cincin Posted February 6, 2023 Posted February 6, 2023 Per molti di noi il luogo di lavoro è ogni giorno fonte di stress. E dal momento che bisogna lavorare per vivere, perché non ne facciamo un momento di meditazione, che sicuramente ci arrecherà tanto beneficio? Mi vengono in mente tre situazioni che ne potrebbero trarre profitto: il contatto con il collega o il superiore antipatico, il lavoro routinario, il lavoro in proprio. Nel primo caso, e cioè quello delle relazioni con colleghi che non godono della nostra simpatia, ma con i quali bisogna avere contatti e addirittura lavorare, diventa estremamente importante poterlo fare nella maniera meno stressante possibile, perché le ore di lavoro giornaliere sono tante, e allora tutta la “fatica” che avevamo fatto preparandoci pasti in zona viene in parte vanificata dalla cattiva gestione dello stress. Ma come è possibile gestire lo stress derivante da situazioni che apparentemente dipendono dall’altro? Perché questo è il tipico atteggiamento di chi vive situazioni negative sul luogo di lavoro: “Hai visto cosa mi ha fatto quello?”, oppure “Io proprio quella non la sopporto”, o ancora “Il mio capo è proprio un rompiscatole”, e così via. Io credo che un po’ tutti ci riconosciamo in queste affermazioni…e il buffo è che anche “il capo rompiscatole” avrà detto la stessa cosa di me; e quella collega “che non sopporto proprio” prova nei miei confronti lo stesso sentimento…e allora chi ha ragione? Io credo tutti e due e nessuno dei due. Nel senso che le responsabilità sono sempre al 50%. E anche se ritenessi che le colpe siano tutte dell’altro, in ogni caso ci devo lavorare; e allora ho due possibilità: o reprimo la mia rabbia nei suoi confronti, o la esprimo. In entrambi i casi ci saranno delle conseguenze negative, che ognuno valuterà di assumersi di volta in volta. C’è però una terza possibilità, che non danneggerà nessuno e che apre spiragli per una pacifica convivenza. E’ molto difficile da praticare, perché implica apparentemente, la messa da parte dell’io. Dico apparentemente, perché noi siamo molto identificati con il nostro io. Comunque, passando alla pratica, quello che dovremmo fare è di cercare di percepire la nostra presenza durante l’approccio con l’altro. Normalmente quando noi siamo in relazione con gli altri, la nostra focalizzazione, la nostra attenzione è “sull’altro”; in quel momento noi è come se non esistessimo. Invece quello che dovremmo fare è proprio il contrario: mentre ascoltiamo, guardiamo e parliamo con il nostro interlocutore, dobbiamo spostare contemporaneamente la nostra attenzione, la nostra consapevolezza, su di noi. Noi dovremmo diventare il centro. Quando noi diventiamo il centro, quando noi siamo nel nostro centro, la mente è quieta, senza pensieri, ed esiste solo la nostra Consapevolezza che non conosce sentimenti negativi come la rabbia, l’invidia, la gelosia, ecc. E’ la mente, che conosce questi sentimenti. Ma se la mente è ferma, ecco che viene fuori la nostra Consapevolezza. E’ solo in questo stato, che si hanno relazioni con gli altri non inficiate dalla memoria psicologica, come la chiama J. Krishnamurti, grande meditatore del secolo scorso. Egli distingue la memoria "fattuale" da quella "psicologica". La prima è la memoria di cui non possiamo fare a meno se vogliamo ritrovare la macchina che avevamo parcheggiato, per esempio, o ci dobbiamo ricordare di un appuntamento galante…La seconda è la memoria che ci portiamo appresso in seguito a degli screzi col partner o a delle litigate col collega. Questo tipo di memoria è quello che non ci permette di approcciarci con serenità successivamente. E se noi riuscissimo a interloquire senza questa memoria psicologica, non solo ne gioverà quell’incontro, ma anche successivamente il nostro interlocutore avrà un atteggiamento positivo nei nostri riguardi. E allora diventa un circolo…positivo, però. Quindi, tornando alla pratica di questa meditazione, cerchiamo di percepire la nostra presenza, la nostra esistenza…per capire cosa significa questo, potete impratichirvi con la foto di un parente antipatico, per esempio. Guardate la foto, e mentre la guardate spostate l’attenzione dalla foto a voi. Ci siete riusciti? Riprovate ancora! Passiamo ora alla meditazione durante lo svolgimento di un lavoro diventato routinario e che proprio per questa caratteristica, non richiede più la “nostra presenza”. Nel senso che, mentre il corpo esegue il lavoro, la nostra mente è occupata a risolvere problemi, o a continuare il litigio avvenuto prima, sempre col famoso collega antipatico. Quando ciò avviene, vi è sicuramente un carico di stress, e in più il lavoro diventa sempre più monotono. Perché la mente è sempre in funzione e questo è fonte di tensione, di affaticamento, di logorio. Cosa bisogna fare in questi casi? Bisogna osservare il proprio lavorare, e ogni volta che ci accorgiamo di esserci assentati, riportiamo la nostra attenzione al momento presente. Non c’è bisogno che vi dica dell’immediato beneficio che se ne ricaverà, perché lo sperimenterete voi in prima persona, e a quel punto ogni chiacchiera diventerà inutile. Non vi resta che provare, miei cari amici. E anche il lavoro più noioso e ripetitivo acquisterà ogni volta un aspetto nuovo! L’altra situazione che beneficerà della meditazione è quella di chi si trova a lavorare in proprio, ma per un motivo diverso dai precedenti: in questo caso lavorare meditando lo farà essere più efficiente e produttivo. E nel caso in cui più lavoro, meglio lavoro e più guadagno…Prendiamo l’esempio di una dolce donzella che ha come lavoro quello della Manicure: il risultato sarà sicuramente più accurato se viene svolto in uno stato meditativo, ossia con l’unione mente-corpo di cui abbiamo parlato tante volte; solo in questa maniera non c’è dispersione di energia, quindi ci sarà meno affaticamento, miglior risultato, e piacevolezza nell’eseguire il lavoro. Oppure facciamo l’esempio di un’altra donzella che per arrotondare lo stipendio batte al computer tesi di laureandi. Se mentre è alla tastiera lei “osserva” il suo digitare sui tasti, il suo lavoro non solo sarà, con sorpresa, più veloce, ma si stancherà di meno. Cioè anche in questo caso bisogna essere coscienti della propria presenza. Potreste provare adesso per rispondere a un post del forum, per esempio. Quando si è meditativi è sempre tutto nuovo, non ci si annoia mai! Quote
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