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CONSIDERAZIONI DI MEDICINA


SauroClaudio

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Qui invece si parla delle varie proprietà dell’Aglio: anche questo sito lo riporto per intero tradotto:

https://www.healthline.com/nutrition/11-proven-health-benefits-of-garlic

AGLIO CONTIENE COMPOSTI CON POTENTI PROPRIETÀ MEDICINALI

L'aglio è una pianta della famiglia Allium (cipolla).

È strettamente correlato a cipolle, scalogni e porri. Ogni segmento di un bulbo d'aglio è chiamato uno spicchio. Ci sono circa 10-20 chiodi di garofano in una singola lampadina, dare o prendere.

L'aglio cresce in molte parti del mondo ed è un ingrediente popolare in cucina grazie al suo odore forte e al gusto delizioso.

Tuttavia, nel corso della storia antica, l'uso principale dell'aglio era per le sue proprietà salutari e medicinali (1Fonte attendibile).

Il suo uso è stato ben documentato da molte delle principali civiltà, tra cui egiziani, babilonesi, greci, romani e cinesi (2Fonte attendibile).

Gli scienziati ora sanno che la maggior parte dei suoi benefici per la salute sono causati dai composti dello zolfo che si formano quando uno spicchio d'aglio viene tritato, schiacciato o masticato.

Forse il più famoso di questi è noto come allicina. Tuttavia, l'allicina è un composto instabile che è presente solo brevemente nell'aglio fresco dopo che è stato tagliato o schiacciato (3Fonte attendibile).

Altri composti che possono svolgere un ruolo nei benefici per la salute dell'aglio includono diallil disolfuro e s-allil cisteina (4Fonte attendibile).

I composti solforati dell'aglio entrano nel corpo dal tubo digerente e viaggiano in tutto il corpo, dove esercita i suoi potenti effetti biologici.

Sommario L'aglio è una pianta della famiglia delle cipolle coltivata per il suo gusto caratteristico e per i suoi benefici per la salute. Contiene composti di zolfo, che si ritiene apportino alcuni benefici per la salute.

2. L'aglio è altamente nutriente ma ha pochissime calorie

Calorie per calorie, l'aglio è incredibilmente nutriente.

Uno spicchio (3 grammi) di aglio crudo contiene (5Fonte attendibile😞

  • Manganese: 2% del valore giornaliero (DV)
  • Vitamina B6: 2% del DV
  • Vitamina 😄 1% del DV
  • Selenio: 1% del DV
  • Fibra: 0,06 grammi
  • Decenti quantità di calcio, rame, potassio, fosforo, ferro e vitamina B1

Questo viene fornito con 4,5 calorie, 0,2 grammi di proteine e 1 grammo di carboidrati.

L'aglio contiene anche tracce di vari altri nutrienti. In effetti, contiene un po 'di quasi tutto ciò di cui hai bisogno.

Sommario L'aglio è povero di calorie e ricco di vitamina C, vitamina B6 e manganese. Contiene anche tracce di vari altri nutrienti.

3. L'aglio può combattere la malattia, compreso il comune raffreddore

Gli integratori di aglio sono noti per potenziare la funzione del sistema immunitario.

Un ampio studio di 12 settimane ha rilevato che un supplemento giornaliero di aglio riduceva il numero di raffreddori del 63% rispetto a un placebo (6Fonte attendibile).

Anche la durata media dei sintomi del raffreddore è stata ridotta del 70%, da 5 giorni nel gruppo placebo a soli 1,5 giorni nel gruppo aglio.

Un altro studio ha rilevato che una dose elevata di estratto di aglio invecchiato (2,56 grammi al giorno) ha ridotto il numero di giorni di malattia di raffreddore o influenza del 61% (7Fonte attendibile).

Tuttavia, una revisione ha concluso che le prove sono insufficienti e sono necessarie ulteriori ricerche (8Fonte attendibile).

Nonostante la mancanza di prove evidenti, può valere la pena provare l' aggiunta di aglio alla tua dieta se hai spesso il raffreddore.

Sommario Gli integratori di aglio aiutano a prevenire e ridurre la gravità di malattie comuni come l'influenza e il comune raffreddore.

4. I composti attivi dell'aglio possono ridurre la pressione sanguigna

Le malattie cardiovascolari come infarti e ictus sono i più grandi killer del mondo.

L'ipertensione, o ipertensione, è uno dei fattori più importanti di queste malattie.

Studi sull'uomo hanno scoperto che gli integratori di aglio hanno un impatto significativo sulla riduzione della pressione sanguigna nelle persone con pressione alta (9Fonte attendibile, 10Fonte attendibile, 11Fonte attendibile).

In uno studio, 600-1.500 mg di estratto di aglio invecchiato erano altrettanto efficaci del farmaco Atenolol nel ridurre la pressione sanguigna per un periodo di 24 settimane (12Fonte attendibile).

Le dosi del supplemento devono essere abbastanza elevate per avere gli effetti desiderati. La quantità necessaria è equivalente a circa quattro spicchi d'aglio al giorno.

Sommario Alte dosi di aglio sembrano migliorare la pressione sanguigna per le persone con nota pressione alta (ipertensione). In alcuni casi, gli integratori possono essere efficaci quanto i farmaci normali.

5. L'aglio migliora i livelli di colesterolo, che possono ridurre il rischio di malattie cardiache

L'aglio può abbassare il colesterolo totale e LDL .

Per quelli con colesterolo alto, gli integratori di aglio sembrano ridurre il colesterolo totale e / o LDL di circa il 10-15% (13Fonte attendibile, 14Fonte attendibile, 15Fonte attendibile).

Guardando specificamente il colesterolo LDL (il "cattivo") e HDL (il "buono"), l'aglio sembra abbassare l'LDL ma non ha alcun effetto affidabile sull'HDL (9Fonte attendibile, 10Fonte attendibile, 16Fonte attendibile, 17Fonte attendibile, 18Fonte attendibile).

Livelli elevati di trigliceridi sono un altro fattore di rischio noto per le malattie cardiache, ma l'aglio sembra non avere effetti significativi sui livelli di trigliceridi (13Fonte attendibile, 15Fonte attendibile).

Sommario Gli integratori di aglio sembrano ridurre il colesterolo totale e LDL, in particolare in coloro che hanno il colesterolo alto. Il colesterolo HDL e i trigliceridi non sembrano essere influenzati.

6. L'aglio contiene antiossidanti che possono aiutare a prevenire il morbo di Alzheimer e la demenza

Il danno ossidativo dei radicali liberi contribuisce al processo di invecchiamento.

L'aglio contiene antiossidanti che supportano i meccanismi protettivi dell'organismo contro il danno ossidativo (19Fonte attendibile).

È stato dimostrato che alte dosi di integratori di aglio aumentano gli enzimi antiossidanti negli esseri umani, oltre a ridurre significativamente lo stress ossidativo in quelli con pressione alta (7Fonte attendibile, 9Fonte attendibile, 20Fonte attendibile).

Gli effetti combinati sulla riduzione del colesterolo e della pressione sanguigna, così come le proprietà antiossidanti, possono ridurre il rischio di malattie cerebrali comuni come il morbo di Alzheimer e la demenza (21Fonte attendibile, 22Fonte attendibile).

Sommario L'aglio contiene antiossidanti che proteggono dai danni cellulari e dall'invecchiamento. Può ridurre il rischio di malattia di Alzheimer e demenza.

7. L'aglio può aiutarti a vivere più a lungo

I potenziali effetti dell'aglio sulla longevità sono praticamente impossibili da dimostrare negli esseri umani.

Ma visti gli effetti benefici su importanti fattori di rischio come la pressione sanguigna, è logico che l'aglio possa aiutarti a vivere più a lungo .

Anche il fatto che possa combattere le malattie infettive è un fattore importante, perché queste sono cause comuni di morte, soprattutto negli anziani o nelle persone con un sistema immunitario disfunzionale.

Sommario L'aglio ha noti effetti benefici sulle cause comuni di malattie croniche, quindi è logico che possa anche aiutarti a vivere più a lungo.

8. Le prestazioni atletiche potrebbero essere migliorate con integratori di aglio

L'aglio è stata una delle prime sostanze "che migliorano le prestazioni".

Era tradizionalmente utilizzato nelle culture antiche per ridurre la fatica e migliorare la capacità lavorativa dei lavoratori.

In particolare, è stato dato agli atleti olimpici nell'antica Grecia (1Fonte attendibile).

Studi sui roditori hanno dimostrato che l'aglio aiuta con le prestazioni fisiche, ma sono stati condotti pochissimi studi sull'uomo.

Le persone con malattie cardiache che hanno assunto olio all'aglio per 6 settimane hanno avuto una riduzione del 12% della frequenza cardiaca massima e una migliore capacità di esercizio (23Fonte attendibile).

Tuttavia, uno studio su nove ciclisti competitivi non ha rilevato benefici in termini di prestazioni (24Fonte attendibile).

Altri studi suggeriscono che la fatica indotta dall'esercizio fisico può essere ridotta con l'aglio (2Fonte attendibile).

 

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CALCITRIOLO

Il VDR è presente nell'intestino tenue, nel colon, negli osteoblasti, nei linfociti T e B attivati, nelle cellule β-insulari e nella maggior parte degli organi del corpo, inclusi cervello, cuore, pelle, gonadi, prostata, seno e cellule mononucleate (2, 22, 76, 80). Una delle prime intuizioni sul perché così tanti tessuti nel corpo hanno VDR si è verificato quando Tanaka et al (82) hanno riferito che le cellule leucemiche di topo (M-1) e umane (HL-60) con VDR hanno risposto a 1,25 (OH) 2D3. L'incubazione di queste cellule con 1,25 (OH) 2D3 non solo ha inibito la loro proliferazione, ma ha anche stimolato la loro differenziazione in macrofagi maturi. Suda et al (83) hanno poi dimostrato che i topi con la leucemia M-1 sono sopravvissuti per periodi più lunghi se sono stati trattati con un analogo di 1,25 (OH) 2D3, cioè 1a-idrossivitamina D3.
Gli studi sono stati immediatamente implementati per determinare se 1,25 (OH) 2D3 potesse essere usato per trattare la leucemia. Gli studi sono stati deludenti, perché il farmaco ha causato grave ipercalcemia e, sebbene alcuni pazienti abbiano avuto remissione, alla fine tutti sono morti in una fase blastica (84).
Sebbene 1,25 (OH) 2D3 fosse una delusione come agente antitumorale, l'unica applicazione clinica comprovata per la potente attività antiproliferativa di 1,25 (OH) 2D3 era nel trattamento della psoriasi. I cheratinociti hanno un VDR e, quando sono esposti a 1,25 (OH) 2D3, la loro crescita è marcatamente inibita e sono indotti a differenziare (85). Gli studi clinici iniziali con trattamento topico 1,25 (OH) 2D3 hanno dimostrato un notevole miglioramento nel ridimensionamento, eritema e spessore della placca, che è stato sostenuto (86-88). Non ci sono stati effetti collaterali spiacevoli. Di conseguenza, 3 analoghi, tra cui calcipotriene, 1,24-diidrossivitamina D3 e 22-oxo-1,25-diidrossivitamina D3, sono stati sviluppati e hanno dimostrato di essere clinicamente efficaci per il trattamento della psoriasi (87). Il trattamento con vitamina D per uso topico è la terapia di prima linea per la psoriasi in tutto il mondo.
1,25 (OH) 2D3 ha dimostrato di avere una moltitudine di altre funzioni fisiologiche (2, 22, 76, 89, 90), inclusa la stimolazione della produzione di insulina (91), la modulazione della funzione dei linfociti T e B attivata (92, 93) per cui diventa un fattore fondamentale per il sistema immunitario. Quando una cellula T o B è esposta a un agente patogeno, espone un dispositivo di segnalazione noto come recettore per il calcitriolo (76,89,90,91,99): ciò significa che la cellula T deve avere a disposizione il calcitiolo, o l'attivazione cesserà. Se le cellule T non riescono a trovare sufficiente vitamina D nel sangue, non inizieranno mai ad attivarsi. Inoltre il calcitriolo ha effetti sulla contrattilità miocardica (94, 95), prevenzione della malattia infiammatoria intestinale (96) e promozione della secrezione ormonale stimolante la tiroide (2, 3, 22). Queste sono solo alcune delle molte funzioni fisiologiche che sono state segnalate per 1,25 (OH) 2D3 che non sono correlate al metabolismo del calcio e del magnesio.

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VIT D  CONFERMA DEL DOSAGGIO TERAPEUTICO DI VIT D

Scusami dell’assenza, ma sono rientrato solo ora. Ecco hai detto giustamente che 50 ng/ml sono stati rilevati in persone sane esposte al sole. Ed io ora penso che questo sia il dosaggio ideale della forma intermedia perché non abbassa il paratormone che lascia pertanto le idrossilasi renali perfettamente attive nel trasformarla nella forma terminale. Inoltre la forma terminale che si forma è nella quantità giusta per non inibire altra forma terminale che si forma. Pertanto la forma terminale raggiunge livelli adeguati con livelli modesti (50 ng/ml) di forma intermedia. Dosi superiori non servono perché c’è un autoregolazione. Dosi superiori di forma intermedia non fanno altro che inibire la formazione di altra forma intermedia, per cui il livello della forma terminale resta costante. Se tu porti a 1000 ng/ml la forma intermedia, forse alzerai di 1 decimo di milionesimo di grammo la forma terminale (abbassamento drastico del PARATORMONE, inibizione delle idrossilasi renali, autoregolazione), ma non otterrai un bel niente rispetto ai 50 ng/ml di forma intermedia. Questo smentisce completamente il PROTOCOLLO COIMBRA. In effetti se la forma terminale (TERMINALMENTE ATTIVA) si alzasse otterresti un ipercalcemia indipendentemente da un PARATORMONE basso. Invece la CALCEMIA resta nel RANGE TERAPEUTICO indipendentemente dal valore della forma intermedia. Se i 50 ng/ml sono quelli dopo l’esposizione al sole della forma intermedia credo che sia questo il valore ideale da raggiungere indipendentemente che si assumano 800 UI di Vit D, 1000 UI, 2000 UI, 5000UI o 10.000 UI (ovviamente al giorno). Comunque resto dell’idea che per avere livelli adeguati di Vit D l’ideale non sia assumerla attraverso i supplementi, ma che sia l’esposizione al sole, perché si ha la sintesi non solo della Vit D ma di un insieme di altre sostanze che abbiamo già trattato e potete andarvele a vedere a Pag 71 dove ho posto gli indici (UN RAGGIO DI SOLE). A proposito mi ero sbagliato: nelle gravi insufficienze renali si somministrano 0,25 milionesimi di grammo di forma terminale e non 0,50 milionesimi di grammo e questo tre volte al giorno per la breve emivita. Ma questo fa comprendere quanto sia attiva la forma terminale. In fondo al Buggiardino del Rocaltrol c’è un teschio che fa capire che se si esce dal RANGE TERAPEUTICO si rischia la morte per IPERCALCEMIA.

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DIVERTICOLI DEL COLON

Scusate, questa devo raccontarla anche se esco un po dall’argomento tumori. Un mio amico urologo 2 mesi fa mi telefona e mi dice che devono operarlo: ha una diverticolosi a livello del sigma e dopo ogni pasto insorgono dei dolori addominali che deve piegarsi in due; con l’intervento gli asporteranno circa 30 cm di colon e sigma. Io non mi ricordo più come, ma senza collegare la diverticolosi con la Vit D, gli ho detto quasi senza pensarci : “stò facendo una statistica nella popolazione sui livelli di Vit D, e la media è bassissima, poco più di 13 contro un 30 minimo. “buono a sapersi” mi dice”faccio il dosaggio subito anch’io””. Dopo 10 giorni mi telefona e mi dice “ Ho fatto il dosaggio della Vit D ed il mio valore è di 7, adesso come devo comportarmi??” Io gli spiego di prendere subito due fiale di Dibase 300.000, e di continuare con le gocce, almeno 20 gocce al giorno. Dopo un mese vengo a sapere che il mio amico F non è stato operato. Mi telefona lui stesso, e mi dice, sue testuali parole “Ho fatto come mi hai detto e mi sono passati completamente i dolori addominali; ho voluto approfondire e mi sono sottoposto ad una colonscopia che ha anche un sistema TAC incorporato, un sistema nuovissimo, ed hanno visto che i diverticoli ci sono ancora ma completamente sfiammati; prima il colletto del diverticolo era infiammato e pure la parte interna, ora è completamente sfiammato, non solo ma posso mangiare qualsiasi cosa che non ho più nessun dolore addominale; il chirurgo mi ha detto che l’intervento non serve più. Oggi è venuto a trovarmi con la moglie, sono passati altri 45 giorni, però i dolori addominali non si sono più ripresentati; “”sono stato miracolato””, mi ha detto, “”da te “”. Poi gli ho dato il libretto di Kasala, sulla Vit D dove sono riportate tutte le patologie che cura la Vit D. “Pensa” mi ha detto” che ero costretto a farmi del Rocefin per via iniettiva, perché gli antibiotici per bocca non mi facevano più nulla; ovviamente il Rocefin funzionava per un paio di giorni, poi ero da capo. In un mese e mezzo sono già aumentato diversi Kg perché riesco a mangiare di tutto senza problemi” Poi un commento negativo nei confronti dei suoi colleghi medici “il grave è che i medici non sanno un cacchio di queste cose, posso dirlo perché ho lavorato per 40 anni in ospedale, ad un povero disgraziato che aveva i diverticoli hanno tolto tutto il colon, magari se avesse provato con la Vit D avrebbe ancora il suo colon” Parole di un chirurgo che ha operato per 40 anni anche se in campo urologico..

 

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EFFETTI ANTICANCATORE DEI COMPOSTI DELLA VITAMINA D

Mentre i cambiamenti biochimici associati agli effetti antitumorali del trattamento con vitamina D delle cellule sono stati ampiamente studiati nel carcinoma prostatico e in altre linee cellulari tumorali, i meccanismi dettagliati alla base dell'inibizione della sopravvivenza e della proliferazione delle cellule tumorali rimangono scarsamente compresi. Il calcitriolo (1,25-diidrossicolecalciferolo) è il composto più attentamente studiato in vitro e in vivo . Il calcitriolo inibisce la crescita tumorale in associazione con i seguenti effetti biochimici:

  • Arresto del ciclo cellulare con aumento del numero di cellule in G0 / G1 e modulazione degli inibitori della chinasi ciclina-dipendente (CDK), come p21 e p27; 6 , 7 , 8 , 9

  • Induzione dell'apoptosi con scissione della poli (ADP-ribosio) polimerasi (PARP), legame con annessina e aumento del rapporto bax / bcl-2; 8 , 9 , 10 , 11 , 12 , 13

  • Soppressione delle molecole di segnalazione "pro-proliferative" come la protein chinasi fosogenilata attivata dal mitogeno (P-MAPK) (chinasi extracellulare regolata dal segnale [ERK] 1/2), il fosforilato-AKT (P-AKT), AKT e MAPK / ERK chinasi (MEKK) -1; 10

  • Induzione della scissione MAPK / ERK chinasi (MEK) dipendente dalla caspasi; 14 , 15

  • Induzione dell'omologo p53 p73; 15

  • Inibizione dell'angiogenesi; 16 , 17

  • Inibizione della motilità e invasione; 18 , 19

  • Induzione della differenziazione; 5 , 20 , 21

  • Modulazione dell'espressione dei fattori di crescita associati al tumore. 22 , 23 , 24

Ognuno di questi meccanismi di inibizione del tumore è stato descritto per verificarsi in prostro e altri modelli di cancro in vitro e in vivo . Inoltre, prove considerevoli supportano il ruolo della segnalazione di vitamina D nella funzione immunitaria e nell'infiammazione. La disregolazione immunitaria e l'infiammazione sono sempre più riconosciute come obiettivi vitali nella terapia e nella prevenzione del cancro.

SOMMARIO

Esistono dati considerevoli che indicano l'importanza della segnalazione di vitamina D nel carcinoma della prostata. La segnalazione di vitamina D è un bersaglio plausibile per il trattamento di tumori accertati, sia come agenti della vitamina D da soli sia come agenti combinati con altri agenti antineoplastici. Saranno necessari studi accurati sulla supplementazione di vitamina D per determinare se queste osservazioni biologiche possono essere tradotte in strategie di prevenzione. Sfortunatamente, ci sono informazioni limitate sul ruolo dei composti della vitamina D nel trattamento del cancro alla prostata. Due approcci potrebbero essere impiegati per perfezionare gli studi clinici sulla vitamina D nel carcinoma della prostata:(1) studi che stabiliscono biomarcatori affidabili della risposta alla vitamina D consentirebbero la selezione di pazienti con una maggiore probabilità di risposta e (2) sono necessari studi clinici ben progettati per dosi biologicamente appropriate di composti della vitamina D. I dati esistenti supportano fortemente lo sviluppo continuo di questi approcci.

 

 

IO sto con il mio, poi tu stai con chi vuoi.

 

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EFFETTI ANTINFETTIVI  IMMUNOMODULATORI E ANTINFIAMMATORI DELLA VITAMINA D

Riassunto

 

Numerosi  dati  della  letteratura  recente  confermano l’azione  regolatoria  della vitamina D sul sistema immunitario.  Il  nostro  studio  ha  riguardato  la  correlazione  tra livelli  sierici  di  vitamina  D  e l’insorgenza di una reazione di fase acuta (APR) in pazienti sottoposti a una prima infusione di acido zoledronico, un amino-bifosfonato ampliamente usato non solo nel    trattamento    delle    osteolisi    tumorali    con    ipercalcemia,    ma    anche nell’osteodistrofia pagetica e nell’osteoporosi. A  tal  fine  sono  stati  studiati  10  pazienti  valutati  sia  prima  che  dopo  72  ore dall’infusione con acido zoledronico. I soggetti in esame sono stati seguiti dal punto di  vista  clinico  nei  tre  giorni  successivi  alla  somministrazione  del  farmaco  e  dal punto  di  vista  laboratoristico  e  immunitario  sia  prima  dell’infusione  di  acido zoledronico (T0) sia dopo 72 ore (T1). Lo stato vitaminico dei pazienti è stato classificato, in base ai livelli ematici di 25-idrossivitamina D, in stato carenziale, stato di insufficienza e stato di sufficienza. Clinicamente  i  10  soggetti  sono  stati  valutati  attraverso  la  misurazione  della temperatura corporea e l’eventuale comparsa di una sintomatologia attribuibile ad reazione di fase acuta (APR) quale affaticamento, dolori osteo-muscolari e disturbi gastro-intestinali.  Attraverso la determinazione degli esami di laboratorio (VES, PCR e fibrinogeno) è stato valuitato l’andamento degli indici di flogosi. L’analisi   dell’immunofenotipo   ha   riguardato   le   principali   popolazioni   e sottopopolazioni  linfocitarie  periferiche,  compresi  i  linfociti  T γδ,    i  linfociti  T regolatori CD25++ e le cellule Natural Killer (NK).In  base  alla  clinica  e  ai  risultati  degli  esami  di laboratorio  6  pazienti  sono  stati classificati  come  APR+  e  4  pazienti  come  APR-.  Correlando  la  prevalenza  di  APR con  i  livelli  sierici   di  25   OH  vitamina  D,  abbiamo osservato   un’evidente associazione tra i livelli di vitamina D e la comparsa di reazione di fase acuta con una  maggiore  occorrenza  di  APR  nei  soggetti  con  stato  vitaminico  carente  e/o insufficiente rispetto ai soggetti che presentano valori sufficienti della vitamina D.
5Relativamente all’immunofenotipo, prima dell’infusione con acido zoledronico non erano   presenti   significative   differenze   nella   distribuzione   delle   popolazioni linfocitarie  nei  pazienti  APR+  e  APR-.  Confrontando  tuttavia,  i  valori  al  tempo  T0 con quelli registrati al T1, abbiamo osservato che l’infusione ha indotto variazioni di specifiche popolazioni linfocitarie nei due gruppi di pazienti. In  particolare,  nel  gruppo  dei  pazienti  APR+  è  stata  osservata  una  diminuzione statisticamente  significativa  del  numero  assoluto  dei  linfociti  T γδ  circolanti  e  dei linfociti  T  CD8+.  Tali  variazioni  non  sono  state  osservate  nel  gruppo  dei  pazienti APR– dove è stato invece evidenziato un trend in aumento per il numero assoluto dei linfociti NK dopo infusione di bisfosfonato. Nonostante lo studio sia preliminare e limitato a un numero ristretto di pazienti, si può  affermare  che  la  prevalenza  di  APR  e  le  variazioni  delle  popolazioni  e sottopopolazioni linfocitarie riscontrate a seguito di una prima infusione di acido zoledronico, sembrano essere correlate ai livelli di 25-idrossivitamina D. Questi  risultati  suggeriscono  un  possibile  controllo  dell’insorgenza  di  APR,  attraverso  la  supplementazione  con  colecalciferolo,  al  fine  di  ottenere  livelli ematici di 25-idrossivitamina D sufficienti (>75 nmol/L) prima di intraprendere la terapia con acido zoledronico. Questo studio sembra inoltre ulteriormente confermare gli effetti pleiotropici che la  vitamina  D  esplica  sul  sistema  immunitario  ed  in  particolare  la  relazione  tra vitamina D, amino-bisfosfonati e sistema immunitario.

 

http://www.jgerontol..._vitaminad1.pdf

 

La vitamina D svolge un ruolo cruciale nel metabolismo fosfo-calcico, e molti altri importanti effetti protettivi su diversi distretti ed organi si sono evidenziati negli ultimi anni, tanto da farla considerare un vero e proprio ormone. La sua azione si svolge tramite una serie di metaboliti che vengono attivati attraverso vari passaggi. È molto importante quindi poterne misurare i livelli. La scelta dei valori di riferimento non può essere effettuata considerando un campione della cosiddetta popolazione “norma-le”, perché gli stati carenziali sono molto diffusi. La determinazione della vitamina D, però, presenta diverse problematiche, legate sia alla scelta del metabolita da valutare, sia al sistema con cui viene tra-sportata in circolo. Infatti il metabolita più rappresentativo dello stato vitaminico, la 25(OH) vitamina D, circola strettamente legato ad una proteina di trasporto (VDBP), che ne ostacola il dosaggio. Si sono sviluppati, alla luce della sempre maggior importanza che il suo ruolo sembra rivestire, molti metodi di misurazione, sia indiretti (immunochimici) che diretti (HPLC, spettrometria di massa MS). I metodi indiretti presentano il grande vantaggio della possibilità dell’automazione, ma tendono in generale a sottostimare, mentre i metodi diretti sono più accurati, ma soggetti a maggiori interferenze. La valu-tazione clinica del paziente non può prescindere dalla conoscenza di queste problematiche, anche se molto si sta facendo per ridurre le differenze tra metodi e giungere ad una loro standardizzazione, che permetterà di ridurre la variabilità e quindi l’incertezza del dato
 

 

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FINO A CHE PUNTO LA VIT D PUO  ESSERE CONSIDERATA UN CHEMIOTERAPICO.

 

Finora ci hanno detto che la Vit D è ottima come preventivo dei tumori, ma pochi ci hanno parlato della Vit D come curativo dei tumori, eppure esistono molti studi in proposito, e molti ricercatori cominciano a parlarne come reale curativo, visto che questa vitamina (o meglio ormone) ha una potentissima azione anti angiogenetica, cioè impedisce ai capillari del tumore di formarsi, e se il tumore non riesce a formare la sua rete capillare va in necrosi, cioè muore. Molti chemioterapici sfruttano questo meccanismo, però hanno nel contempo moltissime controindicazioni e sono quasi sempre immunosopressori, e questo a differenza della Vit D, che a dosi alte ha pure delle controindicazioni ma meglio controllabili e soprattutto non ha azione di immunosoppressione, ma anzi agisce come stimolante immunitario. Sia chiaro però che è solo la forma terminale attiva o 1-25 idrossicolecalciferolo che ha questa azione e non certo la forma primaria o intermedia. Ora abbiamo visto che la forma intermedia si forma in quantità ridottissime (1,5 mcg/die), con variazioni che possono al massimo duplicare o triplicare la dose, eppure sono proprio queste modeste variazioni che possono esercitare un azione determinante in senso anti angiogenetico, e cioè antitumorale. Ci potrebbero però essere altri due meccanismi che esercita la Vit D come antitumorale:

  • Il primo come abbiamo visto è l’azione anti angiogenetica

  • Il secondo è un attivazione delle pompe ioniche ed in particolare il far entrare il magnesio nella cellula riattivando così le catene enzimatiche che sono state spente (nelle cellule tumorali molte catene enzimatiche vengono “spente”), ma riattivandole mandano in apoptosi la cellula tumorale.

  • Il terzo meccanismo è un attivazione della risposta immunitaria soprattutto da parte dei T-linfociti che possono riconoscere certe proteine “anomale” del tumore, ed in tal modo attaccare il tumore come corpo estraneo.

Ora se gli ultimi due meccanismi vengono esercitati a dosi relativamente basse di Vit D, e cioè quando questo rientra nel Range terapeutico (30-100 ng/ml), ci si potrebbe chiedere fino a che puto potremmo aumentando la dose della forma terminale,  aumentare anche l’azione anti angiogenetica. Sicuramente c’è una stretta relazione considerando anche che la forma terminale può aumentare per pochi milionesimi di grammo, ma sono quei pochi milionesimi che fanno la differenza, e cioè se ci troviamo un valore terminale anziché di 1,5 di 3,5, abbiamo un azione tripla come anti angiogenesi, cosa che con l’oxaliplatino o l’epirubicina neppure ci sogniamo

 

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GLI ANTINFIAMMATORI COMUNEMENTE USATI E LA VITAMINA D

 

Abbiamo già trattato a lungo dell’infiammazione e penso sia inutile ritrattarla. Se andate alla prima pagina di questa discussione l’infiammazione è esposta in lungo ed in largo. Ora, dati i danni che comporta la medicina si avvale di alcuni farmaci per neutralizzarla: i principali di questi sono i Cortisonici ed i FANS. Tali farmaci pur essendo estremamente utili, presentano anche molto controindicazioni se vengono utilizzati per lunghi periodi. Occorre subito dire che il meccanismo di azione di Cortisonici e FANS è completamente diverso. Per i Cortisonici possiamo dire anche che è estremamente complesso e non intendo trattarlo, ma per chi fosse interessato lascio un sito che spiega nel dettaglio il meccanismo antinfiammatorio :    https://www.medicoeb..._recettori_mapk

Per i FANS al contrario il meccanismo è più semplice in quanto essi bloccano il sito di legame dell’enzima CICLOSSIGENASI che esiste in due forme isomere COX-1 e COX-2- L’enzima CICLOSSIGENASI è praticamente assente quando non c’è infiammazione, ed un suo blocco durante i processi infiammatori determina una riduzione dell’infiammazione . I FANS però agiscono sul metabolismoo dell'acido arachidonicoo e dell'acido eicosapentenoico, precursori di molecole coinvolte nel processo infiammatorio quali prostaglandinee (PG), prostaciclinee (PC), trombossanii (TX) e leucotrienii (LT), ed hanno per questo un effetto antalgico più o meno marcato  (da non confondere i FANS con il Paracetamolo che ha solo effetto antalgico). I FANS sono lesivi per la mucosa gastrica, per cui bisogna sempre dare un protettore gastrico quando si somministrano. Per fare un esempio dei FANS più comuni possiamo citare l’ASPIRINA (acido acetil-salicilico), il BRUFEN (ibuprofene), ed il VOLTAREN ( diclofenac). I FANS, oltre al danno gastrico inibiscono modestamente l’immunità, al contrari gli effetti collaterali del CORTISONE sono innumerevoli soprattutto se usati per lunghi periodi di tempo, vediamo i principali:

  • Atrofia surrenalica, Sindrome  tipo Cushing

  • Ampia immunosoppressione, attivazione di virus latenti

  • Decalcificazione ossea, atrofia muscolare, osteoporosi, ritardo di crescita longitudinale delle ossa

  • Aumentata ritenzione di sodio e aumentata escrezione di potassio e del magnesio (la mancanza di magnesio può determinare notevole irritabilità durante la cura)

  • Sanguinamento gastro-intestinale, pancreatine, ulcera peptica per cui è sempre necessario dare, durante la cura, un protettore gastrico

  • Atrofia, guarigione ritardata delle ferite, eritema, ipertrricosi, dermatite periorale, petecchie, acne indotta dai glicocorticoidi, strie rubre, teleangectasie

  • Displipidemia, ipertensione, trombosi, vasculite

  • Molto spesso nei trattamenti a lungo termina si possono  avere anche modificazioni del comportamento, dell'apprendimento, della memoria e dell'umore (cioè psicosi), atrofia cerebrale.

  • Sempre nei trattamenti a lungo termine si può avere cataratta e glaucoma

  • Se si somministrano fin dall’infanzia si può avere pubertà ritardata, ritardo di crescita fetale, ipogonsadismo

Abbiamo però detto che anche la Vit D esercita un effetto antinfiammatorio e guarda caso sembra agisca in modo esattamente contrario ai cortisonici in quanto cura praticamente tutte le patologie che i cortisonici determinano. Chiaramente i CORTSONICI non possono essere eliminati perché possono essere estremamente utili soprattutto nelle forme acute. Ad esempio con i cortisonici possiamo salvare una persona che presenta uno Shock Anafilattico, mentre con la Vit D questo non potremo mai farlo. L’azione della Vit D è lenta, profonda, direi quasi radicale ed agisce con i seguenti meccanismi:

  • Azione sui recettori G di membrana e quindi normalizza lo scambio ionico che nell’infiammazione viene sempre alterato. I Recettori G di membrana permettono l’ingresso nella cellula di ioni endocellulari importantissimi per la funzione cellulare. A questo proposito occorre ricordare che nell’infiammazione si ha una deplezione dalla cellula di Potassio e di Magnesio. Ripristinando le Pompe Ioniche la Vit D non fa altro che far entrare Potassio e Magnesio nella cellula e quindi un ripristino di tutte le catene enzimatiche che nell’infiammazione sono andate perse. Basti ricordare che il Magnesio regola oltre 300 reazioni enzimatiche ed il Potassio circa 70 reazioni enzimatiche. A questo proposito vi invito a leggere la SESTA AZIONE della Vit D sulle sue quattordici azioni che ho appena esposto. Normalizzando lo scambio ionico la Vit D neutralizza anche la produzione di CHITOCHINE PROINFIAMMATORIE. Queste se non neutralizzate vanno ad interferire praticamente con tutte le vitamine, non solo le liposolubili ma anche le idrosolubili (complesso B). Sappiamo come una carenza anche di vitamine del gruppo B possa determinare processi infiammatori, ad esempio la carenza TIAMINA determina il BERI-BERI cioè un infiammazione del SNC.

  • La Vit D inoltre è indispensabile per i T-Linfociti per la produzione di CATELICIDINE: questi sono degli anticorpi abbastanza complessi che possono agire su batteri, virus e funghi. Sulle CATELICIDINE ho dedicato un intero capitolo a cui vi rimando. Qui basta dire che le CATELICIDINE disgregando la membrana di batteri, virus e funghi li uccidono e di conseguenza tolgono l’infiammazione che questi determinano

  • La Vit D è anche uno dei pilastri fondamentali del SISTEMA IMMUNITARIO. Sempre normalizzando le Pompe Ioniche permette una maggior integrità dei T-Linfociti oltre che una maggiore produzione a livello osseo, con conseguente aumento dell’immunità e conseguente calo dei processi infiammatori.

  • La Vit D agisce anche neutralizzando molti recettori cellulari di anticorpi e di autoanticorpi: uno di questi è il "Th17", anche se con questo termine più che un recettore specifico si indica una cascata di razioni che stanno alla base delle malattie autoimmuni.

  • Un azione fondamentale della Vit D è quella sull’IMPUT INSULINEMICO. Ormai è risaputo che l’insulina può attivare i processi infiammatori oltre che tumorali con meccanismi complessi. Impedendo un patologico IMPUT INSULINEMICO (questo ve l’ho già illustrato nei QUATTORDICI MECCANISMI ATTRAVERSO I QUALI AGISCE LA VITAMINA D)

Insomma vediamo che la Vit D ha un aziona antinfiammatoria abbastanza complessa ma radicale, se tenuta a livelli adeguati altrettanto efficace del cortisone nelle infiammazioni croniche ma senza avere tutti gli effetti collaterali di questo, ma anzi esercitando una serie di effetti positivi. C’è una stretta relazione fra stato dello scheletro e patologie, e questo è dovuto proprio alla presenza o mancanza di Vit D nel corso degli anni. Quello che è importante sapere è che la Vit D è cronicamente carente nella popolazione, si dice che l’85% della popolazione è gravemente carente. Io ho fatto 730 dosaggi della Vit D, ed il livello medio nella popolazione è di 15,1 ng/ml quando dovrebbe essere fra 30 e 100. Questo dipende dal fatto che è praticamente assente nell’alimentazione (a parte un po nel pesce azzurro), e viene sintetizzata con l’esposizione al sole. Ma dati i lavori che abbiamo, di fabbrica o di ufficio, di sole ne prendiamo gran poco, per cui andiamo incontro a carenza. Bisogna pertanto ricorrere a degli integratori, 2000 UI al giorno sono più che sufficienti. Questo perché una carenza comporta, oltre a decalcificazione ossea, una grave carenza del sistema immunitario con predisposizioni alle patologie batteriche e virali, una predisposizione alle malattie cardio vascolari, e se è grave una maggior predisposizione a tumori ed a malattie degenerative.

 

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I CINQUE MOTIVI DI PREDISPOSIZIONE ALLA CARENZA DI VIT D SECONDO IL DOTT  HOLICK:

      

       1) Pelle scura. Come ha spiegato il Dr. Holick, il pigmento della pelle agisce come un filtro naturale. Più pigmento si ha, più tempo è necessario stare sotto il sole per produrre quantità giusta di vitamina D. Gli afro-americani sono più a rischio di carenza di vitamina D e hanno bisogno fino a 10 volte di più di esporsi al sole per produrre la stessa quantità di vitamina D rispetto ad una persona dalla pelle bianca.

       2) pazienti anziani e dallo studio è emerso quelli che avevano bassi livelli di vitamina D erano 11 volte più inclini a essere depressi rispetto a quelli che prendevano integratori di vitamina D.

       3) Hai più di 50 anni. Si stima che oltre il 95% degli anziani può essere carente di vitamina D, non solo perché tendono a passare un sacco di tempo in ambienti chiusi, ma anche perché ne producono meno quando si espongono al sole (una persona di età superiore ai 70 produce circa il 30% in meno di vitamina D di una persona più giovane con la stessa esposizione al sole).

       4) Sei sovrappeso. La vitamina D è una vitamina liposolubile simile ad un ormone, per cui il grasso corporeo agisce come un “pozzo” che attira tutta la vitamina D in circolo. Se sei in sovrappeso o obeso, è quindi molto probabile che avrai bisogno di più vitamina D rispetto a una persona magra – e lo stesso vale per le persone con elevati pesi corporei a causa della massa muscolare.

       5)Hai problemi intestinali. La vitamina D è una vitamina liposolubile, il che significa che se si ha una disfunzione gastrointestinale probabilmente non sarai in grado di assorbire bene i grassi, con un conseguente minore assorbimento di vitamine liposolubili come la vitamina D. I disturbi gastrointestinali che danneggiano l’assorbimento dei grassi in particolare sono la gastrite cronica, il morbo di Crohn, celiachia, chi è sensibile al glutine e chi ha l’intestino infiammato.

              Ed i tre sintomi che possono essere indice di carenza effettiva:

        1)  Ti senti spesso stanco, debole e depresso. La serotonina, l’ormone associato con umore     positivo, aumenta con l’esposizione alla luce e regredisce quando l’esposizione al sole diminuisce. Nel 2006, gli scienziati hanno valutato gli effetti della vitamina D sulla salute mentale di 80 pazienti metà giovani e metà anziani ed hanno evidenziato che con la carenza le prestazioni mentali calano e soprattutto cala la possibilità di elaborare e di concentrarsi. Nell’anziano inoltre la grave carenza predispone ad una demenza precoce.

        2)Hai dolori alle ossa. Secondo il Dr. Holick, coloro che vanno dal medico per dolori alle ossa e affati   came nto finiscono per essere diagnosticati come avere la fibromialgia o la sindrome da stanchezza cronica. “Molti di questi sintomi sono classici segni di deficit di vitamina D osteomalacia, che è diversa dalla carenza di vitamina D che causa l’osteoporosi negli adulti”, dice. “Quello che sta succedendo è che la carenza di vitamina D provoca un difetto nel mettere il calcio nella matrice di collagene nel vostro scheletro. Di conseguenza hai i dolori alle ossa.“

        3) Ti suda la testa. Secondo il Dr. Holick, uno dei primi, classici segni di carenza di vitamina D è una testa sudata. Infatti i medici chiedevano alle nuove madri se i loro neonati avessero la testa seduta per questo motivo. Una sudorazione eccessiva nei neonati a causa di irritabilità neuromuscolare è ancora descritto come un comune sintomo precoce di carenza di vitamina D.(Questo è estremamente interessante perché non lo sapevo)

Punto. Se si hanno questi sintomi è estremamente utile fare un dosaggio ematico della Vit. D

Patologie e sintomi di carenza secondo il sottoscritto:

  • Osteoporosi (è indice di una carenza pregressa e forse anche attuale)

  • Rachitismo nel bambino (può essere indice di una carenza pregressa ed attuale)

  • Problemi dentali (mancanza o sottigliezza dello smalto dentale, carie diffuse, mancanza di denti parziale o completa) : è sempre indice di una carenza cronica pregressa

  • Disturbi del sistema immunitario con facilità alle infezioni: essendo la Vit D uno dei pilastri del sistema immunitario, una sua carenza determina una maggior facilità alle malattie infettive di ogni genere ma soprattutto respiratorie); i bambini con bronchiti croniche sono quasi sempre rachitici.

  • Problemi cardio-vascolari e aterosclerosi: sono indice di una carenza cronica che si è protratta fin dall’infanzia

  • Patologie allergiche: possono essere indice di una carenza cronica spesso protratta nel tempo

  • Diabete tipo 1 o insulinodipendente: è quasi sempre (80%) è spesso indice di una carenza che si è protratta fin dall’infanzia.

  • Diabete tipo 2: è spesso indice di una carenza cronica di Vit D e di Zinco e Cromo

Si potrebbe aggiungere forse ripetendo alcuni punti:

 

 

  • sull'osso, è indispensabile per la calcificazione dell'osso e per prevenire il rachitismo nel bambino.

  • un azione antiepilettica per un aumento o normalizzazione della respirazione neuronale. Infatti, uno dei principali meccanismi che si invocano per i focolai epilettogeni, è che questi siano poco irrorati ed ossigenati, ed esplichino pertanto una risposta anomala, eccessiva, di stimolo della risposta neuronale che si propaga rapidamente a tutto il SNC.

  • una spiccata azione preventiva del diabete sia di tipo I che di tipo II

  • E' alla base (insieme allo Zinco) del sistema immunitario con un meccanismo complesso.

  • aiuta a perdere peso, soprattutto addominale, in quanto stimola la LEPTINA, un particolare ormone che favorisce la mobilitazione del grasso corporeo (si è visto che questa azione sul grasso si esercita anche sul fegato, in quanto riduce la steatosi epatica

  • si è dimostrata eccezionale (ad alte dosi) anche per curare la Cirrosi Epatica, forse per i suoi processi antinfiammatori ed anti steatosici.

  • un azione protettiva dello stomaco per un aumento della mucina gastrica

  • un azione regolante la flora intestinale, in quanto se aumenta la mucina gastrica favorisce una flora probiotica intestinale. Questa azione diventa massima se si assumono nel contempo dei Sali di Magnesio, che favoriscono il proliferare del Bifidobacterium Bifidum, (il più importante battere della flora probiotica), ed il Magnesio distrugge i batteri dannosi Clostridium, Perfrigens e Coli.

  • un azione antinfiammatoria perchè regola i canali ionici e inibisce la produzione di catelcidine proinfiammatorie secrete soprattutto dal tessuto adiposo.

  • un azione sui recettori G di membrana e quindi permette la comunicazione cellulare (ed impedisce che le cellule degenerino in cellule neoplastiche)

  • un azione antitumorale diretta, perchè anti-angiogenetica (impedisce che si formi il circolo capillare del tumore)

  • un azione antibatterica, antivirale ed antifungina tramite le catelicidine

  • un azione attivante il ciclo di Krebs mitocondriale (cioè attivante la respirazione cellulare)

  • un azione sullo zolfo che la rende utile per la prevenzione dell'artrosi

  • un azione antidepressiva per un incrementazione della produzione di Acetilcolina e di Serotonina

  • un azione positiva nella Demenza di Alzheimer, probabilmente legata ad un incrementazione della respirazione neuronale

  • Un azione dimagrante, soprattutto sul grasso addominale, per la stimolazione di un ormone, la Leptina.

 

 

 

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MALATTIE DEL SISTEMA NERVOSO E VIT. D

Voglio porre in evidenza alcune delle ultime ricerche che hanno evidenziato il ruolo della Vit D in molte patologie del sistema nervoso. È noto che la vitamina D attraversa la barriera emato-encefalica e che i recettori per la vitamina D si trovano in tutto il cervello. Alte concentrazioni di 3H 1,25 (OH) 2 vitamina D3 sono state osservate in alcuni neuroni nel nucleo interstiziale della stria terminale e nel nucleo centrale dell'amigdala, che nel loro insieme costituiscono un sistema di neuroni bersaglio collegati da una componente della stria terminale. Concentrazioni nucleari di 3H 1,25 (OH) 2 vitamina D3 sono state evidenziate anche nei neuroni del nucleo periventricolare della regione preottico-ipotalamica, compresa la sua estensione, il nucleo arcuato e paraventricolare parvocellulare, nel nucleo ventromediale del nucleo sovramammillare, nel nucleo reticolare del talamo, nell’ippocampo ventrale, nel nucleo caudato, nel grigio centrale mesencefalo-pontino, nel rafe dorsale, nei nuclei parabrachiali e nei nuclei motori dei nervi cranici, nella sostanza gelatinosa del nucleo sensoriale del trigemino, nelle cellule del Golgi tipo II del cervelletto ed in altre strutture. L’ESTESA DISTRIBUZIONE DI NEURONI BERSAGLIO SUGGERISCE CHE LA 1, 25 (OH) 2 VITAMINA D3 REGOLA LA PRODUZIONE DI VARI MESSAGGERI AMINERGICI E PEPTIDERGICI E CHE INFLUENZA L'ATTIVITÀ ENDOCRINO-AUTONOMICA DI ALCUNI SISTEMI SENSORIALI E MOTORI. La presenza di recettori specifici per la vitamina D in molte regioni del sistema nervoso centrale, nelle cellule ipofisarie, in una moltitudine d’organi periferici, insieme agli effetti conosciuti o alle funzioni ipotizzate, richiede una revisione dei concetti classici correnti circa il ruolo biologico della vitamina D. La vitamina D è molto più che "l’ormone steroide dell’omeostasi del calcio". Alla luce delle nuove più ampie informazioni derivate soprattutto dai risultati degli studi autoradiografici e istochimici, risulta che la vitamina D è un attivatore biologico completo, regolatore di diverse funzioni organiche. L’attivazione mediata della vitamina D3 è volutamente collegata e in sintonia con l'esposizione stagionale alla luce solare, con l’apparente obiettivo di ottimizzare e regolare all’ambiente lo sviluppo, la conservazione e la propagazione della vita. Ciò comporta la proliferazione e la maturazione di certi tessuti, l’omeostasi del calcio e il trofismo muscolare scheletrico per migliorare resistenza e movimento, e, infine, per facilitare la riproduzione. La regolazione del metabolismo del calcio è una, ma solo una componente dell’azione della vitamina D. Il "calci-triolo" potrebbe essere più appropriatamente chiamato "sol-triolo", l’ormone steroideo correlato alla luce del sole, l'attivatore e il regolatore stagionale, il messaggero steroide somatotrofico stimolato dalla luce solare. La Vitamina D sembra avere un ruolo nei processi che possono essere importanti per il rischio di demenza, compresa la salute vascolare e la clearance dell’amiloide dal cervello. Date queste associazioni sembra "biologicamente plausibile" che ci possa essere un'associazione di bassi livelli di vitamina D con il rischio di demenza e di basse prestazioni cognitive nella popolazione generale. I risultati di una nuova analisi utilizzando i dati del Terzo National Health and Nutrition Survey (NHANES III) mostrano che la carenza di vitamina D è associata ad un aumentato rischio di declino cognitivo negli anziani americani. Alcuni investigatori hanno individuato un legame tra vitamina D e morbo di Parkinson. Utilizzando una coorte di oltre 3000 persone, i ricercatori hanno scoperto che bassi livelli di vitamina D aumentano il rischio di Parkinson, mentre alti tassi sembravano avere un effetto protettivo. Altri studi hanno evidenziato il ruolo di 1, 25 diidrossi-vitamina D3 nell’eziologia e terapia dei disturbi affettivi stagionali e di altri disturbi mentali, come schizofrenia, depressione e alcolismo. ESISTONO PROVE CHE LA DEPRESSIONE MAGGIORE È ASSOCIATA A BASSI LIVELLI DI VITAMINA D E CHE LA DEPRESSIONE È AUMENTATA NEL CORSO DEL SECOLO SCORSO DURANTE IL QUALE I LIVELLI DI VITAMINA D SONO SICURAMENTE DIMINUITI. ESISTONO PROVE CHE LA DEPRESSIONE È ASSOCIATA A MALATTIE CARDIACHE, IPERTENSIONE, DIABETE, ARTRITE REUMATOIDE, CANCRO E BASSA DENSITÀ MINERALE OSSEA, TUTTE MALATTIE CHE SI PENSANO ESSERE CAUSATE, ALMENO IN PARTE, DALLA CARENZA DI VITAMINA D. LA VITAMINA D, INOLTRE, HA PROFONDI EFFETTI SUL CERVELLO E SUI NEUROTRASMETTITORI COINVOLTI NELLA DEPRESSIONE MAGGIORE. L’IPOTESI CHE UNA CARENZA DI VITAMINA D POSSA CAUSARE ALCUNE FORME DI DEPRESSIONE, VIENE RAFFORZATA DA ALCUNE OSSERVAZIONI EPIDEMIOLOGICHE. L'INCIDENZA DI DEPRESSIONE È AUMENTATA NELLE SOCIETÀ INDUSTRIALIZZATE D’OCCIDENTE NEL CORSO DEL SECOLO SCORSO. IN QUEL PERIODO DI TEMPO, INFATTI, SI È PROGRESSIVAMENTE RIDOTTA L’ESPOSIZIONE ALLA LUCE SOLARE, PER EFFETTO DELL’URBANIZZAZIONE, CON LA COSTRUZIONE DI EDIFICI SEMPRE PIÙ VERTICALI E CON SEMPRE MINORE ESPOSIZIONE ALLE RADIAZIONI RICCHE DI ULTRAVIOLETTI. L’INDUSTRIALIZZAZIONE HA RIDOTTO I LAVORI EFFETTUATI IN AMBIENTI ESTERNI CON CONSEGUENTE MINORE ESPOSIZIONE AI RAGGI UVB. LE AUTOMOBILI (I VETRI BLOCCANO TOTALMENTE I RAGGI UVB), L’ABBIGLIAMENTO SEMPRE PIÙ COPRENTE (BLOCCA LA LUCE UVB), LE CREME SOLARI E LE SBAGLIATE INDICAZIONI MEDICHE DI NON ESPORSI MAI ALLA RADIAZIONE SOLARE SENZA PROTEZIONE HANNO RIDOTTO LA FISIOLOGICA PRODUZIONE CUTANEA DI VIT. D ATTIVA E CIRCOLANTE. TUTTI QUESTI FATTORI CONTRIBUISCONO A RIDURRE I LIVELLI SERICI DI 25 (OH) VIT. D. LA DEPRESSIONE MAGGIORE È NOTEVOLMENTE AUMENTATA NEGLI ULTIMI 80 ANNI. QUESTO È UNO DEI RISULTATI PIÙ FAMOSI E CONTROVERSI DEGLI STUDI IN EPIDEMIOLOGIA PSICHIATRICA MODERNA
http://www.nutraiuve...tore-vitamina-d
http://www.scientifi.../la-vitamina-d/
http://www.anagen.net/vd.htm
https://books.google.it/books…
http://www.salus.it/...della-vitamina…
http://studionutrizi...blogspot.it/…/…
http://www.my-person...i-vitamina-d1.…
http://www.fedios.or...tta-da-farmaci/
Quale lo scopo di questo studio che mi è costato parecchio: in particolare è quello di mettere in evidenza l’importanza della Vit D per evitare la depressione oltre ad altre patologie. Ma la depressione in particolare perché ho avuto esperienza diretta di bassi livelli di Vit D e forme di depressione maggiore. Molto spesso correggendo il livello di Vit D scompare anche la depressione. TENETE PRESENTE CHE VI STÒ DICENDO COSE CHE SONO COMPLETAMENTE SCONOSCIUTE AGLI PSICHIATRI, questi si mettono a ridere se parlate di Vit D e depressione . Purtroppo è così, loro credono solo agli psicofarmaci che non servono assolutamente a nulla, anzi uno dei principali effetti collaterali è l’induzione al suicidio. E’ COME QUANDO SI CURA UN AMMALATO DI TUMORE CON UN FARMACO CHE CAUSA TUMORI, È LA STESSA COSA. Anche l’enorme diffusione delle droghe, in particolare della cocaina ha alla base forme depressive. E la diffusione delle droghe è aumentata in modo esponenziale negli ultimi 30 anni. Per curare queste forme di dipendenza anche i medici indirizzano verso le Comunità di Recupero, che per carità, avranno un ruolo positivo, ma mai che si pensi alla carenza di Vit D come base del problema. Molto spesso ci si arrampica sugli specchi cercando carenza affettive dell’infanzia (che per carità, possono giocare un ruolo anche quelle), ma mai che si pensi che alla base del problema ci può essere un motivo biochimico, una grave carenza che mai è stata riconosciuta. Io oggi, dopo 395 dosaggi di Vit D posso affermare con una certa certezza, che questa vitamina ha un ruolo determinante in moltissime patologie e non solo nei tumori, ma anche nella depressione. Chiaramente nella depressione maggiore non potete aspettarvi un recupero immediato, le strutture cerebrali manifestano sempre una certa lentezza al recupero, magari ci si può aiutare con Magnesio, con alcune vitamine del complesso B, in particolare con la Vit B6 per via iniettiva (guarda caso cura anche i tumori), con l’Adesilmetionina, con altre piante medicinali, quali l’Iperico (che ha un azione serotoninergica), ma prima o poi il recupero ci sarà, basta avere pazienza. E SOPRATTUTTO ANCHE L’UMILTÀ DI ACCETTARE CHE ANCHE CERTI RIMEDI CHE SEMBRANO ASSURDI E RISIBILI, SONO INVECE DEI FATTORI DETERMINANTI PER ARRIVARE ALLA CURA.
P.S LA VITAMINA D È COINVOLTA NELLA DIFFERENZIAZIONE DEI TESSUTI DURANTE LO SVILUPPO E NEL CORRETTO FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA IMMUNITARIO. IN REALTÀ, PIÙ DI 900 GENI DIVERSI SONO ORMAI NOTI PER ESSERE IN GRADO DI LEGARE IL RECETTORE DELLA VITAMINA D, ATTRAVERSO IL QUALE LA VITAMINA D MEDIA I SUOI EFFETTI.

 

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QUALE E  IL VALORE DELLA VITAMINA D IN ITALIA??

   E’ incredibile, il valore della Vit D in Italia non si discosta da quello che troviamo a Badia Calavena. Dopo aver fatto 730 dosaggi ho potuto estrapolare un valore medio di 12,9. Questo penso sia il valore medio nel Nord d’Italia. Ma ricevendo innumerevoli telefonate oltre che di comunicazioni sul Forum di pazienti ammalati e non solo di tumore ho potuto dedurre un valore medio anche in altre regioni. Chiaramente trattandosi di pazienti ammalati potrei sbagliarmi , ma non credo di tanto. Intanto il valore medio di pazienti con tumore è bassissimo e direi uguale sia nel nord d’Italia che nel sud d’Italia. Molto spesso trovo valori di 5 o di 6, valori bassissimi, poi durante la chemioterapia i valori possono scendere ancora più in basso. Ho trovato dei valori sensibilmente più alti nelle zone di mare, qui in chi non ha patologie tumorali il valore medio si attesta sui 18-24. Ma chi abita nelle grandi città del sud, ha valori di Vit D praticamente uguali a quelli del nord, cioè intorno ai 13. Questo posso dirvelo perché molto spesso mi chiama il coniuge di chi è ammalato, il quale per curiosità si fa pure lui dosare la Vit D (avendo letto i miei post) e riscontra di avere pure lui valori molto bassi. Chiaramente i dati relativi ad altre regioni non possono essere precisi come quelli che ho condotto nel mio paese facendo 730 dosaggi, ma comunque io credo siano molto significativi. Questo mi riporta a delle considerazioni che aveva fatto il ricercatore  Prof. Saram Khalasa che riportava i dati di Vit D relativi alla Florida, ebbene in quella regione soleggiata il valore di Vit D era di 16 (come media intendo) cioè molto basso rispetto agli ultimi parametri internazionali che hanno fissato il valore terapeutico in 30-100 ng/ml. Ma come hanno fatto a stabilire il valore “normale” di 30-100??? Hanno visto che sotto tale valore la corticale ossea si riduce rispetto al valore ideale che dovrebbe essere di 4 mm, inoltre anche la trabecolare ossea (midollo) si indebolisce predisponendo a facili fratture. Questo è stato visto negli ultimi studi, perché nei vecchi protocolli si dava un valore normale di 10-80, o anche di 10-60 ng/ml. Valori di 13 comportano una serie di problemi fra cui in particolare le allergie. Valori sotto i 10 possono comportare problemi più gravi, in particolare malattie degenerative oltre che aterosclerosi. Valori sotto i 6 possono comportare perdita della comunicazione cellulare e tumori, ma solo se sussistono altre carenze, in particolare la Vit A e certi oligoelementi. Diciamo che la Vit D diventa determinante per i tumori (perdita dei recettori G di membrana) solo se scende ad un valore bassissimo, di 3 ng/ml ma questo indipendentemente da qualsiasi altro fattore.

 

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VIT D  SOLO LA FORMA TERMINALE POSSIAMO CHIAMARLA VIT D

Quindi in sintesi, dobbiamo rivedere tutto quello che abbiamo detto finora. Infatti finora abbiamo considerato come Vit D sia la forma primaria o COLECALCIFEROLO,  e soprattutto la forma intermedia o 25-OH-IDROSSICOLECALCIFEROLO che viene dosata, mentre queste sono solo dei precursori della vera Vit D, cioè quella attiva che è la 1-25-OH-idrossicolecalciferolo. I precursori non hanno nessuna azione sull’osso, né su altri recettori ed organi. Avremmo potuto chiamare Vit D anche i precursori se si fossero trasformati completamente nella forma terminale, mentre, come detto negli ultimi Post, la forma terminale che si forma è circa 1/1000 della forma intermedia e circa 1/2000 della forma primaria. Questo 1/1000 però si ha solo quando la forma intermedia è in percentuale relativamente modesta, man mano che saliamo con la dose di forma intermedia se ne trasforma sempre meno in forma terminale. Potremmo dire che oltre i 130 ng/ml di forma intermedia maggiorare la dose non serve a nulla poiché la forma terminale resta relativamente costante (questo ovviamente a meno che non ci siano patologie o anomalie genetiche che permettono una maggior trasformazione). Questo avviene perché la forma terminale è così potente che l’organismo si è premunito perché ci sia un autoregolazione e quindi perché il valore resti in limiti ben ristretti. Mediamente la forma primaria o COLECALCIFEROLO può variare fra i 4 gr ed i 18 gr quasi tutto incamerato nei grassi, questo si trasforma lentamente tramite un IDROSSILASI EPATICA nella forma intermedia (25-OH-IDROSSICOLECALCIFEROLO) che se si attesta sui 50 ng/ml la troviamo nell’organismo nella dose di circa 2 gr, sia in circolo che endocellulare ma non nei grassi perché non è liposolubile. La forma intermedia si trasforma poi lentamente attraverso l’1-ALFA-IDROSSILASI RENALE nella forma terminale nella percentuale di 1/1000 della forma intermedia. Quindi la forma terminale la troveremo nella quantità di 2 millesimi di grammo ovvero 2 mcg che devono servire per tutto l’organismo. Questo significa che di forma terminale ne abbiamo circa 2 mcg/80.000 per CM^3 del nostro organismo. Significa che agisce in dosi infinitesimali ed è una vera bomba atomica. Ma questo significa anche che il suo Ranger Terapeutico può variare fra 1 e 6 mcg complessivi. Dosi inferiori ad 1 mcg significa ipovitaminosi D e dosi superiori a 6 mcg significa ipervitaminosi D. Poiché la forma terminale è indispensabile per la coesione e comunicazione cellulare (RECETTORI G DI COMUNICAZIONE) è comprensibile che una carenza comporti una flogosi cronica e scollamento cellulare con conseguente predisposizione ai tumori. Per non dilungarmi troppo non cito anche le azioni che questa vitamina ha a livello endocellulare e soprattutto di integrità del DNA. Al contrario un valore superiore a 6 mcg, può dare come primo sintomo un ipercalcemia per decalcificazione ossea con tutto quello che ne consegue. Paradossalmente, mentre resta nel Range Terapeutico (1-6) è il principale fattore endogeno deputato alla calcificazione ossea come supera il valore di 6 determina decalcificazione e non solo perché inibisce il PARATORMONE. Quest’ultimo infatti agisce esclusivamente sugli OSTEOCLASTI insieme alla CALCITONINA ed è deputato al ricambio osseo tramite decalcificazione. Il PARATORMONE (ma non la CALCITONINA) agisce anche nella trasformazione della forma intermedia in forma terminale attivando la 1-ALFA-IDROSSILASI RENALE. Ciò significa che quanto più è alto questo ormone tanto maggiore sarà la trasformazione della forma intermedia in forma terminale. Un aumento della forma terminale di Vit D determina una diminuzione del PARATORMONE proprio per questo meccanismo di autoregolazione. Una inibizione di questo enzima si ha anche per un aumento della CALCEMIA, della FOSFATEMIA e della PROLATTINA. Ma perché l’1-ALFA-IDROSSILASI renale funzioni correttamente è indispensabile il MAGNESIO. Questo generalmente è sempre presente variando il suo valore ematico fra 1,7 e 2,2 mg/dl. Un altro meccanismo di autoregolazione si ha proprio tramite la forma terminale stessa che se sufficiente inibisce la 1-ALFA-IDROSSILASI. Quindi i meccanismi di autoregolazione sono fondamentalmente sei.: CALCEMIA, FOSFATEMIA, PROLATTINEMIA, MAGNESIEMIA, PARATORMONE, e FORMA TERMINALE. Che inibisce o stimola questo enzima possono però esserci altri fattori ancora poco conosciuti, quali alcuni fattori dell’INFIAMMAZIONE, FARMACI, e forse altri ormoni. L’assunzione della forma primaria è importante perché la forma terminale potrebbe scendere sotto il Range Terapeutico (1 mcg) venendo a mancare in tal modo la sua azione. Ma è importante assumerla soprattutto attraverso un esposizione moderata al sole perché questa determina livelli ottimali di forma terminale nell’individuo sano (che non abbia problemi renali): valori così esigui di forma terminale sono indispensabili perché i T-LINFOCITI secernino  le CATELICIDINE che sono anticorpi complessi che possono agire su batteri, virus e funghi. .

Pertanto l’azione della forma terminale è indispensabile:

  • Per la coesione cellulare

  • Per la comunicazione cellulare

  • Per l’equilibrio acido-basico della cellula

  • Per prevenire uno stato infiammatorio cellulare

  • Per l’integrità del DNA

  • Per una corretta deposizione di calcio nelle ossa insieme alla Vit A ed alla Vit K

  • Per la produzione di CATELICIDINE tramite i T-LINFOCITI.

Precedentemente avevo riassunto l'azione in questi punti:

 

Patologie e sintomi di carenza:

  • Osteoporosi (è indice di una carenza pregressa e forse anche attuale)

  • Rachitismo nel bambino (può essere indice di una carenza pregressa ed attuale)

  • Problemi dentali (mancanza o sottigliezza dello smalto dentale, carie diffuse, mancanza di denti parziale o completa) : è sempre indice di una carenza cronica pregressa

  • Disturbi del sistema immunitario con facilità alle infezioni: essendo la Vit D uno dei pilastri del sistema immunitario, una sua carenza determina una maggior facilità alle malattie infettive di ogni genere ma soprattutto respiratorie); i bambini con bronchiti croniche sono quasi sempre rachitici.

  • Problemi cardio-vascolari e aterosclerosi: sono indice di una carenza cronica che si è protratta fin dall’infanzia

  • Patologie allergiche: possono essere indice di una carenza cronica spesso protratta nel tempo

  • Diabete tipo 1 o insulinodipendente: è quasi sempre (80%) è spesso indice di una carenza che si è protratta fin dall’infanzia.

 

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TRAGITTI DELLE VITAMINE D

Per convalidare quanto sopra faccio presente che ho trovato persone con un valore di Vit D di 3 ng/ml, l’ultima persona che mi ha telefonato per un consiglio aveva 4,5 ng/ml. Ora il primo sintomo di una carenza di Vit D dovrebbe essere un ipotonia muscolare e se il valore è così basso l’ipotonia dovrebbe essere abbastanza marcata. Invece in molti casi con valori bassissimi non si riscontra nessuna ipotonia muscolare. Come è possibile? Come sapete il COLECALCIFEROLO (Vit D3)  e l’ERGOCALCIFEROLO (Vit D2) seguono due vie distinte per arrivare alla forma attiva:

COLECALCIFEROLO----25-OH-COLECALCIFEROLO----1-25-OH-2 IDROSSI COLECALCIFEROLO

ERGOCALCIFEROLO----25-OH-ERGOCALCIFEROLO---1-25—OH--2 IDROSSI ERGOCALCIFEROLO

Ora quella che viene dosata in tutti i laboratori del mondo è sempre la forma intermedia del COLECALCIFEROLO, ovvero il 25-OH-COLECALCIFEROLO mentre si trascura completamente il dosaggio del 25-OH-ERGOCALCIFEROLO. Si dosa solo la forma intermedia della Vit D3, e mai della Vit D2 e questo perché si ritiene il dosaggio della Vit D3 più significativo. Infatti la Vit D2 ha un attività che è circa il 50% della Vit D3. Però, a questo punto, a chi ha valori così bassi di Vit D3 senza presentare ipotonia muscolare e maggiore suscettibilità alle infezioni, io posso presumere che in questi soggetti se la Vit D3 è bassa deve essere necessariamente alta la Vit D2. Questo non lo saprò mai perché i laboratori non fanno il dosaggio della Vit D2.Come sapete la Vit D2 è presente soprattutto nei vegetali come ERGOSTEROLO (pre vitamina) poi i raggi ultravioletti o qualche catena enzimatica trasforma l’ERGOSTEROLO in ERGOCALCIFEROLO. I vegetali sono anche ricchi di BORO. Pertanto è possibile che certi individui abbiano delle catene enzimatiche ben funzionanti per trasformare l’ERGOSTEROLO in ERGOCALCIFEROLO che poi darà origine alla forma attiva. In effetti non esiste altra spiegazione di una mancanza di ipotonia muscolare con valori così bassi di Vit D3. Deve esistere il meccanismo che ho citato sopra. Tenete presente che sono il primo al mondo che presuppone delle catene enzimatiche endogene per la produzione di Vit D senza l’intervento degli UVB. Neppure Holick ha prospettato questo. Pertanto se la mia teoria venisse confermata meriterei il premio Nobel

 

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AZIONE ANTINFIAMATORIA DELLA VITAMINA D

 

Che la Vit D abbia un azione antinfiammatoria incredibile, lo si può dedurre da questo breve Post che troverete a Pag 72, ma che voglio riportare. Lo riporto perché ha veramente dell’incredibile e sembra quasi sia una mia invenzione. In realtà è tutto assolutamente vero.

 

“”DIVERTICOLI DEL COLON

Scusate, questa devo raccontarla anche se esco un po dall’argomento tumori. Un mio amico urologo 2 mesi fa mi telefona e mi dice che devono operarlo: ha una diverticolosi a livello del sigma e dopo ogni pasto insorgono dei dolori addominali che deve piegarsi in due; con l’intervento gli asporteranno circa 30 cm di colon e sigma. Io non mi ricordo più come, ma senza collegare la diverticolosi con la Vit D, gli ho detto quasi senza pensarci : “stò facendo una statistica nella popolazione sui livelli di Vit D, e la media è bassissima, poco più di 13 contro un 30 minimo. “buono a sapersi” mi dice”faccio il dosaggio subito anch’io””. Dopo 10 giorni mi telefona e mi dice “ Ho fatto il dosaggio della Vit D ed il mio valore è di 7, adesso come devo comportarmi??” Io gli spiego di prendere subito due fiale di Dibase 300.000, e di continuare con le gocce, almeno 20 gocce al giorno. Dopo un mese vengo a sapere che il mio amico F non è stato operato. Mi telefona lui stesso, e mi dice, sue testuali parole “Ho fatto come mi hai detto e mi sono passati completamente i dolori addominali; ho voluto approfondire e mi sono sottoposto ad una colonscopia che ha anche un sistema TAC incorporato, un sistema nuovissimo, ed hanno visto che i diverticoli ci sono ancora ma completamente sfiammati; prima il colletto del diverticolo era infiammato e pure la parte interna, ora è completamente sfiammato, non solo ma posso mangiare qualsiasi cosa che non ho più nessun dolore addominale; il chirurgo mi ha detto che l’intervento non serve più. Oggi è venuto a trovarmi con la moglie, sono passati altri 45 giorni, però i dolori addominali non si sono più ripresentati; “”sono stato miracolato””, mi ha detto, “”da te “”. Poi gli ho dato il libretto di Kasala, sulla Vit D dove sono riportate tutte le patologie che cura la Vit D. “Pensa” mi ha detto” che ero costretto a farmi del Rocefin per via iniettiva, perché gli antibiotici per bocca non mi facevano più nulla; ovviamente il Rocefin funzionava per un paio di giorni, poi ero da capo. In un mese e mezzo sono già aumentato diversi Kg perché riesco a mangiare di tutto senza problemi” Poi un commento negativo nei confronti dei suoi colleghi medici “il grave è che i medici non sanno un cacchio di queste cose, posso dirlo perché ho lavorato per 40 anni in ospedale, ad un povero disgraziato che aveva i diverticoli hanno tolto tutto il colon, magari se avesse provato con la Vit D avrebbe ancora il suo colon” Parole di un chirurgo che ha operato per 40 anni anche se in campo urologico..””

 

 Se la Vit D ha la facoltà di sfiammare dei diverticoli infiammati, io credo che lo stesso meccanismo antinfiammatorio lo possa esercitare nei confronti di qualsiasi infezione. Sfiammare un diverticolo infiammato io non credo che sia semplice, anche perché i fattori che sostengono una tale infiammazione generalmente sono complessi, come la persistenza nel diverticolo di fattori scatenanti possono essere sia alimentari che batterici che fungini. Forse lo può fare il cortisone ma con meccanismo completamente diverso ed in modo molto più superficiale senza agire sui veri fattori scatenanti. Con quale meccanismo agirà la Vit D?? Io credo che i meccanismi siano molto più “radicali” e più profondi. Abbiamo visto il ruolo che ha questa vitamina nell’agire sulle forme allergiche con vari meccanismi, ma soprattutto l’azione antinfiammatoria diretta. Io per questa avevo messo un Post che illustra i vari meccanismi con cui agisce la Vit D, ed in particolare avevo scritto:

 

”” l’azione antinfiammatoria è scoperta dai ricercatori del Moores Cancer Center dell'Università della California, che hanno analizzato 200 studi e 2500 ricerche di laboratorio (le cellule se non riescono a comunicare regrediscono a livello di simil-staminali e si ha il tumore). LE PROTEINE G DI COMUNICAZIONEI responsabili della comunicazione cellulare sono generalmente molecole extracellulari secrete da altre cellule o dalla cellula stessa che possono agire sulla cellula stessa, a brevi distanze o a lunghe distanze. Tali molecole sono catturate da recettori (recettori G), che sono spesso proteine transmembrana collocate all'interno della membrana plasmatica con un sito di legame posto nello spazio extracellulare. Le vie di segnalazione coinvolgono per lo più proteine di segnalazione, possono essere relativamente semplici ma più spesso, negli organismi superiori, sono complesse ed interconnesse tra loro, non hanno specifica direzionalità e possono essere lette sia dalla membrana plasmatica verso il citoplasma o il nucleo che viceversa. Le proteine non sono però gli unici attori di queste vie di segnalazione che spesso coinvolgono anche ioni inorganici, fosfolipidi, steroidi e loro derivati. Queste proteine infine fanno convergere la segnalazione a proteine effettrici, la cui conformazione viene normalizzata mediante opportune reazioni chimiche che possono portare alla loro attivazione o inattivazione. Di queste proteine fanno parte ad esempio i canali ionici, proteine regolatrici di geni, enzimi, proteine strutturali del citoscheletro, recettori intracellulari, mitocondri e tutta la catena respiratoria.

Pertanto la Vit D ha un azione determinante sia come stabilizzatore di membrana, per cui una membrana “stabile” non lascia passare sostanze nocive, sia nella regolazione dei canali ionici e le proteine regolatrici di geni ed enzimi. In altri Post avevo illustrato l’azione immunostimolante della Vit D nei confronti di Batteri, Funghi e Virus tramite le CATELICIDINE che possono essere prodotte dalla T.Linfociti solo se è presente Vit D. Pertanto una potente azione antinfiammatoria può essere spiegata attraverso tutti questi meccanismi.

 

Questo discorso è estremamente importante anche per la recente pandemia da COVID-19. Cosa faceva il Virus?? Nelle cellule degli alveoli polmonari determinava un intenso processo infiammatorio, che non solo alterava le membrane degli alveoli, ma determinava anche, causa l’infiammazione, una rottura dei capillari alveolari con conseguente formazione del coagulo. Un intensa azione antinfiammatoria, e per giunta radicale e non superficiale, avrebbe evitato tutti i processi che portavano alla formazione dei micro coaguli. Una volta che questi si sono formati, un ossigenazione forzata, non solo non serve, ma è pure devastante per sfiancamento dell’alveolo che ha pareti estremamente ridotte e fragili a causa dell’infiammazione. Per cui l’ossigenazione, anziché migliorare , peggiorava. Oltre a questi meccanismi la Vit D ha la funzione anche di combattere il Virus (causa dell’infiammazione) tramite anticorpi specifici estremamente selettivi. Una volta, gli affetti da TBC venivano mandati nei sanatori dove  venivano esposti al sole, e chi sintetizzava Vit D a sufficienza guariva dal Bacillo Tubercolare. Io non credo che il COVID sia più potente del Bacillo Tubercolare. Le radiografie polmonari degli affetti da TBC mostravano un quadro devastante, proprio come con il COVID-19. E dal momento che questo non è stato benedetto dallo Spirito Santo, io credo che avrebbe risposto alle CATELICIDINE SPECIFICHE altrettanto bene del Bacillo Tubercolare. Oltre che ad essere cronicamente carente nella popolazione, la Vit D (io ho fatto 730 dosaggi), si è visto che era particolarmente carente se non assente negli ammalati di COVID-19, e questo certamente non era dovuto solo alla malattia, ma al fatto che tali pazienti non l’avevano mai assunta. I nostri uomini di governo come l’equipe di Virologi che li consiglia è mia convinzione che sappiano pochissimo della carenza, e se qualcosa sanno, lo sottovalutano, dal momento che il ruolo di questa vitamina non si insegna né nelle università né nei corsi specialistici. Se avessero istruito gli Italiani ad assumerla (con una spesa minima) ed a portarla nel “RANGE TERAPEUTICO” sono convinto che il numero di decessi sarebbe stato enormemente inferiore. Non solo, ma un livello normale o alto di questa vitamina servirebbe ad evitare tutte le complicanze a lungo termine che il COVID-19 può dare.

 

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VIT D AZIONE DELLA VIT D E LUCE SOLARE

Patologie e sintomi di carenza secondo il sottoscritto:

  • Osteoporosi (è indice di una carenza pregressa e forse anche attuale)

  • Rachitismo nel bambino (può essere indice di una carenza pregressa ed attuale)

  • Problemi dentali (mancanza o sottigliezza dello smalto dentale, carie diffuse, mancanza di denti parziale o completa) : è sempre indice di una carenza cronica pregressa

  • Disturbi del sistema immunitario con facilità alle infezioni: essendo la Vit D uno dei pilastri del sistema immunitario, una sua carenza determina una maggior facilità alle malattie infettive di ogni genere ma soprattutto respiratorie); i bambini con bronchiti croniche sono quasi sempre rachitici.

  • Problemi cardio-vascolari e aterosclerosi: sono indice di una carenza cronica che si è protratta fin dall’infanzia

  • Patologie allergiche: possono essere indice di una carenza cronica spesso protratta nel tempo

  • Diabete tipo 1 o insulinodipendente: è quasi sempre (80%) è spesso indice di una carenza che si è protratta fin dall’infanzia.

  • Diabete tipo 2: è spesso indice di una carenza cronica di Vit D e di Zinco e Cromo

Si potrebbe aggiungere forse ripetendo alcuni punti:

 

 

  • sull'osso, è indispensabile per la calcificazione dell'osso e per prevenire il rachitismo nel bambino.

  • un azione antiepilettica per un aumento o normalizzazione della respirazione neuronale. Infatti, uno dei principali meccanismi che si invocano per i focolai epilettogeni, è che questi siano poco irrorati ed ossigenati, ed esplichino pertanto una risposta anomala, eccessiva, di stimolo della risposta neuronale che si propaga rapidamente a tutto il SNC.

  • una spiccata azione preventiva del diabete sia di tipo I che di tipo II

  • E' alla base (insieme allo Zinco) del sistema immunitario con un meccanismo complesso.

  • aiuta a perdere peso, soprattutto addominale, in quanto stimola la LEPTINA, un particolare ormone che favorisce la mobilitazione del grasso corporeo (si è visto che questa azione sul grasso si esercita anche sul fegato, in quanto riduce la steatosi epatica

  • si è dimostrata eccezionale (ad alte dosi) anche per curare la Cirrosi Epatica, forse per i suoi processi antinfiammatori ed anti steatosici.

  • un azione protettiva dello stomaco per un aumento della mucina gastrica

  • un azione regolante la flora intestinale, in quanto se aumenta la mucina gastrica favorisce una flora probiotica intestinale. Questa azione diventa massima se si assumono nel contempo dei Sali di Magnesio, che favoriscono il proliferare del Bifidobacterium Bifidum, (il più importante battere della flora probiotica), ed il Magnesio distrugge i batteri dannosi Clostridium, Perfrigens e Coli.

  • un azione antinfiammatoria perchè regola i canali ionici e inibisce la produzione di catelcidine proinfiammatorie secrete soprattutto dal tessuto adiposo.

  • un azione sui recettori G di membrana e quindi permette la comunicazione cellulare (ed impedisce che le cellule degenerino in cellule neoplastiche)

  • un azione antitumorale diretta, perchè anti-angiogenetica (impedisce che si formi il circolo capillare del tumore)

  • un azione antibatterica, antivirale ed antifungina tramite le catelicidine

  • un azione attivante il ciclo di Krebs mitocondriale (cioè attivante la respirazione cellulare)

  • un azione sullo zolfo che la rende utile per la prevenzione dell'artrosi

  • un azione antidepressiva per un incrementazione della produzione di Acetilcolina e di Serotonina

  • un azione positiva nella Demenza di Alzheimer, probabilmente legata ad un incrementazione della respirazione neuronale

  • Un azione dimagrante, soprattutto sul grasso addominale, per la stimolazione di un ormone, la Leptina.

·         UN RAGGIO DI SOLE

·          

·         Che succede quando un raggio di sole colpisce la nostra pelle: questo colpisce inevitabilmente anche le molecole di colesterolo (più precisamente il 7- DEIDROCOLESTEROLO)  che sono presenti nel primo millimetro di pelle trasformando il colesterolo in varie sostanze, vediamo quali:  COLECALCIFEROLO che è la forma primaria di Vit D, o Vit D3, ma si forma anche una certa percentuale di LUMISTEROLO inoltre anche se in piccolissime quantità di  DIIDROERGOCALCIFEROLO e di SITOCALCIFEROLO. Queste sostanze vengono chiamate per semplicità Vit D1 (LUMISTEROLO), , Vit D4(DIIDROERGOCALCIFEROLO) e Vit D5 (SITOCALCIFEROLO) . In realtà queste sostanze non hanno nulla a che vedere con la Vit D3 perché non procedono per essere trasformate nella forma attiva. Manca la Vit D2 o ERGOCALCIFEROLO ma questa si forma esclusivamente nei vegetali quando un raggio di sole colpisce una molecola di ERGOSTEROLO che si potrebbe considerare un po il colesterolo dei vegetali. L’ ERGOSTEROLO è anche un componente fondamentale della membrana cellulare dei miceti, dove svolge le stesse funzioni svolte dal colesterolo nelle cellule animali. Anche alcuni protisti, come i tripanosomi, hanno assicurata la loro fluidità di membrana dalla presenza dell'ERGOSTEROLO. Quando un raggio di sole colpisce ERGOSTEROLO in realtà si formano due molecole , l’ ERGOCALCIFEROLO  o Vit D2 , ed una molecola di 1-1 ERGOCALCIFEROLO che è del tutto inattivo. Ma a noi interessano chiaramente le forme attive e cioè il COLECALCIFEROLO (Vit D3)  e l’ERGOCALCIFEROLO (Vit D2). Teniamo però presente che il tragitto delle due forme Vit D2 e Vit D3 verso la forma terminale resta separato. In pratica si ha :

·         ERGOCALCIFEROLO->25-OH-ERGOCALCIFEROLO-->1-25-OH- 2-IDROSSIERGOCALCIFEROLO (forma terminale della Vit D2)

·         COLECALCIFEROLO-->25-OH-COLECALCIFEROLO->1-25 –OH-2-IDROSSICOLECALCIFEROLO (che è la forma terminale della Vit D3)

·         Si tenga presente che è la forma terminale che agisce in senso terapeutico, anche se la forma intermedia possiede un azione modestissima, circa 1000 volte inferiore della forma terminale.  Dal momento che la forma terminale sia della Vit D2 che della Vit D3 influenza 4200 geni (secondo gli ultimi studi), si presume che possa influenzare profondamente la produzioni di ormoni soprattutto ipofisari e forse surrenalici.. La produzione di questi ormoni e di vitamina D è strettamente dipendente dalla concentrazione plasmatica di calcio: una condizione di ipocalcemia stimola la produzione di paratormone e di 1,25(OH)D. Un aumento del calcio plasmatico, invece, favorisce la sintesi di calcitonina. Il delicato equilibrio che si viene a creare determina una buona regolazione dei processi di mineralizzazione. Sembra, infine, che la vitamina D possa promuovere la differenziazione dei cheratinociti dell'epidermide e degli osteoclasti ossei e, e svolge un importante azione antiproliferativa nelle cellule indifferenziate dei tumori oltre ad un azione anti angiogenetica nei tumori stessi. Alcuni studi degli anni 2000 hanno suggerito che la vitamina D potrebbe avere un ruolo nella regolazione della risposta immunitaria di tipo innato contro gli agenti microbici. Tali studi sono stati successivamente confermati da moltissimi studi successivi. Da esperimenti in vivo si è evidenziato come l'1,25(OH)D possa stimolare la produzione di catelicidina umana (human cathelicidin antimicrobial peptide, CAMP), un peptide con azione antimicrobica, in differenti colture cellulari (lo stesso avviene anche per gli animali).  L'espressione genica della catelicidina sembra essere regolata da un promotore del gene CAMP contenente un elemento rispondente alla vitamina D (vitamin D response element, VDRE) cui si va a legare il recettore per la vitamina D. Secondo Wang e colleghi, l'1,25(OH)D è in grado di stimolare la produzione di altri peptidi antimicrobici: la defensina β di tipo 2 (defensin β2, defβ2) la lipocalina associata alla gelatinasi neutrofila (neutophil gelatinase-associated lipocalin, ngal). Simili dati permettono di dare un sostegno, almeno iniziale, allo studio di Cannel e colleghi i quali, riprendendo un'ipotesi già sostenuta di Edgar Hoper-Simpson che sostengono che i picchi invernali di sindrome influenzale potrebbero essere dovuti ad una carenza di vitamina D a seguito d'una minor esposizione alla luce solare, ed i più recenti studi hanno confermato questa ipotesi, mostrando che un livello adeguato nel sangue di 25(OH)D riduce significativamente l'incidenza di infezioni respiratorie acute. Una recente meta analisi ha rilevato una forte correlazione tra carenza di vitamina D e tiroiditi autoimmuni (Hashimoto e Graves). Ma quello che è più significativo è la stimolazione che da la Vit D al sistema immunitario, pare addirittura sia alla base di questo. Nella popolazione soprattutto del nord sono stati riscontrati livelli bassissimi di Vit D. Se non c’è un integrazione questa tende ad appostarsi su livelli di 13-15 ng/ml (in Italia) quando dovrebbe essre fra 30 e 100 ng/ml. Grossi studi di vari ricercatori hanno evidenziato che il livello minimo perché si formi correttamente la corticale dell’osso deve essere di 28,5 ng/ml. Questo significa che l’80% della popolazione ha una corticale ossea che è circa la metà di quella che dovrebbe essere con conseguente maggior predisposizione alle fratture anche con traumi modesti. Ma questo significa anche che la calcificazione ossea è strettamente legata al sistema immunitario. Con valori inferiori a 10 ng/ml si ha una grave carenza della risposta immunitaria con maggior predisposizione alle infezioni e minor sintesi di anticorpi. Poiché questa situazione è abbastanza frequente soprattutto nei bambini questi vanno maggiormente soggetti a fenomeni infettivi cronici, inoltre con tali valori non si dovrebbero mai fare dei vaccini per la scarsa risposta anticorpale che ne seguirebbe. Inoltre se la Vit D è molto bassa (e non è infrequente trovarla addirittura a 5-6 ng/ml) si possono avere anche reazioni aberranti in seguito alla stimolazione di antigeni sia batterici che virali. Questo aspetto purtroppo è sottovalutato dalla stessa Classe Medica. Molto spesso i medici credono solo che la Vit D serva per l’ossificazione ignorando tutto l’aspetto immunologico della stessa. Purtroppo pochi sanno che regola 4200 geni e quindi una buona parte del nostro patrimonio genetico. Un capitolo particolare meriterebbero gli integratori. Finora abbiamo parlato del sole, però in carenza di questo si possono usare gli integratori. Purtroppo per la Vit D si fa molta confusione relativamente agli effetti collaterali. C’è da dire che anche la Classe Medica o perlomeno la maggior parte dei medici non sa nulla di questo aspetto per il semplice fatto che non si fa distinzione fra la forma primaria e la forma terminale. La forma primaria anche a dosi altissime non ha nessuna tossicità, mentre la forma terminale è una BOMBA ATOMICA. La forma primaria non ha nessuna tossicità (o quasi): il Proff. Michael Holick, il più grande esperto mondiale di Vit D, con oltre 400 pubblicazioni, dice che un paziente un po’ matto ha preso 1 milione di UI di colecalciferolo ogni giorno per 6 mesi riportando solo disturbi legati al sovradosaggio ma che sono regrediti non appena è stata interrotta l’assunzione e data da bere molta acqua; riporto il sito internet dell’intervista https://www.disinfor...t/vitaminaD.htm. Holick dice che questo caso è stato riportato dalla rivista Il caso è stato pubblicato nel New England Journal of Medicine. La forma primaria (COLECALCIFEROLO) si forma nella quantità di 20.000 UI se uno si espone per 15 minuti al sole dalle ore 10 alle ore 15 nei mesi estivi). Poi la Vit D che è liposolubile si deposita nei grassi dai quali viene ceduta lentamente  (un milione di unità equivalgono a 100 mg); una parte viene trasformata lentamente dal fegato nella forma parzialmente attiva o intermedia o CALCIDIOLO. Questo può avere un emivita di 2-16 giorni a seconda dello stato infiammatorio e non che trova. Nelle forme diabetiche e tumorali l’emivita è brevissima. L’assemblaggio della forma primaria alla forma tumorale è una caratteristica comune anche della SCHEDA TECNICA che si trova nei prodotti che contengono Vit D. Ne consegue che la persona che deve assumerla e legge la SCHEDA TECNICA si spaventa e rischia di non assumerla, anche perché, molto spesso il medico che la prescrive ne sa quanto il paziente. Il percorso della Vit D non viene insegnato nelle università nonostante i 3000 studi che si sono prodotti negli ultimi tempi. Se si prendesse coscienza di questo aspetto forse molte cose cambierebbero.

·         P.S C’è una piccola sintesi endogena anche nell’uomo di Vit D3, ma nell’uomo non è significativa, mentre nell’animale con pelliccia  è molto probabile che sia significativa. Tale sintesi pare sia catalizzata dal BORO, un oligoelemento indispensabile anche per altre catene enzimatiche. Il BORO è presente in buona quantità nella frutta e nella verdura. Il meccanismo con cui agisce è ancora oggetto di studio.

·          

·         https://it.wikipedia.org/wiki/Boro

·          

·         ""Studi sempre più numerosi affermano oramai che il boro è un oligoelemento indispensabile per il corretto funzionamento della biochimica animale. È stato provato che il boro (come anione borato) ha un effetto positivo sull'assorbimento del calcio nell'uomo ed allo stesso tempo previene la perdita del magnesio. Ciò è utile per almeno due ragioni. Primo, farebbe del boro un oligoelemento da includere tra i fattori coinvolti nella prevenzione dell'osteoporosi. Lavorando sul riassorbimento di calcio e magnesio, è stato anche dimostrato che il boro innalza i livelli di estrogeni e di vitamina D anche nelle donne in menopausa. Il meccanismo molecolare di ciò non è stato ancora compreso, anche se qualche studio preliminare punta sul rimaneggiamento del metabolismo degli acidi ribonucleici (RNA) e sull'intervento di enzimi della classe fosfo-proteina fosfatasi.""

·          

Alcuni laboratori danno anche il valore della Vit D inferiore a 4; mi è capitato proprio oggi che mi sono visto in una signora che veniva dal laboratorio di S. Bonifacio un valore di 2,8. La signora era stata operata due anni prima di cancro al seno, e presentava una sindrome ansioso-depressiva. Ci sarebbe da chiedersi, perché in base alle ultime scoperte, con un valore così basso di Vit D non presentava molti più tumori avendo perso i recettori di comunicazione; la risposta è semplice, tali recettori si perdono quando i valori di colecalcifereolo sono praticamente assenti, oppure vengono a mancare anche altri fattori che contribuiscono all’integrità di tali recettori, quali ad esempio la Vit A, probabilmente la Vit C, quasi sicuramente i bioflavonoidi e le antocianine della frutta. Abbiamo poi visto come certi oligoelementi contribuiscano a rendere efficace la Vit D anche se bassissima, quali ad esempio il Boro e lo Zinco. Quindi perché si abbia un tumore è necessario che vengano a mancare una serie di sostanze indispensabili per la comunicazione cellulare. Certo, quella signora aveva sviluppato un tumore al seno, forse per valori bassissimi di Vit D, ma non aveva sviluppato un tumore al colon, al pancreas o al fegato. Forse il seno era l’organo più sensibile, quello che ha risposto prima ad una grave mancanza. Certo con valori così bassi è a rischio di metastasi, per cui ho cercato subito di correggerli con una dose d’urto di Dibase e di Vit A oltre alla dieta ricca di bioflavonoidi. Ci vogliono quindi un insieme di concause perché si sviluppi un tumore, si tratta di un insieme di fattori complessi in cui può centrare, anzi centra sicuramente una certa predisposizione ereditaria. E’ possibile che uno sviluppi prima una depressione o una sindrome ansiosa, o una malattia coronarica, o vene varicose ecc, perché tutte le patologie sono strettamente correlate, se manca un fattore si sviluppa più facilmente una patologia, se manca un altro fattore si sviluppa un'altra patologia, se mancano più fattori si sviluppa un tumore, ma nell’organo più predisposto anche geneticamente. Poi è chiaro, riportando alti tutti i fattori predisponenti, si blocca il tumore o si impedisce che si espanda in metastasi.

LUCE SOLARE
Ma prendere la vitamina D3 con integratori e alimenti...o con la luce del sole, ha la stessa efficacia?  La Risposta secondo il mio modesto parere, è che non è la stessa cosa, Infatti mentre la vitamina D3, assunta con alimenti ed integratori ti fornisce solo la vitamina D3, Quella assunta esponendo la pelle al sole, stimola la contemporanea produzione di vitamina D3, MSH (che è un ormone antinfiammatorio e stimola la produzione della melanina), ACTH, endorfine e cerebrosine. Quindi cari Lettori, se vi esponete “Non più di 10 – 20 minuti la pelle alla luce del sole, i raggi UVB vi faranno produrre i seguenti ormoni e vitamina: Vitamina D3, MSH (ormone antinfiammatorio che stimola anche l'abbronzatura),  ACTH (ormone che stimola il rilascio del cortisolo.  Inoltre la luce solare percepita dalla retina e segnalata all'epifisi o ghiandola pineale, influisce positivamente sui 4 ormoni prodotti dalla pineale e che a loro volta influenzano i cicli cicardiani di tutti gli ormoni dell'organismo; questi 4 ormoni della pineale sono tutti di tipo INDOLICO IL CUI PRECURSORE è il triptofano presente in abbondanza nelle carni e nel latte, e sono:
 La 5-metossi triptamina prodotta nel pomeriggio
   la 5 metossi triptofolo prodotto a mezzogiorno
 la 5 metossi-indolacetico prodotto al mattino
 la Melatonina, prodotta la notte
Quindi Capacchioni “se ci tenete alla salute ed al vostro Umore”, uscite a dorso nudo fuori di casa e prendete 10 – 20 minuti di luce solare....vi diranno grazie, ossa, sistema immunitario e buon umore, più della Vit D di sintesi.

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VIT D CURA ANCHE IL DISTURBO BIPOLARE

 

Mi chiederete cos’è il “Disturbo Bipolare” ? Il disturbo bipolare si distingue in Disturbo Bipolare 1 e Disturbo Bipolare 2. Le due forme sono sostanzialmente identiche solo che la forma 1 tende ad essere più grave e colpisce prevalentemente gli adolescenti. Ma che cos’è mi chiederete??  Il disturbo bipolare è caratterizzato da episodi maniacali  misti a maniaco depressivi. Generalmente è caratterizzato anche da insonnia, irritabilità, fantasie assurde ed irreali. Finora si è curato con psicofarmaci pesanti come le fenotiazine ed antidepressivi di ultima generazione (che hanno un sacco di controindicazioni). Capirete che questi farmaci non curano un bel niente ma sono solo sintomatici. Dopo l’episodio dello schizofrenico che è guarito con dosi massicce di Vit D, avevo tre casi di adolescenti con disturbo bipolare in trattamento con fenotiazine ed antidepressivi, farmaci che li rendevano imbecilli. Ho chiesto l’esame della Vit D che in tutti e tre è risultata bassissima. Per questo ve ne parlo, perché sono riuscito a curarli ed a risolvere completamente il problema eliminando gli psicofarmaci. Una bambina (7 anni) aveva addirittura il valore di 3 ng/ml, un bambino (9 anni) di 5 ng/ml, ed un altro bambino (11 anni) di 7 ng/ml. Ho subito somministrato Vit D a dosi alte, come Dibase 300.000 una fiala alla settimana per 4 settimane , ed ho portato la Vit D alta, nella bambina ad 88 ng/ml, ed negli altri due bambini oltre i 100 ng/ml. Risultato: ho progressivamente sospeso i farmaci fenotiazinici ed antidepressivi e gli episodi maniacali e maniaco depressivi si sono completamente risolti. Questo mi ha dato un ulteriore conferma di quanto sia importante questa vitamina per risolvere anche le forme psichiatriche. Finora ho curato con successo un caso di schizofrenia, tre “disturbi bipolari, oltre a tutto il resto legato a processi infiammatori. Perché, e questo credo che gli psichiatri non l’abbiano ancora capito, anche il disturbo bipolare è legato ad un processo infiammatorio così come i tumori, le malattie degenerative, autoimmuni ed allergiche. Ma questo concetto che l’infiammazione è alla base di tutto credo che la classe medica non l’abbia ancora capito (purtroppo, ed è un concetto fondamentale).

 

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LE DUE VITAMINE FONDAMENTALI E CRONICAMENTE CARENTI LA VITAMINA D ED IL DHA

 

Le due vitamine fondamentali e cronicamente carenti sono la Vit D ed il DHA(acido docosaesaenoico)

La Vit D dovrebbe essere fra 30-100 ng/ml e la media nella popolazione, almeno qui a Badia Calavena, è 13,1 ng/ml. Ho letto che nel sud Italia, dove c’è più sole il valore medio nella popolazione si aggira intorno ai 19 ng/ml. Il DHA invece, anche se non sono stati fatti dosaggi come per la Vit D credo che sia molto più carente visto che si trova quasi esclusivamente nel pesce e la trasformazione dall’acido alfa-linolenico (peraltro pure carente negli alimenti) è modestissima, intorno all 3-8 % del acido alfa-linolenico che si ingerisce. L’acido alfa-linolenico è presente solo in quantità cospicue nell’olio di Lino, ma è praticamente assente dall’Olio di Oliva. In altri oli di semi può essere più o meno rappresentato ma solo in quantità modesta. Ma vediamo intanto cosa fanno queste vitamine e da quello che fanno si può dedurre le patologie che si hanno se mancano o sono carenti:

 

la Vit D ha le seguenti azioni:

  • sull'osso, è indispensabile per la calcificazione dell'osso e per prevenire il rachitismo nel bambino.

  • un azione antiepilettica per un aumento o normalizzazione della respirazione neuronale. Infatti, uno dei principali meccanismi che si invocano per i focolai epilettogeni, è che questi siano poco irrorati ed ossigenati, ed esplichino pertanto una risposta anomala, eccessiva, di stimolo della risposta neuronale che si propaga rapidamente a tutto il SNC.

  • una spiccata azione preventiva del diabete sia di tipo I che di tipo II

  • E' alla base (insieme allo Zinco) del sistema immunitario con un meccanismo complesso.

  • aiuta a perdere peso, soprattutto addominale, in quanto stimola la LEPTINA, un particolare ormone che favorisce la mobilitazione del grasso corporeo (si è visto che questa azione sul grasso si esercita anche sul fegato, in quanto riduce la steatosi epatica

  • si è dimostrata eccezionale (ad alte dosi) anche per curare la Cirrosi Epatica, forse per i suoi processi antinfiammatori ed anti steatosici.

  • un azione protettiva dello stomaco per un aumento della mucina gastrica

  • un azione regolante la flora intestinale, in quanto se aumenta la mucina gastrica favorisce una flora probiotica intestinale. Questa azione diventa massima se si assumono nel contempo dei Sali di Magnesio, che favoriscono il proliferare del Bifidobacterium Bifidum, (il più importante battere della flora probiotica), ed il Magnesio distrugge i batteri dannosi Clostridium, Perfrigens e Coli.

  • un azione antinfiammatoria perchè regola i canali ionici e stimola la produzione di CATELICIDINE da parte dei T-linfociti che sono degli anticorpi complessi che possono distruggere le membrane di batteri, virus e funghi.

  • un azione sui recettori G di membrana e quindi permette la comunicazione cellulare (ed impedisce che le cellule degenerino in cellule neoplastiche)

  • un azione antitumorale diretta, perchè anti-angiogenetica (impedisce che si formi il circolo capillare del tumore)

  • un azione antibatterica, antivirale ed antifungina tramite le catelicidine

  • un azione attivante il ciclo di Krebs mitocondriale (cioè attivante la respirazione cellulare)

  • un azione sullo zolfo che la rende utile per la prevenzione dell'artrosi

  • un azione antidepressiva per un incrementazione della produzione di Acetilcolina e di Serotonina

  • un azione positiva nella Demenza di Alzheimer, probabilmente legata ad un incrementazione della respirazione neuronale

  • Un azione dimagrante, soprattutto sul grasso addominale, per la stimolazione di un ormone, la Leptina.

Ed ora vediamo cosa fa principalmente il DHA:

  • Azione antinfiammatoria che si oppone all’effetto proinfiammatorio dei derivati dell’acido arachidonico (un grasso omega 6). Tale azione è stata associata a effetti benefici contro patologie infiammatorie intestinali come la rettocolite ulcerosa e la malattia di Crohn e contro alcune patologie reumatologiche autoimmuni.

  • Indispensabile per regolare correttamente  la risposta immunitaria e l’attività di alcuni fattori di crescita. Sembra in particolare che riesca a controllare la proliferazione delle cellule, azione potenzialmente utile contro i tumori.

  • E indispensabile per la salute del cuore e delle arterie.  La loro azione sua azione è soprattutto antinfiammatoria ed ostacola il formarsi delle placche ateroma siche.  Ma non solo: fra i suoi effetti benefici sono inclusi un’azione antitrombotica, un’azione antiaritmica e la capacità di controllare i livelli di trigliceridi e di colesterolo nel sangue.

  • In particolare, riducendo la tendenza delle piastrine ad aggregarsi potrebbe ridurre il rischio di trombi associati a gravi eventi cardiovascolari, come infarti e ictus. Inoltre la sua assunzione è stata associata a un aumento delle HDL (High Density Lipoproteins, il colesterolo “buono”) e a una riduzione dei trigliceridi sia dopo i pasti sia a digiuno.

  • Infine, il DHA è indispensabile per la salute della vista e del sistema nervoso. In particolare, il DHA è un componente fondamentale del cervello necessario per il suo sviluppo, e diversi studi hanno associato l’assunzione di questi grassi al miglioramento dei sintomi di alcune patologie neurologiche e psichiatriche.

  • Avere a disposizione una quantità adeguata DHA è fondamentale sin dalla gestazione. Infatti questa vitamina determina un corretto sviluppo dell’apparato cardiovascolare, del cervello e della retina. La salute di quest’ultima dipende dagli DHA anche durante il resto della vita; eventuali carenze possono portare a problemi della vista (retinopatie, distacchi di retina, cecità improvvisa), mentre un’assunzione adeguata può aiutare a prevenire la degenerazione maculare senile, una delle principali cause di cecità nella terza età. L’OLIO DI FEGATO DI MERLUZZO è ricco di DHA (acido grasso altamente insaturo): In particolare, l’EFSA riconosce al DHA:

  •     la capacità di contribuire al buon funzionamento del cervello; e il suo normale sviluppo.

Se siete interessati ho trovato un interessante studio, un po lungo, ma che val la pena di porre; si tenga presente che quando parlo di Omega-3 intendo sempre il DHA perché è questo fra tutti gli acidi grassi Omega-3 che agisce. Infatti abbiamo: acido linoleico---che si trasforma per il 20% in àacido alfa-linolenico—che si trasforma per il 3-8 % inà EPA (acido eicosapentaenoico – che si trasforma per il 99% inà DHA (acido docosaesaenoico ) : e con il DHA siamo arrivati veramente alla vitamina che agisce e che ha tutte le funzioni che sono riportate sopra. In più vi pongo uno studio più completo ed interessantissimo che rileva soprattutto l’importanza che ha il DHA per il sistema nervoso.

 

 

STRESS OSSIDATIVO E DISTURBI DELL’UMORE
 

Lo stress ossidativo è dunque in grado di modificare le proprietà delle membrane cellulari, modificandone il contenuto in acidi grassi e colesterolo. In particolare, il cervello dei mammiferi adulti ha un alto contenuto di DHA, un acido grasso polinsaturo a lunga catena, particolarmente suscettibile al danno ossidativo, ed il deficit di questo PUFA nel corso dello sviluppo intrauterino è correlato a disturbi neurologici e della vista . Nella vita adulta il contenuto di DHA si riduce significativamente con l’invecchiamento e con l’esposizione ai radicali liberi dell’ossigeno.
Osservazioni epidemiologiche e dati clinici suggeriscono che una variazione nella composizione in PUFA delle membrane cellulari possa essere correlato anche con la Depressione Maggiore. Alcuni fattori ambientali possono essere coinvolti in tali fenomeni: in particolare, consumiamo con l’alimentazione una quantità maggiore di acidi grassi saturi, piuttosto che insaturi e l’equilibrio dei PUFA è spostato verso un maggior consumo di n-6, che hanno spesso un effetto opposto sulla fisiologia di membrana, piuttosto che n-3. Si pensa che tali cambiamenti nella dieta possano essere fattori sottostanti al notevole aumento della malattia coronarica. In questo contesto, vari studi hanno mostrato che la Depressione Maggiore sarebbe un forte predittore di malattia coronarica.
Studi recenti hanno focalizzato l’attenzione sulla deplezione di PUFA n-3 (particolarmente EPA e DHA) nelle membrane cellulari di pazienti depressi, rispetto a soggetti sani. Gli acidi grassi insaturi n-3 e DHA sono risultati significativamente ridotti nei pazienti depressi rispetto ai relativi controlli in numerosi studi. Adams et al. hanno studiato la composizione in acidi grassi polinsaturi delle membrane dei globuli rossi in 20 pazienti affetti da depressione maggiore unipolare, quasi tutti drug-free, valutando l’introito di lipidi con la dieta nei tre mesi precedenti mediante un apposito questionario. Il livello plasmatico di PUFA non era significativamente diverso da quello riscontrato in un gruppo di soggetti sani, ma vi erano correlazioni negative significative fra i livelli eritrocitari di EPA ed i punteggi di gravità dei sintomi depressivi della Hamilton Depression Rating Scale (HDRS), fra i livelli di DHA plasmatico ed i suddetti punteggi, correlazione positiva significativa fra il rapporto acido arachidonico/EPA negli eritrociti e nel plasma. Nei pazienti arruolati nello studio la perdita dell’appetito non era una caratteristica prominente, dunque gli autori propongono che lo squilibrio eritrocitario fra AA (ubiquitari negli alimenti) ed EPA (molto meno rappresentati nella maggior parte degli alimenti) non sia comunque dovuto al basso introito calorico.
Maes et al. hanno studiato il contenuto in omega-3 negli esteri colesterilici plasmatici in 36 pazienti affetti da depressione maggiore, 14 pazienti affetti da depressione minore e 24 controlli. I soggetti con depressione maggiore hanno mostrato un rapporto omega-6/omega-3 ed un contenuto totale di omega-3 negli esteri colesterilici e nei fosfolipidi significativamente più alto rispetto ai controlli ed ai pazienti con depressione minore.
Peet et al. hanno studiato il contenuto in omega-3 delle membrane eritrocitarie in 15 pazienti affetti da depressione maggiore unipolare, drug-free da almeno una settimana, e 15 controlli sani. Nei pazienti depressi il contenuto eritrocitario di n-3 totale e di DHA era significativamente ridotto, rispetto ai soggetti di controllo, con un aumento compensatorio di acidi grassi monoinsaturi. Non sono riportate analisi correttive che tengano conto di fattori confondenti come il fumo e la dieta, tuttavia nel campione di pazienti studiati non emergono correlazioni fra la perdita di peso ed i livelli di PUFA.
Edwards et al. hanno stabilito il contenuto di omega-3 nelle membrane eritrocitarie e l’introito con la dieta di PUFA in 10 soggetti affetti da depressione maggiore e 14 controlli appaiati per età e sesso. È emersa una significativa riduzione dei livelli eritrocitari di omega-3 che non era dovuta alla riduzione dell’apporto calorico globale. La gravità della depressione correlava negativamente con i livelli eritrocitari e con l’introito alimentare di omega-3. Il numero dei pazienti è limitato, ma è stata posta attenzione ad eliminare i possibili fattori di confondimento, così da rendere i risultati altamente significativi.
Ancora Maes et al. hanno indagato la composizione in acidi grassi saturi (SFA), acidi grassi monoinsaturi (MUFA) e PUFA in soggetti affetti da depressione maggiore e controlli sani, la relazione fra tali acidi grassi e la diminuita concentrazione sierica di zinco, un marker di risposta infiammatoria nella depressione e gli effetti del trattamento antidepressivo prolungato sugli acidi grassi. Gli Autori hanno trovato una deficienza di omega-3 ed un aumento compensatorio di MUFA e di omega-6 nei fosfolipidi dei pazienti depressi rispetto ai controlli, una correlazione positiva significativa fra lo zinco sierico ed il rapporto omega-6/omega-3 e nessuna variazione significativa negli acidi grassi dopo trattamento antidepressivo.
La composizione in acidi grassi delle membrane cellulari ne determina la fluidità. Le proprietà fisiche dei recettori e degli enzimi, come l’adenilato ciclasi e la fosfolipasi, sono influenzate dalla fluidità delle membrane cellulari e questi effetti hanno rilevanza nella Depressione, in quanto la risposta finale alla stimolazione neurotrasmettitoriale dipende dall’equilibrio di membrana. Infatti, in virtù della presenza di doppi legami nella loro molecola, gli acidi grassi omega-3 hanno una struttura ripiegata, occupano un maggior volume e rendono le membrane più fluide. Tale aspetto spiega in parte anche il razionale con cui questi composti avrebbero efficacia come antidepressivi e stabilizzanti dell’umore. Questo dato si collega inoltre con le teorie neurochimiche della patologia depressiva, che vedono coinvolti diversi sistemi neurotrasmettitoriali. Alcuni recenti studi hanno focalizzato l’attenzione sui possibili effetti della carenza di omega-3 sulla neurotrasmissione dopaminergica e serotoninergica e sulla conseguente alterata funzione di aree cerebrali coinvolte nella regolazione del comportamento e della vita emotiva.
Chalon et al. hanno ipotizzato che gli effetti dei PUFA sul comportamento possano essere dovuti ad effetti sulla neurotrasmissione dopaminergica mesocorticale e mesolimbica. Gli Autori hanno infatti rilevato, su ratti nutriti cronicamente con una dieta povera di acido alfa-linolenico (precursore degli omega-3), una drastica riduzione del pool dopaminergico stoccato nelle vescicole presinaptiche. Il sistema mesocorticale è apparso globalmente ipofunzionante (ridotto rilascio basale di dopamina, ridotti livelli di recettori D2 dopaminergici), mentre il sistema mesolimbico è apparso iperfunzionante. I meccanismi ipotizzati per gli effetti dei PUFA sulla neurotrasmissione sono modificazioni delle proprietà fisiche delle membrane neuronali, effetti sulle proteine di trasporto e recettori annessi alle membrane, ma anche effetti sull’espressione e/o trascrizione genica.
Anche Zimmer et al. hanno studiato gli effetti della carenza cronica di omega-3 sul sistema dopaminergico della corteccia frontale del ratto. Mediante analisi di micrografia elettronica hanno rilevato che la densità di vescicole sinaptiche è simile nei ratti carenti di PUFA e nei controlli. Tuttavia, l’esame condotto con anticorpi marcati ha rilevato una significativa riduzione del numero delle vescicole nei terminali presinaptici dopaminergici nei ratti con carenza di PUFA. In particolare, gli Autori hanno trovato una ridotta trasmissione dopaminergica nella corteccia frontale dei ratti carenti, per effetto sia sul metabolismo della dopamina, che su bersagli molecolari, come recettori e trasportatori, mentre è aumentata l’attività dopaminergica nel nucleo accumbens, che appartiene al sistema dopaminergico mesolimbico, rivestendo un ruolo importante nelle funzioni cognitive e affettive. È possibile che la diminuzione dei livelli totali e dello stoccaggio di dopamina nella corteccia frontale «allenti» l’inibizione sul nucleo accumbens, così da spiegare l’aumentato rilascio di dopamina in questa formazione.
Anche la trasmissione serotoninergica è influenzata dalla carenza di PUFA. Hibbeln et al. hanno dosato l’acido omovanillico e l’acido 5-idrossi-indol-acetico nel liquor, il colesterolo plasmatico totale e la concentrazione plasmatica di PUFA, in 49 volontari sani, 88 alcolisti con insorgenza precoce e 39 alcolisti di recente insorgenza. In ciascuno di questi gruppi, i livelli di acidi grassi polinsaturi correlavano sia con l’acido omovanillico che con l’acido 5-idrossi-indol-acetico ed i gruppi di pazienti differivano significativamente dai controlli.
Nuove ricerche potrebbero evidenziare che lo sbilanciamento coinvolge le funzioni recettoriali e dei secondi messaggeri intracellulari.
L’efficacia degli agenti antiossidanti nelle patologie psichiatriche
Le alterazioni patologiche dovute all’azione dei radicali liberi dell’ossigeno possono essere migliorate attraverso due meccanismi: 1) l’inattivazione degli ossiradicali per mezzo di antiossidanti introdotti con la dieta (e.g. vitamine E e C, ubichinoni e ß-carotene); 2) la sostituzione degli acidi grassi essenziali polinsaturi persi dalle membrane con la integrazione dietetica di EFA. Un controllo migliore dello stress ossidativo potrebbe contribuire ad evitare un decorso deteriorante o uno stato clinico refrattario della malattia psichiatrica. È ben documentato che la dieta tipica americana è gravemente deficitaria di composti antiossidanti; inoltre una dieta altamente calorica ed un elevato consumo di carni rosse incrementerebbero il tasso ossidativo e di conseguenza lo stress ossidativo. Anche un elevato consumo di sigarette ed un’eccessiva assunzione di bevande alcoliche, che allo stesso modo sono implicate nell’aumentare il tono ossidativo, sono comuni nei pazienti affetti da schizofrenia e disturbi dell’umore .
La vitamina E da sola è stata utilizzata nel trattamento della DT, con alcuni risultati confortanti, quando somministrata per un lungo periodo di tempo (almeno 6 mesi) al fine di poter aumentare i suoi livelli nel cervello e reintegrare i PUFA delle membrane neuronali. Peet et al. hanno trovato risposte clinicamente significative con 1200/UI di vitamina E al giorno, con un effetto terapeutico mantenuto per i successivi 7-13 mesi dall’interruzione del trattamento. Un totale di 15 studi sono stati condotti utilizzando vitamina E (800-1600 UI/die) in pazienti schizofrenici con DT (111). In un lavoro il trattamento con vitamina E ha determinato il controllo di alcuni sintomi di DT ed il miglioramento psicopatologico: Adler et al. hanno verificato attraverso l’utilizzo della AIMS una differenza significativa nei punteggi finali medi in favore del gruppo trattato con vitamina E rispetto al placebo dalla decima settimana di trattamento e per le 26 settimane successive, dimostrando chiaramente che dosi giornaliere di 800-1600 UI sono efficaci se somministrate a pazienti giovani adulti entro 5 anni dall’insorgenza della DT. Un trattamento antiossidante aggiuntivo dovrebbe comprendere l’utilizzo combinato di un agente idrofobico quale la vitamina E, per proteggere le membrane, e di un agente idrofilico come la vitamina C (1000 mg/die) al fine di ottenere una protezione intracellulare. Inoltre considerata la diminuita capacità di riparazione da parte del DNA in pazienti schizofrenici, si otterrebbe una normalizzazione di tale capacità dopo trattamento con vitamina C ed E.
Il beneficio degli antiossidanti può essere ottimizzato attraverso l’uso aggiuntivo di EFA. Gli EFA utilizzati nel trattamento della DT si sono dimostrati di limitato valore . Comunque se i ridotti livelli di EFA nelle membrane sono di qualche significato eziologico, ogni procedura designata a correggere tale anormalità dovrebbe essere di beneficio terapeutico. Così Christensen e Christensen hanno investigato la correlazione tra la prognosi della schizofrenia della WHO e le caratteristiche dietetiche nazionali relativamente al consumo di grassi. Essi hanno trovato che i paesi con migliori risultati clinici della schizofrenia erano quelli nei quali la dieta nazionale presentava una più alta razione di grasso di pesce e di tipo vegetale. In un altro studio che includeva un’analisi dietetica giornaliera per un gruppo di 20 pazienti schizofrenici ospedalizzati è stato osservato che c’era una relazione significativa tra il consumo di acidi grassi n-3 e la gravità della sintomatologia schizofrenica o della DT. Essenzialmente i pazienti che consumavano usualmente maggiori quantità di acidi grassi del tipo n-3 presentavano sintomi meno gravi; inoltre tale trattamento era associato con un aumento significativo nella quantità di acidi grassi n-3 nelle membrane dei globuli rossi ed una significativa diminuzione della quantità degli acidi grassi n-6. Il miglioramento dei sintomi schizofrenici era significativamente associato con l’incremento di acidi grassi n-3 globulare, nel senso che i pazienti con il maggiore aumento di tali acidi grassi presentavano il più elevato miglioramento clinico, mentre il miglioramento della DT era relazionato ai cambiamenti nel contenuto di acidi grassi n-6, nel senso di una maggiore diminuzione dei movimenti discinetici corrispondente alla più alta diminuzione degli acidi grassi n-6.
Il trattamento con EPA o EPA e DHA in studi clinici condotti in doppio cieco e confrontati con placebo è risultato più efficace del trattamento con omega6-EPUFA nel ridurre i punteggi della Positive And Negative Schizophrenic Symptoms (PANSS) e SAPS/SANS in pazienti schizofrenici cronici trattati con neurolettici. Questi trattamenti supplementari incrementavano i livelli di EPUFA nelle membrane dei globuli rossi e determinavano un miglioramento psicopatologico, particolarmente dei sintomi negativi; risultato importante se si considerano gli studi precedenti che hanno evidenziato livelli di DHA più bassi nei pazienti con prevalente sintomatologia negativa. Trials clinici condotti su pazienti drug-free con recente esordio psicotico hanno mostrato che il trattamento con 2 g di EPA comparato con 1 e 4 g/die per 12 settimane era più efficace nel migliorare i risultati alla PANSS, con un 40% di pazienti che non necessitavano di farmaci al termine dello studio. Un lavoro più recente in aperto condotto da Peet et al. sull’efficacia degli acidi grassi n-3 nel trattamento della schizofrenia ha condotto a due studi pilota in doppio cieco. Il primo condotto su 45 pazienti mantenuti a dosi stabili di neurolettici e trattati con EPA (2 g) o DHA (2 g) o placebo per 3 mesi ha evidenziato un miglioramento statisticamente significativo dei punteggi della PANSS totale e della sottoscala per i sintomi positivi per il gruppo trattato con EPA. Il secondo che prevedeva il trattamento con EPA (2 g) o placebo per tre mesi senza nessuna terapia neurolettica in atto in un gruppo di 26 pazienti ha mostrato pure la riduzione dei sintomi psicotici positivi e negativi nel gruppo trattato con EPA, con 8 dei 14 soggetti sottoposti a trattamento attivo e tutti i componenti del gruppo trattato con placebo che a fine studio hanno richiesto l’introduzione di farmaci antipsicotici.
Se gli agenti antiossidanti possono concorrere a bloccare il danno mediato dai radicali liberi, il trattamento con EPUFA potrebbe restaurare la struttura cellulare, per cui l’utilizzo di una terapia combinata composta di antiossidanti ed EFA, insieme ai consigli accurati sui fattori dietetici e sullo stile di vita capaci di ridurre il tono ossidativo e fornire una più bilanciata composizione di acidi grassi essenziali, potrebbe influenzare la prognosi della schizofrenia.
Le nuove frontiere delle ricerca dovranno prendere in considerazione l’aggiunta di omega-3 e di altre sostanze anti-ossidanti nella dieta anche per il trattamento dei disturbi dell’umore. È stato ipotizzato che gli acidi grassi omega-3 abbiano proprietà stabilizzanti dell’umore con un meccanismo simile a quello del litio e dell’acido valproico modificando le vie di trasduzione del segnale neuronale. Nella loro azione sui disturbi bipolari, gli omega-3 somigliano molto alla lamotrigina, cioè sembrano avere proprietà stabilizzanti ed antidepressive. I meccanismi d’azione possono essere vari, ma non è tuttora chiaro se si tratti di un effetto farmacologico specifico o di un compenso di deficit alimentari. Il razionale per il loro utilizzo come stabilizzanti prende spunto dal modello della soppressione dei meccanismi di trasduzione del segnale neuronale. Studi biochimici hanno rivelato che una somministrazione orale di alte dosi di omega-3 porta alla loro incorporazione nelle membrane. Gli omega-3 occupano più spazio rispetto agli acidi grassi con minor numero di doppi legami e questo ingombro sterico può produrre alterazioni strutturali di macromolecole adiacenti. Un altro meccanismo proposto è quello di calcio-antagonista, mediante blocco dei canali L per il calcio. Studi su questo effetto ci derivano dalla letteratura cardiologica. Estrapolando i dati sul meccanismo cardiaco al SNC, si può supporre un’aumentata attività della fosfolipasi nel cervello durante le fasi maniacali, con aumentato rilascio di acidi grassi come secondi messaggeri, che innesca una cascata di eventi culminante con la liberazione di calcio dai depositi cellulari e la conseguente attivazione di proteine chinasi, che attivano a loro volta vari enzimi, fra i quali quelli deputati alla trascrizione genica. Il blocco da parte degli omega-3 dei canali del calcio potrebbe ridurre un processo di trasduzione del segnale iperattivato (antikindling?). Studi in vitro hanno dimostrato che sia DHA che EPA inibiscono l’attività della proteina chinasi C fosfotransferasi (bersaglio del litio e dell’acido valproico). L’aumento della concentrazione di omega-3 nelle membrane sembra sopprimere le vie di trasduzione del segnale associate alla produzione di inositolo-3-fosfato, che è il secondo messaggero associato a numerosi sistemi neurotrasmettitoriali, come quello serotoninergico (recettore 5HT2). Infine gli omega-3 inibiscono la produzione di citochine pro-infiammatorie. L’assunzione concomitante di vitamine antiossidanti (vitamine C ed E) ottimizzerebbe l’effetto degli omega-3, prevenendone l’ossidazione. Uno studio clinico di 4 mesi in doppio cieco ha paragonato in 30 pazienti con disturbo bipolare l’efficacia degli omega-3 nei confronti di un placebo (olio di oliva) in aggiunta alle terapie usuali. Il gruppo di pazienti trattato con omega-3 ha avuto un periodo di remissione significativamente più lungo rispetto al gruppo placebo . La terapia integrata è stata studiata, in via preliminare, anche per i disturbi dell’umore unipolari, in pazienti che presentavano ricadute depressive nonostante il trattamento antidepressivo di mantenimento. Uno studio in doppio cieco con l’aggiunta di omega-3 o placebo al trattamento convenzionale ha mostrato risultati significativamente superiori nel gruppo trattato con omega-3 in sole tre settimane.
Anche la melatonina sembra avere attività di scavenger nei confronti dei radicali idrossilici oltre alle note proprietà di regolazione della funzione gonadica e dei ritmi biologici. Questo dato suggerisce che la melatonina potrebbe interferire con i processi neurodegenerativi che coinvolgono la formazione di radicali liberi e il rilascio di amminoacidi eccitatori .
Conclusioni
I dati empirici sul rapporto fra processi ossidativi e anomalie di membrana così come i tentativi di trattamento con acidi grassi e agenti antiossidanti nei disturbi psichiatrici derivano da una serie di studi condotti nel corso delle ultime due decadi. Alterazioni della composizione di membrana e dell’attività degli enzimi antiossidanti in alcuni disturbi mentali sono stati evidenziati in vari studi, anche se è opportuno tenere in considerazione la serie di problemi metodologici legati ad un eccesso di variabili (ad esempio il fumo, lo stress, il consumo di alcool, il tipo di dieta, ecc.), che possono correlarsi con il danno ossidativo e, più in generale, con l’equilibrio di membrana. Le anomalie nel metabolismo degli acidi grassi non sono specifiche della schizofrenia e dei disturbi dell’umore (più estesamente studiati), ma sono stati riportati anche per l’alcolismo, disturbi del movimento, retinite pigmentosa, malattie degenerative del sistema nervoso centrale.
Dal momento che AA e DHA sono costituenti importanti nello sviluppo e nella funzione del cervello, per il loro ruolo primario nei meccanismi di trasduzione del segnale a livello della membrana, alterazioni di tali EPUFA potrebbero spiegare il vasto spettro di anomalie strutturali e comportamentali, correlate alle alterate funzioni multitrasmettitoriali e alla complessa psicopatologia. La deplezione degli EPUFA di membrana, mediata da meccanismi di perossidazione, potrebbe essere prevenuta con l’impiego di antiossidanti (ad es. vitamina E e C), mentre i livelli degli EPUFA di membrana potrebbero essere ripristinati attraverso una opportuna integrazione dietetica.
Studi preliminari sul trattamento integrato a base di farmaci convenzionali e vitamina E, EPA e DHA, attuato in fase precoce nel decorso del disturbo, indicano la possibilità di prevenire il danno ossidativo di membrana e ristrutturare la sua funzionalità, migliorando l’outcome dei disturbi psicotici e dell’umore.

 

Questo studio è estremamente interessante, purtroppo misconosciuto dalla maggior parte della classe medica che continua a far uso di neurolettici nelle patologie psichiatriche e si dimentica completamente degli Omega-3 DHA

 

Link to comment

VIT D E SISTEMA IMMUNITARIO

 

È interessante quanto ho trovato, lo riporto in sintesi:

 

<< La vitamina D è cruciale per l’attivazione del nostro sistema immunitario: senza di essa, le cellule T non sono in grado di reagire e combattere le infezioni più gravi che minacciano l’organismo. E’ quanto hanno scoperto alcuni ricercatori dell’Università di Copenhagen, in Danimarca. La maggior parte della vitamina D è prodotta naturalmente dall’esposizione della pelle al sole. È contenuta anche nell’olio di pesce, nelle uova di pesci grassi come salmone, aringhe e sgombro, o può essere assunta consumando integratori dietetici. Non esistono studi definitivi per stabilire il dosaggio ottimale di vitamina D, anche se le attuali linee guida raccomandano di assumere una dose giornaliera compresa tra 25 e 50 microgrammi al giorno. Si stima inoltre che gran parte della popolazione abbia una bassa concentrazione sanguigna di questo importante elemento. Secondo il modello immunologico attuale, per poter proteggere il corpo dalla minaccia di virus e batteri le cellule T del sistema immunitario devono in primo luogo essere esposte a tracce dell’agente patogeno. Ciò avviene quando queste vengono “presentate” da altre cellule immunitarie dell’organismo, i macrofagi. Le cellule T si possono cosi legare al frammento e dividersi continuamente dando luogo a centinaia di copie identiche, tutte specializzate nel riconoscere e nel distruggere lo stesso agente esterno. “Quando una cellula T è esposta a un agente patogeno, espone un dispositivo di segnalazione noto come recettore per la vitamina 😧 ciò significa che la cellula T deve avere a disposizione la vitamina D, o l’attivazione cesserà. Se le cellule T non riescono a trovare sufficiente vitamina D nel sangue, non inizieranno mai ad attivarsi.” Nel corso della ricerca, i cui risultati sono apparsi sull’ultimo numero della rivista Nature Immunology, i ricercatori sono riusciti anche a tracciare la sequenza biochimica di trasformazione di una cellula T da inattiva ad attiva: ciò apre la strada alla possibilità di intervenire in diversi punti di tale cammino per modulare la risposta immunitaria. L’elemento cruciale scoperto in questo caso è che le cellule T inattive, o “naïve”, non contengono né un recettore per la vitamina D né una specifica molecola (la PLC-gamma1) che la renderebbe in grado di dare una risposta antigenica specifica. I risultati, secondo i ricercatori, potrebbero rivelarsi preziosi in tutti gli studi che riguardano il sistema immunitario, dalla messa a punto di nuovi vaccini o di nuovi immunosoppressori per i trapiantati fino alla lotta alle malattie infettive e alle epidemie globali. (fc) >>

 

La ricerca segnalata dal nostro interlocutore, comparsa nell’aprile scorso su Nature Immunology (1), è sicuramente di grande interesse perché chiama in causa il ruolo della vitamina D nel regolare i processi immunitari e quindi la difesa contro le infezioni e la modulazione dell’infiammazione. Il ruolo anti-infiammatorio della vitamina D è già stato documentato in realtà in diverse malattie, come la sclerosi multipla, l’artrite reumatoide, il diabete mellito, il lupus eritematodes , la psoriasi e il cancro della prostata. Nella fibrosi cistica gli studi sulla vitamina D si sono finora concentrati soprattutto sul ruolo di questa vitamina nel prevenire e nel curare l’osteoporosi, anche se il tema dell’infiammazione in questa malattia è cruciale alla sua evoluzione. Solo recentemente è stato dimostrato che l’aspergillosi broncopolmonare allergica (ABPA), tipica complicanza infiammatoria polmonare nella FC, legata ad una speciale ipersensibilità al fungo Aspergillus fumigatus , è correlata con bassi livelli di vitamina D nel sangue dei pazienti (2). In questo studio si è anche visto, con esperimenti in vitro, che l’aggiunta di vitamina D alle cellule T oggetto di studio riduce la risposta infiammatoria all’Aspergillus fumigatus, tanto da raccomandare trial clinici con vitamina D per prevenire l’ABPA nei pazienti FC. Nella fibrosi cistica è abitualmente raccomandata una supplementazione con vit. D. Infatti, in questa malattia vi è abituale carenza di vitamina D, dimostrata dai bassi o bassissimi livelli nel siero di 25-idrossivitamina D (25-OHD), che è la forma attiva della vitamina D nell’organismo. Si ritiene che i livelli utili di 25-OHD nel siero dovrebbero essere compresi tra 30 e 60 nanogrammi (ng)per ml. Un’ottima rassegna della letteratura su questo problema è stata pubblicata lo scorso anno (3). Le cause della carenza vitaminica in FC sono molteplici. In primis, lo scarso assorbimento intestinale della vit. D che assumiamo con i cibi, a causa dell’insufficienza pancreatica: la vit.D infatti è una vitamina liposolubile (come E, A e K) e in assenza o quasi di digestione dei grassi non può essere assorbita. Ma anche pazienti FC senza insufficienza pancreatica e pazienti regolarmente trattati con enzimi pancreatici non raggiungono in genere livelli sierici sufficienti di 25-OHD. Si chiamano in causa altri fattori: lo scarso contenuto di grasso dell’organismo dei malati (soprattutto quello sottocutaneo), abituale deposito di riserva della vit. D, il ridotto legame della vitamina alla specifica proteina che lo lega e lo trasporta ai siti di utilizzo, la ridotta idrossilazione della vitamina, necessaria per trasformarla nella sua forma attiva 25-OHD, ma anche la probabile scarsa esposizione alla luce solare. A proposito di quest’ultimo fattore, ricordiamo che in condizioni normali l’esposizione alla luce solare rappresenta la condizione che assicura il 90% del fabbisogno di vit. D dell’organismo: infatti l’energia solare nella sua componente ultravioletta favorisce la sintesi naturale della vitamina, che nella bella stagione si accumula come riserva nel tessuto grasso per essere poi disponibile nelle stagioni fredde. E’ possibile che, per varie ragioni, il malato FC si esponga poco alla luce solare. Il deficit di vit. D provoca secondariamente un eccesso di produzione di ormone paratiroideo nelle ghiandole paratiroidi, con conseguente mobilizzazione dei minerali dello scheletro e impoverimento della matrice ossea (osteomalacia e osteoporosi). E’ vero che non abbiamo ancora sicuri criteri sul dosaggio di vitamina D da assumere per raggiungere nel siero livelli sufficienti di 25-OHD. Sulla base delle informazioni ricavate dagli studi finora condotti, un gruppo di ricercatori di Chapel Hill dell’Università di North Carlina (3) ha recentemente suggerito un interessante algoritmo per trattare la carenza di vitamina D nei pazienti FC, che di seguito riassumiamo. Controllare annualmente il livello sierico di 25-OHD. Se risulta superiore a 30 ng/ml continuare la supplementazione standard abituale (in genere 800 UI per giorno). Se è inferiore a 30 ng/ml si somministri una dose media di 12.000 UI una volta per settimana nei soggetti di età inferiore a 5 anni e di 50.000 UI per settimana nei pazienti oltre i 5 anni, per 12 settimane. Ricontrollare i livelli di 25-OHD e, se maggiori di 30 ng/ml , continuare con la dose media aggiustandola per mantenere 25-OHD sotto gli 80 ng/ml, livello di sicurezza per evitare eventuali tossicità della vitamina. Se al ri-controllo i livelli di 25-OHD sono inferiori a 30 ng/ml si passi alla dose alta, con 12.000 UI sotto i 5 anni e 50.000 UI sopra i 5 anni 2 volte la settimana. Nuovo controllo: se 25-OHD maggiore di 30 ng/ml continuare con dose alta aggiustandola per mantenere i livelli di sicurezza (sotto 80 ng/ml); se inferiore a 30 ng, considerare l’intervento controllato con fototerapia (raggi UV di particolare lunghezza d’onda). E’ preferibile somministrare vitamina D3 (colicalciferolo, di origine animale) rispetto alla vitamina D2 (ergo calciferolo, di origine vegetale): infatti , un recente studio ha dimostrato la più elevata efficacia di vit. D3 (4). Questo protocollo, che appare peraltro ragionevole, non è ancora entrato nelle linee guida ufficiali e merita certamente di essere verificato e validato con adeguati studi clinici.

 

 

1. Von Essen MR, et al. Vitamin D controls T cell antigen receptor signaling and activation of human T cells. Nat Immunol. 2010;11:344-9.

2. Kreindler JL, et al. Vitamin D3 attenuates Th2 responses to Aspergillus fumigatus by CD4+ T cells from cystic fibrosis patients with allergic bronchopulmonary aspergillosis. J Clin Invest.2010;120:3242-3254.

3. Hall WB,et al. Vitamin D deficiency in cystic fibrosis. Int J Endocrinol. 2010; Article ID 218691. Epub 2010 Jan 28.

4. Khazai NB, et al. Treatment and prevention of vitamin D insufficiency in cystic fibrosis patients: comparative efficacy of ergocalciferol, cholecalciferol, and UV light.

 

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VIT D ED ALTRE FORME CHE POSSONO INGANNARE.

 

Contrariamente a quello che si pensa le Vit D non sono due (colecalciferolo ed ergo calciferolo) ma addirittura 5, quelle che si formano da una molecola di colesterolo sotto l’azione dei raggi ultravioletti. Vi ho appena illustrato come anche una minima differenza nella struttura della molecola può renderla inattiva da un punto di vista terapeutico. Ebbene da una molecola di colesterolo si forma prima il 7-diidrocolesterolo (Vit D1), nella pelle, nei vegetali mancando il colesterolo il tragitto è diverso, ma da questa successivamente si possono formare le due molecole attive: ERGOCALCIFEROLO ed il COLECALCIFEROLO (nella pelle sotto l’azione degli UVB o raggi ultravioletti a media catena). Però nella pelle oltre alla molecola attiva di COLECALCIFEROLO (è due volte più attiva dell’ERGOCALCIFEROLO) si possono formare due molecole inattive, appunto la D4 e la D5 che abbiamo nominato. La D4 è il LUMISTEROLO che ha una struttura molto simile a quella del colesterolo originale e la D5 o TACHISTEROLO che ha una struttura quasi identica a quella del COLECALCIFEROLO.  Ora qui sorge un problema, mentre il COLECALCIFEROLO è estremamente attivo il TACHISTEROLO è completamente inattivo.  La percentuale delle due molecole che si forma nella pelle può essere variabile e può dipendere da molti fattori (altre sostanze che sono presenti nella pelle o nei grassi da cui la Vit D viene estratta) . Ora si da il caso che con l’estrazione vengano estratte entrambe, per cui nella fiala finisce sia la molecola attiva che la molecola inattiva. La Vit D non è di sintesi, ed ha una disposizione trans della catena laterale, se fosse piatta sarebbe totalmente inattiva. La Vit D viene estratta dalla lanolina della pecora o da pellicole di colesterolo steso su piastra dopo che questo è stato esposto agli UVB. Gli UVA e gli UVC non la producono, per cui bisogna selezionare bene il tipo di ultravioletti.

Colecalciferolo:

Colecalciferolo by Claudio Sauro, su Flickr

Tachisterolo:

Tachisterolo by Claudio Sauro, su Flickr

Ora abbiamo detto, e potete vederlo, che le due molecole sono molto simili, quella attiva e quella inattiva, ma quello che è più grave è che è difficile fare una distinzione anche con gli esami cromatografici. E benché vi dicano: “l test utilizza il principio dell'immunocromatografia, un immunodosaggio a "sandwich" su una membrana. Il test impiega una coppia "esclusiva" di anticorpi monoclonali anti - 25-OH, uno coniugato con oro colloidale ed un altro immobilizzato sulla fase solida. Questo selezionerà selettivamente la vitamina D con un alto grado di sensibilità e specificità.”) In realtà ci possono essere dei margini di errore, perchè quella che si dosa è la forma intermedia o 25-OH- COLECALCIFEROLO  e nella forma intermedia vengono trasformate sia il COLECALCIFEROLO che il TACHISTEROLO, però in realtà anche qui si formano due molecole (intermedie) che non sono identiche per una disposizione diversa dei gruppi atomici OH e CH2 a livello del primo anello benzolico. Di queste molecole una è attiva ed una è inattiva.  Questa diversa disposizione atomica non viene avvertita dall’immunocromatografia ma può essere avvertito dall’ immunodosaggio a "sandwich" su  membrana quasi al 100%. Per cui l’esame se fatto bene e soprattutto completo può rivelare effettivamente se la forma è attiva o inattiva con dei margini di errore molto modesti. Questo è estremamente importante, perché altrimenti rischieremmo di trovarci delle fiale contenenti prevalentemente TACHISTEROLO, cioè la forma inattiva della molecola.

 

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VIT D EFFETTI ANTICANCATORE DEI COMPOSTI DELLA VITAMINA D

 

Mentre i cambiamenti biochimici associati agli effetti antitumorali del trattamento con vitamina D delle cellule sono stati ampiamente studiati nel carcinoma prostatico e in altre linee cellulari tumorali, i meccanismi dettagliati alla base dell'inibizione della sopravvivenza e della proliferazione delle cellule tumorali rimangono scarsamente compresi. Il calcitriolo (1,25-diidrossicolecalciferolo) è il composto più attentamente studiato in vitro e in vivo . Il calcitriolo inibisce la crescita tumorale in associazione con i seguenti effetti biochimici:

  • Arresto del ciclo cellulare con aumento del numero di cellule in G0 / G1 e modulazione degli inibitori della chinasi ciclina-dipendente (CDK), come p21 e p27; 6 , 7 , 8 , 9

  • Induzione dell'apoptosi con scissione della poli (ADP-ribosio) polimerasi (PARP), legame con annessina e aumento del rapporto bax / bcl-2; 8 , 9 , 10 , 11 , 12 , 13

  • Soppressione delle molecole di segnalazione "pro-proliferative" come la protein chinasi fosogenilata attivata dal mitogeno (P-MAPK) (chinasi extracellulare regolata dal segnale [ERK] 1/2), il fosforilato-AKT (P-AKT), AKT e MAPK / ERK chinasi (MEKK) -1; 10

  • Induzione della scissione MAPK / ERK chinasi (MEK) dipendente dalla caspasi; 14 , 15

  • Induzione dell'omologo p53 p73; 15

  • Inibizione dell'angiogenesi; 16 , 17

  • Inibizione della motilità e invasione; 18 , 19

  • Induzione della differenziazione; 5 , 20 , 21

  • Modulazione dell'espressione dei fattori di crescita associati al tumore. 22 , 23 , 24

Ognuno di questi meccanismi di inibizione del tumore è stato descritto per verificarsi in prostro e altri modelli di cancro in vitro e in vivo . Inoltre, prove considerevoli supportano il ruolo della segnalazione di vitamina D nella funzione immunitaria e nell'infiammazione. La disregolazione immunitaria e l'infiammazione sono sempre più riconosciute come obiettivi vitali nella terapia e nella prevenzione del cancro.

 

SOMMARIO

 

Esistono dati considerevoli che indicano l'importanza della segnalazione di vitamina D nel carcinoma della prostata. La segnalazione di vitamina D è un bersaglio plausibile per il trattamento di tumori accertati, sia come agenti della vitamina D da soli sia come agenti combinati con altri agenti antineoplastici. Saranno necessari studi accurati sulla supplementazione di vitamina D per determinare se queste osservazioni biologiche possono essere tradotte in strategie di prevenzione. Sfortunatamente, ci sono informazioni limitate sul ruolo dei composti della vitamina D nel trattamento del cancro alla prostata. Due approcci potrebbero essere impiegati per perfezionare gli studi clinici sulla vitamina D nel carcinoma della prostata:(1) studi che stabiliscono biomarcatori affidabili della risposta alla vitamina D consentirebbero la selezione di pazienti con una maggiore probabilità di risposta e (2) sono necessari studi clinici ben progettati per dosi biologicamente appropriate di composti della vitamina D. I dati esistenti supportano fortemente lo sviluppo continuo di questi approcci.

 

 

IO sto con il mio, poi tu stai con chi vuoi.

 

Urca, l'azione dimagrante l'avevo già segnalata:

 

 

 

I CINQUE MOTIVI DI PREDISPOSIZIONE ALLA CARENZA DI VIT D SECONDO IL DOTT  HOLICK:

      

       1) Pelle scura. Come ha spiegato il Dr. Holick, il pigmento della pelle agisce come un filtro naturale. Più pigmento si ha, più tempo è necessario stare sotto il sole per produrre quantità giusta di vitamina D. Gli afro-americani sono più a rischio di carenza di vitamina D e hanno bisogno fino a 10 volte di più di esporsi al sole per produrre la stessa quantità di vitamina D rispetto ad una persona dalla pelle bianca.

       2) pazienti anziani e dallo studio è emerso quelli che avevano bassi livelli di vitamina D erano 11 volte più inclini a essere depressi rispetto a quelli che prendevano integratori di vitamina D.

       3) Hai più di 50 anni. Si stima che oltre il 95% degli anziani può essere carente di vitamina D, non solo perché tendono a passare un sacco di tempo in ambienti chiusi, ma anche perché ne producono meno quando si espongono al sole (una persona di età superiore ai 70 produce circa il 30% in meno di vitamina D di una persona più giovane con la stessa esposizione al sole).

       4) Sei sovrappeso. La vitamina D è una vitamina liposolubile simile ad un ormone, per cui il grasso corporeo agisce come un “pozzo” che attira tutta la vitamina D in circolo. Se sei in sovrappeso o obeso, è quindi molto probabile che avrai bisogno di più vitamina D rispetto a una persona magra – e lo stesso vale per le persone con elevati pesi corporei a causa della massa muscolare.

       5)Hai problemi intestinali. La vitamina D è una vitamina liposolubile, il che significa che se si ha una disfunzione gastrointestinale probabilmente non sarai in grado di assorbire bene i grassi, con un conseguente minore assorbimento di vitamine liposolubili come la vitamina D. I disturbi gastrointestinali che danneggiano l’assorbimento dei grassi in particolare sono la gastrite cronica, il morbo di Crohn, celiachia, chi è sensibile al glutine e chi ha l’intestino infiammato.

              Ed i tre sintomi che possono essere indice di carenza effettiva:

        1)  Ti senti spesso stanco, debole e depresso. La serotonina, l’ormone associato con umore     positivo, aumenta con l’esposizione alla luce e regredisce quando l’esposizione al sole diminuisce. Nel 2006, gli scienziati hanno valutato gli effetti della vitamina D sulla salute mentale di 80 pazienti metà giovani e metà anziani ed hanno evidenziato che con la carenza le prestazioni mentali calano e soprattutto cala la possibilità di elaborare e di concentrarsi. Nell’anziano inoltre la grave carenza predispone ad una demenza precoce.

        2)Hai dolori alle ossa. Secondo il Dr. Holick, coloro che vanno dal medico per dolori alle ossa e affati   came nto finiscono per essere diagnosticati come avere la fibromialgia o la sindrome da stanchezza cronica. “Molti di questi sintomi sono classici segni di deficit di vitamina D osteomalacia, che è diversa dalla carenza di vitamina D che causa l’osteoporosi negli adulti”, dice. “Quello che sta succedendo è che la carenza di vitamina D provoca un difetto nel mettere il calcio nella matrice di collagene nel vostro scheletro. Di conseguenza hai i dolori alle ossa.“

        3) Ti suda la testa. Secondo il Dr. Holick, uno dei primi, classici segni di carenza di vitamina D è una testa sudata. Infatti i medici chiedevano alle nuove madri se i loro neonati avessero la testa seduta per questo motivo. Una sudorazione eccessiva nei neonati a causa di irritabilità neuromuscolare è ancora descritto come un comune sintomo precoce di carenza di vitamina D.(Questo è estremamente interessante perché non lo sapevo)

Punto. Se si hanno questi sintomi è estremamente utile fare un dosaggio ematico della Vit. D

Patologie e sintomi di carenza secondo il sottoscritto:

  • Osteoporosi (è indice di una carenza pregressa e forse anche attuale)

  • Rachitismo nel bambino (può essere indice di una carenza pregressa ed attuale)

  • Problemi dentali (mancanza o sottigliezza dello smalto dentale, carie diffuse, mancanza di denti parziale o completa) : è sempre indice di una carenza cronica pregressa

  • Disturbi del sistema immunitario con facilità alle infezioni: essendo la Vit D uno dei pilastri del sistema immunitario, una sua carenza determina una maggior facilità alle malattie infettive di ogni genere ma soprattutto respiratorie); i bambini con bronchiti croniche sono quasi sempre rachitici.

  • Problemi cardio-vascolari e aterosclerosi: sono indice di una carenza cronica che si è protratta fin dall’infanzia

  • Patologie allergiche: possono essere indice di una carenza cronica spesso protratta nel tempo

  • Diabete tipo 1 o insulinodipendente: è quasi sempre (80%) è spesso indice di una carenza che si è protratta fin dall’infanzia.

  • Diabete tipo 2: è spesso indice di una carenza cronica di Vit D e di Zinco e Cromo

Si potrebbe aggiungere forse ripetendo alcuni punti:

 

 

  • sull'osso, è indispensabile per la calcificazione dell'osso e per prevenire il rachitismo nel bambino.

  • un azione antiepilettica per un aumento o normalizzazione della respirazione neuronale. Infatti, uno dei principali meccanismi che si invocano per i focolai epilettogeni, è che questi siano poco irrorati ed ossigenati, ed esplichino pertanto una risposta anomala, eccessiva, di stimolo della risposta neuronale che si propaga rapidamente a tutto il SNC.

  • una spiccata azione preventiva del diabete sia di tipo I che di tipo II

  • E' alla base (insieme allo Zinco) del sistema immunitario con un meccanismo complesso.

  • aiuta a perdere peso, soprattutto addominale, in quanto stimola la LEPTINA, un particolare ormone che favorisce la mobilitazione del grasso corporeo (si è visto che questa azione sul grasso si esercita anche sul fegato, in quanto riduce la steatosi epatica

  • si è dimostrata eccezionale (ad alte dosi) anche per curare la Cirrosi Epatica, forse per i suoi processi antinfiammatori ed anti steatosici.

  • un azione protettiva dello stomaco per un aumento della mucina gastrica

  • un azione regolante la flora intestinale, in quanto se aumenta la mucina gastrica favorisce una flora probiotica intestinale. Questa azione diventa massima se si assumono nel contempo dei Sali di Magnesio, che favoriscono il proliferare del Bifidobacterium Bifidum, (il più importante battere della flora probiotica), ed il Magnesio distrugge i batteri dannosi Clostridium, Perfrigens e Coli.

  • un azione antinfiammatoria perchè regola i canali ionici e inibisce la produzione di catelcidine proinfiammatorie secrete soprattutto dal tessuto adiposo.

  • un azione sui recettori G di membrana e quindi permette la comunicazione cellulare (ed impedisce che le cellule degenerino in cellule neoplastiche)

  • un azione antitumorale diretta, perchè anti-angiogenetica (impedisce che si formi il circolo capillare del tumore)

  • un azione antibatterica, antivirale ed antifungina tramite le catelicidine

  • un azione attivante il ciclo di Krebs mitocondriale (cioè attivante la respirazione cellulare)

  • un azione sullo zolfo che la rende utile per la prevenzione dell'artrosi

  • un azione antidepressiva per un incrementazione della produzione di Acetilcolina e di Serotonina

  • un azione positiva nella Demenza di Alzheimer, probabilmente legata ad un incrementazione della respirazione neuronale

  • Un azione dimagrante, soprattutto sul grasso addominale, per la stimolazione di un ormone, la Leptina.


 

 

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VIT D L IMPORTANZA DELLA VITAMINA D NEL PREVENIRE E NEL CURARE L’ARTROSI

Finora abbiamo parlato di osteoporosi e carenza di Vit D senza fare nessun riferimento all’artrosi. Un recente studio del Dott. Francesco Pierluigi Billi ha messo in evidenza come vi sia una stretta relazione fra carenza di Vit D ed artrosi. Nonostante i due studi siano uno turco ed uno indiano sono parecchio significativi. Lo studio turco è stato condotto dai ricercatori dell’ Ankara Physical Medicine and Rehabilitation Training and Research Hospital. Dello studio indiano non riporta il nome, dice solo che questo è stato condotto l’anno scorso ed ha messo in evidenza come l’apporto di Vit D riduca il dolore legato alla Gonartrosi. Pare inoltre che concorrano a potenziare l’azione della Vit D anche la Vit A, la Vit E e la Vit K. Di queste ultime tre vitamine è più difficile trovare carenze gravi perché sono legate all’alimentazione mentre la Vit D non è neppure una vitamina ma un ormone, ed è legata all’esposizione al sole. Ampie ricerche della Columbia University hanno evidenziato che ci sono grosse carenze (inferiori a 10 ng/ml), perfino in Africa. Questo sarebbe legato al fatto che anche gli africani negli ultimi decenni hanno incominciato a coprirsi, inoltre necessitano di molto più tempo di esposizione al sole per sintetizzare Vit D3 (per la barriera di melanina presente sulla cute). Faccio inoltre presente che l’osteoartrosi è la malattia più diffusa nella specie umana, ed insorge inizialmente dopo il secondo decennio di vita. Gli animali non presentano un incidenza di artrosi come la nostra, fatta eccezione per alcuni animali domestici che vengono tenuti sempre in casa. Il perché non ci si sia mai posto il quesito del perché l’artrosi sia così diffusa ha dello strabiliante. Generalmente si tende ad accettarla come una cosa normale, ed essendo incurabile si fa sempre più riferimento a FANS (Antinfiammatori non Steroidei), e se non sufficienti ad alleviare il dolore si ricorre al Cortisone che peggiora ulteriormente la situazione. Chiaramente siamo proprio agli inizi degli studi, ma già questo che vi riporto è significativo.

ARTROSI E VITAMINA D

L’artrosi è la forma più comune di affezione reumatica. E’ caratterizzata dalla progressiva perdita delle cartilagini delle articolazioni ed è legata all’età, all’obesità, a precedenti traumi ed è più frequente nelle donne. Ricercatori dell’ Ankara Physical Medicine and Rehabilitation Training and Research Hospital hanno di recente pubblicato uno studio dove risulta evidente il legame tra i livelli di vitamina D3 e il rischio di sviluppare l’artrosi. Un adeguato apporto di vitamina D è necessario per un rinnovamento ottimale della cartilagine e precedenti ricerche epidemiologiche hanno mostrato che bassi livelli di vitamina D sono associati all’artrosi delle ginocchia (gonartrosi). Anche bassi livelli delle altre vitamine liposolubili (A, E, K) sono associati ad un maggiore rischio di artrosi. Per queste ragioni, i ricercatori turchi hanno deciso di approfondire ulteriormente il legame vitamina D/artrosi. Hanno reclutato 80 donne tra i 20 e i 45 anni di età che non presentavano dolori o problemi alle ginocchia. Le donne sono state divise in tre gruppi sulla base dei loro valori di vitamina 😧

<10 ng/mL

>10 ng/mL but < 20 ng/mL

>20 ng/mL

Poi è stato misurato lo spessore delle cartilagini delle ginocchia tramite un ecografo. Nel gruppo <10ng/mL la cartilagine era più sottile in tutti i punti misurati rispetto a quella degli altri gruppi di donne. Questa è quindi un’ulteriore conferma che bassi livelli di vitamina D possono essere associati ad un maggiore rischio di artrosi. Inoltre, uno studio indiano pubblicato lo scorso anno ha mostrato che l’integrazione di vitamina D è in grado di migliorare sensibilmente il dolore associato alla gonartrosi, confermando ancora una volta l’importanza della vitamina D nell’artrosi.

Francesco Perugini Billi©

Bibliografia

– Malas FU, Kara M, Aktekin L, Ersöz M, Ozçakar L. Does vitamin D affect femoral cartilage thickness? An ultrasonographic study. Clin Rheumatol. 2013.

http://www.dottorper...ibilli.it/integ... vitamina-d

 

Quindi da questo studio emerge che soni i bassi livelli di Vit D (inferiori a 10 ng/ml) che inducono una riduzione dello spessore cartilagineo. Ma le modalità attraverso la quale la Vit D agirebbe sulla cartilagine resta del tutto sconosciuta. E’ probabile che agisca sull’accrescimento interstiziale della cartilagine che è regolato da alcuni fattori fondamentali: bFGF, TGF-β, IGF-1, IGF-2. E’ molto probabile che la Vit D agisca su uno o più di questi fattori. Un altro punto cruciale che può determinare artrosi è un eccesso di Radicali Liberi. Questi causano infiammazione ed è proprio la cascata infiammatoria che va a ledere ed a consumare la cartilagine o perlomeno alcuni fattori della CASCATA INFIAMMATORIA vanno ad interferire con i fattori sovraesposti. Dal momento che la cartilagine si rigenera continuamente , l’interferenza con uno o più fattori determinanti la rigenerazione ne ostacola la produzione e lo sviluppo. Dal momento che la Vit D ostacola alla base la cascata infiammatoria attraverso le PROTEINE G DI MEMBRANA e lo SCAMBIO IONICO è abbastanza logico pensare che favorisca i fattori bFGF, TGF-β, IGF-1, IGF-2 che sono deputati alla rigenerazione cartilaginea. A differenza dei FANS e del CORTISONE che agiscono sui COX-1 e sui COX-2 che esprimono un processo di infiammazione già innescato, la Vit D agisce evitando che il processo si inneschi attraverso le proteine G di membrana, quelle deputate allo scambio ionico. Sulle proteine G di membrana che sono deputate anche alla comunicazione fra le cellule ho fatto un Post a parte, e dal momento che i fattori che entrano in gioco sono molti e molto complessi non intendo trattarli in questa sede.. Faccio presente che mentre per la calcificazione ossea si è determinato da grossi studi che necessitano 28,5 ng/ml di Vit D perché la matrice ossea si formi correttamente, per la cartilagine potrebbe essere diverso nel senso che la matrice cartilaginea potrebbe formarsi correttamente fino ad un determinata quantità ematica di Vit D3, ben superiore a 28,5. Questo lo deduco dal fatto che le PROTEINE G DI MEMBRANA sono tanto più stabili quanto più alto è il livello di Vit D, ma questo fino ad un determinato livello di questa vitamina che corrisponde a 70 ng/ml. Intendo dire che sopra il livello di 70 ng/ml di Vit D qualsiasi infiammazione viene spenta, mentre con livelli inferiori possono iniziare i processi infiammatori , e questi chiaramente comprometterebbero la formazione della cartilagine. Da tutto quanto riferito sopra se ne deduce che la specie umana, avendo un valore di Vit D molto basso (circa la metà di quello che dovrebbe essere per una corretta formazione dell’osso)ha pure una corticale ossea che è circa la metà di quella che dovrebbe essere con facilità di fratture anche per traumi modesti, ma soprattutto, oltre alla frequenza di osteoporosi, l’artrosi è ubiquitaria in tutta la specie umana e praticamente non esiste individuo che non abbia qualche processo artrosico in atto.

 

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VIT D LA VITAMINA D STIMOLA IL CICLO DI KREBS

Un'altra azione che stò evidenziando relativamente alla Vit D è che questa deve stimolare necessariamente il Ciclo di Krebs, cioè il ciclo che utilizza l’ossigeno per degradare o sintetizzare glucosio, proteine e grassi. Che stimoli sicuramente tale ciclo emerge dal fatto che pazienti che prima necessitavano di ossigeno dopo l’assunzione di Vit D3, in modo che il valore arrivi almeno a 70 ng/ml non sentono più il bisogno di utilizzare ossigeno in surplus ed abbandonano la bombola di erogazione senza difficoltà. Questo ormai mi è capitato più volte in pazienti che soffrono di Insufficienza Respiratoria Cronica per Enfisema Polmonare o per BPCO. Non solo, ma alla misurazione di ossigeno al dito con il SATURIMETRO, l’ossigeno passa da un valore di 89-90 SpO2%(o anche meno) ad un livello di 97 SpO2% cioè ad un valore del tutto normale. Mi sono capitati anche casi di pazienti con BPCO che sono passati da un livello di 85 Spo2% ad un livello di 98 Spo2 %. Il 05/06/2017 è uscito un articolo sul giornale Arena di un anziano guarito con alte dosi di Vit D3 (in circa due mesi di assunzione) nel quale l’oncologo incredulo ha chiesto se avesse bevuto l’acqua santa di Lourdes. Il paziente aveva un grosso tumore polmonare e viaggiava ormai con 4-5 litri di ossigeno al minuto. Mandato a casa dall’Oncologia visto che non c’era più nulla da fare, suo figlio è stato da me con la cartella clinica. Gli ho detto “penso che ormai non ci sia più nulla da fare, comunque proviamo con alte dosi di Vit D3, al massimo male non gli fa”. Tornato a casa anche se incredulo, il figlio ha cominciato a somministrare al padre alte dosi di Vit D3 (300.000 UI/settimana) ed il padre in circa tre settimane non solo ha abbandonato la bombola di ossigeno, ma si è rimesso ad andare in bicicletta. Tornato appunto dall’oncologo dopo circa 2 mesi, questo vedendolo in buona salute gli ha chiesto se avesse bevuto l’Acqua Santa di Lourdes. Poi ha saputo che aveva preso solo Vit D3, così ha cominciato a prescriverla anche lui. . A che punto agisca la Vit D nel Ciclo di Krebs è difficile dirlo dal momento che entrano in gioco talmente tanti fattori. Ma comunque è un aspetto sicuramente da studiare anche se finora non è mai stato fatto. Posso dire che è una mia scoperta fatta quasi casualmente. Tre mesi fa ho dato della vitamina D ad un paziente che aveva un Insufficienza Respiratoria e viaggiava con la bombola di ossigeno. Tornato a visitarlo dopo 15 giorni ho visto la bombola di ossigeno da una parte e lui che respirava normalmente. Sono rimasto allibito. Da allora ho cominciato a far assumere la Vit D a tutti i pazienti con insufficienza respiratoria ed ho notato in tutti un incredibile miglioramento. Tutti sono passati da una saturazione di ossigeno insufficiente a livelli di ossigeno praticamente normali, e questo sempre in 20 massimo 30 giorni. La cosa penso abbia una rilevanza notevole dl momento che viene completamente ignorata dai testi che trattano la Vit D. Si elencano 100 altre proprietà, ma non questa che penso abbia una rilevanza notevole, anzi penso abbia la valenza di una bomba. Nelle forme tumorali, poiché il ciclo della respirazione è diverso, glicolisi anaerobica e mancanza del Ciclo di Krebs, chiaramente questo meccanismo non può funzionare. Se nelle forme tumorali esiste ancora qualche “traccia” del Ciclo di Krebs è probabile che attivandolo, o la cellula torna normale, o va in apoptosi, ciè viene distrutta, perché non può tollerare una respirazione diciamo “normale. La cellula tumorale deve necessariamente utilizzare una glicolisi anaerobica per replicarsi rapidamente. Il ritorno alla normalità non è consentito.

 

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VIT D ORA LA VITAMINA D GUARISCE ANCHE L INSUFFICIENZA RENALE 

Buona questa testimonianza che aggiunge qualcosa di nuovo e di rivoluzionario alle proprietà della Vit D . E’ della Sig Maria Martiradonna che mi riferisce quanto segue:

“Buongiorno.

Su indicazione del Dr. Sauro ho somministrato a mia mamma (82 anni) durante il ricovero, per grave insufficienza cardiorespiratoria e grave insufficienza renale, sottoposta a DIALISI, la Vit. D3 già attivata (calcitriolo) alla dose mediamente di 1 MCG/die.

Dopo circa 6 mesi di ricovero in cui era stata data più volte per spacciata, mia mamma è stata dimessa ed è fuori pericolo.

Premetto che prossimamente le farò dosare sicuramente il Paratormone, la Calcemia, Vitamin D 25 OH, Vitamin B12 e Omocisteina. Quindi oggi, non essendo più necessaria la dialisi, vorrei continuare a farle assumere ancora la Vit.D3 ma nel timore che possa interferire con le suddette patologie e/o farmaci che le hanno prescritto nella terapia (Cardioaspirina 100mg, Amlodipina 5mg, Pantaprazolo 20mg, Folina, Furosemide 25mg) nn saprei quale e quanto dosaggio così come poter integrare con qualche prodotto più naturale possibili magari in sostituzione anche solo parzialmente dei farmaci.

Quindi vi chiedo se avete qualche suggerimento da condividere...

Grazie molte.””

Generalmente quando una persona arriva alla dialisi ci resta. Per la Medicina Ufficiale quando la cellula del glomerulo muore non è possibile nessun ripristino. L’insufficienza renale è una condizione irreversibile, si potrebbe solo pensare che l’avessero messa in dialisi troppo presto e cioè prima che ce ne fosse bisogno ma questo è abbastanza difficile dal momento che ci sono dei protocolli precisi da seguire per mettere una persona in dialisi. . Quando la Clearance della Creatinina scende a 7 ml/minuto (da 70-140)uno va sicuramente in dialisi e soprattutto ci resta e va sempre peggio. La durata della vita di una persona in dialisi è generalmente di 4-8 anni ( generalmente più 4 che 8). Ricordo che Maria Martiradonna mi aveva telefonato per la madre, ma non ricordo quale tumore avesse, ricordo semplicemente che mi ha detto che aveva un insufficienza renale ed allora io ho consigliato la forma di Vit D già attivata. Ma Maria mi riferisce un altro particolare, che sua madre è fuori pericolo anche da una grave insufficienza respiratoria, ora questo mi stupisce un po meno dal momento che ho avuto altri casi (riferiti qui sul Forum) ma questa è un ulteriore conferma che la Vit D agisce su innumerevoli patologie, ed ora si aggiunge anche l’insufficienza renale. Questo neppure il Prof Saram Khalasa l’aveva nominata nel suo libro. Prima di congedarmi vorrei dire a Maria di non fare il dosaggio della Vit D a sua madre; la Vit D già attivata non viene dosata per cui rischia di trovarsi con un valore praticamente zero della forma intermedia, mentre la forma attiva (Rocaltrol) deve continuare a darla perché ha un emivita breve. E’ invece utile dosare la calcemia, la calciuria ed il paratormone.   

 UNA CONFERMA CHE IL MAGNESIO INFLUENZA LA FLORA INTESTINALE.

Claudio Sauro·Martedì 13 dicembre 2016

 

I cambiamenti nei livelli di bifidobatteri intestinali sono associati con la risposta infiammatoria in topi magnesio-carenza.

Pachikian BD1, Neyrinck AM, Deldicque L, De Backer FC, Catry E, Dewulf EM, Sohet FM, Bindels LB, Everard A, Francaux M, Y Guiot, Cani PD, Delzenne NM.

 

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 VIT D SERVE ANCHE PER COMBATTERE LE MICOSI UNGUEALI

Sono solo due casi ma li riferisco. Si tratta di una donna di 50 anni con un micosi dell’alluce, sia del piede dx che sx, una brutta micosi che avevo reso le unghie grosse e gialle. L’altro caso è di un uomo di 64 anni con una micosi ungueale di numerose dita del piede dx e sx , in particolare anche le unghie degli alluci erano diventate gialle e spesse, leggermente sollevate. Generalmente in questi casi non c’è antimicotico che tenga, tutto è inutile e l’unico sistema è togliere chirurgicamente l’unghia. Poi c’è da sperare che quella nuova che spunta sia sana. Devo però confessare che i pazienti erano anche diabetici (anche se non insulinodipendenti) e cardiopatici ed il disaggio della Vit D era risultato all’inizio estremamente basso. In particolare 7 nella donna ed 11 nell’uomo. Al che ho pensato di dare una dose molto alta di Vit D, 600.000 UI all’inizio (di Dibase) seguite da 100.000 UI settimana. Il valore della Vit D, in due mesi è andato a 72 (nella donna) ed a 85 (nell’uomo), ma quello che è più significativo è che hanno potuto ridurre le pastiglie ipoglicemizzanti (Glucophage 1000, invece di 3 al giorno 2), ma quello che è più significativo ancora è che le unghie gialle si stanno schiarendo, e si sono schiarite parecchio tanto che farebbero pensare che sono sulla via della guarigione. Altro che Itroconazolo che avevano preso l’anno scorso per un mese e non aveva fatto assolutamente nulla. Che le CATELCIDINE antimicotiche che produce la Vit D siano così potenti??? Di una cosa mi hanno convinto, che se uno ha alto il valore della Vit D non va incontro a micosi ungueale oltre a tutto il resto ( aterosclerosi, cardiopatie, diabete osteoporosi ecc) . Insomma la maggior parte delle malattie sembra collegata alla carenza di questa vitamina. Se qualcuno avesse una sua esperienza personale da dare sarei ben lieto se la riferisse qui su CHEMIOTERAPIA NATURALE

 

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SINTESI ENDOGENA DI VITAMINA D

L'Ergosterolo è un componente fondamentale della mebrana cellulare dei miceti, dove svolge le stesse funzioni svolte dal Colesterolo nelle cellule animali. C'è da sottolineare che la maggior parte dei miceti intestinali esprime una patologia se in eccesso, come la Candida, ad eccezione dei Saccharomyces che sono considerati addirittura probiotici, cioè positivi.

Ergosterolo ( sotto l’azione degli ultravioletti ma anche in presenza di BORO viene trasformato in)------- Viosterolo--- Ergocalciferolo (Vit D2)  Quindi non sono indispensabili gli UVB perché si formi Vit D2. Infatti i funghi nel sottobosco non ricevono sole, ma la Vit D2 si forma per una minima presenza di BORO. Questo potrebbe avvenire come dice Wikipedia per rimaneggiamento del metabolismo degli acidi ribonucleici (RNA) e sull'intervento di enzimi della classe fosfo-proteina fosfatasi. Wikipedia inoltre dice” È stato provato che il boro (come anione borato) ha un effetto positivo sull'assorbimento del calcio nell'uomo ed allo stesso tempo previene la perdita del magnesio” .Ma secondo me non è il BORO che ha questa azione ma la Vit D2 che produce attraverso i miceti intestinali. Non vedo infatti perché il BORO da solo dovrebbe avere questa azione. Miceti intestinali ce ne sono sempre, ma secondo me che producono maggiormente Vit D2, sono i miceti del gruppo Saccharomyces. Dice infatti Wikipedia: “L'ergosterolo è un componente fondamentale della membrana cellulare dei miceti, dove svolge le stesse funzioni svolte dal colesterolo nelle cellule animali. Anche alcuni protisti, come i tripanosomi, hanno assicurata la loro fluidità di membrana dalla presenza dell'ergosterolo”. L’ergosterolo è maggiormente presente nella membrana dei Saccharomyces, ma che lo trasforma in Vit D2 non sono solo gli UVB ma anche un oligoelemento, il BORO. Ora che il BORO si sostituisca alla luce solare è abbastanza significativo. Ma quello che sappiamo degli atomi e della loro configurazione elettronica è ancora molto poco. Ma perché finora non è stato ancora scoperto??? Si da il caso che la tipizzazione su piastra dei batteri intestinali si esegua raramente (intendo dire di ogni battere presente, sono troppi). Generalmente si valuta la velocità dello sviluppo e se questa è normale si risolve il tutto dicendo “flora batterica normale” . Ma non si esegue mai una tipizzazione delle sostanze che i batteri producono. Se si fa una diagnosi specifica la si fa tramite microscopio, dove ad esempio si può vedere facilmente il Vibrio Cholerae o altri batteri patogeni. Finora non si è mai pensato che la flora intestinale potesse produrre anche Vit D2. Si è scoperto che produce Vit K2 ed altre vitamine del complesso B, analizzando la percentuale nel sangue e si è riferito il valore di queste vitamine alla flora intestinale. Ma di fronte a soggetti che avevano la Vit D alta nel sangue o perlomeno sufficiente (30 ng/ml) si è semplicemente dileguata la cosa dicendo: “avrà preso un po di sole o avrà mangiato un po di pesce azzurro”. C’è da dire che il Saccharomyces non è un probiotico effettivo, ma rimane nell’intestino in quantità significativa fintanto che lo si prende, poi praticamente scompare, per cui la produzione di Vit D2 è limitata a quel tempo che lo si prende; ovviamente se si prendesse sempre la produzione di Vit D2 sarebbe continua. Ma un aumento significativo della forma intermedia (calcidiolo) quella che si dosa, finora si è sempre attribuita all’esposizione al sole ed agli UVB. Se fosse vera questa mia intuizione sarebbe semplicemente sconvolgente.

 

P.S Leggete pure questo, è interessante. Qui chiaramente non si parla di Boro, ma dubito che i CHIODINI che crescono in autunno nei boschi ricevano sole a sufficienza da produrre Vit D2; oltretutto in autunno, nella luce solare non ci sono neppure gli UVB, ma al massimo una modesta quantità di UVA:

 

https://www.13portat...e-di-vitamina-d

 

 

 

Non solo la Vit D2 non è strettamente legata al sole, ma pure la Vit D3. Infatti la Vit D3 la troviamo in abbondanza nei pesci nordici, il classico OLIO DI FEGATO DI MERLUZZO NE E’RICCO. Dal momento che i pesci sono privi di colesterolo, ed in particolare i pesci nordici non sono assolutamente esposti agli UVB, si deve necessariamente presumere che la sintesi di Vit D3, in questi pesci segua tutto un altro percorso e non provenga dal colesterolo sotto l’azione degli UVB. Quale sia questo percorso non l’ho ancora trovato, anche se sicuramente sarà stato studiato.

 

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 LA CARENZA DI VITAMINA D E LE ALLERGIE.

   Abbiamo visto nei post precedenti come molte patologia siano strettamente collegate ad una carenza di Vit D. Poi chiaramente molte altre patologie dipendono da altre carenze, di altre vitamine, minerali, oligoelementi, aminoacidi essenziali, olii essenziali (Vit F) e pure a somatizzazioni dovute a carenze affettive. C’è sempre un insieme di cause e di concause che portano ad una determinata patologia. Ma io questa sera volevo fare il punto su alcuni aspetti , visto che anche la classe medica viaggia nella più completa ignoranza, e questo punto riguarda proprio la carenza di Vit D fin dalla primissima infanzia, io direi fin dal grembo materno, visto che ho avuto recentemente l’esperienza di quattro medici che si sono rifiutati di darla ad una gravida che aveva un valore di 7,5 ng/ml; si sono rifiutati di darla con la motivazione che è teratogena. In effetti sulla Scheda Tecnica del Dibase stà scritto “Nei primi 6 mesi di gravidanza la vitamina D deve essere assunta con cautela per il rischio di effetti teratogeni “; ed inoltre “donne in gravidanza: “2 contenitori monodose (pari a 100.000 U.I. di vitamina D3) all’inizio dell’ultimo trimestre””. Chiaramente nei primi sei mesi non è neppure indicato quanta darne se c’è grave carenza. Però la Scheda Tecnica non dice neppure cosa comporta una grave carenza a livello del nascituro. Questo si trova sui testi di Farmacologia Vitaminica, ce ne sono due molto belli, uno edito dalla Casa Farmaceutica Roche ed uno del farmacologo Alberto Fidanza “LE VITAMINE” che spiegano molto bene cosa succede se c’è carenza in gravidanza. Ebbene se c’è grave carenza in gravidanza (es 7,5 come nella paziente che mi ha contattato) si può avere decalcificazione ossea del neonato (e questo ancora prima del sesto mese) , ipercalcemia nel neonato che può portare a malformazioni cardiache (perché il Calcio ostacola il Magnesio), malformazioni a livello cerebrale ( e questo fin dal secondo mese) con conseguente ritardo mentale del nascituro, aborto spontaneo (moltissimi aborti spontanei sono dovuti proprio ad una carenza di Vit D), inoltre rilassamento di tutti i muscoli compreso il diaframma per cui il bambino nascerà già con un ernia dello Jatus esofageo. NON STA’ SCRITTO NELLA SCHEDA TECNICA CHE PORTARE LA VITAMINA D ENTRO IL RANGE TERAPEUTICO(30-100) NON COMPORTA NESSUN RISCHIO, NEPPURE DAL PRIMO MESE DI GRAVIDANZA. Poiché sulla Scheda Tecnica stà scritto così i medici non la prenotano neppure se c’è grave carenza e questo denota la più completa imbecillità. Non solo, ma se non si da in gravidanza , e fin dal primo mese, il bambino rischierà di nascere con una grave predisposizione all’insufficienza immunitaria e quindi a sviluppare patologie fin dalla nascita. Potrebbe ance sviluppare tumori, ma lasciamo perdere questo capitolo. Inoltre una grave predisposizione a sviluppare forme allergiche. A queste molto spesso si può ovviare somministrando, come stà scritto sulla Scheda Tecnica 1000 UI di Vit D al giorno, ma talvolta il bambino ha già sviluppato (per questa grave carenza) delle patologie congenite a cui è difficile rimediare. Vi ricordate il film “IL BAMBINO SULL’ACQUA” interpretato da Giuseppe Fiorello il quale ha il figlio che va incontro a gravi crisi asmatiche finchè si accorge che portandolo in barca risolve le crisi asmatiche. Se ricordate tutti i medici, compresi gli specialisti sostenevano che l’unica terapia era il cortisone ed i broncodilatatori. Inoltre si rifiutavano di appoggiare l’idea del padre che voleva costruire una barca: “ma lei è matto, è anche l’umidità che causa le crisi asmatiche”. Il padre continua con la sua convinzione che la barca faccia bene al figlio ed infatti una volta sulla barca le crisi si risolvono completamente, un po perché lo porta lontano da certi fattori allergogeni (polveri di casa e pollini), ma anche perché sulla barca il bambino è costretto a prendere il sole se non altro sul viso e sulle braccia, sintetizzando quella Vit D tanto indispensabile a risolvere le sue crisi. Altro che gli antistaminici, i broncodilatatori ed il cortisone, nell’asma che è su base allergica ci vuole la Vit D. Nel mio ambulatorio molte mamme mi portano i figli perché non guariscono, hanno continue bronchiti e forme allergiche ed asmatiche: la terapia di molti pediatri consiste di antibiotici, antiasmatici (soprattutto nelle forme Diskus dove ci stà il broncodilatatore ed il cortisone), e di antistaminici, oltre che del paracetamolo quando c’è febbre (e c’è spesso). Ed i bambini non guariscono. Date la vitamina D3 (dibase) a gocce a seconda del peso, e dopo un po di tempo non hanno più la bronchite, non hanno più l’asma, non fanno più uso di antibiotici, di cortisone, broncodilatatori, tachipirina ed antistaminici: sinceramente rinascono. Ora perché un rimedio così semplice non sia stato pensato da molti pediatri(non da tutti) è veramente un mistero. E purtroppo sull’uso dei broncodilatatori Diskus c’è un mercato enorme e costano un sacco di soldi. Io non credo che i pediatri li usino per far guadagnare alle case farmaceutiche, ma per completa ignoranza sul ruolo della Vit D nelle forme allergiche e come stimolante immunitario. In effetti nelle università non lo insegnano neppure minimamente. La classe medica è poi bombardata dagli informatori farmaceutici i quali hanno tutto il vantaggio a vendere i prodotti più costosi. Ma quello che comporta la carenza di Vit D a lungo termine già lo sappiamo e neppure ve lo ripeto. L’importanza di somministrarla fin dall’infanzia o meglio dal grembo materno è enorme. Si prevengono tutte quelle patologie che abbiamo elencato in precedenza. Basti pensare che se data precocemente raddoppia la corticale ossea rendendo l’osso durissimo e quindi molto meno soggetto a fratture. Quando si arriva a 50 anni anche se si da Vit D l’osso non si rinforza, è un operazione che bisogna fare fin dall’infanzia. Quindi spero l’abbiate capite, per tutte le forme allergiche un discreto livello di Vit D (50-70) è molto meglio dei cortisonici e dei broncodilatatori, perché questi sono sintomatici, mentre la Vit D è veramente curativa. Che cosa si deve fare per far capire alla Classe Medica questo semplice concetto???

 

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