 ne sa di più del Prof. Frajese: prima parla il Prof. Frajese della nuova Pandemia X che si sono inventati e che non esiste, poi parla il Prof.Meluzzi dicendo: "ma cosa pretendete, che tolgano un vaccino che è SEGRETO MILITARE (basta quello), poi parla un suo amico (del quale non ricordo il nome)dicende che anche molti studi dicono "fa male" però ne vale la pena.
  16. “Non dimenticate mai che quello che sappiamo È niente di fronte a quello che non sappiamo, e quello che non sappiamo, è niente di fronte a quello che non sapremo mai” Vauvenargues Nel 1980 poco prima di sposarmi ospitai la mia fidanzata (ora mia moglie) in una casa vicina, quella di mio fratello, poichè aveva una bella camera al piano semi interrato. La camera si raggiungeva con una scala a chiocciola di legno. Mentre la mia fidanzata si trovava da mio fratello, alle sette del mattino mi svegliai, guardai l'ora e poi mi riaddormentai. Feci un sogno bello nitido, che scendevo la breve discesa che portava alla casa di mio fratello, bussavo alla porta e veniva mia cognata ad aprirmi. Dopo di che scendevo la scala a chiocciola, entravo nella camera della mia fidanzata e la toccavo sulla spalla, ma in quel momento mi svegliai La mattina stessa la mia fidanzata mi riferì che poco dopo le sette del mattino si era svegliata ed era andata in bagno. Tornata a letto sentì bussare alla porta. Sentì mia cognata che mi parlava ed io che chiedevo "posso scendere da Anna". Al che si chiese : cosa gli è saltato in mente di venirmi a trovare così presto. E poi ha disturbato sua cognata che generalmente la domenica dorme fino alle undici del mattino. Poi sentì distintamente i miei passi che scendevano la scala a chiocciola e disse fra se: “”Mi giro e faccio finta di dormire, così gli faccio uno scherzo.”” Si girò verso il muro, mi sentì distintamente entrare in camera, sentì che la mia mano gli batteva la spalla: si giro con un sorriso, non c'era nessuno. Mia cognata non si ricorda del mio ingresso e che io abbia bussato, ma mia moglie è sicurissima che era sveglia, perché era appena tornata dal bagno e si è presa pure un bel spavento quando non mi ha visto tanto che poi non ha più dormito. Che dire? Abbiamo sognato entrambi? Se così fosse sarebbe straordinaria la sincronicità dei due sogni fin nei minimi particolari. Calcolando da un punto di vista probabilistico, io credo che le possibilità di un sogno così sincrono sarebbe inferiore ad 1 su un miliardo. Ma in fondo è stato l’unico sogno sincrono della mia vita. Non esiste l’anima? E chi lo sa? Potremmo discutere all'infinito ma non ho intenzione di farlo. Piuttosto sul libro di Steven Pinker, a parte cose già scontate, che gia conoscevo come medico, manca un quesito fondamentale: cosa è la vita? Cosa differenzia una cellula viva da una appena defunta? Anche la defunta ha tutti gli organi intatti come quella viva. Cosa differenzia un uomo da un attimo prima di morire ad un attimo dopo (si intende di morte naturale)? Guarda potremmo costruire un computer con gli stessi meccanismi del cervello, eppure resterebbe sempre una macchina non pensante, non cosciente di se, priva di vita. Ho detto che la vita inizia dall'atomo, il quale tende ad aggregarsi in forme sempre più complesse, ma questo per una legge insita nella natura, non per legge umana. Pertanto scrivi a Steven Pinker che scriva un bel libro sull'essenza della vita: forse sarà costretto a dire con Gibran " La vita apre un discorso in cui non giungiamo, forse, oltre la prima sillaba, soglia dell'infinito miracolo" Scusa, ma in questi miei settantatrè anni, pochi capelli bianchi, barba bianca, parlo più come un guru che come uno scienziato. Ma devi sapere che in questi miei settantatrè anni di vita mi sono quasi esclusivamente occupato di mente e di pensiero e le mie conclusioni derivano da un insieme di intuizioni e di conferme. Puoi non accettare quella che penso, perchè difficilmente dimostrabile, però vedi, ci sono un insieme di fatti e di circostanze nelle quali uno ci va a sbattere proprio il naso, e si rende conto, come esiste il muro che ho davanti, e la possibilità che ci sbatta la testa contro, si rende conto dicevo che esiste anche un altra realtà. Del resto nessuno sa dire ancora cos'è la materia: è ciò che vediamo o è ciò che non vediamo? Certamente è ciò che non vediamo: i gatti non vedono come noi e neppure i cani, questo è dimostrato. Noi ci troviamo in un ambiente completamente buio, atermico, senza suoni e tutte le percezioni che abbiamo: dal momento che tutte queste sono semplicemente degli impulsi che attraversano lo spazio sotto forma di onde o di corpuscoli e colpendo i nostri organi di senso vengono successivamente elaborati in sensazioni; ovviamente queste variano da specie a specie. Per non parlare poi del resto, di cui non voglio parlare e che non sono le sette dimensioni di Zichichi, non voglio parlare per non essere frainteso e considerato pazzo. " Coloro che si rompono il capo per sapere se è possibile vivere nelle stelle non hanno la minima idea di cosa sia la Vita. Noi siamo contemporaneamente embrioni d'una superiore condizione e seno materno di questa stessa condizione. Leibniz : l'anima è lo specchio dell'universo indistruttibile ( ma anche nello specchio l'indistruttibile ha il suo posto. Noi portiamo in noi stessi un avvocato del diavolo: egli inventa delle ragioni, dei sillogismi, degli artifici, contro ciò che è imperituro. Vi sono delle cose che una parte del nostro essere è per necessità costretto a dissimulare all'altra. L'ora della morte è una di quelle. E' solamente l'arrivo inaspettato della morte che ci sorprende, non la morte stessa. Siamo smarriti, per un istante, come dopo un risveglio. Poi sappiamo che è venuta l'ora di alzarci. Non abbiamo mai smesso di conoscerla durante il nostro sonno, durante la lunga notte.””
  17. Le ultime sonde USA GRAIL, sono precipitate come la sonda russa: https://www.focus.it/scienza/spazio/le-sonde-gemelle-grail-si-sono-schiantate-sulla-luna Grail è stata la prima missione della Nasa ad avere a bordo una telecamera completamente dedicata a raccogliere immagini da utilizzare a fini educativi, chiamata MoonKAM (Moon Knowledge Acquired by Middle School Students) e utilizzata nel programma educativo promosso dall’azienda fondata dall’astronauta, la Sally Ride Science, a San Diego.
  18. Se vai un po oltre la metà ti spiega nolto bene il meccanismo dell'omeopatia:
  19. IL PROFETA Almustafa, lo scelto e diletto, alba del proprio giorno, aveva atteso dodici anni nella città di Orphalese la nave che doveva tornare e riportarlo all'isola nativa. E nel dodicesimo anno, nel settimo giorno di Ielool, il mese della mietitura, ascese il colle fuori le mura cittadine e guardò verso il mare; e vide la nave arrivare nella nebbia. Allora le porte del suo cuore si spalancarono e la sua gioia volò lontano sul mare. Chiuse gli occhi e pregò nel silenzio della sua anima. Ma quando scese la collina, una tristezza lo assalì, e pensò nel suo cuore: «Come faccio ad andarmene in pace e senza dolore? No, non lascerò questa città senza una ferita nell’animo. I giorni di sofferenza passati tra le sue mura furono lunghi e lunghe furono le notti di solitudine; e chi può partire dal proprio dolore e dalla propria solitudine senza rimpianto? Ho sparso troppi frammenti del mio spirito in queste strade, e troppi sono i figli della mia bramosia che camminano nudi fra queste colline, e non posso ritirarmi da loro senza un rimpianto e una sofferenza. Non è un indumento quello che smetto oggi, ma una pelle che strappo con le mie proprie mani. Non è nemmeno un pensiero che lascio dietro a me, ma un cuore reso docile dalla propria fame e dalla propria sete. Non posso indugiare oltre. Il mare che chiama tutto nel suo grembo, chiama me e mi devo imbarcare. Poiché rimanere, sebbene le ore brucino nella notte, significa congelare e cristallizzare e fondersi con il tutto. Mi piacerebbe portare con me tutto ciò che c'è qui. Ma, come potrei? Una voce non può portare con sé la lingua e le labbra che le danno fiato. Deve cercare l'aere da sola. E da sola e senza il proprio nido l'aquila volerà attraverso il sole. Ora, quando raggiunse i piedi della collina, egli si girò ancora in direzione del mare, e vide la sua nave che approdava al porto, e sopra la prora i marinai, uomini della sua terra. E la sua anima eruppe verso di loro, e disse: Figli della mia antica madre, cavalieri delle maree, Quante volte avete navigato nei miei sogni. E ora voi venite nel mio risveglio, che è il mio sogno più profondo. Sono pronto ad andare, e la mia impazienza attende il vento con le vele spiegate. Trarrò ancora un solo respiro in questa aria calma, getterò ancora un solo sguardo affettuoso indietro, Poi starò in mezzo a voi, marinaio tra marinai. E tu, vasto mare, madre insonne, Che sola sei pace e libertà per il fiume e a il ruscello, Solo un altro vortice farà questo ruscello, solo un altro murmure in questa radura, E allora verrò da te, goccia sconfinata in un oceano sconfinato. E come prese a camminare vide uomini e donne in lontananza lasciare i propri campi e i propri vigneti e affrettarsi in direzione delle porte della città. Ed egli sentì le loro voci invocare il suo nome, e gridarsi di campo in campo riferendosi l'uno con l'altro la notizia dell'arrivo della nave. Ed egli disse fra sé: Il giorno della partenza sarà il giorno della riunione? E verrà detto che la mia vigilia era in verità la mia alba? E cosa potrò dare a colui che ha abbandonato l'aratro nel solco, o al viticultore che ha fermato la ruota del torchio? Il mio cuore diventerà un albero carico di frutta che potrei raccogliere e dare loro? E il mio desiderio potrà fluire come una fontana con cui riempire le loro coppe? Sono io un'arpa che la mano del potente può toccare, o un flauto il cui fiato può attraversare? Io sono un ricercatore del silenzio, e che tesoro ho trovato nei silenzi che posso distribuire con sicurezza? Se questo è il mio giorno di raccolta, in quali campi ho seminato il seme, e in che stagione dimenticata? Se davvero questa è l'ora in cui sollevo la mia lanterna, non è la mia fiamma che brucia là dentro. Alzerò la mia lanterna vuota e senza luce, E il guardiano della notte la riempirà di olio; lui pure la accenderà. Queste cose egli disse a parole. Ma molto rimase inespresso nel suo cuore. Poiché lui stesso non poteva confessare il proprio segreto più oscuro. E quando egli entrò nella città tutta la gente gli andò incontro, e acclamandolo all'unisono. E gli anziani della città gli si pararono innanzi e dissero: Non lasciarci, ancora. Sei stato un raggio di luce nel nostro crepuscolo, e la tua gioventù ci ha dato sogni da sognare. Non sei più uno straniero tra di noi, né un forestiero, ma nostro figlio e nostro tenero amato. I nostri occhi soffrono già per il desiderio del tuo volto. E i sacerdoti e le sacerdotesse gli dissero: Non lasciare che le onde del mare ci separino, e gli anni spesi tra di noi diventino un ricordo. Hai camminato in mezzo a noi come uno spirito, e la tua ombra è stata luce sui nostri volti. Molto ti abbiamo amato. Ma il nostro amore era silenzioso, velato da veli. Ma ora ad alta voce si esprime a te, e vuole esserti rivelato. E sempre è successo che l'amore non conosca la propria profondità che nell'ora della separazione. E pure altri vennero e lo pregarono. Ma lui non rispose loro. Abbassò solo il capo; e coloro che gli erano vicini videro le sue lacrime cadere sul petto. Ed egli e la gente si avviarono verso la grande piazza innanzi al tempio. E colà uscì dal santuario una donna il cui nome era Almitra. Ed ella era una profetessa. Ed egli la scrutò con estrema tenerezza, poiché era lei che per prima lo aveva cercato e aveva creduto in lui fin dal giorno in cui era giunto nella loro città. Lo salutò con un cenno, dicendo: Profeta di Dio, scrutando l'orizzonte, a lungo hai cercato la tua nave. E ora la tua nave è giunta, e tu devi andartene. Profondo è il tuo desiderio per la terra dei tuoi ricordi, dimora dei tuoi desideri più grandi; e il nostro amore non ti vincolerà, né i nostri desideri ti fermeranno. Ma prima di lasciarci ti chiediamo di parlarci e di comunicarci il tuo credo. Lo trasmetteremo ai nostri figli, e loro ai propri figli, ed esso non perirà. Nella tua solitudine hai vegliato suoi nostri giorni, e nella tua veglia hai sentito il pianto e il riso del nostro sonno. Ora perciò svelaci noi stessi, e comunicaci tutto ciò che ti si è rivelato di ciò che sta tra la nascita e la morte. Ed egli rispose, Gente di Orphalese, di cosa posso parlare eccetto che di ciò che sta, in questo momento, agitando i vostri animi? 2. Amore Allora Almitra disse, "Parlaci dell'Amore." E egli alzò il capo e scrutò la gente intorno, e colà scese una immobilità su di loro. E a gran voce disse: Quando l'amore chiama seguitelo, Sebbene le sue strade siano ardue e erte. E quando le sue ali vi cingono, cedetegli, Sebbene la lama nascosta tra le sue ali vi possa ferire. E quando vi parla, credetegli, Sebbene la sua voce possa infrangere i vostri sogni come il soffio del vento del nord devasta il giardino. Poiché come l'amore può incoronarvi così può mettervi in croce. Come esso è per il vostro germogliare così è per la vostra potatura. Come esso sale alle vostre cime e accarezza i vostri rami più teneri che fremono nel sole, Così esso può scendere fino alle vostre radici e agitarle nelle proprie diramazioni nella terra. Come covoni di frumento vi raccoglie in sé. Vi trebbia per rendervi nudi. Vi setaccia per liberarvi dalla pula. Vi macina fino a farvi impallidire. Vi impasta fino a che siete docili; E allora vi destina al suo fuoco sacro, che può far di voi pane consacrato per il banchetto consacrato di Dio. Tutto questo può fare l'amore di voi che potreste conoscere i segreti del vostro cuore, e in quella conoscenza divenire un frammento del cuore della Vita. Ma, se nel vostro timore cercaste solo la pace d'amore e il piacere d'amore, Allora sarebbe meglio che copriste la vostra nudità e oltrepassaste l'aia dell'amore, Verso il mondo senza stagioni dove potreste ridere, ma non la pienezza della vostra risata, e piangere, ma non la pienezza del vostro pianto. L'amore non dà alcunché, ma se stesso e non chiede nulla, se non da se stesso. L'amore non possiede e non può essere posseduto; Poiché l'amore è sufficiente all'amore stesso. Quando amate non dovreste mai dire, "Dio è nel mio cuore," ma piuttosto, "Sono nel cuore di Dio". E non pensate di poter controllare il corso dell'amore; se vi trova degni, indica lui il vostro cammino. L'amore non ha altro desiderio che appagar se stesso. Ma se amate e le esigenze devono avere desideri, lasciate che questi siano i vostri desideri: Sciogliervi e essere come un ruscello che scorre e canta la propria melodia nella notte. Conoscere la pena di troppa tenerezza. Essere feriti dalla vostra stessa comprensione dell'amore; E sanguinare volentieri e con gioia. Svegliarsi all'alba con un cuore alato e render grazie per un altro giorno d'amore; Riposarsi nel meriggio e meditare sull'estasi d'amore; Ritornare a casa la sera con gratitudine; E quindi addormentarsi con una preghiera nel cuore per la persona amata e una canzone di elogio sulle labbra. 3. Matrimonio Allora Almitra parlò ancora e disse, "Maestro, parlaci del Matrimonio". E lui rispose dicendo: Siete nati insieme e insieme starete per l'eternità. Sarete insieme quando le bianche ali della morte disperderanno i vostri giorni. Sissignori, starete insieme perfino nella silente memoria di Dio. Ma lasciate che ci siano spazi nella vostra comunione. E lasciate che i venti del paradiso danzino in mezzo a voi. Amatevi l'uno con l'altra, ma non create una catena d'amore. Lasciate che vi sia piuttosto un mare in movimento tra le spiagge delle vostre anime. Riempite ognuno la coppa altrui, ma non bevete da una sola coppa. Datevi l'uno con l'altra il vostro pane, ma non mangiate dalla stessa pagnotta. Cantate e danzate insieme e siate gioiosi, ma lasciate che ognuno di voi abbia i propri spazi, Come le corde di un liuto hanno i propri spazi anche se vibrano della stessa musica. Datevi i cuori, ma uno non sia rifugio all'altro. Perché solo la mano della Vita può contenere i vostri cuori. E statevi vicini, ma non troppo vicini: Perché i pilastri del tempio stanno separati, E la quercia e il cipresso non crescono l'una nell'ombra dell'altro 4. Figli E una donna che stringeva un neonato al seno disse, "Parlaci dei figli". E lui disse: I vostri figli non sono i vostri figli. Essi sono i figli e le figlie del desiderio che la Vita ha di se stessa. Essi vengono tramite voi ma non da voi, E sebbene essi stiano con voi, essi non vi appartengono. Potrete dar loro il vostro amore ma non i vostri pensieri. Perché essi hanno pensieri propri. Potete ospitare i loro corpi, ma non le loro anime, Perché le loro anime abitano la casa del domani, che non potete visitare, neppure nei vostri sogni. Potete sforzarvi di essere come loro, ma non cercate di renderli come voi siete. Perché la vita non torna indietro e non si attarda con il passato. Voi siete gli archi da cui i vostri figli sono scoccati innanzi come frecce viventi. L'Arciere vede il bersaglio lungo il sentiero dell'infinito e vi tende con la Sua forza perché le sue frecce possano andare veloci e lontane. Lasciate che la vostra tensione tra le mani dell'Arciere avvenga con gioia; Poiché, come ama il dardo che sfreccia, così Egli ama l'arco che stabile rimane 5. Donare E un ricco disse, "Parlaci del Donare". Ed egli rispose: Tu doni, ma poco, quando attingi alle tue proprietà. È quando doni te stesso che doni veramente. Perché cosa sono i vostri possedimenti se non qualcosa che tenete e custodite in vista del domani? E domani, cosa porterà il domani al cane tanto avveduto da seppellire ossa nella sabbia, senza tracce, mentre segue i pellegrini alla città santa? E cos'è la paura del bisogno se non il bisogno stesso? Non è forse sete insaziabile il terrore della sete quando il pozzo è pieno? Ci sono coloro che danno solo una piccolissima parte di ciò che hanno — e lo danno per riconoscenza ed il loro desiderio nascosto rende i loro doni ignobili. E ci sono coloro che hanno poco e donano tutto. Costoro credono nella vita e nella generosità della vista, ed il loro scrigno non è vuoto mai. Ci sono coloro che donano con gioia, e quella gioia è la loro ricompensa. E ci sono quelli che donano malvolentieri, e questo tormento è il loro battesimo. E ci sono coloro che donano e non conoscono tormento nel donare, nè cercano gioia, nè donano per ricerca del merito; Donano come in quella valle che il mirto inonda con la sua fragranza. Poiché Dio parla dalle mani di costoro, e da dietro i loro occhi Egli sorride alla terra. É bene donare quando viene chiesto, ma è meglio donare senza richiesta, anticipando; E a colui che apre le mani la ricerca di qualcuno che riceverà è una gioia più grande del donare Ed esiste qualcosa che non donereste? Tutto ciò che avete qualche giorno verrà ceduto; Perciò donate ora, che la stagione del donare può essere la vostra e non dei vostri eredi. Spesso dite, "Darei, ma solo al meritevole." Gli alberi nel vostro frutteto non dicono così, nè le greggi nel vostro pascolo. Donano per il motivo stesso del poter vivere, poiché trattenere è perire. Certamente colui che è degno di ricevere i suoi giorni e le sue notti è degno anche di altro da parte vostra. E colui che ha meritato bere dall'oceano della vita merita di riempire la sua tazza dal vostro piccolo ruscello. E quale deserto più grande ci sarà del mentire nel coraggio e nella fiducia, per carità, di ricevere? E chi siete voi perché quegli uomini debbano squarciare il proprio petto e svelare il proprio amor proprio, perché possiate vedere il loro valore nudo ed la loro imporfanabile fierezza? Vedete per prima cosa un donatore in voi stessi, e uno strumento del donare. Poiché in verità è la vita che dona alla vita — mentre voi, che vi considerate donatori, siete solo testimoni. E voi che ricevete — e tutti ricevete — non fatevi sopraffarre dalla gratitudine, e non gettate un giogo tra voi e colui che dona. Alzatevi piuttosto insieme al donatore sui suoi doni come se aveste ali; Poiché essere memori del vostro debito, è dubitare della generosità che ha per madre la terra, pura di cuore, e per padre Dio. 6. Mangiare e bere Allora un vecchio, padrone di un'osteria, disse, "Parlaci del Mangiare e del Bere". Ed egli disse: "Voglia il cielo che possiate vivere della fragranza della terra, come una pianta aerea essere sostentati dalla luce. Ma poiché siete costretti a uccidere per mangiare, e a derubare il piccolo del latte di sua madre, per estinguere la vostra sete, che sia allora un atto di adorazione, E che il vostro vitto stia su un altare dove il puro e l'innocente del bosco e del piano vengono sacrificati per ciò che è molto più puro e ancor più innocente in molti. Quando uccidete un animale ditegli, nel vostro cuore, "Dallo stesso potere da cui vieni ucciso tu, sarò ucciso anch'io; e anch'io verrò distrutto. Poiché la legge che ha consegnato te nelle mie mani consegnerà me in mani più potenti. Il tuo sangue ed il mio sangue non sono altro che la linfa che nutre l'albero del paradiso". E quando addentate una mela con i denti, ditele nel vostro cuore, "I tuoi semi vivranno nel mio corpo, e il bocciolo del tuo domani fiorirà nel mio cuore E la tua fragranza sarà il mio respiro, E insieme noi gioiremo ancora per tutte le stagioni". E in autunno, quando raccoglierete i grappoli del vostro vigneto per il torchio, dite nel vostro cuore, "Anch'io sono una vigna, e i miei frutti verranno raccolti per il torchio, E come vino novello verrò tenuto in eterni recipienti". E in inverno, quando stapperete il vino, lasciate che nasca nel vostro cuore una canzone per ogni coppa; E lasciate che nel canto ci sia un ricordo per i giorni dell'autunno, per il vigneto e per il torchio. 7. Il lavoro Allora l'aratore disse, "Parlaci del Lavoro" Ed egli rispose, dicendo: Voi lavorate affinchè possiate tenervi al passo con la terra e con lo spirito della terra. Poiché essere oziosi significa divenire un estraneo alle stagioni, e uscir fuori dal corteo della vita, che avanza con maestosità e orgogliosa sottomissione verso l'infinito. Quando lavorate siete un flauto attraverso il quale il bisbiglio delle ore diventa musica. Quale di voi vorrebbe essere un giungo, muto e silente, quando tutti gli altri cantano all'unisono? Vi hanno sempre detto che il lavoro è una maledizione e la fatica una sfortuna. Ma io vi dico che, lavorando, date soddisfazione ad una parte del sogno più nascosto della terra, assegnatovi quando quel sogno fu concepito, E nell'essere in armonia con il lavoro voi, in verità, amate la vita, E amare la vita attraverso il lavoro significa essere partecipi dei segreti più profondi della vita. Ma se siete in affanno chiamate la nascita una afflizione e il sostegno della carne una maledizione scritta sulla vostra fronte, allora io vi dico che nulla tranne il sudore di quella fronte laverà via ciò che sta scritto. Vi hanno detto anche che la vita è tenebra, e nella vostra stanchezza riecheggiate ciò che fu detto dallo stanco. E io dico che la vita è davvero tenebra tranne quando c'è stimolo, E ogni stimolo è cieco tranne quando c'è conoscenza, E ogni conoscenza è vana tranne quando c'è lavoro, E ogni lavoro è vuoto tranne quando c'è amore; E quando lavorate con amore vi legate con voi stessi, gli uni verso gli altri, e a Dio. Ma cosa vuol dire lavorare con amore? Vuol dire tessere gli abiti con fili tesi dal vostro cuore, come se la persona amata dovesse indossare quegli abiti. Vuol dire costruire una casa con affetto, come se la persona amata dovesse dimorare in quella casa. Vuol dire seminare semi con tenerezza e mietere messi con gioia, come se la persona amata dovesse mangiare qui frutti. Vuol dire caricare tutte le cose che create con un soffio del vostro spirito, E sapere che tutti i sacri morti vi stanno attorno e vi guardano. Sovente vi ho sentiti dire, come parlando in sonno, "chi lavora il marmo, e trova la sagoma della propria anima nella pietra, è più nobile di chi ara il campo. E chi cattura l'arcobaleno per collocarlo su una tela a rassomigliare un uomo, vale più di colui che produce sandali per i vostri piedi". Ma, io vi dico, non nel sonno ma nella completa pienezza del mezzogiorno, che il vento non parla più dolcemente alle querce giganti che all'ultimo di tutti i fili d'erba; E grande è colui che trasforma la voce del vento in una canzone resa ancor più dolce dal proprio amore. Il lavoro è l'amore reso visibile. E se non puoi lavorare con amore ma solo con disgusto, è meglio che tu lasci il tuo lavoro e sieda alle porte del tempio e chieda l'elemosina a coloro che lavorano con gioia. Poiché se cuocete il pane con indifferenza, cuocete un pane amaro che sfama solo la metà della fame di un uomo. E se fate male la spremitura dei grappoli, la vostra sciatteria distillerà un veleno nel vino. E se cantate come se foste angeli, ma non amate il canto, chiudete le orecchie dell'uomo alle voci del giorno e alle voci della notte. 8. Gioia e dolore Allora una donna disse: "Parlaci della Gioia e del Dolore". Ed egli rispose: La vostra gioia è il vostro dolore senza maschera. E lo stesso pozzo da cui scaturisce il vostro riso, è stato sovente colmo delle vostre lacrime. E come può essere altrimenti? Quanto più a fondo vi scava il dolore, tanta più gioia potrete contenere. La coppa che contiene il vostro vino, non è forse la stessa bruciata nel forno del vasaio? E il liuto che rasserena il vostro spirito, non è forse lo stesso legno scavato dal coltello? Quando siete felici, guardate nel fondo del vostro cuore e scoprirete che è proprio ciò che vi ha dato dolore a darvi gioia. E quando siete tristi, guardate ancora nel vostro cuore e saprete di piangere per ciò che ieri è stato il vostro godimento. Alcuni di voi dicono: 'La gioia è più grande del dolore', e altri dicono: 'No, è più grande il dolore'. Ma io vi dico che sono inseparabili. Giungono insieme, e se l'una siede con voi alla vostra mensa, ricordate che l'altro è addormentato nel vostro letto. In verità voi siete bilance che oscillano tra il dolore e la gioia. Soltanto quando siete vuoti, siete equilibrati e saldi. Quando il tesoriere vi solleva per pesare il suo oro e il suo argento, allora la vostra gioia e il vostro dolore devono sollevarsi oppure ricadere. 9. Case Allora un muratore venne innanzi e disse, "Parlaci delle Case." Ed egli rispondendo disse: Costruite una pergola nel deserto coi vostri pensieri prima ancora di costruire una casa tra le mura della città. Poiché come come accogliete chi torna a casa al crepuscolo così dovete col vagabondo in voi, distante e solo. La vostra casa è il vostro corpo ingrandito. Cresce nel sole e dorme nella tranquillità della notte. Non sogna forse la vostra casa? E sognando, lascia la città per il bosco o la sommità della collina? Possa io raccogliere le vostre case nella mia mano, e sparpagliarle come un seminatore nella foresta e nel prato. Che le valli siano le vostre strade, e i verdi sentieri i vostri vialetti, possiate incontrarvi tra le vigne, e venire con la fragranza della terra nei vostri indumenti. Ma queste cose non possono ancora avvenire. Nei loro timori i vostri antenati vi raccolsero troppo vicini. E quella paura durerà ancora un po'. Ancor un po' le mura della vostra città separeranno i vostri cuori dai vostri campi. E dimmi, popolo di Orphalese, cosa avete, nelle vostre case? E cos'è quel che difendete con porte serrate? Avete pace, il quieto impulso che rivela il vostro potere? Avete ricordi, i luccicanti archi che si estendono sopra la sommità delle menti? Avete bellezza, che guida il cuore dalle cose modellate in legno e pietra verso la sacra montagna? Ditemi, avete queste cose nelle vostre case? O avete solo comodità, e l'avidità della comodità, quella cosa che entra furtivamente in casa come un ospite e diventa padrone e quindi tiranno? Ah, e diviene domatore e con uncino e sferza rende fantocci i vostri più grandi desideri? Sebbene le sue mani siano di seta, il suo cuore è di ferro. Vi culla per addormentarvi solo per stare al fianco del vostro letto e si prende gioco della dignità della carne. Si prende gioco dei vostri sensi e li depone nella lanugine come fragile vascelli. In vero la brama di comodità uccide la passione dell'anima, e poi cammina sorridendo al funerale. Ma voi, figli dello spazio, inquieti a riposo, voi non sarete intrappolati né addomesticati. La vostra casa non sarà un'ancora ma un albero. Non sarà una pellicola luccicante che copre una ferita, ma una palpebra che protegge l'occhio. Non dovrete piegare le ali per passare attraverso le porte, né chinare le teste per non sbattere contro il soffitto, né temere di respirare per paura che le pareti crollino. Non dimorerete in tombe costruite dai morti per i vivi. E sebbene sia piena di magnificienza e splendore, la vostra casa non tratterrà il vostro segreto e non darà riparo al vostro desiderio. Poiché ciò che c'è di illimitato in voi dimora nel palazzo del cielo, la cui porta è la nebbia del mattino e le cui finestre sono i canti e i silenzi della notte. 10. Abiti E il tessitore disse, "Parlaci degli Abiti". Ed egli rispose: I vostri abiti nascondono molta della vostra bellezza, ma non nascondono la vostra bruttezza. E sebbene cerchiate negli abiti la libertà dell'intimità, potreste trovare in essi un vincolo e una catena. Che incontriate il sole ed il vento più con la pelle che con le vesti. Poiché il respiro della vita è nella luce del sole e la mano della vita è nel vento. Qualcuno di voi dice, "È il vento del nord che ha tessuto gli abiti da indossare". Ma la vergogna fu il suo telaio, e la morbidezza fu il suo filo. E quando il suo lavoro fu finito egli rise nel bosco. Non dimenticate che la modestia è come uno scudo per l'occhio del sudicio. E quando il sudicio non ci sarà più, cosa rappresenterà la modestia se non un vincolo e una contrarietà della mente? E non dimenticate che la terra si delizia a sentire i vostri piedi nudi, e i venti amano scherzare con i vostri capelli. 11. Comprare e vendere E un mercante disse, "Parlaci del comprare e vendere." Ed egli rispondendo disse: A voi la terra dà i suoi frutti, e non resterete senza se solo saprete riempirvi le mani. È nello scambio dei doni della terra che troverete l'abbondanza e sarete soddisfatti. Ma se lo scambio sarà senza amore e giustizia gentile, porterà solo all'ingordigia e alla fame. Quando, sulla piazza del mercato, voi, lavoratori del mare e dei campi e delle vigne incontrate i tessitori, i vasai e gli speziali, - Invocate il supremo spirito della terra, affinché venga in mezzo a voi e santifichi e consacri le bilance e i calcoli in modo che valore corrisponda a valore. E non permettete che prenda parte nelle vostre transazioni chi ha mano sterile, che vi darebbe chiacchiere in cambio del vostro impegno. A quegli uomini dovreste dire, "Venite con noi al campo, o andate con i nostri fratelli al mare per lanciare la vostra rete; Perché la terra e il mare saranno generosi con voi come con noi." E se colà verranno i cantanti e i ballerini e i suonatori di flauto, - comprate anche i loro doni. Poiché anche loro sono raccoglitori di frutta e incenso, e quello che vi portano, sebbene foggiato di sogni, è cibo e ornamento per la vostra anima. E prima di lasciare il mercato, vedete che nessuno se ne vada per la sua strada a mani vuote. Poiché il supremo spirito della terra non sormirà in pace dentro il vento fino a che i bisogni dell'ultimo di voi non saranno appagati. 12. Delitto e castigo Allora uno dei giudici della città si fece innanzi e disse. "Parlaci del Delitto e del Castigo." Ed egli rispose dicendo: È quando il vostro spirito va errando nel vento, che voi, soli e indifesi, commettete una colpa verso gli altri e quindi verso voi stessi. E per quella colpa commessa dovrete bussare e attendere per un po' trascurati, alla porta dei beati. Come l'oceano è il dio in voi; Rimane per sempre immacolato. E come l'etere, egli solleva solo chi possiede ali, Così come il sole è il dio in voi; Non conosce le gallerie della talpa né cerca nelle tane dei serpenti. Ma il dio in voi non abita solitario nel vostro essere. Molto in voi è già uomo, e molto in voi non è ancora uomo, ma come un pigmeo informe che cammina addormentato nella nebbia cercando il proprio risveglio. E dell'uomo in voi vorrei parlarvi adesso. Poiché è lui e non il dio in voi né il pigmeo nella nebbia, che conosce il delitto e il castigo del delitto. Spesse volte vi sentii parlare di uno che commette errori come se non fosse uno di voi, ma uno staniero tra voi e un intruso nel vostro mondo. Ma io vi dico che così come il santo e il giusto non possono superare le altitudini che sono in voi, Così il debole e il malvagio non possono cadere più in basso dell'infimo che è anche in voi. E come una singola foglia non ingiallisce senza la silente complicità dell'intero albero, Così chi sbaglia non commette errore senza il consenso tacito di tutti voi. Come in processione voi camminate insieme verso il dio in voi. Voi siete la via e i viandanti. E quando uno di voi cade egli cade per quelli che lo seguono, un avvertimento dell'ostacolo. Ah, ma cade anche per coloro che lo precedono, che sia pur più celeri e sicuri nel passo, non hanno per nulla rimosso l'ostacolo. E in più, sebbene la parola sia gravosa per i vostri cuori; L'assassinato non è estraneo al proprio assassinio, E il derubato non è senza colpa del furto subito; Il giusto non è innocente delle colpe del malvagio, E chi ha mani pulite non è lindo delle azioni dello scellerato. Sì, spesse volte il colpevole è vittima della sua vittima, E ancor più spesso il condannato porta il fardello per chi è senza colpa e condanna. Non potete separare il giusto dall'ingiusto e il buono dal cattivo; Poiché essi stanno insieme al cospetto del sole come il filo nero e quello bianco sono intessuti insieme. E quando il filo nero si rompe, il tessitore dovrà scrutare tutta la tela, e esaminare anche il telaio. Se qualcuno tra voi volesse giudicare una moglie infedele, questi soppesi anche il cuore del marito e misuri la sua anima con ponderazione. E chi volesse sferzare il criminale, scruti l'animo della vittima. E se qualcuno di voi volesse punire nel nome della gustizia e levare la scure sull'albero marcio, scruti le radici; E in verità egli troverà le radici del bene e del male, le fruttifere e le sterili, tutte intrecciate insieme nel cuore silenzioso della terra. E voi, giudici, che vorreste essere giusti, Che giudizio pronunziate per colui che, sebbene onesto nella carne è ladro nello spirito? Che pena infliggereste su colui che dilania la carne altrui ma viene dilaniato nel proprio spirito? E come perseguite chi nei fatti è un imbroglione e un disonesto, E a sua volta viene afflitto e ingiuriato? E come punirete coloro il cui rimorso è già più grande del proprio delitto? Non è forse rimorso la giustizia amministrata dalla vera legge che volentieri servireste? Eppure non potete imporre il rimorso sull'innocente né toglierlo dal cuore del colpevole. Inatteso esso chiamerà di notte, affinchè gli uomini possano svegliarsi e scrutare dentro se stessi. E voi che amereste capire la giustizia, come potreste farlo se non scrutando tutti i fatti in piena luce? Solo allora saprete che chi è eretto e chi è caduto sono solo la stessa persona nella lama del crepuscolo tra la notte del proprio io pigmeo e il giorno del proprio io divino, E la pietra angolare del tempio non è più alta della più profonda pietra delle sue fondamenta. 13. Leggi Allora un giurista disse, "E delle nostre leggi che ne dici, Maestro?" Ed egli rispose: Voi amate stendere leggi, Ma ancor di più voi amate violarle. Come bambini che giocano vicino all'oceano e costruiscono castelli di sabbia con costanza e li distruggono ridendo. Ma, mentre voi costruite i vostri castelli di sabbia, l'oceano porta sempre più sabbia alla spiaggia, E quando li distruggete, l'oceano sogghigna con voi. In verità, l'oceano sogghigna sempre con l'innocente. Che ne dite di coloro per i quali la vita non è un oceano e le leggi fatte dall'uomo non sono castelli di sabbia, E di coloro per i quali la vita è una roccia, e le leggi uno scalpello con cui la vorrebbero scolpire a propria immagine e somiglianza? Che ne dite di uno zoppo che odia i ballerini? Che ne dite del bue che ama il giogo e considera l'alce e il cervo nel bosco esseri vaganti e dispersi? Che ne dite del vecchio serpente che non può cambiare pelle e chiama chiunque altro nudo e svergognato? E di colui che giunge per primo ad un matrimonio, e, sazio e stanco di bagordi se ne va per la sua strada dicendo che tutte le feste sono trasgressioni e tutti i convitati manigoldi? Cosa dovrei dire di costoro se non che anch’essi stanno troppo tempo sotto il sole, ma con la schiena al solleone? Essi vedono solo le loro ombre e le loro ombre sono le loro leggi. E cos'è il sole per loro se non un creatore di ombre? E cosa significa riconoscere le leggi, se non inchinarsi ad esse e tracciare le loro ombre sulla terra? Ma voi che camminate guardando il sole, quali immagini disegnate sulla terra possono tenervi? Voi che viaggiate con il vento, che banderuola dirigerà la vostra marcia? Che legge umana vi vincolerà se romperete il vostro giogo, sulla porta della prigione di nessuno? Di che legge avrete timore, se danzate ma inciampate nella catena di ferro di nessuno? E chi è colui che vi porterà al giudizio se vi toglierete il vestito senza lasciarlo sulla strada di alcun uomo? Gente di Orphalese, potete attutire il tamburo, e potete allentare le corde della lira, ma chi potrà intimare all'allodola di non cantare 14. La Libertà E il retore disse, "Parlaci della Libertà." Ed egli rispose: Alla porta della città e a fianco dei vostri focolari vi ho visti prostrati in adorazione della vostra libertà, Come umili schiavi prostrati davanti ad un tiranno, in lode, sebbene egli li uccida. Ah, nel boschetto del tempio e nell'ombra dell'acropoli ho visto i più liberi fra voi portare la propria libertà come un giogo o delle manette. E il mio cuore ha sanguinato in me; poiché voi potete essere liberi solo quando il desiderio di cercare libertà diverrà una pratica per voi, e quando cesserete di parlare di libertà come una meta ed una relizzazione. Sarete liberi davvero non quando i vostri giorni saranno non senza affanno e le vostre notti senza desideri repressi e dolore, Ma piuttosto, quando queste cose cingeranno la vostra vita, ancora sorgerete sopra di loro nudi e senza legami. E come vi eleverete al di sopra dei vostri giorni e delle vostre notti se non romperete le catene alle quali voi, all'alba del vostro intelletto ne avete cinto il vostro mezzogiorno? In verità quella che chiamate libertà è la più forte di queste catene, sebbene i suoi anelli brillino nel sole ed abbaglino gli occhi. E quale è la parte di voi che scartereste per diventare davvero liberi? Se c'è una legge ingiusta che abolireste, quella legge è stata scritta dalla vostra stessa mano sulla vostra stessa fronte. Non potete cancellarla bruciando i vostri libri legali nè lavando le fronti dei vostri giudici, anche versandovi sopra un oceano. E se è un despota che detronizzereste, assicuratevi per prima cosa che il trono che ha eretto fra voi sia distrutto. Come può un tiranno dominare il libero ed l'orgoglioso, ma esservi tirannia nella loro libertà ed umiliazione nel proprio orgoglio sconfitto? E se è una cautela che gettereste via, quella cautela è stata scelta da voi piuttosto che imposta su voi stessi. E se è paura quella che vorreste esorcizzare, il fondamento di quel timore è nel vostro cuore e non nella mano temuta. In vero tutte le cose muovono nel vostro essere con un regolare mezzo abbraccio, desiderio e timore, ripugnanza e cura, il diletto e ciò da cui prendereste le distanze. Queste cose si agitano dentro di voi come luci ed ombre appaiate che combaciano. E quando l'ombra si affievolisce e non c'è più, la luce che si attarda diviene un'ombra per un'altra luce. E così la vostra libertà quando perde le sue catene diviene essa stessa la catena di una libertà più grande. 15. Ragione e Passione E la sacerdotessa parlò ancora e disse: "Parlaci di Ragione e Passione." Ed egli rispose dicendo: La vostra anima è spesse volte un campo di battaglia, in cui il vostro intelletto e il vostro giudizio combattono contro la passione e il vostro appetito. Potessi essere il paciere nella vostra anima, potessi convertire la discordia e la rivalità dei vostri impulsi in unione e melodia. Ma come posso riuscirci, fino a che voi non sarete pacieri di voi stessi e amanti di tutti gli impulsi? La vostra ragione e la vostra passione sono il timoe e la vela della vostra anima che va per il mare. Se le nostre vele o il nostro timone si rompono, non potete che essere sballottati e andare alla deriva o anche stare fermi in mezzo al mare. Poiché, se la ragione domina da sola, è una forza che limita; e la passione, incontrollata, è una fiamma che brucia fino alla propria distruzione. Perciò lasciate che la vostra anima porti la ragione fino all'altezza della passione; in modo che essa canti; E lasciate che essa diriga la passione con ragione, in modo che la passione possa vivere attraverso la propria quotidiana resurrezione, e come la fenice rinascere dalle proprie ceneri. Vorrei che consideraste il vostro intelletto e il vostro appetito come due graditi ospiti nella vostra casa. Di certo non porgerete tutti gli onori ad un unico ospite a dispetto dell'altro, poiché chi è più attento ad uno perde l'amore e il rispetto di entrambi. Sulle colline, quando sedete nella fresca ombra dei bianchi pioppi, condividendo pace e serenità dei campi distanti e dei prati - allora lasciate che il vostro cuore ripeta in silenzio, "Dio riposa nella ragione." E quando la tempesta arriva, e il forte vento scuote la foresta, e tuono e fulmine proclamano la maestà del cielo - allora lasciate che il vostro cuore dica con reverenza, "Dio agisce nella passione." E poiché siete un alito nella sfera di Dio, e una foglia nella foresta di Dio, riposerete anche voi nella ragione e agirete anche voi nella passione 16. Dolore E una donna parlò, dicendo, "Parlaci del Dolore." Ed egli disse: Il vostro dolore è la rottura del guscio che cela la vostra conoscenza. Come il nocciolo della frutta deve rompersi, affinché il suo cuore possa brillare al sole, così dovete conoscere il dolore. E se voi poteste mantenere il vostro cuore attento alla meraviglia dei miracoli quotidiani della vostra vita, il vostro dolore non vi stupirebbe meno della vostra gioia; E voi dovreste accettare le stagioni del vostro cuore, come avete sempre accettato le stagioni che passano sui vostri campi. E voi dovreste guardare con serenità attraverso gli inverni del vostro affanno. Molto del vostro dolore è scelto da voi. È la pozione amara con cui il medico che è in voi guarisce il vostro stesso male. Perciò credete nel medico, e bevete il suo farmaco in silenzio e con tranquillità: Poiché la sua mano, sebbene greve e rude, è guidata dalla tenera mano dell'Invisivile, E la coppa che porta, sebbene vi bruci le labbra, è stata forgiata con la creta che il Vasaio ha inumidito con le Sue stesse lacrime. 17. Auto-conoscenza E un uomo disse, "Parlaci dell'auto-conoscenza." Ed egli rispondendo disse: I vostri cuori conoscono, in silenzio, i segreti dei giorni e delle notti. Ma i vostri orecchi sono assetati del suono della conoscenza del vostro cuore. Vorreste sentire a parole ciò che avete già sentito dentro di voi. Vorreste toccare con le vostre dita il corpo nudo dei vostri sogni. Ed è bene che sia così. La nascosta sorgente della vostra anima ha bisogno di scaturire e correre con un murmure al mare; E il tesoro delle vostre profondità infinite verrà rivelato ai vostri occhi. Ma non permettete che ci sia alcuna bilancia a misurare il vostro tesoro ignoto; E non cercate le profondità della vostra conoscenza con pertiche e scandagli. Poiché l'io è un mare illimitato e smisurato. Non dite, "Ho trovato la verità," ma piuttosto, "Ho trovato una verità." Non dite, "Ho trovato il percorso dell'anima." Dite piuttosto, "Ho incontrato l'anima mentre cammina sul mio sentiero." Poiché l'anima percorre tutti i sentieri. L'anima non procede su una linea, e neppure cresce dritta come un giunco. L'anima si dispiega, come un loto di petali innumerevoli. 18. Insegnamento Allora un insegnante disse, "Parlaci dell'Insegnamento." Ed egli disse: Nessun uomo può rivelare nulla, se non qualcosa che già giace mezzo addromentato nell'alba della vostra conoscenza. L'insegnante che cammina all'ombra del tempio, tra i suoi discepoli, non dona la sua saggezza, ma piuttosto la sua fede e il suo affetto. Se egli è davvero saggio non vi invita a entrare nella casa della saggezza, ma piuttosto vi porta alla soglia della vostra mente. L'astronomo potrà parlarvi della sua comprensione dello spazio, ma non potrà donarvi quella stessa conoscenza. Il musicista potrà cantare il ritmo che è in ogni spazio, ma non può darvi l'orecchio che coglie il ritmo né la voce che riecheggia. E chi è esperto nella scienza dei numeri può parlare dei regni dei pesi e delle misure, ma non può certo guidarvi dentro quei regni. Poiché la visione di un uomo non presta le proprie ali ad un altro uomo. E così come ognuno di voi sta da solo nella mente di Dio, così ognuno di voi deve restare solo nella propria percezione di Dio, e nella propria percezione della terra. 9. Amicizia E un giovane disse, "Parlaci dell'Amicizia." Ed egli rispose, dicendo: Il tuo amico è la risposta ai vostri bisogni. È il vostro campo che voi seminate con amore e mietete con ringraziamento. Ed egli è la vostra tavola e il vostro focolare. Poiché voi giungete a lui affamati, e lo cercate per avere pace. Quando il vostro amico confida il suo pensiero non temete il "no" nella vostra mente, e neppure trattenete il "sì." E quando egli è silenzioso il vostro cuore non cessi di ascoltare il suo cuore: Poiché senza parole, nell'amicizia, tutti i pensieri, tutti i desideri, tutte le aspettative nascono e sono condivisi, con una gioia che è indescrivibile. Quando vi separate dal vostro amico, non soffrite; Poiché ciò che voi amate di più in lui può divenire ancor più chiaro in sua assenza, come la montagna per lo scalatore è più nitida dal piano. E lasciate che non ci sia alcun altro scopo nell'amicizia eccetto l'approfondimento dello spirito. Poiché l'amore che non cerca altro che rivelare il proprio mistero non è amore, ma una rete gettata innanzi: e solo l'inutile è preso. E lasciate il meglio di voi per l'amico. Se egli deve conoscere la vostra bassa marea, che conosca anche l'alta marea. Per cosa sarebbe amico se voi lo cercaste solo nelle ore da ammazzare? Cercatelo sempre nelle ore da vivere. Poiché è per riempire il vostro bisogno, ma non il vostro vuoto. E nella dolcezza dell'amicizia ci sia il riso, e condivisione di piaceri. Poiché nella rugiada delle piccole cose il vostro cuore trova il suo mattino e viene rinfrescato. 20. Il Parlare E allora uno studioso disse, "Parlaci del Parlare." Ed egli rispose, dicendo: Voi parlate quando cessate di essere in pace con i vostri pensieri: E quando non potete più ristare nella solitudine del vostro cuore voi vivete nelle vostre labbra e il suono è un diversivo e un passatempo. E in molto del vostro parlare, il pensiero è quasi assassinato. Poiché il pensiero è un uccello di spazio, che in una gabbia di parole può invero spiegare le ali ma non volare. Ci sono quelli tra voi che cercano le persone loquaci per paura di restare soli. Il silenzio della solitudine rivela ai loro occhi le proprie nude profondità ed essi vorrebbero fuggire. E ci sono quelli che parlano, e senza conoscenza o cognizione rivelano una verità che essi stessi non comprendono. E ci sono quelli che hanno la verità dentro se stessi, ma non la rivelano con parole. Nel petto di costoro lo spirito dimora in silenzio armonioso. Quando voi incontrate un amico sulla strada o nella piazza del mercato, lasciate che sia lo spirito in voi a muovere le vostr labbra e dirigere la vostra lingua. Lasciate che la voce nella vostra voce parli all'orecchio del suo orecchio; Poiché la sua anima terrà la verità del vostro cuore come si ricorda il sapore del vino Quando il colore è dimenticato e il bicchiere non c'è più. 21. Tempo E un astronomo disse, "Maestro, cosa dici del Tempo?" Ed egli rispose: Voi vorreste misurare il tempo immenso e incommensurabile. Voi vorreste adeguare la vostra condotta e persino dirigere il corso del vostro spirito secondo ore e stagioni. Del tempo voi vorreste fare un ruscello sulle cui rive vorreste sedere e guatarne il fluire. Eppure quanto c'è in voi di senza tempo sa che la vita è senza tempo, E sa che lo ieri è solo la memoria dell'oggi e il domani è il sogno dell'oggi. E che ciò che canta e si contempla in voi dimora ancora dentro i confini di quel primo momento che sparpagliò le stelle nello spazio. Chi tra voi non percepisce che il suo potere d'amore è senza limiti? E allora chi non percepisce che il vero amore, sebbene senza limiti, compreso nel centro del proprio essere, e non muove da pensiero d'amore a pensiero d'amore, né da atto d'amore a atto d'amore? E non è forse il tempo come l'amore, indiviso e senza interruzione? Ma se in voi pensate che dovete misurare il tempo in stagioni, lasciate che ogni stagione circondi tutte le altre stagioni, E lasciate che l'oggi abbracci il passato con ricordo e il futuro con attesa. 22. Bene e male E uno degli anziani della città disse, "Parlaci del Bene e del Male." Ed egli disse: Posso parlare del bene che c'è in voi, ma non del male. Poiché cosa è il male se non il bene torturato dalla propria fame e dalla propria sete? In verità quando il bene è affamato cerca cibo anche in anfratti oscuri, e quando è assetato, beve anche acqua stagnante. Voi siete buoni quando siete in armonia con voi stessi. Eppure, quando non siete in armonia con voi stessi voi non siete malvagi. Poiché una casa divisa non è un nascondiglio di ladri; è solo una casa divisa. E una nave senza timone può vagare senza meta fra isole pericolose senza incagliarsi. Voi siete buoni quando vi sforzate di dare voi stessi. Eppure non siete cattivi quando cercate profitti per voi stessi. Poiché quando vi sofrzate di dare voi stessi siete solo una radice che resta attaccata alla terra e succhia il suo seno. Sicuramente il frutto non può dire alla radice, "Sii come me, maturo e pieno e sempre generoso della tua abbondanza." Poiché per il frutto dare è un bisogno, come ricevere è un bisogno della radice. Siete buoni quando siete completamente lucidi nel vostro parlare, Eppure non siete cattivi quando dormite mentre la vostra lingua vacilla senza scopo. E anche un discorso confuso può dar forza a una debole lingua. Siete buoni quando camminate verso la vostra meta a passo fermo e con passi decisi. Eppure non siete cattivi quando vi arrivate zoppicando. Anche coloro che zoppicano non vanno indietro. Ma voi, che siete forti e veloci, vedete di non zoppicare davanti allo zoppo, ritenendo ciò cortesia. Voi siete buoni in innumerevoli modi, e non siete cattivi quando non siete buoni, Siete solo pigri e fannulloni. Peccato che i cervi non possano insegnare la velocità alle tartarughe. Nella vostra brama di essere giganti risiede la vostra bontà: e quella brama è in tutti voi. Ma in alcuni di voi quella brama è un torrente che scorre con impeto al mare, portando i segreti delle montagne e le canzoni della foresta. E in altri è una placida corrente che si perde in giri e anse e indugia prima di raggiungere la costa. Ma non sia che chi desidera molto dica a chi desidera poco, "Per quale ragione sei lento e pigro?" Poiché il vero buono non chiede a chi è nudo, "Dove è il vostro vestito?" né al senzatetto, "Come è crollata la tua casa?”” 24. Preghiera Allora una sacerdotessa disse, "Parlaci della Preghiera." Ed egli rispose, dicendo: Voi pregate quando siete in angoscia e nel bisogno; ma dovreste pregare anche nella pienezza della vostra gioia e nei giorni dell'abbondanza. Perché cos'è la preghiera se non l'espansione di voi stessi nell'etere vivente? E se è per voi conforto versare la vostra oscurità nello spazio, è anche per voi delizia versare l'alba del vostro cuore. E se voi non potete non piangere quando la vostra anima vi chiama alla preghiera, ella dovrebbe stimolarvi ancora e ancora, nonostante il pianto, fino a che voi arriviate a ridere. Quando pregate vi alzate a incontrare nell'aere coloro che stanno pregando in quel preciso istante, e che non potreste incontrare se non in preghiera. Quindi lasciate che la vostra visita a quel tempio invisibile non sia altro che per estasi e dolce comunione. Poiché se entrerete nel tempio per nessun altro scopo che chiedere, non riceverete. E se entrerete per umiliarvi non sarete innalzati: O anche se sarete entrati per intercedere per il bene altrui non sarete ascoltati. È sufficiente che entriate nel tempio invisibile. Non vi posso insegnare come pregare con le parole. Dio non ascolta le vostre parole eccetto quando Lui Stesso le emette attraverso le vostre labbra. E io non posso insegnare la preghiera dei mari e delle foreste e delle montagne. Ma voi che siete nati dalle montagne e dalle foreste e dai mari potete trovare le loro preghiere nel cuore, E se ascolterete nel silenzio della notte, li sentirete dire in silenzio, "Dio nostro, che animi la parte alata di noi, è tua volontà in noi ciò che tu vuoi. È tuo desiderio in noi ciò che tu desideri. È tuo comando in noi ciò che trasforma le nostre notti, che sono tue, in giorni che sono anch'essi tuoi. Noi non possiamo chiederti alcunché, poiché tu conosci i nostri bisogni prima che nascano in noi: Tu sei il nostro bisogno; e nel donarci più di te stesso, tu ci doni tutto””. 25. Piacere Allora un eremita che visitava la città una volta l'anno si fece innanzi e disse, "Parlaci del Piacere." Ed egli rispose dicendo: Il Piacere è un canto di libertà, Ma non è libertà. È la fioritura dei vostri desideri, Ma non ne è il frutto. È un profondo richiamo da un altitudine, Ma non è la profondità o l'altezza. È intrappolato che prende il volo, Ma non è lo spazio circoscritto. Ah, in verità, il piacere è un canto di libertà. E volentieri vorrei che lo cantaste con la pienezza del cuore; sebbene non vorrei che perdeste i vostri cuori nel canto. Alcuni dei vostri giovani cercano il piacere come se esso fosse tutto, ed essi sono giudicati e rimproverati. Io non li giudicherei né li rimprovererei. Li lascerei cercare. Poiché essi troverebbero il piacere, ma non solo quello: Sette sono i suoi fratelli, ed il minore di loro è più bello del piacere stesso. Non avete mai sentito dell'uomo che andava scavando nelle radici della terra e trovò un tesoro? E qualcuno dei vostri anziani ricorda con rimpianto i piaceri come errori commessi in stato di ebbrezza? Ma il rimpianto è l'oscuramento della mente e non il suo castigo. Essi dovrebbero ricordare i propri piaceri con gratitudine, come il raccolto di un'estate. Ma se li conforta averne rimpianto, lasciate che si confortino. E c'è fra voi qualcuno che non sia abbastanza giovane per cercare o né abbastanza vecchio per ricordare; E nella loro paura di cercare e di ricordare evitano tutti i piaceri, per non trascurare lo spirito o portargli offesa. Ma persino nel loro passato è il loro piacere. E così anch'essi trovano un tesoro sebbene scavino le radici con mani tremanti. Ma dimmi, chi è che può danneggiare lo spirito? L'usignolo danneggerà la calma della notte, o le lucciole le stelle? E la vostra fiamma o il vostro fumo opprimeranno il vento? Pensate che lo spirito sia uno specchio d'acqua che potete disturbare con un bastone? Spesse volte negandovi piacere immagazzinate soltanto il desiderio nei recessi del vostro essere. Chi sa che ciò che sembra negato oggi, non arrivi domani? Così il vostro corpo conosce i suoi impulsi ed il suo giusto bisogno e non può essere ingannato. E il vostro corpo è l'arpa della vostra anima, E sta a voi estrarre musica dolce o suoni gracchianti. Ed ora chiedetevi nel vostro cuore, "Come distinguiamo il piacere buono da quello dannoso?”” Andate nei vostri campi e giardini e imparerete che come esiste il piacere dell'ape nel suggere nettare dal fiore, Così esiste il piacere del fiore di dare il suo nettare all'ape. Poiché per l'ape il fiore è fontana di vita, E per il fiore l’ape è un messaggero d'amore, E per entrambi, ape e fiore, dare e ricevere piacere è un bisogno e un estasi. Gente di Orphalese, vivete i vostri piaceri come i fiori e le api. 26. Bellezza E un poeta disse, "Parlaci della Bellezza." Ed egli rispose: Dove cercherete bellezza e come la troverete fino a che ella stessa non sarà la vostra via e la vostra guida? E come parlerete di lei se non che essa sia la tessitrice del vostro linguaggio? L'afflitto e l’offeso dicono, "La Bellezza è nobile e gentile. Come una madre giovane quasi intimidita della propria gloria cammina in mezzo a noi." E l'appassionato dice, "No, la bellezza è un misto di potere e timore. Come la tempesta ella scuote la terra sotto di noi e il cielo sopra noi." Lo stanco e l'annoiato dicono, "La Bellezza è un soffice mormorio. Ella parla nel nostro spirito. La sua voce viene meno ai nostri silenzi come una debole luce che trema per paura dell'ombra." Ma l'inquieto dice, "L'abbiamo sentita gridare tra i monti, E con le sue grida venne il suono di zoccoli, e battiti d'ali e il ruggito di leoni." Di notte le sentinelle della città dicono, "La Bellezza sorgerà con l'alba dall'est." E al pomeriggio i lavoratori e i viandanti dicono, "la abbiamo vista piegarsi sopra la terra dalla finestra del tramonto." In inverno chi è isolato dalla neve dice, "Ella verrà con la primavera saltando sulle colline." E nell'afa estiva i mietitori dicono, "L'abbiamo vista danzare con le foglie d'autunno, e vedemmo uno spuzzo di neve tra i capelli." Tutte queste cose voi diceste della bellezza. Ma in verità non parlaste mai di lei, ma di bisogni insoddisfatti, E la bellezza non è un bisogno ma un'estasi. Non è una bocca assetata né una mano vuota tesa innanzi, Ma piuttosto un cuore infiammato e un'anima incantata. Non è l'immagine che vorreste vedere né il suono che vorrste ascoltare, Ma piuttosto un'immagine che vedete sebbene voi chiudiate gli occhi e un suono che sentite sebbene voi chiudiate le orecchie. Non è la linfa nella corteccia rugosa, e neppure un'ala attaccata ad un artiglio, Ma piuttosto un giardino sempre fiorito e un stormo di angeli sempre in volo. Gente di Orphalese, la bellezza è vita quando la vita rivela il proprio sacro volto. Ma voi siete la vita e voi siete il velo. La bellezza è eternità che ammira se stessa in uno specchio. Ma voi siete l'eternità e voi siete lo specchio.. 27. Religione E un vecchio sacerdote disse "Parlaci della Religione." Ed egli disse: Ho forse parlato oggi di qualcos'altro? Non è religione ogni azione e ogni riflessione, E ciò che non è né azione né riflessione, ma una meraviglia e una sorpresa che sempre nascono nell'anima, anche quando le mani tagliano la pietra o tendono il telaio? Chi può separare la propria fede dalle proprie azioni, o il proprio credo dalle proprie occupazioni? Chi può dividere le proprie ore davanti a sé, dicendo, "Questa è per Dio e questa per me stesso; Questa per la mia anima e quest'altra per il mio corpo? Tutte le vostre ore sono ali che fendono lo spazioni da voi a voi. Colui che indossa la propria moralità come fosse il proprio miglior vestito farebbe meglio a stare nudo. Il vento e il sole non scaveranno alcuna ruga nella sua pelle. E colui che definisce la propria condotta sulla base dell'etica imprigiona il suo canto d'uccello in una gabbia. La canzone più libera non deriva da sbarre e laccioli. E colui per il quale l'adorazione e come una finestra, da aprire ma anche da chiudere, non ha ancora visitato la casa della propria anima, le cui finestre sono aperte di alba in alba. La vostra vita quotidiana è il vostro tempio e la vostra religione. Ogniqualvolta entrate in essa portare con voi tutto quanto di voi. Prendete l'aratro e la fucina e il martello e il liuto, Le cose che avete forgiato nella necessità o per diletto. Poiché nella venerazione non potete alzarvi sopra le vostre imprese né cadere più in basso delle vostre sconfitte. E portate con voi tutti gli uomini: Poiché nell'adorazione non potete volare più in alto delle loro speranze né umiliare voi stessi più in basso della loro disperazione. E se volete conoscere Dio non siate perciò solutori di indovinelli. Piuttosto guardatevi intorno e Lo vedrete giocare con i vostri figli. E guardate nello spazio; Lo vedrete camminare nella nube, a braccia aperte nel lampo e mentre scende nella pioggia. Lo vedrete sorridere nei fiori, levare e ondeggiare le Sue mani negli alberi. 28. Morte Allora Almitra parlò, dicendo, "Vorremmo ora chiederti della Morte." Ed egli disse: Voi vorreste conoscere il segreto della morte. Ma come potreste trovarlo se non cercandolo nel cuore della vita? Il gufo, i cui occhi notturni sono ciechi nel giorno non può svelare il mistero della luce. Se voi volete davvero scrutare lo spirito della morte, aprite il vostro cuore appieno al corpo della vita. Poiché vita e morte sono una cosa sola, così come il fiume e il mare lo sono. Nella profondità delle vostre speranze e e dei vostri desideri sta la vostra silente conoscenza dell'aldilà; E come semi che sognano sotto la neve il vostro cuore sogna la primavera. Credete nei sogni, poiché in essi è nascosta la porta all'eternità. Il vostro timore della morte è solo il tremore del pastore quando sta davanti al re che posa la mano su di lui in segno d'onore. Non è il pastore gioioso del suo tremito, poiché egli porterà il segno del re? E ancora, non è più presente del suo tremito? Ma cos'è morire se non restare nudi nel vento e sciogliersi nel sole? E cos'è cessare di respirare se non liberare il respiro dalla propria inquieta marea, in modo che possa sorgere e espandersi e cercare il Dio illimitato? Solo quando berrete dal fiume del silenzio potrete cantare veramente. E quando avrete raggiunto il vertice della montagna, allora potrete iniziare la salita. E quando la terrà reclamerà le vostre spoglie, allora voi danzerete veramente. L'addio E ora si è fatta sera. E la profetessa Almitra disse, "Benedetti siano questo giorno e questo luogo e il tuo spirito che ha parlato". Ed egli rispose, "Sono stato io a parlare? Non sono forse stato anche ad ascoltare?" Allora egli discese i gradini del Tempio e tutta la gente lo seguì. E raggiunse la nave e ristette sul punte. E ancora davanti alla gente, a gran voce gridò: Gente di Orphalese, il vento mi offre di lasciarvi. Io non ho la fretta del vento, ma devo andarmene. Noi vagabondi, sempre in cerca della via più solitaria, non iniziamo mai un giorno dove abbiamo finito il precedente, e nessuna aurora ci trova dove il tramonto ci ha lasciati. Anche mentre la terra dorme, noi viaggiamo. Siamo i semi della pianta tenace, ed è nella nostra maturità e nella nostra pienezza di cuore che siamo portati dal vento e sparpagliati. Brevi furono i miei giorni fra voi, e più brevi ancora le parole che ho pronunciato. Ma se la mia voce dovesse affievolirsi nei vostri orecchi, ed il mio amore svanire nella vostra memoria, allora verrò di nuovo, E parlerà con un cuore più ricco e labbra più vicine allo spirito che dirò. Sì, ritornerò con la marea, E qualora la morte mi nasconda, ed il silenzio più grande mi avviluppi, anche allora cercherò di raggiungere la vostra mente. E non cercherò in vano. Se una qual cosa da me detta corriponde a verità, quella verità si rivelerà con voce più chiara, ed in parole più adeguate ai vostri pensieri. Vado col vento, gente di Orphalese, ma non nell'abisso; E se questo giorno non fu soddisfacente alle vostre necessità ed al mio amore, allora coltivate una promessa per un altro giorno. Sappiate perciò che tornerò dal silenzio più vasto. La nebbia che si scioglie nell'alba, lasciando rugiada nei campi, salirà e si condenserà in una nube ed infine cadrà sotto forma di pioggia. E io non sono diverso dalla nebbia. Nella calma della notte ho camminato nelle vostre strade, ed il mio spirito è entrato nelle vostre case, E i battiti del vostro cuore furono nel mio cuore, ed il vostro anelito sulla mia faccia, e vi ho conosciuti tutti. Oh, ho conosciuto la vostra gioia e la vostra pena, e nel vostro sonno i vostri stessi sogni erano i miei sogni. E spesse volte fui tra voi come un lago tra montagne. Ho specchiato le sommità in voi ed i pendii, così come le greggi passeggere dei vostri pensieri e dei vostri desideri. E l'arsura del mio silenzio fu lenita dai ruscelli delle risate dei vostri figli, e dai fiumi della brama della vostra gioventù. E quando hanno raggiunto il profondo della mia anima i ruscelli ed i fiumi non hanno tuttavia cessato di cantare. Ma acor più dolce della risata e ancor più grande della brama veniste a me. Era senza limiti in voi; La grande Umanità di cui tutti non siete altro che cellule e tendini; Lei nel cui canto liturgico tutto il vostro canto è tuttavia un silenzioso palpito. È nella grande Umanità che siete grandi, E nel vederla l'ho vista e l'ho amata. A quali distanze può giungere la portata dell'amore se non nella vasta sfera? Quali visioni, quali aspettative e quali congetture possono librare quel volo? Come l'albero della quercia gigante coperto di fiori di melo la grande Umanità è in voi. La sua mente vi lega alla terra, la sua fragranza vi eleva nello spazio, ed nella sua eternità siete immortale. Vi è stato detto che, come una catena, siete deboli quanto il vostro anello più debole. Questo è solo una mezza verità. Siete anche tanto forti quanto il vostro anello più forte. Misurarvi dal vostro atto più insignificante è calcolare la forza dell'oceano dalla fragilità della sua schiuma. Giudicarvi dai vostri fallimenti è criticare le stagioni per la loro discontinuità. Ah, voi siete come un oceano, E sebbene navi pesantemente arenate attendano la marea sulle vostre spiagge, così, come un oceano, non potete affrettare le vostre maree. Voi siete anche come le stagioni, E sebbene nel vostro inverno neghiate la vostra primavera, Tuttavia la primavera, che riposa dentro di voi, sorride nella sua sonnolenza e non è sminuita. Non pensate che io dica queste cose affinché voi possiate dirvi gli uni agli altri, "Ha tessuto le nostre lodi. Ha visto solo del bene in noi." Io vi parlo solo con parole di cui voi stessi conoscete il significato. E quale è le conoscenza della parola se non un'ombra della conoscenza del silenzio? I vostri pensieri e le mie parole sono onde che provengono da una memoria nascosta che tiene archivio del nostro passato, E dei giorni antichi di quando la terra non conosceva noi né se stessa, E di notti quando terra era agitata dal caos, Uomini saggi sono venuti da voi per farvi doni della loro saggezza. Io sono venuto a prender dono dalla vostra saggezza: E vedete, ho seminato qualcosa che è più grande della saggezza. É lo spirito della fiamma in voi che cresce continuamente, Mentre voi, noncuranti della sua espansione, lamentate l'inaridirsi dei vostri giorni. É vita in cerca di vita in corpi che temono la tomba. Non c'è alcuna tomba qui. Queste montagne e pianure sono una culla ed trampolino di lancio. Ogni qualvolta passate dal campo dove avete sepolto i vostri antenati guardatevi bene intorno, e vedrete voi ed i vostri figli ballare mano nella mano. In verità foste spesso allegri e spensierati. Altri sono venuti a voi in virtù di dorate promesse ottenendo per la vostra buona fede ricchezze e potere e gloria. Io vi diedi meno di una promessa, ed ancora più generosi mi foste. Mi deste la sete più profonda verso la vita stessa. Certamente non c'è dono più grande per un uomo di quello per cui indirizza tutte le sue energie in un bruciare di labbra e tutta la vita in una fontana. E in queste circostanze sono il mio onore e la mia ricompensa,- Che ogni qualvolta vengo alla fontana a bere trovo l'acqua vivente assetata di sè; E mi beve mentre io la bevo. Qualcuno di voi mi ha ritenuto troppo fiero e schivo per ricevere doni. In verità sono troppo fiero per ricevere salari, ma non doni. E sebbene abbia mangiato bacche sulla collina quando voleste che mi sedessi al vostro desco, E dormito sotto il portico del tempio mentre mi avreste dato cortesemente ospitalità, Tuttavia non fu l'amabile, a voi dovuta, memoria dei miei giorni e delle mie notti che rese il cibo dolce alla mia bocca e cinse il mio sonno con sogni? Per questo vi benedico ancor più: Donate molto e non conoscete affatto ciò che donate. In verità la gentilezza che si rimira nello specchio diventa pietra, E un buon atto che si vezzeggia nell'autocelebrazione diviene padre di una maledizione. E qualcuno di voi mi ha definito distante, ebbro della mia stessa solitudine, E diceste, "Tiene consiglio con gli alberi della foresta, ma non con gli uomini. Siede solo in cima alla collina e guarda dall'alto al basso la nostra città." Vero è che mi sono arrampicato sulle colline e ho praticato luoghi remoti. Ma come potevo guardarvi se non da una mirabile altitudine o da grande distanza? Come può uno essere davvero vicino se non è lontano? E altri fra voi hanno mi hanno definito, anche senza parole, e hanno detto, Straniero, straniero, amante di altezze irraggiungibili, perchè abiti le sommità dove le aquile costruiscono i loro nidi? Perchè cerchi l'irraggiungibile? Che tempeste vorresti imbrigliare nella tua rete, E quali uccelli eterei vai cacciando nel cielo? Vieni ed unisciti a noi.. Discendi e placa la tua fame col nostro pane ed estingui la tua sete col nostro vino." Nella solitudine delle loro anime dissero ciò; Ma se la loro solitudine fosse stata più profonda avrebbero capito che cercavo tuttavia il segreto della vostra gioia e della vostra pena, E ho cacciato solo il vostro io più grande che percorre il cielo. Fui cacciatore e preda: Poiché molte delle mie frecce lasciarono il mio arco solo al fine di puntare al mio stesso petto. E il volatile era anche rapicante; Poiché quando spiegai le mie ali nel sole la loro ombra sulla terra erano una tartaruga. Ed, il credente, ero anche il dubbioso; Poiché spesso ho messo il dito nella mia stessa ferita, quella per cui io avrei avuto una fede maggiore in voi ed una maggiore conoscenza di voi. Ed è con questa fede e questa conoscenza che dico, Non siete avviluppati ai vostri corpi, nè confinati nelle case o nei campi. Chè ciò che siete indugia sopra la montagna e vaga col vento. Non siete una cosa che striscia nel sole per calore o scava cunicoli nell'oscurità per cercare riparo, Ma una cosa libera, uno spirito che avvolge la terra e muove nell'aere. Se queste parole sono vaghe, allora non tentate di decifrarle. Vago e nebuloso è l'inizio di tutte cose, ma non la loro fine, E io avrei piacere ad esser da voi ricordato come un inizio. Vita, e tutto quello vive, è concepito nella nebbia e non nel cristallo. E chi sa se il cristallo è foschia in rovina? Questo dovreste ricordare quando vi ricordate di me: Che ciò che appare molto debole e confuso in voi è quanto di più forte e determinato abbiate. Non è il vostro fiato che ha eretto ed indurito la struttura delle vostre ossa? E non è un sogno che nessuno di voi ricorda di aver sognato che sta costruendo la vostra città e foggiando tutto quanto in essa? Potreste eppure vedere le maree fatte di quell'alito che potreste cessare di vedere del tutto, E se poteste sentire il bisbigliare del sogno, non sentireste nessun altro suono. Ma non vedete, nè sentite, e questo è bene. Il velo che annuvola i vostri occhi sarà alzato dalle mani che l'hanno tessuto, E la creta che riempire i vostri orecchi sarà forata da quelle dita che l'hanno impastata. E vedrete E sentirete. Eppure non deplorerete di aver conosciuto cecità, nè avrete rincrescimento di esser stati sordi. Poiché in quel giorno conoscerete gli scopi ignoti di tutte le cose, E benedirete l'oscurità come benedireste luce. E dopo aver pronunciato queste parole si guardò intorno, e vide il nocchiero della sua nave al timone che scrutava ora le vele piene ed ora la lontananza. E disse: Paziente, più che paziente, è il capitano della mia nave. Il vento soffia, e le vele sono tese; Persino il timone implora una direzione; Eppure, quieto, il mio capitano attende il mio silenzio. E questi miei marinai, che hanno sentito il coro del mare più grande, anche loro mi hanno ascoltato con pazienza. Ora non aspetteranno più. Sono pronto. Il ruscello ha raggiunto il mare, ed ancora una volta la grande madre tiene suo figlio al seno. Prosperate, gente di Orphalese. Questo giorno è finito. Si chiude su noi come il giglio d'acqua sul suo domani. Faremo tesoro di quello che c'è stato dato qui, E se non basta, allora dovremo venire ancora e insieme tendere le nostre mani a chi dona. Non dimenticate che ritornerò da voi. Un piccolo intermezzo, ed il mio desiderio unirà polvere e schiuma per una altro corpo. Un piccolo intermezzo, un momento di riposo sul vento, e un'altra donna mi porterà in grembo. Addio a voi e alla gioventù che ho speso con voi. Era solo ieri che ci incontrammo in un sogno. Mi avete cantato nella mia solitudine, ed io con le vostre brame ha costruito una torre nel cielo. Ma ora il nostro sonno è fuggito ed il nostro sogno è finito, e non è più l’alba. Il meriggio è su noi ed il nostro timido risveglio si è volto a giorno pieno, e dobbiamo dividerci. Se nel crepuscolo della memoria ci incontreremo ancora una volta, parleremo di nuovo insieme e canterete a me una canzone più profonda. E se le nostre mani dovessero incontrarsi in un altro sogno, costruiremo un'altra torre nel cielo. Così dicendo fece un segnale ai marinai, e subito levarono l'àncora e allentarono la nave dagli ormeggi, e diressero verso est. E un grido provenne dalla gente come da un solo cuore, e sollevò il crepuscolo e fu portato sul mare coma una grande fanfara. Solo Almitra ristava silente, guardando fisso finché la nave svanì nella nebbia. E quando tutta la gente se ne era andata, ella ancora ristette in piedi, sola, sul parapetto, memore nel proprio cuore del suo detto, Un piccolo intermezzo, un momento di riposo sul vento, e un'altra donna mi porterà in grem
  20. Devi iscriverti, ma mia figlia la conosco, non lo farà mai. Prima avevo il simbolo sullo schermo, bastava premerlo che subito si apriva.
  21. E' la pura verità che non si usa, nel dialetto perlomeno veronese... in altri dialetti non lo so.
  22. Ho dovuto dire che è falsa perchè l'aveva letta mia figli suora, ora credo non abbia accesso a questo Forum.
  23. RICORDI DELLA MIA VITA E DI UNA POSSIBILE REINCARNAZIONE Ho voluto raccontare la mia vita perché non è una vita comune, ma si differenzia dalle altre per molte particolarità, in particolare i miei primi ricordi di infanzia. Sono nato in una famiglia rigidamente cattolica, composta dai miei genitori, dai miei due fratelli e da mia nonna paterna, inizialmente anche dal fratello di mio padre. Sono nato in un paese di montagna alto 1106 metri, Bosco Chiesanuova. Prima di raccontare i ricordi della mia vita precedente voglio raccontare alcuni ricordi di questa vita. I miei primi ricordi di questa vita risalgono alla primissima infanzia; il mio primo ricordo in particolare mi riporta ad una croce che si trovava in paese ma sulla strada che saliva verso Piazza Borgo. Ricordo che tentavo di scalare dei gradini altissimi, tre gradini alla cima dei quali c’era una croce che tutti chiamavano Il Cristo. Il Cristo si trovava su una curva dove mia mamma andava spesso e si tratteneva nel parlare con una donna che sarà poi la mia maestra delle elementari. Dimenticavo, anche mia madre era maestra, mio padre era farmacista, mio zio era dentista, mia nonna rimasta vedova ancora nel 1915, ha tenuto in piedi la farmacia (mio nonno era farmacista) fintanto che non si è laureato mio padre in farmacia. Mio padre era il secondo di cinque fratelli, dei quali uno morto giovanissimo e di cui racconterò in seguito. Poi c’era mio zio Giuliano, il primo dei fratelli, medico condotto, mia zia Dorotea che insegnava musica, lo zio Ginepro, dentista, che nei primi sette anni della mia vita abitava con noi, il fratello mancante, Ugo, era morto a 23 anni poco prima di laurearsi in Giurisprudenza, e per una causa banale, una caduta dalla bicicletta. Ritornando al primo ricordo, i gradini del Cristo che io scalavo, devo dire che mi sembravano altissimi e non sono riuscito per diverse volte a raggiungere la croce, poi un bel giorno l’ho raggiunta e questo mi ha dato una grande soddisfazione. Ma in tutto questo tempo i gradini erano diventati mano a mano più bassi, ero io che crescevo. Quando li vedevo altissimi probabilmente non sapevo camminare, è probabile che avessi alcuni mesi forse nove o dieci. Così come ricordo quando ho imparato a camminare sul piazzale davanti a casa con mia madre che mi teneva con delle bretelle. Mi ha detto poi che ho imparato a camminare ad un anno. Già a quel tempo iniziavano ad emergere altri ricordi, ricordi di una vita precedente. Pertanto oltre ad avere ricordi lontanissimi di questa vita, emergevano gradatamente ricordi di un'altra vita dove non esistevano auto, ma solo cavalli e carrozze (o meglio carri, nel mio caso). Ho cercato più volte di dare dei termini temporali a questa lontanissima vita, ma non sono mai riuscito nel mio intento. Potrei dire che questa lontana vita è stata relativamente breve, infatti ricordo le cure di mia madre che mi portava dei decotti, ricordo che mi ero ammalato gravemente ed andavo continuamente soggetto a svenimenti. Ricordo la mia camera, povera con un letto molto alto ed un piccolo quadro della madonna che portava sotto una piccola acquasantiera. Ricordo la contrada in cui abitavo con le case disposte ad L ed un gruppo di stalle di fronte per cui si potrebbe disegnare come L\. Erano tre case su un lato e quattro case sull’altro lato e tre stalle di fronte. Ricordo il nome di mia madre, Giulia e di mio padre, Stefano, il mio nome come quello di adesso Claudio. Mia madre era premurosa con me e sentivo il suo amore; mio padre lo sentivo più distante, anche se spesso molto affettuoso. La mia vita precedente sembra essersi svolta in una contrada del nord’Italia, penso il Veneto, vicino a dove sono tutt’ora (il dialetto, la struttura delle abitazioni, i luoghi mi ricordano la Lessinia) Una piccola contrada, ma con le case stipate di gente. Tutto il lavoro verteva sull’allevamento del bestiame, mucche e pecore. Ricordo che aiutavo mio padre a mungere le mucche e le pecore, e poi lo aiutavo a fare il formaggio ed il burro. Dentro la stalla avevamo un grande camino e dentro un pentolone sostenuto da tre grosse catene di ferro Le mucche erano circa dieci, le pecore forse di più, due cavalli erano in fondo alla stalla. Ricordo la stalla tutta nera per il fumo e le grossi travi di legno che sostenevano le pietre del tetto. Ricordo le forme di formaggio allineate lungo la parete di fondo. Ricordo che una volta mio padre mi disse che il formaggio non doveva essere acido, pertanto in giornata bisognava mungere le mucche e far bollire il latte per poi aggiungere il caglio. La domenica si andava a messa, in un paesino poco distante dove c’era una chiesetta, dentro un grande crocifisso sul fondo, una madonna di lato all’altare, dei quadri della via crucis sulle pareti, pochi banchi semplici. Il paesino era in mezzo alle colline ed ai boschi, dei grandi pascoli ondulati dietro la chiesa. Il paesino non era tanto più grande della nostra contrada, ma le case erano tenute meglio, almeno alcune. Nonostante il lavoro in stalla, che peraltro era modesto perché mio padre si faceva aiutare dagli altri tre figli più grandi di me, (avevo pure una sorella che era la più vecchia di tutti i fratelli, penso avesse vent’anni, e di lei ricordo il nome : Teresa, mentre degli altri fratelli il nome mi sfugge), mi rimaneva molto tempo per giocare con gli amici, i giochi più vari, dal cianco, al nascondino, alla vecia, a salire sugli alberi, ed a far pipì su chi passava sotto ecc . Quello che mi è rimasto particolarmente impresso è un inverno molto freddo in cui ha fatto talmente tanta neve che avevamo difficoltà perfino a farci il sentiero per andare in stalla. E’ stato un inverno che è durato moltissimo, la neve si è sciolta verso metà maggio, abbiamo dovuto razionare il fieno per gli animali, e mio padre ha dovuto andare a comprarne da uno che ne aveva in deposito. Quell’inverno abbiamo patito la fame, restavano solo poche patate prima che si sciogliesse l’ultima neve. Poi ricordo la mia malattia. Per la prima volta persi coscienza mentre giocavo con un amico. Mi ritrovai a letto ed i miei avevano chiamato un medico della zona, un omone grande e grosso con dei grossi baffi. Ricordo che faceva a mia madre delle domande, poi ho saputo che svenendo mi ero fatto addosso cacca e pipì. Mi prescrisse dei decotti e dei sali, ma il tutto mi risultava schifoso. Poi gli episodi di perdita di coscienza si intensificarono, avevo perso anche l’appetito, un forte mal di testa mi attanagliava continuamente, infine cominciai a non vederci da un occhio, poi sempre meno anche dall’altro. Mia madre mi era sempre vicina e mi cantava delle canzoni. Poi non ricordo più nulla. Molti ricordi sono vivissimi, per altri ho dovuto fare uno sforzo per ricordare, non direi che si sono affievoliti. Anche la domanda relativa al luogo, è cioè se sono sicuro che il tutto sia avvenuto in una contrada del Veneto e magari invece si trattasse di altro luogo e di altra nazione, è del tutto appropriata. Anche la lingua, il dialetto, potrebbe essere stato diverso, ed io sin da piccolo posso averlo tradotto a livello inconscio in quello che era il mio dialetto di adesso. Del resto parecchi aspetti della lingua non mi tornavano. Ho fatto l’esempio delle pigne che chiamavamo cotai, ma in nessun paese della Lessinia è rimasto questo termine per le pigne. Quello che eventualmente mi aveva fatto supporre un paese della Lessinia erano i tetti ricoperti con grosse pietre e così pure le stalle, salvo alcune che erano ricoperte di paglia. Pure le case erano di pietra salvo alcune stalle che erano di legno. Devo dire che non ho fatto studi approfonditi se in altre zone si usassero le pietre per coprire le case e le stalle, ma so che questa è una caratteristica abbastanza originale della Lessinia. Devo dire che ho girato in lungo ed in largo tutte le contrade della Lessinia ma non ho trovato niente che assomigliasse alla mia contrada della mia presunta vita precedente . Certe contrade come ad esempio i Biancari presso Bosco Chiesanuova erano abbastanza simili, ma era diverso tutto il contesto attorno, i pascoli e le montagne. Un altro particolare significativo sta nel fatto che non mi sono mai state raccontate storie di streghe o di folletti. L’unica cultura che ho ricevuto è stata quella religiosa, un po’ da parte dei miei genitori, ma soprattutto del parroco alla domenica, che ci leggeva il Vangelo. Inoltre il parroco veniva spesso nella mia contrada con un lungo tabarro nero ed un cappello nero, faceva visita nelle case per raccogliere le offerte, e spesso si fermava in qualche casa dove radunava i bambini che dovevano fare la prima comunione. Lo ricordo robusto, alto, con un pò di pancia. Non aveva paura ad addentrarsi da solo nei boschi per raggiungere le contrade intorno al paese. Mi sembrava molto attaccato al denaro, tanto che spesso ha avuto da discutere con mio padre per l’offerta. Ricordo molto bene mia sorella Teresa, la più vecchia dei miei fratelli. Era sempre lei che andava a prendere l'acqua al pozzo, ed una volta riempito il secchio lo tirava su come se fosse una piuma. Portava spesso un grembiule e lo ripiegava per raccogliere le mele. In questo senso i miei fratelli la aiutavano, salivano sull'albero e gettavano le mele nel grembiule. Per la legna avevamo un capannone di legno sul retro della casa che mio padre aveva costruito molti anni prima. Però ricordo che quando andavamo a raccogliere la legna (ed i boschi non mancavano) per trasportarla la legavamo con delle specie di spaghi, forse con delle corde di juta, dopo la si accatastava nel capannone. Una delle cose strane che posso rilevare attualmente, sta nel fatto che a quel tempo non si parlava di streghe, di folletti o di gnomi. Questo te lo dico perchè avendo lavorato a Velo Veronese come medico, si parlava delle antiche tradizioni e delle antiche credenze nelle streghe e negli gnomi, tanto che una maestra del luogo aveva perfino fatto una commedia. Al contrario nella mia vita precedente tutte queste cose non mi risultano, i miei genitori non mi hanno mai parlato di streghe o di gnomi. La vita era estremamente semplice ed anche le costruzioni mentali di personaggi fantastici non esistevano. Si era piuttosto molto legati alla chiesa ed al Vangelo, alle prediche del parroco, ma che non avrebbe comunque mai tirato in ballo streghe o gnomi o pratiche magiche (o almeno non l’ha mai fatto). Quella che posso testimoniare è la grande semplicità di quella vita, basata su poche cose, sostanzialmente sulla sopravvivenza e senza costruzioni mentali fantastiche, che forse ci siamo inventati dopo. Già che ci siamo volevo raccontarvi qualche altra cosa. La figura del parroco era quella che mi colpiva di più. Anche se aveva sempre uno o due curati, veniva sempre da solo nella contrada e soprattutto per benedire e farsi pagare la benedizione. Comunque, dagli abitanti della contrada questa era vista come una cosa normale. Chiedeva le offerte a chi sapeva che poteva darle. Ad esempio mio padre era considerato un ricco, nella nostra stalla si faceva molto formaggio, non solo dal latte delle poche mucche che avevamo, ma il latte veniva portato anche dalle stalle vicine. Il costo del latte a quel tempo era abbastanza basso, ma il costo del formaggio era abbastanza alto. Per questo vi ho riferito che vi era stata una discussione fra il parroco e mio padre, relativamente all'offerta per la benedizione della stalla. Nonostante mio padre fosse molto religioso, e ricordo la sua preghiera prima di ogni pasto, non era un bigotto, era molto realista, e questo lo si notava dai suoi discorsi chiari e semplici. Ma la figura del parroco era del tutto particolare. Lo ricordo quando arrivava anche in inverno con la neve alta e con i suoi stivaloni di pelle che gli arrivavano fin sopra il ginocchio. Passava in mezzo ai boschi, dove c'era meno neve. Lo ricordo quando arrivava all'alba (molto spesso anch'io mi alzavo molto presto per dare una mano in stalla) con il suo tabarro nero che si stagliava contro la neve. Ricordo questa figura imponente che ripartiva al tramonto, e percorreva il sentiero che portava al paese e la sua figura si stagliava contro il colore rosso del cielo. Quando era in contrada, si faceva ospitare per il pranzo da varie famiglie. Molte volte lo abbiamo ospitato anche noi. Ricordo, che quando c'era lui, la preghiera per il pranzo era più lunga. Tirava fuori il suo libro delle lodi, e recitava una lode, poi seguiva mio padre con il suo solito pater-noster. La mia contrada era nel bel mezzo di una valle, non saprei dirti quanto fossero alte le montagne che la circondavano. C'erano però anche degli spazi piani intorno alla contrada che venivano utilizzati prevalentemente per il pascolo. Noi avevamo però di lato alla casa un bell'orto grande, dove coltivavamo le patate ed il cavolo cappuccio. Questi servivano per fare minestroni molto buoni, perchè mia madre usava anche parecchio burro.. Il paese invece si raggiungeva salendo lungo una dorsale, e talvolta d'inverno se c'era la neve alta era difficile raggiungerlo. Quel famoso inverno che ha fatto un sacco di neve siamo stati alcuni mesi chiusi nella contrada senza raggiungere il paese. Le patate che aveva prodotto mio padre hanno fatto sopravvivere anche altra gente che era rimasta senza nessuna scorta di cibo. Mi pare di avervi detto tutti i miei ricordi. Devo dire che questi ricordi non hanno turbato la mia vita da bambino e da adolescente. Da quando mia madre mi ha detto (avevo circa cinque anni) “Non parlare con nessuno di queste fantasie, neppure con i tuoi fratelli e tanto meno con i tuoi amici, ti prenderebbero per matto”, io ho chiuso questi ricordi in un angolo della mia anima, quasi non fossero neppure miei, anche se altri particolari sono emersi in seguito. Pertanto all’inizio io ho vissuto questi ricordi, quasi non fossero neppure miei, ma mi fossero capitati per caso; del resto allora non avevo un senso critico. Cresciuto in un ambiente rigidamente cattolico, ho fatto il chierichetto fino a 12 anni, e per me allora esisteva solo il Paradiso, l’Inferno ed il Purgatorio. Allora non mi sarei mai posto la domanda di una possibile reincarnazione. Infatti quando ad 11 anni nel mese di Maggio il parroco di Bosco lesse la visione dell’inferno che ebbero i tre pastorelli di Fatima, con i diavoli in mezzo alle fiamme che rosolavano le anime come mortadelle su una griglia, io feci un ragionamento quasi schizofrenico e dissi fra me “Io sono una di quelle anime” Questo mi fece star male moltissimo, per diverse notti mi sono visto all’inferno rosolato dai diavoli, e devo dire che in quelle notti ho dormito molto male. Eppure avevo altri ricordi, di un'altra vita, ma questi non mi dicevano ancora nulla, tali ricordi erano relegati da una parte e ciò che dominava in me era la cultura cattolica ortodossa che mi era stata data. Solo successivamente, verso i 15-16 anni cominciai a pormi delle domande e cioè perché avevo tali ricordi? Cominciai a pensare che fossero veramente miei, che dietro di essi ci fosse qualcosa di reale, di realmente vissuto. Si era risvegliato in me quel senso critico che prima non avevo avuto. Più tardi lessi libri sulla reincarnazione e trovai molti riscontri. Comunque non ne parlai con nessuno a parte un amico che era molto aperto e che ha creduto che tali ricordi non fossero fantasie, ma una possibile vita precedente che avevo vissuto. Riguardo al periodo in cui si è svolta questa mia presunta vita precedente, ho il ricordo che mi era capitata in mano una moneta datata 1634, ma questo è un ricordo un po confuso e non preciso. E’ probabile che la mia vita precedente sia da far risalire alla fine del 1800 quando il dialetto veneto si era ormai largamente imposto sul dialetto cimbro (sempre che io da bambino non abbia trasformato inconsciamente un'altra lingua nel mio dialetto, e questo è possibile) E’ significativo che io non ricordi il nome dei miei due fratelli maschi e neppure dei miei amici, ma solo le loro fisionomie.. Pur avendo riferito questa mia presunta vita precedente ad alcuni parapsicologi, questi non diedero grande importanza alla cosa, anzi bollarono il tutto come “ fenomeni dell’inconscio”. Eppure io sono certissimo di quei ricordi ed in particolare della mia malattia, del canto di mia madre, del suo piangere a volte mentre mi bagnava con l’acqua della piccola acquasantiera. E' probabile che certi sogni possano ricordare una vita precedente. Nel mio caso è stato diverso, i ricordi sono emersi a poco a poco fin dalla primissima infanzia. Paradossalmente non ricordo di aver fatto sogni della mia vita precedente, e questo è abbastanza strano, perché ho avuto una morte dolorosa. Ricordo mia madre che mi era vicina e mi cantava delle canzoni. Capivo che soffriva per il mio stato, ma io pensavo che sarei guarito anche se le forze mi abbandonavano un po alla volta, e ci vedevo sempre meno prima da un occhio poi anche dall'altro. In questa vita da piccolo non ho mai fatto esperienze simili. Qualche volta mi sono ammalato di tonsillite e mi hanno fatto delle punture di penicillina, ma tutto si è risolto in poco tempo. A tre anni e mezzo sono stato travolto da una macchina che faceva retromarcia. Fortunatamente mi è passata solo sopra una gamba e mi ha procurato una ferita. Ho dovuto stare a letto per alcuni giorni per quella ferita, e ricordo il Dott. Pizzoli che veniva a medicarmi con la tintura di iodio che mi bruciava terribilmente. Ma il Dott.Pizzoli era una persona distinta, non era l'omone che avevano chiamato nella mia vita precedente dopo che ho perso conoscenza la prima volta. Intendo dire che i ricordi frà questa vita e quelli della vita precedente sono ben distinti e non posso fare confusione. Successivamente la mia vita si è svolta in modo normale, come quella di tutti gli altri ragazzi. A 23 anni abbandonai definitivamente la Religione Cattolica, e questo è significativo, perché l’abbandonai dopo aver fatto un pellegrinaggio a Lourdes, dove mi ero pure prestato come barelliere. Il solo vedere tutto quel mercato di articoli religiosi e tutte quelle taniche di acquasanta quasi ad ogni angolo mi dava il voltastomaco. Non ho mai trovato un posto meno spirituale di Lourdes. Ma non divenni un ateo convinto, tanto che mi diedi alla lettura di Carl Gustav Jung. Con il suo Inconscio Collettivo potevo spiegare anche i miei ricordi di una vita precedente, ricordi che forse avevo carpito dall’Inconscio Collettivo, però qualcosa non mi convinceva. Era la chiarezza e la forza di certi ricordi che difficilmente si potevano far risalire ad un inconscio sia pur collettivo. Ed allora pensai che in noi ci potesse essere una forza che sopravvive alla morte e che può rivivere in un altro corpo. Nel 1977 mi ero già laureato in medicina e mi si presentò l’occasione di fare un corso di ipnosi. A Verona c’era un buon centro di Ipnosi Medica, diretto da Guantiero Guantieri, e così mi iscrissi. Alla fine del primo anno pensai di fare con un amico del corso un ipnosi regressiva. Così potei verificare di persona se i miei ricordi erano reali o non frutto della mia immaginazione. Emerse tutto quello che avevo ricordato oltre a parecchie altre cose che non avevo ricordato spontaneamente in particolare un pellegrinaggio ad un santuario che avevo fatto prima di ammalarmi. Si andava a piedi a quel santuario ogni anno, e quell’anno (forse avevo nove anni o dieci o undici chi lo sa?) avevano pensato di portare anche me. Ricordo solo che la strada è stata molto lunga, e poi un vago ricordo della cerimonia religiosa. Ma quello che mi rimase più impresso era la salita, quanta salita!! Mi sono chiesto tante volte perché solo io avevo tali ricordi. Poi ho letto il libro di Stevenson che aveva raccolto in tutto il mondo i ricordi di oltre mille bambini che ricordavano vite precedenti. I ricordi non erano legati alla cultura, alla tradizione, alla religione, ma del tutto indipendenti. Per questo il famoso Stevenson ha pensato di scrivere un libro, prendendo in considerazione i casi più eclatanti e praticamente inconfutabili: “ Reincarnazione 20 casi a sostegno” Nel 1977 entrai come medico condotto a Velo Veronese, e li mi interessai anche della medicina popolare. Nel 1980 mi sposai, ed ho avuto tre figli dalla consorte con la quale vivo ancora ora. Nel 1984 mi stabilii anche come medico a Badia Calavena, dove abito ancora ora e dove esercito come medico di famiglia (a 64 anni.)(non ora perchè sono in pensione da 5 anni, ho 73 anni) Facendo una valutazione critica di questi miei ricordi come medico, nella mia vita precedente credo di essere morto intorno ai 10-12 anni per una malattia che probabilmente era un tumore cerebrale e che mi causava continue crisi epilettiche. Sono morto con un dolore fortissimo alla testa e con mia madre che mi cantava delle canzoni e che cercava di consolarmi ( anche se sicuramente era disperata). Ricordo moltissime cose prima della mia malattia anche nei minimi dettagli. Incredibilmente non ricordo di aver fatto sogni che riguardassero la mia vita precedente . C'è un episodio significativo che collega questa vita alla mia vita precedente : intorno ai cinque anni, andavo insieme agli altri bambini all'albergo Bellavista per guardare Lascia o Raddoppia (era il 1956), ma spesso invece di fermarsi a guardare la televisione, si giocava, noi bambini a nascondino. Nel tentativo di nascondermi in una siepe insieme a mio cugino Gabriele, siamo saliti su un asse sotto la quale c'era la fogna dell'albergo Bellavista , ebbene l'asse si è rotta, ed io insieme a mio cugino siamo precipitati nella fogna. Mi cugino è riuscito ad aggrapparsi al bordo ed è risalito subito, ma io sono precipitato completamente. Stavo per annegare nella fogna, tanto che persi coscienza ed in quell'attimo mi sembrava di essere nel letto della mia vita precedente (va a capire il perchè !!). Subito però sono arrivati i soccorsi che mi hanno tirato su dalla cacca, e mi hanno accompagnato a casa. Ricordo mia madre che mi ha spogliato completamente sul marciapiede, mi ha poi fatto un bel bagno e mi ha profumato abbondantemente. Questo episodio mi ha convinto ancora di più che i miei ricordi si riferissero ad episodi realmente avvenuti e non a costruzioni mentali inconsce di un bambino. Ma questa convinzione è avvenuta molti anni dopo, quando si è risvegliato in me il senso critico che ho detto. Da ragazzo, verso i 20 anni mi appassionai di parapsicologia e mi abbonai alla rivista “Luce ed Ombra” del CIP di Bologna. Lessi anche “Rapporto dalla Dimensione X” di Giorgio di Simone sulle comunicazioni dell’Entità Andrea che si erano prolungate per oltre 50 anni. Tramite il CIP di Bologna e grazie alla prodigalità di Riccardo Cesanelli sono riuscito ad avere molte cassette delle sedute medianiche nelle quali si è manifestata l’Entità Andrea. Queste cassette le ho potute poi registrare e mettere su YouTube. Il concetto di Andrea è un concetto evolutivo, noi siamo su questa terra per fare esperienze, ed una volta morti le trasformiamo in idee semplici. Dopo un certo numero di incarnazioni riusciamo a conoscere completamente la materialità, e lo spirito (che è un campo di forze) passa ad altri piani dell’universo appunto per conoscerli. Questo concetto ha trovato il mio pieno consenso, ma più volte mi sono chiesto perché nella vita precedente sono morto così giovane. Con una vita sana, all’aperto, mangiando broccoli e patate non avrei dovuto morire di un tumore cerebrale. I broccoli, per giunta, sono anche antitumorali, ricchi di gruppi S-H, lo dicono i testi. Ed allora perché mi si è sviluppata una malattia così grave?? E’ una domanda a cui non sono mai riuscito a dare risposta. _________________________________________________________________________ Questo giorno è terminato. Un solo istante, un attimo di riposo in seno al vento, ed il mio desiderio raccoglierà saliva e polvere per un altro corpo. Un solo istante, ed un'altra donna mi partorirà. Solo ieri ci siamo incontrati dentro un sogno. Alla mia solitudine avete offerto canzoni, e con i vostri desideri abbiamo eretto una torre nel cielo. Se nella fioca memoria dovessimo ancora incontrarci , potremmo conversare e mi porgerete una canzone più profonda. E se le nostre mani si incontreranno in un altro sogno, insieme erigeremmo un'altra torre nel cielo. K. Gibran
  24. CRISTALLI STRUTTURA NON QUANTISTICA Questo è un minuscolo cristallo di Solfato di Magnesio; lo vedete sulla mano quanto è piccolo. L’ho portato con il microscopio ottico prima a 400 poi a 1000 ingrandimenti; con lo Zoom della telecamera poi ho ulteriormente ingrandito il cristallo fino a 4000 X ottenendo incredibilmente un immagine tridimensionale. Si tratta di un cristallo largo e lungo 4 micrometri ed alto 1 micrometro. I cristalli minori rispecchiano fedelmente quella che è la struttura molecolare della sostanza, in questo caso il Solfato di Magnesio. Quello che è caratteristico è che quanto più sono piccoli i cristalli tanto più rispecchiano la disposizione molecolare della sostanza. Ne emerge che i cristalli sono estremamente ripetitivi e non corrispondono al principio di CASUALITA’ come vorrebbe la Quantistica. I cristalli quindi corrispondono ad un principio di CAUSALITA’ estremamente rigido. Questo va contro Il principio di Heisemberg che vorrebbe tutto casuale. Va bene che Heisemberg si riferisce al mondo atomico e subatomico ma ce da chiedersi dove stà questo limite fra normale ed atomico. In teoria il cristallo dovrebbe rispondere alle leggi del mondo subatomico anche perché come abbiamo detto, quanto più sono piccoli i cristalli, tanto più rispecchiano la struttura molecolare della molecola. In teoria un cristallo di Solfato di Magnesio composto da sole 12 molecole dovrebbe rispecchiare la struttura di questi cristalli maggiori, cioè essere un parallelepipedo. E’ suggestivo che Heisenberg dica: «Mediante la meccanica quantistica viene stabilita definitivamente la non validità della legge di causalità»Il perché è presto detto. «Nella formulazione netta della legge di causalità: ‘Se conosciamo esattamente il presente, possiamo calcolare il futuro” è falsa non la conclusione, ma la premessa. Cosicché quasi tutti i fisici, commenta Abraham Pais, sono felici di pagare l’oneroso prezzo della rinuncia alla causalità rigorosa pur di ottenere la formidabile capacità di comprendere la fisica dell’atomo . La struttura dei cristalli sembrerebbe confutare pienamente questa affermazione. In effetti sminuzzando sempre più i cristalli otteniamo una causalità sempre maggiore fino al mondo atomico e subatomico (questo è prevedibile secondo logica) . Questo parrebbe confutare anche la teoria dei Molti Mondi di Hugh Everett, dal momento che nell’ambito di una singola sostanza i molti mondi non esistono come nel caso del Solfato di Magnesio, dove a livello atomico esiste solo il Parallelepipedo. Inoltre c’è da chiedersi, quando esistono delle strutture estremamente rigide, come nel caso dei cristalli la FUNZIONE D’ONDA come deve essere interpretata. La FUNZIONE D’ONDA risponde alla casualità, ma nei cristalli, ed in tutti i cristalli la casualità non esiste. C’è da presumere che in ambito di Quantistica qualcosa debba essere interpretato diversamente, o forse sono solo delle ipotesi, la struttura ultima della realtà ci potrebbe sfuggire completamente
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