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TEORIA DEI SISTEMI INFINITI


SauroClaudio

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TANTO PER DIVAGARE UN PO PARLIAMO DI FORMICHE

Vi ricordate che vi avevo posto un filmato sulle formiche, ora ho provato a rallentarlo 4 volte e le formiche sono ancora abbastanza veloci, ma nei loro movimenti si avvicinano di più agli esseri umani. Quello che è incredibile è che questi esserini un milione di volte più piccoli di noi hanno praticamente tutto, sistema nervoso, sistema digerente , sistema circolatorio ecc esattamente come noi. Se voi le vedete ingrandite vedreste che sono perfino coperte da una fitta peluria, ovviamente devono essere peli estremamente sottili. Ma poi se vedete la morte di una formica vi fa veramente impressione. Vedendola mi è dispiaciuto di averla spruzzata, sembra l’agonia di un essere umano ed è un milione di volte più piccola di noi. Quello che è strabiliante di esserini così piccoli è che vivono da 18 a 22 anni un tempo spropositato secondo le loro dimensioni, lo dice il più grande studioso delle formiche del mondo. Le formiche non si ammalano, solo qualche fungo patogeno potrebbe ucciderle, ma questo accade raramente perché se prendono un fungo si strofinano fra loro (hanno l’intelligenza fino a questo punto) ed il loro sistema immunitario forma gli anticorpi contro il fungo. Infatti, pur essendo piccolissime hanno un sistema immunitario molto più potente del nostro e riescono a debellare qualsiasi virus con facilità. Non vanno soggette a tumori nonostante la lunga vita e questo è dovuto forse al sistema immunitario o forse a qualcos’altro che ci sfugge. Quello che inoltre è strabiliante che hanno un vocabolario complicatissimo. Una volta si pensava che toccandosi con le antenne si trasmettessero dei FENORMONI, cioè delle sostanze per comunicare, in tal caso il loro vocabolario si sarebbe limitato a poche parole, in realtà studiandole bene si è visto che toccandosi con le antenne si trasmettono degli impulsi elettrici che possono variare di volta in volta a seconda delle esigenze, e questo rende il loro vocabolario molto complesso. Le formiche hanno una società straordinariamente strutturata e complessa, esistono le operaie, le super operaie, le soldatesse che possono suddividersi in diversi tipi, ed infine la regina. Possono alimentarsi dei piccoli semi che trovano nel prato o di piccoli insetti, per cui sono utili, puliscono il prato, ma possono alimentarsi anche di funghi particolari che loro stesse coltivano in “stanze” apposite, dove la temperatura e l’umidità devono rimanere costanti. Questo presuppone anche un intelligenza non indifferente in quella testolina un milione di volte più piccola della nostra. Se una formica muore, viene sepolta in un luogo apposito al di fuori del formicaio, hanno cioè una specie di cimitero per seppellire le formiche sorelle. Certo non hanno una società tecnicizzata come la nostra, ma forse neppure ne sentono il bisogno. A volte vedete una formichina che viaggia da sola lontanissima dal formicaio, non è perché si è persa, ma è stata mandata in ispezione a valutare il territorio, poi ritorna puntualmente alla base. Le formiche non fanno sesso, i maschi servono solo per fecondare la regina e dopo due giorni muoiono. Questa del sesso è una caratteristica che le rende diverse da tutti gli altri insetti. Freud avrebbe fatto buco con le formiche. Quello inoltre che è strabiliante è che quello che raccolgono lo lo conservano tutto l’inverno in stanze apposit, come facciano a conservarlo incontaminato è ancora un mistero. Ma quello che meno vi aspetterete è che le formiche non hanno solo un vocabolario complesso ma hanno un comportamento che a volta ricorda un rituale, una specie di religione con determinati riti e comportamenti che descriverò bene fra poco. Stò leggendo un libro sulle formiche del più famoso studioso di formiche, Bert Holldobler. E' incredibile l'organizzazione sociale che hanno, ma soprattutto mi ha colpito una cosa, mentre i maschi alati vivono poche settimane, il tempo di fecondare la regina, poi muoiono, le formiche operaie ed i guerrieri vivono in media da 18 a 22 anni a seconda della specie (vi sono 9500 specie), le regine possono vivere da 23 a 29 anni ed in questo tempo depongono da 150 milioni a 250 milioni di uova. Le formiche sono talmente diffuse che se dovessimo pesarle tutte, peserebbero come tutta la razza umana. Il loro cervello, proporzionalmente al corpo, è il più grande fra tutti gli esseri viventi, il loro linguaggio non si basa solo sui fenormoni (quelli servono solo a riconoscersi fra loro) ma è composto di impulsi elettrici quando si toccano con le antenne, ed è straordinariamente articolato ( non si conosce ancora il numero di parole, ma si pensa che superi quello di qualsiasi specie vivente escluso l'uomo). Questo da ragione della straordinaria struttura del nido che generalmente è articolato in maniera quasi arcitettonica, ogni stanza ha le sue funzioni, le stanze più profonde dove non arriva il gelo sono posizionate in profondità nel terreno e servono per portarci le uova. Molte altre cose ve le dirò in seguito, per ora sono solo alla pagina 73 su 345 pagine. Sapendo che vivono 18-22 anni vien quasi da porsi un qesito morale quando si uccidono, oltretutto sono estremamente utili, onnivore, si cibono in prevalenza di carboidrati ;se date delle briccioline di pane le portano subito nella stanza dove si conservano, e per qualche misterioso motivo (forse qualche sostanza che secernono) le bricioline si conservono senza muffe fino a primavera, cioè fino al prossimo raccolto. Vista la compessità del nido potrebbero avere un intelligenza ideativa, molte specie hanno pure delle stanze dove coltivano una specie di fungo, da ciò si deduce che l'uomo non è l'unico essere intelligente sulla terra Ora sono a pagina 124: Perdio, l’aspetto simbolico non è nato con l’uomo, ma è presente tale e quale nelle formiche; sentite cosa leggo fra avversarie della stessa specie: Le formiche si sfidano per tutta l’area contesa allo stesso modo dei cavalieri medioevali , una contro l’altra. Nel far questo camminano con le zampe tese come trampoli, sollevando la testa e l’addome, che ogni tanto viene gonfiato un pò. L’effetto complessivo è quella di far apparire ciascuna formica più grande di quanto sia in realtà. Le operaie accentuano ulteriormente l’effetto arrampicandosi in cima a piccoli sassi e zolle di terra, da cui rivolgono le esibizioni in basso, verso le avversarie. Non appena due antagoniste si incontrano, eseguono un pax de deux formichesco ; ruotano il corpo in modo da fronteggiarsi, poi si affiancano cercando di sollevarsi sempre più in alto, ed infine girano lentamente l’una contro l’altra tamburellando il corpo dell’antagonista con le antenne e spingendola via con le zampe. Di quando in quando , una delle due si aggrappa all’avversaria, come in un timido tentativo di farla cadere. Tutta questa attività è ritualizzata e non violenta, ben al di sotto del potenziale offensivo delle formiche. Ciascuna di esse infatti potrebbe facilmente afferrare e smembrare l’antagonista con le mandibole affilate, oppure spruzzarle addosso acido formico; entrambi questi comportamenti avrebbero un esito fatale. Ma durante questi tornei è raro che si manifesti tale violenza. Dopo diversi secondi una delle formiche in esibizione si arrende e l’incontro finisce. Allora le due formiche avanzano sollevandosi in modo ostentato sulle zampe tese come trampoli, in cerca di altre rivali. Ogni volta che una formica incontra una compagna ne controlla l’odore con uno sfregamento delle antenne, scuote il proprio corpo in su ed in giù e procede oltre. Tale esibizione incruenta ricorda i combattimenti simbolici delle tribù Maring della Nuova Guinea, in cui i contendenti si allineano dall’una e dall’altra parte del confine territoriale, per mettere in mostra i costumi da cerimonia, gli ornamenti sul viso, la potenza numerica, le armi. Quindi una ritualità che ha dello strabiliante e che forse ritroviamo a fatica fra i delfini e gli scimpanzè. Tutto questo con un corpo che è un decimilionesimo del nostro come massa, anche se il cervello, rapportato al corpo, è maggiore di quello del cervello di uno scimpanzè rapportato al corpo dello scimpanzè. Forse riuscirebbero ad esprimere anche un aspetto morale se ne avessero la necessità.. Ma questa è solo una briciola di quello che descrivono Bert Holldobler e Edward O. Wilson, perché in molti punti della loro vita, che è lunghissima (da 18 a 22 anni) sfiorano l’aspetto intellettivo e creativo, anzi un aspetto creativo che non ritroviamo in nessun altro animale, come ad esempio la costruzione di stanze apposite per coltivare funghi, e per depositare per il periodo invernale solo quel tipo di briciola commestibile, stanze che sono costruite con quella particolare umidità che ne impedisce lo sfiluppo di muffe, ecc



Come vedete dal filmato sopra le formiche salgono e scendono dal muro senza nulla in bocca. Poichè siamo su una terrazza alta 5 metri, e le formiche partono dal nido che stà alla base dell'albero che si vede nella seconda parte del filmato, c'è da presumere che esse percorrano una distanza considerevole ( arrivano fino alla grondaia a 10 metri di altezza), una distanza che per loro potrebbe essere quantizzata in 2 km circa solo per l'andata, ma c'è anche il ritorno, per cui percorrono 4 Km per che cosa?? Per esplorare il territorio?? Esplorano il territorio in fila?? Generalmente quando si esplora un territorio ci si sparpaglia. Allora c'è da presumere che abbiano una meta che finalizzano a qualcosa, ma a cosa?? Forse vogliono creare un secondo nido nel sottotetto e vanno e vengono comunicandosi il luogo e come costruirlo??? E' un bel mistero, bisognerebbe entrare nelle loro testoline per sapere cosa si comunicano. Certamente in questo andare e venire senza aver raccolto del cibo deve avere una finalità, ma quale?? Non dimentichiamoci una cosa che mi ha strabiliato, le formiche vivono 18-22 anni (più del mio gatto) e questo è veramente strabiliante per degli esseri così minuscoli. Significa che in questi 18-22 anni probabilmente hanno sviluppato dei meccanismi che non sono solo rituali, ma sono finalizzati alla sopravvivenza della specie. Pertanto quell'andare e venire è finalizzato alla sopravvivenza della specie. Significa con questo che hanno elaborato dei sistemi anche complessi, pur avendo un sistema nervoso minuscolo. Non dimentichiamoci che le formiche sono estremamente utili anche per le piante perchè fanno piazza pulita dei parassiti dannosi. Pertanto cerchiamo di non ucciderle volutamente, caso mai se vi infestano la credenza cerchiamo di deviare il loro tragitto ponendo delle bricile di pane all'esterno, in modo che non abbiano da cercare oltre. Generalmente funziona; dimenticavo, anche una vaschettina con dell'acqua perchè dopo lunghi tragitti anche loro hanno bisogno di bere. Le formiche hanno almeno 60 milioni di anni, noi ne abbiamo poco più di 100.000, ma se calcoliamo l'Homo Sapiens Sapiens, cioè l'uomo che ha dato inizio all'arte, alla creatività ecc, possiamo farlo risalire a non più di 20.000 anni fa. Che cosa ci preclude di dire che l'incredibile modo in cui è strutturato il nido delle formiche non sia una forma di creatività?? “Oltre ai tornei nel loro complesso, le colonie delle formiche adottano anche un altro metodo di valutazione preliminare del nemico con scarso coinvolgimento diretto. Nelle aree di confine fra nidi , dove si verificano più frequentemente i tornei esse sistemano contingenti di guardie. Le sentinelle, a volte solo poche operaie, (è raro che siano più di una dozzina), rimangono ferme nella postura anche per ore con le zampe tese come trampoli, in cima a piccoli ciottoli o zolle di terra. Drappoli contingenti di colonie limitrofe si mettono in posa negli stessi luoghi, e le due forze spesso ingaggiano minitornei. La neutralizzazione reciproca che ne deriva può durare per giorni o settimane. Se però il numero delle sentinelle di una delle colonie aumenta d’improvviso, le sentinelle dell’altra colonia corrono al nido per reclutare un armata di compagne, ed il confronto sfocia in un vero torneo. Gentile lettore, non concludere da questa descrizione che le formiche siano civilizzate. Esse possiedono micidiali denti sulle mandibole ed armi chimiche a malapena celate dalle cerimonie formali dei tornei. Quando una colonia risulta decisamente più forte di una vicina i tornei hanno fine e scoppia una battaglia. Le formiche si mordono, si strozzano, , si sopraffanno fino a che il contingente più numeroso si apre a forza un varco fino al nido nemico, mutilando ed uccidendo le operaie che si frappongono. Uccidono la regina e catturano le larve, le pupe e le operaie adulte più giovani. Inoltre trascinano nel proprio nido alcune operaie. Catturatele, non vengono uccise , ma incorporate nella colonia dove sono adottate come membri effettivi e non vengono trattate come subordinate anche se appartengono ad una specie diversa, e neppure a loro vengono destinate le incombenze più umili. Eppure non si può negare che le prigioniere abbiano perso la loro regina, la madre della loro colonia, e che senza la sua capacità di deporre le uova esse perdano la loro “raison d’etre” darwiniana. Esse non possono più allevare sorelle, che è la ragione principale per appartenere ad una colonia. I particolari della strategia di politica estera delle formiche ci ricordano che la vita delle formiche è fatta di piccole dosi di armonia in un mondo implacabile” Bert Holldobler il principale studioso mondiale delle formiche. Io leggendo questa parte mi chiedo se un maxi gigante vedendo il nostro comportamento dall’alto ci considererebbe esseri civilizzati. O poniamo il caso che potesse fare un paragone, quale fra le due specie, uomini e formiche sarebbe più civilizzato?? O meglio ancora, quale specie è più idiota, l'uomo o le formiche?? Questo mi pone anche degli interrogativi:”cos’è la VITA”
Sicuramente la VITA rientra nei SISTEMI INFINITI, non c'è nessuna formula, anche quantistica, che possa esprimerla.

 

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LEONARDO ANGELONI, ULTIMA PARTE

 

E' interessante questo stralcio che riporto del fisico quantistico Leonardo Angeloni, dove dice con chiarezza che la formula E=M*C^2 non funzioni neppure per le alte energie:

 

 

 

 

 

Questa trattazione ha permesso di mettere in evidenza una considerazione molto importante e cioè che i sistemi inerziali sono equivalenti, anche per la trattazione dei fenomeni ondulatori solo quando il rivelatore e l’emettitore si trovano nello stato  di moto o di quiete, cioè quando hanno la stessa energia cinetiche che chiameremo energia intrinseca al sistema di riferimento.
La meccanica ha sempre assunto implicitamente che lo stato dell’osservatore sia del tutto indifferente ai fini della misura, e questo per raggiungere il criterio di oggettività;
questa trattazione ha invece messo in evidenza che lo stato dell’osservatore, come avviene per la meccanica quantistica può influenzare il risultato della misura in funzione della sua energia intrinseca, questo non significa non obbedire al criterio di oggettività ma semplicemente di rendersi conto dell’influenza dell’osservatore senza ignorarne il peso come è stato finora ipotizzato spingendo inconsciamente Einstein verso la sua teoria della relatività.
Abbiamo visto che il fattore g compare anche nella trattazione del fenomeno acustico e pertanto non è legato al valore elevatissimo della velocità della luce come derivato da Einstein, cade così anche l’altro simulacro che è stato utilizzato da Einstein per accreditare la sua teoria, e cioè che essendo la velocità della luce una velocità limite irrangiungibile , nessuno sarebbe stato in grado di falsificare la sua teoria.
Introducendo il fattore di normalizzazione γ Einstein ha di fatto ignorato il peso che ha lo “stato” dell’osservatore nel determinare la misura del fenomeno fisico. Questo “stato” è alla base del principio di indeterminazione di Heisenberg che costituisce a sua volta un fondamento indispensabile per la meccanica quantistica. L’estensione di questo concetto anche alla meccanica classica permette di enunciare un vero e proprio “ principio antropometrico” che può essere così enunciato, “ per obbedire al criterio di oggettività, ogni fenomeno fisico deve essere indipendente dallo stato dell’osservatore, ma la rappresentazione matematica di tale fenomeno non può prescindere dallo 'stato' dell’osservatore che deve pertanto essere esplicitato nella fase di determinazione”............................................................................................................

Naturalmente questa trattazione non è completa perché manca tutta la parte della fisica nucleare dove sembra tra l’altro che l’equazione E= mc2 abbia trovato le maggiori ed inconfutabili conferme; le energie in gioco nei processi di fissione e fusione nucleare sono estremamente più elevate e  la natura ondulatoria delle radiazioni ( alfa, beta ecc. ) è più strettamente legata agli aspetti probabilistici che agli aspetti elettromagnetici. La fisica nucleare quindi richiederebbe una trattazione a parte tuttavia  quello che risulta dalla presente trattazione è che la formula E = mc2 , non è correlata con la teoria della relatività di Einstein e non ne costituisce una sua conferma.
....................

 Tutta la scienza sperimentale e teorica sino agli inizi degli anni venti del secolo scorso si era sviluppata sul nostro pianeta terra e quindi non vi era nessuna evidenza esplicita dell’energia intrinseca del sistema di riferimento e del ruolo dell’osservatore nel determinare le leggi del moto. Il primo caso in cui ci siamo resi conto che è impossibile tener fuori l’osservatore dal processo di misura  quindi prescindere dall’apparato di rivelazione è nello studio di particelle a livello atomico e molecolare per cui è stato necessario introdurre il principio di indeterminazione di Heisenberg che ha portato la trattazione dei fenomeni di particelle sub microscopiche in una dimensione probabilistica senza peraltro richiedere nessun sacrificio per quanto riguardo il problema dell’oggettività.
L’analisi dell’effetto Doppler acustico ed ottico ci ha mostrato come il risultato della misura è determinato dallo stato dinamico e quindi dall’energia intrinseca , cinetica e potenziale, dell’apparato che genera il fenomeno e dell’apparato che costituisce il sistema di rilevazione.
Anche in questo caso non vi è nessuna deroga al criterio di oggettività che anzi viene salvaguardato attraverso una corretta correlazione tra i vari sistemi di riferimento che si possono utilizzare.

E' proprio la mancanza di questa corretta correlazione che ha portato erroneamente Einstein a simulare un campo gravitazionale con il moto uniformemente accelerato di un ascensore ed a sviluppare la sua teoria della relatività generale.
L’uomo quindi, con i suoi apparati di misura e con i suoi sistemi di riferimento interni ed esterni viene reintrodotto all’interno del fenomeno fisico da cui si era autoescluso ritenendosi un osservatore esterno e neutrale senza peraltro rinunciare al criterio di oggettività che viene garantito con la determinazione dei processi di correlazione fra i vari sistemi di riferimento e quindi tra i vari sistemi di misura ed in ultima analisi tra i vari individui.
Sulla base di queste deduzioni abbiamo enunciate quello che potremmo definire come “principio antropometrico” e cioè che “ per obbedire al criterio di oggettività, ogni fenomeno fisico deve essere indipendente dallo stato dell’osservatore, ma la rappresentazione matematica di tale fenomeno non può prescindere dallo "stato" dell’osservatore che deve pertanto essere esplicitato nella fase di determinazione”.
Ma all’interno dell’universo in cui ogni cosa è in movimento ed è soggetta a forze gravitazionali ed elettromagnetiche la determinazione dell’energia intrinseca di un sistema di riferimento sarà possibile solo quando saremo in grado di conoscere l’entità, la posizione e la dinamica di tutte le masse e le cariche elettriche  ed i corpi magnetici che lo compongono.
Possiamo cioè enunciare quello che possiamo chiamare come secondo principio di indeterminazione o ”principio di indeterminazione macroscopico”  e cioè :  “ L’energia assoluta di un sistema di riferimento può essere determinata esclusivamente solo quando siamo in grado di conoscere le masse, le cariche elettriche ed i corpi  magnetici che compongono l’universo”
Ma come il principio di indeterminazione di Heisenberg non ha costituito nessuna limitazione per la conoscenza del mondo sub microscopico, così il secondo principio di indeterminazione non lo costituisce per il mondo macroscopico, basta infatti che il fenomeno e l’osservatore appartengano allo stesso sistema di riferimento od a sistemi di riferimento correlabili senza nessuna necessità di conoscerne la loro energia intrinseca assoluta.
Possiamo quindi definire l’universo in termini di due campi conservativi e cioè di un campo elettromagnetico, definito dalle equazione di Maxwell-Hertz e di un campo dinamico-gravitazionale descritto dalle equazioni della dinamica classica in cui i fenomeni naturali vengono definiti non in termini dei valori assoluti di questi campi ma delle variazioni che tali fenomeni comportano su di essi.
Questa rappresentazione dell'universo in termini di "campi conservativi" permette di definire il concetto di "energia intrinseca" di cui abbiamo parlato in relazione ai vari sistemi di riferimento.
L'energia intrinseca quindi assume la connotazione di una grandezza di stato che è determinata dall'insieme delle forze che agiscono su di un oggetto o su di un rivelatore , siano esse di natura elettromagnetica, o di natura gravitazionale o di natura cinetica; energia intrinseca che si aggiunge all'energia interna dell'oggetto, cioè a quella delle forze molecolari, atomiche e nucleari.
Il problema della velocità dell'azione a distanza, che ha angustiato gli scienziati ed i ricercatori nei secoli scorsi viene quindi del tutto superato in tale visione in cui l'azione è trasmessa attraverso la variazione dei campi ( elettromagnetici o dinamicogravitazionali) che avviene con la velocità con cui si spostano gli oggetti ( cariche o masse) che li determinano.

 

 

 

Qui invece, oltre al concetto di ETERE che viene rispolverato, si mette in evidenza la varianza della velocità della luce a seconda dei sistemi di riferimento, pertanto la velocità della luce come valore assoluto cade completamente (e qui potremmo ricordare che anche il De Pretto aveva inteso la V come velocità della luce nel senso di variabile proprio per dimostrare l'esistenza dell'etere)

 

 

 

 

 

""La visione dell’universo che deriva da questa trattazione è quindi  completamente diversa da quella prospettata da Einstein nella sua teoria della relatività: in questa visione, la terra e gli altri pianeti, il sole e tutte le altre stelle sono immersi in un campo elettromagnetico conservativo determinato dalla distribuzione delle cariche  elettromagnetiche sia di elettroni spaiati con il loro momento di spin, sia di elettroni accoppiati con spin antiparallelo o dei nuclei, che sono parti costituenti di tutta la materia.

 

I fenomeni di emissione o di assorbimento della radiazione sono quindi collegati non alla entità del campo elettromagnetico nei vari punti dello spazio  ma alla sua variazione nel tempo determinata dai fenomeni naturali od artificiali. La formazione o la variazione di un dipolo in un atomo od in una molecola comportano quindi una polarizzazione del campo elettromagnetico e di conseguenza una polarizzazione delle nuvole elettroniche che costituiscono la materia. I campi elettromagnetici sono quindi generati dalla materia ma non coincidono con la materia per cui ci possono essere campi elettromagnetici anche in porzioni di spazio in cui è assente la materia cioè dove si assume che l’indice di rifrazione sia uguale ad uno. In porzioni di spazio in cui è presente materia di una certa densità, ad esempio un gas od un vetro, ci sarà un aumento dell’interazione con le nuvole elettroniche degli atomi o delle molecole per cui si avrà una diminuzione della velocità della luce.

 

La velocità della luce è quindi determinata dalla polarizzazione o dalla polarizzabilità degli elettroni che generano il campo stesso: nel vuoto essa raggiunge il valore massimo che è collegato con la velocità di spostamento degli elettroni e cioè con la loro massa inerziale.

 

Circuiti elettrici oscillanti determinano la formazione di dipoli elettromagnetici che generano onde elettromagnetiche, cioè di onde radio, che si propagano trasversalmente nello spazio, in questo caso la frequenza di vibrazione del dipolo è molto minore rispetto alla luce visibile, ma la velocità di propagazione rimane la stessa perché è legata non al generatore di onde ma alla polarizzabilità del generatore del campo, cioè agli elettroni.

 

Ritorna così in campo il concetto di etere così caro a Maxwell e Lorentz e abbandonato più di cento anni fa. Naturalmente non si tratta di un etere materiale come quello postulato da Cartesio, cioè di un cielo, od atmosfera, che si muove con il nostro mondo come gli altri cieli si muovono con il loro mondo ma di un campo conservativo, analogo al campo gravitazionale, generato anche esso dalla materia e che si muove con il nostro pianeta e con la nostra galassia.

 

Le leggi dell’elettrodinamica classica, di cui la costanza della velocità della luce nel vuoto è un elemento basilare, si occupa quindi delle modalità del trasporto di questi quanti di energia a cui non è associata nessuna massa e nessuna velocità propria ma solo di un vettore di propagazione perpendicolare ai vettori di oscillazione del campo elettrico e del campo magnetico senza nessuna necessità di orologi che rallentano o di regoli che si accorciano.

 

La questione che ora sorge è di vedere se abbandonando il postulato della natura corpuscolare della radiazione, siamo costretti ad abbandonare il postulato della natura ondulatoria delle particelle elementari, cioè se siamo costretti ad abbandonare la meccanica quantistica.

 

La meccanica quantistica nello studiare un sistema isolato, si basa sull’invarianza dell’energia del sistema in totale accordo con l’effetto Doppler  contrariamente alla teoria di Einstein della relatività ristretta che poneva come costante universale, cioè come invariante, la velocità della luce  intesa come somma di particelle ( fotoni) dotate di massa e velocità propria.

 

Rinunciando ad una trattazione deterministica (e quindi classica) in base al principio di indeterminazione di Heisenberg che prevede l’impossibilità per una particella elementare di procedere ad una misurazione della posizione senza alterarne l’energia, la meccanica quantistica indica con precisione i valori di energia possibili di un certo stato atomico limitandosi ad indicare, tramite la funzione d’onda, solo la probabilità di trovare la particella, ad esempio l’elettrone, in una data zona dello spazio.

 

Viene quindi abbandonata una trattazione deterministica (quella di Einstein) per passare ad una trattazione probabilistica correlata al quadrato delle funzioni d’onda possibili per un certo sistema atomico o molecolare. La natura ondulatoria di una particella è legata quindi alla trattazione probabilistica delle equazioni del moto.

 

 

 

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ANCHE LE PULCI DORMANO E SOGNANO.

 

Tempo fa, in un Post che avevo fatto sul sonno e sul sogno avevo detto:
“”Del resto il sogno è una cosa talmente misteriosa che sfugge a qualsiasi definizione logica, e questo proprio perché il sogno è illogico, si sviluppa secondo una non logica e non è definibile attraverso nessuno schema. Uno degli aspetti più straordinari è che il sonno ed il sogno è comune in tutte le specie viventi. Si è visto addirittura che moscerini che restano 10 ore senza dormire muoiono; ma come stabilire se sognano; lo hanno stabilito alcuni ricercatori nel valutare la reattività dei prismi oculari alla luce ultravioletta ( anche quando il moscerino dorme il prisma dell’occhio acquista una leggerissima motilità che è stato visto non essere dovuta alla luce che impatta sul prisma); insomma anche i moscerini sognano e chissà cosa sognano. Ma quello che ancora più paradossale è che i tempi di sogno dei moscerini ricalcano quello degli esseri umani, cioè circa il 20% sul sonno totale. E chissà poi cosa sogneranno le formiche? E le api?”
Questo brano l’avevo inserito in un Post dove facevo alcune considerazioni sulla teoria delle stringhe. Ora credo di avere quasi la certezza che sognano anche le pulci del mio gatto (tutte le pulci intendo). Questo lo deduco dal fatto che il gatto dorme tranquillo senza mai grattarsi per circa due ore, ma poi improvvisamente si sveglia e comincia a grattarsi disperatamente. Il punto è che non si gratta solo dietro le orecchie, ma anche sulla pancia, sul sedere ecc. Intendo dire che tutte le pulci si svegliano nello stesso momento pertanto sembrano si trasmettano per via telepatica un segnale che le induce al risveglio, ma mi rendo conto che questa è un ipotesi un po azzardata, è più probabile abbiano un intelligenza di gruppo o collettiva come le formiche. Si addormentano nello stesso tempo ed hanno lo stesso tempo di sonno, per cui esaurito quel tempo di sonno che è uguale per tutte si svegliano insieme pungendo insieme anche il mio gatto. Qui potremmo fare una disquisizione sulla soggettività del tempo che è soggettivamente diversa da una specie all’altra anche fra gli insetti. E’ chiaro che l’insetto non si pone la questione del tempo a livello conscio, ma lo avverte soggettivamente a livello inconscio. E’ probabile che la vita conscia (se così si può chiamare) che vivono gli insetti di qualsiasi specie sia molto più simile alla vita inconscia che hanno durante il sogno. Insomma è possibile che gli insetti ricordino il sogno molto meglio di noi, quasi ci fosse una continuità fra conscio ed inconscio. L’intelligenza collettiva la possiamo trovare anche in molti animali superiori ed io direi anche in parte nell’uomo. Ricordo quando era a Velo Veronese la danza delle rondini prima che partissero per l’Africa. Era uno spettacolo veramente incredibile, migliaia di rondini volteggiavano sopra il monte Stolzer con un ritmo perfetto e con una sincronicità che non oso definire assoluta. Poi partivano tutte insieme, ma per chi mai facevano quella danza?? Secondo quale logica possiamo giustificarla?? Se poi scendiamo nel mondo più piccolo troviamo molte analogie, ad esempio i moscerini in gruppo possono essere decine di migliaia, ma anche quelli danzano con un ritmo perfetto. Le finalità di questo ritmo ancora ci sfuggono. Forse per risultare più imprendibili da rondini o da altri uccelli. Ma una densità simile potrebbe giustificare che cerchino di salvaguardare il gruppo, insomma, se qualcuno viene mangiato pazienza, ciò che conta è che il numero resta pressochè costante. E per le rondini come la mettiamo?? Ballano per non farsi prendere dai falchi?? Il punto è che a Velo non c’erano falchi, questi si trovano molto più in su verso il Monte Carega. E gli storlini (Sturnus Vulgaris) li avete mai visti ballare?? Talvolta sono decine di migliaia ed ondeggiano ballando con un ritmo perfetto. Il punto è che in pianura non ci sono uccelli predatori, ed allora per chi ondeggiano in modo perfetto?? Si mantengono sempre ondeggiando ad una perfetta distanza in modo da non scontrarsi mai anche se sono decine di migliaia. Certo possiamo invocare anche per gli storlini un intelligenza di gruppo, e certamente , come tutti gli animali dormono e sognano. Ma non tutti gli animali che abbiamo nominato finora hanno un intelligenza di gruppo. L’intelligenza molto spesso si mantiene anche singolarmente per qualsiasi specie. Avete mai visto una formica solitaria che va ad esplorare il territorio. Talvolta si allontana anche di 10 metri dal formicaio e come farà a non perdersi. Con un cervello che è tre milioni di volte più piccolo del nostro, deve immagazzinare nel suo viaggio di ispezione talmente tante cose, non solo ma pure memorizzarle. Ditemi voi, come farà? Anche questo rientra nei sistemi infiniti.

 

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ANCHE NEL RELATIVO L’INFINITO TROVA LA SUA UNITA’ ESPRESSIVA: NELLA SFERA

 

Claudio Sauro·sabato 8 aprile 2017    380 letture

 

Claudio Sauro 5 Novembre 2008

Anche nel relativo l’infinito trova la sua attività espressiva nella sfera. La sfera infatti è un poliedro, ma nel quale gli angoli soni infiniti. Ogni punto della sfera è esattamente equivalente a qualsiasi altro punto ed è rappresentato dall’1. Né si potrebbe concepire un numero più grande dell’1, dal momento che non avrebbe alcun senso e sarebbe semplicemente la somma di elementi semplici 1+1+1 ecc. Se disegniamo una linea su tale sfera ci renderemo subito conto che non può trattarsi di una retta ma di un tratto di sfera composto da infiniti angoli. Pure se disegniamo una figura quale un triangolo sferico, ci renderemmo subito conto che non può trattarsi di un triangolo, perché a parte i tre angoli che balzano all’occhio, le tre linee che congiungono questi angoli (evidenti) sono composte da infiniti angoli. In sostanza qualsiasi figura si possa disegnare, sarà composta da infiniti angoli. La tendenza verso l’infinito, pertanto, non riguarda la sfera in toto ma qualsiasi suo punto. Oltretutto una sfera è facile da immaginare, mentre se immaginiamo un'altra funzione più semplice, che abbia tendenza all’infinito, ci risulta estremamente difficile. Una retta ad esempio. Una retta infinita, che non abbia né principio, né fine ci risulta estremamente difficile immaginarla. Comunque anche un tratto di retta è costituito da infiniti punti, per cui possiamo dire con certezza che qualsiasi funzione relativa esprime il concetto di infinito proprio perché l’elemento fondamentale che costituisce la realtà universale è l’1 al quale concettualmente non possiamo attribuire nessuna funzione di grandezza materiale. Comunque ritornando alla nostra sfera, possiamo immaginare un punto, un soggetto, che la percorra. Immaginiamo la terra, perfettamente liscia, e quindi priva di punti di riferimento, e noi che la percorriamo in lungo ed in largo. Ebbene potremmo girarla migliaia o milioni di volte e restare nella convinzione di trovarci su una superficie infinita. Soltanto un moto diverso, e cioè verso l’alto ci farebbe prendere coscienza della realtà. Vedendo la sfera dall’alto, ci renderemmo subito conto che si tratta di una superficie finita. In matematica troviamo dei paradossi: infatti essa ci dice che quanto maggiore è il raggio, tanto minore sarà la curvatura della circonferenza. In realtà per la sfera, per qualsiasi sfera non possiamo applicare questo concetto, perché qualsiasi sfera, pur diminuendo il raggio ha curvatura costante, qualsiasi sfera concettualmente è sovrapponibile a qualsiasi altra sfera. Possono diminuire certamente le dimensioni, ma può abbassarsi pure il punto dell’osservatore, ed allora ecco che la sfera riacquista la sua dimensione originaria. Ed anche un osservatore infinitamente piccolo che percorresse la superficie di un neutrone avrebbe la sensazione di trovarsi su una superficie infinita Inoltre la sfera è la figura tridimensionale con il minimo rapporto superficie/volume: ciò spiega perché a tale forma tendono molti oggetti fisici, dalle gocce di liquido ai corpi celesti. Ad esempio, le bolle sono sferiche perché la tensione superficiale tende a minimizzare l'area a parità di volume. E così sappiamo che tutti i corpi celesti tendono ad avere superficie sferica. Dalla matematica sappiamo che la superficie sferica è espressa dalla formula A=4(P GRECO) R2, mentre il volume è espresso dalla formula V =4/3 (P GRECO) R3 ma pure sappiamo per certo che con l'aumentare del raggio, il volume della sfera cresce più della superficie. Infatti il rapporto fra queste due quantità è r/3. Ora questo risulta un paradosso avendo una simile variante in quanto le espressioni per calcolare il volume e la superficie restano costanti. Ciò vorrebbe dire che ogni qualvolta riduciamo ad un terzo il raggio della sfera, diminuisce il volume di tre volte rispetto alla superficie, oppure viceversa ogni qualvolta triplichiamo il raggio di tre volte aumenta il volume di tre volte rispetto alla superficie. Ma questo è in aperto contrasto con le formule che ci portano a calcolare superficie e volume e che restano costanti. Dal momento che se ciò fosse vero anche il calcolo delle superfici e dei volumi dovrebbe essere espresso da delle variabili. Ma questo problema si pone solo quando ci rapportiamo ad una sfera più grande, mentre se restiamo nel singolo tutte le formule restano invariate. Ma quando noi ci rapportiamo facciamo un operazione che non ha valore per la singola sfera. Infatti noi rapportiamo l’1 all’1+1+1, cioè ad una somma di unità che si esprimono semplicemente in fase sequenziale. Ma una somma di unità non possono far variare le costanti fondamentali, perché tutto deve rapportarsi sempre all’1 che è l’elemento universale. Pertanto se è pur vero che con l’aumentare del raggio il volume della sfera cresce più della superficie, ciò resta semplicemente come dato teorico, mentre la sfera resta sostanzialmente con le sue caratteristiche fondamentali. Ad esempio se immaginiamo una persona infinitamente piccola che percorra la superficie di un neutrone, essa si troverebbe nelle stesse condizioni di un gigante che percorre la superficie di una sfera grande come una stella gigante. Entrambi crederebbero di trovarsi su una superficie infinita e potrebbero percorrerla all’infinito e tutti i calcoli relativi alle singole due sfere resterebbero invariati. Il rapporto r/3 ci dice semplicemente che l’universo si muove per unità triplici, cioè abbiamo 1+1+1 ed una volta raggiunto il 3 passiamo ad una nuova sequenza trina. In modo molto banale, anche nel relativo per fare un esempio, possiamo considerare la realtà come, materia, vita, psichismo. Oltre lo psichismo si salta ad un altra frequenza trina.

E così si possono fare molti altri esempi.

 

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ASPETTI MINORI DELLA LEGGE UNIVERSALE (di Pietro Ubaldi da "LA GRANDE SINTESI")

 

Per il principio di unità e dualità che abbiamo già visto, l’universo è un binomio ed un trinomio ad un tempo e ritrova unità nel monismo delle sue equivalenze

Accanto a questi aspetti principale della legge ne abbiamo degli altri minori, in cui l’unità ancora si suddivide e si distingue.

Le facce del poliedro sono infinite e la legge è veramente inesauribile.

Un poliedro con facce infinite sostanzialmente è una sfera, e questa esprime nel miglior modo il concetto di infinito pur restando nel relativo.

Se noi supponiamo che un testimone percorra la superficie di questa sfera senza avere punti di riferimento, possiamo pensare che tale testimone sia indotto a credere di trovarsi su una superficie infinita.

Soltanto assumendo un movimento diverso, e cioè alzandosi verso l’alto perpendicolarmente alla sfera potrebbe capire che si trovava su una superficie finita.

Tale sfera verrebbe ad esprimere il principio delle unità collettive e pure quello dei cicli multipli e nell’aspetto concettuale quello delle leggi multiple.

Organismo di forme, organismo di forze, organismo di leggi.

Abbiamo il principio di divisibilità e ricomposizione che si ritrova nell’universale possibilità di analisi e di sintesi.

Il principio di riunificazione, in cui si equilibra il principio di suddivisione.

Un principio di differenziazione, per cui l’evoluzione avviene dal indistinto al distinto, dall’indifferenziato al differenziato.

Un altro principio che la legge di evoluzione implica è quello della relatività, poiché solo ciò che è relativo può evolvere.

Il principio del minimo mezzo regola l’economia dell’evoluzione, evitando dispendio inutile di forze.

Il principio di causalità garantisce il concatenamento nello sviluppo fenomenico, derivando l’effetto causa, lega in stretta connessione i momenti successivi del divenire

Parallelo al principio di causalità è quello di azione e reazione: osservate questo dualismo attivo reattivo nei fenomeni sociali, che non progrediscono rettilinei, ma per una via tortuosa di spinte e controspinte, che vi ricorda il percorso dei fiumi.

Ogni posizione, ogni conquista, ogni affermazione è portata fino alle ultime conseguenze fino all’abuso; l’uomo in perfetta incoscienza non sa arrestarsi che là dove la legge di reazione eleva una diga. Ma anche la reazione giunge poi sino all’abuso, fin là dove la stessa legge eleva una nuova contro diga e respinge l’impulso

L’uomo assolutamente ignaro e passivo di fronte alla legge, è del tutto incompetente a guidarsi da sé

Credete voi che siano i governi, i parlamenti che guidano i popoli? No essi non sono che un esponente.

E la storia va avanti da se sapientemente, guidata da forze occulte che la legge contiene.

 

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IL FULMINE GLOBULARE E L’ORIGINE DELLA VITA

 

 

Tratto da “La Grande Sintesi” di Pietro Ubaldi

“”Continuiamo nella nostra via che procede dall’interno verso l’esterno, ed osserviamo la forma sensoria con cui il dinamismo dei moti vorticosi si veste.

e troveremo all’estremo limite delle specie dinamiche ed alla soglia del mondo biologico, una prima unita’ organica che appunto riassume in se le caratteristiche che abbiamo osservato, comuni ai moti vorticosi come ai fenomeni biologici.

questa prima unita’ vi e’ data dall’elettricita’ globulare.

in questa prima unita’ avete la prima organizzazione di un sistema di vortici, con una prima embrionale specializzazione di funzioni.

ne nascera’ la prima cellula che riassumera’ in se tutti i moti vorticosi determinanti e ne conservera’ in germe tutte le caratteristiche.

vera sintesi dinamica e sintesi chimica, sintesi di forze e sintesi di elementi, in cui i sistemi atomici si combinano nei sistemi vorticosi e gli atomi in molecole talvolta nel ricambio protoplasmatico.

per il principio delle unita’ collettive, alla differenziazione succedera’ parallela una riorganizzazione in unita’ piu vaste, co progressiva specializzazione di funzioni.

e le cellule formeranno tessuti ed organi ed ad ogni unità, come nel vortice primitivo, presiedera’ nel funzionamento una proporzionata psiche o principio cinetico direttivo di origine elettrica, finche’nell’evoluzione, superata questa fase, e fiisatasi direttamente nel subcosciente la fase cosciente di formazione, l’unita’ assurgera’ alla fase superiore della coscienza umana, che sente se stessa nell’ambito della sua azione e solo in quanto essa e’ lavoro di costruzione.

ma come sempre, quel che importa nella vita e’ il principio determinante delle forze, e’ il seguire l’evoluzione delle cause e non come fate voi l’evoluzione degli effetti.

vedremo che l’energia elettrica, cioe’ l’onda dinamica piu degradata, costruisse, penetrando l’edificio atomico, il sistema vorticoso.

da non confondere questo processo con la normale immissione di energia non degradata, nei sistemi atomici gia’ costruiti, a cui assistete in ogni trasmissione dinamica.

il sistema vorticoso, di sua natura aperto con l’esterno, con due poli e tutte le caratteristiche che vedremo, era il sistema piu’ adatto a congiungersi, entrando in combinazione cinetica, con altri vortici simili.

l’equilibrio si e’ gradatamente stabilizzato, per le stesse qualita’ intrinseche di quel movimento, in un sistema di vortici comunicanti, ed il primo organismo collettivo e’ nato.

non ancora cellula, non ancora propriamente vita, questa unita’ di natura ancora essenzialmente dinamica, organismo di forze che si attarda sulla soglia del nuovo mondo biologico, contiene già tutti i geermi dell’imminente sviluppo.

esso ha vissuto sul vostro pianeta, vera forma di transizione frà beta ed alfa ed ha esaurita oggi la sua funzione biologica.

eppure tracce ne sopravvivono e potete osservarle per dedurne le caratteristiche.

poiché la natura non dimentica, non annulla mai definitivamente le sue forze ed il ricordo dei tentativi risorge seppure irregolarmente.

il fulmine globulare e’ un organismo dinamico di costruzione elettronica, che in qualche caso vi e’ dato osservare.

discendente lontano dei tipi più potenti, da cui è nata la cellula, esso oggi ha naturalmente un equilibririo instabile, transitorio, una breve persistenza di vita ed una tendeza al disfacimento.

benchè organismo effimero, ritornante raramente per ricordo atavico, il suo apparire e comportarsi è fatto di vostra esperienza.

potete dunque constatare quanta affinità questo primo essere presenti, sia con i moti vorticosi di cui è figlio, sia con i fenomeni della vita che in se già racchiude in germe.

posta tra i due fenomeni, che congiunge in continuità, presenta naturalmente le loro stesse comuni caratteristiche, che vedremo.

con questo nuovo termine abbiamo chiuso la catena che va dall’elettricità, ultima specie dinamica, al vortice elettronico, che essa determina nella materia, al primo organismo di vortici elettronici, il sistema elettrico chiuso del fulmine globulare, poi alla cellula con la quale entriamo nella vita.

il fulmine globulare possiede tutte le caratteristiche fondamentali di un essere vivente

se osservate come esso si comporta, vedrete che emette una luce che ricorda la fosforescenza, possiede un individualità propria, distinta dall’ambiente, ed una persistenza, sia pur relativa, di questa individualità.

la spiegazione dei suoi spostamenti lenti, vicini al suolo, che sembrano evitare gli ostacoli, senza alcuna tendenza ad avvicinarsi ai metalli e corpi conduttori, non vi può essere data da nessuna legge fisica.

esso si sposta nell’aria per una sua vibrazione periferica, che è la prima estrinsecazione cinetica in cui si manifesta la vita e l’espressione di quel rudimentale psichismo che la dirige.

esso è quindi un sistema elettronico chiuso, nuova unità collettiva, formata dalla combinazione ed associazione di sistemi vorticosi, generati per penetrazione elettronica nei sistemi cinetici atomici, e mantenuti stretti in unità da reciproci rapporti attivo-reattivi.

qui l’onda dinamica degradata assume un modo di essere novo.

la sua traiettoria si è sprofondata con i treni elettronici nei sistemi atomici, e fusa in essi il suo movimento cambia forma, non si trasmette più ma ritorna su se stesso.......””

 

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IL SOGNO E LA MECCANICA QUANTISTICA

 

Perché questo titolo? Per il semplice fatto che la meccanica quantistica è quella che può spiegare meglio il sogno.

Vediamo innanzi tutto i principi fondamentali della meccanica quantistica:

 

- Non esiste una realtà obiettiva della materia, ma solo una realtà di volta in volta creata dalle "osservazioni" dell’uomo.
- Le dinamiche fondamentali del micromondo sono caratterizzate dall'acausalità.
- E’ possibile che, in determinate condizioni, la materia possa "comunicare a distanza" o possa "scaturire" dal nulla.
- Lo stato oggettivo della materia, è caratterizzato da una sovrapposizione di più stati.

Ora che cos’è il sogno: è una realtà non obiettiva, ma solo di volta in volta creata dalla mente dell’uomo.

Inoltre le meccaniche fondamentali del sogno sono caratterizzate dall’acausalità: infatti uno stesso stimolo che venga applicato in due momenti diversi causa sogni diversi e non esiste una correlazione fra tipo di stimolo e sogno.

Come nella meccanica quantistica anche per il sogno vale lo stesso principio di poter comunicare a distanza (è successo più volte che soggetti diversi facciano lo stesso sogno) e di poter scaturire dal nulla, cioè per il sogno non esiste nessuna base razionale perché venga fatto quel sogno che pertanto sembra scaturire dal nulla.

La quantistica dice: lo stato oggettivo della materia è caratterizzato da una sovrapposizione di più stati e questo vale anche per il sogno dal momento che generalmente i sogni si intrecciano, si sovrappongono e questo senza nessuna correlazione logica.

Ma perché questo paragone con la quantistica che si occupa principalmente del subatomico?

Per il semplice motivo che anche il sogno potrebbe nascere nel subatomico, certamente è rilevabile con l’EEG nella neocortex, ma in questa opera il subatomico, gli atomi e le micro particelle, le onde ed i corpuscoli, e tutte queste funzioni possono essere ascritte nella quantistica..

Ma cerchiamo di definire meglio il sogno.
 

 

Da più di cinquanta anni lo si sta studiando, cercando di dare una spiegazione a questa attività che può essere considerata la funzione psico-biologica più importante della vita di ogni uomo, perché occupa quasi il 30% di ogni giornata.

Nel 1953 è stato scoperto come il sonno non dipenda da una mancanza di attività cerebrale (teoria passiva che prevedeva una riduzione progressiva delle funzioni biologiche in stato di recupero), bensì da una vera e propria attivazione di funzioni specifiche (come quella del sognare) che, quindi, pongono una seri di interrogativi e una quantità di domande sulle attività psichiche più importanti e/o vitali.

Misteriosa risulta la scelta della Natura che pone l’uomo in situazione di pericolo per un così lungo periodo della giornata, dal momento che la riduzione dell’attenzione e la perdita del tono muscolare mettono il soggetto nella condizione di non poter rispondere agli eventuali pericoli: non può organizzare né la fuga, né qualsiasi altro atto difensivo o di attacco.

Resta poi anche il tema della perdita di tempo, che riflette la domanda “perché l’uomo deve perdere tanto tempo della sua vita a dormire, quando potrebbe utilizzarlo, come dice il neurobiologo Allan Rechtschaffen (1998), per lavorare, per produrre, per pensare, per creare opere letterarie, scientifiche o culturali”.

L’importanza degli studi più moderni sul sonno è dimostrata dal fatto che si è potuto stabilire che si tratta di una funzione molto particolare nella quale si evidenziano:

-         una fase di sonno lento (perché caratterizzato da un EEG di onde ampie e di bassa frequenza) nel quale si abbassa progressivamente il ritmo cardiaco e la frequenza respiratoria, movimenti oculari lenti e disimmetrici, innalzamento della soglia percettiva;

-         una fase di sonno rapido-REM (con un EEG di onde rapide e di basso voltaggio), in cui si evidenziano movimenti oculari rapidi (gli occhi tornano a muoversi come durante la veglia, in maniera sincrona).

La particolarità del sonno REM è rilevante, tanto che ormai, quando parliamo di sonno, ci riferiamo proprio a questa fase che, oltre alle caratteristiche già citate, si accompagna a:

-         perdita totale del tono muscolare;

-         rigonfiamento del pene e del clitoride;

-         ulteriore innalzamento della soglia percettiva e riduzione delle funzioni vitali;

-         presenza dei sogni;

-         organizzazione fasica (si presenta cioè per periodi di circa venti minuti ciascuno, tre o quattro volte per notte, ogni ora e mezza circa);

-         inizio delle fasi che rispetta un orologio biologico che, tra l’altro, è circadiano (uno dei più precisi nel nostro sistema biologico);

-         inizio e fine di ogni fase o periodo in maniera brusca (alla fine di ogni fase si può osservare una maggiore facilità al risveglio, soprattutto se sono concomitanti stimoli esterni o fisiologici come il riempimento della vescica urinaria);

-         assoluta necessità, da parte del soggetto, di dormire una certa quantità di sonno REM con tendenza a recuperare la quantità di sonno perduta;

-         cambiamento della quantità di sonno REM a seconda dell’età; un bebé dorme circa l’80% del suo sonno di 14-15 ore giornaliere in stato di sonno REM, mentre nelle persone anziane è presente circa nel 10-15% delle sue otto ore di sonno notturno.

Queste osservazioni evidenziano quanto sia complesso il sistema sonno-veglia (sistema nictemerale), ma ancora non ci dicono tutto su questa straordinaria funzione psico-biologica e ancora molte sono le domande che sorgono man mano che riusciamo a scoprire nuove cose.

La privazione del sonno rapido (ottenuta meccanicamente o farmacologicamente) induce stati di irritabilità e di disequilibrio psichico che, secondo alcuni ricercatori, può essere causa di vere e proprie forme morbose psichiatriche (deliri; allucinazioni; ecc.).

Il Dott. J. Allan Hobson, dell’Università di Harvard, sostiene che il sonno REM è necessario per aiutare a consolidare la memoria e a migliorare l’apprendimento. Questo spiegherebbe la necessità dei neonati e dei bambini piccoli di dormire tante ore di sonno REM, data, appunto, la necessità di elaborare enormi quantità di input sensoriali (soprattutto enterocettivi e propriocettivi) necessari per il controllo delle attività digestive, motorie e psicomotorie.

 Esperimenti hanno dimostrato che gatti trattati con anti-MAO ad azione anfetaminosimile perdono sonno REM e diventano intrattabili; se trattati con anti-MAO con azione attivatrice sul sistema parasimpatico, aumentano la quantità di sonno REM, diventano tranquilli, propensi alle attività che apprendono con maggior facilità. Abbiamo anche potuto osservare come la stimolazione cronica del Sistema Reticolare Mesencefalico (SRM) inibisce anche totalmente il sonno REM e gli animali diventano paurosi, angosciati di fronte a qualsiasi stimolo e, proprio per questo, più propensi all’autodifesa aggressiva.

Siccome l’attività bioelettrica cerebrale, registrata con l’EEG, è, nel sonno REM, praticamente uguale a quella registrata durante lo stato di veglia, ci si è chiesti se a uguale attività bioelettrica corrispondano uguali strutture attivate.

Sicuramente non è possibile che siano gli stessi centri cerebrali ad attivare la veglia ed il sonno REM, soprattutto perché il SRM, che mantiene lo stato di veglia (come hanno dimostrato Moruzzi e Magoun), risulta inibito durante tutte le fasi del sonno.

E questo ci riporta nuovamente alla fisica quantistica: lo stato oggettivo della materia è caratterizzato dalla sovrapposizione di più strati.

L’EEG non è un motivo sicuro per sapere se è in atto un sogno: certamente l’EEG può essere valido per il sonno lento e per il sonno rapido.

Ma si è visto che quando uno dorme profondamente, e quindi anche con sole onde TETA, se svegliato bruscamente riferisce che stava sognando.

Talvolta in questi casi l’individuo riferisce un sogno diverso, privo di immagini, ma ricco di contenuti, difficilmente esprimibile.

E’ pertanto probabile che anche nel sonno profondo l’individuo continui a sognare, è questo allargherebbe enormemente i contenuti ed il significato del sogno.

Inoltre questo può voler dire solo una cosa: che anche le strutture più profonde del cervello sono in grado di sviluppare dei sogni, e pure un concetto ancora più azzardato: il cervello non è così fondamentale nel creare i sogni.

I sogni infatti proprio per la loro caratteristica sembrano svilupparsi da strutture indipendenti dal cervello stesso.

E qui ritorna in campo la quantistica: lo stato oggettivo della materia è caratterizzato da una sovrapposizione di più strati.

Ovviamente noi con l’EEG saremmo in grado di vagliare il primo strato, ma gli strati più profondi sfuggono a qualsiasi mezzo.

Un'altra caratteristica del sogno è che questo può esserci anche in cervelli gravemente danneggiati.

Si è visto che anche nel coma di IV grado, se l’EEG in superficie risulta praticamente piatto, se vengono inseriti degli aghi in profondità, si rileva attività cerebrale che potrebbe essere intesa come sogno.

Del resto il sogno è una cosa talmente misteriosa che sfugge a qualsiasi definizione logica, e questo proprio perché il sogno è illogico, si sviluppa secondo una non logica e non è definibile attraverso nessun schema.

Uno degli aspetti più straordinari è che il sonno ed il sogno è comune in tutte le specie viventi. Si è visto addirittura che moscerini che restano 10 ore senza dormire muoiono; ma come stabilire se sognano; lo hanno stabilito alcuni ricercatori nel valutare la reattività dei prismi oculari alla luce ultravioletta; insomma anche i moscerini sognano e chissà cosa sognano.

Le scuole Freudiana e Junghiana di trarre informazioni dal sogno sono dei puerili tentativi di valutare una determinata condizione considerandone solo la superficie:  è un po’ come quando si è sopra un Iceberg, si vede la superficie e ci si dimentica della parte sommersa.

Un'altra considerazione interessante è che non si sogno solo durante il sonno: il sogno è una caratteristica comune anche della veglia, e durante il giorno circa il 20% del tempo oltre alla veglia è dato al sogno, ma l’individuo di questo neppure se ne accorge

Pertanto, tirando le conclusioni, il sogno occupa gran parte della vita dell’uomo., e si potrebbe ragionevolmente dire che il sogno è l’uomo stesso.

Il sogno come abbiamo detto non è ascrivibile alla fisica classica, ma alla fisica quantistica.

Con il sogno veniamo a sapere che non esiste una realtà obiettiva della materia ma una realtà creata dall’uomo stesso, e questo in perfetta sintonia con la quantistica.

Le dinamiche fondamentali del sogno sono caratterizzate dall’acasualità proprio come la realtà nella quantistica.

Nel sogno si è al di fuori dello spazio e del tempo, si entra in un sistema complesso, proprio come nella quantistica.

In un minuto possiamo fare un sogno lunghissimo dove lo spazio non esiste, o perlomeno un presunto spazio può sovrapporsi ad altri spazi ( in sostanza lo spazio non esiste)

Come nella quantistica il sogno è caratterizzato dalla sovrapposizione di più strati, infatti i sogni si intrecciano, talvolta si sovrappongono e le strutture che li generano possono essere variabilissime.

Possiamo ipotizzare quanto sogna un individuo con la corteccia cerebrale integra, ma ci sfugge completamente quanto sogni un individuo con la corteccia cerebrale danneggiate, perché in un simile caso l’EEG non è più attendibile, e neppure sono attendibili altri mezzi.

Sembra che il sogno, per quanto possa incidere sulle funzioni corticali, in sostanza ne sia completamente svincolato.

In pratica è il cervello nel sogno è come una apparecchio radio che percepisce e traduce determinate onde, che comunque esistono indipendentemente da qualsiasi apparecchio e struttura

 

In conclusione, considerando anche il sogno durante la veglia, possiamo ragionevolmente dire che questo occupa la maggior parte della vita dell’uomo.

 

 

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IL SOLE FREDDO DI BOSCOLI

In effetti da pensare. Ma io credo che tutte le stelle siano strutturate in questo modo. Dobbiamo abbandonare l’idea che sia la pressione che genera calore. La pressione genera calore solo nel momento in cui la eserciti, poi la temperatura si uniforma a quella che è la temperatura dell’ambiente circostante. Ma poi c’è un altro motivo che giustifica il freddo. Intanto dobbiamo chiederci da cos’è data la temperatura. Dice Wikipedia:   https://it.wikipedia...iki/Temperatura     “”La temperatura di un corpo può essere definita come una misura dello stato di agitazione delle entità molecolari delle quali è costituito.[1] In altre parole, la temperatura è una proprietà fisica intensiva,[2] definibile per mezzo di una grandezza fisica scalare (ovvero non dotata di direzione e verso), che indica lo stato termico di un sistema””

Ora nel centro del sole abbiamo 400 milioni di atmosfere, il che significa che con una simile pressione le molecole sono impossiblitate ad agitarsi ovvero il moto oscillatorio di atomi e molecole diventa irrilevante e questo giustifica il freddo prossimo allo zero assoluto. Inoltre c’è un altro aspetto, l’enorme pressione determina l’avvicinamento fra molecole ed atomi e di conseguenza favorisce la fusione. Ma nonostante l’avvicinamento il numero di fusioni deve restare modesto se vogliamo giustificare la lunga vita del sole. Infatti se vogliamo giustificare che la vita del sole è di 10 miliardi di anni, il numero di fusioni deve essere 1al minuto su cm^3 di idrogeno supercompresso, sempre che consideriamo il nucleo che ha un diametro di 300.000 Km. Ovviamente al di fuori del nucleo non avvengono fusioni, ma c’è un ricambio continuo, l’idrogeno fuso, cioè l’ELIO,  tenderà a portarsi verso il centro perché più pesante anche se una piccola parte andrà in superficie perché spinto in alto dai protoni che si formano.  Inoltre sempre per l’enorme pressione protoni ed elettroni non incideranno se non in minima parte sul moto oscillatorio e cioè sulla temperatura. Anche perché il numero di fusioni è modesto per unità di misura (cm^3) sempre che vogliamo considerare la lunga vita del sole. Nel complesso però il numero di PROTONI e di ELETTRONI che si generano e che salgono in superficie è enorme e questi determineranno un moto oscillatorio dell’idrogeno quanto meno la pressione diventa rilevante. Ovviamente la minor pressione l’abbiamo in superficie, e ciè nella FOTOSFERA dove la temperatura raggiunge i 6000°, ma se andiamo un po sopra nella CROMOSFERA la temperatura può essere anche doppia e raggiungere i 12.000°, anche se questa temperatura è meno rilevante per la terra perché l’emissione di calore della CROMOSFERA è poco rilevante per la terra essendo il gas IDROGENO molto rarefatto. Se poi andiamo ancora più in su dove i gas sono estremamente rarefatti possiamo rilevare temperature di milioni di gradi e questo perché le molecole o atomi di idrogeno hanno moti di oscillazione elevatissimi. Ma cosa succede se andiamo in profondità: ce lo dicono le MACCHIE SOLARI che ci mostrano che 10.000 Km sotto la superficie la temperatura anziché essere di 6000° e di 4000° Cioè bastano quei 10.000 Km di idrogeno per esercitare una pressione sufficiente per fare oscillare le molecole H-H in modo molto più modesto, in sostanza per abbassare la temperatura di 2000°. Chiaramente attribuire le macchie solari a TEMPESTE ELETTROMAGNETICHE con un abbassamento della temperatura così rilevante è la più grande cacchiata che potevano inventarsi, dal momento, da che mondo è mondo, si sa che le TEMPESTE ELETTROMAGNETICHE aumentano la temperatura, anziché diminuirla. In sostanza possiamo giustificare il SOLE FREDDO di RENZO BOSCOLI possiamo giustificarlo con le seguenti argomentazioni:

  • La lunga vita del sole (10 miliardi di anni) può essere giustificata solo se il sole è freddo dentro, dal momento che una temperatura di 30 milioni di gradi comporterebbe un numero di fusioni troppo alto che consumerebbe il SOLE in pochi anni. In sostanza la fusione nel centro del sole non può essere quella della bomba atomica che consuma tutto l’idrogeno in qualche millesimo di secondo (per bomba atomica intendo la bomba H)

 

 

 

  • L’emissione di NEUTRINI è circa un terzo di quella che si avrebbe se il sole fosse caldo dentro

 

  • Le pulsazioni radiali del sole possono essere giustificate solo se il sole è freddo dentro, e questo lo si deduce con complesse formule matematiche.

 

  • La presenza nelle macchie solari di una temperatura 2000° inferiore che in superficie, cioè 10.000 Km sotto la fotosfera  il moto oscillatorio delle molecole di idrogeno diminuisce e questo per la pressione che l’idrogeno sopra esercita.

 

Un altro punto cardine è che il nocciolo del sole deve essere necessariamente ovale, e questa conformazione del nocciolo può essere spiegata solo se il nocciolo è freddo. Dice il Boscoli: “”Un nocciolo solare, ancora, che non sia una sfera ma un ellissoide di rotazione, deve trascinare gravitazionalmente la zona equatoriale delle zone termiche e della fotosfera con moto più veloce rispetto alle zone polari. Di qui una semplice spiegazione della rotazione differenziale del Sole: all'equatore la fotosfera è "più vicina" al nocciolo che non ai poli e per la maggior attrazione deve ruotare più velocemente. D'altra parte quest’altra "anomalia" del periodo di rotazione solare che varia in funzione della latitudine, anomalia fino al presente spiegata soltanto a prezzo di incredibili e grottesche acrobazie mentali, non è altro che la prova lampante della discontinuità del globo solare.”” Inoltre: “”Il Sole che noi vediamo è soltanto un esile alone sferico di gas rarefatti, tenuto distanziato dal nocciolo centrale e tenuto "acceso", come il fosforo di una lampadina fluorescente. dall'enorme flusso di radiazioni emanate dal nocciolo””

 

 

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IL TEMPO NON ESISTE IN SENSO ASSOLUTO MA SOLO IN SENSO RELATIVO

 

Vorrei riportare un brano dell’Entità A sulla non esistenza del tempo:

""Ora il concetto di velocità di evoluzione, si potrebbe obiettare, noi l’abbiamo nello spazio e nel tempo: fuori di essi come è possibile affermarlo?
Si tratta di un concetto che non trova spazio in nessun testo di filosofia, non essendo finora stato analizzato perché effettivamente complicato.
Quando parliamo di velocità dell’universo, noi intendiamo soltanto attività, moto.
Parlando di moto viene spontaneo riferirsi al tempo, e analogamente quando parliamo di velocità ci riferiamo al tempo.
Nell’universo esiste una velocità uniforme, una velocità costante, e ciò come nel caso della vita, per la quale non ci si può chiedere se essa sia più veloce o meno veloce di un'altra, dato che evidentemente la velocità della vita è uguale per tutti, in quanto il processo di sviluppo al quale il fenomeno vita è costretto a soggiacere per giungere alla morte è quello che è.
Né ci si può riferire a fenomeni collaterali, per cui vi è chi muore prima e chi muore dopo, chi cresce prima e chi cresce dopo; a noi interessa soltanto il fenomeno di sviluppo in cui la velocità è sempre la stessa.
Quando noi poniamo di fronte due nebulose nelle stesse condizioni di esistenza, con le stesse possibilità di sviluppo, esse per diventare pianeti, impiegheranno ad esempio un miliardo di secoli.
Ma in virtù dell’uguaglianza, ambedue impiegheranno per compiere il ciclo un tempo x inesistente, dato che si tratta di un periodo che raffrontato ad un tempo soggettivo ad esse nebulose, finisce con l’essere annullato, perché la prima può rispecchiarsi soltanto nel tempo dell’altra e viceversa.
Quando noi diciamo “moto universale” o tempo universale”, intendiamo il principio ritmico costante dell’universo, che si trasforma ad una velocità costante.Ma noi vediamo il tempo nel brevissimo periodo della nostra vita.
La fisica ci dice che nulla viene distrutto, ma tutto si trasforma, e che l’elemento ritorna ad essere quello che era.Gli elementi più semplici dell’universo restano uguali a se stessi.
L’elemento “uno” dell’universo, può diventare l’elemento “uno” circondato da una grande spirale e può così apparire come un “uno” più grande e diverso, ma se togliamo la spirale esso rimane l’”uno” originale.
Il principio dell’universo è che nulla si trasforma realmente, ma che tutto resta identico, immutabile, costante, per cui la trasformazione apparente è la somma di elementi immutabili, statici, e non sostituzione per una trasformazione vera e propria.
Quando noi vediamo una somma di elementi, non dobbiamo dire che si tratta di un elemento diverso, ma possiamo essere ben certi che si tratta della somma di più elementi.
Immettendo al loro posto fisso tutte le cose noi eliminiamo il concetto di tempo.Immaginiamo di avere una scacchiera ed immaginiamo che l’universo sia diviso in tanti quadratini, come una rete topografica.
Poniamo al loro posto l’1, il 2 il 3 e via di seguito.
Esistendo un ritmo di spostamento ciclico costante, avremo che l’1 scatta al posto del 2 e che contemporaneamente il 2 passerà al 3 e poi al 4 come se i quadratini si rincorressero.
Avremo quindi che l’1 diverrà l’1 + 1, e poi ancora l’1 + 1 + 1, formando cioè tre elementi semplici.
Contemporaneamente sopraggiungeranno altri 1, in virtù di frantumazioni universali che procedono all’infinito, per cui l’1 diverrà l’1 elevato alla N.
E quando questo si frantumerà tutte le unità riprenderanno il loro cammino.
Non possiamo parlare di frantumazione specifica dato che nell’universo vi è un esistenza eterna, per cui dobbiamo immaginarci come un serbatoio eterno formato da questa energia che alimenta continuamente l’1, in modo che esso passi al 2 come in una scala divergente.
Immaginiamo ora un quadratino singolo, ed immaginiamo che esso sia un elemento infinitamente piccolo dell’universo.
Che cosa significa elemento infinitamente piccolo dell’universo?
Supponiamo con un concetto assurdo che esso non possa essere ulteriormente frantumato (mentre ogni più piccolo corpuscolo può frantumarsi all’infinito, in virtù del concetto dell’infinitamente piccolo).Poiché esso diventi più grande cosa deve avvenire?
Che altri corpi si aggreghino ad esso, per ingrandirlo nello sviluppo universale.
Ciascuno dei corpi che si aggrega al primo avanza con la stessa velocità, per cui esso diventa di infinita grandezza senza aver subito bruschi sobbalzi di velocità.
Né esiste un tempo, in quanto noi non diciamo “1” e solo dopo un certo intervallo aggiungiamo “+ 1” e poi ancora “+1”.
Ma nel ritmo “1+1+1” formiamo un certo numero senza che esso abbia avuto interferenze.
E così noi abbiamo la materia, la quale si avvolge, si moltiplica, pur conservando la sua identità.

Ed in questo fenomeno non vi è un tempo, , ma soltanto uno sviluppo ritmico.
Ed anche quando si realizza un fenomeno diverso esso è sempre nel ritmo. Ad un certo momento potrà formarsi un sistema planetario, con ritmo eternamente identico.
Vi è accelerazione? Si, vi può essere accelerazione, vi potranno essere dei fenomeni diversi, ma questi si verificheranno sempre in un quadratino o sfera isolata, mentre intorno l’universo continuerà a ruotare identicamente.
E la materia stessa, restando concretizzata ha un suo ritmo particolare.
I tempi e le velocità che vanno a formare in seno ad una particolarità universale, non sono dati isolatamente dallo sviluppo particolare, ma sono la conseguenza dei ritmi costanti che la circondano.
Ossia le velocità diverse che possono esistere, non si sono formate da sole, ma sono la conseguenza dell’isolamento in confronto a tempi costanti.
Consideriamo ancora un'altra possibilità: se è vero che fra ogni elemento vi è la distanza di “1”, possono aversi un altro corpo, un'altra esistenza, un altro fenomeno di vita universale, più lontano, per cui la distanza invece di essere “1” sia ad es. “4”, e quindi il rapporto e l’armonia possono essere gli stessi?
Questo ragionamento non può reggere, perché esso annulla l’esistenza dell’elemento “1”.
Noi dovremmo immaginare un elemento così grande, rispetto a quello più piccolo, da conservare inalterati i rapporti, nonostante la maggiore distanza.
Ma le grandezze universali sono tutte identiche è né può concepirsi un tempo, perché gli elementi sono semplici e l’elemento universale è l’”1” che solo in aggiunta ad altri può dare un apparenza relativa. Quando noi diciamo “tempo universale” dobbiamo raffigurarci questo spostamento a scacchiera, in virtù del quale resta annullato il tempo in quanto il ritmo è costante.
Si potrebbe eventualmente dire che esiste un “tempo universale” rispetto ad un “non tempo”, così come si dice che c’è il bianco perché esiste il nero, che vi è la luce perché esiste il buio.
Quando si parla di tempo breve o lungo si fa riferimento ad un tempo materiale, o quando si vuol alludere ad una maggior o minor evoluzione dello spirito, non si parla più di tempo come lo intendono gli uomini, ma di esperienze in senso numerico.""

 

 

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IL TEMPO RELATIVO PASSA PIÙ VELOCE IN ALTO E PIÙ LENTO IN BASSO???  Questa che riporto è una leazione di fisica di uno dei principali fisici quantistici, Carlo Rovelli:

Da Wikipedia:   https://it.wikipedia...i/Carlo_Rovelli

 

Ora vi riporterò il filmatino, e vi riproporrò una diagnosi dell’Entità A, che giunge alle stesse conclusioni, ma con delle considerazioni un po diverse. Interessante che anche alla fine Rovelli conclude: “”Cosa c’è se andiamo infondo, infondo, infondo, nel più piccolo, non c’è il tempo, è come se, invece di pensare l’universo come una danza, come un ritmo, l’universo fosse in realtà un infinità di pezzettini diversi, ciascuno con la sua danza, ciascuno con il suo ritmo”” Interessante che anche lui giunge al concetto di ritmo.

https://www.youtube.com/watch?v=bWTFwYbscnk&feature=emb_logo

Mi piace che mentre Leonardo Angeloni, che è pure lui un ottimo fisico quantistico espone qui  http://www.angleo.it.../relat01.htm   tutte le sue considerazioni per dire che il tempo è una costante, e non c'è nessuna variazione in rapporto alla velocità, demolendo in tal modo la teoria di Einstein, tanto che dice esplicitamente " Introducendo il fattore di normalizzazione γ Einstein ha di fatto ignorato il peso che ha lo “stato” dell’osservatore nel determinare la misura del fenomeno fisico. Questo “stato” è alla base del principio di indeterminazione di Heisenberg che costituisce a sua volta un fondamento indispensabile per la meccanica quantistica. L’estensione di questo concetto anche alla meccanica classica permette di enunciare un vero e proprio “ principio antropometrico” che può essere così enunciato, “ per obbedire al criterio di oggettività, ogni fenomeno fisico deve essere indipendente dallo stato dell’osservatore, ma la rappresentazione matematica di tale fenomeno non può prescindere dallo 'stato' dell’osservatore che deve pertanto essere esplicitato nella fase di determinazione”. Inoltre verso della sua trattazzione dirà: " La teoria della relatività di Einstein non ha quindi nessuna rilevanza nella meccanica quantistica e ciò spiega forse il suo scetticismo nei confronti della quantomeccanica quando affermava “ Dio non gioca a dadi con l’universo”. Vi consiglio di leggere tutto il "trattato" perchè molto interessante, inoltre Angeloni, anche se avrà meno qualifiche, dimostra di avere un alta capacità logica oltre che un ottima dimestichezza con la matematica. Al contrario Carlo Rovelli"vaneggia" sul tempo che passa più veloce in alto e più lento in basso, per cui il tempo di un nano dovrebbe essere diverso da quella di una persona normale (non lo dice lui, lo dico io basandomi su quello che dice). Inoltre ho notato molte imprecisazioni, infatti dice "quando Einstein, ha scritto la sua teoria nel 1915, ha capito l’esistenza dei buchi neri, ha capito il rallentamento del tempo prima che queste cose le misuriamo effettivamente" . Questa è una solenne cacchiata dal momento che Einstein proprio non ci ha pensato ai buchi neri, la loro presunta esistenza è stata formulata per la prima volta dal fisico John Archibald Wheeler nel 1955, per essere poi ripresa e strutturata a livello teorico da Stephen Stephen Hawking, che come sappiamo è diventato un mito (a mio parere dicendo un sacco di cavolate). Inoltre, per chi non lo sapesse, lo stesso Stephen Hawking, alla fine della sua esistenza, ha ritrattato molte delle sue impostazioni sui buchi neri, riportando il concetto di "buco nero" a stella supercompressa senza orizzonte degli eventi. Infatti c'è un aspetto molto interessante in astronomia relativamente ai buchi neri, è cioè che non è mai stato osservato uno, non si è mai vista una stella che venisse "ingurgitata" da un buco nero, e quelli che ci mostra Rovelli sui presunti buchi neri non sono altro che dei disegni, mentre l'immagine reale di un presunto  buco nero, ripresa da non so quale telescopio, stranamente emette luce, e questo emettere luce va contro qualsiasi concetto di buco nero. Ora ritornando al tempo c'è da dire che per noi che viviamo nel relativo, effettivamente il tempo esiste, possiamo effettivamente constare che c'è un evoluzione in qualsiasi fenomeno, per cui la trattazzione di A del tempo va considerata come una concezione delapidata da qualsiai relatività, vista quasi dal punto di vista di Dio, ma riportare un tempo relativo a delle variabili, come fa Rovelli, per cui se alziamo l'orologio gira più velocemente che se lo abbassiamo, è una pura invenzione sulla quale può costruirci tutte le formule pseudomatematiche che vuole, formule talmente incomprensibili che dovrebbero essere comprese solo da pochi eletti, ma che in realtà sono una solenne cavolata. Che poi codesti individui siano destinati addirittura al Premio Nobel dimostra semplicemente a che punto è arrivata la scienza o pseudo tale.

 

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INSETTI Eccezionale scoperta: immunità contro i patogeni, ecco come fanno gli insetti

Il vaccino naturale delle api è una proteina del tuorlo d’uovo: la vitellogenina

https://www.greenreport.it/news/aree-protette-e-biodiversita/eccezionale-scoperta-immunita-contro-i-patogeni-ecco-come-fanno-gli-insetti/

Lo studio “Transfer of Immunity from Mother to Offspring Is Mediated via Egg-Yolk Protein Vitellogenin” pubblicato da Heli Salmela e Dalial Freitak (Centre of Excellence in Biological Interactions, Università di  Helsinki) e Gro V. Amdam ( Arizona State University e Norwegian University of Life Sciences), potrebbe aver svelato uno dei misteri della natura: quello della trasmissione dell’immunità tra gli insetti.

Infatti, come spiegano i ricercatori su Plos Phatogens, «Agli insetti mancano gli anticorpi, i portatori della memoria immunologica che le madri vertebrate  madri possono trasferire la loro prole. Tuttavia, è stato dimostrato che una madre insetto che devono fronte patogeni possono preparare il sistema immunitario della loro  progenie. Fino ad oggi, è rimasto enigmatico come insetti raggiungere specifico preparazione  immunitario trans-generazionale, nonostante l’assenza di immunità basata sugli anticorpi».

O studio dimostra che questo è possibile grazie ad un legame con gli elicitori immunitari che vengono poi trasportati  da una proteina tuorlo d’uovo, chiamata vitellogenina, che è in grado di legarsi a diversi batteri e  molecole patogene.

I ricercatori hanno utilizzato frammenti di Escherichia coli  esca per dimostrare come vitellogenina sia necessaria per il trasporto degli licitori immuni alle uova e dicono che «Questi risultati aiutano a capire come gli insetti combattono  gli agenti patogeni e possono essere utili per la protezione degli insetti ecologicamente ed economicamente importanti, come l’ape, che abbiamo usato come specie modello». Infatti il meccanismo è stato documentato anche per Paenibacillus larvae, il patogeno della peste americana che fa strage di  api e che è pericoloso anche per l’uomo

Insomma, le api e altri insetti hanno una sorta di vaccinazione naturale e la Gro Amdam spiega che «Il processo grazie al quale le api trasmettono l’immunità ai piccoli è sempre rimasto un mistero: ora abbiamo scoperto che il veicolo è il più semplice che si possa immaginare: il cibo”. La nostra incredibile scoperta è resa possibile da 15 anni di ricerca sulla vitellogenina».

Lo studio ha suscitato subito grande interesse, tanto che lo ha ripreso anche Science, la cui edizione italiana evidenzia che « In una colonia di api, la regina lascia raramente l’alveare, e le operaie, in particolare le foraggiatrici, devono procurarle il cibo raccogliendo polline e nettare nell’ambiente. Con il foraggiamento, le api possono essere infettate da alcuni patogeni, che si trasmettono poi alla pappa reale, il cibo prodotto appositamente ed esclusivamente per la regina. Una volta ingeriti, i patogeni raggiungono il corpo grasso dalla regina, l’equivalente del fegato per l’organismo delle api. Al momento della riproduzione, alcun frammenti dei batteri si legano a una proteina, la vitellogenina, che viene trasmessa attraverso il sangue alle uova in fase di sviluppo. Grazie a questo processo, la discendenza risulta vaccinata: il sistema immunitario dei piccoli è già preparato ad affrontare le malattie che troverà nell’ambiente appena dopo la nascita».

La scoperta apre la strada alla realizzazione dei vaccini per insetti impollinatori, che con la loro attività permettono di produrre il  35% del nostro cibo e che sono in calo in tutto il mondo a causa dei pesticidi, dei patogeni e della distruzione degli habitat.

 

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L' ILLOGICITA APPARENTE DELLE FORMICHE

Se noi osserviamo le persone in una via di una città o di un paese, vediamo persone che vanno e vengono, ma non ci poniamo nessun problema dal momento che presumiamo che tutte abbiano un fine ben preciso, ad esempio alcune tornano a casa, altre vanno a fare la spesa, altre ancora vanno da un amico ecc, ecc. Ma non è così per le formiche, osservandole non possiamo che constatare che nel loro comportamento di andare e vieni c’è qualcosa di illogico. Guardate ad esempio queste formiche che salgono e scendono lungo il muro, percorrono circa 10 metri per arrivare dal pavimento al tetto, una distanza che per noi sarebbe, io credo di 1 km, però se osservate bene la maggior parte scendono senza nulla in bocca. https://www.youtube.com/watch?v=Hkpi97h_hG4 Se avessero il nido sul tetto sarebbe logico pensare che tutte dovrebbero salire con qualcosa in bocca, se avessero il nido in basso per terra sarebbe logico pensare che salgano fino al tetto perché li hanno trovato qualcosa di buono di cui far riserva per l’inverno ed in questo caso tutte dovrebbero scendere con qualcosa in bocca. Invece poche, direi pochissime salgono con una briciola e direi pochissime scendono con una briciola. A questo punto c’è da chiedersi dove hanno il nido, per terra o sul tetto? Ma in ogni parte sia c’è sempre da chiedersi perché la maggior parte salgano e scendano senza nulla in bocca. Perché fare tanta strada senza concludere nulla (almeno secondo la nostra visuale) ???. Se fossero persone si potrebbe pensare che vadano e vengano per incontrare qualcuno, ma è difficile applicare questo parametro psicologico alle formiche. Inoltre un'altra osservazione che si può fare è che il loro percorso è estremamente “rigido” cioè pochissime escono, e solo per un momento da quel percorso, per cui si potrebbe pensare che vadano e vengano solo per imparare il percorso, altrimenti si perderebbero; infatti la superficie della casa è enorme per loro, guai se non avessero un percorso prestabilito. E’ anche possibile che andando e venendo rilascino dei “Fenormoni” in modo da “tracciare” il percorso, ed in questo modo non si perderebbero mai, un po seguendo la logica di policcino che ha segnato il suo percorso rilasciando dei fagioli, ma in questo caso è proprio il contrario, è proprio pollicino che ha imitato le formiche. Ma man mano che scendiamo nella logica della vita”l’osservatorio” si restringe, e cioè i processi mentali si fanno sempre più rigidi, direi cristallini. Anche negli insetti o nei microbi che non hanno traiettoria, e che possono essere molto più piccoli delle formiche, “l’osservatorio” si è ristretto ulteriormente, essi si muovono in ogni direzione ma solo mossi da un idea: “cibarsi” e “replicarsi”. Quindi l’idea diventa ancora più rigida, direi ancora più cristallina. L’osservazione è ancora più interessante perché se passiamo dagli insetti, o meglio ancora dai microbi ai cristalli possiamo osservare la stessa evoluzione. Ora vi pongo un filmato e faremo alcune considerazioni: https://www.youtube.com/watch?v=ptyQSF95GjI in questo cristallo di Solfato di Magnesio quando è ingrandito 200 volte vediamo una superficie molto irregolare che sembrerebbe la superficie della luna, però sulla superficie osserviamo dei minuscoli cristalli che non sono altro che dei parallelepipedi molto lunghi rispetto allo spessore e questo è abbastanza strano perché dovrebbe rivelarci la forma della molecola che è questa https://flic.kr/p/DJtLEw L’ingrandimento terminale di uno di questi minuscoli cristalli è portato a 4000 X (con lo zoom della telecamera) e si vedono distintamente gli angoli precisi che ci fanno porre delle domande del perché una molecola praticamente tonda possa creare degli angoli cos’ precisi. In teoria con 12 molecole di Solfato di Magnesio dovremmo già avere una forma simile. Questo mi fa supporre che la struttura ultima della materia sia un tantino diversa da quanto teorizzato dalla fisica stessa. Ma a questo punto mi chiederete: “cosa centrano le formiche”. Io potrei rispondervi che centrano e sono un esempio che anche nel campo della vita, più si “scende” più gli orizzonti si restringono tanto da farsi cristallini, direi proprio “angolari” esattamente come nel minuscolo cristallo di Solfato di Magesio lungo pochi micron. Pertanto si potrebbe supporre , al di la della fisica quantistica, che anche le molecole siano rigide, intendo dire con angoli rigidi e non indeterminate come vorrebbe la fisica quantistica. La vita, man mano che si scende rispecchia sempre di più la struttura dei cristalli che è rigida, ben determinata e non casuale.

 

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