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Anarko

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Blog Entries posted by Anarko

  1. Anarko

    Pensieri
    Osservo ogni tuo movimento, elegante e senza sbavature, e non riesco a staccarti gli occhi di dosso.
    Anche ora mentre sparecchi la tavola, con la tua consueta lentezza e precisione: pieghi la tovaglia, e la riponi delicatamente, nel terzo cassetto, mai nel primo o nel secondo.
    I piatti nella lavastoviglie, perfettamente ordinati ed equidistanti; le posate tutte rivolte in basso facendo attenzione a non sovrapporre i cucchiai.
    Quanti anni sono passati da quando ci siamo conosciuti?
    Tu sei sempre bellissima ed io non mi stanco di guardarti.
    E lo so, non te l'ho mai detto; ci sono così tante parole ferme ad aspettare il momento giusto. Ma sappiamo entrambi che questo momento non arriverà mai.
    Sicuramente non stasera. Sei così stanca, anche se cerchi di nasconderlo, persino a te stessa.
    Accenni un piccolo sorriso forzato, davanti lo specchio del bagno. Ma abbassi subito lo sguardo quando mi passi accanto.
    Ti seguo mentre entri in camera dal letto e ti infili sotto le lenzuola, con la luce accesa. 
    Silenziosamente mi sdraio accanto a te. Non mi senti arrivare, sei distratta dai pensieri, dal caldo e dalle ore insonni che verranno. Vorrei abbracciarti ma ho paura tu possa reagire male. 
    Rimango nella mia parte del letto, senza quasi respirare. Vorrei almeno augurarti buonanotte e illuderti che domani andrà meglio.
    Ti scosto leggermente i capelli e ti do il solito bacio sul collo, forse troppo lungo questa volta.
    Sento che trattieni il respiro; stai tremando.
    Scusami.
    Chiudi gli occhi e una lacrima riga la tua pelle chiara: la prima di una lunga serie. Inizi a singhiozzare profondamente, mentre stringi il pugno al petto. 
    Dai, ora passa, ti fa bene piangere. 
    Dopo qualche minuto, Il tuo respiro ritorna quieto: finalmente un po' di pace anche per te.
    Dormi tranquilla, ti prego.
    Dormi tranquilla, almeno stasera.
    E quando la stanchezza ti porta via con sé, dalle mani ti scivola una foto di noi due, sfuocata e completamente senza senso.
    Ma è l'unica in cui sorridevo.
    Mentre tu ora, non sorridi più.
     
    Perdonami.
  2. Anarko

    Pensieri
    Ricordo ancora quel giorno, in cui in piena notte...
    "Anarko!!!"
    Mi giro e non c'è nessuno.
    "Anarkoooooo!!"
    Mi giro ancora, ma niente.
    "Smettila di guardati attorno e ascoltami"
    Mi rassegno. Dopotutto sono seduto sul water ed ho dimenticato il cellulare nell'altra stanza. E non ho neanche detersivi a portata di mano per leggere gli ingredienti e la modalità d'uso.
    "Vai, ti ascolto. Che ancora una decina di minuti buoni ce li ho. Anzi, prima dimmi chi sei, che non parlo con gli sconosciuti. Soprattutto se di se**o maschile"
    "Calmino eh. E poi ti facevo più intelligente, non è che ci voglia tanto a capirlo. Ti risulta di poter generare "esseri" parlanti?"
    "No, in effetti no. Anche se a guardare il frutto del mio lavoro..."
    "... potresti dargli un nome in effetti"
    Scoppiamo entrambi a ridere.
    "Cavoli mi leggi nel pensiero! E mi rubi le battute."
    "E certo, sono il tuo Dio e non ho se**o. E comunque vengo in amicizia. Non ti fare strane idee."
    "Punto primo io non ho amici. E men che meno mi risulta di credere in nessun Dio. E terzo, potevi scegliere un'occasione un po' meno ambigua."
    "Senti giovanotto, non è che sei l'unico con cui devo parlare. Sarà una buona mezz'ora che aspetto. Che poi, che vuol dire che non credi in nessun Dio? Ti sto parlando. non ti basta?"
    "mmmm ok, questa volta mi tocca darti ragione."
    "In realtà ho sempre ragione."
    "Ecco, ci risiamo. Anche questa è una mia battuta."
    "Sì, lo dici spesso. Ma a sproposito. Come tutte le volte che hai """"invocato"""" il mio nome invano, ad esempio."
    "Se ti riferisci a quando poco fa ho sbattuto il piede sul piatto doccia... beh scusami. Era colpa mia ma mi è venuto spontaneo, chiamarti, diciamo. Però tipo ieri, quante probabilità c'erano che saltasse la corrente durante la partita?"
    "Pochissime. Infatti sono stato io, per evitarti di vedere la Juve perdere per l'ennesima volta."
    "Ah... cioè... tu hai fatto questo per me?"
    "No, cretino" e un'altra grassa risata "Ti stavo prendendo in giro. Ieri ero in riunione. Non mi dire che ancora credi che non si muove foglia che IO non voglia?"
    "No no. Chi ci ha mai creduto? Ti pare..."
    "E allora perchè te la prendi con me?"
    Sto in silenzio per un po'.
    "Hai ragione. Scusami."
    "Ma va non ti scusare, sai che mi frega? Ti pare?"
    Rimango ancora in silenzio. Non so che dire.
    "Comunque veniamo al sodo. Sai perchè siamo qui, ora, in questo preciso momento, io e te?"
    "Beh, io si. Ho mangiato decisamente troppo e male. Te invece?"
    "Ti ho osservato a lungo. Ogni tuo pensiero, ogni tua azione, ogni tuo sbaglio. So tutto di te, perchè, Anarko, tu sei il prescelto. "
    Lo interrompo bruscamente: "Io?! Io sono il prescelto per cosa?"
    Ma subito dopo ci ripenso: "ah, mi stai ancora prendendo in giro..."
    "Esattamente." E ride. Di gusto. Come penso non gli capitasse dai tempi del dilulvio universale.
    "Dio. Fa il serio."
    "OK ok, scusami. In realtà proprio oggi mi è arrivato il tuo fascicolo sulla scrivania. In senso figurato, ovviamente. Ed ho letto praticamente tutto di te. Devo ammettere che è stato bello, viverti. Niente di speciale, potevi fare di più in molti aspetti, ma per certi versi mi hai stupito. Solo che ora...."
    Pausa ricca di pathos.
    "Solo che...?"
    "Insomma, dai, non è grave. Però stai per morire."
    "Ma... ora qui?!? Seduto sul cesso? Ma che cazz. Aspetta che almeno mi faccia un bidet." Rido anche io. "Stai ancora scherzando vero?"
    "No. Purtroppo no. O meglio, non morirai subito. Neanche domani. Ma non ti è rimasto molto tempo."
    Smetto di ridere. Silenzio.
    "E perchè cavolo me lo stai dicendo?"
    "Ti ricordi quando non stavi bene? Ti ricordi quando desideravi di morire? Ti ricordi quando ci sei arrivato vicino?"
    "Sì. Ricordo. Anche troppo bene."
    "E perchè non sei arrivato fino in fondo? Ti ricordi anche questo?"
    "Si."
    "Non era per la paura di morire, giusto?"
    "No, non lo era. Non mi importava cosa avrei trovato di là. A proposito, che avrei trovato?"
    "E che ne so. Io sono ancora vivo. Va avanti, non cambiare discorso."
    "Beh, quando sei ad un passo, quando ci sei veramente vicino, pensi che non ha senso uccidere il futuro per colpa del passato. Che potresti ricominciare da zero. Cancellare tutto. Tutto ciò che ti ha fatto male, lasciare andare via ogni cosa. E ti senti libero. E magicamente tutto il peso che avevi addosso, che ti trascinava in basso, sparisce. E sei lì, che quasi sorridi all'idea di poter rinascere di nuovo, senza quasi nessuno sforzo."
    "E poi?"
    "E poi ti rialzi, cammini a testa alta. Affronti la vita con tutto un altro spirito."
    "E poi?"
    Silenzio.
    "E poi le difficoltà hanno la meglio. Ti logorano, lentamente. Cerchi di aggrapparti a qualcosa di bello, per respirare un po' di aria pulita. Per riposarti un po'. Ma sai che non è la soluzione. E ti perdi di nuovo. Ti chiudi in te stesso. Non sai più chi sei, nè cosa vuoi. E vai avanti un giorno dopo l'altro. Per inerzia, che non può durare a lungo."
    "Perchè non parli in prima persona?"
    "Credo perchè mi vergogno a parlare di me e preferisco far finta di raccontare i pensieri di qualcun altro. E comunque se rileggi, suona meglio raccontata così."
    "Rileggo dove?"
    "Sul fascicolo, no?"
    "Mi prendi in giro?"
    "Un po'. E comunque siamo ancora due a uno per te." Sorrido soddisfatto.
    "Fai pure. Ma non mi sembra tu abbia tutto questo tempo da perdere. Sappi che ti rimangono esattamente dieci..."
    "Dieci cosa?"
    "Nove.. otto..."
    "okok ho capito l'antifona. Sono serio ora. Cosa dovrei fare secondo te?"
    "Beh, inizierei tirando lo sciacquone, una bella doccia fredda e poi, semplicemente quello che vuoi."
    "Eh. Ti sembra facile?"
    "No. Ma è questa l'unica strada."
    Ancora un po' di silenzio.
    "Ma se tipo io volessi fare del male? Andrebbe bene?"
    "Se è quello che vuoi. Ma è quello che vuoi?"
    "No, in effetti."
    "Ma se tipo volessi uccidere il Papa?"
    "Chi??"
    "Ah ok, come sospettavo."
    Mi prendo qualche minuto per riflettere.
    "Senti una cosa. Ma se noi, siamo qui, io e te in questo momento è anche perchè ho fatto quello che ho fatto. Giusto?"
    "Certamente. Qualunque cosa tu abbia fatto, bella o brutta che sia, ci ha portati qui. Anche ciò che ancora fai fatica ad accettare. Anche se è successa e non puoi cambiarla. E che senso ha non accettare ciò che non puoi cambiare?"
    "Nessuno."
    "Ecco, c'è una parola giapponese che in qualche descrive tutto questo: Shoganai"
    "E significa?"
    "Diciamo che ogni traduzione sarebbe riduttiva. E' meglio se lo scopri da solo."
    "Ah." piccola pausa scenica. "Si! Ho capito finalmente cosa devo fare. Devo imparare il giapponese!"
    "Ma che dici?"
    Sogghigno. "Ma su, ti sto ancora prendendo in giro. Siamo due pari, per la cronaca."
    "Ti ricordi quando ti ho detto che è stato bello viverti? Ecco, forse da lontano, e a piccole dosi, che dopo un po' sei pensante eh."
    "Adesso non mi sembra il caso di offendere uno che sta per morire..."
    "Falla finita va. Comunque, te la faccio breve. Devi accettare il passato, devi accettare tutto ciò che ti è accaduto. Devi accettare te stesso. Accettare le conseguenze di ogni tua scelta fatta o che farai. E lasciare andare via tutto. E poi. Va dove vuoi."
    Respiro profondamente. Ma non troppo visto dove sono seduto. E con la stessa faccia inespressiva di Nicholoas Cage:
    "Quindi se il passato influenza il futuro e il presente sta passando in che modo il futuro si presenta?"
    "Cosa?!"
    "Chupaaaa!" e scoppio a ridere. "Tre a due, ca**o!"
    Per fortuna ride anche lui.
    "Dai ti perdono solo perchè mi hai fatto divertire. C'è così tanta sofferenza in giro." E ride ancora. "Ora devo proprio andare."
    "Aspetta. Ma se dovessi avere ancora bisogno di te? Se mi trovassi in difficoltà? Se mi dovessi perdere ancora? Come faccio a contattarti?"
    "Anarko, figliolo, non ti preoccupare, andrà tutto bene. Ma se dovesse succedere, posso solo dirti che... "
    e dopo un lungo silenzio teatrale "...che sono squisitamente cazzi tuoooooiiii".
    Con annesso eco scenografico che si perde in lontanza.
    Sorrido un'ultima volta.
    Bene, ora sono solo.
    Come lo ero prima, del resto.
    Anche se mi sento diverso.
    Un uomo nuovo.
    Mi alzo di slancio, colmo di speranza; ma ho le gambe completamente addormentate e cado in avanti contro il piatto doccia.
    "ma porco..."
    "Ma se sei un coglioooooneeeee..." e ancora una grassa risata.
  3. Anarko

    Pensieri
    Mi piace osservare.
    Mi piace ascoltare.
    Parlo poco, lo stretto necessario per farmi capire. Forse avrei molte cose da dire, ma il più delle volte le tengo per me.
    Per pudore, per paura o semplicemente magari perché penso che non interessino a nessuno.
    Eppure ho una rapidità di pensiero sopra la media; produco un'enorme quantità di ragionamenti senza soluzione di continuità. Mentre ascolto, mentre osservo. Saprei già cosa dire. 
    Ma questo flusso continuo raramente supera la barriera della gola. 
    Povera.
    Si bloccano lì, come neanche al casello di Rimini il 15 agosto.
    A volte mi sembra di soffocare. Trattengo il respiro come a voler togliere ossigeno ai pensieri.
    Mi chiedo spesso cosa io abbia di diverso, di sbagliato.
    Lo scoprirò.
    Anche ora che sto parlando a ruota libera, dopo ogni capoverso sento aumentare la fatica.
    E so anche che se dovessi rileggere queste righe senza un perché, cancellerei tutto; quindi chi eventualmente stia leggendo queste righe, ne tenga gentilmente conto.
    Ma poi alla fine anche se così non fosse? Che potrebbe succedere di male? Qualcuno penserà che io sia patetico, un coglione o banale. È veramente così importante?
    Ecco ora credo di capire il motivo di questo blog e di questo post.
    Sforzarmi di non bloccare i pensieri. Che poi in realtà la difficoltà dovrebbe proprio essere il trattenersi. Lasciar andare dovrebbe essere facile, liberatorio.
    E soprattutto dare meno importanza a ciò che scrivo, a ciò che dico, a ciò che penso, a ciò che faccio.
    Un po' come quando una decina di anni fa (o venti ?) fui obbligato a cantare al karaoke davanti ad una platea di sconosciuti. All'inizio sarei voluto sprofondare. Poi, alla fine, sticazzi che pensavano.
    Tutto questo per dire che? Mah.
    Dovrei rileggerlo ma poi il post si autodistruggerebbe. 
    E quindi va bene così.
    Ah no ok, un piccola riflessione conclusiva la posso fare.
    Diamoci tutti meno importanza e prendiamoci meno sul serio. Che se tutto va bene, moriremo comunque.
  4. Anarko

    Pensieri
    ...che sta succedendo... ca**o.
    La testa mi gira talmente tanto che non riesco a capire minimamente dove sono. Ho la bocca impastata, addormentata; percepisco un retrogusto di sangue in gola.
    Gli occhi mi bruciano, li sento gonfi e non vogliono sapere di aprirsi. A malapena posso muovere le mani; le braccia e la gambe sono come bloccate.
    ...ma dove diavolo sono...
    Non riesco a ricordare niente della sera prima. Zero assoluto.
    ...ma che accidenti di ora è...
    Non ne ho la più pallida idea, effettivamente. Cerco di calmarmi, respiro piano.
    Il corpo, lentamente, inizia a rispondere agli stimoli esterni e riesco almeno a capire di essere seduto; Su una poltrona, un divano o qualcosa di simile.
    Mi metto in ascolto ma mi fischiano le orecchie; qualche rumore sordo in lontananza, o forse è il mio cuore. 
    Ma ho comunque la netta sensazione di non essere solo.
    ...ca**o, le braccia e le gambe, sono come bloccate..
    Ora posso distinguere chiaramente una corda che mi stringe le caviglie, mi passa intorno alla schiena, per finire sui miei polsi.
    La paura si fa più tangibile, iI cuore inizia a pompare così tanto sangue da farmi riacquistare un po' di energia. Provo a divincolarmi ma non faccio altro che tirare di più i nodi.
    "Buongiorno, finalmente ti sei svegliato."
    Una voce familiare, ne ero certo, ma di chi? Mentre scorro mentalmente a ritroso, nomi, visi e situazioni, ecco il rombo del motore. 
    È la mia auto, e sono legato sul sedile del passeggero; quella voce proveniva da sinistra.
    Quella voce.
    ...No, non può essere. 
    Ora ricordo.
    Un flash dopo l'altro come un treno in corsa.
    Ricordo tutto.
    ...Dio no. Non ci credo. 
    Suoni indistinti escono dalla mia gola,
    "Ah si, lascia che ti spieghi. Inizialmente avevo solo di intenzione di imbavagliarti. Ma mentre eri lì, svenuto, che ti guardavo e ricordavo tutte le nostre chiacchierate, tutto quello che mi dicevi... beh, io, stavo per cedere. Ti fissavo e fremevo all'idea di veder ancora muovere le tua labbra, di sentire di nuovo il suono della tua voce. ca**o quanto tempo è passato dall'ultima volta. E lo so che una promessa è una promessa, ma non sai quanto ca**o mi sei mancato. Però sono stato forte, come lo eri tu. E sì, ti ho reciso e corde vocali. Se ti avessi lasciato parlare, se ora potessi parlare, sono sicuro che riusciresti a convincermi che sono pazzo. E non potevo rischiare di deluderti ancora una volta.  Se può consolarti, ho fatto un discreto lavoro, a parte qualche vena tagliata di troppo. Che poi se non ho finito gli studi è anche merito tuo. O colpa, in questo caso. Ma cambia poco."
    Urla indistinte.
    Sembro un bambino che prova ad articolare le prime parole... un bambino terrorizzato.
    "E scusami anche per gli occhi. Ieri le cose non sono andate come avevo pianificato."
    Ricordo che ero appena sceso dall'auto, tornando da lavoro. Una mano mi ha afferrato il collo e un'altra mi ha tappato la bocca; cloroformio o giù di lì, respiravo a fatica, ma ero cosciente. Poi lo spray, un bruciore tremendo e quella fitta sul collo. Immagino fosse una puntura, una droga. Non lo so. Poi il buio.
    "Da quanto tempo è che non ci vediamo? Non posso lasciarti solo un attimo e guarda come sei diventato? Era veramente questo quello che volevi?."
    ...no, non lo era.
    "Non volevo sparire. Ma ho dovuto farlo. Era troppo per me. Perdonami, è tutta colpa mia."
    Erano passati 20 anni dai tempi dell'università.
    Da quel rapporto morboso, da quell'assurda promessa alla mia festa di laurea.
    Eravamo ubriachi, eravamo folli. Volevamo cambiare il mondo.
    "E con oggi, hai fatto un altro passo verso la non vita"
    Rideva di gusto, per mascherare un velo di amarezza.
    "No, non succederà. Noi siamo diversi. Non saremo mai come loro."
    "Lo prometti che non cambierai, lo prometti che continuerai a vivere giorno dopo giorno, istante dopo istante? Che non ti dimenticherai di te?"
    "Si ca**o, giuro su mio padre. Non diventerò come lui né come tutti questi stronzi. vaffan***o."
    Ora ricordavo ogni singola frase delirante. Ricordavo il suo sguardo severo.
    "Vieni qui. Dammi la sinistra "
    Con un coltello ha inciso il mio palmo, poi il suo. 
    "Io prometto che se a 40 anni..."
    Ed io ripetevo dietro di lui, stringendogli la mano.
    Mi ero sentito così vivo in quel momento eterno. Non esisteva nient'altro. 
    È stata l'ultima memorabile notte di milioni passate insieme.
    A bere, a correre dietro alle ragazze, a cantare a squarciagola "nuotando nell'aria" ad occhi chiusi. 
    Quanti flash, quante emozioni che mi stanno passando ora per la mente.
    Quelle sensazioni non le ho più provate, anzi le ho sepolte sotto cumuli di compromessi e sigillate da un sottile ma impenetrabile strato di ipocrisia.
    E come sono cambiate le cose in 20 anni, come sono cambiato io.
    Ho dimenticato la promessa. L'ho tradita. E sì, sono diventato come loro, anche peggio. Mi sono arreso. Ho scelto una falsa felicità. O forse per me era vera. Non lo so, a questo punto non ha molta importanza.
    "A proposito, buon compleanno. Mi sei mancato."
    Sento il vento in faccia, gelido, che mi taglia il viso rigato dalle lacrime, mentre andiamo sempre più veloci, a fari spenti.
    Cerco di orientarmi ma non riesco a distinguere bene la strada, forse per gli occhi gonfi, forse sono ancora drogato.
    Le ruote slittava su quei tornanti stretti. E' sempre stato più bravo di me a guidare, anche da ubriaco.
    "Se non ti dispiace metto un po' di musica, una di quelle che ascoltavamo in loop, come a voler fermare il tempo. Spero che almeno in questo tu sia rimasto fedele a te stesso."
    Alle prime tre note, già la riconosco. Un tuffo al cuore profondo secoli.
    Si, adoro ancora quella canzone. Vorrei quasi cantarla.
    "Sai, ti sono venuto a trovare spesso in questi anni. Ed ogni volta vedevo crollare un pezzo dei tuoi sogni, dei nostri sogni. Ti osservavo sprofondare un passo dopo l'altro, verso la mediocrità. Ti sei ucciso lentamente per paura di vivere. Speravo che un giorno mi avresti ricercato, non sai quanto."
    Vorrei dirgli che non sa quante volte ho provato a contattarlo, che è stato sempre nei miei pensieri. Ma non posso parlare e comunque sarebbe solo l'ennesima bugia.
    In sottofondo la musica riempie i silenzi, soprattutto i miei.
    ....Oh, non piangere, urla piuttosto e lasciamo di noi un ricordo toccante...
    Lo sento canticchiare, con la solita voce stonata ma calma. In fondo lui non sembra cambiato di una virgola.
    Finalmente riacquisto buona parte della vista e riconosco il paesaggio, la strada sterrata. Lassù c'è la "Collina", teatro di così tante passeggiate, birre, fumate che per noi era una seconda casa. Da li si può vedere tutta la città.
    ...Ci vogliono vivi e colpevoli...ma che vita è una cella? Avremo di più: quella stella che un giorno mi donasti lassù....
    Con tempismo perfetto arriviamo in cima, si scorge l'orizzonte con il sole che inizia ad illuminare le cime dei monti. È l'alba di un nuovo giorno.
    Un altro tornante, credo sia l'ultimo prima della vetta. Ma so già che non rallenterà.
    "Sta tranquillo, tutto tornerà come prima".
    Mi accarezza dolcemente il viso e si china su di me, stringendomi in un lungo abbraccio, come quella sera. E anche adesso mi rassicura che nonostante tutto e nonostante tutti, staremo sempre insieme.
    ...Stringiti a me, ringhiagli addosso e poi oi sparami mentre io sparo a te...
    Ma la sua voce, questa volta è rotta da un pianto così profondo da farmi tremare il petto.
    In questi interminabili momenti, sento solo il bisogno di abbracciarlo e di dirgli che lo amo incondizionatamente.
    Come non ho mai amato nessuno.
    Ironicamente, proprio come negli ultimi vent'anni, ho le mani legate e le parole non mi escono dalla gola. 
    Ma forse per la prima volta, dopo tutto questo tempo, non ho paura.
     
    ...grazie di essere tornato a prendermi... so che mi puoi sentire.
     
    ...cara è la fine, perdonami....
    ...cara è la fine, perdonami....
     
     
     
  5. Anarko

    Pensieri
    Non mi piacciono le porte chiuse.
    Mi piace poter vedere cosa c'è, al di là della soglia. Anche se si tratta semplicemente del lavandino gocciolante, del letto sfatto o della lavatrice da fare.
    Quando passo, un veloce sguardo mi rassicura sul fatto che tutto sia rimasto così come l'ho lasciato poco prima.
    Immobile e immutato.
    Ma dietro una porta chiusa, ironicamente, si apre un mondo di possibilità; o peggio, di imprevisti.
    E se fosse rimasta la luce accesa da ore?
    O la finestra aperta dalla mattina? E magari sta anche piovendo.
    Una sigaretta spenta frettolosamente, ed il divano brucia indisturbato. Senza fumo, per non farsi scoprire.
    E come posso sapere se qualcuno ora non stia proprio dormendo in camera mia? 
    Magari un ladro sopraffatto dalla stanchezza per il lungo turno di lavoro: è entrato, ha trovato il letto sfatto ed ha giustamente approfittato. E per non essere disturbato si è chiuso la porta dietro.
    Riflettendoci, è una spiegazione plausibile; anche perché io non la chiudo mai. 
    E per non parlare di un possibile vampiro che si aggira tranquillamente in cucina. O un licantropo. O un fantasma. O tutti e tre, seduti intorno al tavolo che mi aspettano, bevendo birra e ricordando i bei tempi andati.
    Ma finché non apro la porta non saprò mai che ci sono. Se ci sono. O che non ci sono. E soprattutto, siamo sicuri che il tavolo stia ancora li? E le sedie?
    Insomma, non mi piacciono le porte chiuse.
    Un po' come per i gatti.
    Che si mettono seduti sulla soglia, a fissare la maniglia e a bussare insistentemente con la zampetta.
    Non vogliono entrare ma semplicemente sapere di poterlo fare, liberamente.
    Anche a me piace sentirmi libero di passare ogni volta che voglio, senza sforzo.
    E mi piace pensare che anche gli altri sentano la stessa libertà.
    Quindi che fate ancora là fuori? Per carità mi fa piacere vedervi passare e scambiarci un sorriso da lontano, ma prego, entrate pure.
    Fate come a casa vostra, non badate a me, se volete.
    Girate pure per le stanze, accendete le luci ed aprite le finestre.
    Se la giornata è stata pesante, stendetevi un po' sotto le coperte. Tanto il letto è ancora sfatto.
    Bevetevi una birra, da soli o magari in compagnia del vampiro, che detto tra noi, è l'unico dei tre a reggere bene l'alcol. Al licantropo sale la sbornia triste.
    Fumatevi una sigaretta in santa pace; il pacchetto è sempre lì, a disposizione. Senza complimenti.
    Ma mi raccomando, spegnetela bene, che ho solo questo di divano. 
    Se vi capita, di tanto in tanto, portate qualcosa da bere; avrete visto anche voi che il vampiro ha sempre sete. Ed è vero che qui la birra non manca mai, ma non è una bella sensazione  condividere?
    Per quanto possibile, cercate di muovermi delicatamente tra una stanza e l'altra: il silenzio c'era prima di voi e lui non da fastidio a nessuno.
    Tranne forse al fantasma, che ogni tanto sente l'impellente bisogno di muovere le sedie e far scricchiolare l'armadio.
    Se vi ricordate, spegnete le luci e chiudete le finestre; non è fondamentale, ma il vampiro vi ringrazierà.
    No, il letto lasciatelo così come è, non rifatelo: preferisco così.
    Ma la cosa più importante, non chiudete nessuna porta, soprattutto se pensate di andarvene.
    Io non lo farò.
    Non mi piacciono le porte chiuse.
    Da fuori, non potremmo neanche scambiarci un timido saluto.
    E se vi viene voglia di tornare, sarete costretti a bussare, chiedere permesso: aspettare e sperare che io sia in casa. Non è brutto cosi? 
    Io dovrò alzarmi dal divano per vedere chi è ed ancor peggio ascoltare le doverose quanto superflue spiegazioni sul perché siete andati via, perché avete chiuso la porta o perché l'avete addirittura sbattuta.
    E lo so, avevate le vostre ragioni. Ognuno ha le proprie ragioni. Persino il licantropo quando ulula alla luna in piena notte.
    Ed infine aprirò la porta.
    Che tanto l'avrei aperta comunque, con o senza di voi ad aspettare, perché odio le porte chiuse.
    Al fantasma invece non interessa, lui passa lo stesso, inosservato.
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