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Shoganai


Anarko

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Ricordo ancora quel giorno, in cui in piena notte...

"Anarko!!!"

Mi giro e non c'è nessuno.

"Anarkoooooo!!"

Mi giro ancora, ma niente.

"Smettila di guardati attorno e ascoltami"

Mi rassegno. Dopotutto sono seduto sul water ed ho dimenticato il cellulare nell'altra stanza. E non ho neanche detersivi a portata di mano per leggere gli ingredienti e la modalità d'uso.

"Vai, ti ascolto. Che ancora una decina di minuti buoni ce li ho. Anzi, prima dimmi chi sei, che non parlo con gli sconosciuti. Soprattutto se di se**o maschile"

"Calmino eh. E poi ti facevo più intelligente, non è che ci voglia tanto a capirlo. Ti risulta di poter generare "esseri" parlanti?"

"No, in effetti no. Anche se a guardare il frutto del mio lavoro..."

"... potresti dargli un nome in effetti"

Scoppiamo entrambi a ridere.

"Cavoli mi leggi nel pensiero! E mi rubi le battute."

"E certo, sono il tuo Dio e non ho se**o. E comunque vengo in amicizia. Non ti fare strane idee."

"Punto primo io non ho amici. E men che meno mi risulta di credere in nessun Dio. E terzo, potevi scegliere un'occasione un po' meno ambigua."

"Senti giovanotto, non è che sei l'unico con cui devo parlare. Sarà una buona mezz'ora che aspetto. Che poi, che vuol dire che non credi in nessun Dio? Ti sto parlando. non ti basta?"

"mmmm ok, questa volta mi tocca darti ragione."

"In realtà ho sempre ragione."

"Ecco, ci risiamo. Anche questa è una mia battuta."

"Sì, lo dici spesso. Ma a sproposito. Come tutte le volte che hai """"invocato"""" il mio nome invano, ad esempio."

"Se ti riferisci a quando poco fa ho sbattuto il piede sul piatto doccia... beh scusami. Era colpa mia ma mi è venuto spontaneo, chiamarti, diciamo. Però tipo ieri, quante probabilità c'erano che saltasse la corrente durante la partita?"

"Pochissime. Infatti sono stato io, per evitarti di vedere la Juve perdere per l'ennesima volta."

"Ah... cioè... tu hai fatto questo per me?"

"No, cretino" e un'altra grassa risata "Ti stavo prendendo in giro. Ieri ero in riunione. Non mi dire che ancora credi che non si muove foglia che IO non voglia?"

"No no. Chi ci ha mai creduto? Ti pare..."

"E allora perchè te la prendi con me?"

Sto in silenzio per un po'.

"Hai ragione. Scusami."

"Ma va non ti scusare, sai che mi frega? Ti pare?"

Rimango ancora in silenzio. Non so che dire.

"Comunque veniamo al sodo. Sai perchè siamo qui, ora, in questo preciso momento, io e te?"

"Beh, io si. Ho mangiato decisamente troppo e male. Te invece?"

"Ti ho osservato a lungo. Ogni tuo pensiero, ogni tua azione, ogni tuo sbaglio. So tutto di te, perchè, Anarko, tu sei il prescelto. "

Lo interrompo bruscamente: "Io?! Io sono il prescelto per cosa?"
Ma subito dopo ci ripenso: "ah, mi stai ancora prendendo in giro..."

"Esattamente." E ride. Di gusto. Come penso non gli capitasse dai tempi del dilulvio universale.

"Dio. Fa il serio."

"OK ok, scusami. In realtà proprio oggi mi è arrivato il tuo fascicolo sulla scrivania. In senso figurato, ovviamente. Ed ho letto praticamente tutto di te. Devo ammettere che è stato bello, viverti. Niente di speciale, potevi fare di più in molti aspetti, ma per certi versi mi hai stupito. Solo che ora...."

Pausa ricca di pathos.

"Solo che...?"

"Insomma, dai, non è grave. Però stai per morire."

"Ma... ora qui?!? Seduto sul cesso? Ma che cazz. Aspetta che almeno mi faccia un bidet." Rido anche io. "Stai ancora scherzando vero?"

"No. Purtroppo no. O meglio, non morirai subito. Neanche domani. Ma non ti è rimasto molto tempo."

Smetto di ridere. Silenzio.

"E perchè cavolo me lo stai dicendo?"

"Ti ricordi quando non stavi bene? Ti ricordi quando desideravi di morire? Ti ricordi quando ci sei arrivato vicino?"

"Sì. Ricordo. Anche troppo bene."

"E perchè non sei arrivato fino in fondo? Ti ricordi anche questo?"

"Si."

"Non era per la paura di morire, giusto?"

"No, non lo era. Non mi importava cosa avrei trovato di là. A proposito, che avrei trovato?"

"E che ne so. Io sono ancora vivo. Va avanti, non cambiare discorso."

"Beh, quando sei ad un passo, quando ci sei veramente vicino, pensi che non ha senso uccidere il futuro per colpa del passato. Che potresti ricominciare da zero. Cancellare tutto. Tutto ciò che ti ha fatto male, lasciare andare via ogni cosa. E ti senti libero. E magicamente tutto il peso che avevi addosso, che ti trascinava in basso, sparisce. E sei lì, che quasi sorridi all'idea di poter rinascere di nuovo, senza quasi nessuno sforzo."

"E poi?"

"E poi ti rialzi, cammini a testa alta. Affronti la vita con tutto un altro spirito."

"E poi?"

Silenzio.

"E poi le difficoltà hanno la meglio. Ti logorano, lentamente. Cerchi di aggrapparti a qualcosa di bello, per respirare un po' di aria pulita. Per riposarti un po'. Ma sai che non è la soluzione. E ti perdi di nuovo. Ti chiudi in te stesso. Non sai più chi sei, nè cosa vuoi. E vai avanti un giorno dopo l'altro. Per inerzia, che non può durare a lungo."

"Perchè non parli in prima persona?"

"Credo perchè mi vergogno a parlare di me e preferisco far finta di raccontare i pensieri di qualcun altro. E comunque se rileggi, suona meglio raccontata così."

"Rileggo dove?"

"Sul fascicolo, no?"

"Mi prendi in giro?"

"Un po'. E comunque siamo ancora due a uno per te." Sorrido soddisfatto.

"Fai pure. Ma non mi sembra tu abbia tutto questo tempo da perdere. Sappi che ti rimangono esattamente dieci..."

"Dieci cosa?"

"Nove.. otto..."

"okok ho capito l'antifona. Sono serio ora. Cosa dovrei fare secondo te?"

"Beh, inizierei tirando lo sciacquone, una bella doccia fredda e poi, semplicemente quello che vuoi."

"Eh. Ti sembra facile?"

"No. Ma è questa l'unica strada."

Ancora un po' di silenzio.

"Ma se tipo io volessi fare del male? Andrebbe bene?"

"Se è quello che vuoi. Ma è quello che vuoi?"

"No, in effetti."

"Ma se tipo volessi uccidere il Papa?"

"Chi??"

"Ah ok, come sospettavo."

Mi prendo qualche minuto per riflettere.

"Senti una cosa. Ma se noi, siamo qui, io e te in questo momento è anche perchè ho fatto quello che ho fatto. Giusto?"

"Certamente. Qualunque cosa tu abbia fatto, bella o brutta che sia, ci ha portati qui. Anche ciò che ancora fai fatica ad accettare. Anche se è successa e non puoi cambiarla. E che senso ha non accettare ciò che non puoi cambiare?"

"Nessuno."

"Ecco, c'è una parola giapponese che in qualche descrive tutto questo: Shoganai"

"E significa?"

"Diciamo che ogni traduzione sarebbe riduttiva. E' meglio se lo scopri da solo."

"Ah." piccola pausa scenica. "Si! Ho capito finalmente cosa devo fare. Devo imparare il giapponese!"

"Ma che dici?"

Sogghigno. "Ma su, ti sto ancora prendendo in giro. Siamo due pari, per la cronaca."

"Ti ricordi quando ti ho detto che è stato bello viverti? Ecco, forse da lontano, e a piccole dosi, che dopo un po' sei pensante eh."

"Adesso non mi sembra il caso di offendere uno che sta per morire..."

"Falla finita va. Comunque, te la faccio breve. Devi accettare il passato, devi accettare tutto ciò che ti è accaduto. Devi accettare te stesso. Accettare le conseguenze di ogni tua scelta fatta o che farai. E lasciare andare via tutto. E poi. Va dove vuoi."

Respiro profondamente. Ma non troppo visto dove sono seduto. E con la stessa faccia inespressiva di Nicholoas Cage:

"Quindi se il passato influenza il futuro e il presente sta passando in che modo il futuro si presenta?"

"Cosa?!"

"Chupaaaa!" e scoppio a ridere. "Tre a due, ca**o!"

Per fortuna ride anche lui.

"Dai ti perdono solo perchè mi hai fatto divertire. C'è così tanta sofferenza in giro." E ride ancora. "Ora devo proprio andare."

"Aspetta. Ma se dovessi avere ancora bisogno di te? Se mi trovassi in difficoltà? Se mi dovessi perdere ancora? Come faccio a contattarti?"

"Anarko, figliolo, non ti preoccupare, andrà tutto bene. Ma se dovesse succedere, posso solo dirti che... "

e dopo un lungo silenzio teatrale "...che sono squisitamente cazzi tuoooooiiii".

Con annesso eco scenografico che si perde in lontanza.

Sorrido un'ultima volta.

Bene, ora sono solo.
Come lo ero prima, del resto.
Anche se mi sento diverso.
Un uomo nuovo.
Mi alzo di slancio, colmo di speranza; ma ho le gambe completamente addormentate e cado in avanti contro il piatto doccia.

"ma porco..."

"Ma se sei un coglioooooneeeee..." e ancora una grassa risata.

Edited by Anarko

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Recommended Comments

Shoganai per me è quando mi sveglio scarica, con quella maliconia addosso che se non - dovessi-,  non riuscirei a fare niente perché è come se mi si aggrappasse alle gambe e mi trascinasse giù pesante, e non faccio niente per andarle contro. 

Quando accetto l'idea di non farcela, di non essere abbastanza in grado. Quando mi dico che per quel giorno va bene anche solo sopravvivere, che non succederà niente. 

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