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Freya

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  1. Sì, sapevo che era già successo. Esattamente. E anche io nelle mie sapevo alcune cose come "dati di fatto" e non perché avessi qualche riferimento per dedurlo dal ricordo stesso.
  2. Posso aggiungere due cose? Anche in riferimento al post di Tornado. Per quanto riguarda la mia esperienza, e a quanto ho capito anche quella di Filippo, non si tratta di 10 minuti a caso, ma di frammenti vissuti intensamente. Certamente nessuno ricorda 10 minuti qualunque della sua vita, ma tutti ricordiamo momenti significativi, belli o brutti che siano, oppure possiamo rievocare, ad esempio, eventi vissuti nell'infanzia e ricordare lo stato d'animo che li accompagnava. Per quanto riguarda il tempo, la mia sensazione è che fosse già avvenuto, ma non sapevo quando, non riuscivo a collocarlo nella linea della mia vita. Capisco che questo cozza un po' con il fatto di rivivere il sentimento al presente, infatti è qualcosa di stranissimo.
  3. Infatti è per questo che la maggior parte delle persone non ricorda, non ha un IO cristallizzato. Ciò che eventualmente passa di vita in vita, nel caso di ricordi precisi e corposi (come quelli del buddha) è proprio l'IO permanente, fatto di sostanze sottili. Il cervello si limita a riprodurre informazioni di questo tipo. Naturalmente è grazie a questo che buddha si è illuminato. Avendo un io permanente e cristallizzato, ha potuto trascenderlo. Ovvio che non crederai a una parola di ciò che ho scritto, ma tant'è.
  4. Una metafora della coscienza può avere forma ed emozioni, ad esempio durante i sogni, tuttavia mi riesce difficile credere che percepire sè stessi nel ricordo di un altro momento di vita sia una metafora. Al limite potrebbe valere per i sogni ad occhi aperti, o ad esempio le meditazioni guidate, in cui magari ti immergi in situazioni particolari. Se ho ben inteso la tua esperienza, non ha niente a che vedere con questo. Per quanto riguarda il ricordo degli antenati, la risposta è ni. Nel senso che, almeno secondo ciò che dice chi se ne è occupato da un punto di vista esoterico (es, Rudolf Steiner o Teosofia), non è più possibile per l'uomo vivere memorie collettive degli antenati. Lo era un tempo, migliaia di anni fa, quando vi era una sorta di IO collettivo, e l'IO individuale non si era ancora formato. Nel momento in cui è sorto l'IO individuale, o comunque è stata data la possibilità di svilupparlo, nessuno accede al ricordo degli antenati, ma soltanto ai suoi propri ricordi, eventualmente. Nei tempi antichi, invece, avere una continuità diretta coi propri antenati era un'esperienza molto comune, e infatti c'erano proprio dei culti appositi. Oggi tutto questo non ha alcun senso. Ovviamente il culto degli antenati non è da confondere con la preghiera per i defunti, è tutta un'altra cosa. Questo è ciò che dicono alcuni esoteristi in linea generale. Per quel che posso riportare io, una delle mie due esperienze non è proprio attribuibile a un mio antenato, a meno che nella mia linea di sangue non ci sia un Deva solare, il che sarebbe ancora più bizzarro dell'esperienza in sè.
  5. Io per prenderlo da mio figlio e avere lo stramaledetto green pass gli facevo tamponi con cotton fioc e poi me li infilavo nel naso. Ho dovuto bere nella sua bottiglia e farmi tossire in faccia. Insomma, alla fine ce l'ho fatta ma è stata dura. E il test era vagamente positivo. Mio padre vaccinato aveva il red carpet di Venezia. In vista della nuova stagione di cazzate pandemiche, stressiamoci per tempo.
  6. @madmax, come vedi non ho mai dipinto chi si trova in questa situazione come vittima assoluta. E nemmeno malia lo ha fatto, anzi. Altro esempio Questo addirittura l'ho scritto a te, in risposta a un tuo commento. Mi sembra assurdo che ora tu mi accusi di questo: Non si capisce per quale motivo: 1. Continui a parlare e impicciarti di me e del mio vissuto facendo ipotesi, supposizioni e illazioni, nonostante questo thread non parli di me, ma della problematica in generale. Ti ripeto per l'ennesima volta che parlare di me è fuori tema, io non ho chiesto un consulto psichiatrico, tanto meno da un tizio che sembra Fusaro dopo una grossa sbornia. 2. Mi accusi di cose senza senso, come ad esempio di non voler ammettere a me stessa di essere stata imperfetta e fragile e quant'altro. Non solo non è così, visto che ne avevo anche brevemente parlato, in più di un commento, ma personalmente sono andata ben oltre l'ammissione di fragilità e imperfezione. Per me la mia (e quella di altri soggetti), è stata manifesta deficienza, nel senso oggettivo del termine, ovvero assenza di strumenti idonei per comprendere con chi avevo a che fare, come reagire nel modo più giusto. Deficienza che, personalmente, ho già pagato a caro prezzo, uscendone poi fuori senza grossi traumi emotivi, come invece supponi tu, non si sa bene come (ma chi ti conosce? Ci siamo mai parlati a quattrocchi? Cosa sai della mia vita per dire sciocchezze simili?). 3. Di quali soluzioni parli? Io ho già risolto abbastanza la questione, anche a livello interiore, altrimenti non sarei qui a dare consigli a chi eventualmente ne ha bisogno. Questo thread non è una comoda guida per accusare gli altri a piacimento di questo o quel disturbo. Il mio intento è descrivere questo genere di personalità a chi, per deficienza personale, non è in grado di riconoscerla nell'immediato e fare delle riflessioni in merito. 4. Sembra che per te affermare che l'altro sia malato di narcisismo patologico equivalga a scaricare tutte le colpe sull'altro, tralasciando le proprie debolezze. Ma solo un cretino totale potrebbe farlo, e nemmeno la psicologiamerda lo fa, checchè tu ne dica. Quindi siccome non è così, e nessuno qui ha mai detto o fatto intendere niente del genere, temo che tu stia proiettando su di me qualche tuo fastidio interiore, qualche tuo personale problema che a questo punto sei tu che non sei riuscito a risolvere. A me però, a differenza tua, non importa una mazza del tuo vissuto e non mi interessa farti da specchio o da contenitore per la tua immondizia interiore, quindi, se hai qualcosa da dire in generale sei il benvenuto (ti ho fatto delle domande a cui puntualmente non hai risposto), ma se continui a rivolgerti a me con consulti psichiatrici del cazzo non richiesti, ti segnalerò. Uomo avvisato, mezzo salvato. Probabilmente dipende dalle persone all'interno della coppia. Nel mio caso, ad esempio, le poche parti piacevoli non valevano quelle spiacevoli. Quindi occorre mettere sui due piatti della bilancia questi aspetti e tirare le somme. Questo, ovviamente, vale fin quando non si arriva alla violenza fisica, secondo me. Se inizia quella, per quanto un narcisista patologico o uno psicopatico possano essere piacevoli in altri momenti, è bene scegliere di allontanarsi, per tutelarsi. Su questo credo che non ci possa essere disaccordo, a meno che uno non cerchi il dolore fisico e la morte, ma a quel punto dovrebbe veramente chiedersi quale grosso problema ha. Dal mio punto di vista, comunque, anche la violenza psicologica è condizione sufficiente per mollare la presa. Per me non esiste nulla in una persona, ma proprio nulla, per la quale valga la pena mettersi in condizioni di prolungato disagio. Zero. Lo farei solo per mio figlio, perchè è mia precisa responsabilità (cioè non smetterei di relazionarmi con lui nemmeno se fosse un delinquente). Gli altri non sono mia responsabilità, nessuno mi deve niente e io non devo nulla a nessuno.
  7. Quindi andiamo sul concreto, per curiosità. Mettiti nei panni di una donna, che si sente attratta da un tizio inizialmente fantastico, però a lungo andare rivela atteggiamenti e compie azioni che ahimè noi esseri inferiori consideriamo negative, che alla fine magari culminano nello sputarti in faccia e metterti le mani al collo perché ha trovato un limone marcio nel frigo (storia vera). Te cosa fai? Pensi che non è un malato di mente perché sono etichette? Magari un giorno ti ritrovi un coltello piantato nella schiena. Ma cazzo, sono etichette, è inutile dare la colpa all'altro. Bisogna guardare in sé stessi, almeno finché si può, ovviamente (sotto terra diventa difficile). Ora, questa non è la normalità, e io non ho mai detto che lo sia. Però esiste. Cosa c'è di così tanto irritante nel parlare di certi fenomeni chiamandoli per ciò che sono? Perché chiariamo bene una cosa, gli stronzi esistono dalla notte dei tempi, ma questa è un'altra cosa. Quindi illuminaci, tu donna, cosa faresti e cosa penseresti? Sono curiosa di saperlo. Le opzioni non sono molte eh. O lo molli- però da quel che dici la stronza saresti tu perché non ti assumi responsabilità. O lo eviti fin dall'inizio- ma a quel punto discrimini, e se descrimini sei nella dualità. O te lo tieni, ma a quel punto devi essere sensibile come il cemento. Prego.
  8. Ma la psicopatia non è un prodotto culturale, magari lo è il narcisismo patologico, per certi aspetti. Tuttavia, in entrambi i casi ci sono elementi soggettivi, per cui è impossibile affermare che siano esclusivamente il prodotto della società. Questo è vero in particolare per la psicopatia primaria; il cervello di queste persone funziona in maniera differente, e questo fin dai primi anni di vita o in seguito a traumi fisici importanti. Non vengono indotti a non provare "emozioni regolari", semmai non ne sono capaci, proprio come chi è paralizzato non può muovere le gambe. Per me addossare le colpe alla società è un esercizio inutile. E' semmai la natura, per chi non crede nell'aspetto trascendente, a produrre caratteristiche disfunzionali e controproducenti negli organismi, talvolta. La natura è tutto tranne che "perfetta", nel senso umano del termine. Per la natura anche il cancro, in certi individui, rappresenta un vantaggio. Ciò che chiamiamo vantaggio non è tale per la natura, essa parla una lingua che ci è sconosciuta. Prima di tutto, schizoide e psicopatico non sono la stessa cosa. Questo te lo posso assicurare io, che ho un carattere complessivamente schizoide. Il resto che dici può essere vero per chi intraprende un percorso di un certo tipo. Ma per intraprenderlo devi comunque avere una bussola morale interna. Prima si sperimenta la dualità e poi si supera. Non puoi superare nulla se non hai la capacità di discriminare tra bene e male, non hai niente da offrire, nulla da trasmutare. Per quel che riguarda Castaneda, visto che citi i suoi insegnamenti, uno psicopatico o un narcisista potrebbero essere usati come pinche tiranos, naturalmente non all'interno di relazioni sentimentali. Il pinche tiranos non va amato, in sostanza va preso in giro, la sua spietatezza va usata per imparare l'arte dell'agguato, e soprattutto in tempi brevi (certamente non per tutta la vita). Ma questa è una cosa che riguarda gli sciamani, che per Don Juan trassero enormi vantaggi anche dai conquistadores, molti dei quali si comportavano o erano a tutti gli effetti degli psicopatici (o sociopatici, anche meglio). Il resto della gente moriva come mosche.
  9. Ci sono professioni in cui essere psicopatici è un vantaggio. Tuttavia, uno psicopatico non dovrebbe in nessun modo essere a capo di organizzazioni che gestiscono la vita di molte persone, perchè un minimo di empatia è necessaria. Eppure, è così che va.
  10. Sembra che siano già stati certificati come dei falsi, assemblati con ossa umane e animali accuratamente modificati. E questo già anni fa, per cui è evidente che è una cazzata buttata lì allo scopo di convincere le persone che "vedete, non tutto quello che si dice in contesti ufficiali è reale".
  11. Esatto. Mi puzza tanto della solita manovra: "insieme alla verità buttiamo qualche cazzata gigante, così sembra tutta una minchiata galattica". Magari è una "risposta" all'audizione di Grusch. Più passa il tempo, e più mi convinco che quel tipo abbia detto la verità, più che altro perchè è partita una campagna diffamatoria enorme nei suoi confronti, sono andati pure a ripescare un periodo di depressione in cui ha avuto bisogno di cure psichiatriche. E l'hanno fatto apposta, per farlo passare da pazzo delirante. Per cui è ovvio che dice il vero. Adesso arrivano le mummie di Steven Spielberg, per far ridere Polidoro e Geoflop?
  12. Io volevo sconfinare proprio nel patologico invece, perchè questi due disturbi hanno caratteristiche abbastanza definite, anche se è difficile trovarli puri, di solito sono mescolati ad altri problemi. Un narcisista patologico non può essere definito semplicemente come sprezzante, eccessivamente sicuro di sè e con pochi scrupoli. Uno psicopatico neanche. Questo perchè credo che laddove non c'è la patologia, ci possono essere tratti più o meno marcati, ma una relazione è possibile e non arreca una grande sofferenza (può capitare, ma non per schemi disfunzionali, semmai per problemi "normali"). Non me ne volere, ma la minimizzazione di questi disturbi è uno dei motivi principali per i quali molti continuano a frequentare queste persone (non li considerano malati). E quindi non si tutelano.
  13. Io non ho ancora capito se sono stati fatti studi ufficiali su queste mummie, perchè dirlo al congresso sotto giuramento è abbastanza grave. Attendo ulteriori sviluppi per giudicare. Comunque non ho ancora capito cosa diamine sta succedendo, sicuramente c'è qualcosa che bolle. Troppe rivelazioni.
  14. Non lo so, Malia, perchè non conosco la tua situazione. Ma prendendo in esame la questione in generale, io ad esempio conosco personalmente persone che non riuscendo a liberarsi di relazioni disfunzionali, alla lunga hanno sviluppato sintomatologie varie: depressione, attacchi di panico, anche fibromialgia, turbe varie e chi più ne ha più ne metta. E queste persone sono tante, molte di più di quelle che oggettivamente ne traggono vantaggi, che sono delle vere e proprie rarità (saresti la prima che conosco). Quindi, no, in linea generale giocare col fuoco conoscendo le leggi del fuoco (il fuoco brucia e lo sai) non è disfunzionale in sè per sè, se si hanno gli strumenti per maneggiarlo (? io non penso che esistano o si possano applicare, al limite solo in una relazione paziente-professionista psichiatrico). E' un pò da coglioni se poi la bruciatura alla lunga si infetta e ti viene la setticemia, questo sì, oggettivamente. Passare oltre il piacere del fuoco, a conti fatti, e in questi casi, lo vedo come un atteggiamento intelligente. Voler sopravvivere è intelligente, voler vivere bene anche, secondo me.
  15. C'era un altro discorso, sopra, che mi interessava approfondire, non per farmi gli affari tuoi, ma perchè potrebbe essere una chiave di lettura per tutte quelle situazioni in cui vi è ostinazione nel proseguire rapporti disfunzionali. Secondo te è possibile che in questo caso manchino gli strumenti interiori per distinguere l'azione del reprimere da quella del superare? Superare non significa negare, reprimere, far finta che qualcosa non sia mai esistito, ma comprenderlo e passare oltre. Un processo anche naturale, se vogliamo, perchè tutta la crescita avviene sulla base di questi presupposti. Ad esempio, da bambini non capivamo alcune cose e finivamo per fare capricci, poi con la maturazione certi atteggiamenti vengono superati appunto, non negati (nessuno si sognerebbe mai di dire che da bambino si comportava come un adulto o negare che aveva certi atteggiamenti, no?).
  16. Secondo me dipende anche da come è finita. Se si viene mollati, allora è più difficile smaltire la delusione. Nel caso contrario invece, vuol dire che si è preventivamente accumulato la forza necessaria, e quindi il dopo potrebbe anche essere piacevole. Almeno, per mia esperienza è stato così. Io dopo aver lasciato il narcisista patologico ho vissuto in "paradiso", stavo benissimo. Addirittura potrei dire che solo in quel momento mi sono resa conto del tutto di quanto mi facesse male, anche nei piccoli gesti quotidiani, e non averlo più intorno era uno sballo totale. Potrei paragonarlo alla fine di una pena in carcere. Ma nel mio caso io non lo amavo più da tanto tempo, e probabilmente non l'ho mai amato nel vero senso della parola. Più che una questione emotiva, alla fine era diventata una questione di comodità che mandavo avanti per inerzia. Semmai, successivamente, mi sono attaccata così fortemente a quella sensazione di "sballo da libertà ottenuta", che poi diventa veramente difficile tornare dentro una relazione, perchè mi sono innamorata della mia solitudine, della gioia di non dover più scendere a compromessi, della fine di quella bruttissima sensazione di camminare sempre sulle uova e pesare ogni parola per paura di rompere un equilibrio fragilissimo. Insomma, dipende, non sempre un narcisista patologico lascia segni indelebili, le ferite possono essere rimarginate. Penso che laddove persiste un malessere andrebbe capito per quale motivo continua ad esserci e di cosa ci si è sentiti privati per sempre, perchè a volte, come vedi, dopo queste relazioni anzichè privazioni si possono sperimentare anche valori aggiunti e riappropriazione della propria dignità come esseri umani. Non dargliela vinta. No, ma la mia impressione è che stavi descrivendo la situazione dal punto di vista di una persona che già possiede tante risorse per affrontarla, e non ne vedo l'utilità, in questa discussione. Nel senso che i passi da fare sono molti.
  17. Visto che sei un uomo, e mi sembra che tu parli per esperienza personale, hai provato su di te il narcisismo patologico "al femminile"? O hai avuto a che fare con persone che avevano assorbito i comportamenti narcisisti? Sicuramente è qualcosa che lascia il segno, tant'è che alcune persone sviluppano una sorta di disturbo post traumatico. Dipende da come e quanto si "guarisce", secondo me, e dalle caratteristiche di partenza. Stare con un narcisista può anche portare a sviluppare la capacità di riconoscere a prima vista le negatività e le mancanze altrui. Il che non è necessariamente un male.
  18. Arte Anarko Occhi Tornado e Karver Io Passworld Pandora Sempre Occhi
  19. Si, capisco. Ogni narcisista patologico, inoltre, ha le sue sfumature caratteriali che lo rendono più o meno sopportabile a certe persone. Insomma, la generalizzazione non va bene. Per " non artificiale" intendo un equilibrio spontaneo, che si genera da sé, senza che per forza uno dei due rinunci a qualcosa. E che quindi si incentra sull'accettazione dell'altro. Per me se non c'è questa componente, si tratta appunto di una relazione squilibrata, nel senso più oggettivo del termine. Ma questa sono io, appunto, che mette al primo posto la serenità, e non il piacere/passione. Ognuno è un mondo a sé. L'importante secondo me è che non ci sia dolore, e se c'è, che non superi mai il piacere, se il perno è questa dinamica. Che ne pensi del mio post sopra, sulla donna selvaggia?
  20. Mi interessa questo punto. Mi chiedo, per quale motivo ostinarsi a voler gestire qualcuno? C'è qualche vantaggio particolare nel persistere in relazioni disfunzionali, ovvero dove l'equilibrio non è naturale ma deve essere continuamente costruito artificialmente, magari nascondendo o reprimendo parti di sè? Esatto, di norma è così. Poi magari ci saranno anche casi in cui una persona, per giustificare il fatto che qualcosa non va in una relazione di qualsiasi tipo (lavorativa, intima o di amicizia) la spieghi usando questa classificazione ormai parecchio abusata anche se in realtà non c'entra niente. Ma ciò non significa che molti casi siano autentici.
  21. Mi piacerebbe portare qualche estratto del libro "Donne che corrono coi lupi", dell'analista junghiana Clarissa Pinkola Estes. Secondo Estes, le donne finiscono dentro relazioni di questo genere perchè perdono il contatto col proprio Sè selvaggio. Non si tratta di un io bestiale, sia chiaro, ma di una connessione speciale con la propria natura istintiva, che è al contempo radicata nella terra e intensamente spirituale. La questione qui viene affrontata dal punto di vista femminile ed è dedicata a problematiche femminili, ma può essere adattata anche all'uomo, il quale, come la donna, tende a perdere la sua natura selvaggia. Riporto alcuni passi in modo che possa essere più chiaro il concetto. "Il termine selvaggio qui non è usato nel suo senso moderno peggiorativo, con il significato di -incontrollato-, ma nel suo senso originale, che significa vivere una vita naturale, in cui la creatura ha la sua integrità innata e sani confini.. La comprensione della natura della Donna Selvaggia non è una religione bensì una pratica. E' una psicologia nel suo senso più autentico: psiche/anima, una conoscenza dell'anima. Senza di lei, le donne sono senza orecchie per intendere il parlare dell'anima o per registrare la cadenza dei loro intimi ritmi.. Quando perdiamo contatto con la psiche istintiva, viviamo in uno stato prossimo alla distruzione; a immagini e poteri naturali per il femminino non è consentito il pieno sviluppo. La Donna Selvaggia è la salute di tutte le donne. Senza di lei, la psicologia delle donne non ha senso. Qualunque sia la cultura, l'epoca o la politica, lei non cambia" "Sentire, pensare o agire cronicamente in uno dei modi seguenti significa aver parzialmente reciso o completamente perduto la relazione con la psiche istintuale profonda. Ricorrendo esclusivamente al linguaggio delle donne, ecco di che si tratta: sentirsi straordinariamente aride, affaticate, fragili, depresse, confuse, imbavagliate, zittite, appiattite. Sentirsi impaurite, esitanti o deboli, senza ispirazione, senza vivacità, senza sentimento, senza senso, cariche di vergogna, cronicamente evanescenti, volatili, ferme, sterili, compresse, pazze. Non insistere sul proprio ritmo e la propria misura, essere impacciate, essere lontane dal proprio Dio o i propri Dei, affogate nella routine domestica, nell'intellettualismo, nel lavoro e nell'inerzia, perchè questo è il posto più sicuro per chi ha perduto i propri istinti. Riunirsi a lei (Donna Selvaggia), significa fissare il territorio, trovare il proprio branco, stare con sicurezza e orgoglio nel proprio corpo indipendentemente dai suoi doni e dai suoi limiti, parlare e agire per proprio conto, in prima persona, essere consapevoli, vigili, rifarsi ai poteri femminili innati dell'intuito e della percezione, riprendere i proprio cicli, scoprire a che cosa si appartiene e levarsi con dignità". Si tratta, quindi, di una forza primordiale indicata anche come numen femminile, che permette di affrontare predatori interni ed esterni senza soccombere ma con perspicacia e naturalezza. Il libro contiene preziosi indicazioni sotto forma di racconti, fiabe e MITI, che si concretizzano in una sorta di pratica guida per riappropriarsi del proprio lato selvaggio. Esso consente di riconoscere una persona a colpo d'occhio; se non c'è, allora è facile finire dentro situazioni complesse e imprigionarsi in relazioni da cui, apparentemente, non esiste via d'uscita. La psiche selvaggia però trova sempre il modo di liberarsi. Questo spiega anche per quale motivo ogni tipo di donna può ritrovarsi impigliata in relazioni disfunzionali e perfino pericolose, a prescindere dal suo livello di cultura e dal suo tipo di personalità. Dal momento che perde contatto con l'Archetipo del femminile primordiale, madre della vita e della morte, non ha più gli strumenti per comprendere intuitivamente chi ha davanti. Essi possono essere recuperati/resuscitati, a volte con grande fatica, a seconda del grado di cristallizzazione del distacco. A volte riemergono in circostanze particolari, ad esempio in gravidanza o in allattamento, ovvero circostanze che consentono una connessione quasi automatica con la psiche istintiva, altre volte invece rimangono sepolti per sempre.
  22. Certo che parlo di dinamiche ordinarie. Il 99% delle persone sono ordinarie. Non capisco questo razzismo. Sono le persone ordinarie che vanno aiutate, altrimenti che si sta a fare qui? Ci si crogiola nella propria presunta superiorità? Questo thread è dedicato a chi è ancora impigliato in un particolare meccanismo e non trova il modo di uscirne. Se qualcuno non è toccato da queste dinamiche, buon per lui, ma voglio dire, chi se ne frega di questa persona? Inoltre trovo scorretto fare una distinzione così netta fra ordinario e evoluto. Non significa nulla. Io non conosco nessuno pienamente evoluto, tutti più o meno abbiamo qualche tipo di problema, qualche lato inconscio che non sappiamo controllare. Anche chi intraprende dei percorsi spirituali è dentro un processo in divenire, difficile che sia arrivato. Non puoi paragonare le relazioni al godimento musicale. Non è così che funziona. Una persona non è uno spartito che si suona a piacimento.
  23. Ma i guru sono tutti in gonnella, facci caso. Io comunque porto solo i pantaloni
  24. Ma soprattutto stranezze Comunque in giro non c'è più nessuno qua. Siamo rimasti io, malia, madmax purtroppo,Anarko troppo poco, Pandora. Poi c'è un tizio nuovo che apre 60 discussioni al giorno e qualche sporadica incursione degli altri. Ah, però è tornata cin cin. E ovviamente c'è simpatia, tornado.
  25. Non esiste piacere senza dolore, sono interconnessi, e questo fatto, se non bastasse la logica più scontata, è stato provato anche scientificamente. La percezione stessa del piacere è legata a quella del dolore e della privazione, per cui se non esistesse la sofferenza come contrappeso, non sarebbe possibile sperimentare il piacere. Un essere immerso in un continuo piacere non riuscirebbe neanche a percepirlo come tale. Quindi no, l'uomo non può essere stato creato esclusivamente per provare piacere, non è possibile provare solo piacere. Semmai si può provare serenità continuativa, che è un'altra cosa e prescinde dall'oscillazione piacere/dolore. Il s&sso è di per sè un'esperienza neutra, anche se è difficile può essere vissuto senza essere dipendenti dall'altro in un rapporto di reciproca fiducia, può essere praticato o non praticato, non vedo cosa cambi, oggettivamente. Per questo ho aggiunto al s&sso l'esplorazione del lato ombra e il sostegno nell'affrontare la solitudine, cioè due cose che non possono esistere senza un profondo coinvolgimento emotivo, e principalmente è questo che provoca dipendenza. Non so perchè di tutto il mio discorso hai voluto concentrarti solo sul s&sso, che per me è qualcosa di assolutamente ininfluente rispetto al resto. E' l'essere umano che gli da un'importanza cruciale, quasi ossessionandosi se non lo fa, ma questo non dipende dal s&sso in sè. Penso dipenda dal fatto che viene usato come strumento di potere sull'altro e come misura del proprio appeal (quindi è nutrimento per l'ego, quasi sempre), mentre in altri casi c'è una componente animalesca, ad esempio in chi paga delle prostitute (nutrimento per l'io bestiale). Chi ha relazioni lunghe con narcisisti patologici e psicopatici non lo fa per il s&sso, è proprio l'ultima delle cose da analizzare in una dinamica di questo tipo. Ma neanche i narcisisti e gli psicopatici si comportano in quel modo solo per il s&sso, non c'entra proprio niente.
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