Siamo in democrazia, quindi alla fine è un problema di numeri. La volontà e onestà sono presupposti indispensabili per debellare la corruzione. Ma se ti hanno votato un 30%, non puoi giocartela tutta come vuoi per rivedere il quadro delle leggi, come se avessi un 55 %, fine della storia.
Il problema dei numeri è l'atto finale, quando si arriva alla stretta parlamenatere.
Ma la politica non si riduce a questo, e nemmeno la democrazia.
Che non si governa da soli col 20, il 30 o il 40 per cento si sapeva, anzi era una cosa ovvia.
Quelli che apparentemente non lo sapevano erano i 5stelle, durante il periodo in cui facevano propaganda, proclamando che non avrebbero fatto mai alleanze - un'apparente inconsapevolezza che si accompagnava a tutta una serie di "innovazioni" e di "invenzioni" verso le quali venivano avanzate (anche io l'ho fatto) delle pesanti obiezioni, che i 5stelle respingevano come "palate di fango" o critiche preconcette - parlo dei deputati immaginati come portavoce, i non statuti, le decisioni da prendere sulla base di votazioni on-line, le consultazioni in straming, il contratto di governo, etc
Tutte innovazioni naufragate appena messe alla prova della politica reale.
A parte tutto questo, l'idea stessa che corruzione e malgoverno dipendessero dalla nequizia dei partiti era - e rimane - di un semplicismo sconcertante.
Semplicismo sconcertante, ma comodo per fare campagne elettorali.
Per cambiare le cose, anche con la migliore buona volontà, non basta, anzi serve solo per andare a sbattere.
Può bastare forse in qualche piccolo comune, ma non basta in una grande città, e men che meno basta nella politica nazionale - come dimostrano i vent'anni di semplicismo leghista.