Aspettate un attimo che parto per la tangente, la strada di qui in poi si fa tortuosa, check out.
L'amore comunemente inteso (tra uomo e donna) secondo me il più delle volte è dettato dal puro egoismo, in quanto l'uomo cerca la partner ideale da inseminare, e la donna cerca il partner che le dia sicurezza, per lei e per la prole, inutile creare preamboli di discorsi dicendo il contrario, il tutto è finalizzato inconsapevolmente all'istinto alla procreazione e quindi alla sopravvivenza della specie.
E quando invece non si fanno figli né si vuole farli?
La psiche umana ha tante di quelle sfumature che dire semplicemente "l'amore è finalizzato all'accoppiamento" è una conclusione superficiale e soggettiva.
Se per te l'amore è questo liberissimo di pensarla così, ma non aspettarti di parlare a nome di tutti o stilare regole generali, dì soltanto che tu non vedi nient'altro... e credimi sulla parola se ti dico che c'è, dell'altro, ma si può scoprire soltando rischiando.
Rischiando di lasciarsi coinvolgere, perché queste tue stesse parole le ripetevo anch'io a me stesso anni fa e non era altro che un modo per mantenermi indipendente e libero da qualsiasi condizionamento esterno.
Una strategia fallimentare, perché chi rifiuta l'amore e la vita non ne ha il controllo, ne ha semplicemente timore.
L'amore incondizionato secondo me è cosa rara, molto rara, e a volte dubito perfino che esista realmente, l'homo sapiens, che si legge un libro di Osho, o il Vangelo, o il sutra del Loto, pur sempre un sapiens rimane, e come tale sarà proteso sempre e inconsapevolmente al proprio benessere individuale, il che non è un male, oh, secondo me
Il sacrificio è forse la negazione o l'affermazione, a seconda dei punti di vista, più concreta e allo stesso tempo paradossale del principio di conservazione individuale.
Chi si sacrifica lo fa per chi? Per l'oggetto, l'idea o la persona per la quale si sacrifica, o per un bisogno personale di sentirsi martire?
La soluzione è nell'opposto: se il sacrificio non dovesse avvenire, potresti mai perdonarti di non essere andato fino in fondo, o cercheresti semplicemente un'altra causa da servire?
Non esiste morale senza sensazione, non c'è conseguenza esteriore senza una risposta emotiva, ed è questa risposta che va ascoltata per capire le proprie dinamiche interne e le proprie tendenze reali.
Dorian Gray dopo una vita spesa fra bagordi e "peccato" si ritrova alla fine a compiere un sacrificio che mi permetto di dire, Oscar Wilde non rende molto bene, lo fa apparire quasi come un errore.
Nel momento in cui egli trafigge il suo orripilante quadro crede di uccidere il demone che lo tormenta, senza comprendere che ciò comporta la sua stessa caduta.
Dorian capisce che anche le azioni che ha compiuto per il bene, le ha compiute con lo scopo di una soddisfazione interiore che l'edonismo ormai non era più in grado di fornirgli, e si sente perso, vuoto.
Siamo esseri alla continua ricerca di un piacere, una soddisfazione che ci manca, tentiamo di riempire un vuoto e a un certo punto l'estetica e l'etica hanno in comune la stessa base, così come l'amoralità è a suo modo una moralità capovolta.
Nessuno è libero dal giogo, e chi se ne rende conto prova un certo tormento nel percepire che le proprie azioni debbano essere sottomesse a un intrigo inconscio mirato all'auto-realizzazione.
Detto questo... vediamo il risvolto della medaglia.
L'empatia è rendersi protagonisti o partecipi delle emozioni degli altri, e no, non c'è bisogno di ferirsi per capire cosa vuol dire sanguinare.
Quando curiamo la ferita di un altro, non stiamo soltanto curando noi stessi e il nostro ego, è questa una parte fondamentale della nostra essenza, ma non l'unica.
L'ego è coinvolto nella pietà, che come diceva il buon vecchio Schopenhauer, è come dare il pane a un mendicante in modo che viva oggi per morire domani.
La compassione, nel senso di fratellanza e comunione d'intenti, è tutt'altra cosa: il dolore ci rende fratelli, il dolore, come l'amore, ci dimostra che sotto sotto noi siamo tutti figli della stessa madre - in senso simbolico, s'intende.
La compassione è insegnare a quel mendicante come sopravvivere, come trovare un lavoro, anziché lasciarlo nel suo stato di miseria per elevarci a suoi protettori, per questo la linea fra egoismo e altruismo è così sottile, perché molti non si rendono conto di ciò.
Siamo fratelli, o per non andare OT, amanti, quando percorriamo la stessa strada in due, e ci sono tre momenti fondamentali nello sviluppo del sentimento amoroso.
Il primo è l'asserzione del proprio sentimento: Io amo. Sono io ad amare, sono io il protagonista di quell'azione.
Il secondo, è il momento della negazione: Io amo Te. Tu sei tutto ciò che esiste per me, l'unica cosa che abbia davvero importanza, sarei pronto a dare la vita per starti vicino.
Il terzo momento, è il più importante e completo, ma molti non ci arrivato, è per questo che la maggior parte dei pensatori ha visto nell'amore un sentimento idealistico e fittizio, perché quasi nessuno lo vive completamente, o almeno, quasi nessuno lo vive completamente e consapevolmente allo stesso tempo.
Io amo te e tu ami me, ch'è diverso dal "noi ci amiamo" di stampo romantico e platonico, non c'è nessuna fusione astratta, semplicemente, nel piano pratico ci sono due persone che condividono la propria vita e la propria strada.
Ciò non implica che non si possa arrivare a percorrere sentieri diversi, ma penso che la meta rimanga la stessa.
Qual è la meta? Ah boh.