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usékar

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  1. Non credo di essere io a non capire. Gli algoritmi per fare ciò che ha fatto il francese li creano i matematici e sono strumenti logici, in pratica programmi molto evoluti che utilizzano funzioni matematiche avanzatissime, che producono pure invenzioni. Ad essere molto buoni e generosi si possono chiamare ipotesi, non certo fatti concreti: si tratta di puri esperimenti concettuali, al limite delle elucubrazioni, come quelli sui cosiddetti cervelli di Boltzmann. Sulle piramidi di ipotesi ne sono state fatte a bizzeffe, più o meno strampalate, ormai non ci si bada più, servono solo per tenere in piedi i programmi televisivi di Giacobbo: tanto per dire, quelle cosiddette misurazioni sono state fatte utilizzando apparecchiature situate a 600 km di distanza... Detto e scritto questo, vorrei semmai tornare all'argomento da cui sei partito, se non ti va più, per me abbiamo chiuso.
  2. Se non erro, in quella discussione cin cin ti aveva fatto notare come il calice in questione poteva essere il frutto di una involontaria contaminazione. Perché, vedi, un conto sono gli effetti collaterali, per così dire, di un atto come la costruzione di un edificio eo della creazione di un oggetto, un conto è che quegli effetti siano stati ottenuti volontariamente e coscientemente. Nel caso del calice, si tratta dell'unico esempio noto, non ci sono pervenute copie sperimentali precedenti, non ci sono scritti che le attestino, non ci sono resti né notizie delle macchine per produrre le nanoparticelle etc. etc. Già differente è il caso delle grandi piramidi di Giza, che in effetti sono state precedute da analoghi edifici ben più piccoli e da esperimenti di dimensioni cospicue, se non ricordo male due, finiti non proprio come si desiderava: che le masse delle 3 piramidi di Giza influenzino il campo gravitazionale è noto oggi ed è difficile verificarlo data l'esiguità di questa influenza, che questo fosse noto già a quel tempo non mi sembra proprio sia documentato, così come il fatto che possano funzionare da concentratori di energia. tantomeno abbiamo notizie che ci dicano che gli Egizi fossero consapevoli di tutto questo. Inoltre, anche per le piramidi di Giza vale il discorso che abbiamo solo ipotesi su come fossero rifinite: probabilmente, erano coperte di lastre calcaree bianche, accuratamente lucidate, di conseguenza riflettenti. Data l'intensità dell'insolazione in quella piana, dovevano essere dei veri fari di giorno, quindi in effetti molto simili a 3 stelle, che però apparivano alla luce del sole, non di notte. Non ho mai letto che sia stata formulata l'ipotesi che mi azzardo a scrivere e cioè che se così fosse, forse hanno davvero ragione coloro che sostengono che siano la riproduzione in terra delle 3 stelle della Cintura di Orione, una specie di replica delle 3 stelle visibile quando quelle stelle non lo sono più,a causa della luce solare.
  3. Si deve fare un distinguo: un conto è lo studio della struttura di un'opera d'arte, un conto sono le percezioni che uno "patisce" o esperimenta nel vederla. Molti di noi non se ne accorgono ma praticamente tutte le opere d'arte sono costruite secondo canoni matematici e in particolare geometrici: pensa all'uso della prospettiva, allo studio dei volumi e delle proporzioni, niente di tutto questo è lasciato al caso. Per es., si dice che i Romani non conoscessero l'uso della prospettiva nella pittura: non è così, il secondo stile pompeiano lo dimostra, leggiti questo pezzo https://www.stilearte.it/prospettiva-la-grande-illusione/ Non c'è alcunché di meccanicistico in questo, né di manieristico: per piacere un'opera d'arte deve necessariamente soddisfare determinati criteri nelle proporzioni dei vari soggetti rappresentati, siano essi il frontone di un tempio piuttosto che le dimensioni delle parti del corpo di un individuo/animale scolpito nel marmo o fuso in bronzo. Tanto per dire, la statua dell'Augusto di Primaporta ha le braccia e le mani apparentemente sproporzionate, troppo grandi nella posizione in cui lo ammiriamo oggi: in origine era posto in alto e se i suoi arti fossero stati scolpiti nelle normali proporzioni, braccia, mani e testa sarebbero apparsi sproporzionatamente piccoli. Per quanto riguarda l'arte antica, nel caso della statuaria marmorea greco-romana noi viviamo sotto l'influsso degli studi dello storico dell'arte tedesco Johann Joachim Winckelmann, forse il massimo esponente del Neoclassicismo, che nfluenzò tutta la produzione statuaria successiva, vedi per es. quella di Antonio Canova. Winckelmann vide le statue come le vediamo noi oggi, prive di colori, di conseguenza si convinse e convinse tutti gli storici dell'arte successivi, fino a relativamente pochi anni fa, che il candore di quei marmi fosse voluto e affascinante, il massimo della bellezza e della perfezione: la verità è tutt'altra, guarda la statua dell'Augusto di Primaporta com'è oggi e come è stata ricostruita la sua panoplia di colori originali https://www.studiarapido.it/wp-content/uploads/2020/07/augusto-di-prima-porta.jpeg Lo stesso vale per l'Ara Pacis, vedi com'è e come era https://www.avvenire.it/c/2018/PublishingImages/317d7ae84b2746699074f2fdc3ed9d15/ara_pacis__59855752.jpg?width=1024 https://2.bp.blogspot.com/-lKoGqSwjb44/UiVrivaThOI/AAAAAAAAREM/Rgoz_nm7BRE/s1600/ara-pacis.jpg Le emozioni che può trasmettere un'opera d'arte, invece, sono assolutamente soggettive, un fatto dipendente da come, quando e quanto si emoziona ciascuno di noi. E non possiamo discutere di questo, così come non si può discutere del gusto nel confronto dei cibi, dei vini e dei profumi. Riporto il tuo passaggio finale: "Maya,Aztechi,Inca e Egizi sembrano sospesi a Dei della Perfezione, del Potere e di qualcos'altro che mi sfugge" forse quel qualcos'altro ti sfugge semplicemente perché non ti accorgi di essere immerso in una realtà del tutto simile: la nostra cultura, quella cinese, quella indiana e quant'altre sono attaccate a divinità, celesti o umane che siano (umane nel senso per es. del Presidente degli USA, della Russia, di coloro che maneggiano grandi quantità di denaro...) che sono potenti e per certi versi perfette, non ne possiamo fare a meno. E a ben guardare, queste "divinità" sono i personaggi in possesso del potere di alimentare la produzione artistica di altissima qualità A questo proposito, ti voglio far notare che esiste una divergenza fortissima tra la visione "pubblica" della proprietà degli oggetti d'arte archeologici o comunque antichi, tipica dei paesi dell'Europa continentale, e quella "privatistica" tipicamente anglosassone. In pratica, la prima sostiene che il bene artistico è patrimonio pubblico della Nazione nella quale risiede, è stato prodotto o è stato rinvenuto, la seconda che il bene artistico, di qualsiasi genere esso sia, è pubblico ma in senso privato (scusa l'apparente antinomia), quindi soggetto alla circolazione e alle leggi di mercato tipiche di qualsiasi altro tipo di commercio. Quest'ultima visione si scontra con un gravissimo problema di fondo: i potenti aspirano alla libero mercato e alla proprietà dei migliori beni artistici, in nome della presunta miglior possibilità delle fruizione del bene, per tenerli in residenze o depositarli in caveau nei quali possono gustarne la visione solo loro e i loro accoliti ammessi... Per finire, non capisco proprio cosa tu voglia dire con questo passaggio "anche gli Egizi mi danno quell'impressione che mi danno le opere maya, qualcosa di matematico, di geometrico, di fisica applicata intuitivamente": cosa c'entra la "fisica applicata intuitivamente"? Cosa vuoi dire?
  4. @ passworld "il modo di rappresentare dei Maya è geometrico, meccanicistico e schematico non dà emozioni" Qui ci sarebbe da discutere all'infinito: a me le emozioni certe opere le danno, altroché se me le danno! Io studio per hobby l'iconografia espressa utilizzando la giadeite: guarda un po' qui, due "scatolette" in legno di cedro, ricoperte di tessere di bellissima giadeite, con il coperchio sormontato dai ritratti dei sovrani di Tikal che le commissionarono, tenendo presente che entrambi sono alti meno di 20 cm https://www.pinterest.it/pin/549931804476590183/?mt=login https://www.pinterest.it/pin/969540626007519146/ http://www.sbresearchgroup.eu/images/Jade/giada108.jpg e poi la maschera funeraria di Pakal https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/f/fa/Palenque_-_Maske_des_Pakal.jpg/800px-Palenque_-_Maske_des_Pakal.jpg e questa maschera in fuchsite, proveniente da scavi clandestini forse nella località di Rio Azul https://traffickingculture.org/encyclopedia/case-studies/rio-azul-mask-2/ nota che la lingua ha la stessa forma e le stesse incisioni di quell'oggetto appuntito raffigurato sulla lastra tombale di Pakal. Mi fermo qui, potrei andare avanti per ore a presentarti stupende opere d'arte maya in giadeite e/o altre pietre verdi: serpentinite, fuchsite, calcedonio, agata... Dimenticavo: l'oggetto appuntito raffigurato sulla lastra di Pakal, che come ho scritto è una lancetta/spina caudale di Manta ray, ha la forma di un pesce ed è la rappresentazione dell'oggetto utilizzato per procurarsi l'autosalasso. Bene, nei glifi questo atto è rappresentato delineando una mano che stringe un pesce, a volte solo una pinna di pesce, con una evidente figura retorica che trasla il significato dell'oggetto, una spina di pesce, per rappresentarne la funzione utilitaristica.
  5. Partendo da sx: a - un sovrano che sta praticando l'autosalasso, quello che sembra un oggetto nelle sue mani è il suo sangue che scorre, per capirlo devi conoscere l'iconografia Maya legata a questa pratica; b - due personaggi divisi dall'albero della vita o Axis Mundi, che sorge dal Mostro del mondo sotterraneo, sulla cima dell'albero è posato Vucub Caquix, la personificazione dell'Orsa Maggiore. Sulla "fronte" del Mostro c'è una coppa che contiene i 4 simboli della donazione del sangue, che sarà raccolto nella coppa stessa, quell'oggetto appuntito ritto, che sembra un pesce con tanto di spine è la personificazione della spina di Manta Ray che serviva a praticare il foro dal quale far sgorgare il sangue. Sui due rami sporgenti della cosiddetta croce si vede una serie di rettangolini che terminano in sferette: sono a loro volta sangue che scorre. I due personaggi ai lati della croce sono padre e figlio: il padre è morto ed è più piccolo, il figlio ha dimensioni maggiori ed è vivo, sulle braccia tiene la raffigurazione del cosiddetto dio giullare detto anche dio manichino, personificazione del potere e del sangue regale. Probabilmente si tratta del padre di Pakal e di suo figlio. Il padre di Pakal, defunto, è piccolo e vestito con abiti dimessi sia perché appunto è un morto, lo si capisce dalla testa del dio del mondo dei morti, Xibalbá, sia perché non apparteneva alla linea di sangue regale, trasmessa a Pakal solo dalla madre. Si tratta della rappresentazione di una cerimonia nella quale uno dei protagonisti, il padre, ha un ruolo secondario: la trasmissione del potere a Pakal, che in realtà è una assunzione del potere, perché il padre non glielo poteva trasmettere, anche se dalle sue mani sta sgorgando sangue nella stessa rappresentazione che si vede nel pannello precedente. Dato che il Tempio della Croce è stato edificato dal figlio di Pakal, alcuni interpretano la cerimonia nello stesso modo, ma il personaggio maggiore sarebbe Pakal che sta passando il potere al figlio, consegnandogli la personificazione del dio giullare: questa lettura, però, non spiega perché sotto i piedi del presunto K'inich Kan B'ahlam II ci sia il glifo del dio della morte: c - una delle tipiche rappresentazioni del dio degli inferi, lo "specchio fumante", raffigurato con gran parte dei suoi paraphernalia (per la definizione di questo termine vedi https://dictionary.cambridge.org/it/dizionario/inglese/paraphernalia). Per capire come si arriva a queste spiegazioni è molto utile leggere il volume "Una foresta di re" di Linda Schele a David Freidel, nelle buone biblioteche civiche lo si trova con relativa facilità. I due autori spiegano con dovizia di particolari come e perché K'inich Kan B'ahlam II abbia fatto costruire i 3 templi del Gruppo delle Croci (https://it.wikipedia.org/wiki/Palenque#Gruppo_delle_Croci) e in quale data presumibilmente li abbia inaugurati. A parte il fatto che l'arte dei Maya ha una connotazione per l'appunto "artistica" del tutto paragonabile alla nostra e per me è sempre fonte di gioia e stupore osservare i loro capolavori, cosa c'entra l'arte degli Amerindiani con l'interpretazione dei petroglifi? Casomai saranno i glifi maya che vanno comparati con questi ultimi e con le volute di metalli presenti sulle piastre dei circuiti stampati. La dimensione artistica dell'arte azteca a mio parere è decisamente inferiore, così come quella incaica. Sono un matematico del ramo cosiddetto elettronico, proveniente dal Liceo Classico vecchio stampo e da più di 50 anni mi dedico professionalmente alla Information Technology, come analista di sistemi. Quindi mi permetto di osservare, Per riguardo l'ultima affermazione, che anche Pitagora, Euclide e altri insigni matematici/filosofi greci ragionavano di geometria e algebra in modo analogo al nostro: non per questo si possono tacciare i greci antichi, che hanno prodotto infiniti capolavori d'arte e di architettura seguendo la proporzione aurea, di aver avuto una mentalità strumentale e macchinistica (probabilmente volevi dire meccanicistica)
  6. Iniziamo dal racconto riguardante il sarcofago di Pakal: nel filmato, il narratore srotola una serie di inesattezze, eufemisticamente parlando, e fa delle affermazioni non dimostrate e indimostrabili. Tanto per cominciare, le "piramidi" degli antichi Maya non differiscono da quelle degli Egizi solo per il fatto di avere la sommità "tagliata": in realtà, non sono piramidi, sono edifici piramidali a gradoni, come la cosiddetta piramide di Djoser, la più antica delle costruzioni piramidali egizie e l'unica tra quelle egizie ad avere quella forma particolare. Inoltre, la piattaforma che sta alla sommità degli edifici piramidali dei Maya è sempre occupata da uno o più templi. Veniamo a Pakal: nacque nel 603 e morì nel 683, quindi a 80 anni, non a 77 e fu sovrano per 68 anni https://it.wikipedia.org/wiki/K'inich_Janaab'_Pakal La lastra che copriva l'ingresso alla scala che conduce alla sua tomba non era sollevabile con le dita, come una moderna botola, era una lastra di pietra e venne sollevata con grande fatica. La scala non era al momento accessibile, perché totalmente ricoperta di materiale di riporto, ci vollero 3 anni (alcuni scrivono 2, altri 4) per sgombrarlo tutto e arrivare alla camera sepolcrale. Il sarcofago venne iniziato nell'ultimo decennio della sua vita e terminato durante il regno di suo figlio, K'inich Kan B'ahlam II, quindi non è molto più antico della piramide, anche se effettivamente questa venne elevata dopo il completamento del sepolcro. Nella sua posizione originale il coperchio del sarcofago non si vedeva come se avesse un rilievo in posizione orizzontale, cioè visibile dal lato lungo, bensì in posizione verticale, cioè dal lato corto che sta dalla parte dei piedi. In pratica la si deve osservare così https://blogstorico.files.wordpress.com/2016/08/lastra-pacal-palenque.jpg?w=640 e non così https://leganerd.com/wp-content/uploads/2011/05/LEGANERD_041232-copy.jpg L'immagine che ritrae un moderno a astronauta, con il suo bel casco, affiancato da una specie di pilastro nel quale si vede una testa umana emergere da qualcosa che sembra un casco molto simile a quello moderno è fuorviante: quella figura umana non è Pakal e per di più il pilastro non è pertinente alla cultura Maya, si tratta della raffigurazione di una divinità di altra cultura messicana che sta emergendo dalle fauci di un serpente, Pakal non è a cavallo di un razzo, come ipocritamente sostenuto da von Däniken e copiato da Kolosimo, che confessò a un mio amico che nemmeno lui ci credeva: sta al fianco (lo si vede bene osservando le sue ginocchia) di un albero che per i Maya era l'axis mundi, la Sacra Ceiba al cui vertice sta un uccello il cui nome è Vucub Caquix, cioè Sette (Vucub) Ara Macao (Caquix). Qual è il significato? Per un visitatore che entri nella camera la lastra appare orientata in senso sud (Mostro della Terra e piedi di Pakal) - nord (testa di Pakal e Vucub Caquix) e il nome dell'uccello porta all'inizio il numero sette, vucub, perché è la zoomorfizzazione dell'Orsa Maggiore: qundi, Pakal sta salendo verso il cielo dei suoi antenati divinizzati, quello che nella concezione tomistica è l'empireo, cioè il cielo delle stelle fisse, che per i Maya si trovava al di sopra del nord celeste, dove Pakal diventerà a sua volta una divinità. Per capire tutto questo è necessario conoscere l'iconografia con la quale si esprimevano gli antichi Maya, che è del tutto disponibile perché conosciamo una quantità enorme di monumenti e statue in pietra e/o stucco nonché raffigurazioni pittoriche, provenienti da affreschi e vasellame dipinto: però è necessario aver voglia e tempo per studiare l'argomento. Detto questo, per quanto riguarda una eventuale similitudine tra alcuni glifi Maya e i circuiti elettronici a noi contemporanei, c'è una quantità pressoché infinita di petroglifi, geoglifi e pitture, risalenti persino al paleolitico, che possono richiamare i meandri circuitali: per citare qualche esempio, molte incisioni rupestri risalenti al neolitico presenti in Val Camonica, in Lombardia, le pitture della Grotta di Porto Badisco, in Puglia e per andare più lontano da noi ma più vicini nel tempo alcuni petroglifi di Nazca. https://it.frwiki.wiki/wiki/Palenque#Temple_des_inscriptions
  7. Il sito archeologico di Mitla, nello stato federale messicano di Oaxaca, è il più importante sito della cultura Zapoteca, una delle più antiche culture sviluppatesi nel territorio dell’attuale Messico. Il suo sviluppo probabilmente si deve datare a prima del XIV sec. a.C., nel sito di San José Mogote, il centro di maggiore importanza degli Zapotechi, anche se il più noto è quello di Monte Albán. Lo sviluppo della loro cultura fu quindi contemporaneo a quella Olmeca, ma a differenza degli Olmechi, gli Zapotechi sono tutt’ora presenti nel territorio che essi occupano da almeno 3500 anni. In base a quanto scritto del frate dominicano Francisco de Burgoa, datato 1674, e ai mitici racconti raccolti tra i nativi, sotto le monumentali strutture in pietra scoperte nel sito di Mitla si è sempre ipotizzato che l'antico popolo zapoteco avesse costruito un enorme complesso labirintico al di sotto di quelle che sono le strutture superficiali visibili, il cui ingresso si trovava al di sotto dell’altar maggiore dell’attuale chiesa cattolica di Mitla, dedicata a San Paolo. Questa rete di tunnel alla fine avrebbe portato all'ingresso del mondo sotterraneo zapoteco o Terra dei Morti, noto come Lyobaa, Mictlán per gli Aztechi, Xibalbá per i Maya. Alla ricerca della verità su questa che si credeva potesse essere solo una leggenda, un team di archeologi messicani ha lanciato un ambizioso progetto di esplorazione a Mitla nel 2022, affidandosi a strumenti di indagine geofisica non invasivi per vedere cosa si nasconde realmente sotto l'antico sito. Questo gruppo di ricerca ha recentemente pubblicato il suo rapporto sulle indagini svolte e ciò che è stato trovato ha confermato la presenza di un vasto complesso sotterraneo zapoteco. La presentazione ha anche rivelato affascinanti dettagli sull'aspetto reale delle varie strutture sotterranee, fornendo informazioni importanti su un luogo meta spirituale, costruito da e per il popolo zapoteco che occupò il sud del Messico durante l'era precolombiana. Qui il comunicato rilasciato il 12 maggio scorso https://www.arxproject.org/lyobaa Qui un filmato che presenta la storia dell’inizio delle indagini https://www.facebook.com/watch/?v=171487185755342 Qui una galleria d’immagini https://www.facebook.com/photo/?fbid=655924286579771&set=pcb.655927736579426
  8. Machu Picchu è in Perù, in linea d'aria dista da Copán, la più meridionale città Maya, un po' più di 3600 km... con i Maya non è imparentata nemmeno culturalmente, dato che appartiene alla "galassia" Inca
  9. Da lì a saltare all'ipotesi che sia il corridoio che porta alla tomba di Cheope, come ha fatto Hawass, mi sembra comunque che ce ne sia...
  10. Bene, bene, bene, cioè male: anche questa volta l'annuncio è quanto meno la "ripetizione" di qualcosa già annunciato nel novembre 2017. L’articolo della BBC di cui trascrivo l'indirizzo parla del corridoio, definito “Small Void” individuato dallo ScanPyramids. Questo corridoio, annunciato da Hawass con grande enfasi in questi giorni, fu presentato nel gennaio del 2019 dal dott. Hany Helal (già Ministro dell'Istruzione Superiore e della Ricerca Scientifica in Egitto, ora Presidente dell'Università Senghor di Alessandria Professore alla Facoltà di Ingegneria del Cairo) anche in un tour in Italia, che ha coinvolto anche un dipartimento della Facoltà d'Ingegneria dell'Università Federico II a Napoli. www.bbc.com/news/science-environment-41845445
  11. Qualche altro articolo https://www.wired.it/article/piramide-di-cheope-tunnel-corridoio-segreto-raggi-cosmici/ https://www.nationalgeographic.com/science/article/giza-pyramid-void-muon-radiography-cosmic-rays l'articolo originale pubblicato su Nature Communications https://www.nature.com/articles/s41467-023-36351-0
  12. Un tempio di circa 1200 anni fa, pertinente alla cultura Wari, è riemerso nel sito archeologico di Pakaytambo, Perù meridionale, circa 600 km a sud est di Lima.Lo scavo e lo studio del complesso templare sono stati effettuati da archeologi della University of Illinois Chicago, lo studio è stato pubblicato sul Journal of Anthropological Archaeology.Qui l'annuncio da parte di un organo d'informazione italianohttps://tecnologia.libero.it/tempio-antichissimo-riportato-luce-68339 Qui il primo articolo pubblicato da un organo di informazione degli USA, ovviamente in inglesehttps://www.theartnewspaper.com/2023/02/23/peru-wari-ritual-complex-temple-uncovered Qui la pubblicazione dello studio, anch'esso in inglese, comprendente anche l'inquadramento della cultura Warihttps://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0278416523000016
  13. Come sempre il vero "animale mediatico" che è Zahi Hawass esagera per attirare più attenzione possibile, ma la scoperta, costata 8 anni di indagini, è notevole: è stato individuato un nuovo tunnel all'interno della piramide di Cheope - Kufu, situata subito dietro l'entrata principale. Qui due articoli in sequenza, il primo illustra come ci si è arrivati, il secondo è una corposa serie di dichiarazioni di Zahi Hawass https://www.quotidiano.net/magazine/egitto-piramide-di-cheope-corridoio-1.8543831
  14. @mcmax Il lemma di wikipedia di cui hai trascritto l'indirizzo non parla della lingua aymará, per questo argomento all'inizio rimanda ad un altro lemma, vedi più sotto. Primo: nel lemma leggibile all'indirizzo che hai trascritto non capisco dove trovi affermato che l'insieme di molte etnie, tra loro diverse (copio e incollo "In realtà non identifica un sottogruppo etnico vero e proprio, ma comprende l'insieme degli individui che, pur appartenendo a differenti sottogruppi etnici, hanno come lingua madre una lingua appartenente alla famiglia aymara"), che parla la lingua aymará sarebbe "geneticamente fuori posto". Secondo: il lemma riguardante la lingua aymará, che risulta "regolato da: Accademia della Lingua Aymará, si trova a questo indirizzo https://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_aymara e non vi trovo traccia di un paragone con il sanscrito.
  15. Sulla rivista Science è apparso un lungo articolo riguardante strumenti litici olduvaiani, presumibilmente creati da individui del genere Paranthropus. Qui l'articolo originale, in inglese www.science.org/doi/10.1126/science.abo7452 qui un lungo articolo, in spagnolo https://www.dw.com/es/las-herramientas-de-piedra-más.. e qui alcuni estratti da riviste e quotidiani italiani, che però necessitano di iscrizione e/o abbonamento https://www.ilmessaggero.it/scienza/oggetti_preistorici_uomo_non_ha_costruito...
  16. Mi sono scordato un particolare. A completamento delle osservazioni che ho scritto riguardo al principale linguaggio utilizzato nel Tahuantinsuyo, tutta la zona dell'altipiano circostante il grande lago Titicaca, altipiano dal quale probabilmente iniziò la migrazione dei Quechua verso la valle di Qosqo, era ed è abitato dagli Aymará che parlavano e parlano la lingua dalla stessa denominazione. Non è chiaro se in origine, prima di raggiungere Qosqo, anche gli Incas parlassero questa lingua oppure il quechua.
  17. La discussione era già iniziata tempo fa, nel vecchio forum di cosenascoste. Ecco l'indirizzo, spero sia permesso trascriverlo http://www.cosenascoste.com/forum/topic/3833-sfere-di-pietra-del-costarica/ Aggiungo quanto segue a quella discussione, riportando alla fine di questo post il link a una serie di indirizzi utili a chiarire la questione. A beneficio e per informazione di quanti continuano, nei loro blog e nei vari fora, a blaterare di oggetti perfettamente sferici e dalla superficie perfettamente levigata, tanto che alcuni di loro si spingono ad affermare che sia così ben levigata da essere addirittura riflettente, ecco una galleria molto recente di immagini relative a sferoidi costaricensi rinvenuti in passato nella zona del Diquís e ai più recenti rinvenimenti, compresi quelli effettuati in due siti nei quali una piccola serie di sfere è stata rinvenuta in situ, il che permetterà la rilevazione e lo studio di eventuali allineamenti significativi. Quasi tutte le foto sono relative ad articoli che ne parlano, accessibili clickando sulla foto stessa https://www.google.com/search?rlz=1C1UEAD_itIT929IT929&q=costa+rica+el+silencio+esfera&tbm=isch&source=univ&fir=Cobu-S3fQKmICM%2CWs-c1xqnfI6hMM%2C_%3BOtOcwx1iPsSEtM%2CxSI0QAxyMGzMfM%2C_%3BF4Iua_lav1h-6M%2C4PceJAmHyE0-GM%2C_%3BWeyaN_mvHUcmMM%2CNBESjUx04kKJqM%2C_%3B7E26JfDwsOQXfM%2Caw4KQYCQ-PYYKM%2C_%3BfvBXjmb7POdyYM%2CMX-1eNdpTKEezM%2C_%3B1_n6Ax6vEkMgFM%2CCNiulAHCzlho1M%2C_%3BIACh5DWD_nBLFM%2CDkdWxzAm4zmKnM%2C_%3BCv1A5ai0bTKOnM%2CxSI0QAxyMGzMfM%2C_%3BeE0-zvFqzYF7aM%2CM6EgiaEaiqY5lM%2C_&usg=AI4_-kSAkwfodReba5i4NzplcHuUNwNC_Q&sa=X&ved=2ahUKEwipgbqLrYv9AhXscvEDHWr1D7UQjJkEegQICRAC&biw=1366&bih=635&dpr=1 EDIT: Aggiungo un lungo articolo da un giornale locale, che parla delle attività in corso di svolgimento rivolte al restauro e alla conservazione degli sferoidi rinvenuti in situ negli ultimi tempi. L'articolo è in spagnolo, chi non conosce questa lingua può utilizzare il traduttore automatico che compare all'inizio, non è perfetto ma la traduzione si capisce https://www.periodicomensaje.com/cultura/3638-profesionales-de-costa-rica-y-mexico-se-unen-para-conservar-y-restaurar-la-esfera-de-piedra-precolombina-mas-grande-del-pais
  18. Riporto, aggiornandolo, quanto già scrissi nel 2019, sulla precedente versione del forum. Anzitutto, preciso che non sono un linguista, però qualche notizia sui linguaggi utilizzati in epoca precolombiana dalle popolazioni del Tahuantinsuyo, la terra dei 4 cantoni come chiamavano il loro Impero, la posso dare, in particolare per quanto riguarda la lingua utilizzata alla corte di Cuzco/Qosqo. L’impero incaico si estendeva su un territorio immenso, le cui popolazioni parlavano una miriade di lingue differenti. Si andava dalle lingue del gruppo Chibcha, parlate nella parte settentrionale dell’impero, alle lingue del gruppo mapudungun, ancor oggi parlate dalla minoranza di indios mapuche nell’attuale Cile. Tuttavia, le cordicelle chiamate quipu/kipo venivano gestite dai funzionari chiamati kipocamayoc, che erano di etnia Quechua, la probabile etnia degli Incas. Attenzione: Incas era il nome dei membri delle due tribù, presumibilmente di etnia Quechua, che abitavano la capitale dell’impero, Qosqo nella loro lingua, Cusco o Cuzco per gli spagnoli, mentre Inca era il titolo del loro sovrano. Più precisamente, il suo titolo più noto è quello di Sapa Inca, cioè “Unico Signore” ma quello veramente esclusivo era Intipchurin, cioè figlio di Inti, il Sole, che alcuni cronisti sostengono fosse dovuto solo ai due fondatori della dinastia, la coppia Manco Capac e Mama Ocllo. Il “popolino” di Qosqo probabilmente si esprimeva in lingua quechua, ma alcuni cronisti hanno lasciato scritto che a corte si parlava un’altra lingua, della quale non è rimasta traccia, perché scomparsa con la vita della corte stessa, alla conquista spagnola. Lo stesso si può dire delle conoscenze dei kipo (non so come si formi il plurale, quipus è una spagnolizzazione), che solo i kipocamayoc sapevano annodare e leggere, anche se le ricerche di Gary Urton, di cui parlo alla fine, sembrano dimostrare che alcuni kipo vennero realizzati in epoca post conquista.. È comunque dimostrato che i kipo non sono tutti uguali, nel senso che una classe di tali manufatti serviva per memorizzare dei conti, una specie di libro mastro odierno, un'altra per memorizzare musica e canti, un'altra ancora per memorizzare racconti mitici e poesie. In realtà, la parola memorizzare non è del tutto corretta, lo è solo per le prime 2 classi. Per la terza, invece, i diversi tipi di nodo esprimevano concetti mnemonici, funzionali a richiamare i ricordi attraverso i quali l’interprete richiamava alla memoria lo svolgimento del racconto. I kipo numerici sono stati decifrati da tempo, i loro nodi sono del tipo cosiddetto cappuccino ed erano annodati a S o a Z, seconda che il numero fosse positivo o negativo. In realtà, la maniera in cui venivano realizzati i nodi è più complessa, vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Quipu La notazione era posizionale in base 10, nel senso che la prima cordicella appesa alla corda principale segnalava le unità, la seconda le decine, la terza le centinaia e così avanti. Lo 0 veniva segnalato da una cordicella senza nodi. Le cordicelle erano di lana di lama ed erano colorate in maniera differente, a seconda del materiale che si voleva enumerare: tributi dovuti, capi di bestiame, censimento della popolazione e così via. Aldilà di quelli numerici, il primo passo verso la decifrazione dei kipo si trova in questo lavoro del 2006, della compianta prof.ssa Laurencich Minelli, che riassume tutta la storia degli studi da lei compiuti sui manoscritti del fondo Miccinelli, a partire dal 1999 http://amsacta.unibo.it/2350/5/Introduzione.pdf Tali studi sono stati inizialmente accolti con molto scetticismo se non addirittura ostracizzati dal mondo accademico internazionale, Laurencich Minelli racconta di aver paventato addirittura una sua 'cancellazione' da quel mondo. La minuziosa ricerca archivistica, invece, ha portato a rintracciare tutta una serie di documenti che confermano la veridicità dell'esistenza di Blas Valera, il 'gesuita fantasma' che firma il documento fondamentale dell'archivio Miccinelli e che in esso si autoproclama autore dell'opera firmata da Felipe Guamán Poma de Ayala sulla conquista del Perù intitolata Nueva Corónica y Buen Gobierno. Lo studio dei documenti rintracciati nel corso di questa ricerca ha dato origine a tutta una serie di pubblicazioni riportate nel pdf di cui sopra. Una volta presentati e pubblicati i risultati di questa ricerca, in primis al congresso di Lima del 1999, il mondo accademico non ha potuto fare altro che prenderne atto, ragione per cui ormai non vi è più dubbio che il manoscritto Miccinelli sui kipo sia un importantissimo ed originale documento attraverso il quale tali strumenti di trasmissione della conoscenza possono essere correttamente interpretati. Giova ricordare che parte dello stesso documento è scritta in maniera criptata ed il primo passo per poterlo utilizzare è stato il rinvenimento, da parte di Clara Miccinelli e di Carlo Animato, di una lettera scritta da un altro gesuita utilizzando lo stesso codice, a fianco del quale il ricevente ne aveva annotato la traduzione in latino. Questo ha portato alla decifrazione del testo scritto da Blas Valera e alla possibilità di utilizzarlo per decrittare i kipo. Resta il fatto che all'epoca (2007) erano pochi i kipo integri conosciuti, forse poco più di un centinaio, anche se periodicamente ne venivano alla luce nel corso di indagini archeologiche. Da pagg. 31 in poi, il lavoro pubblicato nel pdf citato all'inizio delinea alcuni risultati e alcune linee guida per successivi studi, che continuano, vedi per es. https://issuu.com/casaeditriceoedipus/docs/cinziaflorio http://www.quipus.it/estratto_Abaco%20Inca%20e%20Nuove%20Architetture%20di%20Calcolo.pdf Nel numero 7, luglio 2008, della rivista Archeo, c'è un bell'articolo, a firma della solita prof.ssa Laurencich Minelli, in cui viene riassunto lo stato dell'arte delle conoscenze sui kipo, che già alcuni anni fa erano ormai sufficienti per decifrare praticamente tutti gli esemplari noti al tempo. Tuttavia, si trattava di pochi esemplari, nel frattempo alcuni altri sono venuti alla luce. L'ultima novità a me nota è questa, datata 25 agosto 2019. Gary Urton, che insegna all'Università di Harvard e studia questi "fili" da 40 anni, ne ha fatto un censimento, arrivando a documentarne 1.060 esemplari, di diversa epoca e cultura. Perché uno dei problemi esistenti sull'argomento fino a poco tempo fa e che impedivano la completa comprensione di questi oggetti, è che li si credeva tutti di epoca incaica, mentre gli studi condotti da Urton dimostrano come alcuni siano molto più antichi, di epoca Wari, mentre altri sono stati creati addirittura dopo la conquista. In pratica, gli studi di Urton confermano, almeno in parte, il lavoro della compianta prof.ssa Laurencich Minelli. Rimane tuttavia l'ostracismo nei confronti della linguista e archeologa italiana, vedi contenuto di questo articolo del quotidiano peruviano El Comercio, che riporta una intervista a Urton, nel quale Laurencich Minelli non viene proprio citata e la conferma almeno parziale delle sue ipotesi viene fatta passare come uno studio del tutto personale e originale di Urton https://elcomercio.pe/eldominical/nuevas-hipotesis-interpretacion-quipus-noticia-668383-noticia/?fbclid=IwAR29n-cQ5aEq6dva9sd6dci4nk0Kov3CKigc7oNLGsbOk00IIk9IwFtuimA
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