"Io debbo necessariamente agire con “spontaneità”, quasi “sotto l’impulso di un ordine ignoto” come disse Goethe. Mi sono definito “la grondaia che convoglia l’acqua che cade dal tetto”.
Non é quindi la grondaia che va analizzata, bensì l’acqua e le ragioni per le quali “quella Pioggia” si manifesta.
Non é studiando questi fenomeni a valle che si può giungere a stabilirne l’essenza, bensì più in alto dove ha sede lo “spirito intelligente” che già fa parte di quel Meraviglioso che non è necessario identificare con Dio per riconoscerne l’esistenza. Nel Meraviglioso c’é l’Armonia riassunta del Tutto e questa definizione è valida tanto per chi ammette quanto per chi nega Dio. (…)"
Col profondo rispetto che porto a lei che fa parte del mio prossimo ed alle cose che mi è consentito di compiere, dichiaro di non essere in grado di disporre a mio piacimento dei fenomeni che si manifestano attraverso di me nei limiti di una rigidissima morale e scevri da qualsiasi coercizione e peculiarità. Per questo ogni controllo ne verrebbe frustrato.
Sono rimasto stupito come in un recente libro [di Piero Angela, “Viaggio nel mondo del paranormale”, 1978] siano state riferite su di me cose inesatte e falsificate, insinuando dubbi perfettamente gratuiti. Chi si atteggia a uomo di studio deve essere giusto e obbiettivo, ma se non lo fa è un grave rischio che non gli consiglio di correre perché la Verità, pur di imporsi, possiede mezzi implacabili e presto o tardi li usa. Per intanto io continuo a ricevere a tutti i livelli culturali e sociali dimostrazioni di solidarietà e di fiducia. E non è strano, per quell’intuizione che è patrimonio delle masse, che io venga esortato a non mutare atteggiamento.
Meglio rimanere ignorato da una Scienza ufficiale che non è in grado, per ora, di comprendermi, piuttosto che venire meno a quei principi ai quali mi sono sempre ispirato e con i risultati che tutti conoscono.
Scienziati di fama mondiale, medici, letterati, artisti, religiosi di varie confessioni, atei, filosofi, militari, capi di Stato e di governo, industriali e finalmente uno stuolo di gente appartenente ad ogni classe sociale e con esso tutto lo scibile del travaglio umano, continua a passarmi sotto gli occhi.
È mai possibile che tutte queste persone siano state da me suggestionate ed a qual fine dal momento che non ho avuto altro scopo che quello di mettermi al loro servizio? Quanti problemi apparentemente impossibili non ho risolto. Molti ritrovarono in me la speranza, il coraggio, la ragione di vivere. E se fossi sempre stato ascoltato quante sciagure avrebbero potuto essere evitate.
Questa è la vera sede della mia attività. I vari fenomeni a livello apparentemente fisico non sono che mezzi di convincimento che mi viene da improvvisare in un’esaltazione che sovente mi lascia commosso e me ne fa sentire indegno. È proprio qui che vorrei che una Scienza intervenisse a illuminare e ad appoggiare la mia aspirazione di contribuire ad indicare quelle vette, sempre più alte, riservate alla Creatura Umana quando sappia identificarsi nel proprio “spirito intelligente” (…)».
(Rol, G.A., ‘La Scienza non può ancora analizzare lo Spirito’, La Stampa, 03/09/1978, p. 3.)