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Il meccanismo che sta alla base dei tumori ... e non solo


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18 ore fa, mario61 ha scritto:


Consumer Reports esorta i produttori di cioccolato fondente a ridurre i livelli di piombo e cadmio (Reuters)
Lunedì Consumer Reports ha esortato quattro produttori di cioccolato a impegnarsi a ridurre le quantità di piombo e cadmio nei loro prodotti di cioccolato fondente, dopo che i test hanno rivelato livelli dannosi di metalli pesanti.
L'esposizione a lungo termine ai metalli può causare problemi al sistema nervoso, soppressione del sistema immunitario e danni ai reni.
Ha affermato che il pericolo era maggiore per le donne incinte e i bambini piccoli a causa del rischio di problemi di sviluppo.
Il mese scorso, Consumer Reports ha affermato che 23 delle 28 tavolette di cioccolato fondente testate includevano livelli potenzialmente dannosi di piombo, cadmio o entrambi per le persone che mangiano più di un'oncia di cioccolato al giorno.
Consumer Reports ha affermato che molti consumatori mangiano cioccolato fondente per i suoi potenziali benefici per la salute e livelli di zucchero relativamente bassi, ma "non c'è niente di salutare nell'ingestione di metalli pesanti".
I produttori di cioccolato non hanno risposto immediatamente alle richieste di commento.
La National Confectioners Association, un gruppo commerciale, ha affermato che le linee guida sulla salute della California utilizzate da Consumer Reports e considerate "le più protettive disponibili" non sono "standard di sicurezza alimentare" e che il cioccolato rimane sicuro da mangiare.

Mi raccomando, non mangiate più nulla, metalli pesanti sono presenti in quasi tutti gli alimenti:

Metalli pesanti anche negli alimenti

23/02/2021

I metalli pesanti come l’Arsenico, il Cadmio, il Piombo e il Mercurio sono elementi chimici tossici anche a basse concentrazioni e non possono essere né degradati né distrutti e sono soggetti al fenomeno della bioaccumulazione. Sono normalmente presenti in natura: nel terreno, nell’acqua e nell’atmosfera. Ma si possono trovare anche negli alimenti a seguito di contaminazione durante la lavorazione o la conservazione degli stessi; ma anche sotto forma di residui che derivano da attività umane agricole e industriali. L’uomo può dunque essere esposto a tali metalli tramite l’ambiente oppure attraverso l’ingestione di acqua o di cibi contaminati; ad oggi la via di esposizione alimentare sembra essere la più rilevante. Col passare del tempo, l’accumulo nell’organismo di metalli pesanti, può causare importanti effetti nocivi dato che hanno la capacità di legarsi alle strutture cellulari in cui si depositano, impedendone il corretto funzionamento. Si accumulano soprattutto nel cervello, fegato, reni e ossa, danneggiandoli e causando spesso lo svilupparsi di molte malattie croniche oltre a fenomeni irritativi, di intossicazioni, fino ad un’azione cancerogena.
Il regolamento CE 1881/2006 e le sue successive modifiche oltre che integrazioni stabiliscono i valori massimi di alcuni contaminanti presenti nei prodotti alimentari, prevedendo limiti di legge in alcune tipologie di alimenti.

Il laboratorio MADE HSE è in grado di determinare i metalli pesanti potenzialmente contenuti negli alimenti; utilizzando la migliore tecnologia disponibile sul mercato (ICP-MS) e metodi accreditati, a garanzia della qualità del dato analitico fornito.

Sia l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) hanno esaminato i rischi derivanti sulla salute umana dall’assunzione di questi metalli attraverso la dieta; anche l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha effettuato studi sull’esposizione alimentare per la popolazione italiana.

Per quanto riguarda in particolare il CADMIO:
Pur essendo un metallo presente in alte concentrazioni nell’aria, nell’acqua e nel suolo a causa di attività umane, secondo l’ISS la fonte principale di esposizione al cadmio per l’uomo è rappresentata proprio dalla dieta. I principali alimenti che lo possono contenere sono: cereali, verdure, noci e legumi, radici amidacee e patate, carne ma anche pesci, funghi e cioccolato. I suoi principali effetti avversi sono: tossicità sui reni poichè si accumula al loro interno e demineralizzazione delle ossa con effetti anche sul metabolismo del calcio e della vitamina D. Secondo gli esperti dell’EFSA il livello di esposizione tollerabile su base settimanale del cadmio è pari a 2,5 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo (ug/kg p.c.) ed è stata evidenziata la necessità di ridurne l'esposizione nella popolazione europea poichè il cadmio assorbito dall'organismo viene eliminato molto lentamente e servono tra i 10 e i 30 anni per eliminare il 50% della quantità presente.

Per quanto riguarda il PIOMBO:
I principali alimenti che possono contenere piombo sono: latte e latticini, carni, cereali e legumi, ortaggi, prodotti ittici ma anche l’acqua; e potrebbe anche essere ceduto dai materiali che entrano a contatto con gli alimenti. Ma alla ‘via alimentare’, si somma il quantitativo di piombo accumulato nell’organismo a causa di aree inquinate e di processi produttivi. Attualmente secondo studi dell’ISS l'esposizione al piombo della popolazione italiana è fortunatamente limitata. Il piombo infatti esercita effetti avversi a carico di quasi tutti i sistemi dell'organismo: sistema ematopoietico, cardiovascolare, renale, endocrino, gastrointestinale, immunitario, riproduttivo e nervoso. Ma è il sistema nervoso centrale, nel momento critico dello sviluppo, il suo principale bersaglio biologico; anche bassi livelli di esposizione durante questa fase possono infatti nuocere allo sviluppo delle capacità di ragionamento, di memoria e intellettuali nel bambino.                  

Per quanto riguarda il MERCURIO:
L’alimento considerato la principale fonte di esposizione al mercurio, in particolare alla sua forma metilata e pericolosa per l’uomo: il “metilmercurio”, sembra essere il pesce. In particolare, il metilmercurio, tende ad accumularsi all'interno dell'organismo; può attraversare la barriera placentare, quella ematoencefalica ed anche quella ematoliquorale (barriere che proteggono il nostro cervello dall'ingresso di agenti tossici), col risultato finale di accumularsi nel feto e nel cervello. L’effetto critico più negativo del metilmercurio è infatti la tossicità per il sistema nervoso, poichè crea un danno a carico dello sviluppo neurologico del feto. L’EFSA dunque invita a ridurre il consumo, soprattutto in gravidanza e durante la prima infanzia, di grandi pesci predatori come ad esempio il pesce spada, il tonno, il luccio, e a sostituirlo con altri pesci, quali il pesce azzurro o le orate, che invece hanno concentrazioni molto meno elevate di metilmercurio. Secondo gli esperti EFSA il livello di esposizione tollerabile su base settimanale del mercurio è pari a 1.3 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo (μg/kg pc).

Per quanto riguarda infine l’ARSENICO:
Può esser presente negli alimenti sotto forma di arsenico-organico, in particolare nel pesce e nei frutti di mare, con rischi trascurabili per la salute umana ma anche come arsenico-inorganico, decisamente più pericoloso per la salute umana in quanto associato allo sviluppo di tumori alla vescica, polmoni e pelle. In forma inorganica, dunque quella più nociva, l’arsenico sembra trovarsi in diversi alimenti di origine vegetale, soprattutto di ‘nicchia’ (ad esempio in alcune alghe commestibili), e in più elevate concentrazioni nel riso (soprattutto integrale) e in tutti i prodotti che ne derivano; oltre che nei cereali (principalmente frumento) e suoi derivati, anche nel latte e nel caffè. Ma l’arsenico inorganico può essere naturalmente presente anche nelle falde acquifere e dunque arrivare direttamente nell’acqua potabile (in mancanza di adeguati impianti di depurazione). Per questo l’OMS ha stabilito un quantitativo massimo tollerabile per l'arsenico contenuto nell'acqua potabile, che coincide con il limite di legge vigente in Europa di 10 microgrammi/litro.

In conclusione per prevenire un’intossicazione da metalli pesanti è fondamentale il rispetto delle normative vigenti e deve essere garantita l’efficacia dei controlli ambientali per diminuirne la presenza, in modo da limitare i quantitativi che si possono poi trovare nella catena alimentare e dunque arrivare all’uomo.
 


Laboratori di Analisi MADE HSE

 

 

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Le fonti antropiche responsabili dell'incremento della quantità naturale di metalli sono principalmente l'attività mineraria, le fonderie e le raffinerie, la produzione energetica, l'incenerimento dei rifiuti e l'attività agricola. I metalli pesanti sono presenti in atmosfera sotto forma di particolato aerotrasportato; le dimensioni delle particelle a cui sono associati e la loro composizione chimica dipende fortemente dalla tipologia della sorgente di emissione. Per quanto riguarda il Piombo, la principale fonte di inquinamento atmosferico era costituita dagli scarichi dei veicoli alimentati con benzina super (il piombo tetraetile veniva usato come additivo antidetonante). Con il definitivo abbandono della benzina "rossa" i livelli di piombo nell'aria urbano sono diminuiti in modo significativo. Le altre fonti antropiche derivano dalla combustione del carbone e dell'olio combustibile, dai processi di estrazione e lavorazione dei minerali che contengono piombo, dalle fonderie, dalle industrie ceramiche e dagli inceneritori di rifiuti.

https://www.youtube.com/watch?v=n5_Owvf9bHc

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Il 6/2/2023 at 12:44, SauroClaudio ha scritto:

Mi raccomando, non mangiate più nulla, metalli pesanti sono presenti in quasi tutti gli alimenti:

Metalli pesanti anche negli alimenti

 

23/02/2021

 

I metalli pesanti come l’Arsenico, il Cadmio, il Piombo e il Mercurio sono elementi chimici tossici anche a basse concentrazioni e non possono essere né degradati né distrutti e sono soggetti al fenomeno della bioaccumulazione. Sono normalmente presenti in natura: nel terreno, nell’acqua e nell’atmosfera. Ma si possono trovare anche negli alimenti a seguito di contaminazione durante la lavorazione o la conservazione degli stessi; ma anche sotto forma di residui che derivano da attività umane agricole e industriali. L’uomo può dunque essere esposto a tali metalli tramite l’ambiente oppure attraverso l’ingestione di acqua o di cibi contaminati; ad oggi la via di esposizione alimentare sembra essere la più rilevante. Col passare del tempo, l’accumulo nell’organismo di metalli pesanti, può causare importanti effetti nocivi dato che hanno la capacità di legarsi alle strutture cellulari in cui si depositano, impedendone il corretto funzionamento. Si accumulano soprattutto nel cervello, fegato, reni e ossa, danneggiandoli e causando spesso lo svilupparsi di molte malattie croniche oltre a fenomeni irritativi, di intossicazioni, fino ad un’azione cancerogena.
Il regolamento CE 1881/2006 e le sue successive modifiche oltre che integrazioni stabiliscono i valori massimi di alcuni contaminanti presenti nei prodotti alimentari, prevedendo limiti di legge in alcune tipologie di alimenti.

Il laboratorio MADE HSE è in grado di determinare i metalli pesanti potenzialmente contenuti negli alimenti; utilizzando la migliore tecnologia disponibile sul mercato (ICP-MS) e metodi accreditati, a garanzia della qualità del dato analitico fornito.

Sia l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) hanno esaminato i rischi derivanti sulla salute umana dall’assunzione di questi metalli attraverso la dieta; anche l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha effettuato studi sull’esposizione alimentare per la popolazione italiana.

Per quanto riguarda in particolare il CADMIO:
Pur essendo un metallo presente in alte concentrazioni nell’aria, nell’acqua e nel suolo a causa di attività umane, secondo l’ISS la fonte principale di esposizione al cadmio per l’uomo è rappresentata proprio dalla dieta. I principali alimenti che lo possono contenere sono: cereali, verdure, noci e legumi, radici amidacee e patate, carne ma anche pesci, funghi e cioccolato. I suoi principali effetti avversi sono: tossicità sui reni poichè si accumula al loro interno e demineralizzazione delle ossa con effetti anche sul metabolismo del calcio e della vitamina D. Secondo gli esperti dell’EFSA il livello di esposizione tollerabile su base settimanale del cadmio è pari a 2,5 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo (ug/kg p.c.) ed è stata evidenziata la necessità di ridurne l'esposizione nella popolazione europea poichè il cadmio assorbito dall'organismo viene eliminato molto lentamente e servono tra i 10 e i 30 anni per eliminare il 50% della quantità presente.

Per quanto riguarda il PIOMBO:
I principali alimenti che possono contenere piombo sono: latte e latticini, carni, cereali e legumi, ortaggi, prodotti ittici ma anche l’acqua; e potrebbe anche essere ceduto dai materiali che entrano a contatto con gli alimenti. Ma alla ‘via alimentare’, si somma il quantitativo di piombo accumulato nell’organismo a causa di aree inquinate e di processi produttivi. Attualmente secondo studi dell’ISS l'esposizione al piombo della popolazione italiana è fortunatamente limitata. Il piombo infatti esercita effetti avversi a carico di quasi tutti i sistemi dell'organismo: sistema ematopoietico, cardiovascolare, renale, endocrino, gastrointestinale, immunitario, riproduttivo e nervoso. Ma è il sistema nervoso centrale, nel momento critico dello sviluppo, il suo principale bersaglio biologico; anche bassi livelli di esposizione durante questa fase possono infatti nuocere allo sviluppo delle capacità di ragionamento, di memoria e intellettuali nel bambino.                  

Per quanto riguarda il MERCURIO:
L’alimento considerato la principale fonte di esposizione al mercurio, in particolare alla sua forma metilata e pericolosa per l’uomo: il “metilmercurio”, sembra essere il pesce. In particolare, il metilmercurio, tende ad accumularsi all'interno dell'organismo; può attraversare la barriera placentare, quella ematoencefalica ed anche quella ematoliquorale (barriere che proteggono il nostro cervello dall'ingresso di agenti tossici), col risultato finale di accumularsi nel feto e nel cervello. L’effetto critico più negativo del metilmercurio è infatti la tossicità per il sistema nervoso, poichè crea un danno a carico dello sviluppo neurologico del feto. L’EFSA dunque invita a ridurre il consumo, soprattutto in gravidanza e durante la prima infanzia, di grandi pesci predatori come ad esempio il pesce spada, il tonno, il luccio, e a sostituirlo con altri pesci, quali il pesce azzurro o le orate, che invece hanno concentrazioni molto meno elevate di metilmercurio. Secondo gli esperti EFSA il livello di esposizione tollerabile su base settimanale del mercurio è pari a 1.3 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo (μg/kg pc).

Per quanto riguarda infine l’ARSENICO:
Può esser presente negli alimenti sotto forma di arsenico-organico, in particolare nel pesce e nei frutti di mare, con rischi trascurabili per la salute umana ma anche come arsenico-inorganico, decisamente più pericoloso per la salute umana in quanto associato allo sviluppo di tumori alla vescica, polmoni e pelle. In forma inorganica, dunque quella più nociva, l’arsenico sembra trovarsi in diversi alimenti di origine vegetale, soprattutto di ‘nicchia’ (ad esempio in alcune alghe commestibili), e in più elevate concentrazioni nel riso (soprattutto integrale) e in tutti i prodotti che ne derivano; oltre che nei cereali (principalmente frumento) e suoi derivati, anche nel latte e nel caffè. Ma l’arsenico inorganico può essere naturalmente presente anche nelle falde acquifere e dunque arrivare direttamente nell’acqua potabile (in mancanza di adeguati impianti di depurazione). Per questo l’OMS ha stabilito un quantitativo massimo tollerabile per l'arsenico contenuto nell'acqua potabile, che coincide con il limite di legge vigente in Europa di 10 microgrammi/litro.

In conclusione per prevenire un’intossicazione da metalli pesanti è fondamentale il rispetto delle normative vigenti e deve essere garantita l’efficacia dei controlli ambientali per diminuirne la presenza, in modo da limitare i quantitativi che si possono poi trovare nella catena alimentare e dunque arrivare all’uomo.
 

 


Laboratori di Analisi MADE HSE

 

 

 

 

RUOLO FISIOLOGICO DEL SALE (Na-Cl +)

 

 

Dr. Giorgio Rossi -NMD - Bionutritionist

 

Il cloruro di sodio è il sale di sodio dell'acido cloridrico ed è il comune sale da cucina. A temperatura ambiente si presenta come un solido cristallino incolore e inodore, dal sapore caratteristico. I suoi cristalli hanno un reticolo cubico ai cui vertici si alternano ioni sodio Na+ e ioni cloruro Cl- . In soluzione acquosa oppure fuso, conduce corrente elettrica. Gia nel 1950, quando le industrie farmaceutiche iniziavano a promuovere nuovi prodotti con azione diuretica capaci di rimpiazzare i tradizionali composti di mercurio, iniziò ad essere proposta sia dai media che da riviste scentifiche la dieta a base di riso con basso tenore di sodio. I diuretici erano offerti per trattare la pressione sanguigna alta, gli edemi polmonari, problemi cardiaci, "edemi idiopatici", edemi ortostatici e obestià, e in altre forme di retenzione di liquidi, includendo in questo la gravidanza; e dacchè tali diuretici funzionano attravereso l'escrezione di sodio dalle urine, le prescrizioni erano seguite da avvertimenti di riduzione di apporto di sale per rendere l'effetto diuretico molto più efficace. Era chiaro che la restrizione di sale, specialmente combinata con la perdita di sale nelle urine, era veramente dannosa durante la gravidanza, ma la combinazione diventò uno standard per la pratica medica per diversi anni, danneggiando così miglioni di bambini. A discapito di molte pubblicazioni che dimostravano che i diuretici potevano causare problemi di edemi che gli stessi erano supposti risolvere, divennero comunque dei rimedi molto redditizi per le case farmaceutiche. Così facendo le diete a restrizione di sale divennero un vero e proprio clichè culturale, instillando tra l'altro la credenza erronea che il sodio causasse edemi e ipertensione.

La restrizione del sale, in accordo con oltre 100 studi (Alderman,2004), abbassa le pressione sanguigna di pochissimi punti. Ma questo non è generalmetne collegato con un migliore stato di salute. In uno studio su oltre 3000 persone per circa 4 anni si rilevò un aumento della mortalità negli individi che utilizzavano meno sale. Un piccolo extra di pochi grammi di sale giornaliero era associato con un 36% in meno di "eventi coronarici" ( Alderman, et al, 1995) . In un altro studio con oltre 11.000 persone in circa 22 anni si dimostrò che vi era una relazione inversa tra l'opporto di sale e mortalità ( Alderman , et al, 1997). Da alcuni validi ricercatori venne rilevata l'importanza nella nutrizione prenatale di educare verso un adeguato apporto di proteine ( specialmente quelle del latte), delle calorie, e il sale. Infatti era ormai in uso nelle donne in gravidanza il graduale abbandono del sale e dell'uso di diuretici. Infatti il sodio in associazione con l'albumina sierica, è essenziale per mantenere il volume del sangue. Senza un adeguato apporto di sodio, l'albumina sierica non è capace di trattenere l'acqua dal lasciare il sangue e conseguentemente quindi entrare nei tessuti. I tessuti si gonfiano non appena il volume del sangue si riduce. Durante la gravidanza, la riduzione del volume non nutre e non ossigena adeguatamente la crescita del feto, e la ridotta circolazione renale causa il rilascio da parte dei reni di una sostanza segnale ( la renina) che causa al sangue di circolare più velocemente, sotto una grande pressione. Una dieta a basso apporto di sale è giusto una delle cose che possono ridurre la circolazione e stimolare la produzione di renina. Le endotossine batteriche, e altre cose che causano eccessiva permeabilità capillare, edemi, oppure sintomi come shock, attiveranno la secrezione di renina. Diversi studi (Shanklin and Hodin, 1979) sulla preeclampsia ( questa affezione fa aumentare la pressione arteriosa e sono potenzialmente mortali per la madre e per il feto. Tale aumento di pressione è accompagnato da edemi generalizzati, aumento di peso improvviso di 1,4 kg o maggiore per settimana, cefalea frontale intensa, visione ofuscata o doppia, riduzione della portata urinaria, proteinuria, dolore addominale centrale, irritabilità neuromuscolare, nausea e talvolta crisi convulsive che ci si riferisce con il termine eclampsia) oppure tossiemia nella gravidanza dimostrano che supplementando la dieta con sale potrebbe favorire la diminuzione della pressione nelle donne gravide, e prevenire le altre complicazioni associate con la tossicità.

L'elasticità dei vasi sanguigni è diminuita con la diminuzione del sale nella dieta. E' risaputo già da molti anni che la diminuzione dell'apporto di sale causa una risposta da parte del corpo ( risposta adattiva), incrementando e quindi attivando il sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS). L'attivazione di questo sistema è riconosciuto come fattore nell'ipertensione, nelle malattie renali, nei problemi cardiaci, nelle fibrosi cardiaca, e in altri problemi. La restrizione di sodio fà incrementare anche la serotonina, l'attività del sistema simpatico, e PAI-1 ( plasminogen activator inhibitor type-1), il quale contribuisce all'accumulazione del coagulo ed è associato con il cancro alla prostata e al seno. Il sistema nervoso simpatico diviene iperattivo nella preeclampsia (Metsaars, et al., 2006). A discapito delle conoscenze generali della relazione del sale nella dieta e il sistema RAAS, la sua applicazione per la prevenzione della tossiemia in gravidanza, non è comunemente applicata anche ad altri problemi, come l'invecchiamento e le malattie degenerative collegate con lo stress. Molte donne durante il periodo mestruale hanno desiderio di sale o zucchero. Fisiologicamente e simile come durante la gravidanza. La retenzione di acqua durante il perido premestruale è un problema comune, e i medici comunemente offrono le stesse indicazioni per i ciclo mestruale che era offerto già come trattamento standard per le donne in gravidanza: eliminazione di sale, alle volte con un diuretico. Ma quando le donne nel ciclo premestruale incrementano l'apporto di sale in accordo con il loro desiderio , la retenzione di acqua può essere prevenuta. Il volume del sangue cambia durante il normale ciclo mestruale, e quando il volume del sangue è basso, è perchè l'acqua si è mossa indirizzata nei tessuti, causando quindi edema. Quando gli estrogeni sono alti, l'osmolarità del sangue è bassa

( Courtar, et al, 2007; Stachenfeld, et al, 1999). L'aumento dell'adrenalina causato dalla restrizione di sale ha molti effetti dannosi, includendo insonnia. Molte persone anziane hanno riferito che una dieta a basso livello di sodio disturba il loro sonno, e che mangiando il loro normale livello di sale ristabiliscono la loro abilità di sonno. L'attività del loro sistema nervoso simpatico (adrenergica) aumenta con l'età, così la restrizione di sale esalta uno dei problemi base dell'età. L'aumento cronico dell'attivtà del sistema nervoso simpatico contribuisce alla permeabilità capillare, resistenza insulinica ( con incremento degli acidi grassi liberi nel sangue) , e cambiamenti degenerativi nel cervello ( Griffth and Sutin, 1996). La comparsa della tossicità nella gravianza e della preenclampsia aumentano la pressione sanguigna e la permeabilità capillare, e un aumento di prolattina. La secrezione di prolattina è aumentata dalla serotonina, la quale è una delle sostanze che aumentano dalla restrizione del sale, ma la prolattina di per se può promuovere la perdita di sale nelle urine (Ibarra, et al., 2005), e contribuisce alla permeabilità vascolare e alla ipertensione. In gravidanza, l'eccesso estrogenico e la deficienza di progesterone è un importante fattore negli effetti dannosi della restrizione di sodio e la deficienza di proteine. Una deficienza di proteine contribuisce all'ipotiroidismo, il quale è responsabile per il relativo eccesso estrogenico. Le proteine, il sale, la tiroide, e il progesterone sono termogenici, aumentano quindi la produzione di calore e stabilizzano quindi la temperatura corporea. La prolattina e gli estrogeni abbassano la temperatura basale. L'abbassamento della temperatura e il metabolismo energetico nella tossiemia oppure nella deprivazione del sale tendono ad abbassare l'utilizzo di ossigeno, aumentando l'uso glicolitico dello zucchero, e contribuendo alla formazione dell'acido lattico, più di quando il biossido di carbonio ( CO2). Nella preeclampsia, il livello sierico di lattato è aumentato, pur l'addove gli acidi grassi liberi stanno interferendo con l'uso del glucosio. Possiamo quindi analizzare questi fatti considerando che la restrizione di sodio abbassa il metabolismo, abbassa la produzione di biossido di carbonio, e crea infiammazione, stress e degenerazione. Rifrasando il tutto, il sodio stimola il metabolismo energetico, aumenta la produzione di biossido di carbonio, e protegge contro le infiammazioni e altre reazioni di maladattamento allo stress. In anni recenti è sato dimostrato che intensificando la respirazione mitocondriale diminuisce il danno cellulare, e viene quindi supportata una durata di vita maggiore. Ad esempio molti proprietari di cani sono consapevoli che i cani più piccoli mangiano molto di più in proporzione alle loro dimensioni in rapporto a quelli più grandi. E infine i cani piccoli hanno una durata di vita molto più lunga dei cani di stazza più grande, e in alcuni casi questa differenza si aggira a circa il doppio. Organismi differenti come lieviti e roditori dimostrano simili associazioni di intensità metabolica e durata di vita. Una varietà di criceti con un 20 % in più di tasso metabolico vivono il 15% di più che criceti con un medio tasso metabolico. Le capacità individuali dei topi allo sforzo era in relazione al loro tasso metabolico. I topi con un alto tasso metabolico usavano il 30 % di energia in più dei topi a basso tasso metabolico, oltre a vivere un 36% in più (I mitocondri di questi animali sono "sganciati", che vale a dire , il loro uso di ossigeno non è direttamente proporzionale alla produzione di ATP. Questo significa che essi stanno producendo molto biossido di carbonio senza necessariamente produrre più ATP, e quando a riposo essi usano una considerevole quantità di energia). Una importante funzione del biossido di carbonio è di regolare il movimento della carica positiva deglio ioni metallici alcalini, come il sodio e il calcio. Quando troppo calcio entra nella cellula attiva molti enzimi, previene il rilassamento dei nervi e dei muscoli, e in ultimo uccide la cellula. La costante formazione di biossido di carbonio ( acido) nella cellula permette di rimuovere il calcio, ed una piccola quantità di sodio dalla quale è costantemente rifornita la cellula. Quando c' è un adeguato quantitativo di sodio nel fluido extracellulare, il continuo movimento degli ioni sodio nella cellula a riposo attiva un enzima, il sodio-potassio ATPase, causando la formazione da ATP di ADP e fosfato, che stimola l'utilizzo di carburante e ossigeno per mantenere un adeguato livello di ATP. Incrementando la concentrazione di sodio aumenta il consumo energetico e la produzione di biossido di carbonio della cellula. Il sodio protegge contro l'eccitazione e gli effetti tossici delcalcio intracellulare. Inoltre il cloro si lega a metalli pesanti, in particolare al cadmio causando la formazione di cloruro di cadmio che può essere espulso per via renale. Questo meccanismo è estremamente importante se si considerano gli effetti tossici del cadmio e la sua diffusione negli alimenti.

Le soluzioni ipertoniche, contenendo molto più sodio del normale ( circa da 2 a 4-10 volte il normale) sono usate per "rinvenire " persone e animali dopo incidenti. Piuttosto che incrementare il volume del sangue nell'intento di ristabilire la circolazione, il fluido ipertonico di sodio ripristina la produzione di energia cellulare, aumentando il consumo di ossigeno e la produzione di calore mentre riduce la produzione di radicali liberi, migliora la contrazione e il rilassamento del muscolo cardiaco, e riduce l'infiammazione , la permeabilità vascolare, e gli edemi. L'acqua di mare, che è ipertonica per i nostri tessuti, è stata inoltre usata per curare le ferite, e le concentrazioni salini sono state trovate molto efficaci per accellerare le guarigioni di ferite. (Mangete, et al. 1993).

Ci sono state diverse pubblicazioni che suggerivano che un aumento di sale nella dieta può causare cancro allo stomaco, poichè nei paesi come il Giappone con un alta incidenza di questo tipo di cancro si ha un alto uso di sale. Sebbene cibo preservato incrementa molte delle caratteristiche tossine , anche il pesce fresco nella dieta è stato trovato essere associato con un incremento di rischio di cancro ( Phukan, et al., 2006). Quando a piccoli animali veniva dato un millilitro di una soluzione saturata di sale con il carcinogeno, il numero dei tumori incrementava . Comunque, quando il sale era dato con mucina , non vi erano effetti carcinogeni. Dacchè un largo ammontare di soluzione saturata di sale distruggeva la protezione naturale dello stomaco, le cellule dello stomaco non venivano protette dal carcinogeno. Quindi più che dimostrare che il sale causava cancro, l'esperimento dimostrava che una tazza o più di soluzione di sale, oppure alcuni grammi si sale puro, non dovrebbero venire ingeriti nello stesso tempo con un forte carcinogeno. Alcuni studi hanno trovato che la carne di maiali è associata con cancro all'esofago (Nagai, et al., 1982), tiroide (Markaki, et al., 2003), e altri organi, ma un esperimento con manzo, pollo, oppure una dieta con pancetta nei ratti ha rilevato un altro ruolo in relazione al sale nel processo di carcinogenesi. Dopo aver ricevuto un carcinogeno, i ratti erano alimentati con una dieta a base di carne, contendo dal 30% al 60% di manzo surgelato fritto, pollo e pancetta . E qui ne il manzo ne il pollo cambiavanano l'incidenza delle lesioni precancerogene, ma l'incidenza era ridotta del 12% negli animali con il 30% di dieta con pancetta, e del 20% in ratti con dieta a 60% di pancetta. Il sale sembrava proprio fare la differenza. Altri effetti protettivi dell'incremento del sodio sono che migliora il sistema immunitario( Junger, et al. 1994), riduce i danni vascolari , e allevia le infiammazioni( Cara, et al., 1988) : tutti questi effetti dovrebbero tendere a proteggere contro malattie degenerative, incluso tumori, ateriosclerosi, e Alzheimer.

Il sistema RAAS appare essere crucialmente interessato in tutte le specie di malattie e degenerazioni, ma gli effetti protettivi del sale sono molto importanti più di che un semplice aiuto di prevenzione su questo sistema.

Una leggera diminuzione di temperatura può promuore l'infiammazione ( Matsui, et al., 2006). Le sostanze termogeniche dietetiche : proteine, sodio, saccarosio, tiroide e progesterone sono antiinfiammazione per molte ragioni, ma di per se è veramente importante l'aumento della temperatura .

Un bassa reazione allo stress, con incremento del cortisolo, può aumentare la temperatura del corpo attraverso l' accellerazione della distruzione e risintesi delle proteine, ma una resistenza adattiva per lo stress aumenta la temperatura attraverso l'incremento del consumo di ossigeno e carburante. In presenza di un incremento di cortisolo, il grasso addominale aumenta, insieme con acidi grassi e calcio circolanti, dove invece la respirazione mitocondriale è soppressa. Quando i topi vengono messi in ambiente con bassa temperatura, essi spontaneamente preferiscono acqua leggermente salata, più di quanto fresca, e essi aumentano la loro produzione di calore (Dejima, et al., 1996). Quando ai ratti vengono dati 0,9% di cloruro di sodio con il loro cibo, la loro produzione di temperatura aumenta, e il loro grasso , incluso quello addominale, diminuisce( Bryant, et al, 1984). Questi risultati attraverso l'incremneto del sodio nella dieta sono immediati. Parte dell'effetto del sodio comporta processi regolatori nel cervello, i quali sono molto sensibili al rapporto tra sodio e calcio. La diminuzione del sodio, oppure l'incremento del calcio, causa il metabolsimo corporeo di allontanarsi sia dalla termogenesi che dall'accellerazione della respirazione. Regolando il calcio intracelluare attraveso l'incremento della produzione di biossido di carbonio è probabilmente un meccanismo base del sodio contro l'infiammazione e danni eccitatori a livello celluare e degenerativi. L'azione del cortisolo nel sopprimere la respirazione mitocondriale è associato molto fortemente con la sua abilità di aumentare il calcio intracellualre. Il cortisolo blocca gli effetti termogenici del sodio, permettendo al calcio intracellulare di danneggiare le cellule. Con l'età, i tessuti sono molto suscettibili a questi processi. Gli effetti termogenici del sodio possono essere visti su un lungo studio, come su uno breve. Un basso sodio nella dieta accellera il decremento della produzione di calore che normalmente avviene con l'età, abbassando il tasso metabolico delle cellule grasse brune e la temperatura corporea, e aumentando il grasso contenuto nel corpo, cosi come l'attività della sintesi degli enzimi dei grassi. (Xavier, et al., 2003). L'attivazione della produzione di calore e l'incremento della temperatura può essere considerata come un effetto dell'incremento del sodio simile al GABA .L'aumento del GABA nel cervello incrementa la produzione di calore dalle cellule grasse brune. ( Horton, et al., 1988). L'attivazione della produzione di calore attraverso le cellule grasse brune incrementa con onde lente durante il sonno. (Dewasmes, et al., 2003), la quale perdita è caratteristica dell'invecchiamento ( nell'uomo adulto, i muscoli scheletrici hanno la funzione di produrre calore simile alle cellule grasse brune).

Ora che l'infiammazione è riconosciuta come nell 'avere un ruolo centrale nelle malattie degenerative, il fatto che la renina, angiotensina, e aldosterone contribuiscono tutti all'infiammazione e ad un loro aumento attraverso un deficienza di sodio,dovrebbe destare interesse nell'esplorazione terapuetica della supplementazione del sodio, e l'integrale uso di tutti quei fattori che normalmente supportano la produzione di energia, specialmente la tiroide e il progesterone.

L'azione antagonista sull'aldosterone del progesterone è già risaputa da molti anni, e le medicine sintetiche antagonizzanti l'adosterone sono povere imitazioni del progesterone. Ma le case farmaceutiche sono interessate a vendere il loro prodotti medicinali per bloccare la formazione e l'azione di ogni componente del RASS, più di quando utilizzare un metodo meno costoso ( come la nutrizione) per normalizzare il sistema.

Nota finale : dato che questo mio elaborato è stato tratto dalle personali ricerche e

dall'insegnamento del Prof. Raymond Peat, [ Ph. D in Biologia presso l'Università

dell'Oregon (USA) , con specializzazione in fisiologia ] , rivolgo a lui sempre un

grosso ringraziamento per chiarirmi molto processi biochimici , tale lavoro non può

essere pubblicato se non dopo averne creata una completa elaborazione e arrichita

con altra documentazione e ricerca personale o di gruppo e personali commenti.

 

Edited by SauroClaudio
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Un ipotesi che faccio: dal momento che con l'assunzione di sale (NaCl), si ha la formazione di Cloruro di Cadmio che viene espulso per via renale, è possibile che l'allungamento della vita nella popolazione mondiale sia dovuta ad una maggior assunzione di sale da cucina. Questo lo dico perchè il cadmio è estremamente tossico e presente in quasi tutti gli alimenti. Esso può essere alla base di tumori ma soprattutto di tossicità cardiovascolare. E' chiaro che se non si assume NaCl il cadmio tende ad accumularsi e a provocar danni e di conseguenza riduzione della vita. Se noi consideriamo gli antichi romani avevano una vita media di 40 anni ma consumavano pochissimo (o niente) sale. Il fatto che in soli 2000 anni la spettanza di vita sia passata da 40 anni ad 80 anni è abbastanza strano, anche considerato che l'alimentazione ricca di zuccheri, tutto sommato è peggiore di quella che avevano gli antichi romani. Ci deve essere stato un altro fattore determinante ed io propongo che sia propri l'aumentato consumo di sale da cucina. Un ipotesi tutta da verificare.

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MANGANESE

 

https://translate.go...ese&prev=search

 

Il manganese è un elemento minerale che è sia nutrizionalmente essenziale che potenzialmente tossico se assunto in eccesso. La derivazione del suo nome dalla parola greca per magia rimane appropriata, perché gli scienziati stanno ancora lavorando per comprendere i diversi effetti della carenza di manganese e della tossicità del manganese negli organismi viventi (1) .

Funzione

Il manganese (Mn) svolge un ruolo importante in numerosi processi fisiologici come componente di più enzimi e attivatore di altri enzimi (2) .

Funzione antiossidante

Il superossido di manganese dismutasi (MnSOD) è il principale enzima antiossidante nei mitocondri . Poiché i mitocondri consumano oltre il 90% dell'ossigeno utilizzato dalle cellule, sono particolarmente vulnerabili allo stress ossidativo . Il radicale superossido è una delle specie reattive dell'ossigeno prodotte nei mitocondri durante la sintesi di ATP . MnSOD catalizza la conversione dei radicali superossido in acqua ossigenata, che può essere ridotta all'acqua da altri enzimi antiossidanti (3) .

Metabolismo

Numerosi enzimi attivati dal manganese svolgono un ruolo importante nel metabolismo di carboidrati , aminoacidi e colesterolo (4) . La carbuvilasi piruvata, un enzima contenente manganese, e la carbossichinasi fosfoenolpiruvata (PEPCK), un enzima attivato dal manganese, sono fondamentali nella gluconeogenesi - la produzione di glucosio da precursori non carboidrati. L'arginasi, un altro enzima contenente manganese, è richiesto dal fegato per il ciclo dell'urea, un processo che disintossica l'ammoniaca generata durante il metabolismo degli aminoacidi (3) . Nel cervello, l'enzima attivato dal manganese, la glutammina sintetasi, converte l'amminoacido glutammato in glutammina. Il glutammato è un neurotrasmettitore eccitotossico e un precursore di un neurotrasmettitore inibitorio, acido γ-aminobutirrico (GABA) (5, 6) .

Sviluppo osseo

La carenza di manganese provoca uno sviluppo scheletrico anormale in diverse specie animali. Il manganese è il cofattore preferito degli enzimi chiamati glicosiltransferasi; questi enzimi sono necessari per la sintesi di proteoglicani necessari per la formazione di cartilagine e ossa sane (7) .

La guarigione delle ferite

La guarigione delle ferite è un processo complesso che richiede una maggiore produzione di collagene . Il manganese è necessario per l'attivazione della prolidasi, un enzima che funziona per fornire l' amminoacido , prolina, per la formazione di collagene nelle cellule della pelle umana (8) . Un disturbo genetico noto come carenza di prolidasi provoca una guarigione anomala della ferita tra gli altri problemi ed è caratterizzato da un anormale metabolismo del manganese (7) . La sintesi di glicosaminoglicano, che richiede glicosiltransferasi attivati dal manganese, può anche svolgere un ruolo importante nella guarigione delle ferite (9) .

Interazioni nutrienti Ferro

Sebbene i meccanismi specifici per l'assorbimento e il trasporto del manganese non siano stati determinati, alcune prove suggeriscono che ferro e manganese possono condividere percorsi comuni di assorbimento e trasporto (10) . L'assorbimento del manganese da un pasto diminuisce all'aumentare del contenuto di ferro del pasto (7) . La supplementazione di ferro (60 mg / die per quattro mesi) è stata associata alla riduzione dei livelli ematici di manganese e alla riduzione dell'attività di MnSOD nei globuli bianchi, indicando una riduzione dello stato nutrizionale del manganese (11) . Inoltre, lo stato di ferro di un individuo può influire sulla biodisponibilità del manganese. L'assorbimento intestinale di manganese è aumentato durante la carenza di ferro e aumenti delle riserve di ferro (livelli di ferritina) sono associati a un ridotto assorbimento di manganese (12) . Gli uomini assorbono generalmente meno manganese rispetto alle donne; ciò può essere correlato al fatto che gli uomini di solito hanno depositi di ferro più alti rispetto alle donne (13) . Inoltre, è stato dimostrato che la carenza di ferro aumenta il rischio di accumulo di manganese nel cervello (14) .

Magnesio

È stato dimostrato che il magnesio supplementare (200 mg / die) riduce leggermente la biodisponibilità del manganese negli adulti sani, diminuendo l'assorbimento del manganese o aumentandone l'escrezione (15) .

Calcio

In una serie di studi, il calcio supplementare (500 mg / die) ha leggermente ridotto la biodisponibilità del manganese negli adulti sani. Come fonte di calcio, il latte ha avuto il minor effetto, mentre il carbonato di calcio e il fosfato di calcio hanno avuto l'effetto maggiore (15) . Numerosi altri studi hanno riscontrato effetti minimi del calcio supplementare sul metabolismo del manganese (16) .

carenza

Carenza di manganese è stata osservata in diverse specie animali. I segni di carenza di manganese includono crescita ridotta, funzione riproduttiva compromessa, anomalie scheletriche, ridotta tolleranza al glucosio (diabete) e metabolismo dei carboidrati e dei lipidi alterato.Nell'uomo, la dimostrazione di una sindrome da carenza di manganese è stata meno chiara (2, 7) . Un bambino con nutrizione parenterale totale a lungo termine (TPN) privo di manganese ha sviluppato demineralizzazione ossea e compromissione della crescita che sono state corrette con l'integrazione di manganese (17) . I giovani che sono stati alimentati con una dieta a basso contenuto di manganese hanno sviluppato una riduzione dei livelli sierici di colesterolo e un'eruzione cutanea transitoria (18) . Anche i livelli ematici di calcio, fosforo e fosfatasi alcalina sono stati elevati, il che può indicare un aumento del rimodellamento osseo come conseguenza dell'insufficiente manganese dietetico. Le giovani donne alimentate con una dieta povera di manganese hanno sviluppato una tolleranza al glucosio lievemente anormale in risposta a un'infusione endovenosa (IV) di glucosio (16) .

Prevenzione delle malattie

Un basso livello di manganese nella dieta o bassi livelli di manganese nel sangue o nei tessuti sono stati associati a diverse malattie croniche. Sebbene attualmente non si ritenga che l'insufficienza di manganese causi le malattie discusse di seguito, possono essere giustificate ulteriori ricerche per determinare se lo stato nutrizionale del manganese non ottimale contribuisce a determinati processi patologici.

osteoporosi

È stato riscontrato che le donne con osteoporosi hanno livelli plasmatici o sierici ridotti di manganese e anche una maggiore risposta plasmatica a una dose orale di manganese (19, 20) , suggerendo che potrebbero avere uno stato di manganese inferiore rispetto alle donne senza osteoporosi. Tuttavia, uno studio più recente nelle donne in postmenopausa con e senza osteoporosi non ha riscontrato differenze nei livelli plasmatici di manganese (21) . Uno studio condotto su donne in postmenopausa sane ha scoperto che un integratore contenente manganese (5 mg / die), rame (2,5 mg / die) e zinco (15 mg / die) in combinazione con un integratore di calcio (1.000 mg / die) era più efficace rispetto al solo integratore di calcio nel prevenire la perdita di osso spinale per un periodo di due anni (22) . Tuttavia, la presenza di altri oligoelementi nel supplemento rende impossibile determinare se l'integrazione di manganese fosse l'agente benefico per mantenere la densità minerale ossea .

Diabete mellito

La carenza di manganese provoca intolleranza al glucosio simile al diabete mellito in alcune specie animali, ma studi che esaminano lo stato di manganese nell'uomo diabetico hanno prodotto risultati contrastanti. In uno studio, i livelli di manganese nel sangue intero non differivano significativamente tra 57 diabetici e 28 controlli non diabetici (23) . Tuttavia, l' escrezione urinaria di manganese tendeva ad essere leggermente più alta in 185 diabetici rispetto a 185 controlli non diabetici (24) . Uno studio caso-controllo su 250 soggetti diabetici e non diabetici ha rilevato che i soggetti diabetici di tipo 2 presentavano livelli sierici di manganese più elevati rispetto ai non diabetici (25) . Tuttavia, uno studio più recente su 257 diabetici di tipo 2 e 166 controlli non diabetici ha rilevato livelli ematici più bassi di manganese nei pazienti diabetici (26) . Inoltre, uno studio sullo stato funzionale del manganese ha rilevato che l'attività dell'enzima antiossidante , MnSOD, era più bassa nei globuli bianchi dei diabetici rispetto ai non diabetici (27) . Né 15 mg né 30 mg di manganese orale hanno migliorato la tolleranza al glucosio nei diabetici o nei controlli non diabetici se somministrati contemporaneamente a una sfida orale al glucosio (28) . Sebbene il manganese abbia un ruolo nel metabolismo del glucosio, ci sono poche prove che l'integrazione di manganese migliora la tolleranza al glucosio negli individui diabetici o non diabetici.

Epilessia (disturbi convulsivi)

I ratti carenti di manganese sono più sensibili alle convulsioni rispetto ai ratti sufficienti al manganese, e i ratti che sono geneticamente inclini all'epilessia hanno livelli di manganese nel cervello e nel sangue inferiori al normale. Secondo quanto riferito, alcuni sottogruppi di esseri umani con epilessia hanno livelli di manganese nel sangue intero più bassi rispetto ai controlli non epilettici. Uno studio ha scoperto che i livelli di manganese nel sangue di individui con epilessia di origine sconosciuta erano inferiori a quelli di individui la cui epilessia era indotta da traumi (ad esempio, trauma cranico) o malattia, suggerendo una possibile relazione genetica tra epilessia e metabolismo del manganese anormale. Mentre la carenza di manganese non sembra essere una causa di epilessia nell'uomo, la relazione tra il metabolismo del manganese e l'epilessia merita ulteriori ricerche (7 , 29) .

fonti Fonti di cibo

Negli Stati Uniti, il consumo medio stimato di manganese varia da 2,1 a 2,3 mg / die per gli uomini e da 1,6 a 1,8 mg / die per le donne. Le persone che mangiano diete vegetariane e diete di tipo occidentale possono avere assunzioni di manganese fino a 10,9 mg / die (4) . Ricche fonti di manganese includono cereali integrali, noci, verdure a foglia verde e tè. Gli alimenti ricchi di acido fitico, come fagioli, semi, noci, cereali integrali e prodotti a base di soia, o cibi ricchi di acido ossalico, come cavoli, spinaci e patate dolci, possono inibire leggermente l'assorbimento del manganese. Sebbene i tè siano fonti ricche di manganese, i tannini presenti nel tè possono ridurre moderatamente l'assorbimento del manganese (15) . È stato scoperto che l'assunzione di altri minerali, tra cui ferro, calcio e fosforo, limita la ritenzione di manganese (4) . Il contenuto di manganese di alcuni alimenti ricchi di manganese è elencato in milligrammi (mg) nella Tabella 2 . Per ulteriori informazioni sul contenuto nutrizionale degli alimenti, consultare il database della composizione degli alimenti dell'USDA (30) .

Alti livelli di manganese negli integratori commercializzati per la salute delle ossa / delle articolazioni

Due studi hanno scoperto che gli integratori contenenti una combinazione di glucosamina cloridrato, condroitin solfato e manganese ascorbato sono utili per alleviare il dolore a causa dell'osteoartrite del ginocchio lieve o moderata rispetto a un placebo (54, 55) . La dose di manganese elementare fornita dagli integratori è stata di 30 mg / die per otto settimane in uno studio (55) e di 40 mg / die per sei mesi nell'altro (54) . Durante gli studi non sono stati riportati effetti avversi e non sono stati misurati i livelli ematici di manganese. Nessuno dei due studi ha confrontato il trattamento contenente ascorbato di manganese con un trattamento contenente glucosamina cloridrato e condroitin solfato senza ascorbato di manganese, quindi è impossibile determinare se il supplemento avrebbe comportato lo stesso beneficio senza alte dosi di manganese.

Raccomandazione del Linus Pauling Institute

L'assunzione adeguata ( AI ) di manganese (2,3 mg / die per gli uomini adulti e 1,8 mg / die per le donne adulte) sembra sufficiente per prevenire la carenza nella maggior parte degli individui. Non è noto l'assunzione giornaliera di manganese che probabilmente promuove una salute ottimale . A seguito della raccomandazione del Linus Pauling Institute di assumere un integratore multivitaminico / multiminerale contenente il 100% dei valori giornalieri ( DV ) della maggior parte dei nutrienti, si ottiene generalmente 2 mg / die di manganese in aggiunta a quello presente negli alimenti. A causa del potenziale di tossicità e della mancanza di informazioni sui benefici, non è raccomandata l'integrazione di manganese oltre il 100% del DV (2 mg / die). Al momento non ci sono prove che il consumo di una dieta a base vegetale ricca di manganese causi tossicità al manganese.

Anziani (> 50 anni)

Il fabbisogno di manganese non è noto per essere più elevato per gli adulti più anziani. Tuttavia, la malattia del fegato è più comune negli anziani e può aumentare il rischio di tossicità del manganese diminuendo l'eliminazione del manganese dal corpo (vedere Tossicità ). Si sconsiglia l'integrazione di manganese oltre il 100% del DV (2 mg / die).

 

P.S Il grave è che 2 mg/die con l'alimentazione raffinata che abbiamo, non si raggiungono.

riso bianco  1 mg/100 g

burro 0,8 mg/100 gr

fagioli 0,9 mg/100 gr

lattuga 0,7 mg/100 gr

pane bianco 0,6 mg/100 gr

pasticcini 0,4 mg/100 gr

cavolo verde cotto 0,4 mg/100 gr

fegatini di pollo 0,4 mg/100 gr

biscotti 0,3 mg/100 gr

carni 0,3 mg/100 gr

dolci 0,2 mg/100 gr

zuppa di piselli 0,2 mg/100 gr

patatine fritte 0,2 mg/100 gr

mais bollito 0,2 mg/100 gr

zuppe e minestre 0,2 mg/100 gr

lasagne alla bolognese 0,16 mg/100 gr

patate bianche 0,14 mg/100 gr

acciughe sott'olio 0,1 mg/100 gr

latte 0,01 mg/100 gr

formaggi 0,07/100 gr

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ALTRE FUNZIONI DEL MANGANESE:

·  Il manganese è cofattore della superossido-dismutasi manganese dipendente - importantissimo antiossidante cellulare - di conseguenza è coinvolto nei processi di protezione dai radicali liberi;

. La piruvato carbossilasi, un enzima contenente manganese e fosfoenolpiruvato carbossiclasi (PEPCK), un enzima attivato dal manganese, sono fondamentali nella gluconeogenesi - la produzione di glucosio da precursori non carboidrati

. L'arginase, un altro enzima contenente manganese, è richiesto dal fegato per il ciclo dell'urea, un processo che disintossica l'ammoniaca generata durante il metabolismo degli aminoacidi

. Nel cervello, l'enzima attivato dal manganese, la glutammina sintetasi, converte l'aminoacido glutammato in glutammina: ricordiamoci che la glutammina è gravemente carente nel Morbo di Alzheimer.

. La guarigione delle ferite è un processo complesso che richiede una maggiore produzione di collagene . Il manganese è necessario per l'attivazione della prolidasi, un enzima che funziona per fornire l' amminoacido , la prolina, per la formazione di collagene nelle cellule della pelle umana (8) . Una disfunzione genetica nota come deficienza di prolidasi si traduce in una anormale cicatrizzazione delle ferite tra altri problemi ed è caratterizzata da un anormale metabolismo del manganese (7) . La sintesi dei glicosaminoglicani, che richiede glicosiltransferasi attivate dal manganese, può anche svolgere un ruolo importante nella guarigione delle ferite

·  Il manganese è in grado di attivare l'enzima arginasi, catalizzatore idrolitico coinvolto nel complesso metabolismo azotato (vengono prodotte ornitina ed urea a partire da arginina)

·  Il manganese è coinvolto nella sintesi di DNA ed RNA, essendo cofattore di DNA-sintetasi e RNA-sintetasi.

·  Il manganese attiva la piruvato-carbossilasi, enzima implicato nel processo della gluconeogenesi

Le classi di enzimi che hanno cofattori di manganese sono grandi e comprendono ossidoriduttasi , transferasi , idrolasi , liasi , isomerasi , ligasi , lectine e integrine
 

Tratto da https://www.my-perso.../manganese.html

Il manganese partecipa attivamente a numerosi meccanismi biologici utili all'equilibrio della salute: coagulazione, attività tiroidea, fertilità, sistema immunitario, colesterolo, glicemia, formazione delle ossa ecc. Inoltre, questo oligoelemento sembra avere riscontri positivi per la profilassi di alcune affezioni, quali epilessia, deficit neurologici, diabete mellito, ritardi della crescita, ulcere, insufficienza renale, infarto (in particolare del miocardio) e persino tumori.
Il ruolo biologico del manganese in alcuni sistemi dell'organismo merita di essere approfondito.
Come accennato, il manganese sembra intervenire positivamente nel sistema immunitario, al fine di promuovere la sintesi di numerosi anticorpi; anche i meccanismi della riproduzione sembrano essere, in qualche modo, strettamente correlati alla quantità di manganese nel sangue: la carenza di questo minerale, infatti, pare responsabile di una ipotetica diminuzione della fertilità.
Ancora, la carenza di manganese durante la gravidanza potrebbe avere riscontri negativi sullo sviluppo delle ossa del nascituro, aumentando il rischio di malformazioni e/o anomalie ossee.
Un giusto tasso ematico di manganese è utilissimo per tenere sotto controllo gli attacchi epilettici: non a caso, nel sangue di pazienti – soprattutto infanti – malati di epilessia si osservano spesso quantità minime di manganese; ciò fa pensare che un giusto apporto di manganese sia utile per prevenire l'epilessia o diminuire la frequenza e l'intensità delle crisi epilettiche.

Pertanto con la Vit D ha in comune:

  • La calcificazione ossea (come fa la Vit D)

  • La prevenzione dell’Diabete Mellito sia di tipo I (per una protezione delle Isole del Langherans), sia di tipo II per un azione di prevenzione dei recettori dell’insulina (pare la Vit D)

  • Un azione di prevenzione delle malattie cardio vascolari (prevenzione dell’infarto) (sembra Vit D)

  • Un azione di prevenzione delle malattie cronico-degenerative ( anche qui sovrapponibile a quella della Vit D)

  • Un azione di prevenzione delle malattie autoimmuni ,soprattutto Sclerosi Multipla (azione quindi simile a quella della Vit D)

  • Una stimolazione del Sistema Immunitario con una maggior produzione di anticorpi (ricordiamo le CATELICIDINE prodotte dai T-Linfociti tramite la Vit D)

  • Un azione antiepilettica (Holick l’ha invocata anche per la vitamina D)

  • Un azione di regolazione di regolazione dell’attività tiroidea (anche questa dimostrata da Holick con la Vit D)

  • Ilo sito dice : persino tumori (come la Vit D)

Chiaramente il Manganese non è stato oggetto moltissimi studi come la Vit D.

Ma il Manganese ha anche altre funzioni. Scopro solo ora che il il fattore principale dell’enzima SUPEROSSIDO-DISMUTASI il principale enzima insieme alla GLUTATIONE-PEROSSIDASI che neutralizza i Radicali Liberi. (io pensavo che fossero lo Zinco ed il Rame, mentre questi elementi probabilmente entrano come fattori secondari). Inoltre è coinvolto nella sintesi del DNA e del RNA attraverso la DNA-SINTETASI e l’RNA-SINTETASI

Nell’uomo la carenza di Manganese è abbastanza rare, anche se con l’alimentazione raffinata che abbiamo e con l’eccesso di zuccheri si può andare incontro ad un effettiva carenza.

Il manganese negli alimenti

Il metallo è presente in maggiori quantità in prodotti e alimenti come: fra gli alimenti vegetali possiamo annoverare il frutto speciale rambutan, ricco anche di vitamina C e B, zenzero macinato, chiodi di garofano, menta, zafferano, , cardamomo, cannella, germe di grano, pepe, crusca di grano, prezzemolo, basilico, bacche di goji, pinoli, alloro, dragoncello, timo, curcuma, curry. Gli alimenti animali al contrario sono piuttosto carenti.

In dosi inferiori anche in vari tipi di farine, noci, cioccolato fondente, riso e pasta. Il manganese è presente in buone quantità anche nei germogli di grano.

La dose raccomandata è di 2-5 mg/die. Una quantità eccessiva di manganese (30 mg/die per oltre due mesi) può portare al manganismo, una malattia che causa la morte neuronale dopaminergica e sintomi simili al Morbo di Parkinson

 

Interazioni nutrienti Ferro

 

Sebbene non siano stati determinati i meccanismi specifici per l'assorbimento e il trasporto di manganese, alcune prove suggeriscono che ferro e manganese possono condividere percorsi di assorbimento e trasporto comuni (10) . L'assorbimento del manganese da un pasto diminuisce all'aumentare del contenuto di ferro del pasto (7) . La supplementazione di ferro (60 mg / die per quattro mesi) è stata associata a diminuzione dei livelli di manganese nel sangue e diminuzione dell'attività di MnSOD nei globuli bianchi, indicando una riduzione dello stato nutrizionale del manganese (11) . Inoltre, lo stato di ferro di un individuo può influire sulla biodisponibilità del manganese. L'assorbimento intestinale del manganese è aumentato durante la carenza di ferro e l'aumento delle riserve di ferro (livelli di ferritina) è associato ad un ridotto assorbimento di manganese (12) . Gli uomini generalmente assorbono meno manganese rispetto alle donne; questo può essere legato al fatto che gli uomini di solito hanno depositi di ferro più alti rispetto alle donne (13) . Inoltre, è stato dimostrato che la carenza di ferro aumenta il rischio di accumulo di manganese nel cervello (14) .

 

Magnesio

 

È stato dimostrato che il supplemento di magnesio (200 mg / die) riduce leggermente la biodisponibilità di manganese negli adulti sani, diminuendo l'assorbimento di manganese o aumentando la sua escrezione (15) .

 

Calcio

 

In una serie di studi, il calcio supplementare (500 mg / die) ha leggermente ridotto la biodisponibilità di manganese negli adulti sani. Come fonte di calcio, il latte ha avuto il minimo effetto, mentre il calcio carbonato e il fosfato di calcio hanno avuto il maggiore effetto (15) . Diversi altri studi hanno trovato effetti minimi di calcio supplementare sul metabolismo di manganese (16) .

 

CARENZA

 

La carenza di manganese è stata osservata in un certo numero di specie animali. Segni di deficienza di manganese comprendono alterazioni della crescita, alterazioni della funzione riproduttiva, anomalie scheletriche, ridotta tolleranza al glucosio e alterato metabolismo dei carboidrati e dei lipidi . Negli esseri umani, la dimostrazione di una sindrome da deficienza di manganese è stata meno chiara (2, 7) . Un bambino in nutrizione parenterale totale a lungo termine (TPN) privo di manganese ha sviluppato la demineralizzazione ossea e la crescita compromessa che sono state corrette con l'integrazione di manganese (17) . I giovani che sono stati nutriti con una dieta a basso contenuto di manganese hanno sviluppato una diminuzione dei livelli di colesterolo nel siero e un'eruzione cutanea transitoria (18) . Anche i livelli di calcio di calcio, fosforo e fosfatasi alcalina erano elevati, il che potrebbe indicare un aumento del rimodellamento osseo a causa di manganese dietetico insufficiente. Le giovani donne alimentate con una dieta povera di manganese hanno sviluppato una tolleranza al glucosio lievemente anormale in risposta a un'infusione endovenosa (IV) di glucosio (16)

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VIT D E SISTEMA IMMUNITARIO

 

È interessante quanto ho trovato, lo riporto in sintesi:

 

<< La vitamina D è cruciale per l’attivazione del nostro sistema immunitario: senza di essa, le cellule T non sono in grado di reagire e combattere le infezioni più gravi che minacciano l’organismo. E’ quanto hanno scoperto alcuni ricercatori dell’Università di Copenhagen, in Danimarca. La maggior parte della vitamina D è prodotta naturalmente dall’esposizione della pelle al sole. È contenuta anche nell’olio di pesce, nelle uova di pesci grassi come salmone, aringhe e sgombro, o può essere assunta consumando integratori dietetici. Non esistono studi definitivi per stabilire il dosaggio ottimale di vitamina D, anche se le attuali linee guida raccomandano di assumere una dose giornaliera compresa tra 25 e 50 microgrammi al giorno. Si stima inoltre che gran parte della popolazione abbia una bassa concentrazione sanguigna di questo importante elemento. Secondo il modello immunologico attuale, per poter proteggere il corpo dalla minaccia di virus e batteri le cellule T del sistema immunitario devono in primo luogo essere esposte a tracce dell’agente patogeno. Ciò avviene quando queste vengono “presentate” da altre cellule immunitarie dell’organismo, i macrofagi. Le cellule T si possono cosi legare al frammento e dividersi continuamente dando luogo a centinaia di copie identiche, tutte specializzate nel riconoscere e nel distruggere lo stesso agente esterno. “Quando una cellula T è esposta a un agente patogeno, espone un dispositivo di segnalazione noto come recettore per la vitamina D: ciò significa che la cellula T deve avere a disposizione la vitamina D, o l’attivazione cesserà. Se le cellule T non riescono a trovare sufficiente vitamina D nel sangue, non inizieranno mai ad attivarsi.” Nel corso della ricerca, i cui risultati sono apparsi sull’ultimo numero della rivista Nature Immunology, i ricercatori sono riusciti anche a tracciare la sequenza biochimica di trasformazione di una cellula T da inattiva ad attiva: ciò apre la strada alla possibilità di intervenire in diversi punti di tale cammino per modulare la risposta immunitaria. L’elemento cruciale scoperto in questo caso è che le cellule T inattive, o “naïve”, non contengono né un recettore per la vitamina D né una specifica molecola (la PLC-gamma1) che la renderebbe in grado di dare una risposta antigenica specifica. I risultati, secondo i ricercatori, potrebbero rivelarsi preziosi in tutti gli studi che riguardano il sistema immunitario, dalla messa a punto di nuovi vaccini o di nuovi immunosoppressori per i trapiantati fino alla lotta alle malattie infettive e alle epidemie globali. (fc) >>

 

La ricerca segnalata dal nostro interlocutore, comparsa nell’aprile scorso su Nature Immunology (1), è sicuramente di grande interesse perché chiama in causa il ruolo della vitamina D nel regolare i processi immunitari e quindi la difesa contro le infezioni e la modulazione dell’infiammazione. Il ruolo anti-infiammatorio della vitamina D è già stato documentato in realtà in diverse malattie, come la sclerosi multipla, l’artrite reumatoide, il diabete mellito, il lupus eritematodes , la psoriasi e il cancro della prostata. Nella fibrosi cistica gli studi sulla vitamina D si sono finora concentrati soprattutto sul ruolo di questa vitamina nel prevenire e nel curare l’osteoporosi, anche se il tema dell’infiammazione in questa malattia è cruciale alla sua evoluzione. Solo recentemente è stato dimostrato che l’aspergillosi broncopolmonare allergica (ABPA), tipica complicanza infiammatoria polmonare nella FC, legata ad una speciale ipersensibilità al fungo Aspergillus fumigatus , è correlata con bassi livelli di vitamina D nel sangue dei pazienti (2). In questo studio si è anche visto, con esperimenti in vitro, che l’aggiunta di vitamina D alle cellule T oggetto di studio riduce la risposta infiammatoria all’Aspergillus fumigatus, tanto da raccomandare trial clinici con vitamina D per prevenire l’ABPA nei pazienti FC. Nella fibrosi cistica è abitualmente raccomandata una supplementazione con vit. D. Infatti, in questa malattia vi è abituale carenza di vitamina D, dimostrata dai bassi o bassissimi livelli nel siero di 25-idrossivitamina D (25-OHD), che è la forma attiva della vitamina D nell’organismo. Si ritiene che i livelli utili di 25-OHD nel siero dovrebbero essere compresi tra 30 e 60 nanogrammi (ng)per ml. Un’ottima rassegna della letteratura su questo problema è stata pubblicata lo scorso anno (3). Le cause della carenza vitaminica in FC sono molteplici. In primis, lo scarso assorbimento intestinale della vit. D che assumiamo con i cibi, a causa dell’insufficienza pancreatica: la vit.D infatti è una vitamina liposolubile (come E, A e K) e in assenza o quasi di digestione dei grassi non può essere assorbita. Ma anche pazienti FC senza insufficienza pancreatica e pazienti regolarmente trattati con enzimi pancreatici non raggiungono in genere livelli sierici sufficienti di 25-OHD. Si chiamano in causa altri fattori: lo scarso contenuto di grasso dell’organismo dei malati (soprattutto quello sottocutaneo), abituale deposito di riserva della vit. D, il ridotto legame della vitamina alla specifica proteina che lo lega e lo trasporta ai siti di utilizzo, la ridotta idrossilazione della vitamina, necessaria per trasformarla nella sua forma attiva 25-OHD, ma anche la probabile scarsa esposizione alla luce solare. A proposito di quest’ultimo fattore, ricordiamo che in condizioni normali l’esposizione alla luce solare rappresenta la condizione che assicura il 90% del fabbisogno di vit. D dell’organismo: infatti l’energia solare nella sua componente ultravioletta favorisce la sintesi naturale della vitamina, che nella bella stagione si accumula come riserva nel tessuto grasso per essere poi disponibile nelle stagioni fredde. E’ possibile che, per varie ragioni, il malato FC si esponga poco alla luce solare. Il deficit di vit. D provoca secondariamente un eccesso di produzione di ormone paratiroideo nelle ghiandole paratiroidi, con conseguente mobilizzazione dei minerali dello scheletro e impoverimento della matrice ossea (osteomalacia e osteoporosi). E’ vero che non abbiamo ancora sicuri criteri sul dosaggio di vitamina D da assumere per raggiungere nel siero livelli sufficienti di 25-OHD. Sulla base delle informazioni ricavate dagli studi finora condotti, un gruppo di ricercatori di Chapel Hill dell’Università di North Carlina (3) ha recentemente suggerito un interessante algoritmo per trattare la carenza di vitamina D nei pazienti FC, che di seguito riassumiamo. Controllare annualmente il livello sierico di 25-OHD. Se risulta superiore a 30 ng/ml continuare la supplementazione standard abituale (in genere 800 UI per giorno). Se è inferiore a 30 ng/ml si somministri una dose media di 12.000 UI una volta per settimana nei soggetti di età inferiore a 5 anni e di 50.000 UI per settimana nei pazienti oltre i 5 anni, per 12 settimane. Ricontrollare i livelli di 25-OHD e, se maggiori di 30 ng/ml , continuare con la dose media aggiustandola per mantenere 25-OHD sotto gli 80 ng/ml, livello di sicurezza per evitare eventuali tossicità della vitamina. Se al ri-controllo i livelli di 25-OHD sono inferiori a 30 ng/ml si passi alla dose alta, con 12.000 UI sotto i 5 anni e 50.000 UI sopra i 5 anni 2 volte la settimana. Nuovo controllo: se 25-OHD maggiore di 30 ng/ml continuare con dose alta aggiustandola per mantenere i livelli di sicurezza (sotto 80 ng/ml); se inferiore a 30 ng, considerare l’intervento controllato con fototerapia (raggi UV di particolare lunghezza d’onda). E’ preferibile somministrare vitamina D3 (colicalciferolo, di origine animale) rispetto alla vitamina D2 (ergo calciferolo, di origine vegetale): infatti , un recente studio ha dimostrato la più elevata efficacia di vit. D3 (4). Questo protocollo, che appare peraltro ragionevole, non è ancora entrato nelle linee guida ufficiali e merita certamente di essere verificato e validato con adeguati studi clinici.

 

 

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ULTERIORI TECNICHE NELLA CURA DEI TUMORI

 

 

Sebbene la chemioterapia generalizzata con citotossici sia tuttora la più praticata (anche per motivi di interesse delle Case Farmaceutiche) esistono un insieme di altre tecniche molto meno invasive e diciamo più focalizzate sul tumore che cercheremo ora di focalizzare. Fi ricordate che avevo recentemente fatto il post https://www.facebook...44519542285705/ Anche se per molte parti farò un copia incolla- non mancherò di porre anche le mie considerazioni relative ad ogni tecnica. “”Le neoplasie epatiche maligne primitive e secondarie sono fra le forme tumorali più frequenti nel mondo e sfortunatamente la chemioterapia e la terapia radiante sono trattamenti inefficaci. La resezione chirurgica è stata storicamente considerata l’unica opzione curativa, anche se pochi pazienti sono candidabili all’intervento chirurgico: ormai, numerosi studi dimostrano che alcune tecniche mini-invasive hanno assunto dignità di terapie alternative ugualmente valide ed efficaci. In particolare, nel caso dell’epatocarcinoma (EC), la Consensus Conference dell’European Association for the Study of the Liver (EASL) di Barcellona dell’anno 2000 (1) includeva a pieno titolo, nel novero delle strategie terapeutiche definite "curative", insieme alla resezione chirurgica ed al trapianto di fegato, anche le tecniche percutanee quali l’alcolizzazione (PEI) e la termoablazione con radiofrequenza (RF). Di più recente introduzione sono la termoablazione con laser (LITT), la crioablazione, la termoablazione con microonde (MT) e gli ultrasuoni ad alta intensità focalizzata (HIFU).”” “”Alcolizzazione (Percutaneous Ethanol Injection, PEI) Rappresenta il primo trattamento mini-invasivo dell’EC di piccole dimensioni, rapidamente diffuso per la sua facilità esecutiva ed i bassi costi; negli ultimi anni, è stato in gran parte sostituito dalla termoablazione a radiofrequenza (RF) (2). Il meccanismo d’azione dell’alcool dipende dalla sua capacità di diffusione all’interno delle cellule tumorali, determinando disidratazione delle proteine citoplasmatiche e conseguente necrosi coagulativa; all’interno dei vasi neoplastici, l’alcool produce necrosi delle cellule endoteliali, aggregazione piastrinica e trombosi vascolare con ischemia del tessuto tumorale (3). Tuttavia, la presenza di setti fibrosi all’interno delle lesioni non permette l’omogenea diffusione dell’etanolo, causando spesso incompleta necrosi lesionale (4,5). Selezione dei pazienti e tecnica. La PEI viene generalmente eseguita in pazienti con piccolo EC su cirrosi. Le linee guida EASL (1) includono la PEI tra le metodiche cosiddette radicali raccomandate nei pazienti in stadio 0 ed A (Tabella 1), anche come trattamento "a ponte" in pazienti in attesa di trapianto di fegato.”” Certo l’etanolo l’avevo già citato per i tumori tiroidei dove aveva datto ottimi risultati, non sapevo sinceramente che venisse usato. Non sapevo sinceramente che venisse usato per i tumori epatici, per le metastasi e per altri tipi di tumore. Qui dice “Tuttavia, la presenza di setti fibrosi all’interno delle lesioni non permette l’omogenea diffusione dell’etanolo, causando spesso incompleta necrosi lesionale” Io credo però che questo dipenda dal tipo di tecnica di erogazione dell’etanolo, ad esempio anziché usare un ago singolo si possono usare due o tre aghi in modo che l’etanolo raggiunga ogni parte della lesione tumorale causando una necrosi completa. Si possono in tal modo trattare anche i linfonodi interessati che essendo generalmente più piccoli andrebbero incontro a necrosi anche con piccole quantità di etanolo. Se vi ricordate però avevamo proposto altri tipi di necrotizzanti quali l’acqua ossigenata al 50% ed il Cloruro di Magnesio in soluzione concentrata al 60%, , quest’ultimo in particolare essendo un sale osmotico ha una diffusibilità enormemente superiore dell’etanolo ed una capacità di necrosi forse superiore. Il sito continua “L’iniezione percutanea di etanolo sterile al 95% viene preferibilmente effettuata sotto guida US, mediante ago multiforato di 20-22 Gauge (3). La PEI può essere eseguita con 2 diversi approcci: a) la tecnica convenzionale, eseguita ambulatorialmente in anestesia locale con iniezione di 2-10 ml di alcool per sessione, prevede più sedute, numericamente variabili a seconda delle dimensioni del tumore (noduli < 2 cm vengono trattati in 3-4 sessioni, noduli di dimensioni da 2 a 3.5 cm in 8-12 sessioni) (3); b) la tecnica in unica sessione (one shot), eseguita più raramente ed in pazienti poco collaboranti, è condotta in anestesia generale per il trattamento di noduli di dimensioni > 5 cm. Richiede una maggiore quantità di alcool, correlata alle dimensioni della lesione, considerando un margine di sicurezza di 0.5-1 cm. Non deve essere comunque superata una quantità di 70 ml di etanolo. Risultati. Negli ultimi anni, l’uso della PEI è nettamente diminuito a favore della termoablazione a RF, che ha mostrato vantaggi significativi in 5 studi randomizzati (Tabella 2) (2,6-10) ed in una recente meta-analisi (2). Quest’ultima riporta per noduli < 3 cm una risposta completa dell’84.5% dopo PEI rispetto al 93.5% ottenibile con RF. Anche le percentuali di sopravvivenza riportate a 1, 2, 3 e 4 anni in pazienti con EC singolo < 3 cm sono rispettivamente del 91%, 75%, 58% e 51%, significativamente inferiori a quelle ottenute con la RF, rispettivamente del 96%, 86%, 73% e 62%. L’efficacia diminuisce fino al 50% nei tumori di dimensioni maggiori; per tale motivo, attualmente la PEI non trova indicazione nelle lesioni > 3 cm.”” Il sito dice che con con tecniche non invasive si ha la necrosi nell’84.5% delle lesioni tumorali, faccio presente che con la Chemioterapia Generalizzata produce una necrosi nel 31% delle lesioni neoplastiche e neppure definitiva perché a distanza di anni il tumore si ripresenta, cosa che non accade con la necrosi focalizzata. Il sito infatti dice: “Il dolore è l’evento avverso più frequente (11): le complicanze maggiori (emoperitoneo, emobilia, ascesso epatico) variano dallo zero al 2.7% (2,9); la mortalità è nulla con la tecnica convenzionale e dello 0.7% con tecnica one shot.”” Termoablazione a Radiofrequenza Per la Termoablazione a Radiofrequenza riporterò solo una parte vista la lunghezza del trattato” La RF, introdotta nel 1990, riveste attualmente un ruolo fondamentale nella pratica clinica per il trattamento dei tumori epatici (12-14). A differenza della PEI, la RF appare efficace per il trattamento sia dell’EC sia delle metastasi epatiche ed inoltre, richiede meno sessioni per trattare lo stesso tumore rispetto alla PEI. Meccanismo d’azione. Le onde di RF comprendono una banda di radiazioni elettromagnetiche a bassa frequenza (< 300 kHz), media frequenza (< 3 MHz), alta frequenza (< 300 MHz) e microonde (2.500 MHz). Nella RF si utilizzano solitamente generatori con una frequenza di 480-500 kHz. In un circuito elementare monopolare, l’elettrodo attivo è costituito dall’estremità dell’ago da porre all’interno della lesione epatica, mentre l’elettrodo dispersivo è costituito da una piastra posta sulla superficie cutanea della coscia. L’elettrodo, rappresentato dalla punta esposta dell’ago, determina il passaggio di una corrente alternata ad elevata frequenza al tessuto circostante con agitazione degli ioni, che crea attorno alla punta dell’ago-elettrodo una turbolenza ionica locale ed un surriscaldamento definito come effetto di resistenza termica.”” In pratica con la Termoablazione a Radiofrequenza si introduce un ago nel tumore il quale emette delle radioonde che portano la massa tumorale ad 80°, cioè praticamente la cuoce. Qui si dice che è indicato soprattutto per il tumore e le metastasi epatiche ma non vedo perché non possa essere applicato a qualsiasi tipo di tumore eccetto quelli cerebrali. Infatti il sito dice “Nelle metastasi da colon-retto, la RF eseguita in pazienti candidati ad epatectomia ha portato al risultato di necrosi completa nel 60% e necrosi incompleta nel 40% dei casi, con necessità di ripetizione di alcune RF (6,12-14,21,34-37) (Tabella 5); il 76% dei pazienti ha ottenuto un risparmio di resezioni chirurgiche (38). La sopravvivenza a 5 anni, come riportato in tre studi che includono pazienti con almeno 5 lesioni (dimensioni <= 5 cm), varia dal 24% al 44% “” Il 76% dei pazienti ha ottenuto un risparmio di reazioni chirurgiche, faccio presente questo dato incredibile, visto che si tratta di tumori intestinali. Termoablazione con Laser. Anche in questo caso riporterò solo una parte del Post: “”Risultati. L’ablazione con laser è stata prevalentemente utilizzata nel trattamento di metastasi epatiche con risultati di necrosi complete del 78-95% (49,50); la sopravvivenza risulta correlata al successo tecnico della termoablazione tumorale ed al comportamento biologico del tumore, con sopravvivenza mediana di 33 mesi e del 30% a 5 anni (51). Le prime poche esperienze nel trattamento dell’EC eseguite su tumori di dimensioni variabili tra 1 e 6.6 cm, mediante inserimento di 1-4 fibre laser in una singola sessione, riportano percentuali di necrosi completa comprese fra l’82% ed il 97%, (52,53) con recidive locali a 2 anni nel 6% dei casi e di sopravvivenza a 3 e 5 anni del 68% e 15%, rispettivamente (53). Come per la RF, l’associazione di un trattamento ablativo locale mediante laser con un trattamento d’organo TACE (Trans-Arterial Chemoembolization) sembra produrre risultati nettamente migliori” Anche con la tecnica Laser si utilizza un ago da introdurre nel tumore, ago che genera un fascio laser che causa la necrosi della massa tumorale. Come vedete ci possono essere un 68% di recidive a 5 anni, percentuale leggermente inferiore a quella che si ottiene con la Chemioterapia e Radioterapia generalizzata, ma senza avere i danni d’organo che queste producono. Crioablazione “Tecnica. Si basa sul danno cellulare indotto dal rapido raffreddamento, prodotto dall’espansione e dal conseguente raffreddamento di un gas compresso (argon), seguito dal rapido riscaldamento tessutale dovuto all’energia proveniente dal passaggio da alta a bassa pressione di un altro gas (elio). I tempi del raffreddamento sono generalmente di 10-20 minuti, seguiti da un riscaldamento di 10 minuti (5). Viene eseguita sotto guida US o TC. Risultati. Ad oggi, mancano in letteratura studi clinici randomizzati e le esperienze sul fegato sono limitate. Lo studio di Seifert et al. (59), che confronta resezione chirurgica e crioablazione, mostra morbilità inferiore con la crioablazione e sopravvivenza a 5 anni sovrapponibile tra i due gruppi (23% e 26%, rispettivamente); la percentuale di recidive è risultata essere superiore nella crioablazione. Un gruppo italiano (60) riporta su 4 piccoli EC (dimensioni <= 3 cm) e con un follow-up di 6 mesi, un successo tecnico del 100%, ma tasso di recidiva del 25%.” Con la crioablazione come vedete si ha una mortalità a 5 anni del 25% media, cioè una sopravvivenza del 75% nettamente superiore a quella che si ottiene con la Chemioterapia Generalizzata e Radioterapia. La Crioabazione può essere utilizzata per qualsiasi tipo di tumore, consiste nell’inettare nel tumore un gas compresso(argon) a bassissima temperatura (170 gradi sotto zero) raffreddamento seguito da un rapido riscaldamento. Ultrasuoni ad Alta Intensità Focalizzati (High Intensity Focused Ulrasound, HIFU) “”Tecnica. Il principale vantaggio teorico di questa tecnica è quello di indurre una lesione termica senza inserire aghi: gli ultrasuoni, infatti, sono prodotti da un generatore di corrente elettrica e da un trasduttore che trasforma l’energia elettrica in ultrasuoni, utilizzando solo apparecchiature extracorporee. Energie elevate (200 W), 10.000 volte maggiori delle energie utilizzate per gli ultrasuoni diagnostici, vengono focalizzate verso una piccola area di tessuto (attraverso l’uso di trasduttori) con raggiungimento di temperature >= 60°C che provocano necrosi tessutale. L’HIFU viene eseguita sotto guida US o RM. Risultati. Attualmente, gli ultrasuoni localizzati rimangono una metodica sperimentale. Recenti studi mostrano come l’HIFU rappresenti una vera promessa nel trattamento delle neoplasie epatiche (61,62). Uno studio (61) randomizzato su pazienti con EC (un braccio combinato TACE-HIFU e l’altro esclusivamente TACE) mostra sopravvivenza mediana di 11.3 mesi nel gruppo HIFU-TACE e di 4 mesi nel gruppo TACE. L’HIFU risulta promettente anche per il trattamento di tumori epatici >= 5 cm, poiché l’assenza di effetti collaterali e di complicanze permette di eseguire multiple sessioni; Wu et al. riportano (in EC di dimensioni medie di 8 cm) una sopravvivenza a 6, 12 e 18 mesi rispettivamente dell’86.1%, 61.5% e 35.3% (63). In un recente lavoro che includeva il trattamento di 39 pazienti con un totale di 42 noduli vicini a vasi sanguigni di grosso calibro, Zhang et al. hanno dimostrato come l’HIFU sia una tecnica sicura ed efficace per l’EC ad un follow-up medio di 23.8 ± 17.2 mesi (64).”” Come vedete anche qui le percentuali di sopravvivenza sono nettamente superiori a quelle che si ottengono con Chemioterapia e Radioterapia. Infusioni intra-arteriose “”Principi della metodologia e descrizione della tecnica. Consiste nella somministrazione diretta dei farmaci nell’organo o regione sede del tumore, attraverso l’afferenza arteriosa. Perché questa terapia sia efficace è necessario che il tumore abbia prevalente crescita "regionale", che la sintomatologia correlata sia clinicamente rilevante, che il farmaco utilizzato possieda una curva dose-risposta di tipo lineare e che si ottenga un’adeguata distribuzione del farmaco all’interno della lesione. L’obiettivo dell’infusione loco-regionale di farmaci è di aumentarne le concentrazioni regionali ottenendo maggiore attività locale senza aumento della tossicità generale. La tecnica consiste in infusioni ripetute o nell’impianto di un sistema di infusione.” E’ quello in sostanza che avevo proposto io nel mio Post, chiaramente non posso riportare tutto il sito internet perché troppo lungo. Qui si riferisce soprattutto all’infusione nel tumore di citotossici quai il Cisplatino ed il Fluorouracie, non parla di MgCl e neppure di acqua ossigenata, il risultato dice il sito è la BASSA TOSSICITA’ vista la minima dose del farmaco che viene iniettato, neppure paragonabile a quello che si dovrebbe iniettare per via sistemica, ed anche i risultati sembrano buoni, un 52% di risposta completa, cioè guarigione un risultato eclatante rispetto alla Chemioterapia Generalizzata. 2,5%. Poi c’è da dire ce sui necrotizzanti il tumore ci si potrebbe sbizzarrire, io avevo proposto il MgCl per l’estrema diffusibilità e perché il magnesio ripristina il ciclo di Krebs oppure ostacola il Ciclo dei Pentosi, mandando in apoptosi la cellula. Quindi riassumendo le tecniche localizzate per trattare il tumore a tuttora sono

 

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ARTOSI E SOLE

 

https://translate.go...700271,15700283

 

Questo studio è il primo a dimostrare, sia trasversalmente che longitudinalmente, le associazioni positive tra esposizione al sole, livelli sierici di 25 (OH) D e volume della cartilagine tibiale del ginocchio negli anziani, in particolare nelle donne e in quelli con OA radiografico e dolore al ginocchio, suggerendo che la vitamina D è un importante contributo ormonale all'omeostasi della cartilagine. Inoltre, conferma un'associazione positiva tra insufficienza di vitamina D e JSN da moderata a grave negli adulti più anziani.

È stato riconosciuto che l'insufficienza di vitamina D negli adulti può provocare iperparatiroidismo secondario, aumento del turnover osseo, aumento della perdita ossea e aumento del rischio di frattura da fragilità ( 2 , 3 ); pertanto, l'integrazione di vitamina D (700–800 UI / giorno) sembra ridurre il rischio di fratture, specialmente negli anziani istituzionalizzati ( 20 ). Al contrario, il ruolo dell'insufficienza di vitamina D nell'OA è molto meno compreso e continua ad essere controverso. In parte, ciò può essere dovuto all'uso di radiografie piuttosto che a strumenti più sensibili come la risonanza magnetica, come confermato dallo studio attuale.

Uno studio trasversale ha mostrato che, nelle femmine gemellate con OA del ginocchio, livelli sierici di 25 (OH) D erano associati con osteofiti ma non con JSN e l'associazione con osteofiti scompariva dopo aggiustamento per età e BMI ( 9 ). Questo è simile ai dati della sezione trasversale nel presente studio per gli osteofiti negli uomini e nelle donne più anziani, ma abbiamo anche scoperto che i livelli sierici di 25 (OH) D erano significativamente associati a JSN da moderata a grave nel compartimento tibiofemorale mediale a entrambe le ginocchia prima e dopo la regolazione per possibili fattori di confusione. Non abbiamo documentato alcuna associazione tra i livelli sierici di 25 (OH) D e JSN nel compartimento tibiofemorale laterale; tuttavia, usando la misurazione quantitativa del volume della cartilagine, abbiamo trovato significative associazioni positive tra i livelli sierici di 25 (OH) D e il volume della cartilagine in entrambi i siti tibiale mediale e laterale. Inoltre, l'insufficienza di vitamina D era costantemente associata negativamente al volume della cartilagine tibiale sia mediale che laterale.

La perdita del volume della cartilagine è il segno distintivo dell'OA stabilito e lo sviluppo di difetti della cartilagine sembra essere un evento di OA iniziale ( 21 ). Simile ai risultati della sezione trasversale, abbiamo scoperto che sia i livelli basali di 25 (OH) D sia la variazione dei livelli di 25 (OH) D erano positivamente associati alla variazione del volume della cartilagine del ginocchio e l'insufficienza di vitamina D prevedeva la perdita della cartilagine del ginocchio per oltre 2,9 anni. Questi risultati sono stati i più coerenti nel sito tibiale mediale e nelle donne e in quelli con OA radiografico e dolore al ginocchio. Ciò è in accordo con un rapporto che suggerisce che l'espressione dei recettori della vitamina D è maggiore nella cartilagine di OA rispetto alla cartilagine normale ( 5 ), suggerendo che la cartilagine di OA può essere più sensibile alla vitamina D. Tuttavia, non abbiamo trovato alcuna associazione tra siero livelli di 25 (OH) D e difetti della cartilagine del ginocchio, in linea con quanto rilevato dall'artrosi di Boston dello studio del ginocchio (BOKS) ( 8 ), suggerendo che il volume della cartilagine può essere regolato da fattori ormonali e che i difetti della cartilagine del ginocchio possono essere più correlato a fattori non metabolici, come recentemente riportato per la leptina ( 22 ).

Non abbiamo ottenuto la radiografia alla prima visita di follow-up perché la misurazione radiografica è insensibile al cambiamento in un periodo relativamente breve, quindi non possiamo commentare l'associazione tra vitamina D e il cambiamento di JSN nel presente studio. Nello studio di coorte di Framingham OA, McAlindon et al ( 6 ) hanno riferito che il rischio di progressione dell'OA radiografica oltre 8 anni nei pazienti più anziani con OA del ginocchio era 3 volte più alto nel terzo e terzili più bassi per i livelli sierici basali di vitamina D rispetto con i pazienti nei terziari più alti e bassi livelli di vitamina D hanno anche predetto la perdita di spazio articolare e la crescita degli osteofiti. In uno studio longitudinale per un periodo di 8 anni, Lane et al ( 7 ) hanno riportato che livelli sierici inferiori di vitamina D erano associati a JSN anca incidente ma non con osteofiti incidenti, ma non hanno trovato alcuna associazione tra i livelli sierici di vitamina D e progressione nell'OA radiografica dell'anca. Di recente, Felson et al ( 8 ) hanno riferito che nello studio di coorte sulla progenie di Framingham OA (oltre 9 anni) e BOKS (oltre 15 e 30 mesi), i livelli sierici di vitamina D al basale non erano associati alla perdita di spazio articolare e alla crescita degli osteofiti. Fattori come i progetti di studio, i campioni, il periodo e le diverse fasce di età, insieme a una maggiore variabilità relativa nella misurazione dello spazio articolare rispetto a quella nella misurazione del volume della cartilagine ( 23 ), possono spiegare l'incoerenza dei risultati dello studio valutati dalla radiografia. Tuttavia, ulteriori studi di risonanza magnetica sembrano essere giustificati.

I meccanismi degli effetti della vitamina D sulla cartilagine rimangono poco chiari. La vitamina D può avere un effetto diretto sulla cartilagine attraverso i recettori della vitamina D, che stimolano la sintesi proteoglicana da parte dei condrociti maturi ( 24 ) e modulano l'attività metalloproteinasi che degrada la cartilagine ( 25 ). Può anche influenzare la cartilagine attraverso un effetto sul metabolismo osseo. L'osso subcondrale svolge un ruolo fondamentale nell'eziologia dell'OA attraverso il rimodellamento osseo ( 26 ), l'espansione ossea ( 27 ) e un aumento del turnover osseo ( 28 ) e una sufficiente vitamina D negli adulti ha effetti protettivi sul metabolismo del calcio, l'attività degli osteoblasti, l'ossificazione della matrice e densità ossea, con conseguente riduzione del turnover osseo e riduzione della perdita ossea ( 2 ). Infatti, in questo campione, i livelli di 25 (OH) D sono stati associati positivamente ai cambiamenti nel tempo nel BMD dell'anca e della colonna vertebrale (Ding C, et al: osservazioni non pubblicate) e i livelli di 25 (OH) D sono stati associati con una ridotta area ossea subcondrale in le donne, il che implica un effetto protettivo sulle ossa e sulla cartilagine.

Oltre il 90% del fabbisogno di vitamina D per la maggior parte delle persone deriva dall'esposizione casuale alla luce solare ( 3 ). Sorprendentemente, abbiamo scoperto che l'esposizione alla luce solare era associata al volume della cartilagine tibiale del ginocchio, dipendente solo in parte dallo stato della vitamina D. Ciò molto probabilmente riflette l'effetto dell'errore di misurazione sulla valutazione dei livelli di esposizione al sole ( 29 ) e 25 (OH) D, ma può anche suggerire che l'esposizione alla luce solare ha un effetto sulla cartilagine attraverso altri meccanismi come l'attività fisica ( 30 ) .

I punti di forza del presente studio risiedono nella misurazione MRI della cartilagine e nelle misurazioni dei livelli di vitamina D in 2 occasioni, che ci ha permesso di valutare la perdita di cartilagine e la variazione dei livelli di 25 (OH) D nel tempo. Il nostro studio ha anche diverse potenziali limitazioni. Innanzitutto, abbiamo effettuato scansioni MRI al ginocchio per 880 soggetti al basale ma solo per 353 soggetti al follow-up a causa della perdita dello scanner MRI. Tuttavia, non vi erano differenze tra quelle studiate e quelle perse al follow-up e la dimensione del campione era sufficiente per rilevare associazioni significative tra i livelli di 25 (OH) D e le variazioni del volume della cartilagine. In secondo luogo, il tasso di risposta al basale era del 57%, lasciando aperta la possibilità di distorsioni della selezione. Tuttavia, mentre il campione conteneva soggetti con alcune malattie, i risultati erano sostanzialmente invariati quando le analisi erano adeguate allo stato della malattia o quando questi soggetti erano esclusi. Abbiamo anche avuto un alto tasso di ritenzione per compensare questo. In terzo luogo, abbiamo usato la cartilagine tibiale anziché la cartilagine femorale come misura della cartilagine articolare nell'articolazione tibiofemorale ed è possibile che le associazioni con la cartilagine femorale siano diverse da quelle con la cartilagine tibiale ( 31 ).

In conclusione, l'esposizione alla luce solare e i livelli sierici di 25 (OH) D sono entrambi associati a una ridotta perdita di cartilagine del ginocchio (valutata mediante radiografia o risonanza magnetica) ma non a difetti della cartilagine. È meglio osservarlo utilizzando l'intera gamma di 25 (OH) livelli D anziché punti di taglio predefiniti e implica che il raggiungimento della sufficienza di vitamina D può prevenire e / o ritardare la perdita di cartilagine nell'OA del ginocchio.

 

Altri studi, se vi possono interessare sono questi:

 

 

https://www.dottorpe...si-e-vitamina-d

 

https://translate.go...22/&prev=search

 

https://translate.go...71/&prev=search

 

Conclusione

Sono state condotte molte ricerche sugli effetti della vitamina D sull'OA, ma pochi studi sono stati condotti per studiare in modo specifico gli effetti della vitamina D sulla degenerazione e sulla rigenerazione della cartilagine articolare. I pazienti con vitamina D-sufficiente hanno un rischio inferiore di sviluppare OA e la sufficienza e l'integrazione di vitamina D riducono radiograficamente la degenerazione della cartilagine articolare. Alcuni studi hanno studiato l'effetto della vitamina D sulla progressione dell'OA e sulla gestione del dolore; tuttavia, sebbene non vi sia consenso generale sugli effetti della vitamina D sull'OA, alcuni risultati sembrano promettenti. L'integrazione di vitamina D può essere un metodo sicuro per il trattamento e la prevenzione dell'OA, ma sono necessarie ricerche future per definire il percorso specifico e l'efficacia finale.

 

https://translate.go...-oa&prev=search

https://translate.go...htm&prev=search

 

""E' probabile che l'azione preventiva dell'artrosi sia strettamente legata all'azione antinfiammatoria della Vit D. Io tempo fa avevo scritto:
La QUINTA AZIONE è quella ANTINFIAMMATORIA DIRETTA che si manifesta già quando il valore entra nel Range Terapeutico (30-100 ng/ml). Il meccanismo di tale azione è molto complesso, basti dire che a differenza dei FANS e del cortisone è molto “profondo” e parte dall’interno della cellula. Tale azione anti infiammatoria , come abbiamo già visto è strettamente legata ai Recettori G di Comunicazione ed in particolare allo scambio ionico. Inoltre si è visto che livelli terapeutici di Vit D neutralizzano la formazione di Citochine Infiammatorie. ""

 

E' molto difficile condurre questi studi sull'artrosi perchè bisognerebbe considerare molti altri fattori che possono incidere in senso negativo sullo sviluppo dell'Artrosi. Così la presenza di ROS è certamente più importante della Vit D nel produrre artrosi, quindi la prima terapia dovrebbe basarsi sugli Anti-Ros. Piccole quantità di Alcol o di Zuccheri semplici possono compromettere l'integrità cartillaginea, per cui in uno studio sarebbero numerosi i fattori da considerare. Talvolta sono più importanti studi ristretti, ma che tengono in considerazione la maggior parte dei fattori che possono influire, che maxi-studi che tengono in considerazione un solo fattore come ad esempio la Vit D o la Luce Solare.

 

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VITAMINA E ED INSONNIA

 

Vi ricordate che avevamo parlato ( nella pagina precedente) degli anti ROS vitaminici e degli anti ROS non vitaminici; in quel caso avevo trattato tutte le proprietà che ha la Vit.E, ma mi ero dimenticato di elencare tutte le proprietà che ha sul SNC. In effetti me ne sono reso conto perché prendendo due perle di Vit.E da 60 mg alla sera mi sono accorto che dormivo molto meglio. Mentre prima mi succedeva di svegliarmi più volte per notte e spesso mi svegliavo definitivamente alle 5 del mattino senza più riuscire a dormire, ora che prendo la Vit.E non solo dormo tutta notte senza interruzione, ma addirittura mi sveglio alle 8 del mattino e faccio fatica ad alzarmi perché ho ancora sonno. Approfondendo il perché di tutto questo mi sono ricordato che il CERVELLO è il massimo produttore di ROS e questi se non vengono neutralizzati possono causare non pochi danni ma innescare delle patologie vere e proprie. Ora si da il caso che la Vit.E essendo liposolubile è quella che penetra meglio nel cervello fra tutti gli antiossidanti vitaminici e non vitaminici, e può pertanto neutralizzare i radicali liberi impedendo che questi causino danni od impediscano la sintesi ed il trasporto di neurotrasmettitori fondamentali. Ora facendo una ricerca sui siti inglesi trovo quanto segue: riporto solo l’ASTRATTO facendo una sintesi perché gli studi sono enormi:

Astratto

 

La privazione del sonno induce stress ossidativo e compromette i processi di apprendimento e memoria. La vitamina E, d'altra parte, è un forte antiossidante che ha un effetto neuroprotettivo sul cervello. In questo studio, abbiamo esaminato il potenziale effetto protettivo della somministrazione cronica di vitamina E sul deterioramento cognitivo indotto dalla privazione cronica del sonno. Inoltre, sono stati determinati i possibili bersagli molecolari per gli effetti della vitamina E sul deterioramento cognitivo indotto dalla privazione cronica del sonno. La privazione del sonno è stata indotta nei ratti utilizzando un modello a piattaforma multipla modificato. La vitamina E (100 mg/kg) è stata somministrata agli animali mediante sonda gastrica. È stato condotto uno studio comportamentale per testare l'apprendimento spaziale e la memoria utilizzando il labirinto acquatico a braccio radiale (RAWM). Inoltre, l'ippocampo è stato sezionato e marcatori antiossidanti tra cui il glutatione (GSH), Sono stati valutati glutatione ossidato (GSSG) e GSH/GSSG, glutatione perossidasi (GPx), catalasi e superossido dismutasi (SOD). I risultati di questo progetto hanno rivelato che la privazione cronica del sonno compromette sia la memoria (a breve che quella a lungo termine) (P<0,05), mentre il trattamento con vitamina E previene tale effetto. Inoltre, la vitamina E ha normalizzato la riduzione cronica indotta dalla privazione del sonno nel rapporto GSH/GSSG dell'ippocampo e l'attività di catalasi, SOD e GPx. In conclusione, la privazione del sonno induce compromissione della memoria e il trattamento con vitamina E ha prevenuto questa compromissione probabilmente attraverso la sua azione antiossidante nell'ippocampo, mentre il trattamento con vitamina E ha prevenuto tale effetto. Inoltre, la vitamina E ha normalizzato la riduzione cronica indotta dalla privazione del sonno nel rapporto GSH/GSSG dell'ippocampo e l'attività di catalasi, SOD e GPx. In conclusione, la privazione del sonno induce compromissione della memoria e il trattamento con vitamina E ha prevenuto questa compromissione probabilmente attraverso la sua azione antiossidante nell'ippocampo, mentre il trattamento con vitamina E ha prevenuto tale effetto. Inoltre, la vitamina E ha normalizzato la riduzione cronica indotta dalla privazione del sonno nel rapporto GSH/GSSG dell'ippocampo e l'attività di catalasi, SOD e GPx. In conclusione, la privazione del sonno induce compromissione della memoria e il trattamento con vitamina E ha prevenuto questa compromissione probabilmente attraverso la sua azione antiossidante nell'ippocampo.

 

P.S. Pemso sia estremamente interessante sapere che in barba a tutti i sonniferi che hanno buttato sul mercato le CASE FARMACEUTICHE, io credo che in quasi tutte le forme di insonnia esista un prodotto naturale che non ha nessun effetto collaterale, anzi protegge i danni neuronali neutralizzando i ROS. Questo pensa sia valido in molte altre forme di patologie neuronali causate da un eccesso di ROS, ad esempio nelle forme di ipereccitabilità, ed in altre ancora che tratteremo in seguito (farò una ricerca).

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EFFETTO ANTICONVULSIVANTE DELLA VITAMINA E

https://brieflands-c...it&_x_tr_pto=sc

Riporterò solo la discussione:

5. Discussione

I risultati del presente studio hanno mostrato che la somministrazione di Vit E riduce l'intensità degli attacchi convulsivi nel ratto. L'epilessia del lobo temporale è un tipo focale di crisi che si manifesta con ripetuti attacchi convulsivi ( 1 ). Precedenti studi hanno mostrato chiaramente gli effetti anti-convulsivi della Vit E nelle crisi epilettiche assenti indotte dalla pilocarpina nei ratti ( 9 ). I risultati di questi studi mostrano che la vitamina E riduce l'intensità e la frequenza delle crisi diminuendo lo stress ossidativo e la perossidazione lipidica nei loci convulsivi del cervello. Allo stesso modo, Naziroglu e colleghi hanno dimostrato che la vitamina E aumenta la capacità antiossidante totale del cervello ( 5 ). Lo stesso meccanismo è proposto anche per le convulsioni indotte da pentilentetrazolo e penicillina ( 4 , 6). L'autofagia è un fenomeno cellulare che è aumentato nell'epilessia in alcune parti del cervello e la vitamina E può diminuire l'autofagia e la morte neuronale ( 4 ). La vitamina E potrebbe anche aver esercitato il suo effetto anticonvulsivo proteggendo contro il danno cellulare indotto dall'acido kainico nei neuroni dell'ippocampo con una diminuzione della germinazione delle fibre muscose e la conseguente riduzione dell'intensità delle crisi nei giorni successivi. Tale effetto neuroprotettivo è stato precedentemente dimostrato in altri studi ( 10 , 11). Inoltre, gli antiossidanti come la Vit E possono prevenire la disfunzione del citocromo ossidasi e ridurre i composti fosfatici ad alta energia e l'ossido nitrico in diverse regioni del cervello, specialmente nell'ippocampo, il che porta a una diminuzione della gravità del danno neuronale derivante dall'iniezione di acido kainico nel cervello. Ciò si traduce in una diminuzione delle alterazioni della plasticità neuronale nell'ippocampo, con conseguente riduzione della frequenza e dell'intensità delle crisi ( 12). Nel frattempo, poiché lo stress ossidativo è uno dei principali meccanismi responsabili della morte cellulare indotta dalle convulsioni nell'epilessia, inclusa l'epilessia del lobo temporale, i composti antiossidanti come la vitamina E potrebbero avere effetti neuroprotettivi grazie alla loro capacità di inibire la produzione di radicali liberi che a sua volta potrebbe esercitare un effetto antiepilettico. effetto attraverso l'inibizione della produzione di radicali liberi ( 2 , 10 ). Questi risultati hanno evidenziato il promettente potenziale terapeutico della vitamina E come trattamento efficace per le malattie neurodegenerative e la condizione epilettica. Il pretrattamento con Vit E porta a una diminuzione dell'intensità delle convulsioni nell'epilessia indotta da acido kainico nel ratto.

 

P.S Naturalmente è ovvio che chi è affetto da EPILESSIA ed è in trattamento con ANTIEPILETTICI, non può sospenderli utilizzando solo Vit.E. La Vit.E nell'EPILESSIA può essere solo un INTEGRATORE , TUTTA LA CURA CON ANTIEPILETTICI VA CONTINUATA.

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 PROPRIETA MEDICINALI DEI SEMI DI LINO

 

Anni fa il sembio era per lo più venduto in sacchetti nei negozi di animali domestici. E 'ancora venduto lì come cibo per uccelli. A quei tempi il linseed era venduto anche nei supermercati, ma doveva guardare attentamente. Grazie alla tendenza superfood, linseed è stato elevato a uno status di superfood e ha fatto un ritorno esplosivo. Tutti sembrano rosicchiare il lino al giorno d'oggi. È noto per i suoi molti benefici sani, come l'effetto benefico sulla digestione, gli acidi grassi omega 3 e l'effetto benefico sui movimenti intestinali. Tuttavia, ci sono anche molte storie che circolano sui possibili effetti negativi dei semi di lino sulla nostra salute. Che mi dici del lineed e di cosa dice la scienza? Linseed è un piccolo seme piatto della pianta di lino, chiamato " linum usitatisimum ". È una delle piante di fibre più antiche del mondo, e cresce con bellissimi fiori bianchi o blu. I colori dei fiori e del seme raccontano molto della varietà. Ad esempio, una pianta produce semi marroni, gli altri semi gialli. Non tutte le piante sono utilizzate per la produzione di olio di line e lini. Ad esempio, il "lino in fibra" viene utilizzato per il lino tessile. Il lino dell'olio viene utilizzato per l'estrazione di oli di lino. Il residuo della produzione di oli (torta di lini) viene utilizzato come mangime per animali. Il cianuro (acido cianico) trovato nei resti di linseto nella torta (polpa) quando l'olio viene premuto. Eventuali piccoli residui nell'olio non rappresentano un problema di sicurezza. Circa il 40% dei lini proviene dal Canada. La coltivazione rimanente avviene in paesi come la Cina, l'India, gli Stati Uniti e la Germania.

 

Benefici per la salute e la salute

 

Linseed è incredibilmente sano. È una fonte di vitamine e minerali, fibre alimentari e... omega -3 acidi grassi. Quest'ultimo rende il seme abbastanza unico. Anche se questa forma di omega 3 ( ALA) NON è LA SAME COME IL FATS WE APPEAR IN PRODOTTI ANIMALI (come il pesce oleoso EPA - DHA) sono utili per la nostra salute e possono in parte essere convertiti in un corpo di lavoro sano in EPA - DHA. Linseed è stato studiato molto. Vari studi hanno dimostrato che i semi di lino possono in alcuni casi funzionare contro varie forme di cancro, malattie cardiovascolari, problemi renali e diabete di tipo 2. Il semi di lino contiene lignani. Questi agiscono come antiossidanti e possono inibire lo sviluppo del cancro. Prevengono lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni nel tumore Il semi di lino è efficace anche contro la diarrea e la stitichezza. Questo è possibile a causa dell'alto contenuto di fibre foto-estrogeni e omega 3 sotto forma di ALA.

Un cucchiaio di 10 grammi di lineed contiene:

  • 55 calorie

  • 0,2 grammi di carboidrati, di cui 0,2 grammi di zuccheri

  • 2 grammi di proteine

  • 4 grammi di grasso

  • 2,8 grammi di fibra

Vitamine in mineralen:

  • Vitamina B1: 11% RDA

  • Vitamina B2: 1% RDA

  • Vitamina B3: 2% RDA

  • Vitamina B6: 2% RDA

  • Vitamina B11 (acido folico): 2% RDA

  • Calcio: 3% RDA

  • Magnesio: 10% RDA

  • Potassio: 2% RDA

  • zinco: 3% RDA

  • Manganese: 13% RDA

  • Ferro: 3% RDA

Oltre a queste vitamine e minerali, semi di lino contiene anche piccole quantità di selenio, rame, molybdenum e fosforo. E, come scritto in precedenza, l'indossina è una delle fonti più ricche di acido alfa-linolenico (ALA) ALA è un acido grasso essenziale. Ciò significa che il corpo non può sintetizzarlo da solo e che dobbiamo ingerirlo attraverso la nostra dieta.

Gli acidi grassi Omega 3 sono importanti per le nostre membrane cellulari, cervello, sistema immunitario e sistema ormonale, e svolgono un ruolo nella prevenzione del cancro, malattie cardiovascolari, diabete e ipertensione. Oltre ad ALA ci sono altri acidi grassi essenziali: gli acidi grassi di pesce essenziali EPA e DHA. Anche se il seme di lino non contiene EPA e DHA, è possibile che ALA da semi di lino viene convertito in queste sostanze nel corpo.

Circa il 20% di ALA può essere convertito in EPA e lo 0,5% può essere convertito in DHA. Questo rende il lineed meno efficace come fonte di EPA e DHA rispetto al pesce fresco, crostacei e crostacei. L'assorbimento per corpo svolge anche un ruolo importante, in altre parole non tutti i corpo assorbono il margine del 20%. Non è quindi saggio usare il lineed come sostituto dell'omega 3. ALA in lineed può aiutare a proteggere il rivestimento del tratto digestivo.

A causa dell'alto contenuto di acidi grassi omega 3, linseed promuove il rapporto tra omega 6 e omega 3. Questo riduce il rischio di varie malattie croniche come il diabete e le malattie cardiovascolari. ALA nel secchio può aiutare a ridurre la secchezza e la desquamazione della pelle e dei capelli a causa dei grassi essenziali e vitamine del gruppo B. Può anche ridurre i sintomi di acne, rosacea (scolorimento rosso brillante sul viso) ed eczema. L'omega vegetale 3 (come il sembio) è difficile da attivare per il corpo.

Ecco perché la variante animale è superiore. Fonti animali ricche di omega 3 sono salmone, sgombro, aringhe e prodotti di animali nutriti con erba. Tra l'altro, i pesci non producono EPA e DHA stessi, ma li ottengono direttamente dalle alghe.

Linseed contiene fibre solubili e insolubili. Questo ha un effetto molto benefico sui movimenti intestinali e digestione. Le fibre sostengono il colon grazie a buoni batteri intestinali e ci danno una sensazione piena e sazia, che riduce notevolmente il nostro bisogno di più (mangiare troppo) cibo. Poiché il movimento intestinale può migliorare quando si utilizza lina, può prevenire l'intasamento.

Il semi di lino è ricco di antiossidanti. Gli antiossidanti offrono la protezione del corpo contro le sostanze nocive. Queste sostanze nocive svolgono un ruolo nei processi di invecchiamento e nei danni alle cellule e ai tessuti. I polifenoli nei semi di lino hanno un effetto antinfiammatorio e aiutano con raffreddori e influenza.

INTERO O SCHIACCIATO?

È possibile acquistare linseed in varie forme:

  • Intero

  • Rotto

  • Terra

  • mescolato con altri semi

Vai per intero Linseed

Per beneficiare degli acidi grassi omega 3, i semi interi sono i migliori. Questi non sono ancora stati ossidati. Quando i semi sono lividi, inizia il processo di ossidazione. Rotto e lineed macinato quindi contiene sempre meno omega 3 ( ALA). La quantità di composti nocivi che viene assorbita dal corpo è maggiore più fine il lineed è macinato. Più finemente macinato il semi di lino è, meno sano è. Quindi scegli linseed intero.

 

Ma...... al fine di rilasciare l'omega 3 in modo più efficace, lineed deve essere schiacciato. Questo promuove anche la digestione. Schiacciare linecca nel frantoio prima dell'uso. Non fare questo ore o un giorno in anticipo, ma al momento si desidera utilizzare il linseed. In questo modo si mantiene la maggior parte delle qualità nutrizionali.

Ci sono anche molte miscele di semi disponibili, che contengono semi di line. Questi sono di solito semi di lino macinato, e altri semi di terra come semi di chia e semi di sesamo. Questi sono già ossidati. E quindi opzione non proprio sana. Avete anche letto prima, che i semi di terra contengono più cianuro. Tutto in ogni caso per scegliere per intero linseto, che è possibile utilizzare se stessi nel mortaio (schiacciato).

Olio di Linseto

Ho menzionato l'olio di linquariato prima. L'olio di linseto viene estratto dalle piante di olio di linquariato. I semi contengono circa il 40% di olio. Il sesino cresce su una pianta di lino, questa pianta cresce in tutto il mondo ed è coltivata principalmente per gli oli di lino. I seni vengono pressati per produrre olio. L'olio di semi di lino è costituito da una serie di altri acidi grassi oltre all'acido linoleico precedentemente discusso:

  • acido palmitico 5%

  • acido stearico 2,5%

  • acido oleico 16%

  • acido linoleico 10-20%

  • acido alfa linolenico 50%

  • acido eicosenico 1%

  • acido erucico 1%

L'OLIO DI LINSE NON È ADATTO PER LA FRITTURA

L'olio di linseto NON è adatto per la frittura. L'acido alfalinoleico è altamente insaturi e quindi molto sensibile all'ossidazione. L'ossidazione rilascia sostanze nocive durante il riscaldamento. Puoi usarlo come condimento sopra la tua insalata, un trattino attraverso lo yogurt o attraverso il tuo frullato verde. Preferibilmente optare per una prima pressatura a freddo, questa forma mantiene la maggior parte del suo sapore. Mantenere l'olio scuro e fresco. Dal momento che l'olio di semi di lino si ossida rapidamente, è utile acquistare una piccola bottiglia e finirla entro poche settimane dall'apertura. E preferibilmente acquistare olio di lineed biologico.

CONSULTARE UN MEDICO SE SI È IN CURA

L'olio di semi di lino può anche influenzare l'uso di farmaci. Vuoi iniziare a usare olio di linquariato e stai assumendo farmaci? Poi consultare prima il medico di famiglia. I farmaci che sono affetti da olio di linessi includono farmaci che abbassano la pressione sanguigna, farmaci che regolano la glicemia e diluente del sangue.

L'olio di semi di lino è soprattutto un integratore sano per una dieta sana ed equilibrata. Gestiscilo con saggezza. E non usarlo come standard, fai delle pause proprio come i semi di lino. Inoltre NON è un sostituto FULL per omega 3. ( ALA) ma può essere un ottimo integratore. La dose normale è fino a tre volte al giorno 1 cucchiaio di olio di line, ma assicuratevi di leggere la confezione dell'olio di linquare che avete comprato per essere sicuri.

If you ingest too much flaxseed oil you can get greasy skin, pimples and even oily stools. If you don't like the taste, mix the flaxseed oil with water, green tea or fruit juice. Because it is an oil you will not be able to mix it very well, but if the taste is a problem for you this method will certainly help. It can also help to take liquid flaxseed oil with your food or at least a snack to make the aftertaste of the oil disappear.

che tradotto

 Vantaggi dell'olio di semi di lino - Più come usarlo

I semi di lino sono noti per i loro numerosi benefici per lasalute , che includono la fornitura di una dose abbondante di proteine e fibre, riducendo l'appetito e aiutando nel controllo del peso (1, 2Origine attendibile).

Dato il loro profilo nutritivo stellare, non c'è da meravigliarsi che l'olio di semi di lino è anche stracolmo con benefici per la salute simili.

L'olio di semi di lino, noto anche come olio di lino o olio di lino, è costituito da semi di lino che sono stati macinati e pressati per rilasciare il loro olio naturale.

Questo olio per promuovere la salute ha una vasta gamma di usi, che vanno dalla cucina alla cura della pelle.

Questo articolo esplorerà alcuni dei principali vantaggi dell'olio di semi di lino e alcuni semplici modi per usarlo.

1. Acidi grassi Omega-3

Proprio come i semi di lino, l'olio di semi di lino è caricato con acidi grassi omega-3 sani per il cuore.

Infatti, un cucchiaio (15 ml) contiene un impressionante 7.196 mg di acidi grassi omega-3 (3).

In particolare, l'olio di semi di lino contiene acido alfa-linolenico (ALA), una forma di acido grasso omega-3 che viene convertito solo in piccole quantità in forme attive di omega-3, come EPA e DHA (4Origine attendibile).

Se non stai ricevendo abbastanza DHA e EPA nella tua dieta, la maggior parte delle linee guida raccomandano almeno 1.600 mg di acidi grassi ALA omega-3 al giorno per gli uomini e 1.100 mg per le donne (5).

Solo un cucchiaio di olio di semi di lino può soddisfare e superare il vostro bisogno giornaliero di ALA (3).

Gli acidi grassi Omega-3 sono essenziali per la salute e sono stati associati a benefici come la riduzione dell'infiammazione, una migliore salute del cuore e la protezione del cervello contro l'invecchiamento (6Origine attendibile, 7Origine attendibile, 8Origine attendibile).

Se non stai prendendo olio di pesce o ottenere una o due porzioni di pesce grasso nella vostra dieta ogni settimana, olio di semi di lino può essere una buona soluzione per aiutare a integrare la vostra dieta con gli acidi grassi omega-3 avete bisogno.

MEGLI ANCORA QUESTO:

https://www.naturalf...d-oil-benefits/

Purtroppo non si può tradurre.

MA QUESTO SI:

https://www.bullfrag...nal-properties/

Semi di lino: Usi, applicazioni e proprietà medicinali

Le proprietà dei semi di lino sono molte. Infatti, i suoi semi sono diventati molto popolari negli ultimi anni grazie ai suoi incredibili valori nutrizionali.

Scopri in questo articolo tutto ciò che riguarda i semi di lino. Le sue proprietà medicinali e i suoi usi e applicazioni sanitarie.

Il sesino è considerato da molti un grano perché ha uno schema vitaminico e minerale simile a questi. Tuttavia, la maggior parte concorda sul fatto che si tratta di un seme, ricco di fibre e antiossidanti, oltre ad essere la migliore fonte vegetale di acidi grassi omega 3.

Valori nutrizionali dei semi di lino Fibra solubile e insolubile

Il sessolo è una fonte di fibre alimentari, sia solubili che insolubili. Fibra solubile è uno che ha la capacità di aiutarci a regolare la pressione sanguigna, livelli di zucchero nel sangue, ed è stato anche associato con la prevenzione di diverticolite e cancro alla prostata.

Da parte sua, fibra insolubile è legato a una migliore funzione digestiva. Agisce come regolatore del movimento intestinale e serve come cibo per la flora batterica. Pertanto, aiuta a digerire meglio il cibo per un adeguato assorbimento dei nutrienti.

Contenuti Omega 3

L'acido grasso omega 3 di semi di lino è considerato uno dei suoi maggiori benefici. È importante notare che non può essere sintetizzato da altri alimenti dal corpo umano. L'acido grasso Omega 3 è anche in alimenti come pesci e crostacei. Tuttavia, nonostante sia sintetizzato dal corpo, non viene assorbito nelle quantità richieste.

L'acido linoleico (omega 3) è necessario per formare eicosanoidi antinfiammatori. Questi svolgono un ruolo molto importante nella prevenzione dell'artrite, dell'eczema, dell'asma e di alcune condizioni di salute legate al sistema riproduttivo femminile.

Altri componenti

Oltre a tutto questo, semi di lino contiene alcuni fitochimici chiamati lignani che hanno il potere di combattere i radicali liberi. D'altra parte, forniscono grandi benefici antiossidanti al corpo.

A livello nutrizionale, tra le altre proprietà, può essere evidenziato che contiene vitamine del gruppo B, magnesio, manganese, fosforo e tiamina. Con soli due cucchiai forniamo al corpo l'8% della fibra dietetica raccomandata, e la stessa quantità ha solo 74 calorie.

Usi medici

Grazie a tutte le sue proprietà, semi di lino ha un gran numero di usi medicinali. Questi sono stati conosciuti fin dai tempi antichi per trattare diversi problemi di salute e prevenire le malattie. Qui di seguito vi diamo i migliori benefici medicinali.

Perdere peso

 

Grazie alla sua ricchezza di fibre vegetali, semi di lino è uno dei migliori alleati per le diete a perdere peso. Le sue proprietà ci aiutano ad avere una migliore digestione,migliorare il nostro metabolismo e anche ci forniscono una più sensazione di sazietà.

Inoltre, consumare semi di lino fa sì che i muscoli si riprendano rapidamente. Questo accade grazie al fatto che stimola l'uso di grassi per l'energia. Di conseguenza, siamo riusciti a bruciare i grassi e perdere peso.

Colesterolo più basso

Le fibre solubili di semi di lino sono ideali per ridurre il colesterolo nel sangue. Infatti, il suo consumo favorisce la sua eliminazione con mezzi naturali.

Inoltre, ha altri benefici per il nostro sistema cardiovascolare. Semi di lino può aiutare a prevenire coaguli di sangue, ictus, e aritmie cardiache.

È anticancer

Il sesino contiene 27 componenti anti-cancro,tra i quali spicca la lignina. Inoltre, gli eicosanoidi di semi di lino lo hanno collegato nella prevenzione del cancro al seno, dell'endometriosi e delle cisti ovarie.

Pertanto, il lino è un superalimento per le donne a qualsiasi età. Come vedremo qui sotto, anche per climacteric e menopausa.

Alleviare i sintomi della menopausa

 

I flavonoidi nei semi di lino possono aiutare a trattare i sintomi fastidiosi della menopausa. Ad esempio, sbalzi d'umore, vampate di caldo, e perdita di libido.

Inoltre, le sostanze fitochimiche che contiene sono ideali per bilanciare il carico ormonale, soprattutto nelle donne. Per questo motivo, non è consigliabile consumare durante la gravidanza o l'intatta, ma per aumentare la fertilità.

Come lo consumiamo?

I semi di lino possono essere ottenuti in diverse presentazioni, come olio, compresse, semi e semi interi. Gli esperti assicurano che il modo migliore per consumarlo è il terreno. Questo perché l'olio si ossida rapidamente e l'intero semi di lino è troppo difficile per il corpo.

Si consiglia di acquistare semi di lino interi e macinare meglio a casa. I semi di lino possono essere aggiunti a insalate, pasti, succhi di frutta e persino disciolti in acqua.

Può anche essere utilizzato come sostituto dell'uovo. Il rapporto corretto è un cucchiaio di semi di lino a tre cucchiai di acqua per ogni uovo. Funziona anche come sostituto del grasso, invece di burro. Il rapporto è di tre cucchiai di semi di lino a due cucchiai di acqua per ogni cucchiaio di burro.

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 LIQUIRIZIA MIGLIORAMENTI DRAMMATICI NELLE FORME VIRALI

 

Ho trovato un altro grosso studio di cui riporto solo l’ultima parte:

 

https://www.translat...les/PMC4629407/

 

Attualmente abbiamo riassunto le attività antivirali e antimicrobiche della liquirizia. Molti studi hanno scoperto che diversi componenti erano responsabili delle attività antivirali e antimicrobiche attraverso diversi meccanismi. La liquirizia contiene più di 20 triterpenoidi e quasi 300 flavonoidi. Tra questi, solo due triterpenes, GL e GA sono stati segnalati per avere effetti antivirali. Possono indebolire le attività del virus inibendo l'espressione e la replicazione dei geni del virus, riducendo la forza di adesione e lo stress e riducendo l'associazione HMGB1 al DNA. Possono anche migliorare le attività delle cellule ospite bloccando la degradazione di IκB, attivando la proliferazione dei linfociti T e sopprimendo l'apoptosi delle cellule ospite. Al contrario, i flavonoidi, in particolare i calconi, svolgono un ruolo importante nel trattamento dell'infezione batterica diminuendo l'espressione dei geni batterici, inibendo la crescita batterica e riducendo la produzione di tossina batterica.

Inoltre, molti studi hanno riferito che i sei composti attivi elencati in questo articolo, GL, GA, LCA, LCE, GLD e LTG, possiedono altre attività. Ad esempio, GL e GA hanno anche attività antitumor39, 40, anti-infiammatori41, 42e immunoregolatorie12, 43, 44. LCA, LCE, LTG e GLD hanno anche effetti inibitorisul diabete 45, 46, 47, 48. Tutti questi rapporti dimostrano applicazioni potenzialmente ampie per questi agenti. Inoltre, ci sono molti altri composti isolati dalla liquirizia con diverse attività farmacologiche. Ad esempio, l'isoliquiritigenina (ISL) mostra un'efficace attività immunoregolatoria49, il glabrolo ha un effetto inibitoriosul diabete 50e la disidroglyasperin C (DGC) ha un'attività epatoprotettiva51.

Tra i sei composti elencati in questo articolo, solo GL è stato clinicamente sviluppato come un farmaco. Come componente marcatore più importante nella liquirizia, lo sviluppo di preparati GL ha una lunga storia in Cina, dalle compresse di GL al glicirrotino di ammonio, al glicitizinato diammonio e all'isogliocirtizinato di magnesio (MgIG). Tutti i preparati GL di cui sopra possiedono attività antivirali e antimicrobiche. Il glicirrotino di diammonio inibisce l'infezione cellulare con pseudorabies virus (PrV) e diminuisce l'apoptosi cellulare durante l'infezione da PrV52. Rispetto al glicirrhizinato di diammonio, la preparazione GL di quarta generazione, MgIG, ha migliori proprietà lipofili, maggiore attività di targeting e meno reazioni avverse. È stato utilizzato nel trattamento della malattiaepatica 53, 54, 55, fibrosi polmonare56 e lesioni testicolari57. Tuttavia, le relazioni sui meccanismi delle attività antivirali e antimicrobiche di MgIG sono ancora molto limitate. Lo sviluppo di nuovi preparati di liquirizia migliorerà la sicurezza e l'efficacia dei prodotti correlati alla liquirizia.

In molti paesi africani con sistemi sanitari poco sviluppati, virus e batteri sono fonti significative di malattia. Più di 2 miliardi di persone sono state esposte all'HBV in tutto il mondo, e la situazione in alcune aree dell'Africa è molto più grave58. Lo sviluppo di farmaci efficaci e convenienti legati alla liquirizia potrebbe introdurre miglioramenti drammatici nel trattamento delle molte malattie prevalenti delle popolazioni del terzo mondo. Si spera che l'attuale lavoro faciliti lo sviluppo di migliori preparazioni di liquirizia con attività antivirali e antimicrobiche.

 

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CANCRO LA SCOPERTA RIVOLUZIONARIA  È UFFICIALE L'ASPIRINA È UN ANTITUMORALE

 

L' aspirina? Vi protegge anche dal cancro. L' acido acetilsalicilico infatti, non serve solo a diminuire l' infiammazione, la coagulazione, il dolore o la temperatura in caso di febbre, ma, se assunto regolarmente, potrebbe diventare presto una delle strategie principali nella prevenzione dei tumori. È stato dimostrato infatti che i Fans, farmaci antinfiammatori non steroidei, (Aspirina e i suoi derivati Moment, Oki, Brufen, Nurofen, Fastum, ecc) contrastano lo sviluppo di diversi tipi di neoplasie maligne, quali quelle del colon-retto, del seno e dell' ovaio.

Una ricerca italiana, finanziata da Airc e da fondazione Cariplo, pubblicata sulla rivista British Journal of Cancer, frutto della collaborazione tra i ricercatori dell' Università Statale di Milano, dell' Istituto Europeo di Oncologia e dell' Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, ha dimostrato come questa classe di farmaci inibisca l' insorgenza dei tumori, agendo con un' attività antitumorale diversa nella cellula rispetto a quella antinfiammatoria, con una evidenza tale da spingere i tre Istituti a coordinare una ricerca comune per lo sviluppo di nuovi Fans mirati alla prevenzione neoplastica. Ed è stata creata la via per sintetizzare principi attivi più sicuri sotto il profilo tossicologico degli effetti collaterali, indicando come produrre chimicamente molecole prive di tali effetti legati all' azione antinfiammatoria, mantenendo però l' azione antitumorale. I Fans infatti, a dosaggio pieno, oggi non sono utilizzabili in trattamenti prolungati, in quanto possono provocare sanguinamenti, problemi gastrici, epatici, renali e cardiaci, quindi non possono ancora essere somministrati a scopo farmaco-preventivo dei tumori, anche perché non hanno una azione curativa sui tumori, ma solo preventiva.

SOGGETTI A RISCHIO - La cardioaspirina, che contiene acido acetilsalicilico a dosaggio ridotto e gastro-protetto, oggi viene somministrata nei soggetti a rischio come terapia di prevenzione primaria o secondaria delle patologie cardiovascolari, ma è stato accertato che questi pazienti che la assumono quotidianamente, pur avendone la familiarità, non sviluppano il cancro del colon-retto, grazie alla sua potente azione antinfiammatoria. Come è possibile?

Pur non avendo alcuna azione anti-neoplastica questa molecola semplicemente spegne le flogosi, quelle infiammazioni che sono ritenute responsabili della formazione dei polipi intestinali, molti dei quali sono destinati nel tempo a malignizzare e sviluppare il temibile adenocarcinoma intestinale.

Non solo. Un altro importante aspetto sul quale sta lavorando il team di ricerca riguarda «la valutazione dei Fans anche nella prevenzione secondaria dei tumori», ovvero la cardioaspirina viene prescritta a chi è stato già ammalato, con l' obiettivo di ridurre il rischio di recidive e delle metastasi nei due anni successivi alla fine dei trattamenti antitumorali per diversi tipi di neoplasie.

Uno studio condotto dai ricercatori dell' Università della California di Pittsburgh e San Francisco, pubblicato sul Journal of Experimental Medicine, ha inoltre dimostrato che questi farmaci da banco, così comuni e a basso costo, se assunti con regolarità per almeno sei mesi, allungano la vita dei pazienti affetti da tumori della testa e del collo inoperabili, inibendo la mutazione dell' oncogeni PIK3CA, frequentemente alterato in questo tipo di malattia, il cui tasso di sopravvivenza passa dal 40% (percentuale rilevata nei non utilizzatori di Fans), addirittura al 78% (percentuale misurata negli utilizzatori regolari di aspirina e simili). La conclusione di tale ricerca è che i Fans inibiscono la crescita delle masse tumorali riducendo o annullando la produzione della prostaglandina E2, una molecola infiammatoria nota per essere coinvolta in diversi tipi di cancro.

NEOPLASIE - Che i Fans svolgano una potenziale azione antitumorale è noto da tempo, ma questi studi dimostrano e confermano l' azione benefica legata alla loro potente attività antinfiammatoria, essendo la flogosi sempre associata alla malattia neoplastica, la quale è concausa dello sviluppo di molti tipi di neoplasie maligne, con un chiaro e favorevole rapporto costo-benefici che diventerà fondamentale se si vuole trattare la generalità della popolazione e non solo i soggetti a rischio nella prevenzione di massa. In Italia nel 2018 sono state stimate circa 51mila nuove diagnosi di carcinoma del colon-retto, la neoplasia al secondo posto sia tra gli uomini che tra le donne, preceduta rispettivamente dalla prostata e dalla mammella, e una recente metanalisi ha sottolineato nell' ultimo decennio un aumento nel nostro Paese dei tumori del pancreas, ovaio e cervello, mentre è ormai evidente la riduzione del rischio già dopo il primo anno di trattamento con acido acetilsalicilico a basso dosaggio.

L' aspirina, questa straordinaria molecola sintetizzata oltre 100 anni fa, capace di curare indistintamente l' influenza, la cefalea e di prevenire l' infarto, oggi rivela senza ombra di dubbio anche la sua azione preventiva contro il cancro: una buona notizia non solo per chi in futuro potrebbe evitare di essere colpito dalla malattia oncologica, ma anche per chi il tumore lo ha già sperimentato sulla propria pelle.

di Melania Rizzoli

..........mi par di capire, a conferma di quanto afferma da tempo il dr Sauro, che l'infiammazione potrebbe essere l'inizio del problema cancro.

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ANCHE GLI ANTI ROS POSSONO AVERE AZIONE ANTIDOLORIFICA (ma solo i COX1 hanno azione antitumorale che si manifesta massimamente nell'ACIDO ACETILSALICILICO o ASPIRINA))

 

Penso che sappiate che per sconfiggere il dolore la Classe Medica ordina gli Antinfiammatori Non Steroidei detti anche FANS. Di questi saprete ce ne sono di diversi tipi a cominciare dall’Aspirina. I FANS si possono suddividere in selettivi e non selettivi, i selettivi sono generalmente quelli di ultima generazione. Fra i non selettivi troviamo l’Acido Acetilsalicilico(Aspirina), il Diclofenac, l’Ipobrufene, il Ketoprofene, il Naprossene, e la Nimesulide. Fra i selettivi invece il Celecoxib, l’Etoricoxib, l’Arcoxia. Si tenga presente che contrariamente a quanto alcuni credono il Paracetamolo non è un FANS e la sua azione sul dolore si manifesta a dosi abbastanza alte (2-4 gr) e con meccanismo diverso. Ma cosa fanno sostanzialmente i FANS?? Essi bloccano un enzima, la CICLOSSIGENASI che si produce soprattutto durante l’infiammazione e che esiste in tre forme chiamate COX-1 e COX-2 e COX3. I FANS non selettivi bloccano soprattutto la COX-1, mentre i FANS selettivi bloccano prevalentemente la COX-2. Generalmente bloccando la COX-2 si ottiene un effetto antidolorifico maggiore ma cambiano completamente quelli che sono gli effetti collaterali, infatti i Fans che inibiscono solo la COX-1 hanno un azione antiaggregante piastrinica e la massima azione in questo senso si ha con l’Acido Acetilsalicilico, mentre gli anti Cox-2 possono dare TROMBOSI ed AUMENTATO RISCHIO DI INFARTO CARDIACO.  Quindi mentre i FANS di prima generazione che inibiscono solo la COX-1 possono dare sanguinamenti (in alcuni casi sono controindicati, vedi NIMESULIDE che si è visto che può dare K gepatico), i FANS di ultima generazione che inibiscono la COX-2 possono essere degli aggreganti piastrinici e quindi dare trombi. Ma i FANS sia di prima che di ultima generazione sono dei sintomatici, in quanto non curano la causa dell’infiammazione ma solo gli effetti, mentre come vedremo gli ANTI-ROS possono curare l’infiammazione in senso molto più profondo (anche se non possono eliminare la causa, ad esempio Asbesto, se presente) .  Ma che cos’è che può causare infiammazione, vediamo:

- I raggi X e le radiazioni cosmiche (protoni) possono dare infiammazione generalizzata perchè rompono il DNA cellulare ed il dNA mitocondriale, disturbani quindi il ciclo dell'ossigeno e di conseguenza si ha liberazione di HIF-1α (Hypoxia Induced Factor-1α)
- I campi magnetici intensi e prolungati nel tempo possono dare un intenso aumento di calore della zona interessata con conseguente rilascio di istamina e prostaglandine che causano un infiammazione cronica
- Certi metalli come il l'Asbesto possono dare infiammazione cronica per rilascio di mediatori latenti (IFN-γ, TNF-α, IL-1β, LPS, PAF); in particolare l'Asbesto penetra fino alla pleura polmonare per le sue fibre estremamente sottili ed appuntite; oltre all'asbesto ci sono altri metalli ed oligoelementi che nel tempo possono dare flogosi cronica con lo stesso meccanismo o con delle variabili (mercurio, piombo, uranio ecc)
- Le allergie, che possono manifestarsi nei confronti di qualsiasi sostanza determinano la liberazione di numerosi prodotti infiammatori, e possono essere alla causa di numerose malattie autoimmuni
- Le carenze di tutte le vitamine sia liposolubili che idrosolubile può determinare processi infiammatori, e così pure di alcuni elementi ed oligoelementi indispensabili (anche una restrizione eccessiva di Na può dare infiammazione, in quanto il Na è indispensabile per equilibrare le cariche elettriche esocellulari in rapporto a quelle endocellulari)

Le infezioni, di qualsiasi tipo, sono uno degli stimoli più comuni per l'insorgenza dell'infiammazione, spesso le tossine prodotte dai patogeni sono una delle cause principali di infiammazione. I recettori TLR (Toll-like receptors) sono in grado di riconoscere organismi estranei (non-self) e scatenare la risposta immunitaria con conseguente infiammazione.
- La risposta immunitaria è un'altra causa principale di infiammazione. Essa può avvenire in seguito all'infezione da parte di un organismo patogeno con rilascio di sostanze proinfiammatorie (citochine, leucotrieni...) ma in condizioni patologiche può essere anche diretta verso cellule self facendo insorgere una malattia autoimmune; spesso questa tipologia di malattia determina infiammazione cronica. In alternativa, si possono avere risposte immunitarie non regolate ed eccessive che oltre ad uccidere i patogeni arrecano danno anche alle cellule circostanti.
- La necrosi, a differenza dell'apoptosi, provoca pressoché in tutti i casi infiammazione acuta nei tessuti circostanti poiché rilascia numerose molecole proinfiammatorie quando libere al di fuori della cellula, come per esempio ATP ed acido urico.
- L'ipossia tramite il rilascio di HIF-1α (Hypoxia Induced Factor-1α) da parte delle cellule che subiscono una forte riduzione dell'apporto di ossigeno. Tale proteina agisce quale fattore di trascrizione per proteine pro-infiammatorie o coinvolte nell'infiammazione come VEGF (Vascular Endothelial Growth Factor).
- I corpi estranei di tutti i tipi possono indurre infiammazione a causa di lesioni tissutali o infezioni.
- I radicali liberi possono essere un motivo importate di infiammazione. con la loro capacità di cedere uno o più elettroni, possono determinare infiammazione generalizzata o locale per danno cellulare e liberazione di fattori flogogeni

Nell’infiammazione si hanno:

- modificazioni vascolari
- passaggio dei leucociti dal letto capillare al tessuto leso
- migrazione dei leucociti all'interno del tessuto soggetto al processo flogistico, in seguito a stimoli chemiotattici
- alterazione dell'adesività cellulare e mancata comunicazione fra le cellule (vengono a mancare i recettori G) con conseguente sviluppo di tumori se l'infiammazione è cronica.

E’ interessante sottolineare che qualsiasi sia la causa dell’infiammazione (sia da fattori endogeni che esogeni) si ha sempre produzione di una grande quantità di ROS (radicali liberi). Se noi annulliamo nell’infiammazione i ROS che essa produce generalmente la riduciamo di parecchio se non completamente. Quindi come i ROS, se in eccesso, possono dare infiammazione, così l’infiammazione quando si manifesta produce sempre ROS.  Sappiamo come i ROS causati dall’infiammazione possano poi essere la causa di malattie degenerative anche gravi. Ovviamente  l’infiammazione, e penso lo abbiate già capito, causa dolore, perché va a ledere proprio le terminazioni nervose che sono presenti in ogni tessuto. Pertanto, come abbiamo già detto, se noi riduciamo i ROS causati dall’infiammazione, riduciamo nel contempo l’infiammazione stessa. Ma cosa fanno gli ANTI-ROS ,vediamo:

  • Migliorano la comunicazione cellula-cellula aumentando la comunicazione GAP fra le cellule (si tenga presente che nell’infiammazione la comunicazione cellulare è sempre compromessa)

  • sopprimono la fosforilazione indotta da cancerogeno di proteine regolatrici come antioncogenes p53 e Rb e per fermare la divisione cellulare nella fase del ciclo cellulare G0-G1(anche questa funzione nell’infiammazione è compromessa)

  • riducono la proliferazione cellulare indotta da fattori di crescita simili all'insulina che sono potenti mitogeni (nell’infiammazione la proliferazione cellulare può essere compromessa)

  • regolano la  differenziazione intratimica delle cellule T (modulazione immunitaria)

  • impediscono la crescita incontrollata delle cellule tumorali e modulano la progressione del ciclo cellulare (in questo senso i ROS giocano un ruolo fondamentale)

  • regolano il  ciclo cellulare inibendo la crescita cellulare anormale (come sopra)

  • prevengono la carcinogenesi proteggendo le biomolecole cellulari critiche, inclusi lipidi, lipoproteine, proteine e DNA (come sopra)

  • proteggono le membrane cellulari dal danno causato dai ROS

 

In sostanza riducendo il danno cellulare e soprattutto delle terminazioni nervose riducono il dolore anche se non esercitano nessuna azione sulle COX-1 e le COX-2. Però riducendo l’infiammazione si ha minor produzione di COX-1 e di COX-2. Possiamo quindi usare gli ANTI-ROS anche come antidolorifici, e quasi sempre funzionano, talvolta meglio degli stessi FANS. Ma quali sono gli ANTI-ROS di maggiore efficacia, vediamo: Criptoxantina ,  Zeaxantina ,  Rubixantina ,  Violaxantina ,  Rodoxantina ,Cantaxantina , bioflavonoidi,  antociani, epigallato di epigallacatechina (EGCG), curcumina,  6-shagoal della Zenzero, astaxantina, zeaxantina  , ma anche anche la Vit C o acido l-Ascorbico e la Vit E. Posso assicurare che l’ho sperimentato su di me per un dolore lombare che spesso mi si ripresenta: tre cucchiaini di Vit C sciolti in succo di arancio mi fanno passare il dolore meglio dell’Ipobrufene. La Curcuma con Piperina poi è veramente efficace, il grave è che non possono prenderla coloro che assumono una terapia farmacologica perché potrebbero avere delle alterazioni del livello dei farmaci nel sangue. Lo Zenzero invece, pur essendo un po meno efficace non interferisce con nessun farmaco e così pure l’acido L-Ascorbico. Da considerare anche il EGCG del Tè verde perché anche questo non interferisce con nessun farmaco.

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METIONINA E CISTEINA

Claudio Sauro·Mercoledì 2 dicembre 2015

 

I cinque aminoacidi solforati sono METIONINA, CISTEINA, CISTINA, OMOCISTEINA E TAURINA, ma soltanto i primi due partecipano alla SINTESI PROTEICA La METIONINA fra questi cinque aminoacidi è l’unico essenziale dal momento che tutti gli altri possono essere sintetizzati dalla METIONINA stessa. Per questo la METIONINA è estremamente importante. Diventa importante però anche la CISTEINA dal momento che la sua sintesi dalla METIONINA è parecchio complessa e talvolta la catena enzimatica è mal funzionante soprattutto nel bambino. La cisteina inoltre, insieme al glutammato e alla glicina, è fondamentale per la biosintesi del glutatione. Dalla CISTEINA inoltre viene sintetizzata la CISTINA che  è indispensabile per il processo di cheratinizzazione ed è presente in grandi quantità nello strato esterno della cuticola del pelo. Nell'animale si è dimostrato che un'alimentazione priva e povera solo di cistina determina una netta diminuzione nella produzione di tessuto pilare. Il derivato N-acetilico della cisteina, la N-acetil-cisteina (o NAC) è usato in medicina come antidoto nell'avvelenamento cronico da metalli pesanti, dato che entra direttamente nella sintesi del glutatione. È utilizzato anche come mucolitico, dato che il suo gruppo sulfidrilico è capace di aprire i ponti disolfuro delle glicoproteine nel muco, aumentandone la fluidità e favorendo la clearance muco-ciliare. Mentre la cisteina è un amminoacido polare, la metionina è un amminoacido apolare

L'enantiomero S della metionina è uno dei 20 amminoacidi ordinari, il suo gruppo laterale reca un gruppo metiltioetere, per cui la metionina è uno dei cinque amminoacidi che contengono zolfo

anche se fra questi è l’unico essenziale, cioè va assunta tramite l'alimentazione, dato che l'organismo umano non è in grado di sintetizzarla.

La metionina è l'amminoacido che occupa l'estremità N di tutte le proteine degli eucarioti e degli archeobatteri, in quanto corrisponde al codone AUG che è il codone di inizio della traduzione, benché a volte possa essere rimossa una volta terminata la sintesi della proteina.

È coinvolta nella sintesi della cisteina, della carnitina e della taurina tramite il processo della trans-solforazione, nella sintesi della lecitina e nella sintesi della fosfatidilcolina e di altri fosfolipidi. Un improprio metabolismo della metionina può condurre all'aterosclerosi. Sotto forma di S-adenosil metionina (SAM), è un agente metilante. La metilazione risulta essere un meccanismo di modificazione enzimatica utile a innescare il fenomeno della chemiotassi batterica: la proteina batterica che accetta gruppi metilici durante tale fenomeno fa parte di un sistema che consente ai batteri di nuotare in una soluzione verso una sostanza che li attrae, o di allontanarsi da repellenti chimici.

Infine, la metionina è un agente chelante. La metionina è uno dei due amminoacidi che viene codificato da un solo codone (AUG), l'altro è il triptofano. È anche un potente acidificante delle urine, utile per il controllo di batteri patogeni ed inoltre di grande impiego per il trattamento di alcuni tipi di calcoli renali e delle vie urinarie.

La cisteina si trova in alcuni alimenti, in particolare quelli ad alto contenuto proteico, come per esempio i salumi, il pollame, le uova, i latticini, formaggio e carne. Gli alimenti vegetali con cisteina sono invece i peperoni rossi, l’aglio, il broccolo, i cavoletti di Bruxelles, l’avena, il muesli e le germe di grano.

La metionina è presente in buone quantità: nelle uova, nei semi di sesamo, nelle noci del Brasile, nel pesce, nelle carni e in altri semi (anche nei cereali).
La maggior parte della frutta e della verdura, così come dei legumi, ne contiene molto poca.
E' anche bene ricordare che la funzione biologica della metionina è subordina alla cistina, pertanto, dal punto di vista plastico, una proteina può essere completata solo quando sono presenti entrambi.
 

 C'è da presumere che la METIONINA possa essere determinante anche alla sintesi proteica nei tumori, una riduzione pertanto dell'apporto di questo aminoacido essenziale potrebbe determinare una difficoltà del tumore di svilupparsi, se non addirittura l'impossibilità. Dal momento che le cellule tumorali hanno una velocità di sviluppo molto maggiore delle cellule normali, necessitano di molta più metionina, appunto per costruire le cellule ed i vasi sanguigni. Il Dott. Nacci dice che mentre le cellule tumorali possono resistere ad una carenza di METIONIA al massimo per 15 giorni, le cellule normali resistono tranquillamente ad una carenza di METIONINA per 6 mesi, da qui deriva l'ALIMENTAZIONE IPOPROTEICA NEI TUMORI SECONDO NACCI ed ovviamente l'esclusione di tutti gli alimenti che la contengono in quantità significative.

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SCOMPENSO CARDIACO CONGESTIZIO

 

Lo scompenso cardiaco congestizio è dovuto all’incapacità del cuore di pompare sangue in maniera sufficiente alle esigenze dell’organismo.

Tale incapacità può essere dovuta a molteplici cause:

-              Post infartuale

-              Per un aterosclerosi delle coronarie con scarso apporto di sangue al cuore (aterosclerosi)

-              Lo stato contrattile del miocardio  può essere ridotto ad esempio per una miocardiopatia dilatativa.

-              Il volume ventricolare può essere ridotto per un aumento dello spessore delle pareti

-              Una grave insufficienza valvolare può determinare una riduzione della eiezione cardiaca

-              Una fibrillazione dell’atrio può ridurre considerevolmente l’eiezione cardiaca.

-              Una patologia polmonare cronica  può determinare un ridotto afflusso di sangue al cuore e di conseguenza anche l’eiezione cardiaca di sangue risulta ridotta.

Lo SCC spesso può essere dovuto agli effetti cronici dell’ipertensione che determinano ipertrofia ventricolare sx con ridotta capacità di eiezione.

Nello sforzo di compensare la riduzione della portata cardiaca si hanno dei meccanismi compensatori quali tachicardia, iper- attivazione del simpatico, dilatazione ed ipertrofia ventricolare.

Questi meccanismi sono solo in parte benefici: per esempio l’aumento del tono del simpatico determina sì un aumento della portata cardiaca, ma comporta anche un aumento delle resistenze.

I segni ed i sintomi dello SCC dipende da quale dei due ventricoli è scompensato. I segni clinici di scompenso sinistro sono caratterizzati dai segni di congestione ed edema polmonare, mentre quelli di scompenso dx sono caratterizzati da congestione venosa sistemica, fegato ingrossato ed edema periferico.

Nella miocardiopatia dilatativa si ha uno scompenso generale dx e sx, mentre nell’insufficienza aortica avremo prevalentemente uno scompenso sx che poi si estenderà anche al cuore dx..

Quindi lo scompenso dx e sx non potranno mai essere rigorosamente separati, lo scompenso di una parte del cuore tende ad estendersi a tutto il muscolo cardiaco.

I primi sintomi dello SCC è il respiro corto o dispnea a riposo o dopo piccoli sforzi. In tal caso la diagnosi va estesa a numerosi esami, dall’EEG, all’ecocardiogramma, all’ecocolordoppler cardiaco , al telecuore ecc.

CONSIDERAZIONI TERAPEUTICHE

La Digitale

La Digitale è stato il primo rimedio medico nelloSCC, e viene usata tuttora per le sue proprietà di aumentare la forza di contrazione cardiaca. Come altri glicosidi cardiaci, i principi attivi della Digitale esercitano la loro azione inibendo la attività della ATP asi sodio-potassio. L'inibizione della Na+/K+-ATPasi a sua volta causa un aumento non solo del Na+ intracellulare, ma anche del calcio, che a sua volta produce un aumento della forza di contrazione del muscolo cardiaco. In altre parole, al giusto dosaggio, la tossina della Digitale può far aumentare fortemente il battito cardiaco. Gli intervalli però fra la dose terapeutica e la dose tossica sono brevi, per cui il principio attivo, la digossina, va attentamente monitorata. Una dose troppo bassa può risultare del tutto inefficace, mentre una dose eccessiva può determinare extrasistoli e l’arresto del cuore in sistole. Comunque la digitale continua ad essere usata nello SCC, tenendo presente che una controindicazioni al suo uso possono essere le gravi stenosi valvolari, ed in particolar modo una grave stenosi della valvola aortica. E’ il rimedio più antico, tuttora usato con successo.

INTEGRATORI ALIMENTARI

-              Magnesio: l’uso del magnesio è fondamentale nello SCC perché è stato dimostrato che ridotti livelli di magnesio si correlano ad un aumento della mortalità, e nel contempo un aumentato apporto di magnesio si correla ad un aumento della spettanza di vita. Il magnesio stabilizza le membrane, riduce le extrasistoli senza ridurre la frequenza cardiaca. I Beta Bloccanti al contrario pur stabilizzando le membrane riducono molto la frequenza cardiaca, ma se questo può da una parte risultare utile per un minor lavoro cardiaco, nel contempo risulta pericoloso, perché riducendo la frequenza si riduce anche l’ossigenazione tissutale. Inoltre il Beta Bloccante ha un azione opposta alla digitale, cioè riduce la portata cardiaca e la forza di contrazione del cuore. In un individuo che abbia una frequenza cardiaca di 80 battiti al minuto, il Beta Bloccante può portare i battiti a 50 al minuto, ma ciò si traduce in una ridotta ossigenazione dei tessuti e degli organi che può risultare anche pericolosa, infatti una delle complicanze può essere l’edema polmonare acuto, che molto spesso è mortale. Per questi effetti collaterali risulterebbe utile che i cardiologi prendessero in conto il magnesio come stabilizzatore di membrana e nelle extrasistoli, proprio perché non presenta gli effetti collaterali dei Beta Bloccanti, pur presentando la medesima efficacia se somministrato a dosi adeguate. Purtroppo pare che non venga prescritto, i cardiologi se ne sono completamente dimenticati. Non solo ma il diuretico attualmente più utilizzato determina carenza di magnesio perché lo elimina con l’urina. Quindi con l’uso di tale diuretico si espone il cuore ad un maggior rischio di extrasistoli e di sensibilità di membrana alla quale si cerca di ovviare con i Beta Bloccanti, ma a volte con scarso successo. Non si deve dimenticare che il magnesio è curativo, mentre i Beta Bloccanti sono dei sintomatici e se mancano gli alimenti essenziali falliscono miseramente.

-              La tiamina o Vit B1 : recentemente si è manifestato  un particolare interesse per la tiamina nello SCC. Questo perché si è visto che c’è una carenza cronica di Vit B1 nella popolazione a causa degli elementi raffinati. La tiamina si trova nel germe dei cereali, ed è la parte che viene tolta e data come mangime al bestiame. La quantità di tiamina, nel pane bianco è praticamente nulla, nella carne è troppo modesta. Si trova in discreta quantità in certi ortaggi, ma non sempre questi vengono consumati in quantità adeguate. Inoltre troppo spesso le verdure vengono cotte, e questo comporta una grave perdita di tiamina. La carenza di Vit B1 determina il Beri-Beri, una patologia che colpisce sia il sistema nervoso centrale che periferico; in sostanza i sintomi della carenza sono:

-              Sintomi generali ed iniziali come astenia, perdita di peso, anoressia associata a disturbi gastrici; moltissime gastriti sono dovute ad una sub carenza di tiamina

-              Poi nella carenza manifesta si hanno i danni al sistema nervoso , prima periferico, poi centrale; amiotrofia, dolori alla pressione del polpaccio, parestesie ed ipoparestesie e scomparsa dei riflessi tendinei.

-              Poi nelle forme più gravi si ha depressione, irritabilità, impossibilità a concentrarsi e disturbi della memoria.

Ebbene un tempo si riteneva che danni cardiaci fossero dovuti a gravi carenze, recentemente si è visto che anche subcarenze possono essere alla base di una miocardiopatia dilatativa, di un insufficienza cardiaca e di una maggior sensibilità di membrana.

Gli etilisti in particolare  manifestano forme conclamate di Beri-Beri, che sono spesso misconosciute dai medici i quali danno delle interpretazioni completamente errate. Una forma subcronica di Beri-Beri può considerarsi la patologia del nostro tempo, il grave è che non conosciamo minimamente la causa. Il grave è che la furosemide (Lasix) viene prescritta troppo e troppo spesso, non considerando che  questo diuretico inibisce l’attività della transchetolasi tiamina dipendente, causando in tal modo un grave deficit di tiamina con tutto quello che ne consegue anche a livello cardiaco. I supplementi di tiamina sono prescritti troppo poco e troppo spesso dimenticati. Poi per il danno cardiaco si ricorre ai Beta – Bloccanti, ai Calcio-Antagonisti, ai Sartani, agli Ace inibitori,  ecc, non tenendo spesso conto delle controindicazioni che questi farmaci hanno.

-              Carnitina: studi in doppio ceco hanno dimostrato che la carnitina è particolarmente utile nello SCC e può essere di notevole aiuto. Si è visto che 500 mg di carnitina somministrati per os tre volte al giorno migliorano notevolmente la frazione di eiezione, al pari quasi della digitale..

-              Il Coenzima Q: numerosi studi hanno dimostrato che supplementi di Coenzima Q sono estremamente efficaci nel SCC. Il meccanismo resta sconosciuto anche se si azzardano varie ipotesi.

RIMEDI FITOTERAPICI

Oltre alla digitale già trattata si sono dimostrati utili

-              Il Crataegus Oxyacanta (biancospino) sia nello stabilizzare le membrane, e quindi nelle extrasistoli , sia nel ridurre la frequenza cardiaca e nell’aumentare la forza di eiezione. Il biancospino ha dimostrato di avere anche una leggera azione ipotensiva.

-              Terminalia aryuana; è una pianta indiana molto usata nella terapia ayurvedica che si è dimostrata molto efficace nel migliorare lo scompenso cardiaco. Alcuni pensano che potrà sostituire la digitale, perché l’intervallo terapeutico è molto più conveniente. Ma gli studi sono ancora all’inizio

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Vitamina D malattie autoimmuni e cancro (dal Sito ARTOI)

La vitamina D, chiamata anche colecalciferolo, appartiene al gruppo delle vitamine liposolubili anche se in realtà funziona proprio come un ormone.

La principale fonte di vitamina D è la pelle: in seguito all’esposizione al sole, sotto lo stimolo dei raggi UVB, la vitamina D viene sintetizzata a partire dal 7-deidrocolesterolo.

La vitamina D viene introdotta con gli alimenti solo in piccolissima parte e le fonti migliori sono il tuorlo d’uovo, il pesce, il fegato e il burro.

Sia la vitamina D sintetizzata nella pelle sia quella che introduciamo con gli alimenti, sono biologicamente non attive, pertanto, per esercitare la sua funzione, la vitamina deve essere trasformata nella forma attiva da specifici enzimi appartenenti alla famiglia dei citocromi (CYP 2R1, CYP27A1 e CYP27B1). Questo processo avviene prima nel fegato, poi nei reni e porta alla formazione di calcitriolo (o 1,25-diidrossicolecalciferolo) che è la forma attiva della vitamina D.

La vitamina viene degradata abbastanza rapidamente dalla luce, dall’ossigeno e dagli acidi. È abbastanza stabile al calore.

 

Funzioni e proprietà farmacologiche

La vitamina D è uno dei più importanti regolatori del metabolismo del fosforo e del calcio, minerali che giocano un ruolo fondamentale per la salute dell’osso.

Agendo a livello intestinale, osseo e renale, la vitamina D ha un’azione ipercalcemizzante e la finalità delle sue diverse azioni è quella di mantenere un adeguato pool di calcio e fosforo per una corretta mineralizzazione ossea.

Nonostante la funzione sull’osso sia la più conosciuta, la vitamina D svolge tante altre funzioni, non meno importanti, in quanto il recettore della vitamina D e il suo enzima attivatore (CYP27B1) sono presenti in moltissimi altri tipi cellulari.

Questo ha portato la comunità scientifica negli ultimi decenni a scoprire che la vitamina D (1,2):

    Modula sistema immunitario: numerosi studi su animali hanno dimostrato che la vitamina D è in grado di sopprimere l’attivazione delle cellule Th1 e quindi inibire di conseguenza la produzione di citochine pro-infiammatorie soprattutto interferon-γ, interleuchina-6, interleuchina-2 e il fattore di necrosi tumorale-α. La vitamina, inoltre, è in grado anche sopprimere l’attività delle Th17, le principali cellule produttrici di interleuchina-17, coinvolta nella patogenesi di molte malattie autoimmuni. Un’azione stimolante, invece, viene esercitata sulle cellule Treg che bloccano i processi infiammatori. Infine, oltre alle cellule Treg, la vitamina è anche in grado di stimolare di modulare l’attività delle cellule Th2 che aumentano la produzione di citochine antinfiammatorie come interleuchina-10 e interleuchina-4.
    Ha attività antiossidante: la vitamina D è in grado di indurre l’espressione di numerosi enzimi (in particolare la superossido dismutasi e la tioredossina reduttasi) coinvolti nella disintossicazione dalle specie reattive dell’ossigeno.
    Ha attività antimicrobica. La vitamina D è infatti un’importante regolatore dell’immunità innata: sembrerebbe migliorare la chemiotassi, la fagocitosi, la produzione di proteine ad azione antimicrobica e rafforzare la funzione di barriera fisica delle cellule epiteliali. È in grado quindi di stimolare tutta una serie di azioni che permettono al nostro corpo di contrastare le infezioni.
    È un importante modulatore del microbiota intestinale: studi su topi hanno mostrato che la carenza di vitamina D genera una situazione di disbiosi intestinale, responsabile di diversi disturbi metabolici

Gli studi scientifici condotti fino ad ora sembrerebbero suggerire che la carenza di vitamina D potrebbe influire negativamente sull’insorgenza e il decorso di numerose patologie :

    Malattie autoimmuni (artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico, diabete mellito di tipo 1, malattie infiammatorie intestinali come morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa)
    Epatite
    Sclerosi multipla
    Asma e infezioni respiratorie
    Malattie intestinali
    Malattie cardiovascolari
    Disturbi neuro-psichiatrici (Parkinson, Alzheimer, depressione, disturbo bipolare)

 

Vitamina D e oncologia

I dati accumulati in letteratura, suggeriscono che la vitamina D può regolare l’intero processo di tumorigenesi, a partire dall’iniziazione fino al processo di metastatizzazione.

Sono stati ipotizzati i seguenti meccanismi

    grazie alle sue proprietà antinfiammatorie e antiossidanti, la vitamina D è in grado di prevenire la trasformazione delle cellule sane in cellule tumorali
    aumenta l’espressione di geni coinvolti nella riparazione dei danni al DNA
    è in grado di inibire la proliferazione cellulare: la proprietà antiproliferativa è mediata da molteplici meccanismi tra cui la regolazione dei fattori di crescita e del ciclo cellulare.
    Induce l’apoptosi delle cellule tumorali: l’induzione dell’apoptosi è mediata principalmente dall’inibizione delle proteine anti-apoptotiche bcl-2 e bcl-xl e dalla stimolazione delle proteine pro-apoptotiche come le caspasi.
    Induce nelle cellule tumorali autofagia citotossica con conseguente apoptosi

Gran parte dei dati relativi all’impatto della vitamina D nella prevenzione o riduzione del cancro proviene da studi condotti su diverse tipologie di tumore:

    Carcinoma mammario: la carenza di vitamina D sembrerebbe essere associata ad un aumentato rischio di progressione e mortalità per tumore al seno. Inoltre, studi in vitro hanno mostrato che la vitamina inibisce l’angiogenesi, la differenziazione e proliferazione cellulare e induce l’apoptosi delle cellule di carcinoma mammario
    Carcinoma ovarico: un recentissimo studio in vitro ha mostrato che la vitamina D esercita un’attività significativa contro la migrazione e l’invasione delle cellule tumorali ovariche. I risultati suggeriscono che il trattamento con vitamina D potrebbe essere utilizzato per prevenire le metastasi del tumore. Il meccanismo d’azione individuato è l’interruzione dell’interazione tra CCAT2 e il fattore di trascrizione TCF4 che promuovono la crescita e il processo di metastatizzazione del tumore.
    Melanoma: uno studio in vitro del 2020 ha dimostrato che la vitamina D è benefica per le cellule di melanoma in quanto inibisce il danno ossidativo sul DNA e i danni alle membrane cellulari, stimola l’espressione della superossido dismutasi (enzima antiossidante) e l’attività del fattore di trascrizione p53 (fattore di trascrizione con la funzione di soppressore tumorale) nelle cellule di melanoma. Inoltre ha inibito l’espressione di citochine pro-infiammatorie (IL-1, TNF-alfa) e di molecole angiogenetiche.
    Carcinoma colon-rettale: studi in vitro su cellule di carcinoma colon-rettale hanno dimostrato che la vitamina D ha un effetto antitumaorale mediante diversi meccanismi: inibisce la proliferazione cellulare provocando l’arresto del ciclo cellulare e inibendo l’espressione di EGFR (fattore di trascrizione che stimola la crescita delle cellule), induce l’apoptosi delle cellule tumorali mediante la sovraregolazione delle proteine proapoptotiche BAK1 e BAX e la sottoregolazione delle proteine anti-apoptotiche BAG1, BIRC5 e BCL2, infine inibisce l’angiogenesi mediante l’inibizione di VEGFA (fattore di crescita coinvolto nel processo di angiogenesi).
    Carcinoma polmonare: la vitamina D sembrerebbe essere dotata di attività anti-proliferativa soprattutto nelle linee cellulari prive di mutazioni KRAS e p53 e con EGFR mutato.
    Carcinoma prostatico: alti livelli di vitamina D sembrerebbero ridurre la mortalità in pazienti affetti da carcinoma prostatico (10)

 

Controindicazioni ed effetti collaterali

La vitamina D, essendo una vitamina liposolubile, dopo essere stata sintetizzata nella pelle o introdotta come integratore o con la dieta, viene accumulata nel tessuto adiposo e nel muscolo. Quando l’accumulo diventa eccessivo può generare un’intossicazione.

L’eccesso di vitamina D, condizione abbastanza rara nel nostro paese, determina ipercalcemia e calcificazione diffusa a livello di vari organi.

La causa principale di ipervitaminosi D è l’abuso di integratori.

La carenza di vitamina D, invece, causa le malattie dell’osso chiamate rachitismo (tipica dei bambini e adolescenti) e osteomalacia e osteoporosi (tipica degli adulti).

Altre conseguenze della carenza della vitamina potrebbero essere un alterata funzionalità del sistema immunitario, minori difese antiossidanti e un maggior rischio di sviluppare il cancro.

La carenza di vitamina D è oggi universale e colpisce la quasi totalità della popolazione, specie nei paesi al di sopra del 35° parallelo come l’Italia. Per usufruire del sole in modo sicuro e per produrre la quantità di vitamina D di cui abbiamo bisogno è necessario attenersi alla seguente regola: esporre il 25% della pelle (mani, braccia e parte inferiore delle gambe) per un periodo di tempo che va dal 25 al 50% del tempo che si presume sia necessario alla pelle per arrossarsi.

Perciò se non vivete ai Tropici e se non passate la maggior parte delle vostre giornate nudi sotto il sole è pressoché impossibile che il vostro organismo produca abbastanza vitamina D per tutte le sue necessità e di­venta quindi necessario assumerla come supplemento.

 

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CROMO E DIABETE

 

https://pubmed.ncbi....h.gov/15208835/

Astratto

Il cromo è un minerale essenziale che sembra avere un ruolo benefico nella regolazione dell'azione dell'insulina e dei suoi effetti sul metabolismo dei carboidrati, delle proteine e dei lipidi. Il cromo è un fattore importante per migliorare l'attività dell'insulina. Gli studi dimostrano che le persone con diabete di tipo 2 hanno livelli ematici di cromo più bassi rispetto a quelli senza la malattia. La resistenza all'insulina è il denominatore comune in un gruppo di fattori di rischio di malattie cardiovascolari. Un americano su cinque ha la sindrome metabolica. Colpisce il 40% delle persone tra i 60 e i 70 anni. La resistenza all'insulina, con o senza la presenza di sindrome metabolica, aumenta significativamente il rischio di malattie cardiovascolari. La resistenza all'insulina è presente in due gravi problemi di salute nelle donne; sindrome dell'ovaio policistico (PCOS) e diabete gestazionale. Diversi studi hanno ora dimostrato che gli integratori di cromo potenziano l'azione metabolica dell'insulina e riducono alcuni dei fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, in particolare negli individui in sovrappeso. Il cromo picolinato, in particolare, ha dimostrato di ridurre la resistenza all'insulina e di contribuire a ridurre il rischio di malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2. Il cromo alimentare è scarsamente assorbito. I livelli di cromo diminuiscono con l'età. È stato riscontrato che integratori contenenti 200-1.000 mcg di cromo come picolinato di cromo al giorno migliorano il controllo della glicemia. Il cromo picolinato è la forma più efficace di integrazione di cromo. Numerosi studi sugli animali e studi clinici sull'uomo hanno dimostrato che gli integratori di cromo picolinato sono sicuri. ha dimostrato di ridurre la resistenza all'insulina e di contribuire a ridurre il rischio di malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2. Il cromo alimentare è scarsamente assorbito. I livelli di cromo diminuiscono con l'età. È stato riscontrato che integratori contenenti 200-1.000 mcg di cromo come picolinato di cromo al giorno migliorano il controllo della glicemia. Il cromo picolinato è la forma più efficace di integrazione di cromo. Numerosi studi sugli animali e studi clinici sull'uomo hanno dimostrato che gli integratori di cromo picolinato sono sicuri. ha dimostrato di ridurre la resistenza all'insulina e di contribuire a ridurre il rischio di malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2. Il cromo alimentare è scarsamente assorbito. I livelli di cromo diminuiscono con l'età. È stato riscontrato che integratori contenenti 200-1.000 mcg di cromo come picolinato di cromo al giorno migliorano il controllo della glicemia. Il cromo picolinato è la forma più efficace di integrazione di cromo. Numerosi studi sugli animali e studi clinici sull'uomo hanno dimostrato che gli integratori di cromo picolinato sono sicuri.

 

https://diabetesjour...and-in-Diabetes


Il cromo trivalente si trova in una vasta gamma di alimenti, tra cui tuorli d'uovo, prodotti integrali, cereali per la colazione ad alto contenuto di crusca, caffè, noci, fagiolini, broccoli, carne, lievito di birra e alcune marche di vino e birra ( 8 , 9 ). Il cromo è presente anche in molti integratori multivitaminici/minerali e ci sono anche specifici integratori di cromo picolinato (CrP) che contengono 200-600 μg di cromo per compressa ( 10 ). La National Academy of Sciences degli Stati Uniti ha stabilito la dose giornaliera raccomandata per il cromo in 50-200 μg/giorno per uomini e donne adulti ( 11 ), che è anche la dose giornaliera stimata sicura e adeguata (ESADDI) per il cromo per i bambini di 7 anni anni fino all'età adulta ( 7 , 12). Tuttavia, sembra che gli americani ingeriscano normalmente circa il 50-60% dell'assunzione giornaliera minima suggerita di 50 μg ( 7 ). I risultati di uno studio ( 10 ) hanno indicato che l'assunzione giornaliera di cromo per uomini e donne negli Stati Uniti era rispettivamente di 33 e 25 μg. Pertanto, il normale apporto dietetico di cromo per gli adulti può non essere ottimale. Con assunzioni dietetiche >50 μg/giorno, l'assorbimento di cromo è ~0,4%, ma anche la formulazione trivalente influenza significativamente la biodisponibilità. Ad una dose di 1.000 μg/giorno, l'assorbimento di cromo dal cloruro di cromo (CrCl 3 ) è ~ 0,4%, mentre quello da CrP può raggiungere il 2,8% ( 7 , 13 , 14 ). Una volta assorbito, il cromo si distribuisce ampiamente nel corpo, con i livelli più alti che si trovano nei reni, nel fegato, nella milza e nelle ossa ( 14 ).

 

ONCLUSIONI

Un ampio corpus di letteratura sia sugli animali da esperimento che sull'uomo indica che il cromo è un elemento essenziale coinvolto nell'azione dell'insulina, come dimostrato negli studi sulla carenza di cromo. Sebbene la carenza di cromo non sia stata definita oltre a quella nei pazienti che ricevono TPN, gli studi epidemiologici suggeriscono che i livelli tissutali di cromo sono ridotti tra gli individui diabetici, specialmente in quelli con CVD esistente, rispetto ai soggetti sani di controllo. Due studi caso-controllo hanno anche scoperto che livelli più bassi di cromo nelle unghie dei piedi predicono il rischio di infarto del miocardio in soggetti apparentemente sani. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi epidemiologici per confermare queste associazioni in diverse popolazioni e sono necessari studi clinici per dimostrare la relazione causale. Una questione più importante, tuttavia, è il ruolo dell'integrazione di cromo al di fuori dei rari stati di carenza. È ancora controverso se gli integratori di cromo debbano essere raccomandati per il controllo glicemico nei pazienti diabetici. Prove crescenti suggeriscono che l'integrazione di cromo, in particolare a dosi più elevate e sotto forma di CrP, può migliorare la sensibilità all'insulina e il metabolismo del glucosio nei pazienti con intolleranza al glucosio e diabete di tipo 1, tipo 2, gestazionale e indotto da steroidi e in alcuni individui senza diabete . Tuttavia, si deve riconoscere che la maggior parte degli studi clinici presenta limitazioni importanti tra cui dimensioni ridotte, design a breve termine, non randomizzato e diverse dosi di integrazione di cromo, che possono spiegare l'elevata variabilità dei risultati tra gli studi. Pertanto, sono necessari più studi clinici negli Stati Uniti popolazione per esaminare la robustezza dei risultati osservati in altre popolazioni e le dosi appropriate. Idealmente, questi studi dovrebbero valutare gli effetti del trattamento sugli endpoint difficili (p. es., diabete di tipo 2 e CVD) così come i parametri metabolici, sebbene tali studi sarebbero costosi e richiederebbero tempo perché coinvolgono un gran numero di soggetti e almeno diversi anni di seguito. I risultati di tali studi a lungo termine valuterebbero anche la sicurezza dell'integrazione di cromo a lungo termine. anche se tali prove sarebbero costose e richiederebbero tempo perché coinvolgono un gran numero di soggetti e almeno diversi anni di follow-up.

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ANTIOSSIDANTI ED ALZHEIMER
 
 
Gli antiossidanti presenti nella frutta aiutano a prevenire le malattie legate all'invecchiamento cellulare come il morbo di Parkinson e l'Alzheimer. Lo afferma uno studio condotto dal 2010 dai ricercatori della Fondazione Mach (Fem) nei laboratori di metabolomica di San Michele all'Adige, in Trentino. La ricerca ha monitorato l'effetto dei metaboliti della frutta sull'organismo umano e come questi possano interagire eventualmente con i meccanismi cellulari.
Lo studio si è soffermato in particolare sull'acido gallico, presente nel vino e nei piccoli frutti, dimostrando che quantità significative del polifenolo si depositano proprio nel cervello, e che pertanto possono agire come fattore di prevenzione di alcune malattie legate all'invecchiamento cellulare e alla neurodegenerazione. Il lavoro di ricerca, condotto in collaborazione con l'Università di Trento, è stato realizzato da Mattia Gasperotti nell'ambito di un progetto di dottorato, coordinato dalla ricercatrice e ambasciatore per la scienza in Slovenia, Urska Vrhovsek. Gli esiti della ricerca intitolata 'Polifenoli della frutta e il loro destino nei mammiferi' sono stati oggetto di una pubblicazione sulla rivista dell'American Chemical Society, 'Acs Chemical Neuroscience2'. (ANSA)
Interessante poi questo sito che tratta vari rimedi naturali, dalle vitamine del complesso B, ed in particolare la B6, B9, B12, a vitamine antiossidanti quali la Vit C, la Vit E, il Betacarotene, inoltre gli Omega 3, la Curcumina, gli estratti della Ginco Biloba
 
Molto interssante poi questo sito, riporto un punto significativo.
https://oggiscienza....cerca-italiana/
“Il nostro non è un farmaco, semplicemente un integratore alimentare, una capsula – precisa Liguri – che svolge la funzione del glutatione non presentando le stesse criticità. Si tratta, in effetti, di una combinazione di due antiossidanti, che proteggono proteine, DNA e lipidi cellulari, con attività antinfiammatoria, entrambi di origine naturale. Non essendo un farmaco, il suo percorso verso la commercializzazione è più semplice e diretto rispetto a quello richiesto per i farmaci.”
Questo sito in particolare:

http://www.centroalz...tro-lalzheimer/
In un recente studio pubblicato sul FASEB Journal, alcuni ricercatori della California hanno indagato gli effetti dell’assunzione di omega-3 e antiossidanti sui processi infiammatori e di fagocitosi della beta-amiloide.
Lo studio pilota ha coinvolto 29 partecipanti: dodici pazienti con deterioramento cognitivo lieve (MCI), due soggetti con riscontro soggettivo di disturbi di memoria (pre-MCI) e sei con Alzheimer (AD). Questi hanno assunto giornalmente, per un periodo di 17 mesi, una bevanda ricca di omega-3 e antiossidanti. Ad essi sono stati affiancati tre pazienti con Alzheimer e sei soggetti cognitivamente integri, non sottoposti al trattamento. Risultati significativi sono emersi nel gruppo dei pre-MCI e MCI. Nello specifico, nel corso del tempo si sono osservati un aumento nella fagocitosi della beta-amiloide e una modulazione dei processi infiammatori; inoltre anche il funzionamento cognitivo globale, valutato attraverso il Mini Mental State Examination, si è mantenuto costante. Sarà tuttavia necessaria la conduzione di studi clinici controllati per poter confermare questi risultati.
 
P.S E' abbastanza recente questa considerazione che si è fatta fra antiossidanti ed Alzheimer. In effetti io ho trovato solo questo studio fiorentino ed il recente studio pubblicato sul FASEB Journal, da alcuni ricercatori della California. E' significativo che precedentemente non si fosse messa in relazione questa patologia con il danno da superossidi, infatti questi producono un danno cellulare avendo uno o più elettroni spaiati. Anche a livello neurologico potrebbero provocare danno di membrana e morte cellulare. Si è visto che dei miglioramenti o una stabilizzazione si hanno anche somministrando alte dosi di Vit D3, ma questa non agisce come antiossidante ma sui Recettori G di membrana e sulla Pompa Ionica, inoltre sembra che attivi il ciclo di Krebs ovvero dell'ossigeno.. Pertanto l'Alzheimer potrebbe avere una genesi multifattoriale, da una predisposizione ganetica, ad una carenza di numerose vitamine che sostengono le catene biochimiche, ad un danno cellulare diretto causato da un eccesso di radicali liberi. Precedentemente avevamo pubblicato il rapporto fra danno da radicali liberi e patologie psichiatriche ed anche questo è molto significativo. Non è detto che anche l'Alzheimer non si possa includere nelle patologie psichiatriche, chiaramente poi ogni patologia si manifesta in base a molteplici fattori ed ad una predisposizione genetica per cui è indispensabile fare dei distinguo. Ma io credo che queste ultime scoperte sui radicali liberi e patologie neurologiche e psichiatriche siano molto importanti e forse ci permetteranno di fare una prevenzione efficace ed anche di attuare una cura che comporti significativi miglioramenti.

 

Successivamente avevo stilato un protocollo con il quale ho ottenuto significativi miglioramenti in numerosi pazienti: lo pongo.

 

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FARMACI CHE POSSONO ESSERE UTILI NEL MORBO DI ALZHEIMER E NELLA DEMENZA SU BASE VASCOLARE

Sia chiaro che quelli sotto elencati sono dei presidi naturali che possono risultare utili ma mai risolutivi della patologia di Alzheimer. In alcuni casi poi si hanno degli evidenti miglioramenti, in altri casi non si ha nessuna risposta. Comunque essendo dei presidi naturali non tossici conviene sempre tentare, associando tali presidi alle cure che da il neurologo.. E’ necessario anche far presente al proprio medico la cura che si stà facendo al fine che possa predisporre ulteriori consigli o accertamenti.

Prima di iniziare la cura fare un dosaggio (prelievo ematico) della Vit D, calcemia e creatininemia, se calcemia e creatininemia risultano normali per la Vit D fare come descritto sotto, se fossero invece fuori del Range terapeutico rivolgersi al proprio medico al fine che corregga le dosi dei presidi sottoelencati.

Se la Vit D3 è inferiore a 10 ng/ml dare 300.000 UI alla settimana per quattro settimane per os, poi fare un dosaggio; se la Vit D3 è inferiore a 20 ng/ml dare 300.000 UI alla settimana per due settimane, poi 100.000UI per altre due settimane poi fare un dosaggio; se la Vit D3 è inferiore a 30 ng/ml dare 300.000 UI la prima settimana e 100.000 UI per altre tre settimane, poi fare un dosaggio. Se il valore con queste dosi si è attestato fra 80-100 ng/ml si può continuare con 10.000 UI al giorno (due perline da 5000 UI della ditta STREGA NATURAL PLUS da prendere una al mattino prima di colazione, ed una alla sera prima di cena). Se superiore a 30 ng/ml somministrare 2 perline da 5000 ui al giorno sempre. La Vit D agisce con due meccanismi: il primo è l’attivazione della pompa del Magnesio che permette di far entrare più magnesio nella cellula ( il Magnesio è alla base di oltre 300 reazioni enzimatiche); il secondo meccanismo è un attivazione del Ciclo di Krebs, cioè dell’utilizzo dell’ossigeno da parte della cellula. Questo avviene per tutte le cellule, ma anche per le cellule neuronali che sono in sofferenza, come si ha nell’Alzheimer.

Melatonina 20 mg/die, è indispensabile per una corretta attività neuronale. Va assunta preferibilmente alla sera prima di andare a letto.

Magnesio, si può utilizzare il Magnesio Supremo, 1 cucchiaino alla sera sciolto in acqua, aumenta l’efficacia della Vit D3; se al inizio il magnesio da un po di diarrea non ci si preoccupi, dopo il terzo giorno, generalmente l’intestino si regola a scaricare normalmente.

Potassio Ascorbato 500 mg cp (ditta Strega): 1 cp al mattino dopo colazione. Il magnesio regola 70 reazioni enzimatiche nella cellula e soprattutto attiva il ciclo dell’ossigeno.

E’ molto importante nell’Alzheimer somministrare oli Omega-3 del pesce e per questo consiglio Omegor Vitality 1000 mg 30 cps 3 cp al giorno, gli Omega-3 del pesce hanno un eccezionale azione antinfiammatoria e neurotrofica, aumentano anche loro l’ossigenazione endocellulare.

Inoltre si è visto che 1-2 gocce di Tintura di Iodio al giorno sciolti in mezzo bicchiere di acqua risultano molto utili nell’Alzheimer. Se non si trova la tintura si può usare il Betadine (flac giallo), sempre 1-2 gocc in acqua. Un buon prodotto contenente Iodio è ancheil KELP cp della Diita Strega (sono alghe compresse)

Inoltre si faccia spesso uso di Olio Extra Vergine di oliva, questo contiene numerose sostanze che hanno un azione sinergica con la Vit D; sono invece sconsigliati gli altri oli di semi, in particolare l’Olio di Palma che ha un azione pre infiammatoria.

Tutti gli antiossidanti sono utili, in particolare si è visto che agisce molto bene l’” oleuropeina” delle foglie di ulivo. Se non si riesce a trovare la sostanza in farmacia si possono fare anche dei decotti concentrati di Foglie di Ulivo (una manciata di foglie secche in ½ litro facendo bollire per 5 minuti) e da bere durante il giorno. Ma anche altri antiossidanti possono essere utili, ad esempio il Selenio + Vit C (SELENIUM ACE EXTRA della Angelini, 1 cp al mattino), inoltre N-ACETILCISTEINA(FLUIMUCIL BUSTE 600MG 2/DIE) o MSM (metilsulfonilmetano) 2 cp da 500 mg al giorno, , è zolfo organico che entra nella catena mitocondriale e l’ACIDO ALFA LIPOICO che agisce come protettivo delle membrane cellulari, a questo proposito consiglio ECUNERV CP 1 cp al giorno meglio dopo pranzo.

Anche l’uso della CURCUMA può risultare efficace, si prenda CURCUMINA + PIPERINA della Arkopharma, 3 cp al giorno si è visto che ostacola la formazione delle placche amiloidi

Inoltre è utile somministrare tutti i minerali ed oligoelementi, es SUPRADIN CP EFF 1 cp tutte le mattine per un mese, poi sospendere 20 giorni e riprendere per un altro mese e così via.. Tutti questi farmaci si possono abbinare alla terapia che da il neurologo, trattandosi di vitamine ed oligoelementi non ci sono interferenze.

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LE EPIDEMIE DI PESTE E LA CARENZA DI VITAMINA D

 

In un grosso studio condotto su 18000 persone Michael F.Holick, Stephen M Krane e Johon T. Patts  nel 2002 hanno visto che la salute ottimale dell’osso si ha quando la Vit D non è inferiore a 28,5 ng/ml. Sotto tale livello si ha una riduzione della corticale ossea e pure un indebolimento della zona trabecolare, però sopra tale livello non si ha però più nessun incremento della corticale e della trabecolare ossea. Qualche anno dopo, e precisamente nel 2006 gli stessi autori hanno condotto una statistica su 9500 persone ed hanno potuto stabilire una stretta correlazione fra Vit D e malattie infettive e sapete quale era il livello chiave perché non si sviluppasse una malattia infettiva o virale: 28,5 ng/ml. C’era esattamente una stretta correlazione con l’osso. Questi studi potete trovarli sul testo dell’Harrison, 13° edizione, secondo volume pag 2413- 2443. Questa azione sulle malattie infettive di prevenzione è stata successivamente ripresa e descritta nel libro di Soram Khalsa della Boston University  nel suo libro sulla Vit D, nel quale descrive tutte le altre proprietà , la Vit D come preventiva di osteoporosi, diabete, rachitismo, sclerosi multipla, malattie infettive, cancro e molto altro. Io stesso negli ultimi tre anni ho fatto una statistica visto che ho fatto più di 700 dosaggi di Vit D ed ho messo tutti i dati sul mio Programma Medico per cui ho potuto trarre delle conclusioni relativamente a varie patologie. Questa sera però vorrei parlare in particolare di Malattie Infettive e Vit D. Statisticamente è vero, chi ha sopra i 30 ng/ml di Vit D non si prende nessuna malattia infettiva né virale né batterica. Sembrerebbe impossibile ma è proprio così. Revisionando fra tutti quelli che hanno sofferto di influenza ed altre malattie infettive virali o batteriche ho visto che nessuno aveva livelli superiori a 30 ng/ml di Vit D. Sembrerebbe un livello piuttosto basso di Vit D eppure è sufficiente per prevenire le malattie infettive. E’ probabile che le CATELICIDINE comincino ad essere prodotte dalla Vit D a questo livello. Il fatto che ci siano delle grandi epidemie di influenza dipende dal fatto che nella popolazione ci sono livelli molto inferiori di Vit D, in particolare il CALCIDIOLO che viene misurato è intorno ai 13 ng/ml come media. Più vi avvicinate alla soglia limite di 28,5 ng/ml meno avete possibilità di beccarvi una qualsiasi malattia infettiva. Non è del tutto inesatto quel sito che era uscito tempo fa “ La Vit D è 10.000 volte più potente di ogni vaccino” Chiaramente il 10.000 è un paradosso e stà solo ad indicare che con adeguati livelli di Vit D si potrebbe far a meno delle vaccinazioni perché non si prende nessuna malattia infettiva. QUESTO MI PIACE RIBADIRLO PERCHE’ E’ UN CONCETTO ESTREMAMENTE IMPORTANTE . Chiaramente non posso parlar male delle vaccinazioni perché verrei espulso dall’Ordine, ma è una constatazione che ho fatto e quindi non posso non dirla. Posto ciò dobbiamo concludere che la Vit D è il più potente fattore dell’immunità, e questo si potrebbe usarlo contro le campagne vaccinali BASTA NON ESSERE MEDICI. In questa sede non voglio parlare dei rischi legati ai vaccini ma solo di quello che fa la Vit D. Dobbiamo dedurre che la Vit D è il più potente fattore che stimola l’immunità, non ne esistono altri così potenti in natura e neppure di sintesi. Questa vitamina stimola in modo diretto l’immunità ed in più produce delle sostanze che si chiamano CATELICIDINE che possono essere antibiotiche per batteri, virus o funghi con un meccanismo estremamente selettivo. Nessuno di quelli che ho verificato avessere un livello superiore a 30ng/ml si è preso l’influenza, il punto è che questi individue, a meno che non prendano integratori, sono estremamente rari. Un altro punto fondamentale che è emerso dalla mia ricerca è CHE A NESSUNO DI QUELLI A CUI AVEVO DATO INTEGRATORI SI E’ PRESO L’INFLUENZA ; questo dato penso sia abbastanza significativo. Oltrettutto all’inizio davo integratori abbastanza modesti di 25.000 UI/mese ma erano sufficienti ad alzare la Vit D un po sopra i 30, e nessuno di questi si prendeva l’influenza. Posto ciò vorrete sapere il perché del titolo di questo capitolo: semplicemente perché io penso che durante le epidemie di peste si prendessero la peste solo coloro che avevano livelli di Vit D inferiori a 28,5 ng/ml. Stò bestemmiando, non credo. Così come guarivano dal bacillo tubercolare quelli che venivano portati nei sanatori in montagna o al mare dove la formula era solo aria e sole, questi sintetizzavano Vit D quel tanto che bastava e guarivano solo quelli che arrivavano ad un livello di 28,5 ng/ml, gli altri soccombevano. Il bacillo tubercolare è uno dei più resistenti, almeno quanto la Yersinia pestis, per cui c’è da supporre che anche le grandi epidemie di questa malattia colpissero solo quelli che avevano livelli bassi di Vit D inferiri a 28,5, e si salvassero (o guarissero) solo coloro che avevano livelli prossimi a tale valore magari 26 ng/ml; quelli che avevano livelli inferiori soccombevano. Non pensiate che la mia sia un ipotesi tanto azzardata dal momento che le CATELICIDINE vengono prodotte anche per la Yersinia pestis se i livelli di Vit D sono adeguati.Mi potreste obiettare che le malattie infettive un tempo erano dovute anche alla scarsa nutrizione. Non pensiate che la nutrizione di un tempo fosse tanto scarsa, anzi era molto meglio della nostra priva di conservanti e di zuccheri semplici  ma composta slo di sostanze naturali che venivano dagli orti. La carne oltretutto, anche se era poca era molto più sana della nostra. C’è da suppore che anche un tempo, e soprattutto nelle città, esistesse una carenza di Vit D un po come esiste oggi, la gente si vestiva anche per motivi morali ed il sole che veniva preso era molto poco soprattutto per chi aveva negozi od attività all’interno. Il fatto che esistano epidemie anche in Africa dipende proprio dal fatto che anche in Africa esiste una grave carenza di Vit D come hanno evidenziato i ricercatori della Moores Cancer Center dell'Università della California. Anche in Africa purtroppo i missionari hanno portato gli abiti ed il negro ha molta più difficoltà a sintetizzarla di noi; poi in Africa il tutto si complica con una carenza alimentare (e quindi di altre vitamine) che è effettiva e quindi le epidemie infettive e le forme tubercolari sono causate anche da altri carenze vitaminiche, proteiche e di oligoelementi. Ma in un contesto di alimentazione abbastanza normale la Vit D diventa determinante per la prevenzione. E poi non parliamo del resto.

 

P.S Gli stessi concetti che ho esposto sopra li potete trovare nel bellissimo libro "IL SOLE CHE GUARISCE" scritto dai Prof. Jorg Spitz e William B. Grant.

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ALTERNATIVA ALLA CHEMIOTERAPIA

 http://www.curealternativetumori.it/

Dopo avervi parlato "bene" della Chemioterapia Ufficiale voglio riportarvi un sito internet parecchio interessante sulle "alternative alla chemioterapia". Vi spiegherà esaurientemente tutte le alternative che sono emerse negli ultimi anni, riportando anche la possibilità di contattare i medici che le praticano tramite indirizzi e numeri telefonici.Vi voglio riportare alcuni punti assai significativi sulle terapie complementari ed alternative:

- 1 I TRATTAMENTI ABLATIVI: Le metodiche ablative (così come l’ipertermia) dal momento che vengono praticate anche in strutture pubbliche, avrebbero dovuto essere menzionate all’interno dei trattamenti ufficiali. Tuttavia in questo resoconto sono state inserite tra le cure complementari in quanto ancora poco conosciute, poco valorizzate e poco utilizzate nella maggior parte degli ospedali italiani.

Le diverse tecniche ablative consentono di asportare il tumore provocando, attraverso il calore, una necrosi delle cellule maligne. Al contrario delle terapie sistemiche, che agiscono su tutto il corpo contemporaneamente, come ad esempio la chemioterapia, le metodiche ablative possono essere considerati trattamenti localizzati e specifici. Di conseguenza sono maggiormente indicate a scopo curativo per alcuni tumori non ancora avanzati e diffusi, soprattutto quando la chirurgia non può essere attuata. Per le neoplasie avanzate invece possono essere utilizzate, ma a scopo palliativo.

I tessuti tumorali più facilmente aggredibili dalle tecniche ablative sono quelli del polmone (tumori primari o secondari, cioè metastasi polmonari provenienti da altri tipi di tumore) e del fegato (tumori primari o secondari), ma le nuove sperimentazioni lasciano sperare anche in un futuro utilizzo per i tumori del polmone, del rene, della prostata e per lenire il dolore nei casi di metastasi ossee. Nella maggior parte dei casi si introduce un ago particolare nel tumore, ago che ha una testa che emette radionde, questo porta la temperatura del tumore a 70-80 gradi, praticamente lo brucia, e se ben posizionato lede poco i tessuti vicini. Si evita in tal modo la terapia chirurgica che potrebbe buttare in circolo cellule tumorali che poi creano metastasi.

-2 L'IPERTERMIA: Oltre l’azione antitumorale diretta, l’ipertermia ha anche un’importante azione coadiuvante con le terapie convenzionali. Più precisamente la radioterapia in associazione con l’ipertermia induce un effetto radiosensibilizzante, con un incremento di efficacia di una volta e mezzo fino a tre volte rispetto alle sole radiazioni ionizzanti. L’interazione invece con la chemioterapia permette una maggiore penetrazione dei farmaci citotossici all’interno delle cellule grazie ad un aumento della permeabilità cellulare conseguente all’innalzamento della temperatura. In sostanza, potenziando gli effetti delle terapie convenzionali è possibile diminuire il dosaggio dei chemioterapici e delle radiazioni ionizzanti, diminuendo così i pesanti effetti collaterali. Inoltre l’innalzamento della temperatura corporea stimola anche il sistema immunitario attraverso la liberazione di sostanze immunoregolatrici, le citochine, che hanno un effetto protettivo per l’organismo. Uno dei massimi esperti mondiali di ipertermia, il Professor Paolo Pontiggia ematologo e oncologo all’Università di Pavia riferisce che il calore produce la rottura del Dna delle cellule tumorali. Più precisamente i vasi tumorali, privi dell’impalcatura muscolare, non consentono per mancanza di elasticità, quella vasodilatazione fisiologica che permette un’adeguata dissipazione del calore introdotto. In tal modo il calore rimarrebbe intrappolato nelle lesioni tumorali, provocandone la morte. Lo stesso professore sostiene che nel 30% dei casi il tumore regredisce, in un altro 30% si arresta temporaneamente, e in un 5% si guarisce. TENGO A PRECISARE CHE QUESTI SONO DATI UFFICIALMENTE RICONOSCIUTI, MA NONOSTANTE QUESTO L'IPERTERMIA E' TUTTORA IGNORATA DAI CENTRI ONCOLOGICI CHE CONTINUANO A SOMMINISTRARE FARMACI CITOTOSSICI DEVASTANTI, QUANDO CON L'IPERTERMIA POTREBBERO SOMMINISTRARE META' DOSE DI TALI FARMACI (E QUINDI  SAREBBERO MOLTO MENO DEVASTANTI) l'IPERTERMIA NON E' ANCORA PRATICATA NONOSTANTE SIANO MOLTI ANNI CHE SI CONOSCONO QUESTI STUDI.

-3 LA DIETA CHETOGENICA: sulla DIETA CHETOGENICA abbiamo già parlato molto, aggiungerò: Se voi o qualcuno che conosci è sfidato dal cancro, l'opzione più sana potrebbe essere quella di sostituire i carboidrati con grassi benefici, e limitare la vostra proteina a fonti di alta qualità biologica, dice il Dr. Rosedale che consiglia 0,2 grammo di proteine per chilogrammo di massa magra del corpo, che per la maggior parte delle persone sarà di circa 20 grammi di proteine al giorno (o 0,2 grammi per chilo di peso corporeo ).  La chiave è quello di aggiungere grassi sani per sostituire i carboidrati e proteine in eccesso. L’oncologo Giuseppe Nacci consiglia di togliere completamente le proteine, mantenendo un apporto di carboidrati minimo, sufficiente a mantenere la glicemia a 60 mg/dl; tale dieta senza proteine potrebbe in teoria essere mantenuta per sei mesi senza che il sistema immunitario venga compromesso; c’è da dire comunque che una dieta simile per sconfiggere il tumore andrebbe mantenuta per un periodo molto più corto, massimo di 1-2 mesi.

-4 IMMUNOTERAPIA BIOLOGICA: L’attivazione di una risposta immunitaria, oltre ad agire in modo diretto verso la malattia, può servire da supporto per l’organismo debilitato e immunosoppresso sia dall’evoluzione del tumore che dagli effetti collaterali delle terapie convenzionali. Pertanto l’immunoterapia trova una sua collocazione logica sia come terapia anticancro che come terapia coadiuvante le terapie ufficiali. L’efficacia della risposta immunologica sarà proporzionale alle risorse che l’organismo ha ancora a disposizione per combattere. Ciò significa che quando la malattia è molto avanzata e l’organismo è troppo immunosoppresso da tanti cicli di chemioterapia, radioterapia o in seguito ad importanti interventi chirurgici, è molto difficile sperare in una attivazione immunitaria. Pertanto viene consigliato di intraprendere tali terapie immunologiche in concomitanza o addirittura in anticipo a quelle ufficiali. In alcuni tipi di tumori particolarmente aggressivi o in stadi avanzati, laddove la guarigione non può essere un obiettivo raggiungibile, le terapie immunologiche affiancate a quelle tradizionali, possono contribuire ad allungare la sopravvivenza e a migliorare la qualità di vita del paziente. In questo resoconto verranno mensionate 4 diverse fonti (tra pubbliche e private) che si occupano di Immunoterapia Oncologica. CHIARAMENTE L'IMMUNOTERAPIA BIOLOGICA RISULTA EFFICACE NELLE FASI INIZIALI DEL TUMORE.

-5 IL VACCINO DI MARUYAMA: Il vaccino S.S.M. di Maruyama (Specific Substance Maruyama) è un vaccino biologico (un estratto dai germi umani di tubercolosi), sotto forma di fiale, la cui azione si esplica inducendo una sorta di atrofizzazione o incapsulamento delle lesioni tumorali, attraverso una profonda produzione di fibre di collageno. In tal modo svolge un’azione di inibizione dello sviluppo e di proliferazione metastatica della malattia. La terapia ha origini giapponesi e viene utilizzata come terapia alternativa in giappone da più di trenta anni. Esiste un sito non ufficiale dalla traduzione non troppo chiara che spiega più dettagliatamente come funziona.

HA ORIGINE IN GIAPPONE DOVE VIENE USATO DA PIÙ DI TRENTA ANNI. Il vaccino S.S.M. di Maruyama (Specific Substance Maruyama) è un vaccino biologico che viene estratto dai germi umani di tubercolosi. Viene somministrato sotto forma di fiale e la sua azione si sviluppa procurando una sorta di atrofizzazione e incapsulamento, attraverso una ricca produzione di fibre collagene, delle masse tumorali. La produzione di questa barriera fibrosa determina l’inibizione dello sviluppo e della proliferazione metastatica della malattia

Le maggiori garanzie di efficacia da parte di questo vaccino provengono dalle testimonianze dirette dei pazienti. In particolare ho avuto modo di parlare personalmente al telefono con una donna italiana di 49 anni alla quale all’età di 20 anni avevano diagnosticato un osteosarcoma avanzato con metastasi polmonari con una prognosi di pochi mesi di vita. La donna non intraprese alcun trattamento convenzionale, bensì solo il vaccino di Maruyama. La donna, dopo 30 anni è ancora in ottima salute. Ha ancora le metastasi polmonari, ma risultano atrofizzate, non attive. I medici dell’ospedale italiano dove era stata seguita dissero che probabilmente avevano sbagliato diagnosi o che si era trattato di una guarigione miracolosa, ma in nessun modo ammisero la possibilità che il vaccino giapponese potesse aver funzionato.

Il vaccino BCG Nel suo libro del 1972 dal titolo Cancer: A New Bre-akthrough Livingston notava: MI SEMBRA DEL TUTTO RAZIONALE AFFERMARE CHE LA RAGIONE PER CUI IL VACCINO BCG È EFFICACE NON SOLO CONTRO LA TUBERCOLOSI MA ANCHE CONTRO LA LEBBRA E IL CANCRO RISIEDE NEL FATTO CHE, APPARTENENDO ALLA MEDESIMA FA MIGLIA DEGLI ATTINOMICETI, IL GERME DEL CANCRO È STRETTAMENTE COLLEGATO AL BCG Quando Florence Seibert incontrò a Parigi Boquet, Calmette e Guérin per discutere del vaccino BCG, nessuno di loro immaginava che un giorno sarebbe stato impiega- to contro il cancro. In realtà, tuttavia, attualmente questo vaccino diluito derivato dal Mycobacterium bovis ovvero agente della tubercolosi bovina, è la cura più efficace del carcinoma transitorio delle cellule, un cancro della vescica urinaria. Per di più, il BCG è la più valida terapia nel suo genere, definita “immunoterapia”.Nel contesto della immunoterapia ben presto si diffuse la nozione che BCG o tubercolosi bovina in qualche modo “rafforzassero” il sistema immunitario, tuttavia l’eminen-te immunologo Dr. Steven Rosenberg considerò che il sistema immunitario è altamente specifico: un immuno-stimolante come il BCG non dovrebbe stimolare la rispo-sta derivante da un altro immunostimolante, il cancro.L’esatto meccanismo osservato nell’ambito di uno studio della University of Illinois nel  1993 consisteva nel fatto che inizialmente cellule del cancro sembravano mangiare (o fagocitare) e uccidere il Mycobacterium bovis presente nel BCG; poi, all’improvviso, anche le cellule del can- cro morivano. Anche se i ricercatori implicati nello studio ammisero che la relazione non era chiara, si puntò il dito su un potente “agente tumoricida” interno al BCG. Li-vingston intuì che quello a cui i ricercatori stavano probabilmente assistendo era un fenomeno comune in natura noto con il nome di “lisogenia”, ovvero quel che accade quando una colonia di un batterio simile ne uccide un’altra scagliandovi contro un arsenale di batteriofagi virali senza risultarne essa stessa danneggiata. Alla fine degli anni Settanta Virginia Livingston non poté più ignorare il lavoro svolto dal giapponese Dr. Chisato Maruyama, quindi inviò a Seattle il Dr. John Majnarich della Biomed Research Laboratories affinché indagasse nel merito. Nel 1935 Maruyama, in forza alla Nippon Medical School di Tokyo, iniziò a sviluppare un vaccino contro la tubercolosi, il quale risultò valido contro il cancro.Il vaccino di Maruyama era simile al BCG ma invece di basarsi sulla tubercolosi bovina impiegava la tubercolosi umana. Chisato Maruyama aveva da tempo notato che i pazienti affetti da Mycobacterium tubercolosis o lebbra di rado contraevano il cancro. Negli anni Settanta il vaccino di Maruyama si dimostrò decisamen te valido in quanto egli dichiarava che metà degli 8.000 malati di cancro  da lui curati ne aveva tratto giovamento.OVVIAMENTE DEL TUTTO IGNORATO DAGLI ISTITUTI ONCOLOGICI CHE PREFERISCONO IL CISPLATINO, NONOSTANTE GLI OTTIMI RISULTATI POSITIVI NON SI TROVA NEPPURE SUI TESTI DI ONCOLOGIA.

-6 LA TERAPIA DI BELLA: Lo scopo principale della terapia è quello di modificare l'ambiente intorno al cancro rendendoglielo ostile in maniera che esso non riesca a svilupparsi e arresti la propria crescita o addirittura muoia. Inoltre le cellule sane, stimolate da alcuni principi attivi della terapia, vanno invece incontro ad un potenziamento delle loro funzioni e diventano più forti ed in alcuni casi più aggressive nei confronti della malattia. Nel 1998 è iniziata una sperimentazione ufficiale sulla terapia Di Bella voluta, a seguito delle manifestazioni popolari a favore di questo trattamento, dal Ministero della Sanità italiano. DOPO ALCUNI MESI TALE SPERIMENTAZIONE È STATA CONSIDERATA FALLITA NEL SENSO CHE GLI ORGANI COMPETENTI DELLA MEDICINA UFFICIALE, AI QUALI ERA STATO DELEGATO IL COMPITO DI VALUTARNE L'EFFICACIA E L'ATTIVITÀ, HANNO AFFERMATO CHE LA TERAPIA DI BELLA NON È DOTATA DI SUFFICIENTE ATTIVITÀ ANTITUMORALE DA GIUSTIFICARE UN PROSEGUIMENTO DELLA SPERIMENTAZIONE SU ALTRI PAZIENTI. COSA SI INTENDE PER SUFFICIENTE ATTIVITÀ ANTITUMORALE ? SE INFATTI SI INTENDE L’OTTENIMENTO DI UNA RISPOSTA PARZIALE, VALE A DIRE UNA RIDUZIONE DEL 50% DEL TUMORE, È CHIARO COME ESSENDO STATI ARRUOLATI PAZIENTI CON PATOLOGIA MOLTO AVANZATA, FOSSE UN OBIETTIVO TROPPO DIFFICILE DA RAGGIUNGERE. IL FATTO CHE TALUNI DI QUESTI PAZIENTI ABBIANO COMUNQUE OTTENUTO UNA RISPOSTA MINIMA NON È STATO TENUTO PER NULLA IN CONSIDERAZIONE. Così come non è stato considerato che con molta probabilità quegli stessi pazienti avrebbero ottenuto risposte minime anche con le terapie convenzionali. In ogni caso non avendo ricevuto un risultato convincente e definitivo, la sperimentazione è stata sospesa e con questo evento è stato definitivamente messa la parola fine alla possibilità che la MDB potesse divenire ufficialmente una cura per il trattamento dei tumori al pari delle altre

-7 IL METODO PANTELLINI: Proseguendo nella terapia, i malati di cancro presentavano apprezzabili miglioramenti, già nell'arco di 10-15 giorni. Il dolore scompariva, o quantomeno si attenuava, ed il paziente era in grado di riprendere la propria attività lavorativa. In alcuni soggetti, ancora oggi, a distanza di 40 anni, non risulta alcuna presenza del tumore. Pantellini proseguì le sue ricerche per quarant'anni, scoprendo che l'ascorbato di potassio trovava applicazione anche in alcune malattie degenerative ed autoimmuni. CONTINUÒ A TENERE CONFERENZE, PARTECIPÒ A VARI CONGRESSI DI ONCOLOGIA, PUBBLICÒ LE SUE SCOPERTE SU RIVISTE MEDICHE, CURÒ CON SUCCESSO MIGLIAIA DI PERSONE. RISULTATO? ALCUNE DENUNCE DA PARTE DELL'ORDINE DEI MEDICI (ASSOLTO), PROBLEMI A NON FINIRE, DIFFAMAZIONI; MA L'ASPETTO PIÙ GRAVE È CHE IN TUTTI QUESTI ANNI, PANTELLINI NON È MAI STATO PRESO IN CONSIDERAZIONE DALLA CLASSE MEDICA.

-8 IL C.R.A.P O METODO DEL Dott. Giovanni Puccio: Più precisamente la terapia antiossidante di Puccio si propone di riequilibrare il rapporto redox-omeostatico cellulare con l’intento di bloccare la formazione degli dei radicali liberi che sono all’origine del processo degenerativo del tumore.

Le ricerche di Puccio hanno portato a concludere che il cancro sia una conseguenza di un processo patologico che inizia molti anni prima all’interno dell’organismo e che si manifesta con un forte squilibrio elettrochimico, blocco delle pompe sodio/potassio e calcio/magnesio, abbassamento del potenziale di membrana, abbattimento del sistema immunitario e acidosi metabolica.

La terapia è in realtà una multiterapia, basata sull’attenta somministrazione di diverse sostanze. L’elemento principale è il GSH ovvero il “Glutatione ridotto” che esplica alcune funzioni fondamentali a livello cellulare.

Recentemente, ad un convegno tenutosi a Palermo presso l’Hotel President in data 08/05/2006, un giudice di pace ha parlato in modo favorevole circa l’efficacia della terapia, ed È STATO RIPORTATO UN CASO DI GUARIGIONE SCONCERTANTE SU UN CANCRO AL FEGATO DEL PADRE DELLA TOP MODEL EVA RICCOBONO

-9 LA GRAVIOLA: Durante le sue ricerche la Raintree Nutrution ha scoperto che anche il NATIONAL CANCER INSTITUTE (NCI) nel 1976 aveva già verificato che gli estratti di questa pianta erano in grado di attaccare e distruggere le cellule maligne del cancro. QUESTO STUDIO ERA PERÒ STATO ARCHIVIATO COME UN RAPPORTO INTERNO E MAI RESO PUBBLICO. In un altro studio, pubblicato sul Journal of Natural Products, ha dimostrato che la graviola non è solo confrontabile con l’Adriamicina, ma la supera clamorosamente negli studi di laboratorio. UN COMPOSTO DELLA PIANTA HA DISTRUTTO SELETTIVAMENTE LE CELLULE CANCEROSE DEL COLON CON UNA POTENZA 10.000 (DIECIMILA!) VOLTE SUPERIORE A QUELLA DELL’ADRIAMICINA. NONOSTANTE QUESTE PROPRIETA’ LA GRAVIOLA NON E’ MAI STATA PRESA IN CONSIDERAZIONE DA NESSUN ISTITUTO ONCOLOGICO

-10 ESSIAC. LA FORMULA DI RENÈ CAISSE: L’essiac è una miscela di erbe con la quale l’infermiera Renè Caisse cominciò a curare i malati di tumore, intorno agli anni 30 in Canada. La ricetta originale apparteneva ad un medico indiano, ma la Caisse ne venne a conoscenza da una signora guarita da un cancro al seno dallo stesso medico indiano. Dopo averla provata su sua zia, malata terminale di cancro allo stomaco, la quale incredibilmente guarì, la Caisse cominciò a curare con successo moltissimi malati con la collaborazione dei migliori medici di Toronto. Tuttavia la medicina ufficiale non fece altro che ostacolare puntualmente ogni tentativo della Caisse di “legalizzare” la sua cura, pretendendo che svelasse la formula della tisana. Per paura di speculazioni, la Caisse si rifiutò sempre (rifiutando anche un compenso di 1 milione di dollari da una casa farmaceutica) e continuò in semi-clandestinità a curare i malati senza alcuna retribuzione. Queste le testimonianze di alcuni illustri medici sull’efficacia della tisana:

“HO POTUTO CONSTATARE CHE NELLA MAGGIOR PARTE DEI CASI LE DEFORMAZIONI SCOMPARIVANO, I PAZIENTI DENUNCIAVANO UNA FORTE DIMINUZIONE DEI DOLORI. IN CASI SERISSIMI DI CANCRO HO VISTO INTERROMPERSI LE EMORRAGIE PIÙ GRAVI. ULCERE APERTE ALLE LABBRA ED AL SENO RISPONDEVANO ALLE CURE. HO VISTO SCOMPARIRE CANCRI ALLA VESCICA, AL RETTO, AL COLLO DELL’UTERO E ALLO STOMACO. POSSO TESTIMONIARE CHE LA BEVANDA RIPORTA LA SALUTE NEL MALATO, DISTRUGGENDO IL TUMORE RESTITUENDO LA VOGLIA DI VIVERE E LE FUNZIONI NORMALI DEGLI ORGANI” - DOTTOR BENJAMIN LESILE GUYATT, RESPONSABILE DEL DIPARTIMENTO DI ANATOMIA DELL’UNIVERSITÀ DI TORONTO.

E ANCORA…”ERO VENUTA ABBASTANZA SCETTICA, ED ERO RISOLUTA A RIMANERE SOLO 24 ORE. SONO RIMASTA 24 GIORNI ED HO POTUTO ASSISTERE A MIGLIORAMENTI INCREDIBILI SU MALATI TERMINALI SENZA PIÙ SPERANZA E MALATI DIAGNOSTICATI TERMINALI, GUARIRE. HO ESAMINATO I RISULTATI OTTENUTI SU 400 PAZIENTI” – LA DOTT..SSA EMMA CARLSON ARRIVATA DALLA CALIFORNIA.

Al funerale dell’infermiera parteciparono diverse centinaia di persone. IN ALTRI ESPERIMENTI MAL CONDOTTI e non seguiti dalla Caisse la sua tisana fu giudicata atossica ma inefficace. Fino a quando nel 1984 una giornalista radiofonica fece un’intervista al Dr Brush, un rispettato medico che aveva collaborato con la Caisse negli ultimi anni prima della sua morte. Dall’intervista, seguita da un numero incredibile di persone, emerse che la tisana poteva essere ritenuta una cura per il cancro. Più precisamente IL DR BRUSH DISSE: “HO POTUTO CONSTATARE CHE LA BEVANDA PUÒ FAR REGREDIRE IL CANCRO AD UN PUNTO TALE CHE NESSUNA CONOSCENZA MEDICA ATTUALE È IN GRADO DI RAGGIUNGERE”. In altri programmi radiofonici altri medici confermarono quanto sostenuto dal Dr Brush ed ormai l’opinione pubblica si era completamente spostata a favore della Caisse. Nonostante tutto la strada legale si dimostrava ancora tortuosa, pertanto alla giornalista venne in mente di smetterla di tentare di combattere contro le istituzioni per far riconoscere la tisana come una cura per il cancro. Si sarebbe venduta come una tisana innocua ed atossica. In questo modo chiunque avrebbe potuto continuare a curarsi senza alcuna difficoltà, trovando la tisana anche nelle erboristerie. Grazie a questa intuizione oggi la tisana “Essiac” viene regolarmente venduta in tutto il mondo come fosse un thè. 

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BAMBINA DI 8 ANNI SUGGERISCE UNA CURA PER IL CANCRO AL PADRE RICERCATORE

 http://www.huffingtonpost.it/2015/01/29/bambina-suggerisce-cura-cancro_n_6571920.html

""Bambina di 8 anni suggerisce una cura per il cancro al padre ricercatore. E i test sono promettenti

È successo a tavola mentre cenavano. Una bambina britannica di otto anni, Camilla Lisanti, ha suggerito al padre ricercatore una cura per il cancro: gli antibiotici. E i primi test sembrano confermare la genialità del consiglio.

 

L'episodio, accaduto a Manchester, è stato raccontato dai genitori di Camilla. "Come cureresti il cancro?" aveva chiesto il padre, probabilmente per coinvolgerla nella conversazione. A quel punto la bambina ha risposto: "Prova con gli antibiotici che mi dai quando ho mal di gola".

 

Sulle prime i due genitori, entrambi ricercatori sul cancro all'università di Manchester, non hanno dato peso alle parole della figlioletta. Per curiosità, però hanno testato in laboratorio il suggerimento e sorprendentemente hanno comprovato che gli antibiotici distruggevano le cellule cancerose. Alcuni tipi di antibiotici, in particolare, hanno fermato la produzione di mitocondri nelle cellule, togliendo dunque energia alle parti malate.

"Ho pensato che fosse ingenuo immaginare che gli antibiotici potessero curare il cancro, ma alla fine Camilla aveva ragione", ha detto con orgoglio il professor Lisanti alla stampa britannica. I test effettuati hanno mostrato che utilizzando quattro tipi di antibiotici, acquistabili per poche sterline in farmacia, mandano in tilt le cellule tumorali in campioni di cancro al seno, alla prostata, ai polmoni, alle ovaie, alla pelle e al cervello.

 

Per il momento, scrive il quotidiano The Independent, i risultati di laboratorio non sono stati testati sugli esseri umani e alcuni studiosi sono convinti che non vi sia nulla di nuovo nella scoperta dei genitori della bambina, poiché l'effetto anti-cancro degli antibiotici "è noto fin dagli anni '60". Insomma, prima di esultare occorre attendere le prove cliniche."""

 

http://www.adnkronos.com/salute/medicina/2015/01/28/bimba-scienziata-idea-papa-per-gli-antibiotici-contro-cancro_eIPvtwIRihZkRic6d5cZqI.html

 

"Già precedenti studi clinici con antibiotici destinati a trattare le infezioni associate al cancro, ma non le cellule tumorali - commenta l'esperto - avevano dimostrato effetti terapeutici positivi. Ad esempio, in pazienti affetti da cancro del polmone, l'azitromicina ha aumentato la sopravvivenza a un anno dal 45% al 75%".

 

"Anche i pazienti con linfoma che hanno beneficiato di una terapia di tre settimane con doxiciclina hanno mostrato remissione completa della malattia. Questi risultati - conclude - suggeriscono che gli effetti terapeutici del antibiotici sono effettivamente indipendenti dalle infezioni. Il nostro lavoro rappresenta un passo avanti e dà motivo di avviare sperimentazioni sull'uomo per provare a utilizzare antibiotici contro i tumori".

QUINDI , PAR DI CAPIRE CHE PRECEDENTEMENTE GLI ANTIBIOTICI NON ERANO MAI STATI STUDIATI PER LA CURA DEI TUMORI MA ERANO STATI SEMPLICEMENTE USATI PER LE INFEZIONI ASSOCIATE AL CANCRO. ORA, COME SE FOSSERO CADUTI DALLE NUVOLE, SCOPRONO CHE CON LA DOXICICLINA (UNA TETRACICLINA) SI PUO' AVERE UNA REMISSIONE COMPLETA (GUARIGIONE) NEL LINFOMA E CON L'AZITROMICINA (UN MACROLIDE) UN AUMENTO DEL 45% AL 75% DELLA SOPRAVVIVENZA PER CANCRO DEL POLMONE (MA NON SE NE ERANO PRIMA MAI ACCORTI?? DOVEVA ESSERE UNA BAMBINA A SUGGERIRE L'IDEA)

 

P.S Ma andiamo avanti: approfondendo ulteriormente l’azione degli antibiotici vengo a scoprire che:

 - molti antibiotici inibiscono la sintesi proteica sia nei batteri che nei tumori, sono gli amino glicosidi e le tetracicline che agiscono rispettivamente sulla subunità 30S dei ribosomi e sulla subunità 50S dei ribosomi che sono presenti sia nei batteri che nei tumori (non nelle cellule sane).

 - antibiotici che inibiscono il meccanismo di replicazione e di trascrizione degli acidi nucleici inibendo la DNA polimerasi (rifamicine) e la DNA girasi (chinoloni) proprie sia di molti tumori sia dei batteri (c’è da specificare che non agiscono sulle cellule sane).

 - antibiotici che alterano la membrana citoplasmatica sia dei batteri che delle neoplasie(polimixine, polieni)

 - antibiotici che agiscono come antimetaboliti (sulfamidici, trimethoprim); a questo proposito c’è da specificare che i sulfamidici inibiscono la sintesi e l’utilizzo dell’acido folico che è indispensabile per la sintesi degli acidi nucleici. E dal momento che i tumori necessitano di una replicazione rapida e cioè di una sintesi nucleica rapida (a differenza delle cellule sane, a parte alcune, che hanno un ciclo di replicazione lento) si capisce come togliere l’acido folico al tumore è come mandarlo nella camera mortuaria.

 

E’ interessante notare che per ovviare a possibili sviluppi di resistenza (come avviene per i batteri) sarebbe utile associare due antibiotici contemporaneamente. Infatti l’associazione trimetoprim-sulfometossazolo (Bactrim) a distanza di 50 anni che è uscita non ha ancora dato fenomeni di resistenza (per molti batteri ovviamente, perchè quelli che erano insensibili sono rimasti insensibili).

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EFFETTO ANTITUMORALE DEL LIMONE
 

E’ probabile che lo spiccato effetto antitumorale del limone sia da imputarsi agli innumerevoli prodotti che contiene, molti dei quali non conosciamo ancora il meccanismo di azione. Il sito che ho citato :
 

http://www.amoyoga.i...l-limone-aiuta/
 

lo da 10.000 volte più potente, come antitumorale della chemioterapia con Adriamicina (o Doxorubicina) che è uno dei più potenti antitumorali attualmente usati. Paradossalmente la Doxorubicina è nata come antibiotico isolato nel 1960 dallo Streptomices Peucetius, ma si è dimostrata subito utile anche come antitumorale nel carcinoma mammario, dell’endometrio, delle ovaie, dei testicoli, della tiroide e dei polmoni, anche se la sua maggiore efficacia si manifesta nella leucemia acuta, nel mieloma multiplo, nel Linfoma di Hodgkin e nel Linfoma non Hodgkin. Ma poi, paradossalmente il foglietto illustrativo dice che la Doxorubicina è risultata cancerogena, mutagena, genotossicha, teratogena sia nei ratti che nell'uomo, pur essendo utilizzata nella chemioterapia. Alla Adriamicina è associata anche un alta incidenza di cardiomiopatie acute e croniche. La Commissione Oncologica Nazionale ha emanato delle linee guida, riprese dalla Conferenza permanente Stato-regioni, per gli operatori di settore a contatto con farmaci chemioterapici. Essa è almeno tanto cancerogena quanto il cisplatino, e se poche gocce escono dalla flebo durante la chemioterapia provocano un ustione sul braccio. Questi sarebbero i più potenti antitumorali attualmente usati!! Come fanno a dirlo visto che non ci sono studi in merito sull’aumento di sopravvivenza a lungo termine paragonati a sudi con placebo?? Farmaci altamente cancerogeni vengono usati nella chemioterapia, farmaci che anche a distanza di anni possono dare metastasi a distanza (anche dopo 20 anni). Allora si capisce perché il limone sia 10.000 volte più potente di questi farmaci. Anche non far nessuna chemioterapia porterebbe a dei livelli di miglioramento molto superiori. E’ paradossale che la chemioterapia si avvalga di farmaci cancerogeni per curare i tumori; sono farmaci che provocano un infiammazione cronica di tutto l’organismo e quindi predispongono al cancro. Ma torniamo un po al limone e vediamo i sui principi attivi, sono innumerevoli. Il limone con la buccia, non contiene solo acido citrico (che è alcalinizzante), Vit C naturale, Vit P, Bioflavonoidi, ma anche limonene, bisabolone, cardirene, numerose aldeidi, metileptenone, alcoli triterpenici, alfa-terpinolo, acido acetico, caprico e laurico, antanilato di metile, ed un citropene, l’isopinpinellina presente sia nella buccia che nel frutto. Ebbene pare sia proprio questa sostanza che ha una spiccata azione antitumorale. Infatti l’isopinpinellina inibisce fortemente l’angiogenesi nel tumore, cioè impedisce che il tumore formi nuovi vasi. Il tumore è molto irrorato ed ha un estremo bisogno di formare in continuazione vasi sanguigni, se gli togliamo questa possibilità il tumore si retrae e muore. C’è un altro aspetto interessante dovuto soprattutto ai bioflavonoidi, e cioè la capacità di questi di rendere attivo l’ergocalciferolo anche se questo è presente in quantità bassissime (sotto i 5 ng/ml). Tutti questi meccanismi rendono il limone uno dei più potenti antitumorali in natura, è sufficiente bere tre-quattro limoni al giorno per avere un effetto spiccatamente antitumorale. Non è neppure paragonabile ai chemioterapici di sintesi perché questi sono cancerogeni mentre il limone è spiccatamente anticancerogeno. Perché queste notizie avallate da numerosi studi non sono state rese pubbliche??? Perché i Centri Oncologici sembrano ignorare la cosa??? Ve lo lascio immaginare.
DAL TESTO: PIANTE MEDICINALI, CHIMICA FARMACOLOGICA E TERAPIA DI R. Benigni, C. Capra, E. Cattorini

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