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Diego

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  1. Le mie tecniche meditative sono tutte Basate sulla consapevolezza. Ma cosa è la Consapevolezza? La Consapevolezza può essere definita in mille modi e nonostante ciò non si saprà mai cos’è se non la si sperimenta. Una Definizione di Consapevolezza è attenta osservazione, e infatti le mie tecniche di meditazione sono basata sulla osservazione, ma non osservazione Tramite gli organi della vista, gli occhi, ma osservazione Tramite l’occhio interiore, per così dire, e allora la chiamerò “osservazione “per distinguerla da Quella propriamente ottica. Ma osservazione di cosa? Osservazione del corpo, della mente e delle emozioni. L’osservazione del corpo è la più facile perchè il corpo è a tutti noi evidente grazie alla sua fisicità; Quella della mente (ossia dei pensieri) è un po ‘più difficile, dal momento Che i pensieri non li vediamo; E quella delle emozioni E ancora più difficile, poichè Quando si è preda delle emozioni si perde il controllo su di sé. Ma a cosa serve “Osservare” il corpo, la mente e le emozioni? Servire ad Avere controllo su di essi, appunto, ma un tipo di controllo Che non è repressione, però, Perché reprimere vuol dire sopprimere, spingere verso il basso, Coprire; Mentre l’osservazione tutto fa, tranne sopprimere CHE E Coprire. L’osservazione, al contrario, fa evaporare, Svanire, scomparire Ciò che si osserva e Quando una cosa evaporazione non lascia traccia. Quando facciamo bollire l’acqua questa evaporazione e non lascia traccia di se, se invece, la volessimo asciugare con un panno, questa non è più sulla superficie ma l’avremo trasferita sul panno, acqua e sempre. Con l’ebollizione l’acqua non c’è più e si è Trasformata in vapore e non la vediamo più. Ecco, l’osservazione agisce come l’sull’acqua agisce ebollizione: fa evaporare l’oggetto di osservazione. Ma questo vuol dire Che se io osservo il mio corpo Esso scompare? No, non scompare ma scompare tutto Ciò che di negativo associato ad Esso: la sofferenza. E allora le mie tecniche meditative hanno lo Scopo di gran lunga evaporare la sofferenza (psicologica) Che subiamo Quando il nostro corpo soffre; A quel punto rimane solo il dolore (del corpo) ma non la sofferenza (dell’anima) e Possiamo vivere in maniera meno negativa quel dolore. E cosa succede se osservo i miei pensieri e le mie emozioni? Succede una cosa bella e strana allo stesso tempo: pensieri ed emozioni scompaiono. E allora Quando è utile applicare tecniche meditative Basate sulla Consapevolezza? Utile E ‘in tutti Quei momenti in CUI siamo schiacciati dai pensieri Negativi e siamo in balia delle emozioni negative e Quando abbiamo Problemi fisici, come sopra dicevo. “Osservare” il corpo, la mente e le emozioni vuol dire curare corpo, mente e cuore senza ALCUN effetto collaterale, e anzi, beneficiando di un benessere fisico, psichico e spirituale non indifferente. Ma non Dovete credere alle mie parole, ovviamente, ed è Sufficiente attuare la tecnica dell’osservazione o Consapevolezza per rendersene subito conto: senza motivo ci sentiamo in pace con noi stessi e di conseguenza col mondo intero. E’ PROBABILE che non ci si accorga subito di questo Stato di pace, ma se si persevera nella pratica lo si percepirà sempre più, ea quel punto la ricerca della Consapevolezza diventa una Priorità. A chi sono Rivolte le mie tecniche di meditazione? Sono Rivolte a tutti Coloro i Quali ne fossero incuriositi. Autore: @cincin
  2. Le mie tecniche meditative sono tutte Basate sulla consapevolezza. Ma cosa è la Consapevolezza? La Consapevolezza può essere definita in mille modi e nonostante ciò non si saprà mai cos’è se non la si sperimenta. Una Definizione di Consapevolezza è attenta osservazione, e infatti le mie tecniche di meditazione sono basata sulla osservazione, ma non osservazione Tramite gli organi della vista, gli occhi, ma osservazione Tramite l’occhio interiore, per così dire, e allora la chiamerò “osservazione “per distinguerla da Quella propriamente ottica. Ma osservazione di cosa? Osservazione del corpo, della mente e delle emozioni. L’osservazione del corpo è la più facile perchè il corpo è a tutti noi evidente grazie alla sua fisicità; Quella della mente (ossia dei pensieri) è un po ‘più difficile, dal momento Che i pensieri non li vediamo; E quella delle emozioni E ancora più difficile, poichè Quando si è preda delle emozioni si perde il controllo su di sé. Ma a cosa serve “Osservare” il corpo, la mente e le emozioni? Servire ad Avere controllo su di essi, appunto, ma un tipo di controllo Che non è repressione, però, Perché reprimere vuol dire sopprimere, spingere verso il basso, Coprire; Mentre l’osservazione tutto fa, tranne sopprimere CHE E Coprire. L’osservazione, al contrario, fa evaporare, Svanire, scomparire Ciò che si osserva e Quando una cosa evaporazione non lascia traccia. Quando facciamo bollire l’acqua questa evaporazione e non lascia traccia di se, se invece, la volessimo asciugare con un panno, questa non è più sulla superficie ma l’avremo trasferita sul panno, acqua e sempre. Con l’ebollizione l’acqua non c’è più e si è Trasformata in vapore e non la vediamo più. Ecco, l’osservazione agisce come l’sull’acqua agisce ebollizione: fa evaporare l’oggetto di osservazione. Ma questo vuol dire Che se io osservo il mio corpo Esso scompare? No, non scompare ma scompare tutto Ciò che di negativo associato ad Esso: la sofferenza. E allora le mie tecniche meditative hanno lo Scopo di gran lunga evaporare la sofferenza (psicologica) Che subiamo Quando il nostro corpo soffre; A quel punto rimane solo il dolore (del corpo) ma non la sofferenza (dell’anima) e Possiamo vivere in maniera meno negativa quel dolore. E cosa succede se osservo i miei pensieri e le mie emozioni? Succede una cosa bella e strana allo stesso tempo: pensieri ed emozioni scompaiono. E allora Quando è utile applicare tecniche meditative Basate sulla Consapevolezza? Utile E ‘in tutti Quei momenti in CUI siamo schiacciati dai pensieri Negativi e siamo in balia delle emozioni negative e Quando abbiamo Problemi fisici, come sopra dicevo. “Osservare” il corpo, la mente e le emozioni vuol dire curare corpo, mente e cuore senza ALCUN effetto collaterale, e anzi, beneficiando di un benessere fisico, psichico e spirituale non indifferente. Ma non Dovete credere alle mie parole, ovviamente, ed è Sufficiente attuare la tecnica dell’osservazione o Consapevolezza per rendersene subito conto: senza motivo ci sentiamo in pace con noi stessi e di conseguenza col mondo intero. E’ PROBABILE che non ci si accorga subito di questo Stato di pace, ma se si persevera nella pratica lo si percepirà sempre più, ea quel punto la ricerca della Consapevolezza diventa una Priorità. A chi sono Rivolte le mie tecniche di meditazione? Sono Rivolte a tutti Coloro i Quali ne fossero incuriositi. Autore: @cincin
  3. Ansia: Quando siamo preda di un attacco di ansia…per esempio prima di un esame, di un colloquio di lavoro, o di una prova sportiva, o in tutti quei casi in cui si attende un esito, una risposta ecc., ebbene in tutti questi casi, la meditazione più appropriata è quella del “controllo” del respiro, dove per controllo si intende un sintonizzarsi su di esso, un osservarlo, un seguirlo con attenzione, per renderlo più lento e profondo. Perché quando c’è ansia, il respiro diventa più veloce e superficiale e questo non fa altro che produrre continuamente ansia; diventa un vero e proprio circolo vizioso. Per facilitare questa meditazione possiamo mettere una o tutte e due le mani sulla pancia, perché è proprio lì che il respiro deve arrivare per portare rilassamento e quindi benessere. Quando c’è ansia il respiro rimane a livello toracico, invece. Le posizioni più efficaci per questa pratica sono quella seduta e quella sdraiata, ove è possibile. Tristezza: Quando in noi sorge la tristezza, la malinconia, quello che facciamo normalmente è di vivere lo stato d’animo in senso negativo, di autocommiserarsi, e questo non fa che peggiorare la situazione. Allora quello che bisognerebbe fare in questi casi è cercare di “entrare” nella tristezza, conoscerla, viverla, invece di evitarla o continuare a ripetersi ‘sono triste’. Se noi rifiutiamo la tristezza, essa prende più forma, più consistenza, ed uscirne diventa più problematico. Invece bisogna scivolare in essa, “assaporarla”, anche se questo temine vi sembrerà cattivo; ma solo se io non la rifiuto e non la evito, la tristezza sarà meno opprimente. Entrare nella tristezza è un’esperienza unica, che cambierà radicalmente il modo di affrontare tante situazioni “negative”. Dolore fisico: Quando abbiamo un dolore fisico la reazione immediata è quella di contrastarlo e molte volte di autocompatirsi. Questo non fa che sommare al dolore fisico il disagio psicologico, e il dolore “aumenta”. In questi casi, la meditazione più appropriata è quella dell’essere testimoni del dolore attraverso “l’osservazione”. Questo essere testimoni spezza l’identificazione col dolore, riconducendo il dolore stesso a quello che dovrebbe essere: disagio fisico. Quando siamo identificati col dolore, sommiamo ad esso il disagio psicologico, la sofferenza psicologica. La disidentificazione da esso spezza quel legame. Quindi non rifiutare il dolore, non autocompatirsi, ma osservazione del dolore, quasi a creare una distanza tra noi e il dolore stesso. Caldo eccessivo: Ci sono situazioni più o meno durature in cui nostro malgrado dobbiamo convivere col caldo eccessivo. Questa fonte di stress può essere attenuata ricorrendo a tecniche meditative. La più adatta, secondo me, è quella di non rifiutare il disagio con le sue conseguenze: la pelle sudata, i vestiti che si appiccicano addosso, il calore che invade tutto il nostro corpo, ecc., e di non ripetersi ‘madonna che caldo che fa’ o frasi simili. Tutto questo non fa che aumentare il senso di sofferenza derivante dal caldo. Anche in questo caso l’accettazione fa sì che non ci sia sovrapposizione tra disagio fisico e disagio psicologico. Insomma è sempre la nostra mente ad amplificare le situazioni “negative”. Per agevolare quest’accettazione diventa efficace il ‘ricordo di sé’, ossia percepire la propria presenza, esistenza; in pratica bisogna spostare il focus dal disagio alla percezione della nostra presenza. E noi possiamo percepire la nostra presenza solo quando la mente è ferma, quando non ci sono pensieri. Paradossale vero? Qualcuno disse ‘Io penso, dunque sono’. Invece noi potremmo dire ‘Io non penso, quindi esisto’. Claustrofobia: Per chi si trova a dover convivere con questo disturbo, la meditazione che consiglio è quella di sintonizzarsi sui sensi. Perché quando noi siamo sintonizzati su di essi, la mente è ferma, senza pensieri, e solo in questo stato la mente non conosce paura. Allora cosa fare in caso di claustrofobia? Bisogna guardare, ascoltare, odorare, toccare con consapevolezza. Normalmente tutto ciò viene fatto col filtro della mente che ci allontana, ci isola dall’esperienza del toccare, ascoltare, ecc. Allora bisogna essere presenti a tutto ciò che accade intorno a noi con tutti i nostri sensi; “noi” dobbiamo scomparire in un certo senso, e devono rimanere solo i nostri sensi, e questo è uno dei modi per non far agire la mente, sempre lei, paradiso se la governiamo, e inferno se ce ne facciamo governare. Paura: Ogni volta che abbiamo paura, di qualunque genere essa sia, la sua origine è sempre nella mente, perché la nostra consapevolezza non conosce paura; semmai ne è l’osservatore. Ma se noi siamo identificati con la nostra mente, non la possiamo osservare, e quindi tanto meno possiamo osservare i suoi contenuti, i suoi pensieri. Quando siamo in preda alla paura, al panico, è molto facile perdere il controllo della situazione e diventarne così, una vittima. Per diventare padroni della situazione che ha generato lo stato di paura, diviene molto utile osservarla, questa paura, che consiste nell’osservare i pensieri associati alla paura. Nel momento in cui i pensieri vengono osservati, questi si dissolvono, e con essi la tensione e la paura che li accompagnava. Quindi la cosa da fare è diventare consapevoli dei pensieri, perché l’essere semplicemente consapevoli, li fa svanire e di conseguenza svanisce la paura. Rabbia: La rabbia è uno di quegli stati d’animo con il quale l’uomo moderno si ritrova a convivere molto spesso, e sia che egli lo esprima sia che lo reprima, i danni psico-fisici immediati sono evidenti. E a lungo andare questa situazione può manifestarsi sotto altre vesti: un classico esempio è la gastrite, ma anche mal di testa, contratture muscolari, ecc. Cosa dobbiamo fare in caso di rabbia? Bisogna diventare consapevoli di sé stessi. Perché le emozioni negative hanno il sopravvento quando noi siamo inconsapevoli, quando siamo assenti; o ci siamo noi o c’è la rabbia, e viceversa. Praticamente deve avvenire un cambio di Geshtalt, di prospettiva. Molti di voi avranno visto il disegno di un test psicologico che raffigura contemporaneamente il profilo di una vecchia e il corpo nudo di una donna. Essi appaiono nello stesso disegno, ma se osserviamo l’uno non possiamo osservare l’altro e viceversa. Possiamo metterne a fuoco uno alla volta. E così succede con le emozioni negative: o mettiamo a fuoco noi, o mettiamo a fuoco l’emozione. Passare dall’emozione alla consapevolezza della nostra presenza, della nostra esistenza, farà evaporare l’emozione stessa, come l’acqua in ebollizione. L’acqua non deve fare alcuno sforzo per evaporare; basta che la portiate a cento gradi ed essa evaporerà. Allo stesso modo, basta divenire consapevoli di sé stessi, e la rabbia, l’invidia, la gelosia e tutte quelle emozioni che non fanno altro che complicare la nostra vita, si scioglieranno come neve al sole. Rumori molesti e insonnia: Se dovesse capitare, magari quando siamo in vacanza, oppure quando per lavoro alloggiamo in albergo o comunque in un ambiente diverso dall’usuale, di dover soffrire di insonnia a causa di rumori a cui non siamo abituati, il rimedio più efficace è quello di mettersi all’ascolto del rumore molesto. Ancora una volta vale la pena sottolineare che ogni qual volta c’è rifiuto da parte nostra (in questo caso del rumore), oppure il desiderio che una cosa accada (in questo caso l’addormentarsi), il rifiuto da una parte e il desiderio dall’altra ostacolano l’accadere del sonno. Perché il sonno è una di quelle cose in cui il nostro agire è di ostacolo. Il sonno può solo accadere, e perché possa accadere non dobbiamo ostacolarlo. Allora, quando ci sono rumori che non permettono di addormentarci, non dobbiamo pensare a voler dormire, ma dobbiamo metterci all’ascolto del rumore. Come se stessimo ascoltando della musica. Solo in questo modo il sonno non tarderà ad arrivare nonostante il rumore. Chiacchiericcio mentale: La maggior parte dello stress che accumuliamo durante il giorno è dovuto al super lavoro che fa la nostra mente. Praticamente è come se nella testa avessimo una radio accesa 24 ore su 24…èh sì, perché non riposa neanche quando dormiamo. Se avessimo una radio, tutto sommato sarebbe meglio, perché così potremmo spegnerla, ogni tanto. E invece ci troviamo nella situazione che la nostra mente non ha un interruttore on/off. In verità, quest’interruttore c’è, ma non lo conosciamo, non sappiamo dov’è; questo interruttore si chiama Consapevolezza. La consapevolezza è il pulsante che spegne la mente, perché se io sono consapevole, la mente si arresta, rimane senza pensieri. Come possiamo arrestare il chiacchiericcio mentale che certi giorni in particolare sembra dominarci completamente e che ci sottrae tante energie psico-fisiche? E’ semplice: diventiamo consapevoli di quello che stiamo facendo. Qualsiasi cosa stiamo facendo, lavare i piatti, cucinare, fare la doccia, mangiare, pulire il pavimento, ecc., se lo facciamo con consapevolezza, se siamo mentalmente nel qui-e-ora, nel momento presente, la mente non ha scampo, non ha più potere su di noi; in due parole, si arresta. E noi possiamo riprendere fiato. Iperattività: Uno dei mali dell’uomo contemporaneo è quello di svolgere le attività a velocità sempre più elevate. Quante volte ci ripetiamo o diciamo agli altri ‘vado di corsa!’, oppure ‘mi devo sbrigare!’; nella maggior parte dei casi non ne possiamo fare a meno, però capita molte volte che il nostro agire è vertiginoso anche quando non ce ne sarebbe bisogno, perché le abitudini sono dure a morire. E è l’inconsapevolezza che rende tutto abitudinario. E la conseguenza delle abitudini è la noia e l’insoddisfazione che le accompagna. Quando ci ritroviamo ad eseguire delle attività, “correndo”, è bene svolgerle in maniera meditativa, che vuol dire essere consapevoli di quella attività. Cioè, se mentre svolgo un’attività, la mente è altrove, questa disunione tra mente e corpo ci porta a svolgerla più velocemente; parliamo di quelle cose che facciamo ogni giorno e che proprio per questo le svolgiamo in automatico. Questo non accade quando facciamo una cosa per la prima volta. Ogni volta che facciamo una cosa nuova, senza saperlo siamo in meditazione, cioè in unione mente-corpo. Successivamente diventiamo “esperti” e allora la mente può permettersi di assentarsi, perché ci pensa l’abitudine, l’automatismo a svolgere quell’attività. E’ classico questo, del guidare. Le prime volte la nostra mente è con noi perché per essere più efficienti ed attenti dobbiamo unire le “forze” fisiche a quelle mentali…l’unione fa la forza, è il caso di dire. Una volta che il corpo ha imparato, però, la mente può andarsene per i fatti suoi, e allora ci ritroviamo a fare chilometri e chilometri di strada senza essere coscienti di come li abbiamo fatti, a meno che non intervenga un fatto improvviso che desti la nostra attenzione, la nostra consapevolezza. Tornando alle attività in generale, diventare consapevoli di quell’attività , significa svolgerla alla giusta velocità, che si traduce in un abbassamento del livello di stress, perché tutto viene riportato a una dimensione più consona allle esigenze del nostro corpo. Malattia: Quando ci ammaliamo o quando ci ritorna un disturbo di cui soffriamo in certi periodi dell’anno, la prima reazione è quella di rifiutare psicologicamente l’evento e quella di “accelerare” mentalmente la guarigione. Tutto questo non fa che ritardare la guarigione e renderci anche più nervosi. Il corpo e la mente non sono due entità separate; agendo sulla mente possiamo influenzare il corpo e agendo sul corpo possiamo influenzare la mente. Se per esempio beviamo dell’alcool questo avrà anche effetti sulla mente e quando pensiamo a una situazione, per esempio quella erotica, questo si traduce in effetti sul corpo. Quindi potremmo definirci un corpomente. Potremmo dire che il corpo è la parte materiale della mente e la mente è la parte spirituale del corpo. Tornando al nostro tentativo di accelerare la guarigione e contemporaneamente di rifiutarla, si mette in atto una reazione al nostro agire. Sì, perchè ogni azione provoca una reazione opposta, poiché la natura tende sempre all’equilibrio. Se non c’è azione da parte nostra, se non c’è volontà, allora tutto scorre per il verso giusto. Quindi bisogna capire due cose: che la malattia non va vista come nemica, ma oserei dire come amica, perché è il segnale di disagio che il nostro corpo ci sta mandando, e con quest’ottica la malattia diviene allo stesso tempo anche la cura. Metà della guarigione si ha accettando la malattia. Nello stesso tempo non si deve desiderare la guarigione immediata, perché a sua volta questo desiderio ne rallenterà il processo. Il corpo si sta difendendo dalla nostra mente che lo vorrebbe subito in carreggiata, perché, ‘come faccio con il lavoro?’, ‘ma ho la gara domenica prossima!’, ‘e io che avevo programmato un bel fine settimana!’, e così via. E è arrivata quella stupida malattia ad intralciare il nostro percorso. Forse non è arrivata a caso…basta guardarsi un po’ alle spalle e sicuramente riusciamo a mettere ogni tassello al proprio posto. A questo punto mi sembra palese, quale sia la meditazione più adatta in questi casi: l’accettazione della malattia, dell’infezione, del disturbo, la cui conseguenza sarà quella di non accelerare il processo di guarigione. E senza che nemmeno ve ne accorgerete vi ritrovate guariti nei tempi giusti. Autore: @cincin
  4. Ma la Consapevolezza serve solo per far svanire le preoccupazioni, le emozioni negative, “diminuire” il dolore fisico, dormire meglio e avere la pace, in generale? Nò, la Consapevolezza serve anche per accentuare uno dei nostri 5 sensi: il gusto. Sì, perché quando siamo Consapevoli i nostri 5 sensi sono al massimo del loro potenziale, e così abbiamo la possibilità di riscoprire quanto è bello mangiare Consapevolmente. Mangiare Consapevolmente vuol dire “accentuare” il sapore del cibo, anche se in realtà non è il cibo che accentua il suo sapore, motivo per cui l’ho scritto tra virgolette, ma è il nostro gusto che si accentua, anche se in realtà non che c’è un aumento di gusto, ma è che c’era una diminuzione di gusto quando eravamo inconsapevoli. Ma perché accade questo? Accade perché mentre mangiamo e pensiamo ad altro, la nostra attenzione è divisa tra il pensiero e il gusto; e in queste condizioni è naturale che il gusto ne paghi le conseguenze. E’ come se io dovessi dividere la mia forza tra due cose, e per spiegarlo prenderò come esempio il famoso braccio di ferro. Se io faccio un solo braccio di ferro, tutta la mia forza sarà convogliata nel braccio che sta facendo il braccio di ferro; ma se faccio due bracci di ferro contemporaneamente, la mia (unica) forza sarà divisa tra le due braccia. La stessa cosa succede quando mangiamo inconsapevolmente, ossia, pensando ad altro: la nostra attenzione è divisa tra il pensiero e il gusto e quest’ultimo avrà minore consistenza. Ma cosa dobbiamo fare per mangiare consapevolmente? Cerchiamo di ricavarci almeno un pasto al giorno per mangiare da soli. Senza TV, colleghi di lavoro, telefonino (se è possibile), radio, ecc. Osserviamo tutto l’atto del mangiare, mentre prendiamo la forchetta, la portiamo alla bocca, mastichiamo, deglutiamo, e così via. Ogni volta che ci rendiamo conto che la mente è andata altrove, al litigio con il collega, o alla riunione che ci sarà dopo, la riportiamo al momento presente. Anche la digestione ne guadagnerà ovviamente, per non parlare del controllo dello stress, che così tanti danni provoca all’organismo con i suoi continui stimoli di produzione del cortisolo. Quindi ricapitolando, “osserviamoci” mentre mangiamo ritrovando quella unione mente corpo che fa accentuare i nostri 5 sensi (come detto nell’introduzione): prendo la forchetta, prendo un po’ di cibo, lo porto alla bocca, mastico e deglutisco. Se queste 5 azioni vengono fatte consapevolmente, in piena coscienza, con attenzione, scopriremo un nuovo modo di mangiare che abbiamo perduto con l’acquisizione di cattive abitudini. Appena ci rendiamo conto che siamo rientrati nella mente, nel pensiero, riprendiamo ad “osservare” i nostri movimenti, fino alla fine del pasto. E’ indispensabile praticare senza distrazioni, anche se con il tempo, ma ci vuole veramente molta pratica, lo potrete fare anche in presenza di altri o addirittura guardando la TV. Questo sarebbe il massimo, però è già tanto se riuscirete a farlo da soli una volta al giorno. Autore: @cincin
  5. Sì, avete capito bene, anche del fumo se ne può fare una meditazione. A quale scopo però? Per fumare meglio? Più consapevolmente? O per smettere di fumare? Sicuramente la terza. Perchè una cosa è sicura quando i nostri atti diventano consapevoli: tutto ciò che è dannoso e “stupido”, cade da solo senza che noi facciamo alcuno sforzo. Tutto ciò che è giusto, lo facciamo meglio. E allora per mettere in pratica la meditazione del fumo citerò un brano tratto da un libro di Osho, colui che per 40 anni ha parlato della Consapevolezza. Ma prima di dare la parola a Osho vorrei fare ancora alcune mie precisazioni sull’atto Consapevole, che come avrete notato io scrivo sempre maiuscolo, per distinguerlo dal termine che comunemente usiamo. Se prendiamo il dizionario (De Mauro) alla parola consapevole, troviamo scritto: “che si rende conto, conscio” e quindi noi tutti siamo consapevoli, perchè tutti siamo consci di una determinata cosa, come per esempio quella di mangiare o di fumare, tanto per restare in tema. Ma quando lo scrivo maiuscolo, allora il termine consapevole assume altro “significato”. Essere Consapevoli di, è diverso da essere consapevoli di; essere consapevoli di, riguarda la sfera intellettuale e quindi è un essere consci a livello intellettuale; essere Consapevoli di, invece, non riguarda l’intelletto e lo scavalca, per così dire. Quando sono Consapevole, lo sono non attraverso l’intelletto (mente) ma attraverso il corpo, potremmo dire; nel primo caso (consapevoli) lo siamo attraverso la nostra parte immateriale (la mente, appunto) e nel secondo (Consapevoli), attraverso la nostra parte materiale (il corpo). La prima è una consapevolezza tipica dell’uomo (perchè è l’uomo, l’animale ad avere la sfera intellettuale più sviluppata), mentre la seconda è tipica degli animali. Ma allora questo vuol dire che quando siamo Consapevoli assomigliamo di più agli animali? Questo è vero e non vero allo stesso tempo. Quando si è Consapevoli si somiglia di più agli animali nella loro parte positiva come nell’avvertire per tempo il senso di sazietà, per esempio, o nel fare solo ciò che è necessario, o nel non fare cose che ci danneggerebbero. Ma quando si è Consapevoli non si cessa di essere uomini, ovviamente, perchè non viene compromessa la nostra intelligenza e parte creativa, anzi, tutt’altro: esse vengono potenziate. In pratica, essere Consapevoli, altro non vuol dire che essere nel tempo presente, quel lasso di tempo (anzi quel punto, perchè il presente non ha estensione) in cui si E’. Gli animali sono sempre nel tempo presente, però non hanno la nostra intelligenza, mentre noi abbiamo l’intelligenza, ma non siamo quasi mai nel tempo presente (siamo quasi sempre nal passato o nel futuro); essere Consapevoli vuol dire essere degli uomini nel tempo presente: abbiamo unito il positivo dell’uomo col positivo dell’animale. E ora la meditazione del fumo. “Un uomo mi venne a trovare. Era un fumatore accanito. Fumava più di due pacchetti di sigarette al giorno, da trent’anni………Era un fumatore cronico e non aveva speranza. Aveva tentato, non si era rifiutato di provare, aveva tentato con tutte le sue forze, soffrendo senza riuscire a smettere. Ce la faceva per un giorno o due, ma poi l’impulso di fumare riprendeva il sopravvento, la voglia di fumare era tale che non riusciva a resistere, e ricadeva nella vecchia abitudine……. Finalmente venne a trovarmi e mi disse:”Cosa posso fare? Come posso smettere di fumare?” Io risposi: “Nessuno può smettere di fumare, cerca di capire questo fenomeno: fumare o meno non dipende più solo da una tua decisione. E’ una cosa che è entrata a far parte delle tue abitudini, ha messo radici profonde, trent’anni sono davvero tanti.”….. “E’ diventata una cosa automatica e ora puoi solo deautomatizzarla”. Allora mi chiese: “Cosa intendi per deautomatizzazione?” E la meditazione non è altro che questo: deautomatizzazione. Gli spiegai: “Fà semplicemente così: scordati che devi smettere di fumare, non ce n’è affatto bisogno. Hai vissuto col vizio del fumo per trent’anni, di certo è stata una sofferenza, ma ormai ti ci sei abituato…….. Allora gli ho suggerito la meditazione che doveva fare:”Devi seguire queste istruzioni: quando tiri fuori il pacchetto dalla tasca, d’ora in poi fallo piano piano. Goditi questo momento, tanto non c’è fretta. Sii cosciente, attento, sensibile a quello che stai facendo. Estrai il pacchetto lentamente dalla tasca, con piena consapevolezza. Poi tira fuori una sigaretta dal pacchetto, piano, piano, ancora con totale consapevolezza, non nel solito modo frettoloso, meccanico, inconscio. Quindi tamburella la sigaretta sul pacchetto, sempre con estrema attenzione. Ascoltane il ritmo... gustati il profumo della sigaretta, il suo aroma, la sua bellezza….” “Quindi portati la sigaretta alla bocca con consapevolezza totale, accendila sempre con grande consapevolezza, goditi ogni più piccolo gesto di questa operazione, anzi dividilo in quanti più gesti possibile, in modo da poter diventare sempre più attento e consapevole. “poi tira la prima boccata”……..”Poi esala il fumo, rilassati, osserva le spire che escono dalla tua bocca……fà un altro tiro e continua a muoverti molto lentamente. “Se seguirai queste istruzioni, ben presto rimarrai sorpreso, presto ti accorgerai quanto è stupida questa storia. Ma non perchè gli altri ti hanno detto che è una cosa stupida, non perchè gli altri ti hanno ammonito che fa male, lo vedrai tu stesso! E non sarà solo una comprensione intellettuale, ma un’osservazione, un’esperienza che emergerà da tutto il tuo essere, sarà un’intuizione, una visione della tua totalità. E quindi se un giorno o l’altro cadrà, cadrà da sola, se invece continuerà continuerà di per sè, ma non dovrai più preoccupartene”: Dopo tre mesi l’uomo tornò e mi disse: “Sai, è finita”. “Ora” gli ho detto “prova a usare questo metodo anche con le altre cose”. Tratto da “Il Segreto”, Osho, Edizioni del Cigno Autore: @cincin
  6. Oggi parliamo di una tecnica meditativa che ha lo scopo di eliminare l’impulsività (che è conseguenza delle emozioni negative), senza reprimerla, ovviamente, perchè non c’è cosa peggiore che la repressione. Ma ovviamente non si può nemmeno esprimerla, perchè anche esprimerla è negativo: reprimere l’impulsività o una emozione è negativo per se stessi, e esprimerle è negativo per gli altri; nel primo caso feriremo noi stessi e nel secondo caso feriremo gli altri; oltre il fatto che dopo averle espresse ci sentiremo in colpa verso l’altro. Ma c’è una terza via che non è repressione nè espressione dell’emozione negativa o dell’impulsività: la trascendenza. La meditazione è trascendenza delle emozioni negative e quindi dell’impulsività e a quel punto non danneggeremo nessuno. Ma passiamo alla tecnica per trascendere le emozioni negative che danno avvio all’impulsività. Meditare vuol dire: “ascoltare” con il corpo Ogni giorno ci troviamo ad affrontare situazioni che ci causano malumore e che non ci fanno vivere serenamente la nostra vita quotidiana. Ogni piccolo momento passato nell’ansia, nel nervosismo, nell’arrabbiatura ecc., si ripercuote negativamente sulla nostra salute. Ma basta poco per incidere negativamente sulla salute, anche se non ce ne rendiamo conto, presi come siamo da tanti impegni. Anche perché di motivi per arrabbiarsi ogni giorno la vita ce ne offre tanti; l’automobilista indisciplinato, le persone scortesi, un collega antipatico, la fila per pagare le bollette, il vicino di casa che non rispetta le regole condominiali, la suocera, ecc. ecc. Non sappiamo però, che il malcontento che queste situazioni generano in noi, dipendono da come noi le affrontiamo. Un vecchio proverbio cinese (credo), dice in sintesi “che noi non possiamo cambiare il mondo se prima non cambiamo noi stessi.” In altre parole se il nostro approccio col mondo esterno cambia, cambia il mondo esterno. Cosa vuol dire “ascoltare con il corpo”. Generalmente, quando ascoltiamo una persona, la nostra attenzione è focalizzata su quella persona, e noi siamo completamente dimentichi di noi stessi. Noi non siamo presenti. E’ come quando in una casa manca il padrone: gli invasori hanno campo libero. Ora immaginiamo che questi invasori siano nel nostro caso, la rabbia, l’ansia, l’irritazione, il turbamento, e tutte quelle emozioni negative che cerchiamo con tutte le nostre forze di controllare ogni volta, ma che sistematicamente ci sopraffanno, lasciandoci sempre amareggiati, oppure se per caso le reprimiamo, ci danneggiamo comunque, e prima o poi esploderanno con ancora più forza, minando la nostra salute e quella degli altri. Ascoltare con il corpo allora, significa essere presenti, e se noi (il padrone) siamo presenti, gli invasori (emozioni negative) avranno vita dura…….diciamo anzi che non possono proprio convivere. Quando siamo costretti a interagire con una persona che ci provoca quelle emozioni negative, cerchiamo di percepire il nostro corpo, la nostra presenza. Per prova, lo potremmo fare davanti alla televisione con quei personaggi che ci sono antipatici. Noi ascoltiamo quel personaggio e subito sentiamo una sensazione sgradevole; la nostra mente immediatamente avrà dato il suo giudizio negativo. Allora cominciamo ad ascoltare, percependo contemporaneamente il nostro corpo, la nostra presenza. Quindi, ascoltando mentre si è consapevoli di se stessi. Quando siamo presenti noi, l’emozione negativa scompare. Non sto dicendo che improvvisamente la persona antipatica ci apparirà simpatica, ma non sarà presente l’elemento di disturbo, la cui presenza ci farebbe interloquire in maniera negativa con quella persona. In altre parole, l’approccio con l’altro non sarà più influenzato dal nostro atteggiamento negativo, perché non ci sarà l’emozione negativa che lo provocherebbe. E non saremo preda delle emozioni negative e quindi nemmeno dell’impulsività che ne segue. Autore: @cincin
  7. Ci sono mille modi per definire la Consapevolezza, quello stato di meditazione che l’uomo cerca di rincorrere da sempre per far cessare la sua infelicità. E ci sono mille modi per definirla perché essa non può essere definita e per poter sapere di cosa si tratta la si deve sperimentare. Ma allora perché definirla? Perché perdere tempo in una impresa già fallimentare in partenza? Perché in qualche modo si cerca di dare delle indicazioni come in un gioco in cui, grazie a degli indizi, bisogna trovare un oggetto nascosto. Ecco, potremmo dire che la Consapevolezza è un oggetto nascosto e le definizioni sono gli indizi per poterlo trovare. E’ una caccia al tesoro, in definitiva, perché trovare la Consapevolezza è come trovare un tesoro, e anzi, molto più di un tesoro. Perché un tesoro, per quanto grande sia, prima o poi finisce, mentre la Consapevolezza non finirà mai, perché essa è l’Esistenza e come può finire l’Esistenza? Può finire il mondo materiale, fisico, perché esso può essere distrutto, ma l’Esistenza non può finire perché essa non è fisica, non è materiale e ciò che non è materiale è eterno. E allora cominciamo col dare una prima definizione: la Consapevolezza è immateriale e per tanto è eterna. E da questo punto di vista la Consapevolezza può essere paragonata allo Spirito, perché anche esso è eterno; e infatti per me Consapevolezza e Spirito sono la stessa cosa, solo che lo Spirito ha i connotati del divino, mentre la Consapevolezza è di matrice non divina; il primo appartiene ai soli credenti mentre la seconda a tutti. Essere Consapevoli vuol dire anche essere nel tempo presente, perché solo il presente è eterno ed è l’unica dimensione che Esiste; passato e futuro in realtà non Esistono perché essi sono solo nella mente e tutto ciò che è nella mente non Esiste. Come avrete notato ho scritto la parola Esiste, maiuscolo, e questo per mettere in risalto che per esistenza intendo qualcosa che E’ in questo momento, e solo nel presente le cose Sono; l’albero E’ in questo preciso istante, e questo istante è il presente che appena pronunciato già non Esiste più. E allora quando dico che il presente Esiste e il passato e il futuro non esistono, voglio dire che il presente è tangibile, osservabile, udibile, gustabile, odorabile; ma la stessa cosa non può essere detto del passato e del futuro, perché essi non possono essere percepiti coi 5 sensi, e possono essere “visti” solo con la mente. E quando si “vede” con la mente, dove per vedere con la mente intendo il pensare, si è o nel passato o nel futuro: il primo non Esiste più e il secondo ancora non Esiste. Ciò che Esiste, ciò che ha esistenza, è solo il tempo presente e allora, un’altra definizione di Consapevolezza può essere il vivere nel presente, quel piccolo spazio tra passato e futuro al di fuori del tempo. Talmente piccolo che non può definirsi spazio e che in realtà è un punto, perché lo spazio richiama automaticamente il tempo, mentre il presente è al di fuori del tempo perché è eterno. Autore: @cincin
  8. Un parametro dell’equazione di Drake è la durata media delle civiltà tecnologicamente evolute e in grado di comunicare con noi. Al tempo di Drake si stimò una durata di dieci anni, poiché l’unica civiltà nota, la nostra, trasmetteva onde radio nel cosmo all’incirca da questo periodo. Attualmente per lo stesso motivo si può portare questo parametro a cinquanta anni. Il problema è che il campione studiato è ovviamente poco significativo. Una possibile causa scomparsa di una civiltà è l’autodistruzione. Se una civiltà tende naturalmente ad annientarsi, è solo questione di tempo perché inventi i mezzi necessari. L’unico dato osservativo disponibile è che la nostra civiltà dispone da decenni dei mezzi necessari, ma per ora è sopravvissuta. Anche in questo caso è difficile dire quanto l’aggressività sia prerogativa della specie umana o sia una costante universale intrinsecamente legata all’evoluzione dell’essere intelligente. Si consideri che non è necessaria una distruzione totale della specie, ma è sufficiente una involuzione a livelli primitivi dei sopravvissuti per sottrarre la civiltà alla lista di quelle in grado di comunicare. Un altro pericolo per un pianeta è il possibile impatto di un asteroide. Sappiamo che la terra è stata più volte bersaglio di impatti catastrofici, che hanno causato diverse estinzioni di massa (la più nota nell’opinione pubblica è quella dei dinosauri). Un evento di questo tipo sarebbe ben prevedibile da una civiltà anche più arretrata della nostra, ma difficilmente prevenibile. Altri rischi naturali o indotti sono legati all’alterazione del clima, che può arrivare ad annientare una civiltà a causa dell’impoverimento dell’agricoltura. Il paradosso di Fermi. Enrico Fermi Cos’è il paradosso di Fermi? Se è vero che ci sono così tante civiltà evolute, perché non le contattiamo? Il paradosso di Fermi è un paradosso proposto dal fisico Enrico Fermi nel contesto della probabilità di contattare forme di vita intelligenti extraterrestri. Il paradosso si riassume solitamente nella domanda “Dove sono? Se ci sono così tante civiltà evolute, perché non abbiamo ancora ricevuto prove di vita extraterrestre come trasmissioni di segnali radio, sonde o navi spaziali?”. In sostanza, la questione è se noi esseri umani siamo la sola civiltà tecnologicamente avanzata dell’Universo. Il problema è stato posto per contrastare le stime più ottimistiche dell’equazione di Drake, che propongono un universo ricco di pianeti con civiltà avanzate, in grado di stabilire comunicazioni radio, inviare sonde o colonizzare altri mondi. Noi terrestri siamo agli inizi da questo punto di vista, ma altre civiltà potrebbero avere lanciato i loro messaggi da un tempo sufficiente perché siano già giunti a noi. La situazione paradossale è dovuta al contrasto tra l’opinione diffusa che noi non siamo soli nell’universo e il fatto che i dati osservativi contrastino con questa affermazione. Ne deriva che la nostra osservazione o comprensione dei dati deve essere errata o incompleta. Possibili soluzioni I parametri che figurano nell’equazione di Drake sono tutt’altro che definiti e questo non permette di risolvere oggettivamente in alcun senso il paradosso. Di seguito sono elencate diverse possibili soluzioni del paradosso di Fermi, dall’estremo più pessimistico verso quello più ottimistico. Siamo soli Una spiegazione potrebbe semplicemente essere che la probabilità che la vita si evolva spontaneamente nell’universo e si evolva fino a produrre una civiltà evoluta sia estremamente bassa. Molti sono gli elementi contemporaneamente necessari perché la vita come la intendiamo noi, basata sul carbonio, possa evolversi. La posizione all’interno della galassia è importante, perché una zona in rapida evoluzione stellare sarebbe ricca di radiazione nociva per la vita biologica. L’orbita che il pianeta percorre intorno alla sua stella centrale è importante. Se troppo stretta o troppo ampia le temperature non consentirebbero la presenza costante di acqua liquida, che è elemento imprescindibile della vita biologica. Anche l’ellitticità e l’inclinazione dell’orbita sono importanti, così come la natura stessa del sole e la presenza di lune intorno al pianeta. Gli studi sul nostro sistema solare sembrano confermare l’eccezionalità della vita sulla Terra. Sono in corso inoltre studi per individuare e studiare pianeti extrasolari. Questa tesi può essere contrastata sostenendo che la vita non debba necessariamente essere come la osserviamo sulla Terra, ma possa evolversi in condizioni differenti e non necessariamente debba basarsi sul carbonio. Recenti studi sulle sorgenti calde nelle profondità marine, sui ghiacci profondi in Antartide e sul satellite di Saturno, Titano, stanno cercando di comprendere più a fondo la natura e la diffusione della vita. L’ipotesi della panspermia sostiene inoltre che la vita possa diffondersi facilmente nell’universo o addirittura, nella forma sostenuta da Francis Crick, essere deliberatamente diffusa da civiltà tecnologicamente evolute. Molti parametri dell’equazione di Drake definiscono le probabilità di sviluppo della vita e la sua evoluzione fino a civiltà intelligente. Da un punto di vista più filosofico l’esclusività della vita sulla terra è dibattuta dal principio antropico, che nella sua formulazione più forte ipotizza un universo totalmente a misura d’uomo. Esistono ma non comunicano Ancora più complesso è ipotizzare quale sia la probabilità che una prima forma di vita biologica possa evolversi fino a creare una specie autocosciente e desiderosa di comunicare. È possibile che nell’universo esistano molti corpi celesti ospitanti una forma di vita, ma su pochissimi questa si sia evoluta in una civiltà tecnologica. Anche da questo punto di vista sono utili le esplorazioni planetarie. Ma se una civiltà sviluppa i mezzi adatti, avrà l’idea o il desiderio di cercare di comunicare con altri mondi? E civiltà evolute hanno breve durata Un parametro dell’equazione di Drake è la durata media delle civiltà tecnologicamente evolute e in grado di comunicare con noi. Al tempo di Drake si stimò una durata di dieci anni, poiché l’unica civiltà nota, la nostra, trasmetteva onde radio nel cosmo all’incirca da questo periodo. Attualmente per lo stesso motivo si può portare questo parametro a cinquanta anni. Il problema è che il campione studiato è ovviamente poco significativo. Una possibile causa scomparsa di una civiltà è l’autodistruzione. Se una civiltà tende naturalmente ad annientarsi, è solo questione di tempo perché inventi i mezzi necessari. L’unico dato osservativo disponibile è che la nostra civiltà dispone da decenni dei mezzi necessari, ma per ora è sopravvissuta. Anche in questo caso è difficile dire quanto l’aggressività sia prerogativa della specie umana o sia una costante universale intrinsecamente legata all’evoluzione dell’essere intelligente. Si consideri che non è necessaria una distruzione totale della specie, ma è sufficiente una involuzione a livelli primitivi dei sopravvissuti per sottrarre la civiltà alla lista di quelle in grado di comunicare. Un altro pericolo per un pianeta è il possibile impatto di un asteroide. Sappiamo che la terra è stata più volte bersaglio di impatti catastrofici, che hanno causato diverse estinzioni di massa (la più nota nell’opinione pubblica è quella dei dinosauri). Un evento di questo tipo sarebbe ben prevedibile da una civiltà anche più arretrata della nostra, ma difficilmente prevenibile. Altri rischi naturali o indotti sono legati all’alterazione del clima, che può arrivare ad annientare una civiltà a causa dell’impoverimento dell’agricoltura. Non siamo in grado di ricevere le loro comunicazioni Tutti i nostri attuali tentativi di inviare o ricevere comunicazioni con altri mondi si sono basati sull’utilizzo di onde elettromagnetiche. Così come prima dell’epoca di Guglielmo Marconi non avremmo neppure immaginato di usare questo mezzo, così potremmo non essere neppure in grado di immaginare le tecniche usate da civiltà più evolute di noi. Alcune tecnologie teorizzate potrebbero essere basate sui neutrini, le onde gravitazionali o l’entanglement quantistico. Attualmente non saremmo in grado di ricevere alcun messaggio trasmesso con questi sistemi. Si può comunque ipotizzare che una civiltà attraversi diverse fasi di evoluzione tecnologica, passando anche per le relativamente facili onde elettromagnetiche. È ragionevole ritenere che scienziati di questa civiltà siano in grado comunque di ricevere e decodificare segnali radio, anche se per loro ormai obsoleti. Rimanendo nel campo delle onde radio dobbiamo tenere in considerazione il problema delle velocità della luce. Le microonde (unica banda in grado di uscire dall’atmosfera) da noi emesse da quando si è sviluppata la televisione, si stanno ancora allontanando da noi alla velocità della luce in tutte le direzioni. La sfera entro la quale queste informazioni sono ricevibili è detta sfera di Marconi, e il suo raggio in anni luce coincide con il periodo in anni dal quale le trasmissioni sono iniziate. Nel caso della Terra questo valore è di circa 50 anni luce. Ogni civiltà all’esterno di essa non è ancora in grado di individuarci. Inoltre si ha la tendenza ad ottimizzare le trasmissioni focalizzandole in fasci di bassa energia a microonde o laser, in modo simile a quello che sta avvenendo sulla Terra con i ponti radio ed i telefoni cellulari di ultima generazione. Da molti anni è in corso un progetto che cerca sistematicamente di individuare possibili trasmissioni intelligenti provenienti dal cosmo: il progetto SETI. I segnali radio vengono ricevuti dal radiotelescopio di Arecibo in Portorico (nella foto) e analizzati. Fino ad ora nessun segnale è stato rilevato da questo progetto e da tutti i precedenti tentativi. Recentemente è però stato fatto notare, relativamente alla possibile ricezione di segnali dal cosmo, che una modulazione particolarmente evoluta diventa sempre più difficile da riconoscere come portatrice di informazione e quasi indistinguibile dal rumore di fondo se non se ne conosce la chiave di codifica. In sostanza i segnali potrebbero essere arrivati ma non li abbiamo riconosciuti. Sono tra noi Molte persone sostengono di avere contattato esseri alieni giunti sulla terra. Ogni anno si accumulano centinaia di documenti fotografici su oggetti volanti non identificati (UFO). Secondo alcune tesi esseri alieni ci avrebbero già contattato e sarebbero addirittura tra noi. Questi argomenti difficilmente possono essere considerati seriamente, i pochi casi che non siano evidentemente riconducibili ad una origine terrestre sono comunque molto dubbi. Ritrovamenti di antichi oggetti (OOPART – Out Of Place Artifacts, ossia artefatti fuori posto), secondo alcuni documenterebbero l’arrivo di civiltà evolute sulla Terra in epoche passate. Si è sostenuto che oggetti come la pila di Baghdad o presunte sagome di aeroplani ritrovati in antichi edifici sudamericani, possano essere frutto, secondo alcuni, dell’esperienza di contatto di queste antiche civiltà con esseri evoluti di provenienza extraterrestre. Anche queste ipotesi, se non frutto addirittura di interesse speculativo, difficilmente trovano un riscontro scientifico.
  9. Diego

    Continuate a iscrivervi

    Lo switch dal vecchio al nuovo forum è cominciato. Mi raccomando, continuate a iscrivervi e iniziate qui nuovi Post/thread/discussioni. Per qualche giorno il vecchio forum rimarrà aperto per lasciare il tempo ai "veterani" di salvare post a cui sono affezionati. Nel frattempo stiamo chiudendo i thread più gettonati, riaprendoli da questa parte per cercare di dare un minimo di continuità.
  10. Ogni sogno parla il linguaggio del suo sognatore ma spesso ci si può trovare davanti ad immagini archetipiche o simboli che vanno oltre alla psiche individuale. Come si interpretano i sogni? Esiste una guida per capire le singole azioni che sognamo? Di seguito vi riporto alcuni link per agevolare l'interpretazione. Se avete avete metodi o guide interessanti potete postarli facendone una breve descrizione. Vi metto un elenco di link con qualche riferimento che può essere utile alle interpretazioni - Animali nei sogni: https://www.cavernac...-guida-animali/ - Simboli comuni nei sogni: http://guide.superev...mboli-nei-sogni - Archetipi: https://www.archetip...iaggio-delleroe - L'Ombra nei sogni https://comecappucce...boli-del-mondo/ https://www.mariange...onoscere-ombra/
  11. Al di là del conosciuto - Volume 2 Esperimenti eccezionali "Abbiamo chiesto alle entità canalizzate dai medium di svolgere compiti specifici, con lo scopo di capire se effettivamente esistono, e se sono dotate di intelligenza e autonomia. Affinché le risposte dei medium fossero genuine e non influenzate dalle loro idee o credenze, abbiamo posto quesiti in modo strategico, ricevendo risposte che andavano ben oltre le nostre. e le loro conoscenze. Un'intelligenza misteriosa ma straordinaria, ci ha trascinati in un'avventura che rasenta l'incredibile, perché è stata in grado di costruire in modo autonomo, un complesso quadro di eventi." "Gli studi sui medium italiani proseguono senza sosta diventando sempre più raffinati. Non possiamo più negarlo: la medianità esiste. Come possiamo però interpretarla? Esiste davvero l'aldilà? Abbiamo sperimentato decine di medium utilizzando nuovi protocolli che non lasciano spazio a inganni o fraintendimenti, confermando quello che già sapevamo: esiste davvero una realtà che sitcolloca "al di là del conosciuto", e che mette in crisi le basi della cultura scientifica classica." Spoiler: Tra le entità contattate c'è Gustavo Adolfo Rol Consigliatissimo 👍😎 Link: Al di là del conosciuto. I medium in laboratorio Link Al di là del conosciuto Volume 2
  12. 1. Cosenascoste.com non verifica i contenuti prima della pubblicazione ma li modera. L'utente deve ritenersi il solo responsabile della veridicità e della correttezza dei suoi post; 2. E' severamente vietato pubblicare contenuti offensivi, di cattivo gusto, diffamatori, razzisti, o che in qualche modo possano ledere la sensibilità comune (tale divieto riguarda anche firme ed avatar) sia verso l'utenza che verso personaggi pubblici. Ricordiamo che in questo forum vengono monitorati gli indirizzi IP degli utenti e che ci riserviamo il diritto di cederli in caso di contestazioni legali o comportamenti poco chiari; 3. Il materiale postato viene memorizzato nel Server, pertanto è reso pubblico e non può essere rimosso per volontà dell'utente, a fronte di rendere le discussioni continue; 4. Il forum è pubblico ma gestito da privati. Pertanto ci riserviamo il diritto di valutare quali contenuti siano o meno consoni ad appartenere alla struttura del sito. 4A. 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L'utente che decide di postare articoli, notizie o video presi dalla rete, ha l'obbligo di citarne la fonte e di attenersi alle seguenti regole: 16A. Se si apre un topic postando un articolo, o il link all'articolo o al video, si ha l'obbligo di commentarlo per indirizzare la discussione. 16B. Se si posta in una discussione già aperta, un link o un video, si ha l'obbligo di fare un breve riassunto dell'articolo o del video. 16C. Se si posta in una discussione già aperta, un link e uno stralcio che rappresenta il "cuore" dell'articolo, quest'ultimo può sostituire il suo riassunto. 16D. Se si posta in una discussione già aperta, un link o un articolo o un video in lingua straniera, si ha l'obbligo di tradurli o di fare un riassunto tradotto. 16E. Nel caso l'utente voglia far conoscere un lungo articolo, è in obbligo di citare solo la parte interessata commentandola e rimandando al resto dell'articolo linkando la pagina diretta all'articolo. 16F. Qual'ora l'utente volesse rendere partecipi gli altri utenti di un'informazione appresa presso un'altro sito, si impegnerà a ripulire l'informazione che vuole rendere pubblica, da link di supporto o altre informazioni relativi al link d'origine. L'inosservanza di tale punto del regolamento, implica la rimozione della discussione o del post da parte di un membro dello Staff. 17A. E' vietato quotare il post di apertura di una nuova discussione se si è i primi a rispondere a essa. Pare logico che la prima risposta sia riferita al tema proposto pertanto la citazione risulterebbe totalmente inutile. 17B. L'utente deve rispondere attraverso le proprie risorse e non postare interi poemi proveniente da altri siti. 17C. E' vietato Quotare un risposta precedente, scrivendo un semplice "quoto" o "quoto in toto" o "Sono d'accordo con tizio", perchè non porterrebbe a nulla. Risposte che non daranno un contributo effettivo alla discussione verranno rimosse immediatamente.Anche interventi del tipo: "questa risposta te la potevi risparmiare", oppure: "ti rendi conto delle inesattezze che dici?" o interventi del genere verranno rimossi perchè non contributivi.La risposta deve sempre aggiungere qualcosa di costruttivo, e la critica va sempre accompagnata da una spiegazione, da un'alternativa. Anche semplici battute sarcastiche contro l'oggetto della discussione vengono considerate non contributive. 17E. Quando si voglia rispondere a più post consecutivamente lo si deve fare attraverso il tasto Multi-Quote contrassegnato dal seguente simbolo posto in basso a destra di ogni post: ''+ Se dopo aver inviato un messaggio (o post), ci si accorge di doverne fare uno consecutivamente o si voglia aggiungere una frase o un concetto dimenticati in precedenza, o si voglia fare una correzione, si raccomanda di usare il tasto "EDIT" per unire di due post distinti o per aggiungere le parti dimenticate o errate. Una risposta deve necessariamente essere scritta in un solo post, e non a più riprese, facendo si che per esprimere un concetto, si aprano più post consecutivi. Il punto 16E è valido solo nel caso in cui i post consecutivi o la modifica sono fatti in un lasso di tempo ragionevole; se gli stessi vengono fatti a distanza di qualche ora o giorno, l'utente non è tenuto a rispettarlo e ha facoltà di fare un post aggiuntivo. 17F. E' vietato scrivere in stile sms usando le k al posto delle C e abbreviando le parole, come nn, sn, x, xchè, e tutte quelle abbreviazioni che ne rendano difficoltosa la lettura e incomprensibile il testo. Inoltre (anche se per molti è una cosa ovvia) non sono ammessi post sprovvisti di punteggiatura (punti, virgole, punti di domanda, ecc..), apostrofi e parole o lettere senza il dovuto accento. Va chiaramente mantenuta la spaziatura dopo la punteggiatura e le parentesi. Si suggerisce di rileggere il testo in anteprima, e correggerlo prima di inviarlo. 17G. Non vanno criticate le persone ma i loro interventi; qualsiasi post rivolto a criticare il carattere di un utente verrà rimosso e saranno presi provvedimenti verso l'esecutore della critica. 18. Vietata qualsiasi tipo di critica (pubblica o via messaggio privato) inerente alla gestione degli spot pubblicitari all'intero del sito o del forum. 19. 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Dopo ripetuti richiami per comportamenti ritenuti scorretti in base a questo Regolamento, l'amministratore si riserva il diritto di valutare il ban a tempo indeterminato dal forum degli utenti, a sua discrezione.
  13. Ti invito anche a guardare questa intervista di un anno fa. Ce ne sono anche di recentissime ma questa è molto professionale e ben fatta
  14. Finalmente dopo tanti anni il forum si rinnova. Purtroppo non è stato possibile importare le discussioni e generate da voi iscritti nel corso di questi ultimi 18 anni circa. Pensate che che avevamo raggiunto quasi 1 milione e mezzo di messaggi scritti. E' una grave perdita ma ci possiamo fare ben poco e non ci resta che aprire nuove discussioni e ricostruire tutto. Siamo in tanti e se ognuno darà il proprio contributo, presto il forum tornerà ad essere ricco di contenuti. Quindi iscrivetevi di nuovo e iniziate a postare 😊😎
  15. Di seguito il link al libro che racconta la sua storia con tanto di trascrizioni delle svariate sedute di ipnosi regressiva. Non so se crederci o meno, però è molto interessante da leggereIl Caso Zanfretta: La Vera Storia Di Un Incredibile Fatto Di Cronaca.
  16. Il 16 aprile si è tenuto al Teatro Pasolini l’incontro intitolato “IL CASO ZANFRETTA”, promosso dall’associazione Forum Democratico, col patrocinio di comune e provincia. All’incontro sono intervenuti Pier Fortunato Zanfretta, Emilia Balbi coordinatrice ligure del Centro Ufologico Nazionale, Antonio Chiumento consulente scientifico dello stesso C.U.N. e il giornalista Dario Bortolin, in qualità di moderatore. Zanfretta è al centro del più famoso caso ufologico d’Italia. Infatti, il metronotte genovese negli anni ‘78- 80 sarebbe stato protagonista di «incontri ravvicinati del terzo tipo». Nato a Nova Milanese il 28/12/1952, all’epoca dei fatti aveva 26 anni, era sposato, aveva 2 figli piccoli ed era dipendente dell’istituto di Vigilanza “Val Bisagno” di Genova. Il 6/12/1978, verso le 23,30 si era recato a Marzano, un piccolo centro sull’Appennino ligure nei pressi della cittadina di Torriglia, per il solito giro notturno di ispezione. Arrivato nei pressi della villa “Casa Nostra”, si accorse che 4 piccole luci si stavano muovendo stranamente nel prato circostante alla villa. Accortosi che cancello e porta d’ingresso erano spalancati, si convinse che fossero dei ladri e decise di avvicinarsi con cautela, passando dal giardino della villa per sventare l’azione criminosa. Ma in quel momento esatto l’auto si fermò con l’impianto elettrico fuori uso e le luci dell’auto si spensero contemporaneamente a quelle della vallata. Prima, però, tentò di chiamare il centro operativo di Genova con la radio che aveva in macchina, ma non ci riuscì perché anche la radio si era misteriosamente ammutolita, anche se avrebbe dovuto funzionare comunque con la batteria interna dell’auto. A quel punto il metronotte decise di affrontare i presunti ladri e lentamente entrò in giardino con la torcia nella mano sinistra e la pistola nella destra. Le 4 luci gli passarono velocemente davanti, da sinistra verso destra, scomparendo in un attimo dietro lo spigolo nord della casa. Avanzò circospetto fino all’angolo della villa, dove aveva visto sparire le luci e si fermò per cercare di sorprendere i ladri alle spalle. In quel momento, però, fu spinto violentemente da dietro. Cadendo, si voltò di scatto, alzò la torcia e ciò che vide fu un mostruoso corpo verdastro che stava dritto davanti a lui. A occhio valutò che quell’essere poteva essere alto oltre 3 metri. Per lo spavento, la torcia gli cadde e svenne. Quando si riprese, disse che vide un velivolo luminosissimo di forma triangolare, più grande della casa, che si alzava da dietro la villa con un sibilo. Riferì che la luce e il calore sprigionato dal velivolo erano tanto intensi da doversi riparare con il braccio. Allora raggiunse la macchina, chiamò l’operatore della centrale operativa e gridò via radio: “Non sono uomini, non sono uomini!”. Da un sopralluogo dei Carabinieri, al comando del brigadiere Antonio Nucchi, nell’area dove il presunto disco volante sarebbe atterrato, venne scoperta una profonda orma a ferro di cavallo ben visibile, di 2,5 metri per 3, e la vegetazione ghiacciata appariva fortemente schiacciata, come se qualcosa di molto pesante si fosse appoggiato sull’erba. Anche l’orto che si trovava dietro la villa, e cioè il punto in cui Z. aveva visto il disco volante la prima volta, era stato trovato sottosopra. In tutto ben 52 persone nell’inchiesta dei Carabinieri testimoniarono di aver visto in quelle ore e in quella zona un grosso disco volante luminoso volteggiare nel cielo. Tra le varie testimonianze c’è anche quella del brigadiere della finanza Salvatore Esposito che, intento ad alzar la saracinesca del suo garage, si vide illuminato a giorno, e credendo che l’amico seduto in macchina avesse acceso gli abbaglianti, lo invitò seccato a spegnerli. Ma quando si voltò vide i fari spenti, e l’amico con gli occhi sbarrati che guardava nel cielo un enorme disco volante, fermo, che proiettava un’intensissima luce bianca. Spaventatissimo, si riprese solo quando il disco con un guizzo si allontanò. Anche i metronotte Luna e Mascia, i colleghi che trovarono Z. verso le 1,15, riferirono che Z., subito dopo l’incredibile avvenimento, se ne stava buono buono in un angolo, con gli occhi fuori dalle orbite. Del resto dovettero disarmarlo con la forza, perché non li riconosceva, come se fosse rimasto sconvolto e intontito dalla paura. Furono sempre i 2 metronotte che notarono l’eccezionale calore del corpo e degli abiti di Z., nonostante il freddo pungente di quella notte di dicembre. La temperatura, infatti, era sotto lo zero termico. In seguito a questo evento Z. accettò senza esitare di sottoporsi a una seduta di ipnosi regressiva, richiesta dal giornalista Rino Di Stefano a Gianfranco Tutti, direttore dell’Istituto di Vigilanza. L’idea era di farlo retrocedere nel tempo e fargli rivivere quei singolari momenti. L’ipnosi è infatti uno dei metodi più usati per far rivivere passate esperienze, metodologia efficace per far riaffiorare dall’inconscio ricordi rimossi, dissociando il lato cosciente dell’individuo. Ad effettuare la seduta fu il dott. Mauro Moretti, psicoterapeuta e medico ipnotista. Durante l’ipnosi Z. rivisse, con dovizia di particolari, i suoi movimenti prima dell’incontro, le luci viste presso la villa, che lui credeva fossero ladri, e anche lo spintone ricevuto. Ma rivelò inoltre che fu portato da 4 esseri mostruosi a bordo del disco volante dove faceva molto caldo, i quali gli misero sulla testa un fastidiosissimo elmetto, che gli procurava dolori alla testa. Gli descrisse come degli esseri alti più di 3 metri, una sorta di lucertoloni con la pelle verde, squamata, con occhi luminosi e con un simbolo sul petto. Inoltre lo sottoposero a tutta una serie di esami di carattere clinico, che egli descrisse dettagliatamente. Intanto i residenti della zona segnalarono all’ENEL quel misterioso blackout nella vallata, e venne accertato che l’incidente era avvenuto, anche se la causa restò misteriosa. La storia di Z. con gli Ufo inizia il 16/2/I977, quando vide nel cielo notturno un oggetto arancio a forma di sigaro con 3 finestrini quadrati e 2 sfere luminose sulla coda.“Presi la mia radio, chiamai la centrale operativa e segnalai l’oggetto che avevo avvistato – raccontò in seguito il metronotte – Tutti i miei colleghi ascoltarono la mia conversazione con la centrale, e mi dissero che avevo visto un Ufo. Il giorno dopo, un giornale locale uscì raccontando del mio avvistamento”. Tutto ciò accadde circa 4 mesi prima dell’evento di Marzano. Quasi a voler confermare l’episodio, il 9/12/1978 a Barletta nelle Puglie, una pattuglia di carabinieri e 4 ragazzi che viaggiavano su un’auto erano rimasti abbagliati da un grosso disco volante che girava su se stesso, sprigionando una luce accecante che li fece andare fuori strada, causando il ferimento di un passeggero. Il disco volante era anche atterrato, e sul luogo degli avvistamenti, scomparsi gli Ufo, fu rinvenuta un’orma a ferro di cavallo del diametro di oltre 2 metri. Per quanto fosse ormai controllato a vista dai suoi colleghi, venti giorni dopo Z. sparì nuovamente e avvenne un secondo traumatico incontro. Tutto accadde la notte tra il 27 e il 28/12/1978, nei pressi del Passo della Colla, vicino alla località Rossi. “Ero in macchina, in servizio. Stavo facendo la solita strada; imboccai una galleria. Vidi delle luci gialle, molto forti e, d’un tratto, una gran quantità di fumo bianco che mi investì – raccontò Z. -. Il primo istinto fu quello di frenare e avvicinarmi al guardrail, ma i freni non funzionavano. Ricordo che la macchina fece un testa coda…poi più nulla. Rammento solo di essermi trovato in montagna, e che 2 esseri mi prelevarono e mi portarono via, nella loro casa volante”. Alle 23,46 Attilio Mazza, operatore radio di turno, aveva ricevuto una chiamata concitata di soccorso. Z. disse di essere avvolto da una fitta nebbia che non gli permetteva di vedere e che l’auto andava da sola: gli era impossibile controllarla. Alle 23,50 riferì che la macchina si era fermata e vide una gran luce. Secondo successive ricostruzioni dei fatti, nel momento in cui stava dando l’allarme, si trovava all’interno della galleria della Scoffera. Z. fu rintracciato in piena notte dai colleghi che avevano udito le sue ultime parole via radio. Fu ritrovato, per circostanze fortunose, appunto vicino a Rossi. Era aggrappato ad uno spuntone di roccia e rischiava di cadere in un burrone. Quando i colleghi lo raggiunsero, videro che Z. cercava di scappare arrampicandosi sulla collina, spaventato dai fari delle automobili. Stava piovendo copiosamente e anche in quel caso la temperatura era rigida, ma i vestiti di Z. erano asciutti.“Dal naso in su-spiegò il Brig. Emanuele Travenzoli – era caldissimo. Le orecchie erano rosso fuoco”. Anche il tetto della sua macchina di servizio era caldissimo e asciutto. L’avventura del metronotte non finì lì. Il direttore Tutti, che aveva partecipato alla spedizione di soccorso, raccontò che, sulla strada del ritorno, improvvisamente le luci, i tergicristalli e il motore delle auto dei metronotte si spensero. Cassiba e Claudio il figlio di Tutti, giurano di aver visto dietro di loro una luce rossa e di esser stati inseguiti per un certo tratto, e Z., sempre tremante, disse che “loro” erano ancora lì. Intorno all’auto di Z. erano state scoperte orme di grandezza spropositata (lunghe 50 centimetri e larghe 20), nonché un’ampia area a semicerchio di circa 3 metri di diametro, al cui interno la vegetazione era stata completamente sradicata. La situazione era tanto pericolosa che il tenente Cassiba, che si trovava al volante di uno dei veicoli, con prudenza scese a motore spento giù da quella impervia stradina di montagna, tenendo la testa fuori dal finestrino. C’era il rischio di finire giù dalla scarpata. La densa nebbia, infatti, impediva ogni visibilità. Fu solo dopo alcune centinaia di metri in discesa che il motore e le luci delle auto ripresero a funzionare. Quattro sono gli aspetti particolari di questo secondo episodio. Furono sparati 6 colpi dalla pistola Smith&Wessons di Z.(disse che furono sparati dai presunti alieni), e il tetto della 127 sulla quale viaggiava, a dispetto del clima umido e tagliente, scottava, e il calore si mantenne sino a quando non fu riportata a Genova. Il metronotte Francesco Meligrana, che la ricondusse nel garage, disse che “sembrava essere in un forno, anche se il riscaldamento era spento”. Il giorno successivo a questo avvenimento, furono appunto rinvenute le grandi orme di piede (già segnalate da Raimondo Mascia il giorno precedente, malgrado la pioggia), proprio sul posto dell’incontro. Facendo una comparazione con la scarpa taglia 43 del brigadiere Nucchi, risultava che l’essere che aveva quel piede così grosso doveva essere eccezionalmente alto. Nella piazzola parzialmente asfaltata dove avvenne il fatto, ai bordi della strada, cresceva e tutt’ora cresce la vegetazione incolta. Vennero trovate le erbacce completamente sradicate, disegnanti un’area a semicerchio di circa 3 metri di diametro, e 2 segni di slittamento, non provocati da pneumatico, in quanto non vi era alcun segno di battistrada per tutta la lunghezza dei segni. Qualche giorno prima dell’incontro di Z. accadde un episodio assai particolare a Cicagna, un paese vicino Torriglia. Alle ore 4,25 del mattino del 26/12/1978, improvvisamente, Aldo Devoto venne svegliato di soprassalto.“Mi trovavo nella stanza da letto con mio figlio Mario di 7 anni – raccontò a un cronista del quotidiano “Il Lavoro” – quando all’improvviso ho avvertito un tonfo sulla ringhiera della mia abitazione sita al secondo piano ed un susseguente fruscio, a questo è seguito un bagliore fortissimo che traspariva della finestra. Affacciatomi sul terrazzo, a 5 o 6 metri sollevato sulla carreggiata, proprio sotto di me, ho visto un oggetto luminosissimo, delle dimensioni di una 127 con 4 piedistalli. L’oggetto non emetteva rumori, ma solo una luce intensa ad accecarmi. La cosa che più mi ha colpito è stata la completa impossibilità di staccarmi dalla ringhiera del terrazzo. Ero come paralizzato, avrei voluto scattare una foto o tranquillizzare i miei familiari, ma ogni movimento mi era stato impedito. Poi ho visto allontanarsi il mezzo volante e ho notato come 2 fiocchi di fuoco uscire dalla sua parte posteriore. Quindi tutto tornò normale”. La testimonianza fu confermata dalla suocera di Devoto. I Carabinieri trovarono poi diversi rami spezzati all’altezza dell’abitazione. Tornando a Z., un particolare non era molto chiaro. Secondo quanto risultava dalle comunicazioni radio, tra le chiamate che il metronotte aveva fatto quando si trovava all’interno della galleria della Scoffera e quando raggiunse il Passo della Colla, erano passati solamente 4 minuti. Il giornalista Rino Di Stefano chiese quindi di ripetere quel percorso con la stessa auto che era stata guidata da Z. e il direttore Tutti lo affidò al metronotte Mascia, buon conoscitore della 127 e di quei posti. La prova venne effettuata in una giornata di sole. Mascia, con Di Stefano al fianco, partì a tutta velocità, facendo slittare le ruote e avviandosi verso la stradina che porta a Rossi. Rischiando di finire contro un terrapieno, impiegò in tutto 8 minuti. Un avvenimento davvero singolare, considerato che quella sera l’auto aveva percorso lo stesso tratto in una zona dove gravava un’imponente cappa nebbiosa, pioveva e la visibilità era 1/10 di quella normale. La successiva seduta di ipnosi regressiva venne ripresa dal canale televisivo genovese TVS. Per dimostrare che Z. era effettivamente caduto in ipnosi profonda, il dott. Moretti gli conficcò un ago nella mano destra e il metronotte non avvertì nessun dolore. In ipnosi Z. riferì dunque le parole che aveva pronunciato ai presunti interlocutori extraterrestri, e contrariamente a quanto aveva fatto al primo incontro, anche le parole che i suoi colleghi gli avevano rivolto 18 quando gli si erano avvicinati. Quando la trasmissione andò in onda, non mancarono le polemiche. Si arrivò al punto che taluni “esperti”, confutando i risultati dell’ipnosi, proposero l’uso del Pentotal, il cosiddetto siero della verità. Z., affermando che non gli interessava la gloria, né tantomeno voleva esser preso per un pazzo, non esitò a sottoporsi a suo rischio e pericolo al farmaco, cercando così di dimostrare che si potesse credere alle sue affermazioni. La seduta si svolse a Milano presso lo studio del prof. Marco Marchesan, luminare della moderna scienza medica, in modo da analizzare la veridicità delle affermazioni circa gli incontri ravvicinati con esseri sconosciuti. Ciò che emerse dalla seduta confermò ancora una volta quanto era già emerso nelle precedenti ipnosi, ma con nuovi particolari. Secondo quelle dichiarazioni, quegli strani esseri abiterebbero su un pianeta chiamato “Titania, 4 volte più grande della Terra, che ha come punto di riferimento la terza galassia. Il loro popolo si chiama i Dargos e avrebbero la possibilità di spostarsi ad una velocità superiore a quella della luce. Il loro sarebbe un pianeta che sta per esplodere e quindi ora ne starebbero cercando un altro per venirci ad abitare. Vorrebbero quindi stabilirsi sulla Terra e costruire una loro città sotto una cupola di vetro, poiché essi soffrirebbero molto il freddo. Quando escono dall’astronave sarebbero coperti da una luce verde che dà loro calore. Si renderebbero visibili solo quando ci vogliono contattare. Generalmente non scenderebbero sulla Terra, ma starebbero sospesi in aria nelle loro astronavi che sarebbero numerosissime. Starebbero infatti esplorando altri pianeti del sistema solare e studiando gli umani. Avrebbero capito che non siamo preparati per un incontro. Non vogliono che si giochi con le bombe atomiche in quanto ciò potrebbe compromettere il nostro e il loro sistema solare. Dissero che solo loro possono chiamare Z. con un suono, che lui sentirebbe nel cervello. E quando lo sente non può fare a meno di obbedire. Inoltre rivelarono di essersi già fatti fotografare da aerei, navicelle spaziali americane, russe e cinesi. Sostengono inoltre di aver provocato l’esplosione di un missile in partenza da Cape Canaveral. Inoltre ammisero di aver portato via uccelli imbalsamati dalla villa Casa Nostra di Marzano”.Da tutte queste cose si capisce che il condizionale è d’obbligo e che nessuna di queste informazioni possa essere verificata. Ad ogni modo l’ultimo particolare è molto rilevante, poiché qualche tempo prima nella villa “Casa Nostra” ignoti ladri avevano sfondato la porta d’ingresso rompendo il muro. A parte questa stranezza (“Sembrava che dalla porta fosse passato un carro armato”, dissero i Carabinieri), nonostante vi fossero molti oggetti di valore, tra cui un tv color, i ladri si impossessarono soltanto di 2 uccelli imbalsamati. Nessuno riuscì a spiegarsi il motivo di questo raro furto. Dopo quegli episodi, Z. fu assegnato nel levante cittadino, fornendogli la ditta una “Vespa” .Mentre si recava a controllare gli orologi di servizio di una villa, durante il percorso fu sollevato assieme alla Vespa da una soprastante astronave. Quando dialogava, e si scontrava con gli extraterrestri, perdeva il contatto radio con i suoi colleghi, che lo cercavano in ogni dove. Soltanto dopo 2 ore la Vespa fu trovata sulla sommità del Monte Fasce a 20 km dal luogo di prelevamento, con gli stessi Km registrati. Z. correva sotto choc nel buio, 2 Km più in là, in direzione di Uscio. Il guardiano in servizio lungo via Apparizione (l’unica strada per raggiungere il monte) messo in allarme, dispostosi al centro della strada, testimoniò che Z. non passò mai da quel punto. La Vespa, che quella notte d’estate avrebbe dovuto ipoteticamente esser stata guidata per diversi Km lungo quella strada tutta in salita, fu ritrovata col motore freddo al tatto. Successivamente, in ipnosi, Z. raccontò di “essersi messo a correre nel corridoio dell’astronave sino ad arrivare ad una sala con tanti bottoni. Cercando una via di fuga, cominciò a schiacciarli, finché non si aprì uno sportello che lo fece cadere all’esterno”. A questo proposito c’è da rilevare che, come narrò lo stesso Z., “sapevo che mi aveva risucchiato qualcosa dallo sportello della Vespa”, infatti lì vi era contenuta anche una radio AF-FM portatile che dopo l’incontro non si trovò più. I suoi compagni non riuscivano a capacitarsi della violenza improvvisa che Z. scatenava quando veniva trovato. Egli stesso poi specificò che era frutto di una volontà esterna alla sua. Riferì che quegli esseri gli vorrebbero dare una prova della loro esistenza, ma per il momento noi terrestri non siamo ancora pronti, e che gli avrebbero consegnato un oggetto da consegnare all’astrofisico Joseph Allen Hynek. Quest’ultimo, che Z. non conosceva, era all’epoca il massimo esperto di Ufologia al mondo (fu il primo a catalogare in 6 classi i fenomeni Ufo e fece da supervisore al progetto“Blue Book”), ma morì di tumore nel 1986 e non vi fu il tempo per consegnargli l’oggetto. Nella notte tra il 2 ed il 3 dicembre 1979, Z. si trovava in corso Europa vicino Genova, fermo ad un self service per fare benzina alla “Mini”, (il giornalista Modestino Romagnolo testimonierà di averlo riconosciuto) quando improvvisamente una misteriosa nebbia lo avvolse insieme al veicolo, facendone perdere le tracce alla centrale operativa. Scattato il piano d’allarme e mobilitate per tutte le alture le varie radiomobili, la guardia giurata Andrea Pesce comunicò via radio di vedere un grosso disco luminoso nel cielo di Torriglia. Tutte le auto conversero dunque in zona e da lì, seguendo le indicazioni di Pesce, individuarono la macchina di Z. lasciata incustodita a circa 2 Km dal luogo ove era avvenuto il primo incontro (a svariate decine di Km da corso Europa). Del metronotte però nessuna traccia. Proprio mentre 4 volanti, guardie giurate e alcune auto dei carabinieri si davano da fare per cercare di rintracciarlo ovunque, avveniva un fatto incredibile. Quattro metronotte, che viaggiavano su 2 auto, coinvolti nella spedizione di soccorso, mentre si trovavano sul Monte Fasce scorsero illuminarsi, da dentro una nuvola stagliatasi improvvisamente contro il cielo limpido di quella notte, 2 grossi fari che puntavano dritti su di loro. Cassiba, che si trovava su una delle auto, spaventato dal fenomeno, sparò alcuni colpi di pistola contro quelle luci nel cielo. Scaricata la sua arma, prese quella di un altro collega e continuò a sparare. Alla fine i 2 fari della nuvola si spensero. Una delle 4 guardie giurate rimase molto terrorizzata, e qualche tempo dopo si tolse la vita, sparandosi un colpo in testa mentre si trovava in camera da letto. Nemmeno la moglie seppe mai spiegarsene il motivo, e ancor oggi non si sa se quel gesto fosse imputabile a quell’episodio fra i monti. Z. venne ritrovato mezz’ora più tardi nei pressi del Passo della Colla, in stato di choc, a circa 500 metri dall’automobile, aggrappato ad un cespuglio vicino ad un precipizio. Con grande soddisfazione dei dirigenti dell’Istituto di Vigilanza, diversi testimoni oculari confermarono che quella sera avevano visto una gran luce muoversi nel cielo sopra le loro case e si erano chiusi in casa. Una donna disse che ormai erano fin troppo frequenti gli avvistamenti di “corpi luminosi” in quei cieli. Durante la successiva ipnosi (3/12/1979), egli dichiarò che gli esseri che lo avevano nuovamente rapito: erano appena tornati dalla Spagna dove, con il loro mezzo volante, avevano spaventato della gente in una strada. La mattina seguente, martedì 4 dicembre, il servizio internazionale dell’Ansa diramò a tutte le redazioni la notizia che a “Guadalayara (Spagna), a 50 km da Madrid, un veterinario spagnolo di nome Alfredo Sanchez Cuesta aveva dichiarato di esser stato seguito in piena notte da un oggetto volante non identificato, mentre si trovava, insieme alla famiglia, al volante della sua automobile che uscì poi di strada, a causa della forte luminosità emanata dall’Ufo”. Le parole di Z. sembravano incredibilmente assumere sempre più un contorno reale. Il dottor Moretti concluse l’ipnosi, dopo aver raccomandato a Z. di avvisare subito i superiori in caso di progressivo mal di testa, accompagnato da un sibilo sempre più intenso all’interno del suo cervello: premonizione che Z. avvertiva prima di un incontro ravvicinato. A quel punto, per monitorare meglio Z., il direttore della “Val Bisagno” incaricò l’ing.Nino Tagliavia e il tecnico Giuliano Buonamici, all’insaputa del metronotte, di apportare alcuni accorgimenti tecnici nell’auto di servizio utilizzata da Z.. Qui venne nascosta una radio a batteria che emetteva un segnale in monofrequenza, che poteva esser captato solo da appositi ricevitori, in modo d’aver l’auto sempre sotto controllo. Fu poi sistemato un termometro a memoria che registrava la temperatura massima raggiunta. In più, considerato che asseriva che l’auto veniva letteralmente sollevata quando veniva attirato verso il disco volante, furono fissati tra la carrozzeria e gli assi dei mozzi-ruota dei cavetti d’acciaio a rottura prefissata. In questo modo, nel caso le ruote non fossero più posate a terra convergendo verso l’interno, avrebbero dovuto spezzarsi. Il 12/02/1980, nel pomeriggio, Z. avvertì il direttore Tutti del suo persistente mal di testa e di tenersi in allerta, perché qualcosa di lì a poco avrebbe potuto succedere. Infatti, verso la mezzanotte del 14/02/1980, perso il contatto radio, 3 radiomobili si misero alla ricerca dell’onda emanata dal segnalatore posto segretamente sull’auto del vigilante. Intrapresa pertanto la strada per Torriglia, trovarono di guardia Andrea Pesci che, con voce quasi piangente, disse loro: “E’ passato di qui, è passato di qui, non lasciatemi solo”. Dopo qualche minuto, con l’onda che diveniva sempre più nitida, fu trovata su uno spiazzo la 127, senza Z. e con la porta aperta. La notte era freddissima e molto buia, e nella difficoltà di eseguire i soccorsi a causa del tratto insidioso, nel pericolo continuo di precipitare giù per una scarpata, infine lo videro. Disteso in bilico sulla scarpata, giaceva svenuto e ormai mezzo assiderato. Sorretto dai suoi colleghi e con la faccia stravolta, venne caricato di peso su un’auto. Alle 3 di notte si fecero i controlli sugli accorgimenti apportati alla 127. I fili d’acciaio collegati ai mozzi ruota erano tutti spezzati, e il termometro a memoria, nonostante il freddo intenso della notte precedente e la coibentazione dello strumento, segnava ben 43 gradi. In ipnosi, Z. sostenne di essersi messo alla guida dell’auto e d’aver cercato vanamente di rispondere alle radio chiamate, in quanto in balia di una volontà esterna. Inoltre, disse che la macchina procedeva per proprio conto e affermò di esser uscito dall’autostrada, nei pressi del cimitero di Staglieno e d’aver visto un essere vestito con giacca, pantaloni e cravatta, diverso dagli altri extraterrestri, con la testa calva a uovo e di statura normale, di cui non riusciva a scorgere nè le mani nè il volto; quest’essere salì dopo una galleria, e abbassò la testa quando vide Pesci. Ricordò poi di averlo già incontrato quando aveva visto per la prima volta l’astronave a forma di sigaro e al distributore di benzina. Riferì che: “Loro sono già informati di tutte le persone che conosco, hanno un archivio fotografico, con nomi, date di nascita, e tutto quello che è accaduto nella loro vita. Vidi foto di 2 o 3 persone anziane molto temute in America, molte persone a me sconosciute e riconobbi tutti i suoi colleghi di lavoro o amici, ma c’era tanta gente che non avevo mai visto in vita mia”.Se tutto fosse vero, verrebbe da concludere che in quel periodo a Genova si fosse aggirato senza destare sospetti un agente di civiltà extraterrestri, che passava il suo tempo a ricavare informazioni d’ogni tipo che sarebbero potute servire ai misteriosi esseri. Riferì ciò che aveva già visto negli incontri nell’astronave, cioè che vide degli esseri chiusi in cilindri trasparenti immersi in un liquido celeste. Chiedendo loro spiegazioni, gli venne risposto che venivano conservati “un primitivo, un nemico di un altro pianeta e altri tipi di esseri”. Nelle successive sedute di ipnosi, il caso si fece sempre più particolare e inspiegabile, in quanto il soggetto sembrava non ubbidire più agli ordini dell’ipnotizzatore, come se rispondesse a una volontà esterna. Un caso simile, confermò Moretti, non era mai capitato. Intanto cominciava a farfugliare una lingua incomprensibile, a lui conosciuta, alterando in tali momenti il tono di voce, e non rispondendo più volte alle domande che gli venivano rivolte da Moretti. Il suo cervello, quasi fosse una rice-trasmittente, rispondeva come se dipendesse da una volontà altrui. Sembrava come se il suo corpo e la sua mente fossero in balia di un’altra volontà, e come sostiene chi lo ha assistito, “in preda a uno sbalorditivo ricevere ed eseguire di ordini impartiti”. Tale presunta persona “interposta” disse loro di “esser consapevole che volevano aiutare, ma di non insistere e di non rendere più difficili quegli incontri, ne va della sua incolumità”. Durante una seduta questo “qualcuno” disse addirittura a uno dei presenti di non ridere e di prender sul serio le affermazioni di Z. In effetti il dottor Moretti si accorse che dietro di lui c’era uno dei testimoni alla seduta che accennava un sorriso (sedute di cui si conservano ancora i nastri). Il dottor Moretti, constatando che l’ipnosi non si rendeva più utile al fine della ricerca della verità, decise di sospendere formalmente le sedute. I colleghi ricordarono poi a Z. che negli ultimi giorni parlava ossessivamente di una sfera con la piramide interna, che gli extraterrestri dovevano dargli, e di esser arrivato al lavoro con le mani sporche di terra; disse poi di non poter rispondere, ma informò invece Moretti. Così, in un’ultima sconvolgente e imprevista ipnosi, Z. confermò d’aver ricevuto la sfera, che descrisse dettagliatamente, ma che non aveva idea di cosa potesse servire. Nel 1991 Z. e il giornalista Di Stefano vennero invitati al primo Congresso Mondiale di Ufologia che si tenne a Tucson, in Arizona, dal Colonnello Wendelle C. Stevens, ex ufficiale dei servizi segreti e ex pilota dell’Us Air Force, che aveva seguito con interesse le vicissitudini del metronotte. In quell’occasione vennero avvicinati da 2 persone che dissero di essere gli eredi di Hinek: Tina P.Choate e Brian P. Myers. La coppia era convinta che nel mondo si erano già verificati 2 casi simili a quello di Z. , con la consegna ai “rapiti”di sfere identiche alla sua. Entrambi erano disposti, finanziati da un facoltoso imprenditore – che gli aveva già permesso nel frattempo di comprare un archivio civile di oltre 15000 casi di segnalazioni di Ufo – a comprarla a qualunque prezzo. A questo proposito, offrirono un ricco vitalizio a Z. e un contratto a Di Stefano per gestire i diritti d’autore di un film che avrebbe dovuto essere ricavato dal suo libro di quest’ultimo. Ma non cedendo a tentazioni e refrattario a ogni iniziativa che tentava di abusare e a lucrare sulla sua storia, Z. rinunciò risoluto. Nel frattempo la magistratura aveva archiviato il caso con la formula di mancanza di estremi di reato, anche se rimaneva in quei cieli la violazione dello spazio aereo di uno stato sovrano. A parte la sporadica apparizione del 6/6/1983 di un Ufo a forma di sigaro luminoso, che solcò i cieli di mezza Italia e della Francia meridionale, facendosi notare da migliaia di persone – tanto da esser avvistato a vista dagli operatori della torre di controllo di Marsiglia, contribuendo a consolidare il principio che quel periodo fu certamente una di maggior avvistamento al mondo di Ufo – la cronaca nazionale non ha registrato nessun’altra segnalazione ufologica di rilievo, a parte qualche eccezione. Qualche eccezione c’è stata, come quella del camionista Umberto Giomboloni che in prossimità di un tornante, nell’entroterra genovese, disse d’aver perso l’orientamento, d’aver lo sterzo bloccato e d’aver visto una luce intensissima che avvolgeva tutto il camion, bruciandosi la mano con 7 fiammelle comparse sulla parte interna della portiera nel posto di guida. Disse poi di trovarsi in stato di shock a 15 Km da dov’era e nell’opposto senso di marcia”. A Montoggio, invece, pochi minuti dopo la mezzanotte, Giovanni Gardella, uscito di casa per sedare il latrare furioso del cane – temendo la presenza di un ladro – imbracciò il fucile e scorse nel buio uno scimmione di circa 3 metri che , afferrato il cane, lo sollevò per aria scaraventandolo lontano. Preso da un indicibile terrore, buttò via l’arma e si rifugiò in casa sprangando l’uscio di casa. Persino il curato di S.Onorato e il sindaco di Torriglia, che d’altronde fu tra i testimoni del primo incontro, vollero chiedere alle autorità, visti altri avvistamenti che ebbero di persona, se si facessero strani esperimenti militari in quella zona, ma ebbero risposta negativa. In seguito il brig.Nucchi dichiarò solo nel 2007, per ovvie questioni deontologiche, al programma Il Bivio d’aver assistito anche lui, con la macchina bloccata, all’avvistamento di un grosso disco volante luminoso insieme ad altre 3 persone, e d’aver raccolto in tutto quasi 500 testimonianze. Z. oggi asserisce di aver avuto 11 incontri totali, e d’esser stato trattato bene negli ultimi incontri; afferma inoltre di recarsi tutt’oggi, a 30 anni di distanza, ad aprire per 2 volte al mese la sfera nascosta in quei monti, e di poterci andare solo lui. Tanto per citare qualche evento dopo che si erano esauriti gli“incontri”del metronotte, nel 1988 sul Monte Prela, nei pressi di Torriglia, per diversi mesi decine di persone hanno visto volteggiare un Ufo luminoso a qualunque ora del giorno e della notte, sino a quando, il 18/9/1988, qualcuno ha denunciato il fatto. A questo seguirono moltissime testimonianze di gente che veniva inseguita o spaventata da questo oggetto, che cambiava forma e luminosità, e che compiva manovre molto particolari. Man mano che la notizia dell’Ufo di Monte Prela si radicava a Torriglia e dintorni, diminuiva la paura del ridicolo che da sempre contraddistingue gli eventuali testimoni di fenomeni Ufo, e con l’arrivo dei primi rigidi mesi invernali le segnalazioni cessarono. Anche se, come si evince dalla casistica stilata dal C.U.N ligure, che riporta segnalazioni dall’anno 1604 (http://web. tiscalinet.it/lareteufo/genova.htm), non c’è la sensazione che tali episodi siano finiti definitivamente. Z. nel fisico e nella psiche porta i segni indelebili delle sue misteriose avventure, come testimoniano dottori, amici, familiari e psicologi; anche se quella serietà, quell’autocontrollo e la lucidità di mente gli sono rimaste. Sottoposto per oltre 10 anni a esami di laboratorio, radiologici, specialistici e a perizie psichiatriche, risultò sano di mente, astemio e di non aver fatto uso di nessun tipo di droghe. Una tac ha segnalato la presenza di un piccolo oggetto estraneo impiantato nel suo cervello, introdotto senza incisioni, che prima degli incontri non aveva. Inoltre, durante gli incontri, gli capitava di orinare un liquido nerastro. Del resto anche altri testimoni dissero che anche a loro capitava la stessa cosa. A causa di tutta questa storia, Z. ha perso famiglia, lavoro, diversi amici e ha avuto un infarto. E forse, solo per questo merita rispetto. Il Caso Zanfretta, aldilà di ogni giudizio personale, è un incredibile fatto di cronaca. Non dimentichiamo che non sarebbe mai nato se non fosse stato un metronotte, e non avesse avuto un contatto radio con un centro operativo. Ci troviamo di fronte a un caso dove la realtà oggettiva si cela dietro a un paravento di indizi, circostanze e coincidenze, che in alcuni casi superano l’umana immaginazione. Solo analizzando questi dati senza pregiudizi si può sperare di eliminare quel paravento e d’affacciarsi alla verità. Forse è meglio che ognuno si risponda da solo. di Giulio Cristante Di seguito vi risonando a una recente intervista Di seguito il link al libro che raccontato la sua storia con tanto di trascrizioni delle svariate sedute di ipnosi regressiva Il Caso Zanfretta: La Vera Storia Di Un Incredibile Fatto Di Cronaca.
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