Porte
Non mi piacciono le porte chiuse.
Mi piace poter vedere cosa c'è, al di là della soglia. Anche se si tratta semplicemente del lavandino gocciolante, del letto sfatto o della lavatrice da fare.
Quando passo, un veloce sguardo mi rassicura sul fatto che tutto sia rimasto così come l'ho lasciato poco prima.
Immobile e immutato.
Ma dietro una porta chiusa, ironicamente, si apre un mondo di possibilità; o peggio, di imprevisti.
E se fosse rimasta la luce accesa da ore?
O la finestra aperta dalla mattina? E magari sta anche piovendo.
Una sigaretta spenta frettolosamente, ed il divano brucia indisturbato. Senza fumo, per non farsi scoprire.
E come posso sapere se qualcuno ora non stia proprio dormendo in camera mia?
Magari un ladro sopraffatto dalla stanchezza per il lungo turno di lavoro: è entrato, ha trovato il letto sfatto ed ha giustamente approfittato. E per non essere disturbato si è chiuso la porta dietro.
Riflettendoci, è una spiegazione plausibile; anche perché io non la chiudo mai.
E per non parlare di un possibile vampiro che si aggira tranquillamente in cucina. O un licantropo. O un fantasma. O tutti e tre, seduti intorno al tavolo che mi aspettano, bevendo birra e ricordando i bei tempi andati.
Ma finché non apro la porta non saprò mai che ci sono. Se ci sono. O che non ci sono. E soprattutto, siamo sicuri che il tavolo stia ancora li? E le sedie?
Insomma, non mi piacciono le porte chiuse.
Un po' come per i gatti.
Che si mettono seduti sulla soglia, a fissare la maniglia e a bussare insistentemente con la zampetta.
Non vogliono entrare ma semplicemente sapere di poterlo fare, liberamente.
Anche a me piace sentirmi libero di passare ogni volta che voglio, senza sforzo.
E mi piace pensare che anche gli altri sentano la stessa libertà.
Quindi che fate ancora là fuori? Per carità mi fa piacere vedervi passare e scambiarci un sorriso da lontano, ma prego, entrate pure.
Fate come a casa vostra, non badate a me, se volete.
Girate pure per le stanze, accendete le luci ed aprite le finestre.
Se la giornata è stata pesante, stendetevi un po' sotto le coperte. Tanto il letto è ancora sfatto.
Bevetevi una birra, da soli o magari in compagnia del vampiro, che detto tra noi, è l'unico dei tre a reggere bene l'alcol. Al licantropo sale la sbornia triste.
Fumatevi una sigaretta in santa pace; il pacchetto è sempre lì, a disposizione. Senza complimenti.
Ma mi raccomando, spegnetela bene, che ho solo questo di divano.
Se vi capita, di tanto in tanto, portate qualcosa da bere; avrete visto anche voi che il vampiro ha sempre sete. Ed è vero che qui la birra non manca mai, ma non è una bella sensazione condividere?
Per quanto possibile, cercate di muovermi delicatamente tra una stanza e l'altra: il silenzio c'era prima di voi e lui non da fastidio a nessuno.
Tranne forse al fantasma, che ogni tanto sente l'impellente bisogno di muovere le sedie e far scricchiolare l'armadio.
Se vi ricordate, spegnete le luci e chiudete le finestre; non è fondamentale, ma il vampiro vi ringrazierà.
No, il letto lasciatelo così come è, non rifatelo: preferisco così.
Ma la cosa più importante, non chiudete nessuna porta, soprattutto se pensate di andarvene.
Io non lo farò.
Non mi piacciono le porte chiuse.
Da fuori, non potremmo neanche scambiarci un timido saluto.
E se vi viene voglia di tornare, sarete costretti a bussare, chiedere permesso: aspettare e sperare che io sia in casa. Non è brutto cosi?
Io dovrò alzarmi dal divano per vedere chi è ed ancor peggio ascoltare le doverose quanto superflue spiegazioni sul perché siete andati via, perché avete chiuso la porta o perché l'avete addirittura sbattuta.
E lo so, avevate le vostre ragioni. Ognuno ha le proprie ragioni. Persino il licantropo quando ulula alla luna in piena notte.
Ed infine aprirò la porta.
Che tanto l'avrei aperta comunque, con o senza di voi ad aspettare, perché odio le porte chiuse.
Al fantasma invece non interessa, lui passa lo stesso, inosservato.
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