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occhibianchi

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  1. ustioni improbabili e dove trovarle
  2. Penso sia solamente in paralisi
  3. Perdonami, mi era sfuggito. Non ho traguardi, per me non esiste un traguardo, ho uno scopo e la direzione è quella dell’efficacia necessaria per raggiungerlo.
  4. Quell’altro, ti posso assicurare, non ha preso nulla di quello che hai detto come una moralizzazione, magari mi sono sbagliato, ma non ho mai avuto questa sensazione. comprendersi è molto difficile quando i livelli sono diversi e non do al termine diverso ne l’accezione di migliore ne quella di peggiore, ma semplicemente diversi. Dico sempre la stessa cosa, ma è anche per questo che esiste la tradizione, perché è un linguaggio analogico. ci sono delle considerazioni fatte da te che a mio parere sono inesatte: in astrale non percepisci il 100x del fisico, percepisci altro, non fisico, rapportarlo al fisico è un escamotage per farsi comprendere e inoltre ritengo che l’organo da investigare per comprendere queste esperienze non sia il cervello. imho
  5. Però quello secondo cui chi pratica lavoro interiore, anche raggiungendo traguardi relativi, sia scevro da emozioni e reazioni istintive, come se fosse in grado di controllare il suo completo essere, è un errore molto comune. Va detto che il lavoro interiore, spirituale o come si voglia chiamarlo, deve portare un miglioramento, un’evoluzione, altrimenti qualche domanda dovremmo porcela.
  6. Se avessi i mezzi per evitare problemi agli altri li eviterei prima a me stesso 😄 il tono con cui hai letto i miei messaggi non dipende da me, ma dell’idea che ti sei fatta delle mie idee e delle mie emozioni, forse il mio interesse era semplicemente legato al dire la mia sull’argomento, ci sono utenti con cui si è sulla stessa linea, altri con cui si è su linee diverse ma con cui c’è interesse, spero, reciproco nello scambiare i propri punti di vista, anche se poi si rimane ognuno della propria idea per millenni, e altri utenti che si percepiscono, soggettivamente, come troll. inerpicarsi sulle motivazioni interiori altrui lo trovo inutilmente dispendioso, un zinzino pretestuoso e parecchio OT.
  7. Il lavoro interiore è infinito e se non avessimo cose da risolvere saremmo illuminati ed io non lo sono affatto. l’essere rimasti sulla stessa posizione potrebbe voler dire molte cose, non solo questo, sarebbe una semplificazione eccessiva e che sposta il focus dalle questioni da dirimire. forse hai frainteso una cosa, ma può capitare, Tornado non è affatto un problema per me, altrimenti lo avrei messo nella black list e non avrei più letto i suoi post, questo non significa che anche io, come lui, non abbia il diritto di rilevare quelle che per me sono inesattezze ed esprimere il mio dissenso, d’altronde come sottolinei tu, questo è un forum ed ognuno può dire la sua, per lui è assurdo pensare di uscire dal corpo, per me è assurdo pensare che non sia possibile, penso di avere il diritto anche io, come lui, di ripetere a macchinetta sempre le solite cose.
  8. Il mio pensiero era riferito al concetto dì linguaggio comune, se si vuole stabilire un dialogo su un linguaggio comune, ossia universale, la base è quella della tradizione (per inciso, tutti i maestri, dai più antichi ai più moderni, hanno utilizzato la tradizione come base perché è l’unico punto immutabile nel tempo e nello spazio), ma se tu preferisci possiamo basare la discussione sul linguaggio di Malia, ci vorrà un po di sforzo di tutti ma si può fare. Ma non si può chiamare linguaggio comune, sarebbe una mistificazione, è un linguaggio legato prettamente alla tua soggettività. non vedo incongruenze, tu esprimi concetti con il tuo punto di vista basati sulle tue esperienze, tornado no, con te è possibile un dialogo, con lui no. poi voglio dire, non si deve essere d’accordo su tutto, sono certo che sia io che te riusciremo a farcene una ragione. edit: chiedo scusa, una piccola aggiunta postuma inerente all'utilità della tradizione con un esempio: prendiamo per assodato che tu abbia imparato a realizzare il cappotto termico da un tuo mentore, che tu conosca il protocollo corretto: materiale coibente da usare, posa in opera, ancoraggio ecc ecc, e che con il tempo anche tu sia diventata esperta nella realizzazione del cappotto termico; ora, se sentissi parlare dei tuoi carissimi amici del campo edile riguardo un loro cantiere in cui devono effettuare questa lavorazione e gli sentissi dire delle amenità assolute, non gli daresti un consiglio vista la tua esperienza per evitargli eventuali perdite di tempo, perdite economiche dovute ad eventuali rimborsi? insisteresti nel cercare di aiutarli anche dopo le loro iniziali rimostranze o gli daresti ragione solamente perché anche loro hanno diritto di dire il loro punto di vista? la tradizione è il corretto protocollo da seguire, si può fare diversamente? ma certo che si! si ottengono risultati anche senza seguire il protocollo? molto probabile! ma non seguendo il protocollo ci sono maggiori rischi e non si otterrà mai ed in nessun modo il risultato ottimale.
  9. Per prima cosa volevo scusarmi con te per il sarcasmo utilizzato, non era ne il momento ne il luogo opportuno. Il problema è probabilmente lo stesso che evidenziavi all'inizio: il linguaggio comune. Per questo tipo di esperienze non possiamo fare affidamento sulla scienza, al momento, quindi per comprenderle ed integrarle in noi stessi dobbiamo necessariamente affidarci alla Tradizione, questi sono avvenimenti che sono sempre esistiti nella storia umana ed in tutte le culture, da quella sciamanica a quella aborigena, per non parlare ovviamente di quella buddhista o di quella indù, passando per quella cristiana, sono molte le citazioni anche nella bibbia. Fare affidamento alla tradizione richiede soprattutto uno sforzo di umiltà, dobbiamo spogliarci del nostro ego, uscire dalla convinzione di sapere tutto noi, spogliarci di quello che crediamo di sapere e analizzare quello che ci è stato tramandato nel tempo; questo nell'ottica di sviluppare un linguaggio comune e di comprendere, altrimenti avremo il linguaggio di malia, il linguaggio di occhi, il linguaggio di Giulia e continueremo a non capirci. La tradizione ci spiega abbastanza chiaramente, senza mezzi termini, che è la coscienza ad abbandonare il veicolo fisico (con cui interagisce con il piano fisico) per entrare in un altro veicolo, quello astrale (mezzo per interagire con il piano astrale) proprio come facciamo noi quando scendiamo da un'utilitaria per entrare in un fuoristrada, noi non siamo il veicolo, ma scegliamo il veicolo adatto per quello che dobbiamo fare. Può non piacere, si può non essere d'accordo, ma questo è il funzionamento. La tua deduzione del muoversi sull'asse del tempo è eccezionale, ed hai ragione anche per quanto riguarda l'intestino (e il discorso andrebbe esteso anche all'alimentazione in generale). allora, personalmente ho la sensazione di essere su un forum che riguarda strettamente il paranormale, quindi se parliamo di esperienze particolari non ha molto senso dire che queste esperienze non esistono, non credi? In un thread dove si parla di viaggi astrali, ti sembra sensato dire "ma credi veramente di potere uscire fuori dal corpo?". Qualche giorno fa Giulia ti ha chiesto se avessi mai avuto un'obe, una domanda che hai sorvolato. Io ho una discreta memoria e ricordo molto bene quando sono entrato in questo forum che raccontavi le tue esperienze extracorporee ed anzi davi consigli in merito, anche a me, poi invece scoprii su un altro forum che frequentavamo entrambi che alla stessa domanda di Giulia avevi risposto: no. A me non interessa se hai fatto oobe o no, ma se non le hai fatte dare pareri su una cosa che non hai mai esperito mi sembra quanto meno superficiale, ed è per questo che dicevo all'inizio della conversazione che se non le hai sperimentate non puoi capire, ma lo dico perché anche io all'inizio pensavo non esistessero, ma quando ne hai esperienza non hai più dubbi in merito. Oltre questo mi chiedo come tu possa parametrare le esperienze altrui o con quale criterio tu decida se siano esperienze autentiche o meno, addirittura decidere cosa si possa fare o meno durante una paralisi del sonno, non avendo sperimentato e forse nemmeno praticato l'esperienza ed il suo evolversi.
  10. Dovremmo chiederci cosa identifichiamo con la parola me stesso: una parte del corpo? Una parte del cervello? Tutto il corpo? o ancora, è sbagliato identificarsi con la propria coscienza? E se non è sbagliato, dove collochiamo la nostra coscienza, nel cervello, in un arto? Se non siamo la coscienza, allora cosa di noi va in astrale? Di certo non il corpo, ancor meno il cervello.
  11. L’esigenza dell’esperienza interiore non è affatto la condivisione, ma l’accrescimento interiore, condividerla è solo un vezzo, ma soprattutto non ho mai detto di non trovare importante la condivisione, altrimenti non apparterrei ad una fratellanza, ho detto, semmai, che per me (per me personalmente) questo non è il mezzo giusto per la condivisione di questo tipo di esperienze, ma ripeto, per me. E non mi sento affatto frustrato, perché ho appunto modo di condividere in un contesto diverso, non migliore e non peggiore, ma diverso. sono una persona molto pragmatica e se non trovo utile una cosa, la scarto; se andassi a fare un prelievo del sangue per sapere se ho un’infezione e la risposta del laboratorio fosse: ma è sicuro che questo sia il suo sangue? ma proprio sicuro? sicuro che non sia sangue di maiale? No perché il sangue di maiale e quello umano hanno una certa compatibilità? mi ricrederei sull’utilità di quel laboratorio, non sull’utilità di tutti i laboratori ne tanto meno dell’utilità delle analisi del sangue, ne dell’utilità della medicina. È solo una questione di punti di vista. In amicizia.
  12. prendi in considerazione l'idea che tu possa partire dai presupposti sbagliati, se vivi in un mondo in cui tutti vedono in bianco e nero e uscendo dal corpo riesci a vedere a colori, come puoi spiegare i colori a chi non li ha mai visti, non esiste una base percettiva comune; se vivi in un mondo tridimensionale ed uscendo dal corpo riesci a percepire un mondo pentadimensionale, come puoi spiegare quel mondo a chi non lo ha mai percepito? e questo è il caso specifico del piano astrale, non hai una base comune con cui poter spiegare l'esperienza. La Verità, la Luce, Dio, non sono pienamente comprensibili proprio perché l'esperienza che se ne ha è parziale, soggettiva, interiore, ma soprattutto soggetta ad interpretazione e la comprensione aumenta di pari passo rispetto all'avvicinamento al "livello Divino", c'è un motivo se gli indù spiegano questo concetto con la favola dell'elefante bianco. Oltretutto le percezioni che abbiamo sul piano astrale, al ritorno della coscienza al suo livello ordinario, verranno tradotte in modo che possano essere comprese dal singolo individuo e la conoscenza e cultura del singolo individuo influenza enormemente questa interpretazione della realtà: se nel piano astrale percepisco la coscienza cristica, io che ho un background cristiano vedrò Cristo, ma un buddhista vedrà Buddha, l'islamico vedrà il Profeta; se nel piano Astrale ho paura verrò attaccato da una singolare estroiezione della mia paura, chi ha paura di un demone vedrà un demone, chi ha paura dei ragni vedrà un ragno gigante... ecc... Chi esce dal corpo per le prime volte e vede la sua stanza, ma con colori diverse, penserà di essere in astrale; chi esce dal corpo e si trova nella nebbia penserà di essere in astrale; chi esce dal corpo e si trova nei boschi penserà di essere in astrale; tutti e tre sono in astrale ma a livelli percettivi diversi dettati da quello che la loro coscienza può tollerare. un'esperienza che per definizione è soggettiva non può essere piegata all'oggettività, ma possono essere al limite trovate delle analogie.
  13. Quindi vogliamo perderci in una spirale infinita di interventi in cui io sostengo di essere stato sveglio e te alludi che potrebbe non essere cosi? penso ad occhio di averlo già affermato otto volte, il mio tempo da dedicare al forum è purtroppo molto limitato e non voglio perderlo per queste idiozie.
  14. Domanda fondamentale, grazie per averla posta. Visto il tenore della domanda preferisco risponderti in privato.
  15. @malia qui sollevi una questione particolare e che è legittima e che è anche la causa per cui ho smesso per anni di riportare le mie esperienze sul forum. le esperienze che facciamo sono puramente soggettive, il che significa che solo chi le esperisce può avere il metro esatto di cosa accade e solo lui può avere consapevolezza del proprio livello di coscienza, gli altri possono avere e dare un parere, nulla più, non esistono nemmeno strumenti in grado di parametrare la coscienza umana. esempio: io scrivo di essermi svegliato nel sonno e di aver visto vicino a me Gesù che si toglieva le caccole. io dico di essere sveglio per tornado ero in stato allucinatorio per te ho mangiato peperoni avariati per freja ero in realtà in obe per uno scettico queste cose non esistono e sono solo un coglione ora, capisci l’inutilità di disquisire su questa cosa, e la perdita di tempo che comporta continuare a ripetere le stesse motivazioni ad ogni osservazioni. fa le altre cose la mia domanda non è mai stata “in quale stato di coscienza ero?”, lo sapevo sin dall’inizio, ma la domanda posta era sulla motivazione dell’accaduto e se fosse un fenomeno generato da me o dall’esterno. a me questo interessava ed a questo mi fermo, se poi voi volete discutere dell’autenticità dell’esperienza o sulla veridicità degli assiomi che la compongono fate pure, ma senza di me.
  16. Allora, come sai ti conosco dalla mia iscrizione al forum nel 2007, tanto è vero che i primi consigli sulle oobe me li hai dati proprio tu. La pratica e l’esperienza non possono essere fini a se stesse quando percorri il percorso che presumo percorriamo entrambi, altrimenti sono pratiche sterili ed inutili, se invece le pratiche producono frutto si desume che in sedici anni, ma anche in molto meno tempo, il praticante sappia distinguere gli stati di coscienza: ordinario, non ordinario, alterato, allucinatorio, di veglia, di unione col tutto, altrimenti che pratica a fare, per scrivere su un forum e basta? ero in stato di veglia.
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