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La personalità autoritaria studiata dalle neuroscienze


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Personalità autoritaria negli studi delle neuroscienze

La personalità autoritaria è un tratto di personalità caratterizzato da una forte sottomissione all'autorità, un'aggressività verso gli out-group e un'opposizione al cambiamento. Questo tratto è stato studiato da diversi decenni dagli psicologi sociali, che hanno cercato di comprenderne le origini e le conseguenze. Negli ultimi anni, gli studi delle neuroscienze hanno iniziato a fornire nuove informazioni sulla personalità autoritaria, identificando alcune basi neurali di questo tratto.

Uno dei primi studi a indagare le basi neurali della personalità autoritaria è stato condotto da Altemeyer e colleghi (2002). Questi ricercatori hanno utilizzato la risonanza magnetica funzionale (fMRI) per esaminare l'attività cerebrale di persone con punteggi elevati e bassi su un questionario di personalità autoritaria. Hanno scoperto che le persone con punteggi elevati di personalità autoritaria mostravano una maggiore attivazione della corteccia prefrontale mediale (MPFC) quando erano esposte a immagini di persone che violavano le norme sociali. La MPFC è una regione cerebrale coinvolta nel controllo degli impulsi e nel giudizio morale. I risultati di questo studio suggeriscono che le persone con personalità autoritaria sono più propense a giudicare negativamente le persone che violano le norme sociali.

Altri studi hanno utilizzato la fMRI per esaminare l'attività cerebrale di persone con personalità autoritaria in risposta a stimoli emotivi. Ad esempio, Mitchell e colleghi (2007) hanno scoperto che le persone con punteggi elevati di personalità autoritaria mostravano una maggiore attivazione della amigdala quando erano esposte a immagini di persone di un gruppo etnico diverso. L'amigdala è una regione cerebrale coinvolta nelle risposte emotive, in particolare alla paura. I risultati di questo studio suggeriscono che le persone con personalità autoritaria sono più propense a provare paura o minaccia in risposta a persone di gruppi diversi.

Infine, alcuni studi hanno utilizzato la risonanza magnetica strutturale (MRI) per esaminare le differenze strutturali nel cervello delle persone con personalità autoritaria. Ad esempio, Schmitt e colleghi (2012) hanno scoperto che le persone con punteggi elevati di personalità autoritaria avevano una minore volumetria della corteccia prefrontale dorsolaterale (DLPFC). La DLPFC è una regione cerebrale coinvolta nel controllo cognitivo e nel ragionamento. I risultati di questo studio suggeriscono che le persone con personalità autoritaria possono avere difficoltà a controllare i propri pensieri e comportamenti.

In conclusione, gli studi delle neuroscienze hanno fornito nuove informazioni sulla personalità autoritaria, identificando alcune basi neurali di questo tratto. Questi risultati suggeriscono che la personalità autoritaria è associata a una maggiore attivazione di regioni cerebrali coinvolte nel controllo degli impulsi, nel giudizio morale e nelle risposte emotive. Inoltre, le persone con personalità autoritaria possono avere difficoltà a controllare i propri pensieri e comportamenti.

Implicazioni

Le implicazioni degli studi sulle basi neurali della personalità autoritaria sono molteplici. Innanzitutto, questi studi possono aiutare a comprendere meglio le origini e le cause di questo tratto. In secondo luogo, possono fornire informazioni utili per lo sviluppo di interventi per ridurre l'autoritarismo. Infine, possono aiutare a comprendere meglio il ruolo della personalità autoritaria in fenomeni sociali come il razzismo, l'omofobia e la violenza politica.

Limitazioni

È importante notare che gli studi sulle basi neurali della personalità autoritaria sono ancora agli inizi. Sono necessari ulteriori studi per confermare i risultati ottenuti finora e per comprendere meglio i meccanismi neurali alla base di questo tratto. Inoltre, è importante notare che la personalità autoritaria è un tratto complesso che è influenzato da una combinazione di fattori, tra cui i fattori genetici, ambientali e culturali.

 

Nota Tecnica sugli strumenti usati

 

Le neuroscienze utilizzano una varietà di strumenti per studiare il cervello e il suo funzionamento. Questi strumenti possono essere suddivisi in due categorie principali: strumenti di imaging cerebrale e strumenti di registrazione cerebrale.

Strumenti di imaging cerebrale

Gli strumenti di imaging cerebrale consentono agli scienziati di visualizzare il cervello e le sue strutture interne. Questi strumenti possono essere utilizzati per studiare l'anatomia del cervello, la funzione cerebrale e le alterazioni cerebrali associate a disturbi mentali o neurologici.

Alcuni esempi di strumenti di imaging cerebrale includono:

Risonanza magnetica funzionale (fMRI): la fMRI utilizza un campo magnetico e onde radio per creare immagini del flusso sanguigno nel cervello. Il flusso sanguigno è un indicatore dell'attività cerebrale, quindi la fMRI può essere utilizzata per visualizzare le aree del cervello che sono attive durante determinate attività o processi cognitivi.

Tomografia computerizzata (TC): la TC utilizza raggi X per creare immagini del cervello. La TC può essere utilizzata per visualizzare la struttura del cervello, comprese le ossa, i tessuti molli e i vasi sanguigni.

Tomografia a emissione di positroni (PET): la PET utilizza un radioisotopo per creare immagini del cervello. Il radioisotopo si accumula nelle aree del cervello che sono attive, quindi la PET può essere utilizzata per visualizzare le aree del cervello che sono attive durante determinate attività o processi cognitivi.

Strumenti di registrazione cerebrale

Gli strumenti di registrazione cerebrale consentono agli scienziati di registrare l'attività elettrica del cervello. Questa attività può essere utilizzata per studiare la funzione cerebrale, le alterazioni cerebrali associate a disturbi mentali o neurologici e le basi neurali del comportamento.

Alcuni esempi di strumenti di registrazione cerebrale includono:

Electroencefalografia (EEG): l'EEG utilizza elettrodi posizionati sul cuoio capelluto per registrare l'attività elettrica del cervello. L'EEG può essere utilizzato per registrare l'attività cerebrale in tempo reale, comprese le onde cerebrali associate a diversi stati di coscienza e attività cognitive.

Elettrocorticografia (ECoG): l'ECoG utilizza elettrodi posizionati sulla superficie del cervello per registrare l'attività elettrica del cervello. L'ECoG può essere utilizzata per registrare l'attività cerebrale in tempo reale con una risoluzione maggiore rispetto all'EEG.

Magnetoencefalografia (MEG): la MEG utilizza magnetometri per registrare i campi magnetici generati dall'attività elettrica del cervello. La MEG può essere utilizzata per registrare l'attività cerebrale in tempo reale con una risoluzione maggiore rispetto all'EEG e all'ECoG.

I neuroscienziati utilizzano una combinazione di questi strumenti per ottenere una visione completa del cervello e del suo funzionamento.

 

 

 

Edited by passworld
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