Mi indicheresti, precisamente, dove avrei sostenuto che sei tardo o 'spiritualmente indietro'?
Saresti così gentile da indicare anche come dovrei esprimermi per non offendere la tua sensibilità?
Vuoi sapere dov'è che, a parer mio eh e secondo la mia sensibilità, ti sei dimostrata arrogante?
Roba tipo questa:
Io credo e spero che chi si addentra in pratiche meditative sia già in grado di capire questo.
Tradotto: se non capisci nemmeno queste cose ovvie, che ne parliamo a fare?
O questa:
Credo ci sia un fraintendimento fondamentale, molto comune.
Tradotto: son tutti scemi, sbagliano su cose ovvie.
O proprio dall'inizio:
In determinate discussioni, a meno che non sia richiesto da un principiante che inizia in quel momento, tendo a non prenderlo in considerazione.
In riferimento all'ego sociale, come fosse 'na cosa da niente.
Tradotto: quelli di cui vi interessate voi altri "non illuminati" (licenza poetica) sono robette irrilevanti, cose per principianti che non capiscono ancora un ca^^o, rispetto a me che sono avanti.
E infine:
(Prevedo fiumi di polemiche sterili).
Già questo m'aveva fatto partire indisposto.
Certo se sei tu a sollevarle è facile prevederle - errore mio, perché ad una frase del genere dovevo semplicemente troncare dicendo che se il presupposto della discussione era questo, tanto valeva lasciar perdere.
E infine, visto che fino ad ora hai solo esternato il tuo disappunto su ciò che ho detto (e abbiamo detto) e soprattutto sul modo in cui lo abbiamo detto, sarebbe quantomeno doveroso da parte tua esprimere il tuo di pensiero in merito, anziché limitarti a criticare quello altrui o chiedere spiegazioni. Ovviamente non un saggio sui libri che hai letto, ma qualcosa di tuo, che viene dalla tua esperienza e dalla tua comprensione. Altrimenti è solo un atteggiamento paraculo. Sono tutta occhi.
In merito a cosa? Perdona, mi son perso... ah sì, l'ego e tutto il resto.
Beh, per ora dirò solo un paio di cose. Giusto due eh, sarò sintetico.
Non credo ci sia un 'ego' da abbattere, non credo, come sembrano buffamente convinti certi dotti, che quell'intricato groviglio mortale costituito dal flusso della memoria, della personalità, delle tendenze e delle azioni che costituiscono la vita biografica di un essere umano sia un mero gradino senza valore da oltrepassare per raggiungere qualcosa di altro, di maggiore e di migliore.
Credo anzi sia l'unica cosa che conta, in effetti, perché oltre di esso il concetto stesso di 'valore' perde ogni significato - al di là della vita empirica, insieme al nesso non necessariamente compreso o comprensibile di rappresentazioni mentali, desideri, e valori appunto, non c'è nulla che in sé abbia valore, o un significato.
Quella fiamma che si accende con la nascita, dura per qualche dozzina d'anni e si spegne alla morte, è l'unica parte che abbia senso e valore dell'eternità, è l'eternità che dà senso a se stessa attraverso il dispiegarsi del tempo, pur senza alcuna volontà di esprimere o dare senso a se stessa, ovviamente; è con l'imperfezione, la finitezza, che l'eternità si manifesta come tale, in chiaroscuro.
Non c'è nulla da fare, niente da raggiungere o per cui lottare, è tutto già compiuto così com'è, eventualmente il nostro unico compito (o meglio, possibilità) è rendercene consapevoli e partecipi, se vogliamo - altrimenti bene lo stesso.
Anzi è meglio non saperlo, è esteticamente meglio.
Se l'individuo (ossia, quel groviglio di cui prima) non può essere eterno, e se lo fosse non avrebbe più valore come individuo, l'eternità non ha valore, ed è per questo che ritengo il tempo mortale già in sé il raggiungimento più prezioso: non è il tempo a slanciarsi verso la perfezione dell'eternità, o l'uomo che deve/vuole lanciarsi nelle braccia dell'eterno, ma l'eterno che si rende irripetibile attraverso il tempo e l'uomo.
La ruota gira, è bella la ruota, sono belli i raggi... perché spezzarla? Fosse anche possibile, sarebbe quantomeno stupido, un raggiungimento assolutamente inutile 