Ma io lo capisco come padre; come personaggio pubblico ha sbagliato.
È ovvio che in questi casi, l'opinione "corretta" è che la donna sia la vittima e l'uomo sia colpevole fino a terzo grado di giudizio che eventualmente lo assolva.
E non si può neanche supporre il contrario.
Al posto suo, di padre e anche uomo politico, avrei evitato di parlare a braccio ma mi sarei preparato un discorso oculato, mantenendo il senso ma cambiando il tono.
Ed ovviamente omettendo/edulcorando quelle due o tre espressioni per evitare che i benpensanti le distorcessero e le amplificassero strumentalmente contro di me.
Siamo d'accordo in ogni caso sulla "maggiore oculatezza".
Ma anche come padre il discorso è tutt'altro che scontato.
Tanto per cominciare, non scopri di essere padre solo nel momento in cui devi, o pensi di dover fare il difensore.
Sei padre anche mentre il ragazzino, il ragazzo cresce e capisci il suo carattere, e vedi i suoi comportamenti, i suoi atteggiamenti.
Noi non sappiamo niente di questo aspetto del loro rapporto - per valutare anche solo sommariamnte quest'uomo come padre, nel senso pieno del ruolo.
Possiamo parlare soltanto per larga approssimazione, consapavoli del fatto che parlandone mettiamo in gioco anche noi stessi - come ha fatto anche Grillo, quando accenna a "quattro coglioni che saltellano col pisello in mano", da cui si capisce l'intenzione di sdrammatizzare la vicenda, ma anche la superficialità con la quale si guarda al sesso da una certa prospettiva, una prospettiva un po' da caserma o da palestra.
Diciamo che noi tutti non siamo in grado di conoscere ciò che avviene nelle famiglie, e quindi di dare giudizi verso un padre o una madre, in quanto padri e madri.
Ma ogni padre e ogni madre sono anche e innanzi tutto uomo e donna, e li frequentiamo, vediamo, conosciamo come uomini e come donne.
Se io vedo in palestra qualcuno che fa il burlone, in un certo modo, col pisello in mano, penso che quando sta a casa è probabile che faccia il padre col pisello in testa.